ISSN 1974-2681 MARZO 2021 l Civiltà DELLATavola ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA N. 335

ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA ISTITUZIONE CULTURALE DELLA REPUBBLICA ITALIANA FONDATA NEL 1953 DA ORIO VERGANI

www.accademia1953.it CIVILTÀ DELLA TAVOLA CIVILTÀ 70% ROMA AUT MP-AT/C/RM/ SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE SPA N. 335, MARZO 2021/ MENSILE, POSTE ITALIANE Sommario Civiltà DELLATavola ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA

Marzo 2021 / n. 335

Direttore responsabile Paolo Petroni Focus del Presidente Coordinamento redazionale Silvia De Lorenzo 3 Tutto cambia, nulla cambia Progetto grafico e impaginazione (Paolo Petroni) Simona Mongiu

in questo numero scritti e ricette di Mario Basile, Giuseppe Benelli, Giorgio Borsino, Giancarlo Burri, Emilio Casati, Elisabetta Cocito, Silvia De Lorenzo, Roberto Dottarelli, L’ACCADEMIA ITALIANA DELLA CUCINA Pietro Vincenzo Fracanzani, è stata fondata nel 1953 da Orio Vergani Gabriele Gasparro, Anna Lanzani, e da Luigi Bertett, Dino Buzzati Traverso, Vasco Marzini, Nicola Nocilla, Gigi Padovani, Cesare Chiodi, Giannino Citterio, Ernesto Donà Morello Pecchioli, Paolo Petroni, dalle Rose, Michele Guido Franci, Gianni Mazzocchi Antonio Ravidà, Giancarlo Saran, Bastoni, Arnoldo Mondadori, Attilio Nava, Aldo E. Tàmmaro, Andrea Vitale, Roberto Zottar. Arturo Orvieto, Severino Pagani, Aldo Passante, Gian Luigi Ponti, Giò Ponti, Dino Villani, Edoardo Visconti di Modrone, Crediti fotografici con Massimo Alberini e Vincenzo Buonassisi. Adobe Stock, Lorenzo Belfrond. vvv Tradizioni l Storia

Editore Accademia Italiana della Cucina Dante Alighieri e il cibo Via Napo Torriani 31 - 20124 Milano 4 (Aldo E. Tàmmaro) Tel. 02 66987018 - Fax 02 66987008 [email protected] [email protected] San Giuseppe e i bignè fritti [email protected] 6 www.accademia1953.it (Roberto Dottarelli)

vvv

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Gorizia e Nova Gorica capitali Eppur si muove 10 della cultura europea 2025 32 (Elisabetta Cocito) anche in cucina! (Roberto Zottar) Salute l Sicurezza l Legislazione Aceto balsamico, quello vero 12 (Morello Pecchioli) Il custode della nostra sicurezza 34 (Andrea Vitale) e cassata siciliana, 14 patrimonio gastronomico nazionale (Nicola Nocilla)

I duecento anni del 16 Maraschino dei Luxardo (Pietro Vincenzo Fracanzani)

Il formaggio Piora 18 (Emilio Casati) Merendine sì, merendine no 36 (Antonio Ravidà) I ravioli di Gardel 20 (Anna Lanzani) Le famiglie italiane 37 hanno riscoperto il miele Lo pan ner (Gabriele Gasparro) 22 (Vasco Marzini) Sale e pepe Il bardiccio, da brutto anatroccolo 38 (Mario Basile) 24 a insaccato goloso (Giancarlo Saran)

Cucina l Prodotti l Tecnologia alimentare

Le morchelle, 26 appuntamento di primavera (Giancarlo Burri)

Tritordeum, chi è costui? In libreria 28 (Giorgio Borsino) 40 Recensioni di Aldo E. Tàmmaro Ristorazione e Cuochi Le rubriche Alta cucina vegetale (integrale) 30 (Gigi Padovani) 41 Convocazione XVIII Assemblea Ordinaria dei Delegati 42 Riunione dei Coordinatori Territoriali 44 Gli Accademici durante il lockdown 48 Calendario Accademico 53 Accademici in Primo Piano 59 Eventi e Convegni delle Delegazioni 64 Attività e riunioni conviviali 65 Carnet degli Accademici 66 International Summary Focus del Presidente Tutto cambia, nulla cambia

Aumentano i colori delle regioni di Paolo Petroni e le Istituzioni che dovrebbero vegliare su di noi, ma la vera speranza è che siano presto disponibili molti vaccini.

el celebre romanzo Il Gattopardo, Tancredi, il nipote prediletto del principe di Salina, afferma che “se voglia- Nmo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. Questa paradossale affermazione viene in mente osservando quello che sta accadendo in Italia per combattere la pandemia. Il vituperato strumento giuridico del DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri), bollato da eminenti co- stituzionalisti e fini giuristi come incostituzionale (in quanto atto amministrativo non sottoposto ad alcun controllo che li- mita le libertà personali), sopravvive beatamente come ai poter viaggiare tra le regioni, a non poter circolare dopo le 22, tempi andati (ma con l’ultimo provvedimento pasquale è a non poter andare a trovare amici e parenti, a chiudere risto- stato opportunamente adottato il Decreto Legge). L’arlecchi- ranti e bar (ove aperti) alle ore 18, a chiudere le scuole dalla nata delle colorazioni regionali, anch’essa oggetto di molte sera alla mattina, per la gioia dei genitori e degli studenti. critiche, rimane ben salda, anzi si rafforza: da tre colori (giallo, arancione, rosso) si passa a cinque, con l’aggiunta del glorio- so bianco (auguri alla Sardegna che potrà rivedere gli Accade- È cambiato lo chef, ma il menu mici riuniti festanti al ristorante) e del tenebroso arancione è rimasto lo stesso, se non peggiorato scuro o “rinforzato”, dove ora dovranno restare chiusi anche barbieri e parrucchieri in quanto acclarati luoghi di contagio. Ai colori regionali, tanto per complicare la vita, si aggiungono Eccoci alla tanto invocata “discontinuità” e al marziale “cambio quelli comunali e provinciali (le province che erano state abo- di passo” come i politici e i giornali amano ripetere. Insomma, lite rinascono a nuova vita). è cambiato lo chef, ma il menu è rimasto lo stesso, se non peg- giorato. Intanto il virus avanza in modo preoccupante, con le sue varianti e la paventata terza ondata. Non sarà che tutte La trovata dei colori è la stella polare in Italia queste misure siano poco efficaci? Magari il virus è daltonico e non riconosce il rosso dal giallo. Fortunatamente, migliori no- La trovata dei colori è la stella polare in Italia (si trova raramen- tizie ci vengono dai Paesi dove le vaccinazioni sono a uno sta- te in altri Paesi tra i quali il Canada e la California): noi siamo dio molto avanzato. In alcuni di essi la vita sta riprendendo. molto bravi e, come è noto, abbiamo i più bravi virologi, immu- Questa è la vera speranza, che siano disponibili molti vac- nologi, infettivologi che tutto il mondo ci invidia. Ma noi ab- cini, di molte aziende, e che siamo in grado di sommini- biamo anche il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore di strarli. Questa è la nostra unica via di salvezza, il resto è un ti- Sanità (ISS), il Comitato Tecnico Scientifico (CTS), la Protezione rare a campare (per chi ci riesce): i soldi per i ristori non ci sono, Civile, il Commissario Straordinario e, ovviamente, la Cabina di lo Stato non li ha, inutile girarci intorno. Ristoratori, albergato- regia. A questi Enti sono da aggiungere l’AIFA (Agenzia Italiana ri, agenzie di viaggio, operatori turistici torneranno a respirare del Farmaco), dépendance dell’EMA (European Medicines Agen- quando il virus sarà sotto controllo. Manca poco, forse pochi cy) entrambi carrozzoni passacarte. Quindi siamo in una botte mesi, un ultimo sforzo che metta fine al caos dei vaccini e ne di ferro, tutti vegliano su di noi, non ci dobbiamo preoccupare siamo fuori. Le scene dei locali riaperti a Mosca, negli Stati Uni- ora che anche l’Esercito è in campo. Intanto si continua a non ti e a Cagliari ci danno speranza.

Pagina 3 Tradizioni l Storia Dante Alighieri e il cibo

di Aldo E. Tàmmaro Accademico di Milano Brera

Anche l’opera del sommo Poeta contribuisce a sottolineare l’importanza dell’alimentazione nella vita dell’uomo.

opo i centenari di Leonardo (2019), Raffaello e Artusi (2020), D eccoci ai 700 anni dalla morte del divin Poeta. Dante visse in un periodo in cui la cucina non era ancora uscita cor grossi cavretti,/o gran cappon di contavano più del cibo la fornisce Gio- dalla situazione di ”oscurità” in cui l’a- muda be-nodriti/o paperi novelli o coni- vanni Sermonti, vissuto fra il 1348 e il vevano relegata, insieme ad altre espres- glietti”. Questo primo approccio dan- 1424, autore fra l’altro del Novelliere, in sioni delle umane attività, eventi storici, tesco alla tavola costituisce buona cui sono descritti 155 episodi di ghiotta credenze e consuetudini alto-medievali. parte del 125° dei 232 sonetti che com- cronaca riferiti a personalità dell’epoca: La stragrande maggioranza della popo- pongono Il fiore, opera che la maggior un’opera che probabilmente oggi qual- lazione seguiva abitudini alimentari con- parte della critica considera una riscrit- cuno farebbe rientrare nella categoria dizionate dall’esiguità dei mezzi finan- tura compendiosa del Roman de la Rose del “gossip”. ziari e legate alle sole disponibilità del composta da un Dante ventenne duran- territorio. Dal canto loro, e tranne isola- te un soggiorno in Francia. Nel sonetto te e limitate eccezioni, le élite dell’epoca 126 è poi contenuto un fugace accenno Il “divin Poeta” alla tavola non avevano ancora maturato una cultu- a “preziosi vini”. Tali versi parrebbero de- del re Roberto d’Angiò ra gastronomica e i loro deschi erano lineare il profilo di una persona che non dominati dalla quantità e dal costo delle nasconde un certo compiacimento con vivande e delle spezie che le insaporivano. i piaceri della tavola. Se e quanto Dante La novella 71 riguarda proprio il divin lo fosse nei suoi verdissimi anni non è Poeta che, durante un soggiorno napo- dato di sapere. Tuttavia Boccaccio forni- letano, venne invitato alla corte di re Un Dante ventenne sce una testimonianza sui rapporti del Roberto d’Angiò e, “Come solean li non nasconderebbe un certo Poeta con il cibo, riferito agli anni della poeti fare”, si presentò abbigliato con piacere per cibi e vini maturità, che non lascia adito a dubbi: una certa trascuratezza; di conseguenza, “Nel cibo e nel poto fu modestissimo, sì “Fu messo in coda di taula” e, al termine in prenderlo all’ore ordinate e sì in non del pasto, abbandonò la tavola ostentan- “Grosse lamprede, o ver di gran salmoni/ trapassare il segno della necessità” e bia- do il suo disappunto. Il re si rese conto aporti, lucci senza far sentore./La buona simava chi non si attenesse alle regole che il trattamento riservato al Poeta anguilla non è già peggiore;/alose o tin- della sobrietà affermando “Questi cotali era stato inadeguato e lo invitò nuova- che o buoni storioni./Torte battute o non mangiare per vivere, ma più tosto mente. Questa volta Dante si presentò tartere o fiadoni:/queste son cose da vivere per mangiare”. Un’altra testimo- con abiti sontuosi e il re lo fece accomo- acquistar mi’ amore,/o s’e’ mi manda an- nianza sul fatto che per Dante i princìpi dare “In capo della prima mensa”; una

Pagina 4 temente, ricercando cibi prelibati, ecce- rezza dimostrate durante la vita terrena. dendo nella quantità, con soverchia avi- Sempre nella terza Cantica (XXI, 128-129 dità, esagerando nei condimenti. Ai e 114-116), Dante coglie l’occasione per golosi Dante dedica l’intero VI canto dell’In- tessere l’elogio della sobrietà che ave- ferno, facendoli tormentare dal freddo, dal va caratterizzato la vita degli Aposto- puzzo, dal fango in cui giacciono prostra- li e di San Pier Damiani: lo stesso, sia ti, e dai latrati di Cerbero, che “… graffia li detto per inciso storico che, quando la spirti, ed iscoia ed isquatra”, così come loro forchetta fece la prima, timida apparizio- in vita tagliavano e spolpavano i cibi carnei ne sui deschi, ne divenne acerrimo ne- prima di portarli alla bocca famelica. Nei mico, non esitando a definirla strumento due canti del Purgatorio (XXIII-XXIV) dedi- di Satana. La Commedia documenta an- cati ai golosi, i peccatori soffrono la fame che la posizione del Poeta nei riguardi e la sete, con l’aggravante punitiva di tro- delle tre bevande per lui abituali nell’a- varsi di fronte a frutti e bevande che non limentazione: acqua, e vino. La volta seduto, il Poeta si strofinò le vesti possono raggiungere. Fra questi golosi prima è la bevanda ideale, indice di tem- con i cibi e le bevande che erano state pentiti, e quindi in attesa di trasferirsi nel peranza e morigeratezza, mentre il latte servite e, alla sorpresa del re, replicò: “San- Paradiso, si trova papa Martino IV che “… è il nutrimento essenzialmente riservato ta corona, io cognosco che questo gran- purga per digiuno/l’anguille di Bolsena e ai bambini. Più complesso il discorso sul de onore ch’è ora fatto, avete fatto a’ la vernaccia”. vino, la cui eccessiva assunzione provoca panni, e pertanto io ho voluto che i pan- spiacevoli conseguenze (“… velando gli ni godano le vivande apparecchiate”. Il re occhi e con le gambe avvolte/a guisa di riconobbe le ragioni di Dante, ordinò che Beati e santi si nutrono cui vino o sonno piega”, Purgatorio XV, fosse rivestito con indumenti puliti e lo con “pan de li angeli” 121-123); ma nel canto X del Paradiso la trattenne a corte per trarre altri insegna- sete di vino diviene metafora della sete menti dalla sua scienza. di verità (“… qual ti negasse il vin de la Nei primi anni del 1300, il Poeta lavorò a Tuttavia, nella Divina Commedia il cibo, e sua fiala/per la tua sete”) e più oltre (XII, un’opera, il cui titolo, Il convivio, innesca tutto quanto vi ruota intorno, assume 112-114) la buona conservazione del vino nell’appassionato gastronomo la spe- una connotazione prevalentemente me- nelle botti a opera delle benefiche incro- ranza di trovare ulteriori testimonian- tafisica. Il Poeta si serve di alcuni atti del stazioni (prodotte da fraternità e unità) ze di una sua passione per il cibo e la cucinare per descrivere le modalità di diviene la metafora per indicare che di- tavola. Ma, svoltato l’angolo della cono- somministrazione delle pene, come scordia e divisione portano alla forma- scenza, ecco la delusione: l’intento di quando pone “in gelatina” i traditori zione delle muffe e all’inevitabile imbe- Dante è quello di imbandire un ban- dei congiunti (Inferno XXXII, 60). La pena vibilità del contenuto. chetto destinato a saziare non già la culinariamente più esemplare è quella Anche l’opera del sommo Poeta contri- fame di vivande, ma il desiderio di sa- inflitta ai lessi (Inferno XXI,135): questi buisce, quindi, a sottolineare l’importan- pienza degli “animi gentili” che, a cau- peccatori sono immersi nella pece bol- za dell’alimentazione nella vita dell’uomo, sa di impegni familiari o civili, non aves- lente e gli sguatteri agli ordini dei demo- come atto che valica i confini della pura sero potuto dedicarsi agli agognati studi. ni si servono di “uncin”, “raffi” e “runcigli” necessità di sopravvivenza, e di fonte di L’opera si interrompe al quarto dei 15 per assicurarne la continua immersione piaceri, per divenire parte del patrimonio trattati previsti, perché nel frattempo il nel liquido di cottura (“porser li uncini di tradizione e cultura di ogni tipo di so- Poeta aveva cominciato a dedicarsi alla verso li impaniati/ch’eran già cotti dentro cietà. Chi fosse interessato ad approfon- Comedia, come si chiamò il poema, finché da la crosta”, XXII, 149-150). Chi sono que- dire l’argomento, può soddisfare la sua il Boccaccio, nel suo Trattatello in laude di sti peccatori? Sono i barattieri, cioè i di- sete di sapere, oltre che nell’universo Dante, non vi aggiunse l’aggettivo; il ti- pendenti dei Comuni, che fecero merca- della “rete”, nel volume di Rosa Eligia tolo La Divina Comedia apparve per la to fraudolento dei beni pubblici loro Giangioia A convito con Dante, pubbli- prima volta solo nella prestigiosa edizio- affidati. Un girone che, ai tempi nostri, cato da Il leone verde, Torino 2020. Il ne stampata a Venezia da Gabriele Gio- sarebbe superaffollato! L’allusione al rapporto fra Dante e l’alimentazione non lito de’ Ferrari nel 1555. cibo come metafora, questa volta vir- è inoltre sfuggito all’attivo Comitato Tor- Nel poema dantesco il cibo assume tuosa, è presente anche nel Paradiso, rachiani, costituito a Pietrapertosa (Po- un’accezione prevalentemente nega- dove troviamo il “pan de li angeli”, la sa- tenza), patria di Francesco Torraca (1853- tiva, oggetto di quella gola che i padri pienza di cui si nutrono le schiere celesti, 1938), dantista di fama internazionale, della Chiesa condannavano come vizio i beati e i santi, dove è lecita la golosità che nel 2020 ha tenuto un concorso capitale e che si esprime in cinque modi: (di beatitudine) e il banchetto diviene, letterario dal titolo Se la Divina Commedia mangiando fuori tempo, molto frequen- così, un premio per la rettitudine e la pu- fosse cibo ([email protected]).

Pagina 5 Tradizioni l Storia San Giuseppe e i bignè fritti

di Roberto Dottarelli Accademico di Roma Castelli

Un sottile guscio comando familiare e consegnarlo ai sa- trimonio sarebbe stato sconveniente cerdoti che lo avrebbero tenuto per una agli occhi di tutti. I sacerdoti, però, fu- di pasta, ripieno di una notte nel tempio. Il giorno dopo, dal rono irremovibili e Giuseppe dovette bastone di Giuseppe si liberò in cielo portare a casa propria Maria e tutelarla sostanza vellutata una colomba bianca. Egli si schermì con fino al quindicesimo anno di età, quan- ed energetica, i sacerdoti dicendo che era ormai anzia- do sarebbe stato opportuno darla in no, vedovo e con prole e che ospitare sposa a qualche suo pari. Tuttavia, prima, rappresenta il in casa sua una fanciulla fino al ma- o durante l’anno prescritto per il matri- pater familias, protettore e nutritore della sua gente.

an Giuseppe è il grande Patrono della Chiesa universale, il Santo del SSilenzio (e dell’obbedienza). I Van- geli ufficiali quasi non parlano di lui e le poche informazioni provengono dai Vangeli Apocrifi. Da essi si apprende che, all’età di tre anni, Maria fu portata dai genitori nel tempio, per ricevere l’educa- zione prevista per le bambine. Secondo la prassi, esse, prima di divenire fertili, dovevano lasciare il tempio, per non con- taminarlo, ma Maria, raggiunti i dodici anni di età, a differenza delle sue compa- gne, non ne volle uscire, anche per via della sopraggiunta morte dei suoi anzia- ni genitori.

Dal bastone di Giuseppe si liberò in cielo una colomba bianca

I sacerdoti allora convocarono in assem- blea tutti gli uomini scapoli, vedovi e anziani, nobili o altolocati, della tribù di Giuda. Ognuno dei convocati avrebbe dovuto portare il proprio bastone di

Pagina 6 monio della fanciulla, l’Arcangelo Ga- briele annunziò a Maria il suo conce- pimento. Venuto a conoscenza della gravidanza, Giuseppe denunciò Maria per evitare di essere travolto da uno scandalo ma, alla fine, obbedì alla richie- sta dell’Angelo del Signore che, durante un sogno, gli chiese di prendere in spo- sa Maria, spiegandogli che avrebbe dato vita a un figlio generato dallo Spirito Santo per redimere il suo popolo dai peccati (Mt 1, 20-21). Giuseppe, quindi, da tutore della fan- ciulla, ne divenne il marito, facendosi perciò un cibo tipico del Carnevale, os- è la modalità di cottura preponderante; carico della sua futura prole. È proprio sia un dolce fritto, per di più arricchito da tale scelta pragmatica deve essere de- questo suo farsi carico, insieme alla dalla crema di uova, latte, zucchero e rivata quella di preparare frittelle e bignè; professione di téktôn (più che falegname, farina, non era certamente adatto al pe- ma probabilmente non solo per questo. carpentiere) o in latino faber, che con- riodo di astinenza alimentare. La data È lecito, infatti, chiedersi come mai col nota la figura di Giuseppe. Egli è un del 19 marzo, istituita da papa Gregorio passare degli anni siano rimasti associati uomo che affronta la vita e che “co- XV nel 1621, era puramente convenzio- alla festa proprio i bignè alla crema. struisce” il suo futuro e quello di chi nale, visto che, di solito, i Santi vengono si affida a lui. celebrati nel giorno della morte e di È alla sua protezione che a Roma, nel quella di Giuseppe non si sapeva asso- Con il passare degli anni sono 1540, sotto Paolo III, si affidano trenta lutamente nulla. È probabile che la data rimasti associati alla festa operai dando origine alla Venerabile sia stata scelta per la sua vicinanza all’An- i bignè alla crema Arciconfraternita di San Giuseppe dei nunciazione del Signore (25 marzo) e ai Falegnami, cui, all’inizio del secolo XVII, sacri eventi del periodo pasquale; ma, si aggregò anche l’“Università dei Fale- così facendo, la festa di San Giuseppe è Per quanto li riguarda è interessante gnami”, una vera corporazione di arti e stata posta anche in prossimità dell’e- notare che la pasta choux sembra es- mestieri che si metteva sotto il patroci- quinozio di primavera, che separa an- sere nata alla corte dei Medici, per nio di San Giuseppe. nualmente il periodo della morte ritua- mano del pasticciere Penterelli, intorno Nei primi anni del 1600, l’Arciconfrater- le della natura da quello del suo risveglio alla metà del XVI secolo; mentre il do- nita ottiene l’autorizzazione a costruire e della sua rinascita e che, tradizional- saggio della crema pasticciera è stato una chiesa più ampia di quella che gli mente, veniva solennizzata con festeg- pubblicato per la prima volta nel 1691 era stata concessa per lo svolgimento giamenti e riti propiziatori della fertilità dal cuoco François Massialot. Quindi, dei festeggiamenti in onore di San Giu- e della purificazione agraria. forse, per farcire i bignè originari si usa- seppe. I lavori sono completati nel 1663. Pur non essendo il procreatore di Gesù, va una crema leggermente diversa. Al Giuseppe ne era stato protettore e nutri- di là degli aspetti tecnici, per quanto tore, secondo il concetto classico del pater riguarda quelli semiotici, non si può non L’Arciconfraternita, il 19 marzo, familias e, nella rappresentazione simbo- sottolineare il simbolismo del bignè: un celebrava una doppia festa lica, se la mater è colei che dà il latte, il sottile guscio di pasta ripieno di una pater è colui che dà il pane. È noto come sostanza vellutata e molto energetica. gli alimenti associati alle festività rappre- Così, se San Giuseppe rappresenta il Intorno a questa chiesa, detta dei “Fa- sentino il significato più autentico della pater familias, protettore e nutritore del- legnami al Foro”, e nel vicino Rione festa stessa. Non può quindi essere un caso la sua gente, la contaminazione delle Monti, l’Arciconfraternita, il 19 marzo, il fatto che in Sicilia e a Palermo, in parti- tradizioni pagane con le feste propizia- celebrava una doppia festa: quella del colare, per la festa di San Giuseppe siano torie di quel periodo dell’anno deve aver Santo e quella della categoria artigia- preparati pani artistici. Tuttavia, nel caso favorito l’associazione tra i festeggia- na di cui era protettore. Caratteristica della festa dei falegnami romani, distri- menti in suo onore e quel dolce terri- fondamentale della festa popolare era- buire il pane durante l’evento avrebbe bilmente ghiotto, metafora dell’uovo no le frittelle e i bignè alla crema, probabilmente avuto un effetto meno che, da simbolo della rinascita primave- preparati dai “friggitori” in giganteschi gioioso, facendo anche venir meno la rile della natura, era divenuto, con il padelloni, pronti già dalla sera prima. manifattura coram populo del cibo sim- Cristianesimo, il simbolo della rinasci- Il 19 marzo cade in tempi di Quaresima, bolico. Nel cibo di strada si sa che il fritto ta dell’uomo in Cristo.

Pagina 7 Territorio l Turismo l Folklore La sacra tradizione della cucina pasquale in Lunigiana

di Giuseppe Benelli Accademico della Lunigiana

Tortelli d’erbette, a Lunigiana, divisa tra Liguria e non ha pari e confronti. […] Nelle fami- Toscana, è una terra ricca di storia glie ho trovato cibi ancestrali, di gelosa delicato agnello L e cultura che vanta una lunga e ed esaltante fattura”. varia tradizione enogastronomica, do- zerasco, dolci vuta alla sua conformazione orografica. profumati, Collinare e montana, segue lo scorrere È a tavola che si vede del fiume Magra e appare al turista, che che è veramente Pasqua accompagnati dai vini valica il passo della Cisa, come un verde anfiteatro di boschi che coprono le pen- dei colli di Luni dici dei suoi monti sovrastati dalle vette Quante volte, alla domanda “Sei conten- e della val di Magra. bianche delle Apuane. In questa magi- to?” abbiamo risposto “Sono felice come ca terra, insieme ai castelli malaspinia- una Pasqua”? Il modo di dire affonda le ni che rievocano l’itinerario dantesco, si sue radici nella religione: per gli ebrei la trovano molte ricette e piatti della felicità corrisponde alla liberazione dal- tradizione. Luigi Veronelli era partico- la lunga schiavitù in Egitto, per i cristiani larmente incantato dalle bellezze ter- consiste nel fatto che alla passione e ritoriali e dalla gastronomia di Luni- morte di nostro Signore Gesù Cristo se- giana: “Io ‘batto’ da anni le città, i paesi, gue la resurrezione. Quale motivo per i borghi di questa nostra Italia e non fi- essere più felici della certezza della vita nisco di meravigliarmi tante e tali sono eterna? Inoltre, dopo la Quaresima, con le sorprese e le prove di una civiltà che i divieti di mangiare carne, dolci e bere alcolici, la Pasqua giungeva come una vera e propria liberazione. Questa festi- Torta d‘erbi vità rappresenta il passaggio dall’inver- no alla primavera e l’arrivo delle belle giornate. I ricordi pasquali sono le pulizie della casa, la benedizione del parroco con il chierichetto, le campane che suo- nano a festa, la messa di mezzanotte e il pontificale del vescovo in duomo, ma soprattutto i cibi e i dolci. Dove si vede che Pasqua è veramente Pasqua è a ta- vola, con i suoi riti tradizionali. Fin da tempi molto remoti, alle uova è stato attribuito il significato di rina- scita e rinnovamento. I primi cristiani decisero di introdurle nelle celebrazioni sulla resurrezione di Cristo, diventando simbolo del sepolcro rimasto vuoto. Per questo, a partire dal Medioevo, si è dif- fusa l’usanza di regalare uova colorate in periodo pasquale. In passato era tra-

Pagina 8 Tortelli di erbetta

incontaminato. La razza riesce ad adat- tarsi alle condizioni climatiche dell’Ap- pennino, restando quasi tutto l’anno sui pascoli fino a 600-1.200 metri di altezza. In questo territorio il pascolo è di note- vole estensione e ciò è dovuto al fatto che nello Zerasco si perpetuano an- cora gli usi civici e le proprietà collet- tive (compasqui o comunalia), antiche forme di gestione dei pascoli che ri- salgono all’epoca pre-romana. Nel 2001 viene istituito il “Consorzio per la valo- rizzazione e la tutela della pecora e dell’agnello di Zeri”, che vigila che il dizione tingere le uova di rosso, colore so il mare: bisogna saperla gustare come bestiame sia allevato allo stato se- associato alla Passione di Cristo. Da qui, i suoi cibi e i suoi vini. L’aria di primave- mi-brado, con un’alimentazione rigo- la tradizionale benedizione delle uova ra pasquale è il tempo di erbette sa- rosamente a base di latte materno, pasquali al termine delle celebrazioni pientemente scelte nei prati dalle erbe e fieni locali, ma anche ghiande, religiose in tutte le chiese. Si cominciava donne che le raccolgono rigorosamen- castagne e mele selvatiche. a colorarle la sera prima, per poi metter- te di mattina, prima che il sole caldo ne Con un’alimentazione del genere, la car- le sul tavolo a Pasqua, e giocarci per porti via le essenze e gli aromi. In parti- ne degli agnelli non può che essere stra- vedere quale fosse l’uovo che resisteva colare a Pontremoli si cucinano le tor- ordinaria: dolce al palato, molto tenera, di più senza rompersi. Il legame religio- te d’erbi e i tortelli di erbetta. Le prime con una fragranza marcata senza sento- so si tramanda anche per altri cibi. sono torte ripiene di ortaggi ed erbe re di selvatico. La preparazione più tra- spontanee messe sotto sale e, come dizionale è la cottura nei testi: una spesso accade con i piatti della tradizio- sorta di forno “portatile” in ghisa (un tem- Carsenta, schiacciata ne, ogni paese - o meglio ogni famiglia po di terracotta), con la forma di una di Pasqua, canestrello: - custodisce gelosamente la propria ri- pentola bassa e larga, che viene riscalda- gustosi dolci pasquali cetta. I secondi sono ravioli fatti a mano to sul fuoco di fascine di legna. Quando con la sfoglia ripiena di erbette dei cam- è ben caldo su entrambe le parti (i cosid- pi, formaggio e ricotta, conditi con olio detti “soprano” e “sottano”), si adagia Nel Fivizzanese la carsenta si preparava locale particolarmente prezioso. Recita all’interno una teglia di rame con i pezzi la sera del Venerdì Santo e lasciata lie- un proverbio pontremolese: “I turdei d’ insaporiti da un battuto di lardo, aglio, vitare al calore del fuoco per tutta la not- verdua i en sêmpar bun, ma a l’oli i en pû prezzemolo, rosmarino e salvia, accom- te, prima di essere cotta nel forno a legna. mèi (i ravioli di verdura sono sempre pagnati dalle gustose patate di Zeri. Un dolce classico, sempre gustoso e gra- buoni, ma all’olio sono migliori)”. Il tut- A esaltare la cucina zerasca ci ha pensa- dito, è il ciambellone, noto anche col to accompagnato dai vini dei colli di to Mario Soldati che nel 1966 scrive: nome di “schiacciata di Pasqua”. Ne Luni e della val di Magra: le varietà “Sono tutti cibi genuini e locali: il pane esiste una variante fatta con metà farina principali sono Vermentino, Albarola, senza lievito detto lisa, con salame e con di castagne e metà bianca. Per la do- Malvasia, Trebbiano, Durella per i bian- prosciutto. E pane con lievito, detto alvà, menica delle Palme, in Lunigiana, era chi; Pollera, Sangiovese, Merlot, Ciliegio- ossia ‘levato, alzato’. Gli armlèt: ossia la- d’uso preparare un canestrello o alcuni lo per i rossi. sagne di farina di castagno. I testareui, i piccoli canestrelli, farli benedire durante famosi testaroli, spugnosi e spumosi, la funzione domenicale e mangiarli al conditi col […]. Il modjulo, o mog- pranzo di Pasqua. Un tempo, si consuma- La carne dell’agnello di Zeri giolo: una sorprendente schiacciatina va a piccole dosi durante tutta la Setti- è molto tenera, di farina di castagna ricoperta di ricotta mana Santa. C’è chi lo preferisce sempli- senza sentore di selvatico e di erbe. E, alla fine, dopo un timballo ce e profumato di anicini e scorza di di riso e di stufato, e dopo il capretto allo limone, sapori antichi che si sentono spiedo con l’insalata, gli sbalorditivi sui- ancora entrando nelle pasticcerie luni- Tuttavia, chi la fa da padrone alla tavola terèi, come a dire ‘salterelli’. Sono formag- gianesi, profumi che aiutano a ricordare pasquale lunigianese è l’agnello di Zeri. gi pecorini e caprini, pieni di piccoli e pensare. La pecora zerasca, razza ovina autocto- vermi bianchi”. Prelibatezze, queste ul- La Lunigiana, infatti, è una terra di me- na di cui scrive, nel 1845, l’agronomo time, rigorosamente proibite dalle at- ditazione, con i suoi ampi orizzonti ver- Antonelli, è allevata in un ambiente tuali norme igienico-sanitarie.

Pagina 9 Territorio l Turismo l Folklore Gorizia e Nova Gorica capitali della cultura europea 2025 anche in cucina!

di Roberto Zottar Delegato di Gorizia

Basterebbe elencare biettivo di tutelare e promuovere la Gorizia diversità e l’integrazione delle varie i nomi dei cibi di ogni anime della cultura europea: valorizza- zione e cooperazione sono le parole d’or- giorno, per avere dine che animano il progetto. riscontro di un melting Fino a non molto tempo fa le due città sono state politicamente e fisicamente pot gastronomico divise, anche se in realtà Nova Gorica ha una storia di soltanto una settantina d’an- e linguistico stratificato ni in quanto fu costituita allo scopo di nei secoli. ridare un baricentro amministrativo all’a- rea territoriale circostante annessa alla Jugoslavia. Dal punto di vista gastrono- ova Gorica e Gorizia saranno capi- mico, invece, non c’è mai stata una dif- tali europee della cultura nel 2025: ferenziazione divisiva. Ndivise dai conflitti nel passato, ora La cucina di Nova Gorica, durante il go- unite da intensa cooperazione, le due verno jugoslavo, ha forse risentito mag- città si sono imposte di diventare “Capi- giormente degli influssi di pietanze ser- tale Europea della Cultura” transfrontalie- bo-balcaniche come i burek (sorta di tavola di diversi popoli europei e non. ra di Italia e Slovenia e hanno vinto. Insie- strudel salati di pasta fillo ripieni di carne Gorizia è da sempre al crocevia di cul- me a loro è riuscita a imporsi anche o formaggio), gli spiedini di carne razniči, ture gastronomiche diverse: da quella Chemnitz in Germania, un’altra città di le pljeskavice (sorta di hamburger spezia- latina prima, a quella veneta della Sere- frontiera sul confine ceco, famosa per i ti) e gli oggi onnipresenti čevapčiči (pol- nissima Repubblica di Venezia, dall’influs- duri combattimenti che l’hanno vista al pettine grigliate di carni miste e cipolla), so mitteleuropeo degli Asburgo a quello centro della Seconda guerra mondiale. ma le città hanno saputo assimilarli senza dei mercanti greci, turchi, libanesi presen- La nomina a capitale europea della cul- differenziarsi.In entrambe, infatti, oggi ti a Trieste e infine degli Ebrei. Tali incon- tura è un titolo che viene attribuito ogni si gustano sia i čevapčiči sia la Ljubljan- tri hanno dato origine a interessanti anno a due città appartenenti a due ska, una versione arricchita della Wiener contaminazioni che Gorizia ha poi sa- diversi Paesi comunitari e si pone l’o- Schnitzel austriaca, che consiste in due puto fondere e rielaborare nel proprio fette di vitello o maiale, farcite con pro- patrimonio gastronomico. Al periodo Pinza pasquale sciutto cotto e formaggio, poi impanate latino certamente si possono ricondurre e fritte, servite con salsa tartara. le rape inacidite dalle vinacce della bro- vada friulana che qui assumono il nome sloveno di repa, dato curioso perché in- La cucina delle due Gorizie: vece nella valle dell’Isonzo, in Slovenia, si un’affascinante storia della chiamano di nuovo brovada! Già citate da cultura a tavola di diversi popoli Apicio nel De re coquinaria, sono qui cot- te con aglio, mentre in Friuli si preparano prevalentemente con cipolla, e accom- La cucina delle due Gorizie è un giacimen- pagnano i piatti di carne e insaccati di to gastronomico dietro il quale si nascon- maiale e caratterizzano anche la jota, che de un’affascinante storia della cultura a a Trieste ha invece i crauti.

Pagina 10 Gubana goriziana

ln, sono anche chiamati curabiè, perché La cucina locale ha sì assorbito ma ha derivati dai kurabiedhes greci e parenti dei anche influenzato altre gastronomie. La turchi kurabye. L’influsso greco orienta- putizza o potica o povitica (parente della le si ritrova anche nella sarme, gli invol- gubana delle Valli del Natisone), cioè ‘rol- tini di foglie di verza o di cavolo cappuc- lata’ in sloveno, è nata in queste zone di cio o di vite con carne e riso, o nelle titole confine e appare già nell’opera dello o frati o menihi, trecce pasquali di pan- storico Janez Vajkard Valvasor Die Ehre dolce che racchiudono un uovo sodo des Hertzogthums Crain (La gloria del du- Venezia, oltre al bacalà, che qui è cotto in rosso. cato di Carniòla) del 1689, dove viene tante e diversificate maniere e perfino Basterebbe elencare i nomi dei cibi di descritta come un dolce con impasto con uvetta e cannella come nel caso del ogni giorno, ognuno con una storia cu- finemente steso e spalmato di noci e rinascimentale bacalà alla cappuccina, ci riosa e talvolta complessa, per avere ri- miele, arrotolato e cotto. Da qui è stata ha lasciato l’uso dei savôr, dalle sardèle scontro di questo melting pot gastrono- adottata da tutta la Mitteleuropa nel sen- agli sfogi (sogliolette) alla zucca, tutti ma- mico e linguistico che si è stratificato nei so più ampio del termine, dalla Romania rinati con cipolle cotte e aceto. secoli: Liptauer (formaggio), Jota (mine- e Bulgaria dove viene chiamata kosonac, stra), Schinkenflecken (lasagne/pasticcio all’Austria, alla Boemia, alla Polonia con al prosciutto), Matufi o Sterz o Šganze o la Babka. Presente anche nei ricettari L’area mitteleuropea, oltre Prežganka (sorta di gnocchetti asciutti o ebraici askenaziti dell’Europa orientale, a molti dolci e torte, ha influito in minestra), Koch de Grieß (sformato dol- grazie agli emigranti ha raggiunto perfi- con i gusti agrodolci ce di semolino), Kugelhupf (ciambellone no gli Stati Uniti dove è documentata a che si gusta da qui fino in Alsazia, passan- Kansas City. do per Austria, Svizzera e Germania), A tutte queste ricchezze gastronomiche L’area mitteleuropea, oltre a molti dolci e Krapfen, Kaiserschmarren o placinke (frit- si aggiungono poi gli eccellenti vini a torte ottocentesche (Sacher, Dobos, Pis- tate o crêpe dolci), Snìte o Schnitte (pan bianchi del Collio goriziano e del con- singer, Rigojancsi, Punch) che ogni famiglia dolce fritto simile al pain perdu francese), tiguo Brda sloveno assieme a molti altri ancora cucina in casa, ha influito certa- Presnitz (gubana goriziana presente anche pregiati prodotti tipici e tradizionali: in- mente con i gusti agrodolci, soprattutto a Trieste)… e potrei continuare! somma un piccolo compendio dell’eno- in certi primi piatti come gli gnocchi ri- Il piatto più tipico di ogni osteria è il gastronomia meritevole di accogliere un pieni di susine, o di ciliegie o albicocche, gulasch, con progenitori ungheresi ma turismo di qualità in occasione di questo o l’uso di compot di frutta o di susine, localmente adattato e cucinato con bell’evento. simili al caratteristico Powidl austriaco. guancia di manzo, vino rosso e maggio- La Delegazione di Gorizia sta già lavoran- L’uso di paste lievitate ricche, come nel rana e accompagnato da gnocchi di pane do ad alcuni progetti gastronomici tran- caso dei Buchteln (brioche da colazione) o (canederli o Brotknödel), o da chìfei o Ki- sfrontalieri insieme alle Amministrazioni della pinza goriziana, dolce pa- pferln di pasta di patate fritta. locali italiane e slovene e ai ristoratori squale, è sì certamente dovuto all’influs- della provincia di Gorizia e della Goriška, so boemo portato dalle cuoche dei la provincia di Nova Gorica. L’obiettivo è funzionari dell’impero, ma è stato assi- La cucina locale ha assorbito di realizzare non solo una serie di eventi milato, rielaborato e …ri-esportato! Oggi ma ha anche influenzato gastronomici tematici nel 2025 ma anche le pasticcerie austriache preparano per altre gastronomie un volume plurilingue sulla gastronomia Pasqua la Görzer butterpinza, cioè pinza al più tipica delle due città. burro di Gorizia. Per esempio, gli strucoli in straza o kuhanj strucklji (strudel dolci Strucolo in straza con ricotta bolliti racchiusi in un canovaccio) sono un glocal, esempio cioè di globalizzazione e localizzazione: lo strudel, parente del ba- klava medio orientale, giunto con i Turchi in Ungheria nel 1541, ha qui adottato, in tale versione, le usanze locali di cottura in acqua, analogamente come avviene per i Kobariški štruklji, i ravioli bolliti agrodolci ripieni di Caporetto e della Valle dell’Ison- zo, e per i cugini cjalcions carnici. I chife- letti (biscottini) di mandorle o noci, che corrispondono agli austriaci Vanillerkipfer-

Pagina 11 Territorio l Turismo l Folklore Aceto balsamico, quello vero

di Morello Pecchioli Accademico onorario di Verona

Nella boccetta si re un po’ di “quell’aceto tanto lodato che tis mutandis, nell’età romana. Prima di aveva udito farsi colà perfettissimo”. Il fare un salto nell’antica Roma mettiamo concentra l’anima “colà” è riferito al castello dei Canossa, i un punto fermo sul vero balsamico. cui ruderi sono ancora visibili in provin- di un territorio: il vino, cia di Reggio Emilia. “Eh no”, replicano i il mosto, la gente, modenesi, “quella testimonianza non Sono solo tre gli aceti vale: l’aceto dei Canossa sarà stato pure che possono fregiarsi della la storia, il clima, perfettissimo, ma nel documento man- medaglia del balsamico ca la parolina magica: balsamico”. Paro- l’ambiente. lina che troviamo, nel 1747, nel Registro delle vendemmie e vendite dei vini per Sono tre - e solo tre - gli aceti che posso- conto delle due cantine segrete del palaz- no fregiarsi della medaglia del balsamico: zo ducale di Modena, dove è citato “un l’Aceto balsamico tradizionale di Mo- nato prima l’Aceto balsamico tra- mastello di vino bianco levato dalla can- dena Dop (ABTM), l’Aceto balsamico dizionale di Modena o l’Aceto bal- tina segreta su ordine di Antonio Lan- tradizionale di Reggio Emilia Dop È samico tradizionale di Reggio Emi- cellotti per rincalzare l’accetto balsami- (ABTR) e l’Aceto balsamico di Modena lia? Secondo gli studiosi reggiani è nato, co”. Quindi, ufficialmente, è nato prima Igp. Qualsiasi altro aceto che si vanti, in ovviamente, prima il loro: nel 1046, 975 quello modenese. etichetta, di essere balsamico, è tarocca- anni fa. Lo cita il monaco benedettino Gli uni e gli altri sono, però, d’accordo to, falso come una banconota da tre euro. Donizone, nel poema Vita Mathildis, che l’albero genealogico dell’Aceto bal- I tre aceti estensi sono garantiti dall’Eu- dove si legge che l’imperatore Enrico III samico tradizionale, sia di Modena sia ropa che a due concede il marchio di supplica Bonifacio di Canossa per ave- di Reggio Emilia, affondi le radici, muta- tutela Dop, Denominazione di origine protetta, e al terzo il marchio Igp, Indi- cazione geografica protetta. Il Dop è il top; è l’anima di un territorio: vino, mosto, storia, clima, ambiente e l’uo- mo. Anche l’Igp garantisce l’origine geografica e l’alta qualità del prodotto, ma ha un processo di lavorazione più corto nel tempo. I Dop di Modena e Reggio Emilia sono come i gemelli monozigoti, talmente somiglianti che perfino la madre fatica a distinguerli. Tutte le operazioni di “costru- zione” del prodotto - produzione, trasfor- mazione ed elaborazione - avvengono all’interno della loro provincia. Le uve sono suppergiù le stesse (lambrusco soprattut- to); i tempi di cottura del mosto simili; i legni pregiati utilizzati per i vaselli, ugua- li; stesso il tempo di invecchiamento in botticelle di grandezza degradante:

Pagina 12 accennato Donizone, manca la parolina magica “balsamico” che potrebbe retro- datare di qualche secolo la nascita del tradizionale aceto di Modena e Reggio.

Nel 1700, l’aceto balsamico è una realtà consolidata almeno 12 anni. Ma chi vuole il meglio i Luculli e i Trimalcioni dell’Urbe antica. e invidiata del meglio, chi vuole il sorriso della Gio- Più che la sapa sembrerebbe il defru- conda, aspetta anche 25 anni. tum più imparentato con il balsamico. E l’Aceto balsamico di Modena Igp? È È un dato di fatto che già i Romani di- Con i “se” e con i “poteva” non si fa la storia pur’esso un’eccellenza italiana, ricono- stinguessero tra sapa e aceto di vino. Il che pretende fonti certe. E la storia, pa- sciuta dall’Europa nel 2009. Fra i tre bal- poeta Marco Valerio Marziale insapo- ziente come l’aceto balsamico Dop che samici è il più conosciuto e commercia- riva gli epigrammi con sale e aceto, con- invecchia molti e molti anni nei vaselli, lizzato nel mondo perché a differenza dimento che amava in modo particola- alla fine produce una fonte certa: quell’An- degli aristocratici Dop non se la tira (sul re: “Lo stesso cibo non piace più/se gli tonio Lancellotti che nel 1747 dà ordine prezzo), è un aceto democratico, acces- togliamo il morso dell’aceto”. di levare dalla cantina segreta del duca di sibile al popolo dei gourmet che vo- La sapa resiste per secoli. Pellegrino Modena un mastello di vino bianco per gliono godere di questo superbo condi- Artusi (fine 1800) spiega: “La sapa, ch’al- rincalzare l’aceto balsamico. La fama del mento emiliano senza dover accendere tro non è se non un siroppo d’uva, può quale passa di corte in corte. un mutuo. Le differenze con i Dop sono servire in cucina a diversi usi poiché ha Nel 1764 il Gran Cancelliere dell’impero marcate, è vero, ma è anch’esso figlio un gusto speciale che si addice in alcu- russo, conte Michail Voronzov, in missio- dello stesso territorio, della medesima ni piatti”. E consiglia di intingervi lo gnoc- ne diplomatica a Modena, supplica Fran- gente e della stessa storia, quella degli co fritto o la polenta. Gabriele D’An- cesco III d’Este, duca di Modena e Reg- antichi ducati estensi. Il suo disciplinare nunzio suggerisce di mescolarla col vino gio, di inviare alcune bottigliette alla è di manica più larga in merito alle uve, per dar vigore a chi lavora nei campi: zarina Caterina. Dieci anni dopo, una agli ingredienti che si possono aggiun- “Metti la sapa nel vino del mietitore”. lettera accompagna il dono di quattro fla- gere al mosto (aceto di vino, caramello), Nel 1500, illustri gastronomi differenzia- concini fatto da tale Antonio Boccolari, ai metodi e tempi d’invecchiamento. no i condimenti nati dal vino. Ludovico restauratore della corte estense, al milane- L’Igp non viene travasato di vasello in Ariosto, testimoniando i suoi gusti sem- se Antonio Tecchi: “Ardisco fare presenta- vasello, né rabboccato. Dopo 60 giorni plici, distingueva l’aceto dal mosto re a Vostra Signoria Illustrissima quattro può essere messo in commercio, ma se cotto: “In casa mia mi sa meglio una piccole Boccie del mio Aceto Balsamico”. vuol passare di grado per anzianità di rapa/ch’io cuoca, e cotta s’un stecco me Siamo alla fine del XVIII secolo: il balsami- affinamento deve starsene buono buono inforco,/e mondo, e spargo poi di acet- co è una realtà consolidata e invidiata. Alla in botte per almeno tre anni. to e sapa,/che all’altrui mensa tordo, corte di Ercole III d’Este si custodiscono starna o porco/selvaggio”. Bartolomeo gelosamente, nel torrione di sinistra Scappi, maestro dell’arte del cucinare del palazzo ducale, barili e barilotti Esiste una parentela tra la sapa e cuoco segreto di due papi Pio, il IV e il “dell’aceto balsamico alla modenese”. dell’antica Roma e l’aceto V, nell’Opera scrive che per preparare Ma, ahimè, tanta gelosa segretezza non balsamico di Modena e Reggio? buoni piatti non devono mai mancare basta a sottrarre l’aceto balsamico dall’ap- aceto, mosto cotto e agresto. Questa petito dell’ingordo Napoleone che nel sua distinzione è fondamentale. L’a- 1796 razziò le acetaie del duca insieme E adesso la domanda da un milione di gresto di cui parla (oggi, purtroppo, ai capolavori d’arte del Guercino, dei euro: tra la sapa dell’antica Roma, un quasi dimenticato) non è aceto e pur Carracci, di Reni e Giambologna. Non mosto di vino cotto che si usava come essendo fatto col mosto cotto dell’uva, contenta, la Francia d’oggi ha provato a salsa, e l’aceto balsamico di Modena e non è balsamico né può essergli mini- impedire che l’Europa concedesse all’ace- Reggio esiste parentela? Sapa deriva dal mamente apparentato. Prima di tutto to balsamico di Modena l’Igp nel 2009. latino sàpere, aver sapore. Ne parlano l’uva per produrlo dev’essere colta mol- Meno male che almeno questa battaglia Ovidio, Plinio, Columella. Apicio usa- to acerba; poi il sapore è più acido che l’ha perduta. Chissà come le stanno sullo va il defrutum - un mosto cotto meno agrodolce; infine la tecnica della lavora- stomaco i 970 milioni di euro (dati 2017) concentrato della sapa - sull’anatra zione è assai meno complessa. Resta il del valore dell’Igp al consumo. Senza ag- alle prugne e sulla murena arrosto, mosto cotto. Poteva essere il balsamico? giungere il grande valore dei tradizionali piatti che facevano andare in sollùcchero Poteva, ma anche a Scappi, come al su Dop.

Pagina 13 Territorio l Turismo l Folklore Cannoli e cassata siciliana, patrimonio gastronomico nazionale

di Nicola Nocilla Delegato di Cefalù

Il lungo cammino cissimo edulio exlacte factus”, risalirebbe miele, riprodotto in un affresco della all’impero romano, oppure al periodo famosa villa di Oplontis. Certamente di due dolci golosi, della dominazione araba se si dà cre- esisteva nel 1500: viene infatti citata in dito alla leggenda che indica quali inven- un documento del sinodo dei Vescovi frutto di ingredienti trici le ospiti dell’harem Kalt El Nissa di tenutosi a Mazara (all’epoca con due zeta) e sapori provenienti Caltanissetta. nell’anno 1575, in cui si legge che l’affan- noso lavoro delle monache in cucina, per dalle cucine la sua preparazione durante la Pasqua, le di popoli diversi. Varie ipotesi sull’origine distraeva dalla preghiera. della cassata Si rinvengono, cioè, notizie più o meno attendibili che confermano l’appartenen- za dei cannoli e della cassata ai saperi e La cassata, poi, sarebbe stata creata da sapori di una cultura gastronomica, quel- un pasticciere saraceno mescolando la la siciliana, resa complessa ed entusia- annoli e cassata definiti, nel Lessi- ricotta di pecora con lo zucchero di can- smante da contributi e innesti sapiente- co Universale Italiano, il primo na in un recipiente semisferico di rame, mente amalgamati, provenienti dalle C come “tipico prodotto della pa- detto qasât. Tuttavia, si parla anche di diverse cucine (greca, ebraica, araba, sticceria siciliana” e il secondo “dolce si- un dolce di cacio, sicuramente di ricotta, normanna, spagnola, francese) con cui ciliano”, sono entrambi di origine incerta. addolcito con il miele nella Magna Gre- la regione è venuta a contatto. Il cannolo, per esempio, se si attribuisce cia e Petronio scrive di un dolce confe- a Cicerone la frase “tabus farinarius, dol- zionato con la pasta del pane, ricotta e Un lento sviluppo nel tempo, durante il quale i due dolci si arricchiscono di nuovi sapori

Una lettura della loro evoluzione può essere tentata esaminandone gli ingre- dienti base che, per il cannolo, sono: cialda di pasta fritta, ricotta di pecora, zucchero, cioccolato; e, per la cassata, ricotta, zucchero, pan di Spagna, pasta reale, frutta candita e glassa di zucchero. Gli azzimi ebraici sono stati parte essen- ziale anche della pasticceria siciliana nel Medioevo e da questi si può far deriva- re la cialda. Lo zucchero, estratto dalla canna da zucchero, introdotta dagli Ara- bi, sostituisce il miele e introduce un elemento base nella manifattura della crema di ricotta. Nel periodo normanno, a Palermo, dalle

Pagina 14 suore del convento della Martorana è ciaria e culinaria. Si trattava, cioè, di Nuovo Mondo, ben imballata in scato- creato un impasto di farina di mandor- specialità privilegio del clero e dell’aristo- le di latta decorate, oggetto di colle- le e zucchero, “la pasta reale o martora- crazia. Insieme alle monache, quest’ulti- zionismo. Qualche anno dopo (1896), na”, che costituirà l’involucro esterno ma, con i monsù, è custode di un’arte Nicolò Dagnino, giunto a Palermo da della cassata, inizialmente in pastafrolla. dolciaria elitaria. Genova, apre la “Pasticceria del Massi- Con gli Spagnoli, che resteranno in Sicilia mo” che, negli anni Cinquanta del seco- fino al 1713, oltre al cioccolato viene lo scorso, inaugura locali a Roma dove fa introdotto un altro ingrediente base: I Florio regalano la cassata alle conoscere cassata e cannoli. il pan di Spagna. teste coronate di tutta Europa All’inizio del 1900 emigrano in Sicilia co- Alla fine del 1800, si aggiunge la frut- e ai magnati del Nuovo Mondo munità di svizzeri che contribuiscono ta candita e la cassata assume l’attuale alla trasformazione definitiva dell’attivi- consistenza con il trionfo di forme, di tà dolciaria, da prevalentemente artigia- colori e di sapori che la rendono uno dei Dopo il 1860, con l’incorporazione dei nale a imprenditoriale. Cristiano Caflich dolci più caratteristici della cultura dol- beni ecclesiastici da parte del nuovo Sta- nel 1896 apre a Napoli e a Palermo la ciaria siciliana. Anche il cannolo si arric- to unitario, viene meno il sistema di ac- prima pasticceria svizzera. A Catania, il chisce con il decoro finale della frutta cumulazione della ricchezza che consen- 16 dicembre 1914, Alessandro Caviezel candita, in genere una striscia di scorza tiva la vita dei monasteri. Nascono le e Ulirico Greuter aprono una pasticceria d’arancia sul dorso o alle estremità. “monache di casa” che continuano la vita simile a quella palermitana di Caflich. Si tratta di un lento sviluppo nel tempo monacale in abitazioni private. Si deter- La diffusione della trazione dolciaria sici- durante il quale i due dolci vengono im- mina, in tal modo, una socializzazione di liana si deve anche a un’emigrazione di plementati e arricchiti di nuovi sapori e conoscenze e saperi anche al di fuori di segno opposto, dalla Sicilia a Milano. Sal- un insieme di conoscenze gastronomiche, un’aristocrazia in crescente crisi econo- vatore Freni, proveniente da Messina, progressivamente acquisite, li rendono mica. Nuove classi sociali emergono e salvatosi a stento con la sua famiglia dal di complessa e articolata lavorazione, anche i dolci, compresi cannoli e cas- terremoto che il 28 dicembre 1908 scon- possibile solo nei palazzi della nobiltà o sata, hanno in ambito regionale una volse la città, crea nel 1914 a Milano la nei luoghi, i conventi, in cui veniva confi- maggiore diffusione. È in questa fase sua pasticceria basata, fra l’altro, sui nata la nobiltà cadetta di una aristocrazia storica, attorno al 1878, nell’epoca d’oro cannoli e sulla cassata. che continuava a mantenere un potere dei Florio, che la cassata siciliana, per I flussi migratori verso le zone industria- economico e politico assoluto. Soprattut- mano del pasticciere palermitano Sal- li del Paese (Torino, Milano) diventano un to i conventi di suore (ricchi di risorse vatore Gulì, diviene un trionfo di pan veicolo capillare di diffusione della cul- economiche, con grande disponibilità di di Spagna, crema di ricotta, vaniglia e tura gastronomica siciliana e numerose manodopera paziente e dedicata, capa- pasta reale, glassa di zucchero, cedro e sono ormai le pasticcerie che, anche al ce di gesti semplici ma sapienti con cui cannella, frutta candita, zuccata e capel- Nord, si cimentano nella preparazione manipolare i prodotti naturali e confezio- lo d’angelo, marmo mischio di tarsie dei due dolci siciliani, coadiuvate, però, nare dolci che già nell’aspetto destano geometriche, arabeschi floreali. da una preparazione industriale delle meraviglia e stupore) divengono luoghi I Florio la regalano alle teste coronate di scorze, della crema di ricotta già dolcifi- di primaria importanza nell’arte dol- tutta Europa, a magnati e giornalisti del cata e del marzapane.

Pagina 15 Territorio l Turismo l Folklore I duecento anni del Maraschino dei Luxardo

di Pietro Vincenzo Fracanzani Delegato onorario di Colli Euganei-Basso Padovano

Da Zara bero originarie dell’Asia Minore, portate subisce una pressatura morbida. Il sugo dal generale romano Lucullo. E noi de- delle marasche, le foglie e altre com- ai Colli Euganei: sideriamo raccontarvene la storia. ponenti vegetali sono messe in infu- Sono trascorsi duecento anni, eravamo sione alcolica in tini di legno poroso la storia del nel 1821, da quando il console genove- dove macerano per almeno due anni. Sangue Morlacco. se di nobili natali, Girolamo Luxardo, A questo punto compaiono gli alambicchi fondò a Zara, sulla costa dalmata, riga- di rame che operano la distillazione a va- ta di marascheti, la Privilegiata Fabbri- pore. Se ne conserva solo il cuore: il distil- ecentemente, nella Distilleria dei ca Maraschino Excelsior per distillare le lato di Maraschino è messo in tini prima Luxardo a Torreglia, nel cuore dei marasche e ottenervi il Maraschino con- di larice e poi di frassino, che esaltano il R Colli Euganei, è stata inaugurata tenuto in una classica bottiglia impagliata. profumo di questo liquore trasparente una nuova tinaia dove le marasche, Dopo due secoli è rimasta identica, con il che sa di marasca. questi frutti piccoli del prunus cerasus, suo verde smeraldo, il tappo rosso e l’eti- pianta molto produttiva, di colore ros- chetta con impresse le medaglie interna- so nerastro come la polpa dal sapore zionali vinte. Con la G capovolta della firma I Luxardo, esuli, insegnarono acido e amaro, diventano Maraschino, del fondatore Girolamo Luxardo. alla gente euganea liquore che veniva preparato presso i Il frutto viene raccolto tra la fine di giugno la coltura della marasca monasteri nella Dalmazia veneta. Sareb- e i primi di luglio e nello stabilimento

Pagina 16 Come sono arrivati i Luxardo a Torreglia, alle pendici dell’acrocoro euganeo, dal- le coste dalmate? Le tragiche vicende dell’occupazione jugoslava di Tito, nel 1944-45, e le foibe nelle quali vennero trucidati tanti giuliani, dalmati e istriani e che annoverarono tra le vittime anche alcuni Luxardo, ne fecero degli esuli che trovarono rifugio in provincia di Padova, a Torreglia, dove trasferirono i propri im- pianti insegnando alla gente euganea la coltura della marasca sui morbidi pendii dei colli che sovrastano la zona termale. E il tino più antico della nuova fabbrica porta incisa la data del 1947, doppia- mente simbolica perché corrisponde sia all’arrivo dei Luxardo a Torreglia sia alla conferenza di Parigi. Nello stesso 1821, quando il nobile geno- vese Girolamo Luxardo scrisse la prima ricetta del distillato di marasche, ideò anche un Ratafià, sempre con la polpa dei frutti del prunus cerasus, chiamato Vi- snà, nome turco. Due anni dopo Girolamo incontrò a Venezia, porta della Dalmazia, Antonio D’Annunzio, zio del “Vate Ga- briele” che adotterà, nel 1851, il non an- cora famoso poeta, eroe della Prima guer- ra mondiale, durante la quale compì imprese leggendarie, basti citare il volo da San Pelagio (Padova) a Vienna nell’a- che rivendicavano “Fiume italiana”, tra i to con disprezzo “Sua Indecenza Cagoja”) gosto del 1918, per inondare la capitale giovani soldati che avevano conquistato che avevano abbandonato la conferenza dell’odiato nemico austriaco non di bom- manu militari la città del Quarnaro di cui di Parigi ove si sarebbe dovuta discutere be ma di manifestini inneggianti all’Italia. i trattati di pace avevano negato l’italia- l’italianità della città del Quarnaro. Antonio D’Annunzio, oltre a una cospicua nità, vi era Pietro, della quarta genera- D’Annunzio fece del Sangue Morlacco eredità, trasmise a Gabriellino il cognome zione dei Luxardo del Maraschino. Egli la bevanda per eccellenza e volle un’e- D’Annunzio ben più altisonante e nobile non fece mai mancare, sulla tavola tichetta speciale con la sua firma au- di quello paterno Rapagnetta. Dal soda- dell’Immaginifico Vate e militare, il tografa e la didascalia “il liquore cupo lizio tra Girolamo e Antonio nacque un Ratafià di marasca, battezzato dal poe- che alla mensa di Fiume chiamavo rapporto di affari che si materializzò nel ta soldato “Sangue Morlacco” per l’ori- Sangue Morlacco”. Se ne fece confezio- commercio di rosolio. Molti anni dopo, gine dalmata e i riflessi purpurei. Così nare un centinaio di bottiglie con etichet- Gabriele fece una crociera per visitare Zara D’Annunzio ricorda nei Taccuini quelle ta stampata su carta Fabriano. “odorosa di maraschino selvaggio”. serate piene di spavalderia e di un sottin- È un liquore, quello di marasca, prevalen- teso erotismo: “… pranzo alla Taverna temente da dessert, ma è entrato in ga- dell’Ornitorinco, il mammifero oviparo stronomia attraverso l’elegante passerel- Gabriele D’Annunzio della Tasmania impagliato che la deno- la dei dolci, accompagnandosi bene al battezzò il Ratafià di marasca minava, i canti degli ufficiali, il profumo dolce padovano “la pazientina” a base di “Sangue Morlacco” delle donne... il liquore cupo che alla cioccolato e zabaione. Il Maraschino en- mensa chiamai Sangue Morlacco”. Il Co- tra poi in alcuni raffinatissimi cocktail ai mandante era entrato a Fiume il 12 set- quali apporta l’aroma inconfondibile del Quando nel 1919 il “Vate” diventò il Co- tembre 1919; l’avrebbe lasciata, dopo il frutto da cui deriva. La generazione dei mandante di Fiume, occupata militar- cosiddetto Natale di sangue, nel 1920, tra Luxardo continua anche con gli ultimi mente con una sorta di colpo di stato da le incertezze politiche di Presidenti del giovanissimi discendenti, tuttora impe- ufficiali e militari, arditi del Regio Esercito, consiglio (soprattutto Nitti da lui defini- gnati nella gestione della distilleria.

Pagina 17 Territorio l Turismo l Folklore Il formaggio Piora

di Emilio Casati Delegato della Svizzera Italiana

L’espressione l formaggio Piora nasce in un alpeggio di Piora fu così assegnata alle famiglie ticinese con caratteristiche uniche e che abitavano le frazioni sulla montagna di un’eccellenza I particolari. La storia dell’alpe Piora della sponda sinistra del fiume Ticino. e del suo formaggio parte da lontano. Questa gente capì subito che la val dalla tradizione Era il 23 maggio 1227 quando le nove Piora era un pascolo particolarmente quasi millenaria. “vicinanze” di Leventina (i comuni di al- ricco, da sfruttare con intelligenza e lora), capendo che lo sfruttamento dei rispetto. Per questa ragione si dotarono pascoli alpini rivestiva una grande impor- di regole precise che ogni singolo bog- tanza per l’economia della valle, decisero gese era tenuto a osservare. Nel corso dei di spartirsi le alpi. Alla “vicinanza” di Quin- secoli tali diritti passavano da generazio- to furono assegnate le alpi di Ravina, ne in generazione tramandando anche Prato/Garzonera e Piora. Due giorni dopo, le tradizioni e le esperienze dei padri, tese il 25 maggio, gli uomini di Quinto si ra- sempre a migliorare la qualità dei pro- dunarono e decisero a loro volta di divi- dotti. Solamente secoli dopo fu possibi- dersi, tra le varie famiglie della “vicinanza”, le capire, grazie alle numerose ricerche lo sfruttamento di queste tre alpi. L’alpe scientifiche effettuate sul territorio, per-

Pagina 18 che vengono venduti direttamente sull’al- pe o nei negozi della regione. È interes- sante notare che la Corporazione che gestisce l’alpe non è proprietaria dei prodotti: al termine della stagione viene equamente calcolato, in base alle pesatu- re del latte che vengono effettuate tre volte (a inizio, metà e fine stagione), quan- to formaggio spetta a ogni singolo proprietario, il quale ritira la sua parte per portarla nella propria cantina di stagiona- tura per l’affinamento, che può anche superare i 36 mesi. L’alpe si estende su una superficie di 3.500 ettari, di cui 1.000 sono pascoli produt- ché questa terra fosse così fertile e offris- maggio d’alpe per eccellenza era il tivi a un’altezza che varia dai 2.000 ai se prodotti di eccellenza. Piora, mentre quello prodotto sulle altre 2.500 m.s.m. Per la sua particolarità e alpi della Leventina era chiamato “tipo specificità, l’alpe di Piora è stata stu- Piora” e quello che proveniva dai monti diata da numerose comunità scienti- Dalle erbe aromatiche del Cantone era detto “uso Piora”. Oggi fiche, tra le quali possiamo annoverare dei pascoli in altura sono allevati sull’alpe di Piora 260 vacche l’Università di Scienze Gastronomiche di i sapori unici del Piora da latte, 100 manzette e vitelli e un cer- Pollenzo dove è stata discussa, in propo- to numero di maiali. sito, una tesi di dottorato. L’attuale “Ufficio della Corporazione dei Oggi sappiamo che la particolare geo- boggesi di Piora”, che si occupa della logia della valle, formata da rocce di In stagione, si producono circa gestione alpestre, consapevole del pa- falda del Gottardo, da quelle di falda del 3.500 forme di formaggio, trimonio che gli è stato affidato, è deci- Lucomagno e dalla dolomia che sta nel burro pregiato e ricotta so a continuare la tradizione di chi li ha mezzo (Pizzo Colombe), permette la preceduti, nel rispetto della natura, ma crescita di una vegetazione estrema- migliorando, laddove sia possibile, la mente ricca e diversificata. Sono state Durante la stagione che va da fine giugno/ produzione in ossequio agli odierni re- censite dal “Centro di Biologia Alpina” inizio luglio a settembre, vengono prodot- quisiti di igiene e razionalità del lavoro. delle Università di Zurigo e Ginevra, che te dalle 3.200 alle 3.500 forme di formag- A tal proposito va segnalato che nei occupa i vecchi ricoveri riattati del be- gio di 6/7 kg di peso, per un totale di prossimi cinque anni sono previsti ulte- stiame, più di cinquecento specie ve- circa 230 quintali per stagione. Si produ- riori investimenti, che dovrebbero ren- getali, molte delle quali sono conosciu- cono, inoltre, una trentina di quintali di dere più efficienti le infrastrutture e più te come erbe particolarmente lattifere, burro pregiato e alcuni quintali di ricotta confortevole il lavoro degli alpigiani. quali, per esempio, il Trifolium alpino, la Polygala alpestre o il Ligustricum mutel- lina. Oltre a questo, la valle che va da Est a Ovest, quindi particolarmente esposta al sole durante il periodo alpestre, pos- siede una grande ricchezza idrica: ventun laghi, ventotto paludi, quattor- dici torbiere, cinquantotto corsi d’acqua e ben centosessantotto sorgenti censite che contribuiscono alla crescita ideale del foraggio per la mandria. I boggesi, consapevoli di tali peculiarità, hanno sempre cercato, nel rispetto del- la natura, di migliorarne lo sfruttamento, riuscendo a produrre fino ai giorni nostri un formaggio di grande pregio, tanto è vero che fino alla metà del 1900 il for-

Pagina 19 Territorio l Turismo l Folklore I ravioli di Gardel

di Anna Lanzani Accademica di Buenos Aires

La cucina italiana nel liani sono d’altra parte quasi tutti i divertimento popolare. Dai caffè all’angolo “grandi” dell’“época de oro” del tango, tra le vie Suarez e Necochea, supera la tango argentino. cresciuti in quel meraviglioso crogiuolo clandestinità “oscena” della sua gestazione di contaminazioni regionali che erano i e si “adecenta”, si “ripulisce” per diventare quartieri degli emigranti della Buenos il ballo simbolo di una città. Aires di inizio Novecento, dove i panet- Anibal Troilo, detto Pichucho, figlio di tieri genovesi cuocevano pizze nelle una campobassana (di Agnone) e di un uando un dodicenne sconosciuto, teglie delle focacce (/fugazzetta teatino (di Archi), celebra le trattorie magrolino e claudicante, si infilò è tuttora la alle cipolle) e dove la de La Boca oggi snaturate dall’afflusso Qdalla finestra nell’appartamento cotoletta, servita con un topping di di turisti, dove era immancabile la pre- in cui soggiornava Carlos Gardel, al 18° pomodoro e mozzarella, si chiamava senza di un italiano che suonava un piano del Beaux Arts Building, sulla 44a milanesa napolitana. tango:“… la cantina/ llora siempre que strada di New York, e gli consegnò un invito te evoca/ cuando toca, piano, piano,/ su a pranzo da parte di sua madre, il grande acordeón el italiano....”(La Cantina di cantante, già famoso in tutto il mondo, non Il tango entra fra i divertimenti Troilo/Castillo). “Mostro dell’intuizione” fece una piega e accettò di buon grado. Il del quartiere La Boca, e “capace di sintetizzare l’essenza più piccoletto era Astor Piazzolla, ma all’epo- popolato per il 90% da italiani pura e ricca del tango” secondo Piazzolla, ca sapeva appena suonare. Fu il menu a Troilo suonava, mangiava (maccheroni convincere Gardel: ravioli. e polpette) e beveva “smodatamente”. La storia del tango argentino è ricca di Alla fine dell’Ottocento, è nel quartiere Tra i primi ad arrivare a La Boca all’ini- aneddoti di questo tenore, non pochi La Boca, popolato per più del 90% da zio di quella che poi fu definita un’al- con al centro il cibo italiano. Figli di ita- italiani, che il tango entra nelle notti del luvione migratoria, furono i genovesi.

Pagina 20 Quartiere La Boca, Buenos Aires

ritrovano anche nel bellissimo testo di Chiquilín de Bachín, di Piazzolla, la cui madre Assunta, originaria di Massa Sas- sorosso in Garfagnana, era famosa pro- prio per i suoi tallarines con salsa fileto (filetti di pomodoro). Il tango ci invita anche a una riflessione ampia su concetti come autenticità, tra- dizione e origine nelle manifestazioni culturali popolari. Se infatti nei tangós (centri di ritrovo) del Rio de la Plata si in- scenava in musica l’incoronazione dei re del Congo (candombe), è solo quando Plasmarono la lingua del cibo popolan- liana” di emigrati da varie regioni, nel questo ritmo si contamina con quello dola di parole come tuco (da tocco, nella Rio de la Plata, combatté in Uruguay della milonga (angolana, poi brasiliana e sua forma dialettale) che ora si estende a al comando di Garibaldi fin dal 1843, gauchesca) e dell’habanera cubana (una tutti i condimenti per il sugo; pascualina ben prima, cioè, della proclamazione del derivazione della frottola veneziana, se- (da pasqualina) che spesso indica le torte Regno d’Italia. condo alcuni studi) che abbiamo le prime salate in generale e tallarin (da taglierini) tracce di quello che noi chiamiamo “tan- ormai sinonimo di espaguetis, spaghet- go” e che, per diventare tale, dovrà poi ti. La Buenos Aires dell’epoca è in piena Nei testi del tango entrano parole, comunque innestarsi con balli europei espansione e, grazie prevalentemente ai cibi e tipi di comportamento (polka, mazurka e valzer) e con la canzone flussi migratori, passa da 200 mila abitanti degli emigranti melodica italiana, per arrivare così alla nel 1870 a 1,5 milioni nel 1914. Il fermento sua espressione novecentesca. Solo con sociale anche ascendente fa capolino dai il successo dell’“época de oro”, negli testi di varie canzoni. Tracce di quello che potremmo defini- anni Quaranta del Novecento, le forme Dopo i genovesi, arrivarono - re un melting pot italiano si trovano del tango si cristallizzano al punto che, si, veneti e lombardi: con loro, la polen- ovviamente anche nei testi del tango, quando Piazzolla propone un’interpreta- ta, considerata nutriente ed energetica. come in A contramano del 1928, in cui zione evolutiva, i tradizionalisti lo accu- Pulenta diventa, nella lingua popolare di si dice di far attenzione a un tale calabrese sano di essere “el asesino” (l’assassino) del Buenos Aires, sinonimo di forza e stra- che, se fatto ingelosire, prenderebbe a tango. Eppure fu grazie a lui che il gene- ordinaria energia: è in questa accezione “mattarellate” il rivale, usando “el garrote re conobbe un nuovo successo mondia- che il termine è usato nel brano Bien Pu- de los tallarines”, il mattarello per i taglie- le. Grazie a lui e a quei ravioli che sua lenta di D’Arienzo/Varela, altri grandissi- rini. E sempre i tallarines, intesi oramai madre cucinò a New York in una mattina mi dell’“época de oro” del tango. Un altro genericamente come pasta lunga, si di primavera del 1934. pezzo reso famoso da D’Arienzo menzio- na invece la grappa che, insieme al whisky, al gin e al fernet, popolava le notti “brave” di Buenos Aires: si tratta di Corrientes y Esmeralda, che descrive le abitudini dei nottambuli e celebra la Avenida Corrientes, la via dei teatri di Buenos Aires ritenuta da Carlos Gardel “meglio di Broadway”. Lo straordinario contesto sociale del Rio de la Plata vedeva emigrati di varie re- gioni - e dialetti - vivere a pochi isolati di distanza, condividere strade, locali di divertimento e di lavoro. Mentre nella madrepatria l’idea di “italianità” si stava faticosamente affermando, nelle città sudamericane gli emigrati trovarono una sorta di identità nazionale precoce se non nella lingua, nei gesti e nel cibo. Si pensi, tra l’altro, che la “Legione Ita-

Pagina 21 Territorio l Turismo l Folklore Lo pan ner

di Vasco Marzini Accademico di Aosta

Il pane di segale, alla prima domenica di ottobre tadino, senza dimenticare il folto gruppo e per tutto il mese di novembre, di turisti, che quasi tutti gli anni parte- cotto dalle famiglie D i forni comunitari dei vecchi vil- cipa, sempre più numeroso, all’evento. laggi valdostani riprendono vita, si ac- nei forni a legna, cendono per la cottura del pane di è protagonista di una segale e con loro si accendono gli animi Nel 2015, la prima edizione dei valligiani, adulti e bimbi, che insieme della manifestazione dedicata grade manifestazione rievocano, con tale evento, le sensazio- al pane nero ni; riscoprono i sapori e i profumi antichi; che rende omaggio rinsaldano le amicizie e se ne fanno di alla tradizione. nuove. La prima edizione della manifestazione Il vecchio forno, per tutto l’anno quasi in grande stile nasce in Valle d’Aosta, abbandonato e dimenticato, riprende nel 2015, per rendere omaggio alla a vivere, diventando il fulcro della vita tradizione, ancora molto sentita, che e del lavoro e, con esso, riprende vigore voleva la preparazione, da parte delle lo spirito comunitario che anima le gen- famiglie, del pane tradizionale di se- ti, coinvolgendo tutti i partecipanti, dai gale, cotto nei forni a legna. Grazie ai più anziani, che così facendo ricordano finanziamenti ottenuti nell’ambito del i bei tempi di gioventù, ai giovani che programma di cooperazione territoriale riscoprono i valori veri di un popolo con- transfrontaliera Italia-Svizzera, nell’in- tento di valorizzare un sapere/saper fare, e al contempo il ruolo delle Comunità, il BREL (Bureau Régional Ethologie Lin- guistique de la Région autonome Vallée d’Aoste et Archives historiques) ha or- ganizzato l’evento, in collaborazione con 48 comuni della Valle d’Aosta. L’Assesso- rato agricoltura e risorse naturali della regione è riuscito nell’intento di valoriz- zare, da una parte, il pane di segale non- ché il saper fare e i riti a esso connessi, tramandatisi nel corso delle generazio- ni, grazie a un loro evidente radicamen- to nel tessuto sociale agricolo valdosta- no e, dall’altra parte, creare un evento di richiamo turistico. Tale evento ha successivamente valicato i confini della regione, suscitando grande interesse della Regione e della Val Po- schiavo nel cantone dei Grigioni (Sviz- zera), che nel 2016 hanno svolto in con- temporanea la manifestazione.

Pagina 22 Foto di Lorenzo Belfrond

Torniamo al pan ner. Il pane è sempre robusta lama, dal nome di coppapan, e fichi secchi e uvetta, burro, zucchero e stato l’alimento più importante nel mon- ogni famiglia lo usava dato che il pane uova in abbondanza, prelibatezza vera- do intero, anche 4.000 anni fa, nella nero essiccato era l’ingrediente primo mente ricca che si allontana molto dal- tomba dei Faraoni dell’antico Egitto ve- nella cucina tipica rustica valdostana. la caratteristica produzione del pan ner. niva messo per l’aldilà, assieme agli og- Il prezioso cibo, ridotto in piccoli tozzi, In Valle d’Aosta si contano ancora 300 getti più preziosi. Nella Bibbia viene ci- veniva usato come “corroborante” im- forni per la cottura del pane, dei qua- tato dal profeta Isaia “Allora Egli - cioè merso nel vino, con un po’ di zucchero li circa 140 in perfetta funzione e ge- Jahvè Dio - concederà pioggia per il e a volte con l’aggiunta di un uovo cru- stiti in maniera consortile. seme che avrai seminato nel terreno e, do e burro; questo specifico piatto, tipi- Ce ne sono di diversi tipi e capienza, con anche il pane, prodotto dalla terra, sarà co della valle del Gran San Bernardo, era focolare esterno oppure all’interno del abbondante e sostanzioso”. chiamato seuppa freida, destinato ai locale che lo ospita, comprensivi di “pa- Pane bianco, nero, giallo… nel periodo soli uomini per ben sopportare il duro stino” per la lavorazione del pane: sono dell’ultimo conflitto bene prezioso che lavoro dei campi. tutti circolari e in pietra. Il più antico mancava; esso, oltre a essere scarso, era Per i più piccoli erano confezionati e è il forno della frazione di Anselmet di pessima qualità: la gente si acconten- cotti, anch’essi nei forni consortili, i pani che porta la data 1651, a seguire quel- tava di “mettere sotto i denti” pani insi- fatti espressamente per loro, che ave- lo in frazione Buillet di Introd datato pidi prodotti addirittura con parte di vano forme fantastiche di animali, 1692. I forni antichi hanno il profilo del- segatura. galletti, piccole bambole ed erano la bocca triangolare, in pietra, con varie guarniti di zucchero, noci e mandorle, i incisioni: date, nomi di famiglia, croci, e quali, per un po’ divenivano gli unici la dimensione è data dalla possibilità di Durante la guerra, nei centri giochi prima di essere mangiati. cottura simultanea che varia dagli 80 ai rurali di montagna c’era ancora 120 pani. qualche campo di segale Diversi dal classico pan ner, RICETTA TIPICA alcuni pani sono dolci: il mecoulin, DEL PAN NER Si salvavano i piccoli centri rurali di mon- il flantzé e la micoola tagna, dove c’era ancora qualche campo Ingredienti (per circa 100 forme): di segale e i vari forni consortili dava- 25 kg di farina di segale, 80 kg di no la possibilità alle popolazioni di Tra i particolari pani, confezionati nelle farina di frumento non raffinata, cibarsi del prezioso alimento. diverse valli, troviamo il mecoulin della 40-45 lt di acqua calda, 6 manciate Pane che veniva cotto una sola volta zona di Cogne, cotto per Natale, pane di sale, lievito madre ben diluito. l’anno e, precisamente, in quel periodo dolce, molto aromatico e “ricco”, for- che precede l’inverno, per poi conser- mato da una parte di farina di segale Preparazione: mescolare bene tut- varlo nei solai ben arieggiati, deposto e una parte di farina bianca, zucchero, ti gli ingredienti; coprire con un telo su particolari rastrelliere chiamate in uvetta imbevuta nel Rhum. Altri pani e lasciar riposare per circa 2 ore e patois (lingua francoprovenzale valdo- tipici e dolci li troviamo tra la media e mezza. Accendere un fiammifero stana) ratelé. Il pane, oramai secco, ma bassa valle dove potremo assaggiare il sull’impasto, quando si spegne si- molto friabile, era usato per comporre flantzé e la micoola del borgo di Hone gnifica che il prodotto è pronto per alcuni piatti tradizionali, quali zuppe o Bard, preparazioni anch’esse fatte con l’impasto e si possono comporre i minestre. Esso si spezzettava su un ta- farina integrale di segale, ma con l’ag- pani per la cottura. gliere di legno al quale era vincolata una giunta di farina di frumento, castagne,

Pagina 23 Territorio l Turismo l Folklore Il bardiccio, da brutto anatroccolo a insaccato goloso

di Giancarlo Saran Accademico di Treviso

Un tempo era la uno di famiglia, per poi venire sacrificato, sulla spianatoia della mattanza suina avan- in nome della nobile causa, in salami, pro- zava sempre qualcosa, polmone, cuore, salsiccia dei poveri, sciutti e poco altro. All’inizio la dieta era rognone e ghiandolame vario, ecco l’in- di necessità, ossia quanto avanzava dalla saccato della staffa, quello dell’ultima frutto della sapienza dispensa domestica: scarti di patate, fru- ora, che però era il primo a esser con- materiale della mento, fave secche. Poi, ma l’innocente sumato nei giorni a seguire, anche perché, creatura non poteva saperlo, avveniva il a quel tempo, poco adatto alle lunghe Valdisieve. cambio di passo. Si passava al goloso in- conservazioni: il bardiccio. grasso con castagne e ghiande raccolte he il tempo possa essere galan- sotto le querce, giusto per dare alle sue tuomo è una scommessa che si carni un’identità legata al territorio. Il rito In macelleria era confezionato C para davanti periodicamente nei del suo sacrificio mobilitava la comunità. in coppia a formare lunghe percorsi di vita di ognuno. Così si potreb- I norcini giravano “missionari” per le aie collane che decoravano le pareti be dire anche del bardiccio, una piccola con i loro attrezzi e confezionavano ad creatura golosa, frutto della sapienza ma- arte quanto di meglio la materia suina teriale della Valdisieve, due colline oltre poteva offrire. Al loro fianco, discrete, le Si distingueva al volo. Generalmente di Firenze. Leggenda racconta che sia nata madri di famiglia provvedevano già alla una pezzatura più che doppia (20 cm) verso la metà del 1800, quando la regola mensa in diretta, per esempio preparan- rispetto alle normali salsicce per un mo- quotidiana era far di necessità virtù, in do i roventini, bocconcini di sangue fritto tivo molto semplice. Essendo il polmone questo caso per conciliare il pranzo con con il pecorino. Le nonne pronte con i tra gli ingredienti principali, quando si la cena in quelle realtà rurali in cui, spesso, rotolini di spago per avvolgere nel loro asciugava, oppure in cottura, cedendo un singolo maialino veniva allevato come budello insaccati diversi. Quando, alla fine, l’aria residua, si sgonfiava di tutta la sua apparente baldanza. Bardiccio di soprav- vivenza. Un tempo companatico dei cacciatori. Duttile al trasporto e lesto da preparare, arrostito nel bosco su un ba- stoncino, generalmente di ulivo. In ma- celleria era facile da notare. Spiccava, tra altri parenti insaccati, non solo per le sue dimensioni, ma anche perché confezio- nato in coppia a formare lunghe collane che “decoravano le pareti come festoni da cerimonia”. Cibarsi di bardiccio stava a si- gnificare non potersi permettere costate e tantomeno filetti o prosciutti.Era la salsiccia dei poveri. L’utilizzo, tra le pare- ti domestiche, quanto mai semplice. Alla griglia, avvolto in carta gialla e posto ad andare in temperatura, discreto, sotto la cenere. Molto in voga tra chi, al lavoro nei campi, magari in tempo di raccolta delle olive, doveva conciliare panza e sostanza.

Pagina 24 Alessandro Sarti con l’attore Sergio Forconi (a destra) testimonial del bardiccio

Poi, nel dopoguerra, con il boom eco- conoscenti e, con il bardiccio testimone nomico, il tempo dell’oblio, sostituito da silenzioso, si rievocavano storie ed espe- una concorrenza altrettanto golosa, ma rienze. Laddove per “fusigno” si intende meno economica. Sono quelle situazioni il mangiucchiare intorno al fuoco dopo in cui il valore dell’imprinting, soprattutto cena. Un’intuizione che ha avuto tale suc- tra le papille golose, fa la differenza. Il pri- cesso da andare in replica anche oltre il mo riscatto nel 1976, con Bacco Artigia- calendario canonico con il fusigno esti- no, a Rufina, storica vetrina del miglior vo, presto diventato tra i maggiori richia- artigianato e della gastronomia locale gnato ai vincitori, cuochi e macellai. Tra mi nel calendario degli eventi del Parco della Valdisieve. Il bardiccio è tornato a questi un posto di spicco ai fratelli Fab- delle Foreste Casentinesi. nuova vita, ora non più parente povero di brini, Antonio e Davide, testimoni di più signorili cugini insaccati, ma elevato a un’attività di famiglia iniziata nel 1916. Un pari dignità tanto che presentarsi dal bec- mestolo illuminato è Stefano Frassineti Il ricettario che lo riguarda caio di fiducia reclamando il bardiccio è il quale, con pazienza, ha saputo attua- è un’intrigante antologia segno di nobiltà (golosa). Non solo ma, lizzare il bardiccio fra tradizione e in- a 360 gradi negli ultimi anni, si è verificato un rin- novazione, come con il risotto e le bru- corrersi di paternità iniziali. Se prima era ciate (castagne abbrustolite). Negli ultimi una sorta di n.n. (imbarazzante anonima- anni si è posta particolare attenzione alla Elencare il ricettario che lo riguarda è to anagrafico), ora sono in molti a riven- materia prima, valorizzando il grigio del un’intrigante antologia a 360 gradi. Men- dicarne lo jus primae patriae, con la tipica Casentino, un maiale nato dall’incrocio tre un tempo ci si accontentava del bar- vivacità toscana. Oltre ai tagli prescelti tra le scrofe bianche locali e i maschi di diccio rifatto, cioè ricotto il giorno dopo (notevolmente migliorati per qualità nel cinta senese, che danno ulteriore sprint assieme a quanto la dispensa trovava tra tempo), una caratteristica identitaria alle sue carni. Coniugare epoche diverse rape e pomodori, oggi abbiamo i fagioli era la presenza del finocchietto selva- con il bardiccio protagonista è la sfida all’uccelletto con il bardiccio, memoria tico che, più che a darne un cambio di delle varie manifestazioni che si svolgono senza tempo di mamma Sonia, quella che passo organolettico, serviva a coprire pic- lungo la Valdisieve, andando anche oltre ha dato l’imprinting goloso al figlio Ales- coli peccatucci di origine. Finocchio iden- l’aspetto prettamente culinario. sandro Sarti. La cuoca stellata Valeria titario della più nobile finocchiona, dove Testimone la Sagra del fusigno a Londa. Piccini lo spadella con i tortelli in brodo la differenza di “ciccia” sta nei tagli pregia- Qui, la vigilia di Natale, si allestiscono di razza e funghi, mentre sulle rive dell’Ar- ti che la compongono. Finocchio che, due grandi bracieri in piazza e a ogni par- no, a Firenze, troviamo Filippo Germa- comunque, non sempre viene usato per- tecipante si forniscono gratuitamente un si che lo introduce nei ravioli abbinati ché, per esempio, salendo di altura nella bastone appuntito, un bardiccio e due poi con astice e crema di fagioli cannelli- stessa valle, come a San Godenzo, il finoc- fette di pane. Si rievocano riti antichi, ni. A Dicomano troviamo il coniglio in chietto non si trova, ma la qualità della quando ci si ritrovava in famiglia o tra porchetta farcito al bardiccio. E che dire concia è garantita da Manuel Primarti. dell’hamburdiccio, una golosa rivisitazio- ne del classico Mac hamburger proposto da Claudio Zagli a Rufina, dove il bar- Uno dei testimonial della diccio è protagonista? Nel terzo millennio, rinascita di questa creatura cadono le barriere lungo un menu per cui golosa è Alessandro Sarti la pizza di Alberto Moretti, a Pontas- sieve, la trovate con bardiccio e rape e pure al dessert prosegue il tocco d’artista Uno dei testimonial della rinascita di que- con il al bardiccio, felice intuizio- sta piccola creatura golosa è Alessandro ne di Vetulio Bondi o di Gianluca Sot- Sarti con il suo Il Bardiccio! , edito da tani. Come ha giustamente sottolineato Edizioni Polistampa. In copertina il tratto Francesco Sorelli, il bardiccio “Oggi, da inconfondibile di Staino fa recitare al suo brutto anatroccolo della misera cucina Bobo “Non fatevi infinocchiare”, posto che contadina, si è fatto cigno e dimostra una il vero bardiccio bisogna saperlo ricono- grande versatilità in numerosi piatti” an- scere, ora che è diventato prodotto golo- che se, come ricorda la penna gourmet so e ricercato. Mete sicure a Pontassieve di Leonardo Romanelli, per fare un bar- che, dal 2016, ha organizzato manife- diccio come si deve occorrono due ingre- stazioni diverse, con il bardiccio prota- dienti principali: “il cuore e la testa di chi gonista e palio regolamentare asse- lo prepara”.

Pagina 25 Cucina l Prodotti l Tecnologia alimentare Le morchelle, appuntamento di primavera

di Giancarlo Burri Accademico di Padova

Detti anche spugnole, isorientati dalle caotiche trasfor- gnole crescono sia nei boschi di latifoglie mazioni cromatiche regionali sia di conifere, su terreni ghiaiosi o sab- sono prelibati funghi D imposte dal coronavirus, i veri biosi, in aree recentemente bruciate da appassionati di funghi paventano l’an- incendi (nella primavera del 1945 un primaverili nullamento del rendez-vous con i più gran numero di questi funghi fu trovato, da consumare prelibati funghi primaverili, le morchelle. in Normandia, nei crateri delle bombe Il nome deriva dal tedesco Morchel, che sulle spiagge dello sbarco). solo ben cotti. significa piccola spugna-spugnola, per Le morchelle possono anche essere col- l’aspetto particolare del cappello (mitra) tivate in serra: le produzioni di Cina, cavo e solcato da costolature irregolari Francia e Svizzera mettono a disposizio- delimitanti numerose cellette (alveoli) ne dei mercati morchelle fresche, e in che gli conferiscono il caratteristico particolare essiccate, spuntando prezzi aspetto spongiforme. decisamente elevati. Funghi terricoli, spesso gregari, le spu- All’interno del genere Morchella si è so-

Pagina 26 liti suddividere le varie specie in due gruppi: quello delle “morchelle gialle” caratterizzate da mitra a forma coni- co-globosa, come la Morchella escu- lenta Pers., e quello delle “morchelle nere, con mitra di forma conica e ap- puntita, come la Morchella conica Pers. I Romani consideravano i funghi cibi raf- finati, dall’Amanita caesarea al Boletus edulis, non trascurando quelli campestri come l’Agaricus campestris. Proprio tra le proposte gastronomiche di Apicio (De re coquinaria) molti studiosi ritengono che possano considerarsi dedicate alle morchelle quelle elencate sotto la voce sfondili: ben sette ricette nelle quali, cu- riosamente, si impiegano i funghi dopo averli lessati. Una raccomandazione in realtà ancora oggi essenziale per organolettica (oggi codificata come un lin) “Re Maurì” di Salerno, i Ravioli di disattivare l’acido elvellico, una tossi- pizzico di umami fuso amabilmente con branzino, mantecati in acqua di vongo- na termolabile in essi presente (la tossi- sapore di nocciola e sentori erbacei). le e fumetto di pesce e impiattati con na si neutralizza anche mediante l’essic- Quando, tra il 1600 e il 1700, con il do- morchelle glassate, vongole, pomodo- cazione dei funghi). minio della cucina francese, nobili e ri confit e asparagi di mare sbollentati. borghesi si dedicarono con fervore ai Ancora uno chef stellato, Giuliano Bal- piaceri della tavola e ai preziosismi del- dessari dell’“Aqua Crua” di Barbarano Sull’origine e sulla forma la gastronomia, si esaltò il ruolo delle Vicentino, con la sua allettante Acqua bizzarra si svilupparono morchelle nella preparazione, in par- cotta, in cui la polpa di garusoli, aroma- curiose storie popolari ticolare sotto forma di salse, di piatti tizzata con brodo e polvere di morchel- raffinati e delicati. Tra i tanti, quel “luc- le, viene servita calda con scampi crudi, cio bollito apparecchiato con sausse cialda di polenta fritta, olio all’aglio e Sulla forma bizzarra di questi funghi e d’Allemagne con morchelle e tartufi” di Salty Fingers. Sempre in tema marino, sulla loro origine si svilupparono cre- François Massialot (Le cuisinier roïal et la Spigola al vino bianco, pesche e mor- denze popolari e curiose storie di fanta- bourgeois, 1705), celebre chef de cuisine chelle che il tristellato Mario Uliassi, sia, dalla nascita provocata dalla scarica di vari illustri nobili francesi. dell’omonimo ristorante di Senigallia, dei fulmini alla fatale emanazione di allestisce presentando la spigola griglia- terreni degradati, al minuscolo riparo ta con cubetti di pesche e morchelle dei folletti del bosco che tutelano la Nella cucina di famosi chef, grigliate su salsa di mandarino, ornando giovinezza degli esseri umani, determi- le morchelle trovano il tutto con basilico fresco a julienne e nandone per secoli il quasi totale oblio. un raffinato impiego nappando con la salsa beurre blanc. Con l’interesse dei botanici rinascimen- Qualche curiosità in tema: negli USA, le tali per i funghi (e apprezzamento per spugnole, con molti soprannomi tra cui le relative commestibilità) anche le mor- Ancora oggi, nella cucina di famosi chef, molly moochers, hickory chickens e dryland chelle ebbero la loro giusta reintegra- le preziose morchelle trovano parsimo- fish, sono tanto ricercate e adorate da zione, dalla prima illustrazione di Jac- nioso e raffinato impiego per conferire essere definite “tartufi americani”. Ogni ques Daléchamps (Historia generalis alle preparazioni quel tocco in più di primavera, centinaia di appassionati di plantarum,1586) alle abbozzate descri- sapore e aroma. spugnole si riuniscono a Boyne City, Mi- zioni di Giovan Battista Della Porta Il pluristellato Bruno Barbieri propone chigan, per il National Morel Mushroom “…a spongiarum similitudine spongiosa una semplice ma deliziosa versione di Festival, un evento secolare nel quale i dicimus” (Villae libri XII,1592). Successivi Tagliatelle alle morchelle, accomodate ristoranti preparano antipasti pieni di perfezionamenti morfologici e valuta- con i funghi su un fondo di burro all’aglio spugnole, i cantori locali cantano delle zioni gastronomiche, via via più entu- e tuorlo d’uovo sodo, cosparse di cracker spugnole e vengono condivisi luoghi e siastiche, portarono le morchelle a pa- tritati e fatti tostare con un filo d’olio e ricette di caccia segreti. A livello legisla- reggiare, in preziosità, i tartufi, sia per la di salamoia bolognese. Sono di Lorenzo tivo la morchella è stata proclamata, nel limitata reperibilità sia per la qualità Cuomo del ristorante (una stella Miche- 1974, fungo ufficiale del Minnesota!

Pagina 27 Cucina l Prodotti l Tecnologia alimentare Tritordeum, chi è costui?

di Giorgio Borsino Accademico di Alessandria

Un nuovo cereale, l tritordeum è un cereale naturale di ni di crescita più calde e asciutte rispet- origine spagnola nato dall’incrocio tra to al grano, utilizzando meno acqua, molto versatile I grano duro (Triticum durum) e un orzo fertilizzanti e fungicidi. Inoltre, grazie selvatico (Hordeum chilense). È un seme a questa caratteristica di risparmio idrico, in cucina e ricco ibrido, ottenuto con incroci naturali, ha vinto il primo premio per un ingre- di proprietà nutrizionali senza modificazioni genetiche in la- diente sostenibile ai Sustainable Food boratorio, che si coltiva applicando le Awards 2018 organizzati da Ecovia In- di altissimo valore. normali tecniche utilizzate per il frumen- telligence. La sua farina si presta in modo to, possedendo anche una maggiore particolare alla preparazione di prodot- resistenza alla siccità e alle avversità di ti a lunga lievitazione e alta digeribi- campo. È piantato su circa 1.300 ettari in lità, adattandosi perfettamente a qual- Portogallo, Spagna, Francia, Italia (2013) siasi prodotto dolce e salato, donando e Turchia. Funziona meglio in condizio- un colore dorato e il sapore naturale di

Pagina 28 una volta. La sua antica provenienza dal che hanno un ruolo di difesa contro il to dal grande pubblico, ma credo e spe- grano duro diventa una risorsa per la cancro del colon, proteggono la pelle ro che riesca finalmente a imporsi e a preparazione di pasta fatta in casa di dai raggi UV e hanno anche azione an- sostituire le super utilizzate farine bianche qualsiasi tipo. tinfiammatoria: il tritordeum contiene 00, considerate, non a torto, “cibo spaz- nei suoi semi più composti fenolici del zatura” per il loro elevato contenuto di grano tenero e di quello duro, ma anche glutine, l’alto indice glicemico e la totale Il tritordeum porta notevoli più del farro, considerato già molto salu- assenza di vitamine, sali minerali e fito- benefici nutrizionali e di salute tare. È un cereale ancora poco conosciu- nutrienti.

Questo cereale ha un contenuto di glu- LINGUE DI SUOCERA tine significativamente inferiore a quello del grano tenero e del farro (spel- Ingredienti: 1 kg di farina di tritordeum, 700 ml di acqua, 25 mg di lievito di ta). Comparato agli altri cereali, ha un più birra, 3 cucchiaini circa di sale, circa 5 cucchiai di olio extravergine di oliva. alto contenuto di proteine, caratteriz- zato da una elevata digeribilità, e un Preparazione: impastare tutti gli ingredienti con la planetaria oppure ma- più basso contenuto di amido, dunque nualmente. Lasciare lievitare il composto 2 ore a temperatura ambiente; por- di carboidrati e, pertanto, è consigliabile lo in frigorifero per circa 12 ore e lasciarlo ancora lievitare a temperatura per i diabetici. ambiente per 3 ore. Ricavare dei panetti di circa 40 g e stenderli sottilmente Ha un elevato contenuto di luteina, col mattarello. Trasferirli in una teglia oleata e cuocerli a forno statico a 250 carotenoide antiossidante con un’azione gradi per 5 minuti. che protegge gli occhi dalla degenera- zione maculare e dagli effetti nocivi del- la luce del sole, conferendo ai prodotti che ne derivano una tonalità più gialla e un piacevole profilo aromatico.Il conte- nuto di luteina è addirittura sei volte superiore a quello del classico pane di frumento. Il contenuto di fibra dietetica è più ele- vato rispetto al frumento e ha effetti po- sitivi sulla salute cardiovascolare. Il tritordeum ha un importante contenu- to di fruttani, composti ad azione pre- biotica che contribuiscono a mantenere in buono stato la flora batterica inte- stinale. La sua farina è caratterizzata da livelli più elevati di acidi monoinsaturi, primo fra tutti l’acido oleico, che favori- scono il colesterolo buono (HDL) e con- tiene meno acidi polinsaturi che favori- scono il colesterolo cattivo (LDL). Il rame, lo zinco e il selenio giocano un ruolo importante nella crescita cellulare, nel corretto funzionamento del siste- ma immunitario e del metabolismo (con conseguenze sul peso corporeo) e tanto altro ancora. I cereali integrali sono una fonte essenziale di tali minerali e il tritordeum ne contiene elevati quantita- tivi. È fonte di potassio, elemento che contribuisce alla normale funzione mu- scolare, e di vitamina B1 e B6. I composti fenolici sono antiossidanti

Pagina 29 Ristorazione e Cuochi Alta cucina vegetale (integrale)

di Gigi Padovani Accademico onorario di Torino Lingotto

A Torino, lo chef Antonio baceo” o “Pitagorico”. Non a caso, visse nome e si definisce di “cucina vegetale cent’anni. Oggi i menu meat-free sono di integrale”. Dopo anni passati nell’alta ri- Chiodi Latini apre un gran moda: nei supermercati si trovano storazione con offerta “onnivora”, il cuoco assurdi “burger” di sostanze camuffate da torinese - anche per ragioni personali di suo ristorante senza cibi carne, o imbarazzanti “formaggi di tofu” o salute - ha deciso di cimentarsi in questa di provenienza animale: di soia. C’è tuttavia anche chi si dedica a nuova strada, con un obiettivo: “Voglio quest’onda vegana per ragioni filoso- offrire ai miei clienti piatti sani, gusto- “Omaggio alla terra e fiche e salutistiche, riuscendo a trasmet- si, colorati, utilizzando tecniche di alta tere piacevolezza e colore nei suoi piatti, cucina: anche una patata, una cipolla, alla natura”. senza usare né tofu, né soia, né tempeh. l’indivia o un semplice carciofo possono diventare ricette gourmet, buoni da man- l vitto pitagorico consiste in erbe giare e in pace con la natura e la terra. È fresche, radiche, fiori, frutta, semi Anche una patata, una cipolla, questo il futuro, nella speranza che il mio “I e tutto ciò che dalla terra si pro- l’indivia possono diventare ospite viva un’esperienza nuova. E mi duce per nostro nutrimento. Viene detto ricette gourmet piace avere un contatto con i clienti. La pitagorico poiché Pitagora, com’è tradi- mia cucina è a vista, la finitura dei piat- zione, di questi prodotti della terra soltan- ti, piuttosto lunghi e complicati nella to fece uso”. Così scriveva il letterato e Si tratta dello chef Antonio Chiodi Lati- preparazione, avviene dietro al bancone, gastronomo napoletano Vincenzo Cor- ni, il quale, poco prima della pandemia nella sala di degustazione, perché credo rado alla fine del 1700, il quale, dopo il Covid-19, nel centro di Torino, ha aperto sia opportuno spiegare come avvicinar- suo famoso ricettario dal titolo Il cuoco un piccolo ristorante che porta il suo si a questa mia filosofia”. galante, dedicò un libro intero al “cibo er-

Lo chef Antonio Chiodi Latini

Indivia belga e mela cotogna

Pagina 30 Il piatto “Dedicato a Parmentier”

sufficiente, non ci sono studi scientifici. Negli ultimi tre o quattro anni mi sono impegnato ad avere un approccio olisti- co alle verdure, ma sempre al servizio dei miei clienti”. Può forse sembrare eccessivo caricare tali istanze filosofiche su un semplice menu gastronomico. Però è una scelta coraggio- Il “carciofoglio” sa e non “talebana”, come dice lo stesso Chiodi Latini, in cui non manca un po’ di spirito giovanilistico e provocatorio, no- nostante le sessanta primavere dello chef.

Il commensale intinge in una crema Parmentier (senza latte) diversi tipi di tubero Chiodi Latini si ispira a pensatori come Infatti, metto a sobbollire la foglia ester- Colin Campbell - nutrizionista america- na del carciofo per servirla come contor- Ne è un esempio il piatto intitolato “De- no che ha comparato l’alimentazione no. Infine, sul fondo del piatto stendo una dicato a Parmentier”, nel quale il com- cinese e quella occidentale e propugna crema di anacardi e zenzero, per con- mensale usa le mani per intingere in una una dieta vegetale integrale - e Rudolf ferire insieme la sensazione del sapido crema Parmentier (senza latte, ovviamen- Steiner - filosofo, educatore e sostenito- e del piccante, mentre completa la “pa- te) diversi tipi di tubero: la Miss Blush re della medicina antroposofica, teorico lette” di sapori la dolcezza del caramello con terra di topinanbur, la Amandine dell’agricoltura biodinamica - ma non di prezzemolo, preparato con gambo di con terra di fiore di cardo, la Prunelle disdegna cottura a bassa temperatura, carciofo, prezzemolo e zucchero di cocco. viola con la sua stessa terra, e la patata estrattori, evaporatori rotanti per estrar- L’acidità viene data dalla scorza di cedro americana. Ma, attenzione: prima di re l’essenza di una verdura con un pro- fresco”. Una lunga preparazione, come prendere in mano i tocchetti di patate, i cesso di distillazione. si può capire, che secondo lo chef con- commensali devono “sanificare” le proprie tribuisce a comporre un piatto di “cucina mani strofinandole con un rametto di vegetale integrale”. È vegana, ma va oltre, rosmarino. E le patate arrivano dalla Val- Come si prepara si potrebbe dire, perché intende “spetta- le d’Aosta, dall’azienda Paysage à Manger il “carciofoglio” colizzare” i vegetali, le verdure, evitando di Gressoney - Saint Jean, gestita dal con- quelle “prese in giro” - così le definisce - del tadino-guru Federico Chierico. finto formaggio o della simil-carne. Non sappiamo che cosa ne penserebbe Il risultato è una serie di piatti all’appa- Chi scrive ha frequentato le migliori cuci- il nutrizionista e agronomo francese An- renza molto semplici - una patata, una ne del mondo, senza negarsi l’asado di toine-Augustin Parmentier (1737-1813), cipolla, un’indivia, un carciofo - ma sor- vitello nella pampa argentina, i dim-sung che dedicò la sua vita a diffondere l’uso prendentemente gustosi e originali. “La di maiale e la pentola mongola a Shangai, in cucina delle patate - prima di lui viste mia cucina si adatta ai cambiamenti del- la t-bone a New York City (per restare al con sospetto dai cuochi - in varie prepa- la natura. Posso fare un esempio: il ‘car- mondo, senza enumerare i grandi piatti razioni a lui dedicate. ciofoglio’. Utilizzo un carciofo intero, con “animali” della tradizione italiana) ma le Troppe aspettative intorno a tocchetti di il gambo cotto a bassa temperatura, a preparazioni di Chiodi Latini sono in grado verdura? Forse. Per il palato, tuttavia, è 95°C per quindici minuti, affinché con- di soddisfare anche il gourmet più esper- un’esperienza nuova, purché si resetti il servi le sue proprietà nutrizionali, quindi to, un po’ come certi menu di Pietro Lee- gusto rispetto alle abitudini carnivore. viene tuffato in un composto di acqua man a Milano o piatti iconici come l’Asso- Chiodi Latini pensa che questa strada e farina di riso per essere fritto in olio luto di cipolla di Niko Romito e la Matrioska costituisca il futuro della cucina. Da on- di vinaccioli. Dopo la frittura, le fette del di Tropea firmata daDavide Scabin. nivori, noi pensiamo che vi sia spazio per carciofo sono disidratate a 70 °C per Qual è la particolarità di questa espe- tutti, pur nella convinzione che una mag- ventiquattr’ore. Il vapore acqueo fuo- rienza di Chiodi Latini? La ricerca del giore attenzione alla Terra e alle sue leg- riesce, regalando al palato una verdu- colore, della piacevolezza, del gusto gi sia necessaria. Senza nulla togliere ra molto croccante all’esterno e mor- assoluto. “Sulla cucina vegetale - sostie- all’emozione che può offrire un cavolo bida all’interno. Non si butta niente. ne il cuoco - non esiste documentazione verza, cucinato come si deve.

Pagina 31 Ristorazione e Cuochi Eppur si muove

di Elisabetta Cocito Accademica di Torino

Il mondo della cucina crisi tante categorie di lavoratori e di costo possibile. Nello spirito di tale indi- imprenditori, dal personale impiegato rizzo, un primo esempio è fornito dalle continua a camminare nei ristoranti ai fornitori di beni e servizi, iniziative di kitchen sharing, ispirate al creando una situazione difficile per la modello coworking oggi adottato in più con le gambe e la testa quale non si intravedono, purtroppo, ambiti lavorativi, e concepite con l’obiet- di chi non si arrende. soluzioni a breve termine. Lo scoramen- tivo primario di ridurre i costi fissi per chi to e la preoccupazione sono alti… eppu- desidera cominciare un lavoro di con- re qualcosa si muove. segna di cibo a domicilio. Poiché il de- La necessità, l’ingegno e la creatività livery proseguirà anche oltre la fine della a pandemia ha costretto tutti a fer- hanno dato forma e sostegno a nuovi pandemia, le nuove iniziative non guar- marsi: non possiamo né viaggiare, modi di vivere la propria professionalità dano solo all’oggi, ma anche al domani. L né superare i confini delle nostre e di proporsi sul mercato. Il primo passo è la realizzazione di cucine regioni, alcune volte anche dei nostri co- commerciali condivise che consentono, muni. Fermi, congelati nelle attività, de- in particolare ai piccoli imprenditori, di pauperati della vitalità, umiliati nelle nostre Iniziative e startup propongono minimizzare i costi di personale, pulizie, ambizioni. Eppure, qualcosa si muove: la nuovi modelli di ristorazione affitto e approvvigionamento. Un’ulte- cucina, inarrestabile e feconda, continua riore offerta è rappresentata dalla gestio- a camminare con le gambe e la testa di ne centralizzata degli ordini e delle chi non si arrende, in particolare la cucina Stanno nascendo, infatti, diverse inizia- pratiche correnti (pagamenti, forniture, italiana, flessibile, adattabile e creativa. tive e startup che propongono nuovi fiscalità) sfruttando il valore strategico del La chiusura dei nostri luoghi di ristoro, modelli di ristorazione per aggirare gli digitale, emerso prepotentemente duran- un tempo ricchi di profumi, di voci, di ostacoli posti dalla pandemia con una te questa pandemia. L’obiettivo è quello tintinnio di stoviglie, occasione di incon- impostazione di forte cooperazione nel di consentire ai partner di potersi foca- tri, di amicizie, nonché di scoperta di darsi tutti una mano e lavorare insieme lizzare sulla preparazione dei pasti per nuovi e antichi sapori, ha messo in grave per ottenere i migliori risultati al minor servire più clienti nel miglior modo pos-

Pagina 32 sibile, essendo sollevati da impegni buro- cottura centralizzato e portati quindi in demia: un esempio di resilienza e di cratici e logistici. azienda porzionati in confezioni di mate- iniziativa intelligente. L’imprenditore, Un’altra originale iniziativa riguarda una riali al 100% riciclabili. dopo studi di marketing, di comunicazio- startup fondata da un giovane sportivo ne e naturalmente anche di tecniche, ha per rispondere all’esigenza di coloro che creato una community di clienti dove praticano attività sportive di poter fruire Le persone che ordinano pasti si possono scambiare idee e opinioni di pasti sani, pur non avendo il tempo di a domicilio sono attente ai sui format e sulle varietà di farine e di cucinarli. Con il supporto di un personal materiali delle confezioni condimenti e ognuno può ordinare se- trainer nutrizionista è stato messo a condo le proprie preferenze, sollecitando punto un sistema sofisticato che permet- così anche la creatività del pizzaiolo. Pare te al cliente di accedere a una piattaforma A quest’ultimo proposito, una recente che l’iniziativa stia avendo successo e non ad hoc dove inserire i propri parametri indagine ha rilevato che la maggior par- si può che plaudere all’intraprendenza e, corporei di base (altezza, peso, età e ses- te delle persone che ordina pasti a domi- qualora ce ne fosse bisogno, alla dimo- so) e le proprie esigenze (numero di pasti, cilio è molto attenta ai materiali delle strazione che oggi per riuscire a essere alimenti graditi o da escludere) e di rice- confezioni: non ama piatti e posate usa imprenditori occorre formarsi, studiare e vere a casa i pasti personalizzati. Ogni e getta in materiali non riciclabili, di- non improvvisarsi. mese si procede al controllo del peso e mostrando attenzione e sensibilità verso viene eventualmente modificata la dieta. gli aspetti ecologici; l’osservanza di questi L’obiettivo dell’ideatore è quello di intro- aspetti può costituire un punto a favore Grazie a un’adeguata logistica e durre pasti preconfezionati di diverse dei ristoratori più virtuosi. a food box isotermiche, i menu calibrature nei centri fitness. Una curiosità: si sta facendo largo una vengono spediti in tutta Europa Un’altra iniziativa riguarda l’idea di con- sorta di manuale del bon ton del pasto segnare pasti ai lavoratori che operano consumato in ufficio (per gli abitué del- ancora all’interno delle aziende e non la schiscetta a Milano e del barachin a Prima della pandemia ha visto la luce possono usufruire, per la pausa pranzo, Torino). È infatti anche nel momento del una startup, ideata da un gruppo di di mense o recarsi in locali esterni, oggi consumo del pasto che si mettono in luce imprenditori di Langa, con l’obiettivo chiusi. Una App, creata allo scopo, con- il rispetto e l’attenzione verso il prossimo. di promuovere la cucina tradizionale sente di ordinare direttamente dalla Le raccomandazioni di questa sorta di piemontese per i turisti stranieri giunti scrivania il proprio pasto e riceverlo in piccolo vademecum suggeriscono di non nel territorio alla ricerca dei nostri piat- loco. Per le strutture di piccole dimensio- consumare pietanze dagli odori forti o ti di eccellenza. Il lockdown ha costretto ni potrebbe essere individuato un corner troppo speziati, sostanze che scrocchiano, a cambiare i piani e il progetto è stato di ritiro. In una prospettiva di lungo ter- cibi ricchi di salse o intingoli che possano modificato con l’obiettivo di raggiungere mine, una volta superato il problema sporcare e possibilmente di avere il pasto un bacino più ampio di interessati, tra- pandemico, il progetto potrebbe allargar- già porzionato in bocconi piccoli. sformandosi in uno spazio virtuale dove si a strutture più grandi in sostituzione Segnalo, infine, l’idea di un piccolo co- è possibile costruire menu e percorsi della mensa tradizionale, per le quali i raggioso imprenditore che ha avviato gustativi differenziati. Supportato da piatti verrebbero preparati in un luogo la sua attività di pizzaiolo in piena pan- schede informative dei prodotti e delle ricette, l’utente può scegliere tra diversi menu. Grazie a un adeguato supporto logistico e all’utilizzo di food box isoter- miche, i menu vengono spediti in tutta Europa. Un modo originale di degustare un territorio restando, per ora, seduti sul proprio divano di casa. Molti altri esempi di riscatto e di voglia di combattere si potrebbero fare, ma sono convinta che i settori imprenditoriali le- gati al cibo debbano e possano tornare a operare più forti di prima, perché il cibo è uno dei punti di forza della nostra eco- nomia che trascina con sé turismo, cultu- ra, indotto e, non ultima, la gioia di vivere, di godere e condividere un aspetto im- portante della nostra vita.

Pagina 33 Salute l Sicurezza l Legislazione Il custode della nostra sicurezza

di Andrea Vitale Accademico onorario di Milano Navigli

L’operatore del settore ome sappiamo, il percorso che della legislazione alimentare, si è occu- conduce gli alimenti sulle nostre pato di definire l’OSA come “La persona alimentare è una figura C tavole è sempre più articolato; le fisica o giuridica responsabile di garantire materie prime aumentano per tipologia il rispetto delle disposizioni della legisla- in grado di elaborare e lavorazione; nuovi prodotti entrano a zione alimentare nell’impresa alimentare sistemi affidabili per far parte del nostro regime alimentare posta sotto il suo controllo”. con sempre maggior frequenza (basti Garantire il rispetto di tali disposizioni è, l’approvvigionamento pensare ai cosiddetti novel food di cui dunque, un compito specifico e comples- abbiamo trattato sul numero scorso): so basato sull’assunto che gli OSA ven- alimentare e per la tuttavia, la nostra tranquillità nel seder- gono individuati, nella normativa citata, sicurezza dei ci a tavola non viene intaccata perché come le figure in grado di elaborare si- possiamo fare affidamento sull’attivi- stemi sicuri per l’approvvigionamento prodotti forniti. tà degli operatori del settore alimen- alimentare e garantire la sicurezza dei tare (OSA). prodotti forniti. Già il Regolamento CE 178/2002, che stabilisce i principi e i requisiti generali Gli obblighi cui sono tenuti gli operatori del settore alimentare

In particolare l’articolo 19 “Obblighi relativi agli alimenti: operatori del setto- re alimentare” così recita: 1. Se un operatore del settore alimentare ritiene o ha motivo di ritenere che un alimento da lui importato, prodotto, trasformato, lavorato o distribuito non sia conforme ai requisiti di sicurezza, e non si trova più sotto il controllo imme- diato di tale operatore, egli deve avvia- re immediatamente procedure per ritirarlo e informarne le autorità com- petenti. Se il prodotto può essere arriva- to al consumatore, l’operatore informa i consumatori, in maniera efficace e ac- curata, del motivo del ritiro e, se neces- sario, richiama i prodotti già forniti ai consumatori quando altre misure siano insufficienti a conseguire un livello ele- vato di tutela della salute. 2. Gli operatori responsabili di attività di vendita al dettaglio o distribuzione, che

Pagina 34 non incidono sul confezionamento, sull’e- tichettatura, sulla sicurezza o sull’integrità dell’alimento, devono, entro i limiti delle rispettive attività, avviare procedure per ritirare dal mercato i prodotti non con- formi ai requisiti di sicurezza alimenta- re e contribuire a garantire la sicurezza degli alimenti trasmettendo al riguardo le informazioni necessarie ai fini della loro rintracciabilità, collaborando agli interventi dei responsabili della produzio- ne, della trasformazione e della lavorazio- ne e/o delle autorità competenti. 3. Gli operatori del settore alimentare informano immediatamente le auto- rità competenti quando ritengano o effettuano la produzione primaria e le operatori del settore alimentare pos- abbiano motivo di ritenere che un ali- operazioni connesse, elencate nell’alle- sono utilizzare metodi appropriati mento da essi immesso sul mercato pos- gato I, rispettano i requisiti generali in contenuti in altre normative comunitarie sa essere dannoso per la salute umana. materia d’igiene di cui alla parte A dell’al- o nazionali o, qualora non siano disponi- Essi informano le autorità competenti legato I e ogni requisito specifico previsto bili, metodi che consentano di ottenere degli interventi adottati per evitare ri- dal regolamento (CE) n. 853/2004. risultati equivalenti a quelli ottenuti uti- schi al consumatore finale e non impe- 2. Gli operatori del settore alimentare che lizzando il metodo di riferimento, purché discono né scoraggiano la cooperazione eseguono qualsivoglia fase della produ- detti metodi siano scientificamente con- di chiunque con le autorità competenti, zione, della trasformazione e della distri- validati in conformità di norme o proto- in base alla legislazione nazionale e alla buzione di alimenti successiva a quelle colli riconosciuti a livello internazionale. prassi legale, nel caso in cui tale coopera- di cui al paragrafo 1, rispettano i requisi- Il successivo articolo prevede poi che gli zione possa prevenire, ridurre o eliminare ti generali in materia d’igiene di cui all’al- OSA sono tenuti a predisporre, attuare e un rischio derivante da un prodotto ali- legato II e ogni requisito specifico previ- mantenere, a tal fine, idonee e perma- mentare. sto dal regolamento (CE) n. 853/2004. nenti procedure basate sui principi del 4. Gli operatori del settore alimentare 3. Gli operatori del settore alimentare, se sistema HACCP. collaborano con le autorità competen- necessario, adottano le seguenti misure ti riguardo ai provvedimenti volti a igieniche specifiche: a) rispetto dei crite- evitare o ridurre i rischi provocati da un ri microbiologici relativi ai prodotti ali- Il progresso tecnico e scientifico alimento che forniscono o hanno fornito. mentari; b) le procedure necessarie a consente la traduzione in realtà raggiungere gli obiettivi fissati per il dei principi di sicurezza conseguimento degli scopi del presente Compiti essenziali per garantire regolamento; c) rispetto dei requisiti in la tranquillità dei consumatori materia di controllo delle temperature Mi sento di concludere questo breve focus e la sicurezza della filiera degli alimenti; d) mantenimento della sugli obblighi che gravano sugli OSA evi- catena del freddo; e) campionature e denziando come spesso le norme di legge analisi. scontino il prezzo di rimanere elencazione Anche il Regolamento CE n. 852/2004 4. La Commissione stabilisce i criteri, i di principi e di teorie che si scontrano con in materia di igiene dei prodotti ali- requisiti e gli obiettivi di cui al paragrafo la difficoltà della loro applicazione pratica mentari si è focalizzato sui compiti degli 3, nonché i metodi connessi di campiona- e del loro concreto rispetto, tuttavia mi OSA, precisando che essi devono garan- tura e di analisi. Tali misure, intese a mo- piace evidenziare che in questa materia il tire che tutte le fasi della produzione, dificare elementi non essenziali del pre- continuo progresso tecnico e scientifico trasformazione e distribuzione degli ali- sente regolamento completandolo, sono ha affiancato e sostenuto tutti i soggetti menti, sottoposte al loro controllo, sod- adottate secondo la procedura di regola- coinvolti (istituzioni, legislatori, operatori disfino i pertinenti requisiti di igiene mentazione con controllo di cui all’artico- economici del settore, organismi di con- stabiliti nel regolamento stesso. lo 14, paragrafo 3. trollo ufficiali) consentendo la traduzione Requisiti generali e specifici in materia 5. Se il presente regolamento, il regola- in realtà dei principi sopra elencati, tanto d’igiene vengono elencati all’art. 4 che mento (CE) n. 853/2004 e le relative mi- che possiamo affermare che, allo stato prevede: sure di applicazione non specificano i dell’arte, gli OSA siano i veri custodi della 1. Gli operatori del settore alimentare che metodi di campionatura o di analisi, gli nostra sicurezza alimentare.

Pagina 35 Salute l Sicurezza l Legislazione Merendine sì, merendine no

di Antonio Ravidà Delegato onorario di Palermo Mondello

Piccoli pasti, freschi e ono cruciali, a metà mattinata o al essenzialità. Non c’era ancora lo storico pomeriggio, le merendine che “dominio”, pressoché invincibile, di genuini, sono utili per Spermettono di smorzare l’appeti- snack, plumcake, “barrette”, amati anche to tra i pasti principali. Mamme e nonne, da adulti e anziani e che le campagne smorzare l’appetito, un tempo, chiamavano bambini e ra- pubblicitarie di influencer, finanziate evitando di ricorrere a gazzi per il tanto atteso spuntino. Tutto dall’industria, ci scaraventano addosso. era preparato in casa, nel tripudio del- snack industriali, le consuetudini radicate nella dinamica dannosi alla salute. delle tradizioni quasi sempre allineate Bambin Gesù e Unione Italiana ai principi riconducibili a semplicità ed Food riconoscono l’importanza di una merenda ben bilanciata

I nutrizionisti garantiscono che, comun- que, piccoli pasti, freschi e genuini, op- pure prodotti dalle catene alimentari in mezzo mondo, presentano proficui aspet- ti, il principale dei quali deve tendere a ridurre il tasso glicemico bilanciando l’apporto calorico con vitamine, fibre, antiossidanti, sali minerali. Gli esperti inoltre assicurano che nel bypassare le imposizioni delle abituali diete, le meren- dine hanno alcuni meriti. Il 17 settembre è la ricorrenza di una Giornata Mondiale che, nell’ottica che potremmo definire “organicità alimentare”, è il risultato otte- nuto a Roma su dati valutati dall’ospeda- le Bambin Gesù e dall’Unione Italiana Food. Esclusi sia le eccessive tolleranze sia l’in- dulgente “semel in anno”, che favorisco- no abusi frequentemente dannosi alla salute, le mai troppo citate mamme e nonne suggeriscono un gelato, biscotti, un panino senza salumi ma, per esempio, con lattuga, rucola, pomodoro. È con- sentito un pezzo di pizza e disco verde, ovviamente, per un frutto. L’obbligo tassativo, insomma l’imperativo, è di limitare le quantità. Infatti lo spunti- no dev’essere un leggero minipasto.

Pagina 36 Salute l Sicurezza l Legislazione Le famiglie italiane hanno riscoperto il miele

di Gabriele Gasparro Delegato di Roma

L’emergenza sanitaria e la maggiore attenzione alla salute spingono verso l’alto le vendite.

e api stanno correndo il grave ri- schio di estinzione, è un allarme L che in questi ultimi tempi si è pro- posto con maggiore insistenza. Gli an- ticrittogamici, di cui si fa abbondante uso in agricoltura, sono pericolosi per le api perché spesso sono spruzzati sui fiori dove esse vanno a raccogliere il polline. L’alto tasso di pesticidi le avve- lena e le fa morire. Questo è il motivo per il quale stanno sempre più sparendo questo prodotto. Lo rivela il rapporto anni fa il maggior consumo era quello dalle campagne. “Tendenze Miele” pubblicato all’inizio della popolazione anziana che occupa- di dicembre dall’Ismea (Istituto di servi- va il 70% delle vendite totali. Il miele è zi per il mercato agricolo alimentare), acquistato soprattutto presso le catene Le api sono ottimi indicatori secondo cui è stata proprio l’emergenza della grande distribuzione e non è, in biologici: la loro presenza sanitaria e la maggiore attenzione alla prevalenza, di origine italiana, registran- dimostra la bontà del territorio salute a spingere verso l’alto le vendite dosi una discreta provenienza estera. di un prodotto percepito da molti come Ciò è dovuto al progressivo aumento dei salutistico. prezzi medi del miele italiano al con- Fra l’altro, le api sono ottimi indicatori sumo, che sono passati dai circa 8 €/kg biologici, che con la loro presenza dimo- del 2013, agli 8,99 €/kg del 2020. Cifre strano la bontà del territorio in cui vivono. Nei primi nove mesi del 2020, che mettono in difficoltà il prodotto na- Una loro diminuzione rappresenta una le vendite di miele sono cresciute zionale di fronte al miele estero, se con- minaccia grave per gli ecosistemi in del 13% in volume sideriamo che quello proveniente dai cui soggiornano e per la produzione Paesi dell’Europa orientale è importato alimentare. Anche la FAO ha ripetuta- a poco più di 3 € /kg, mentre quello ci- mente informato la comunità internazio- Nei primi nove mesi del 2020, le vendi- nese addirittura a 1,25 €/kg. Del resto la nale della preoccupante riduzione mon- te di miele sono cresciute del 13% in nostra produzione, sebbene in leggero diale d’insetti impollinatori, tra cui le api. volume rispetto all’anno precedente. I aumento e con una migliore qualità, non Ciò compromette la produzione del dati più interessanti riguardano l’iden- è sufficiente per soddisfare la richiesta miele, uno dei primi alimenti dell’uomo tikit dei consumatori che si celano nazionale e inoltre è gravemente com- che se n’è cibato fin dalle origini. dietro questo trend: nuove famiglie promessa, secondo quanto riferisce Eppure, si verifica una sempre crescen- (+56%) e nuclei con figli adolescenti l’Ismea, non solo dall’uso improprio dei te domanda di miele da parte dei con- (32%), con prevalenza nelle regioni del pesticidi, ma anche dal cambiamento sumatori. Lo scorso anno, in piena pan- Sud. Un’interessante inversione di climatico che limita la disponibilità di demia, le famiglie hanno riscoperto tendenza se si pensa che fino a pochi nettare per le api.

Pagina 37 Salute l Sicurezza l Legislazione Sale e pepe

di Mario Basile Accademico di Trento

Due ingredienti con cui i solito, nell’elencare gli ingredien- che piano piano ci possiamo abituare ti, e in ordine decrescente, le ad assaporare il vero gusto delle vivan- spesso si concludono ricette di cucina terminano con de se non lo alteriamo con il sale. La le ricette, ma attenzione Dla formula “un pizzico di sale e pepe”, pubblicità di diverse aziende di alimen- o qualcosa di analogo. Cioè è scontato ti enuncia, con tono soddisfatto, che nei alla salute. che il cibo sia salato e pepato. Eppure, loro prodotti il sale è scarso o assente. da qualche tempo, i due ingredienti, Se ci pensiamo, i cibi per i bambini sono per motivi diversi, sono messi in di- privi del sale o ne contengono pochis- scussione. I dietologi, per il bene del simo. È crescendo che i piccoli cambiano nostro sistema cardiocircolatorio, so- tali sane abitudini alimentari adeguan- prattutto a una certa età, raccomandano dosi alle ricette tradizionali della fami- di diminuire il sale nei cibi. Affermano glia. Questo per quanto riguarda il sale.

Pagina 38 sana e leggera è un’abitudine che si è diffusa negli ultimi tempi con una mag- giore attenzione alla salute, alla dige- stione, al peso, alle condizioni fisiche generali.

La scelta se usarlo deve spettare a chi mangia, non a chi cucina

Chi per primo ha parlato di accanto- nare il pepe, è stato Cristian Bertol dello stellato ristorante “Orso Grigio” di Ronzone in provincia di Trento, quan- do, nel dicembre del 2007, era ospite fisso della trasmissione televisiva su Rai 1 “La prova del cuoco”, condotta da An- tonella Clerici. Il programma era molto delle cucine della ristorazione o dome- seguito, e i suggerimenti del famoso chef Il pepe è un aroma che ha stiche ora rendono tale pratica superflua. venivano adottati da chi si occupava di una scadenza ravvicinata La conservazione dei cibi non richie- cucina. Non da tutti, chiaramente. Lo de più l’esigenza di mascherare l’e- dimostrano le varie ricette riportate da ventuale alterazione delle vivande giornali e riviste che continuano a con- A proposito del pepe, c’è da dire che a con aromi vari, pratica diffusa soprattut- cludere la descrizione delle loro leccor- maggior ragione l’elemento non dovreb- to nei Paesi caldi. Ora i sistemi di refri- nie, per esempio, con la dizione “Rego- be essere inserito nelle ricette. La dicitu- gerazione assicurano il mantenimento late di sale e pepe”. Naturalmente il pepe ra che invariabilmente le conclude, do- delle qualità organolettiche per un tem- ha pure delle qualità, ma la scelta se vrebbe sparire. Prima di tutto il pepe non po ragionevolmente lungo. usarlo o no deve spettare soltanto a chi va cotto, ma eventualmente, e a discre- La tendenza a raccomandare una cucina mangia, non a chi cucina. zione di chi si appresta a mangiare quel cibo, sparso con l’ausilio di un macinino che contiene i grani. Il pepe che abbiamo in casa, magari come polvere grigia, vec- chia di mesi se non di anni, è da buttare. Si tratta di un aroma che ha una scaden- za ravvicinata. E poi, per l’appunto, espri- me tutta la sua fragranza solo quando è fresco di macinino. Il pepe è vietato ai bambini. Non per niente i menu delle scuole materne non lo comprendono affatto. Ed è nocivo agli uomini anche giovani: prima o poi la loro prostata protesta. Dovrebbero stare at- tenti e tener presente che il pepe è un irritante. A lungo andare danneggia l’organismo. E questo vale anche per le donne, ovviamente. Ci sarà un motivo per cui i menu degli ospedali non inclu- dono mai tale elemento. Se un tempo c’era una ragione per usa- re, anche con abbondanza, le spezie, per la conservazione dei cibi, le attrezzature

Pagina 39 In libreria (Recensioni a cura di Aldo E. Tàmmaro)

Guido Tommasi editore, Milano 2020, pp. 256 Cucina milanese contemporanea € 28,00 di Cesare Battisti e Gabriele Zanatta

xpo 2015, con il suo tema dedica- Battisti, chef, interprete e rivisitatore di un milanese illustre, da Manzoni a to all’alimentazione, ha connota- della tradizione culinaria milanese, e Gadda a Svampa, a Gaber. Ci sono le E to l’esposizione di Milano come Zanatta, giornalista, docente di gastro- ricette dei caposaldi della cucina mene- crocevia gastronomico europeo, accen- nomia contemporanea a livello istituzio- ghina, alcuni dei quali, come risotto gial- tuando ulteriormente il cosmopolitismo nale e universitario e curatore della lo, co(s)toletta e hanno acqui- della città, dove è possibile sedersi a guida ai ristoranti di Identità Golose. I sito una notorietà planetaria, e se ne qualsiasi tavola regionale italiana ed tredici capitoli dell’opera corrispondono trovano altre, evidentemente scaturite etnica. Tuttavia, in questo panorama ad altrettanti prodotti che sono alla base dalla rivisitazione di Battisti, come la zup- positivo, qual è il peso della cucina della cucina milanese, dalle verdure alle pa di pesce d’acqua dolce (e alcune che meneghina, considerato perdipiù che rane e lumache, dal riso al quinto quarto, sfatano la leggenda secondo cui questo in giro per il mondo di ristoranti mila- dal pesce al pane e ai dolci. In ognuno il pesce è appetibile solo se fritto), le qua- nesi non se ne trovano, se se ne eccettua lettore viene accompagnato in un itine- glie alla diavola, la lingua croccante con l’indiretta presenza nei menu di quelli rario che parte dalle premesse storiche salsa verde di sedano, la fonduta di erbo- che, soprattutto negli Stati Uniti, ven- e passa dal “dove, come e perché” alla rinati. Un utile elenco di produttori con- gono definiti come interpreti della “Nor- descrizione del prodotto, alla storia e alla clude il piacevolissimo volume, che è thern ”? A questa doman- ricetta del singolo piatto. Il tutto a volte arricchito dalle altrettanto piacevolissime da si propongono di dare una risposta condito (è il caso di dirlo!) dal contributo illustrazioni di Gianluca Biscalchin. Cucina botanica vegetale, buona e consapevole

di Carlotta Perego

aureata in design, lavora nel campo giudizi. Al termine della prima parte del della moda, poi decide di seguire la volume, ci si trova arricchiti di una serie di L sua passione per le piante e la cuci- conoscenze sui vegetali, sugli abbinamen- na; si reca a Los Angeles, frequenta la ti, sul modo di fare la spesa, di conservare scuola di cucina vegetale diretta da Mat- i prodotti, di gestire cucina, frigorifero e thew Kenney e in men che non si dica congelatore, nonché sulla stagionalità dei passa dal banco alla cattedra. Poi Carlotta vari vegetali. Su quest’ultima si basa anche decide di tornare in Italia e dà vita a questa la parte dedicata alle ricette, introdotta da sua opera prima, una guida ragionata alla una utilissima premessa in cui sono elen- cucina vegetale, con cui si propone di cate le preparazioni di base. Si può preve- conquistare proseliti alla sua causa. E lo fa dere che al termine della lettura qualcuno cominciando a rispondere a tutta una serie decida di convertirsi alla cucina vegetale, di interrogativi che, partendo da quello qualcun altro continui a considerarla un fondamentale (“Mangiare vegetale: per- attentato alle esigenze nutrizionali di un ché?”), contribuiscono a far apparire la essere ritenuto onnivoro come l’uomo, e cucina vegetale come un qualcosa di un terzo gruppo di lettori scelga di aumen- astruso, difficilmente realizzabile, in con- tare la quota vegetale della sua alimenta- flitto con il gusto e addirittura incompati- zione. Carlotta ha comunque raggiunto il Gribaudo, bile con le esigenze nutrizionali dell’Homo suo scopo: attirare l’attenzione su un com- sapiens. Inutile dire che l’Autrice, basan- portamento destinato ad aumentare il Milano 2020, pp. 224 dosi su rigorosi dati scientifici, riesce nel nostro rispetto per noi stessi, per gli ani- € 18,50 suo intento di smontare tutti questi pre- mali e per l’ambiente.

Pagina 40 Convocazione XVIII Assemblea Ordinaria dei Delegati 22 maggio 2021 (Modalità telematica)

A seguito del perdurare dello stato di emergenza sanitaria, il Consiglio di Presidenza, conformandosi a criteri di opportunità e prudenza e alle norme in vigore, ha deliberato di convocare l’Assemblea Ordinaria dei Delegati in forma telematica, nel rispetto della sicura identificazione degli aventi diritto e della assoluta riservatezza delle votazioni. La sessione assembleare si terrà il 22 maggio 2021 con le modalità che verranno comunicate personalmente e per scritto ai Delegati in carica. La presente informazione anche per ricordare quanto previsto dall’articolo 20, comma 3, del nostro Regolamento: “Qualunque Accademico, con esclusione degli Accademici Onorari di cui al comma 1 dell’art. 6 dello Statuto e dei membri dell’Albo d’Onore di cui all’art. 21 del Regolamento, nel rispetto di quanto previsto dall’art. 11 dello Statuto, può candidarsi alla carica di Presidente dell’Accademia, o di componente elettivo della Consulta Accademica, o del Collegio dei Revisori dei Conti o del Collegio dei Probiviri. L’Accademico deve inviare la propria candidatura alla Segreteria dell’Accademia almeno 30 giorni prima del giorno di inizio della sessione assembleare. L’Accademico può candidarsi ad una sola delle suddette cariche”.

Pagina 41 Riunione dei Coordinatori Territoriali Le Delegazioni non si fermano

di Silvia De Lorenzo

I CT hanno a riunione in videoconferenza è rio de Simone, Delegato onorario di iniziata con il saluto del Presidente Avellino, recentemente scomparso. testimoniato, in una L Paolo Petroni, che ha voluto subi- to rassicurare i Coordinatori Territoriali riunione molto circa la tenuta dell’Accademia sia per il Il successo della nuova App partecipata, il profondo numero dei Soci, che mostrano un forte presso il grande pubblico attaccamento all’Istituzione, sia per le sentimento di attività culturali intraprese e in program- ma. Petroni ha sottolineato che a fronte Il Presidente ha informato che la nuova appartenenza di alcune defezioni da parte di Accade- App dell’Accademia ha registrato più di all’Accademia da parte mici molto anziani vi sono stati diversi 10.000 download, mentre solo 1.500 nuovi inserimenti, anche di persone gio- Accademici l’hanno scaricata. Eppure delle Delegazioni. vani. Ha voluto poi ricordare l’amico Ma- si tratta di uno strumento che consente

Pagina 42 della Biblioteca di Cultura Gastronomica, Coordinatori hanno attivato delle chat il Presidente ha informato i CT che la ver- whatsapp per tenersi in contatto e sione bimestrale della rivista Civiltà condividere esperienze e iniziative. È della Tavola viene da gennaio distri- la parte culturale che, tuttavia, è stata buita in tutta Italia, con un monitorag- preponderante: si sono svolti online gio delle edicole che vendono di più. Un convegni e tavole rotonde, tra i quali dato interessante è la soddisfazione di uno sul Cibo nella Pittura (Molise), un chi l’acquista, che chiede anche i nume- altro su Cibo e Salute (Marche), un webi- ri arretrati, fa notare Paolo Petroni. Una nar sulla Dieta Mediterranea (Sardegna), campagna pubblicitaria su quotidiani e un convegno a settembre sulla cucina periodici è stata pianificata a inizio anno, dell’Artusi (Veneto); l’Umbria ha in pro- proprio per informare il pubblico. Alcuni getto un convegno sull’etichettatura dei Coordinatori (Gasparro, Lombardi, Man- prodotti alimentari. Diverse anche le delli, Schiaroli) hanno sugge- pubblicazioni: le Delegazioni romane rimenti per aumentarne la conoscenza. hanno realizzato il ventesimo volume È stata annunciata, inoltre, la prossima della collana “A tavola con l’Accademia” di avere tutta l’Accademia a portata di pubblicazione del volume Storia della dal titolo “Le vie del gusto”; dalle Delega- mano, per consultare molte utili sezioni, cucina italiana a fumetti, dedicato agli zioni calabresi, la pubblicazione di un tra le quali il Carnet periodicamente studenti delle scuole medie. Sarà invia- libro sulle attività svolte; le Delegazioni aggiornato. I numerosi interventi dei CT to a tutti gli Accademici e sarà in ven- del Friuli - Venezia Giulia hanno raccolto su questo tema sono stati sostanzialmen- dita nelle edicole e nelle librerie. le ricette del Natale nelle famiglie, che te concordi nel rilevare che una scarsa distribuiranno a tutti gli Accademici e conoscenza delle nuove tecnologie ac- stanno selezionando articoli per scrivere comuna molti Accademici e che sarebbe Le iniziative nelle aree l’Enciclopedia della cucina regionale. necessario sensibilizzare i Delegati di competenza dei CT Il Presidente Petroni, concludendo l’in- affinché si attivino per spiegare, -ma contro, ha sottolineato il clima di parte- gari attraverso riunioni online tra i cipazione e di coinvolgimento che ha componenti delle Delegazioni, il funzio- Un giro di tavolo tra i CT ha permesso di pervaso la riunione, a ribadire la forte namento e l’utilità dell’applicazione. conoscere le attività e i progetti in corso coesione e il profondo sentimento di nelle diverse aree di competenza. In linea appartenenza all’Accademia sia da par- di massima, si sono svolte poche riunio- te dei CT, sia da quella delle Delegazioni L’Accademia non si ferma: ni conviviali in presenza, ma in numero- che non hanno mai cessato le attività, le attività editoriali si casi si è ricorso a incontri virtuali con trovando soluzioni diverse per incontrar- consegna dei pasti a domicilio. Molti si anche in un momento difficile.

Dopo aver ricordato il tema dell’anno “Il bosco e il sottobosco. Castagne, funghi, tartufi, frutti di bosco nella cucina della tradizione regionale”, sul quale sarà im- perniato il nuovo volume della Collana

Il libro “Le vie del gusto”, edito dalle Delegazioni romane

Pagina 43 Gli Accademici durante il lockdown Pensieri, racconti, ricette Pubblichiamo una seconda parte delle testimonianze sul lungo periodo di lockdown vissuto dagli Accademici.

MACERATA re (o rileggere) alcuni dei tanti libri (di cultura, di arte, di storia ma anche di gastronomia) che affollano le loro librerie. Non pochi sono i casi in cui gli Accademici della Delegazione (almeno secondo quanto raccontano “Espulse” le mogli dalla cucina al cellulare) hanno approfittato delle “ferie forzate” per impossessarsi dei locali della cucina, “espellendo” le consorti, e impegnandosi nella i mariti preparano le ricette preparazione dei pasti principali. Alcune famiglie, quindi, trascurano i della tradizione piatti pronti o “precotti e riscaldati”, preferendo i manicaretti preparati dai padri e dai mariti. E spesso sono piatti impegnativi perché ciascuno causa del coronavirus, che costringe tutti a rimanere in casa, le cerca di mostrare la propria abilità attingendo alle ricette della tradizio- nostre abitudini sono cambiate radicalmente. Sono diventati ne. In primo luogo i classici vincisgrassi alla maceratese, ma anche gli Asempre più intensi i contatti mediante computer o cellulare sia sformati, i polpettoni, il sugo alla papera, oppure i dolci come la zuppa con i parenti sia con gli amici, ma soprattutto tra gli Accademici. L’oc- inglese e il “ciambellotto”. cupazione principale per quanti sono costretti al “domicilio coatto” è Per avere tutti gli ingredienti non ci sono problemi: basta telefonare al quella di ascoltare notizie dalla Tv, cui fa seguito la lettura dei quotidiani. più vicino negozio di alimentari e quanto richiesto arriva puntualmente Tuttavia, per molti, questa è anche l’occasione più opportuna per legge- a casa. Purtroppo niente pesce. In vendita c’è solo quello congelato per- ché le marinerie dell’Adriatico hanno sospeso la loro attività per colpa del coronavirus. Sempre più spesso, vedere i padri che cucinano è di stimolo anche per i figli maschi ad avvicinarsi alla cucina con maggiore interesse: per loro è una novità assoluta, che allontana i giovani dalla “non cucina” (quella al microonde) e li avvicina alla cucina vera. Da quel che ci risulta nessuno degli Accademici maceratesi si è messo a dieta. Anche quelli che non sono attirati dall’andare in cucina chiedono sempre più spesso alle consorti piatti sostanziosi che non solo rinforza- no il fisico ma rincuorano lo spirito, perché si rinnova la speranza di poter tornare presto alle sedute accademiche. Per la Delegazione era stato già programmato uno splendido menu della tradizione per celebrare la Pa- squa. Purtroppo l’evento è “saltato” ma l’acquolina in bocca è rimasta. Per mantenere i contatti con gli Accademici, la Consulta della Delega- zione ha deciso di inviare, una volta al mese, un questionario di cultura gastronomica (dedicato soprattutto alle eccellenze del Maceratese) che ciascun iscritto dovrà compilare, ovviamente anche consultando i pro- pri libri di gastronomia. Per i più solerti, ma soprattutto più precisi nelle risposte, è stato predisposto, in occasione della festa degli auguri a fine anno, un premio particolare.

La ricetta del sugo di papera

Ingredienti: 1 papera muta, ½ bicchiere di olio extravergine di oliva, 1 cipollina, 1 ciuffo di prezzemolo, 500 g di pomodori pelati, 1 bicchiere di vino bianco, sale, pepe. Preparazione: far imbiondire nell’olio la cipolla tritata con il prezze- molo, e quindi aggiungervi lo spezzatino di papera facendolo rosolare; portare avanti la cottura con l’aggiunta del vino; una volta evaporato, unire i pomodori; aggiustare di sale e pepe e ultimare la cottura. (Ugo Bellesi, Delegato di Macerata)

Pagina 44 MILANO NUORO

Una raccolta di ricette In un periodo così complicato, non della tradizione familiare perdere tempo può fare la differenza

el tempo di lockdown l’attività dell’Accademia non può fermarsi. na inaspettata nevicata, che aggiunge altre difficoltà alla qua- Anzi, questa può essere una buona occasione per conoscersi rantena, e la disponibilità di tanto tempo libero, mi hanno spin- Nmeglio: soprattutto nel caso di una Delegazione numerosa come Uto a fare una sorta di programma per riordinare gli spazi che si quella di Milano, che riunisce Accademici dalle origini e provenienze più prestano maggiormente all’accumulo di oggetti in disordine. In prima differenti. Uno specchio, alla fine, della struttura sociale meneghina, dove fila svetta il mio studio, che ho progettato al terzo piano di una casa gli autentici milanesi sono in netta minoranza. unifamiliare nel centro storico di Nuoro, dove si mantengono i vecchi Abbiamo quindi pensato che chiedere a ogni Accademica di indicare una rapporti di vicinato che in questo periodo accentuano il disagio dell’i- ricetta particolarmente amata potesse far conoscere meglio vicendevol- solamento forzato imposto dalla lotta al Covid-19. Sopra i tavoli, negli mente tutti noi, al di là dei momenti istituzionali delle riunioni conviviali. armadi e nei ripiani, poggiano numerosi contenitori di lucidi con pla- La raccolta delle ricette, più di ottanta, sarà distribuita via email come nimetrie di monumenti, tavole tipologiche di frammenti di oggetti di pdf e, in seguito, stampata in epoche preistoriche e centinaia di libri che rendono lo studio, per il resto un numero limitato di copie. della famiglia, un egoistico e incomprensibile universo mentre, in uno Darà un’immagine, sia pure spazio apparentemente caotico, solo io riesco a trovare tutto quello che un po’ approssimativa, delle cerco. Nel programma di riordino generale, trova un posto importan- abitudini e delle preferenze te la cabina armadio che mostra inesorabilmente il tempo che passa gastronomiche delle nostre e, nel mio caso, mi fa ripensare a una taglia 40 con un po’ di colpevole famiglie. rimpianto che dimentico subito davanti a un piatto di frittura di pesce e Certamente, una ricetta sola non solo. Il conflittuale rapporto con la bilancia è attualmente aggravato per ciascuno è qualcosa di li- dall’impossibilità di andare in campagna, dove rimarranno incompiuti i mitativo, tuttavia tale approc- lavori primaverili, la raccolta di erbe aromatiche e tante calorie lasciate cio potrà portare scambi di sul campo per merito della zappa e delle cesoie. Senza la scusa che il informazioni ed esperienze, tempo non basta mai, è inevitabile affrontare il riordino della dispensa oltre forse a suggerire nuo- che, oltre alle conserve e ai legumi nei contenitori trasparenti, contie- ve iniziative ed esplorazioni ne generazioni di grattugie elettriche, tostapane, friggitrici che hanno culinarie. sprecato litri di olio, avveniristiche griglie rimaste inviolate per il terrore Gli Accademici hanno rice- di doverle ripulire, e modaiole macchine per il caffè che aspettano di vuto uno schema su cui la- sostituire, dopo anni di onorato servizio, la vecchia e indistruttibile caf- vorare; sicuramente ci sarà chi si atterrà a esso, come anche chi andrà fettiera stellata Arianna. Devo confessare che spesso mi lascio convince- liberamente per conto suo: non importa, perché anche questi differenti re dalle ammiccanti pubblicità che promettono con martellante tenacia approcci serviranno a sottolineare la personalità di ciascuno. di volerti semplificare la vita ma puntualmente, dopo l’acquisto, scopro Non sarà importante se le ricette raccolte saranno semplicissime o com- che il tempo per montare le macchine e sistemare i diabolici accessori plicate, tipiche della cucina di ogni giorno oppure destinate a particolari e soprattutto di lavarli e conservarli, è di gran lunga maggiore di quello occasioni. Fondamentale sarà che facciano parte di una precisa cultura che impiego con i vecchi sistemi che, nella loro funzionale semplicità, e tradizione familiare. E, soprattutto, che siano amate in quanto rappre- non ti deludono quasi mai. sentino momenti di aggregazione, di gioia, o semplicemente di nostalgia Il divieto di uscire e gli scaffali intristiti del supermercato mi hanno im- di quei momenti. Una sorta di riunione conviviale virtuale, in cui ogni posto di rivalutare il contenuto di un freezer a pozzo che ha sempre partecipante porta il suo personale contributo, che è anche un tributo avuto la funzione di integrare quello a cassetti del frigorifero, che non alla cultura accademica. può contenere gli alimenti particolari che si consumano fuori stagione (Dino Betti van der Noot, Delegato di Milano) o che vengono tesaurizzati per quando dovessero arrivare ospiti ina- spettati. La stratificazione era tale che sono venuti alla luce mazzi di fi- nocchietti e asparagi selvatici, funghi porcini locali sottovuoto regalati da un generoso amico che non svela a nessuno i posti segreti dove li raccoglie, e una zucca arancione tagliata a cubetti per addensare e colo- rare pallidi minestroni invernali. Non mancano gli sformati di zucchine preparati durante la super produzione estiva, che vengono congelati dopo il rifiuto dei figli a consumare a oltranza un ortaggio trasformista e invadente per diversi mesi. Come in uno strato archeologico, i livelli più profondi nascondevano barattoli di pesto fatto con i pistacchi, con le noci e una scatola di pasta kataifi di produzione greca che, quando

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sono particolarmente ispirata, avvolgo intorno alle code di gambero o Biella che ha pubblicato un libro con tante ricette che hanno valorizzato a piccoli tranci di merluzzo che, nell’olio bollente, si trasformano in fra- frutti locali quasi estinti. Le confetture di frutta tagliata a pezzi grossi, granti gomitoli di sottilissimi fili dorati sostenuti come trofei nei lunghi spesso, sostituiscono lo zucchero nell’impasto di ciambelloni e torte, stecchini di legno. con una base di ricotta che ho inventato per renderle più compatibili Visto il saccheggio di farina e lievito che gli italiani in quarantena usa- con il regime alimentare di un marito diabetico molto goloso. Per una no per fare la pasta al fine di ricordare vecchie abitudini e tenere unita grafomane come me, la lotta alla noia da coronavirus poteva diventare la famiglia, non credo di essere originale nel raccontare che le abituali un’inaspettata opportunità per portare a termine articoli incompiuti spaghettate frettolose hanno lasciato il posto alla preparazione di sughi ma, con mia sorpresa, ho scoperto che le mie celluline grigie si rifiutano unti e generosi per timballi di pasta che racchiudono, sotto una crosta di lavorare ad argomenti seri di preistorie e protostoria e mi gratificano dorata, sapori e profumi antichi che riportano alla mente nostalgici ri- con attività manuali e prestando più attenzione ad argomenti leggeri cordi infantili. Per quanto riguarda l’acquisto del pane fresco giornaliero, per esorcizzare una inconfessabile paura che ha scardinato tutte le cer- sono di conforto le scorte del tipico pane carasau pensato, dalle sue an- tezze di un mondo che corre troppo veloce e troppo distratto, costretto tiche origini, per durare a lungo. Essendo composto di buon grano duro, a dover ammettere di essere in balia di un nemico invisibile e camaleon- si può impiegare nel tipico piatto del pane frattau; inoltre, l’intuizione tico. Gli appelli televisivi che invitano a riempire il tempo con la lettura, di un cuoco nuorese lo propone come cotoletta barbaricina fatta con elargiti anche da noti testimonial che non brillano per la loro cultura, i pezzi di pane carasau avvolti in una doppia panatura di uovo, sale e mi hanno fatto considerare l’aspetto invisibile del virus rileggendo Il li- pangrattato, che diventano una singolare e gustosa alternativa alla soli- bro del Vento di Lyall Watson il quale, con il suo multiforme ingegno, ha ta cotoletta milanese. La sosta forzata mi ha fatto anche riesumare ago scandagliato questa forza invisibile, molto protagonista nella mia isola, e filo per la realizzazione di originali mascherine di stoffa, che mi ha in- che ha da sempre condizionato la vita di tutto il pianeta provocando segnato un’amica medico che è stata a lungo in Africa dove le masche- epiche migrazioni, distruzioni epocali, ma ha anche ispirato le pagine rine erano fatte di lino o cotone, tipo pelle d’uovo o percalle, riutilizzate più belle di poeti e ha reso immortali le ideali rappresentazioni di grandi dopo un accurato lavaggio. Con le mercerie chiuse ho sacrificato anche pittori. le stoffe che impiego per vestire i numerosi barattoli di marmellata che L’uso e la quantificazione del tempo è da sempre un’invenzione dell’uo- faccio durante l’estate con la frutta biologica prodotta in un terreno vici- mo, che lo ha trasformato in convenzioni sociali ma, in un periodo così no al mare che offre generose quantità di fichi, prugne e mele cotogne. complicato, non perdere tempo può fare la differenza. Condivido la passione delle confetture anche con un’Accademica di (Maria Ausilia Fadda, Accademica di Nuoro)

Pagina 46 OGLIASTRA prosciutto, per la morbidezza delle patate. Questo robusto piatto sarà apprezzato da tutti i commensali: ottimo da servire durante un pranzo in famiglia! Mentre emozionata scrivo, penso a mio figlio Simone bloccato Patate ripiene con prosciutto in Polonia per l’Erasmus in medicina! e formaggio: un piatto robusto (Irene Boero, Accademica dell’Ogliastra) apprezzato da tutta la famiglia PADOVA l tempo si dilata, la vita si riprende i tempi necessari per riflettere e stare insieme con la propria famiglia, condividere le emozioni, le pre- Ioccupazioni, la quotidianità, mentre l’eco dei notiziari richiama alla Cucinando un take away della triste realtà dei malati di Covid-19 e alle inquietudini legate al diffondersi della malattia. Sì, perché il pensiero si sofferma sui meno fortunati e tradizione per le nipotine lontane l’intelletto non trova pace, non si rasserena! Proprio in tali momenti, tuttavia, la mente cerca l’evasione e ragiona per a più grande difficoltà, durante l’indispensabile forzato isola- ritrovare quelle cose che si sono trascurate da tempo, tutto ciò che può mento domestico, è stata la lontananza dai figli, ma soprattutto cementare ancora di più la famiglia, solido baluardo contro le tempeste L dalle mie due nipotine. Nelle lunghe telefonate e nei messaggi della vita. Si scopre ancora di più il piacere di cucinare, di provare ricette whatsapp, spesso ricorreva una richiesta “nonno, quando possiamo nuove, di scoprirne di vecchie, magari con la collaborazione di tutti e mangiare ancora a casa tua?”. Colpito dalla particolare nostalgia delle utilizzando ingredienti semplici che si hanno a casa. due buone forchette, una mattina ho dunque deciso di preparare per Perché non provare quella pietanza che la vecchia zia, donna con spiccato loro un appetitoso e originale take away, ricorrendo al mio ricettario senso dell’economia, proponeva quando si andava a pranzo da lei, nelle di buon abruzzese: li maccarune ’nghe le pallottelle, ossia i maccheroni uggiose giornate autunnali? Patate ripiene con prosciutto e formaggio! alla chitarra con polpettine. Tutti d’accordo, si parte! Si dividono i compiti, si controlla la dispensa, si Semola di grano duro, uova, carne macinata, passata di pomodoro, mettono da parte tutti gli ingredienti. Nicola taglia il prosciutto (meglio la presenti tra le doviziose scorte dell’emergenza, e mi sono messo all’o- parte del garretto) in piccole striscioline che poi divide in dadini; Andrea pera. svuota le patate (meglio se lessate il giorno prima e tenute in frigo) con Qualche difficoltà nel rendere compatta ed elastica la sfoglia da ta- l’aiuto di uno scavino, lasciando solo uno strato a ridosso della buccia gliare con l’originale chitarra a corde d’acciaio; tanta pazienza per for- sufficiente a evitare che si frantumino. In una padella antiaderente, Irene mare le piccole palline di carne da friggere e poi passare in un saporito fa soffriggere il prosciutto per qualche minuto e mette in una ciotola sugo di pomodoro… l’olio di oliva, la polpa delle patate, l’uovo, il prosciutto, il formaggio Con impegno e diligenza, ecco (dopo circa due ore) una terrina fu- grattugiato, il sale e il pepe e mescola il tutto. Nicola, infine, mette un mante e appetitosa, pronta per il trasferimento. Ho voluto accompa- cucchiaino del composto all’interno di ciascuna patata, inserendo tre gnarla con una chiavetta usb personalizzata, contenente un’adorabile cubetti di formaggio tenero (tipo dolce sardo). Irene inforna, a 200 °C immagine tratta dal film “Lilli e il vagabondo” e la romantica serenata per 15 minuti circa, le patate ripiene disposte su una teglia. Voilà, sono “Dolce sognar e lasciarsi cullar dall’incanto della notte”. pronte, golosissime, sfiziose, dal sapore delizioso in un abbinamento Un vero successo (e la sollecitazione per un bis)! equilibrato per l’avvolgente formaggio filante, per il gusto deciso del (Giancarlo Burri, Accademico di Padova)

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necessari; niente posti affollati; convenevoli solo a distanza di sicurez- za oltre a baci e abbracci proibiti a tempo indeterminato. Le giornate trascorrono un po’ tutte uguali tra lavoro da casa - il cosiddetto smart working - per chi ancora lavora, ma anche letture, messaggi sms o whatsapp ad amici e colleghi, film e serie TV, allenamenti casalinghi e, come massimo evento di giornata, andare al più vicino supermercato per fare la spesa o a prendere il giornale. Ma - diciamolo - anche man- giare e bere il giusto. Da quando sono stati imposti i regolamenti anti coronavirus, la paura più grande, dopo quella di venire contagiati, è di rimanere da soli, di rinun- ciare alle persone che quotidianamente e nel modo più naturale possi- bile riempivano le nostre giornate, ora fatte dalle solite facce, se si sta in famiglia, o dalla propria riflessa nello specchio del bagno per chi - per scelta o per necessità - vive da solo. L’essere umano, si sa, è un animale sociale e nemmeno una pandemia e la conseguente quarantena pos- sono fermare questa sua indole. Giusto il tempo di organizzarsi e capire quali tecnologie usare per riattivare la nostra vita sociale. Ovviamente L’aperitivo ai tempi del coronavirus - considerata l’unica opzione - online. Già nel primo weekend dopo il giro di vite dei vari decreti ministeriali, da un po’ di tempo che mi chiedo chi possa aver avuto la geniale siamo partiti con gli aperitivi in chat. In fondo perché rinunciare a una idea di inventare l’aperitivo, soprattutto da quando hanno chiuso birra di qualità, a un Prosecco Superiore, a un Franciacorta e quattro È bar e ristoranti e ci hanno obbligati a stare a casa, percependo chiacchiere con gli amici? Ciò che si faceva durante la “vita normale” - come la situazione Covid-19 sia molto più seria di quanto si pensasse in con le limitazioni del caso - si può fare anche in questi tempi. Lo slogan un primo momento. vicini ma distanti riassume il concetto e la tecnologia da whatsapp, a Oggi l’aperitivo è un rito a tutti gli effetti, un’usanza che si svolge tra Zoom, a Skype, per citarne alcuni, ci viene in aiuto. Elementi che antro- le 18.00 e le 20.00 e vede protagonista il bere miscelato grazie alla pologi, storici, sociologi e filosofi hanno studiato ed evidenziato raccon- maestria dei barman che ispirano da decenni i consumi di generazioni tando l’uomo nei secoli e che ancora una volta si conferma in questa di appassionati. Non solo, nell’aperitivo di oggi un ruolo centrale è ormai situazione, dove la vicinanza non è possibile, ma si riproduce senza ri- stabilmente attribuito anche al cibo, sotto forma di stuzzichini e piccoli nunciare al contesto. Non un capriccio consumistico o da buongustaio, assaggi, che, se sapientemente abbinati al cocktail o al vino scelto, ne ma un’esigenza di socialità: ecco cos’è veramente l’aperitivo o il brindisi valorizzano le caratteristiche e forniscono un giusto equilibrio all’orga- virtuale prima della cena. Una scusa per parlare con qualcuno, raccon- nismo durante l’assunzione della bevanda alcolica. tarsi la giornata, fare il punto della situazione ma, soprattutto, alleggeri- Volenti o nolenti, da qualche mese ci siamo messi in gioco per tentare di re l’atmosfera. E l’alcol in questo aiuta. combattere questo nemico invisibile che ci sta mettendo a dura prova L’aperitivo, quindi, incarna da parecchi decenni una ritualità riconosciuta da tutti i punti di vista. Abbiamo rinunciato a qualsiasi rapporto sociale, e rispettata. Come ogni rito ha il suo tempio: anche l’aperitivo ha il suo a vedere amici e parenti, agli eventi sportivi ma, soprattutto, - almeno luogo di celebrazione, che in questo momento diventa un altro rispetto per noi appassionati di cibo e buon bere - ad andare al ristorante o a al nostro bar di quartiere o locale preferito. Come dire: da aperitivo so- prendere, appunto, l’aperitivo dopo l’ufficio. ciale… ad aperitivo social. Le regole vanno rispettate: non si esce se non per motivi strettamente (Roberto Mirandola, Accademico di Padova)

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI ACCADEMICHE 2021 MARZO 22 marzo, 21 aprile, 7 maggio - CT, CST e Delegazioni del Molise Ciclo di incontri online “Cibo e cultura gastronomica nella storia e nella civiltà del Molise” 26 marzo - Pescara Convegno “A tavola con consapevolezza” (2ª sessione)

GIUGNO 5 giugno - Lunigiana II Premio Fotografico Nazionale Giovanni Gargiolli

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La ricetta della tartrà piemontese Tradizioni di pesca & cucina

una situazione totalmente contradditoria quella in cui si trova la vendo praticato per alcuni anni, in giovane età, la pesca pro- Delegazione. Concepita come un’entità aperta alla diffusione della fessionale per tradizioni marinare di famiglia, colgo l’occasione, Ècultura e delle tradizioni culinarie italiane, adesso è isolata dai suoi Aoggi, per rievocare cultura e tradizione di pesca e cucina, in un interlocutori: Accademici, amici dell’Italia, estimatori della buona tavola. momento delicato e difficile per tutto il mondo e per noi Accademici, In tale situazione emergenziale, internet diventa l’unica via di comunica- con l’auspicio che si possa presto riprendere la normalità. zione che tutti percorriamo per restare in contatto giornaliero, per infor- In questo periodo invernale, e principalmente da febbraio a marzo, si marci, sostenerci, divertirci, trasmettere quanto può arricchire lo svolgersi esercita la pesca del rossetto, rigidamente regolamentata. di giornate che il caloroso abbraccio accademico salva dalla monotonia. È Il rossetto (Aphia minuta) della famiglia Gobiidae è un novellame marino così che si conoscono i piatti di predilezione degli Accademici, quelli delle pregiato, lungo fino a 4/6 cm, con pinna codale arrotondata, di colore ten- loro regioni, quelli che erano il vanto di casa con le loro particolarità quasi dente al rosa e semitrasparente. Ha vita breve: solo un anno, che trascorre segrete. Avete mai mangiato la tartrà piemontese? Ecco la ricetta. in acque poco profonde. Si pesca con un attrezzo detto “sciabica”, costi- Prendere una ciotola e sbattere 4 uova intere più 2 tuorli. Aggiungere ½ tuita da una maglia larga all’inizio, in modo da far incanalare il pesce nella litro di latte tiepido, ¼ di litro di panna da cucina, 3 cucchiai di parmigiano rete, per terminare con una maglia più stretta. grattugiato, 2 cucchiai di trito di salvia, alloro e rosmarino, una grattugiata Un tempo, la sciabica si tirava da riva con le corde e con l’ausilio di ap- di noce moscata, sale e pepe nero macinato. Unire 1 cipolla precedente- posite cinghie; oggi avviene a bordo delle imbarcazioni utilizzate per mente tritata e imbiondita con una noce di burro. Lasciare intiepidire e la piccola pesca costiera. Molto importante era, all’epoca, il calcolo del- mescolare bene il tutto. Rovesciare il composto in uno stampo o in più la corrente che influiva sul pescato e sulla fatica nel tirare l’attrezzo in stampini singoli, imburrati e infarinati. Cuocere per 30 minuti a bagnoma- maniera ottimale. Questi piccolissimi pesci sono molto apprezzati lessi, ria, in forno, a 200°. Una volta pronto, servire il soufflé tagliandolo a fettine come antipasto (conditi con un filo di olio d’oliva e limone) ma, soprat- e adagiandolo in un piatto, o sformare gli stampini e accompagnare con tutto, in frittelle (frisceu) croccanti che costituiscono un prelibato piatto una crema fonduta, una crema di funghi porcini, di zucca o di peperoni o tipico del Ponente ligure e non solo. della verdura che più vi piace. (Luisa Polto, Delegata di Parigi) La ricetta del frisceu di rossetti

Ingredienti: 350 g di rossetti appena pescati, 2 uova fresche, 3-4 cuc- chiai di farina, prezzemolo tritato fine, ½ bicchiere di acqua frizzante, olio, sale, pepe. Preparazione: sbattere le uova aggiungendo sale, poco pepe e 2 cuc- chiai di olio d’oliva. Incorporare la farina e amalgamarla aggiungendo gradualmente l’acqua. Lasciar riposare la pastella al fresco per circa mezz’ora. Successivamente, aggiungere alla pastella i rossetti e friggerli in olio non molto caldo ma abbondante. Una volta dorate, far asciugare le frittelle su carta assorbente: sono ottime da gustare sia calde sia fred- de. (Mauro Parodi, Accademico del Principato di Monaco)

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REGGIO CALABRIA

La solitudine del pranzo di Pasqua

e ricette di cucina giacevano disseminate nei luoghi più disparati della casa. Se ne trovavano dappertutto. Saltavano fuori dalla ma- L dia, dalla credenza, dagli scaffali dell’armadio a muro, dalla libre- ria, dalle cassepanche dell’ingresso, dai tiretti dello scrittoio, del trumò e del settimino. Ed erano davvero tante, annotate su pagine di quaderno, su fogli volanti di varie dimensioni, su biglietti da visita, su menu di raffi- nati banchetti o su spiegazzati tovagliolini di carta. Le aveva raccolte, da brava massaia, la padrona di casa nel volgere degli anni, con crescente passione, sperimentandole via via nello spazio magico della sua cucina pre pensato, ma documenti di vita vissuta, fotogrammi di un film in cui, (una stanza tutta per sé, come amava definirla), e talvolta variandole in accanto alla protagonista, scorreva magicamente il passato, lacerando il corso d’opera con gli aggiustamenti della fantasia creatrice. velo del tempo. C’erano quelle della nonna, della mamma e delle amiche e quelle rubac- Si fermò a riflettere su quell’insolito archivio personale e rivide, quasi chiate qua e là, corrompendo, al ristorante, camerieri, inservienti e aiu- proiettata su uno schermo gigante, la sua vita tutta intera, che nel fondo tanti del cuoco per carpire il segreto di una salsa o di un piatto speciale, di quelle ricette si era attestata e ora tornava dolcemente alla memo- oppure strappate furtivamente e con destrezza dalle riviste messe a di- ria con i sapori e gli odori del tempo vissuto, con la luce del mattino e sposizione dei clienti nella sala d’attesa del dentista o della parrucchiera, con le stelle delle notti serene, facendo riemergere, come per incanto, le o tratte, infine, da romanzi e racconti della più varia letteratura. emozioni di volta in volta provate. Le ricette di cucina, da frivoli e gusto- Era venuto il momento di metterle in ordine, approfittando dell’oppor- si suggerimenti gastronomici, erano per lei diventate documenti della tunità che offriva la forzata permanenza in casa, imposta dalle autorità memoria. Non se ne turbò più di tanto. Meditò che le coordinate spaziali sanitarie per il contenimento dell’epidemia di coronavirus. Ordinarle sì, e temporali dell’esistenza sono infatti così varie da persona a persona - e ma come? Con quale criterio? Assemblare i primi piatti, poi i secondi, i a volte così strane e inimmaginabili - da consentire agli avvenimenti im- contorni, la frutta e quindi i dessert? Oppure distribuirle per categorie previsti, governati dal destino, di scrivere da soli, rigo dopo rigo, pagina omogenee: paste, risotti, minestre, carni, pesce, uova, dolci e così via? dopo pagina, il libro della vita di ciascuno di noi, in cui, necessariamente, Optò per quest’ultima soluzione, provvedendo a selezionare con pa- il cibo ha giocato il suo ruolo, attraversando la nostra storia personale. zienza il vasto materiale disponibile. Tuttavia, mentre il lavoro procede- Il silenzio innaturale che avvolgeva la città la distolse da questi pensieri va, le ricette passate in rassegna le richiamavano alla mente frammenti e la rituffò ben presto nella drammatica realtà dell’emergenza sanitaria di vita, della sua vita. Rivide la sua famiglia assisa intorno alla tavola da lei che stava vivendo e di cui non riusciva a intravedere la fine, mentre il imbandita con le pietanze suggerite da quelle ricette; l’assalì il ricordo di tempo seguitava a scorrere inesorabile, monotono e lento. La Pasqua parenti e amici non più in vita, con i quali aveva condiviso il piacere del- era ormai vicina e non poté fare a meno di evocare le pietanze che l’an- la convivialità; rammentò il dolente sorriso dei poveri alla “Mensa della no precedente aveva preparato per il pranzo in occasione della stessa fraternità”, una istituzione benefica alla quale fino a pochi giorni prima festività: crostini spalmati di ’nduja, crêpe al gorgonzola, acciughe e po- della clausura aveva collaborato come volontaria addetta alla cucina e modori secchi, conchiglie di pasta con carciofi e ricotte, capretto al forno alla distribuzione del cibo. Si avvide così dello stretto rapporto tra le ri- con patate novelle e cipolle di Tropea, cernia con salsa verde, insalata ca- cette che le scorrevano tra le mani come un rosario e i momenti felici e pricciosa con arance, limoni, olive ascolane e dadini di formaggio fresco tristi della sua esistenza di donna, di sposa e di madre. Le ricette che per e, infine, l’immancabile pastiera dalla scorza dorata e dal profumo di fiori anni aveva trasferito in tegami, pentole e padelle, non erano dunque d’arancio. E le provviste per la gita di Pasquetta: il timballo di riso con segni inerti, meri pezzi di carta e parole senz’anima, come aveva sem- piselli e polpettine, la di melanzane, le frittate con verdure, i panini imbottiti di salame, le cotolette di pollo e la tradizionale colomba rivestita di mandorle e ripiena di cioccolata. Immaginò di replicare quel pranzo per il giorno di Pasqua, ma subito scacciò dalla mente siffatto improvviso progetto, intriso di materialità, pensando a quanti non di- sponevano di mezzi per l’acquisto del cibo che il ventre disperatamente reclamava perché necessario alla sopravvivenza. Comprese allora che mangiare per vivere è un imperativo della ragione, con il quale il corpo si unisce allo spirito, come dimostra l’invocazione che dal profondo dell’a- nimo rivolgiamo al Padre nostro che è nei cieli: dacci oggi il nostro pane quotidiano. Programmò quindi un pranzo pasquale sobrio e misurato, mettendo da parte le invitanti ricette della tradizione, per innalzare, con discrezione e semplicità, al Cristo risorto un cantico di lode e di gloria, carico di amore per la vita e di speranza in un tempo migliore. (Michele Salazar, Accademico di Reggio Calabria)

Pagina 50 RIETI ROMA

Premiato il miglior impiattamento Cucinando le crescenti della cena in delivery l momento che viviamo è difficile: è simile a quello vissuto durante la guerra e nel primo dopoguerra, ma bisogna essere forti e continuare a Delegazione, per rimanere in contatto e non perdere il prezioso Ia lavorare per l’Accademia e per noi stessi. Io vivo in casa e non esco, patrimonio della convivialità durante il periodo di quarantena, ha come mia figlia, escluso un giorno alla settimana per la spesa che porta L pensato di riunire idealmente gli Accademici reatini attorno a una anche a me. Tuttavia, non mi annoio perché per la famiglia preparo le tavola virtuale e trovarsi a consumare lo stesso pasto, proposto per l’occa- pietanze della tradizione che mi richiedono. Sono nata a Sestola, in pro- sione dal ristorante reatino “Centopercento Gusto”. vincia di Modena, sotto il monte Cimone, e per loro e dietro loro richiesta, Il Delegato Francesco Maria Palomba, al quale l’idea della “riunione con- ho preparato lasagne tradizionali e quelle con i carciofi che sono di una viviale dematerializzata” ronzava in testa da qualche tempo, spiega che meravigliosa raffinatezza. In questi giorni, a richiesta, vogliono le crescen- anche in questo momento storico è possibile svolgere, sia pure con qual- ti montanare che noi, in famiglia, realizziamo quando ci riuniamo per le che accorgimento e differenza, le riunioni conviviali grazie alle nuove op- feste a Sestola fra sorelle, nipoti e famiglie. In questo periodo siamo tutti portunità di delivery, cui molti ristoratori si sono adattati con passione ed distanti, però noi non dimentichiamo nessuno e le crescenti sono un sim- entusiasmo, facendo di necessità virtù. Un modo, questo, per manifestare bolo e le telefonate da Milano e da Padova, dove sono gli altri miei nipoti, solidarietà a una categoria che sta duramente soffrendo tale crisi. buoni esperti di cucina, per chiedere spiegazioni sulla realizzazione, non Gli Accademici hanno così potuto sentirsi vicini e gustare, idealmente tra mancano. Le crescenti si realizzano facendole cuocere o fra due piccoli di loro e fisicamente insieme ai loro cari, lo stesso menu messo a punto dischi di argilla (detti tigelle) larghi circa 15 cm, fatti scaldare sul fuoco, e dal ristoratore. sistemati tra foglie di castagno (che ogni anno porto a Roma da Sestola), Quando è stato consegnato il cibo nelle case degli Accademici, essi si dopo averle ammorbidite in acqua, che danno alla crescentina un sapore sono tenuti in contatto, per non perdere il piacere della socialità, attra- particolare assai gustoso; oppure le faccio cuocere fra due ferri rotondi verso gli schermi dei propri dispositivi. È stata lasciata a ognuno la scelta della larghezza di circa 30 cm e dal lungo manico, chiamate cotte. Sono dell’impiattamento, il migliore dei quali, realizzato dall’Accademica Maria arnesi di antica tradizione contadina. Luisa Trilli, è stato premiato dal ristoratore con una bottiglia di vino. (Maria Attilia Fabbri Dall’Oglio, Accademica di Roma) Questo il menu proposto per l’occasione: riso alla milanese al salto con ragù di ; tortino di agnello con purè di patate; carciofo alla giu- dia; mousse ai tre cioccolati, frutti di bosco e fragole. (Francesco Maria Palomba, Delegato di Rieti)

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Gli Accademici durante il lockdown

ROMA EUR principe di questa stagione cui hanno appena lasciato il posto i carciofi) e l’abbacchio romano (Dop) cotto al forno con le patate di Avezzano, per poi concludere in dolcezza con la torta alle mele speziata che Maria Luisa ha ripreso dalla ricetta originale della tarte tatin de “La Mère Brazier” di Lione, uno dei più antichi e celebrati ristoranti di Francia, fondato nel 1921 e attualmente insignito di due stelle Michelin. Ad accompagnare il caffè, le ciambelline al vino di Maria Luisa ancora calde di forno. Al di là degli apprezzamenti unanimi, riservati indistintamente a tutti i piatti, l’evento è stato caratterizzato da una serie di dirette Facebook, trasmesse sulle pagine dell’Oste e della Delegazione, l’ultima delle quali a precedere il pranzo. Nel corso delle dirette, oltre a presentare l’Accademia e la cucina dell’Oste, quest’ultimo e il Delegato hanno affrontato i temi le- gati agli impatti, attuali e futuri, causati dalla pandemia sulla ristorazione. In particolare sulla convivialità e sui tempi e le attenzioni necessari per tornare a un’auspicata situazione di (quasi) normalità, nel rispetto delle misure di sicurezza atte a garantire la salute di clienti e lavoratori. L’auspicio è quello di poter riprendere gli incontri nei mesi successivi con una riunione conviviale all’aperto che consenta di festeggiare tutti insie- me il ritrovato spirito del convivio. (Claudio Nacca, Delegato di Roma Eur) Delizioso pranzo home delivered ROMA OLGIATA SABAZIA-CASSIA raendo spunto da quanto già fatto da altre Delegazioni, anche la Delegazione di Roma Eur ha celebrato la propria riunione convi- T viale delocalizzata, per testimoniare vicinanza e solidarietà agli La vera amatriciana non muore mai amici ristoratori in vista della sperata riapertura dei propri locali che, dopo un lungo periodo di lockdown e a causa delle norme di distanziamento e telefona Rafè, er Delegato mio. Si complimenta perché nella sociale, si preannuncia particolarmente difficile. Per questo esperimento, rivista dell’Accademia sono tra quelli che si fanno onore. che è servito anche a riunire tra loro, seppure in maniera virtuale, gli Ac- MOnore de che? Sono a casa, mica nella rivista. Ho da sta’ sem- cademici in una pausa delle attività insolitamente lunga, è stato prescel- pre a casa. E mo che magno? Ahò, c’ho quattro scaffali de libri de cucina, to il ristorante “L’Oste della Bon’Ora”, al secolo Massimo Pulicati, il quale, quasi tutti dell’Accademia, e non so cuocere un uovo. coadiuvato dalla moglie e cuoca Maria Luisa Zaia, dai figli Marco e Flavio Cuochi? Niente. La mamma, la nonna? So’ morte da un pezzo. L’ultima volta e dagli staff di cucina dei suoi tre ristoranti, ha deliziato con un pranzo che ho fatto 4 salti in padella, m’è scappato il quinto, e s’è bruciato tutto. home delivered, articolato sulle specialità della cucina dei Castelli Romani, Sotto casa me passa la vicina, che è andata, beata lei, a porta’ a spasso er secondo un menu concordato con il Delegato, che ha voluto privilegiare cane. “Ohè, sora Sara, se la ricorda l’amatriciana che m’ha fatto quanno la stagionalità e la possibilità di trasporto delle pietanze scelte per questa m’ha invitato a casa sua? Che non c’era suo marito? Me la rifarebbe?”. occasione. “Pussa via, che c’hai la faccia da infettato!”. Come entrée è stata proposta una ricetta esclusiva dell’Oste, il carcotto In casa c’è Crystina, la colf rumena che al massimo sa fa’ le braciole alla (contrazione dei termini carpaccio cotto), ossia una punta di vitella por- Dracula, cioè alla mortorio. “Cristyna, che famo? Vedi un po’ se c’è rima- chettata, da gustare tiepida e appena condita con un filo d’olio d’oliva sto er sugo in barattolo, quello della Barilla sotto vetro, all’amatriciana”. e un po’ di pepe nero. A seguire, le lasagne con gli asparagi (ortaggio “A Professò, la faccio io, l’amatriciana”. “Tu? Che manco m’hai fatto i ceci farciti, come t’avevo chiesto io, uno per uno?”. “Ho imparato la ricetta, prof, ho fatto l’amatriciana anche a mia sorella e le è piaciuta”. “Tua so- rella? Quella della lavanda gastrica dell’altro ieri?”. “A prof, la faccio io! Il sugo della Barilla non c’è in casa, l’ultima volta che ha cucinato lei, gli stavano in piedi perché li voleva al dente. La faccio io. Prendere o lasciare”. Il ricatto! Tutta colpa del coronavirus, che quando lo vedo gli faccio un sedere tanto. Puro sotto ricatto della colf, me tocca stare! “Prof, a tavola!”. Come un santo al martirio, un agnello al sacrifizio, un monarchico al tempo del Terrore. L’amatriciana della rumena! Manco al tempo della peste nera. E mi vengono in mente le case distrutte, le vittime del terremoto, Ama- trice bellissima morta ammazzata. Morta ammazzata anche l’amatri- ciana. Decapitata dalla rumena. Alla vista sembra buona. Ma dai, si sa:

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ROMA VALLE DEL TEVERE-FLAMINIA

Com’è cambiata la mia vita ai tempi del coronavirus

a due settimane la mia vita, scandita da sveglie mattutine, ritmi lavorativi, vita sociale e hobby che mi portavano fuori di casa, D ha invertito il senso di marcia mettendo alla prova la capacità di resistenza alle mura domestiche. Ho capito fin da subito che un atteg- giamento di rifiuto delle regole avrebbe finito con l’esasperare il senso di costrizione, perciò ho cercato di trovare in casa quel che prima non potevo curare per mancanza di tempo. Anche se nella vita professionale mi occupo di tutt’altro, da storica dell’arte mi è sempre piaciuto appro- fondire il tema del cibo collegandolo alla storia e all’arte stessa. In que- sto periodo, per esempio, sto rispolverando gli studi sull’alimentazione del passato ed è curioso fare un parallelo con i nostri tempi. Nel lontano 1500, per esempio, mentre per i signori le tavole erano un susseguirsi di portate pantagrueliche, il pane rappresentava per il popolo la metà del cibo quotidiano. Di che pane si trattava? Era di una qualità scura, fatto con una miscela di farine integrali di grano, orzo e segale proprio come nelle nostre nuove panificazioni più sane e digeribili. Da qualche anno il pane è tornato prepotentemente alla ribalta. Ovun- que negli scaffali del fornaio e nelle grandi distribuzioni ne troviamo sva- riate tipologie; informazione ed educazione alimentare ci guidano a una scelta consapevole del prodotto, tanto da far crescere in molti tra noi la passione del pane fatto in casa, partendo dalla preparazione del lievito madre composto da acqua e farina. Non potrei essere un’appassionata della storia della gastronomia se la cucina non fosse l’habitat nel quale mi sento una regina. Pur non avendo la presunzione di essere una cuoca eccellente, adoro mettermi ai fornelli, cucinare e, neppure a dirlo, assaggiare. non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace. E come mi può Proprio in queste giornate da trascorrere a casa, mi dedico alla prepara- piacere, un’amatriciana alla Ceausescu? Il sospetto. Resto lì avvinghiato zione di piatti che richiedono tempi lunghi e che ripercorrono la storia e dal sospetto, come un amante di Lucrezia Borgia. le origini della mia famiglia. In prossimità della Pasqua vorrei dedicarmi, Li mortacci! Un’amatriciana così, manco la sora Sara! M’è entrata in casa per esempio, alla pinza triestina, un dolce che mia nonna preparava nei la primavera, quella che deve restare fori, tutt’intorno ce stanno rametti giorni che precedevano la festività. Mia madre mi raccontava che dalle dei fiori bianchi giapponesi, il rubinetto de la cucina me sembra un ru- loro parti ogni famiglia preparava le pinze; una di queste, la mattina di scello incantato. Un’amatriciana così, non l’avevo mai sentita. Pasqua, veniva portata in chiesa perché fosse benedetta ed era la prima E che vor di’? Vor di’ che i capolavori, quando so’ capiti, so’ immortali. che, il mattino della festa, si tagliava e si mangiava con “prosciutto, uova Vor di’ che tutto me potete distruggere, con l’aiuto infame der terremo- sode e scalogno” (cipolla lunga e stretta). Soltanto allora si poteva dar ini- to, der coronavirus, de la maledizione dell’Inferno. Ma la vera amatricia- zio alla celebrazione. Non è un caso che la pinza sia preparata nei giorni na non more mai. precedenti la festività: infatti si tratta di un tipo di dolce che ha bisogno (Claudio Saporetti, Accademico di Roma Olgiata Sabazia-Cassia) di una lievitazione lunga, un po’ come l’impasto del panettone o della colomba. Il tempo necessario affinché l’impasto lieviti possiamo parago- narlo all’attesa che precede la festa, quindi anche in questa circostanza il ACCADEMICI IN PRIMO PIANO cibo si fa medium fra il tempo sensibile e quello immateriale. Qui di seguito trascrivo la ricetta originale della pinza triestina, la stessa che noi ci tramandiamo di madre in figlia da generazioni. Nella descri- L’Accademico onorario di Berlino, Luigi Mattiolo, attuale zione, ovviamente, si potranno riscontrare modalità desuete rispetto a Direttore Generale per l’Unione europea alla Farnesina, è quelle che oggi solitamente adottiamo, ma trasmettere la ricetta nella stato nominato da Mario Draghi suo Consigliere politico. versione originale è anche un modo per tornare indietro nel tempo e Sarà anche il suo delegato per le missioni del G7 e del G20. riscoprirne la qualità, proprio come stiamo facendo in questi giorni re- stando a casa. Con pazienza e amore ce la faremo, torneremo a condividere insieme il

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cibo e gli affetti, seduti intorno al tavolo. Assaggeremo il piatto del vici- ROVIGO-ADRIA-CHIOGGIA no per poter dire “Buono! Assaggia anche il mio”, scambieremo pareri su questo o quello e brinderemo finalmente alla libertà di essere vicini e non più distanti. Pasqua in casa Golfetti (Fulvia D’Ambrosi, Accademica di Roma Valle del Tevere-Flaminia) a oltre un mese mia moglie e io siamo chiusi in casa a causa del maledetto virus denominato Covid-19, che sta infettando tutto il Pinza triestina Dmondo, e siamo anche soli, visto che con figli e nipoti lontani ci (di nonna Elena Africh) si può tenere in contatto soltanto con Skipe o whatsapp. I ristoranti e le pizzerie sono tutti chiusi e così, privi di andare in giro a fare qualche bella Ingredienti: 1 kg di farina 00 (mia nonna scriveva “della qualità miglio- mangiata, cosa si fa in casa? Ma è ovvio: si mangia e si beve nel migliore re”), 7 tuorli d’uovo, 1 cucchiaio di sale (20 g), 350 g di zucchero, 100 g dei modi possibile, dato che anche gli approvvigionamenti sono forza- di lievito di birra, 1 bustina di lievito in polvere, 200 g di latte, buccia di tamente limitati e bisogna accontentarsi di quello che passa il conven- limone grattugiata, vaniglia, burro, 5 cucchiai di Rhum. to o, meglio, il tristo supermercato vicino casa. Manca perfino il pesce! E Preparazione: in una padella un po’ alta versare la metà del latte con per fortuna che i macellai sono aperti e che in casa abbiamo ancora una un cucchiaio di zucchero e farlo intiepidire; tolto dal fuoco, aggiungere il buona scorta di ottime bottiglie di vino mentre per lo spritz dobbiamo lievito, facendolo sciogliere; lentamente versare un po’ di farina sempre usare un anonimo frizzantino che non sa di niente ma, perlomeno, non mescolando tanto da formare una pastella. Coprire con la stessa carta da fa danno. forno e lasciar lievitare. Setacciare il resto della farina unendo il lievito in Il tempo per cucinare è abbondante e quindi, oltre che ai soliti piatti di polvere. A parte, in una pentola un po’ grande, sbattere 6 tuorli con lo cucina tipica, ci si può dedicare alla prova di qualcosa di diverso, anche se zucchero; quando la massa sarà schiumosa, aggiungere: sale, vaniglia, con alterni risultati a seconda dell’attendibilità delle ricette. Per il periodo buccia di limone grattugiata, Rhum, il burro lasciato sciogliere a fuoco pasquale è d’obbligo, però, rispettare del tutto la tradizione e così per la lento, l’altra metà del latte riscaldato e continuare a mescolare. cena di magro del venerdì prepariamo gli spaghetti con tonno e acciu- Versare sui tuorli sbattuti con gli altri ingredienti la pastella con il lievito, ghe, una gustosa variante polesana dei “bigoli in salsa” veneziani. Mia quando sarà fermentata; mescolare ben bene e lentamente aggiungere suocera era originaria di Città di Castello e a casa sua, il giorno di Pasqua, la farina e continuare a mescolare finché l’impasto fa le bolle. La pasta c’era sempre la “ciaccia” al formaggio, la tipica focaccia umbra, insaporita deve riuscire consistente come si usa per il pane. Lasciarla lievitare nella dal pecorino, da gustare con i salumi. Avendo mantenuto la tradizione pentola, coprendola con un panno, in ambiente caldo. Il tempo di lievi- ormai da decenni, il sabato mia moglie inizia la preparazione con la lunga tazione può essere di parecchie ore a seconda del calore dell’ambiente. lievitazione e la cottura in forno da cui emana un potente e inebriante Quando la pasta sarà lievitata, versarla sulla spianatoia e lavorarla bene profumo di formaggio, mentre io mi dedico a un sugo di agnello di ispi- finché si formano le bolle. A seconda del quantitativo di farina, formare razione abruzzese, che da anni preparo solo ed esclusivamente in questo tanti panetti, piccoli o grandi; si pongono su carta da forno in una stanza periodo. Dopo la “ciaccia”, il piatto forte di Pasqua è un classico cosciotto calda, e si lasciano crescere bene. Ungerli con un tuorlo d’uovo sbattuto e, di agnello al forno, molto buono pur se di un agnello dalle dimensioni di con le forbici o un coltello a punta, praticare, dal centro all’orlo, a distanza un manzo, accompagnato dalle patate cotte nel suo sugo e da un ottimo regolare, tre leggere incisioni. Porli nel forno non troppo caldo per circa Rosso di Montalcino. Si chiude con la tradizionale colomba seguita da un 50 minuti. Mirto di Sardegna molto stagionato cui siamo stati obbligati a ricorrere per favorire la digestione. Dopo una frugalissima cena, accompagnata dall’acqua minerale, a Pasquetta recuperiamo le forze e, in vista del sugo serale, finiamo gli avanzi dell’arrosto con una bella insalatina novella del nostro orto ma con l’aperitivo non possiamo rinunciare alle tradizionali uova sode su cui stendiamo un bel filettone di acciuga. Siamo così giunti

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Ricette pasquali

uest’anno, a causa della pandemia, molti esercizi commerciali sono rimasti chiusi durante la Pasqua, comprese le pasticcerie. Q Allora, molte persone, fra cui io, si sono dovute cimentare, pena il mancato assaggio delle nostre specialità campane di eccellenza, nella realizzazione della pastiera di grano, delle pizze rustiche, della pasta al in piena forma per la sera, e possiamo dedicarci a un bel piatto di taglia- forno di primavera. Alcune delle ricette che, per la prima volta, ho rea- telle fatte in casa, condite con il sugo d’agnello e abbondantemente co- lizzato documentandomi su vecchie edizioni di ricettari come quella sparse di pecorino. Spolpare accuratamente gli ossi dell’ovino, che hanno del Talismano del 1957 e alcune note private della baronessa Beatrice contribuito non poco al sapore del suddetto sugo, è veramente gustoso. Gandolfo Guillet, di cui sto curando un libro tratto dalle note private di Il giorno dopo, metto sul videolettore il DVD di un film del 2014 che non famiglia, hanno prodotto una singolare versione della pastiera di grano. avevo mai visto, “Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie” e, dopo le sigle Per ingredienti ed esecuzione può dirsi senz’altro una versione arcaica, iniziali, compare un mezzo busto barbuto (giornalista? scienziato?) che ma dai commenti degli assaggiatori “molto buona”, “eccellente”, miglio- dice “Se avete febbre oppure tosse o mal di gola, restate a casa”… ma re senz’altro di quelle delle pasticcerie. La differenza fra questa ricetta e come, anche in un film, oltre che in televisione a tutte le ore? E allora butto quelle più recenti che descrivono la pastiera è l’utilizzo, nella frolla, dei il DVD nel cestino, vado in cucina e, visto che bisogna pur smaltire l’ecces- soli tuorli d’uovo, che rendono più friabile e con una sfumatura rosso do- so di grassi dei giorni scorsi, inizio a preparare quella “frittata di scamma- rato la pasta, e l’aggiunta di aromi, come la cannella, che danno un sapore ro”, tipica dei giorni di magro nella cucina napoletana, la cui ricetta, da leggermente speziato. Ormai, penso che ogni anno dovrò realizzare per poco letta su Civiltà della Tavola, mi ha molto attirato. la famiglia e per gli amici questa versione che condivido volentieri con gli Volutamente mi astengo da commenti su tutto ciò che ha provocato il Accademici. virus e sullo stravolgimento delle vite di un’infinità di persone, che lascio ad altri più bravi di me: questo vuole essere solo un puro e semplice re- soconto anche un po’ godereccio di qualche giorno di festa in famiglia. Pasta al forno primavera (Giorgio Golfetti, Delegato di Rovigo-Adria-Chioggia) Questa pasta al forno utilizza i piselli freschi di stagione, sgranati e cotti a parte con un po’ di cipollina tenera; se possibile, i baccelli più teneri si Pizza rustica veloce possono spellare e unirli agli altri come taccole tenere. Fare una bescia- mella con ½ litro di latte, 4 cucchiai rasi di farina, 120 g di burro, noce moscata e un pizzico di sale. Lessare a parte 2 o più uova; prendere, se piacciono, le tagliatelle di farro integrali o altra pasta e cuocerla al dente; unire una grossa noce di burro per ungere bene le tagliatelle mischiate con i piselli tenendo un po’ di questi a parte. Mettere nella teglia imburrata e cosparsa di pangrattato un primo strato di tagliatel- le mischiate con i piselli, un po’ di besciamella liquida e fette d’uova sode sparse a piacere, un altro strato di tagliatelle, besciamella, grana padano, i piselli rimasti e 1 uovo sopra, al centro, o fette d’uovo come si preferisce, fiocchetti di burro, poco pangrattato e infornare in forno preriscaldato a 180° finché è cotta. Se piace più croccante, grigliare alla fine la superficie per 8/10 minuti.

Per la pizza rustica veloce ho utilizzato la pasta sfoglia o brisé già pron- ta. Poi ho preso 600 g di ricotta di pecora o capra, ho messo un uovo intero, sale, pepe, maggiorana fresca o secca, una spolverizzata di grana padano, e il tipo di verdura che si preferisce, cotta separatamente: 500 g di spinaci cotti, scolati, strizzati e tagliati finemente, si amalgamano alla ricotta; si stende col matterello lo sfoglio di pasta; si imburra una teglia, si versa l’impasto e si chiude come un fagotto creando con i lembi più lunghi una specie di rosellina sopra il fagotto. Si pone in forno statico preriscaldato, a 180° per 20 minuti e poi a 200° per 30 minuti, finché è gonfio e dorato.

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SANTO DOMINGO

Lettura del libro La storia del cibo (A history of food) di Maguelonne Toussaint-Samat

pprofittando della quarantena, ho finalmente messo mano alla lettura di questo librone che per il suo numero di pagine (circa A 750), scritte in caratteri molto piccoli, e per il suo peso (ormai leggo tutto con un supporto speciale, il Kindle, che è leggero e maneg- gevole) non mi ero mai deciso a leggere. Ora che sono giunto alla fine, impiegando un’ora al giorno, sono veramente soddisfatto di averlo fatto e lo consiglio a tutti gli appassionati della storia del cibo anche se, grazie alle continue scoperte sull’origine di numerosi cibi, molte volte ci si trova Pastiera napoletana a competere per attribuire la vera e prima provenienza di alcuni prodotti. Il testo descrive la relazione del cibo con l’uomo dalle origini fino ai no- Ingredienti (per una torta di media grandezza): per la pasta frolla: stri giorni ed è corredato da una bellissima tabella che inizia dal basso 300 g di farina, 120 g di burro, 150 g di zucchero, 2 tuorli d’uovo ben Paleolitico con l’Australopiteco, e via via con il Mesolitico, il Neolitico fino rossi, buccia grattugiata di limone, cannella, sale. Per il ripieno: 500 g di ad arrivare all’era cristiana, elencando i cibi che successivamente erano ricotta (metà di pecora, metà di mucca), 250 g di grano bagnato, 300 integrati nella dieta dei popoli. Iniziando dal miele, cibo degli dei, pas- g di zucchero, ½ litro di latte, 150 g di burro, 5 tuorli, 3 albumi a neve, sando ai legumi, ai cereali, alla carne (compresa la cacciagione), ai latticini buccia grattugiata di 2 limoni, sale, cannella, 1 bustina di vanillina, 2 e derivati, poi ai tre cibi sacramentali: olio, pane e vino, continuando con cucchiai rasi di acqua di fiori d’arancio, 100 g di cedro candito, 100 g di i pesci, il pollame, sale e spezie, zucchero, caffè, cioccolato e tè, il lettore zucca candita, zucchero a velo. ha l’opportunità di fare un interessantissimo viaggio nei tempi passati e Preparazione: cuocere nel latte il grano ammollato; setacciare la ricotta, ripercorrere tutte le tappe dell’alimentazione umana. amalgamarvi lo zucchero e lasciarla riposare almeno 2 ore in frigorife- Il testo è ricco di aneddoti e curiosità, da quelli più conosciuti, come il fatto ro. Infine, si mettono insieme tutti gli ingredienti: per ultimi gli albumi che gli Aztechi bevevano la cioccolata con miele e “chili” e che la tribù de- montati a neve, il cedro e la zucca a piccoli quadretti con l’aggiunta gli Irochesi, nella regione dei grandi laghi del Nordamerica, usava molto degli aromi. L’utilizzo, per il ripieno, dei due tipi di ricotta abbina bene il mais e sembra che abbia anche inventato il pop-corn; alla transizione il sapore dolce della mucca alla sapidità di quella di pecora; l’aggiunta della dieta da vegetale ad animale, fino ai metodi di cottura e di conser- della vanillina e della cannella con l’acqua di fiori d’arancio profuma vazione dei cibi e alle implicazioni dell’alimentazione sui vari comporta- adeguatamente l’impasto e gli albumi a neve lo rendono soffice e gon- menti sociali. fio. Cuocere la pastiera a 170°, in forno statico preriscaldato, per 45/55 Tuttavia, più sorprendente per me, perché mi era sconosciuto, è stato minuti. Lasciar riposare almeno 24 ore prima di gustarla. sapere che gli esperti russi, per ottenere il migliore caviale, hanno in- (Marianna Ventre, Accademica di Salerno) ventato un modo per prelevare le uova dalla femmina dello storione affinché la stessa sia felice e tranquilla, altrimenti l’adrenalina generata dallo stress darebbe alle uova una spiacevo- le acidità e cattivo odore, facilmente rileva- bile dagli esperti conoscitori del prodotto. Alla stessa stregua, i giapponesi riconoscono immediatamente il pesce pescato nel mare da quello di allevamento e, pertanto, lo allevano in grandi vivai al largo, inserendo anche un pic- colo pescecane perché così i pesci, per sfuggir- gli, si mantengono in continuo e rapido movi- mento. Il valore dei pesci perduti a causa del pescecane è compensato dal maggior prezzo di vendita grazie alla migliore qualità. Il testo è ricco di infiniti cenni storici di tutte le epoche e l’unica critica che si può fare è che l’autrice, da buona francese, esalta tutto ciò che si riferisce al suo Paese a scapito, a volte, dell’italianità. (Mario Boeri, Delegato di Santo Domingo)

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Il piacere di far parte della grande famiglia accademica

ome Accademico della Delegazione di Sciacca, di nuova costitu- zione, manifesto la mia gratitudine al Delegato Santo Spagnolo, Cfraterno amico di lunga data, per avermi invitato a fare parte di questa grande famiglia di amanti e promotori della tradizione e innova- grandi nei preparativi che talvolta li impegnavano per diversi giorni. Con zione della cucina italiana. Tutti noi speriamo di incontrare al più presto il il trascorrere del tempo, molte cose sono cambiate. Oggi, con le restrizio- Presidente Paolo Petroni, anche a tavola. ni imposte per contrastare il diffondersi dell’infezione da coronavirus ed Pur con percorsi di vita differenti, ognuno di noi porta in sé le abitudi- essendo obbligati a stare a casa, rivivo molto di quello che avevo interio- ni, i gusti, i profumi del proprio vissuto, soprattutto dell’adolescenza e rizzato e che negli anni avevo trascurato. Grazie a mia moglie Grazia, e specialmente in cucina. Ricordo che al mio paese, Prizzi, in provincia di ai miei figli che, pur non essendo tutti con noi, per mezzo dei dispositivi Palermo, le feste (Pasqua, Natale, il fidanzamento, il Carnevale, la prima audiovisivi sentiamo vicini, rivivo in parte, con le diversità legate anche ai Comunione) e particolari occasioni (la vendemmia, la raccolta delle olive, mezzi a disposizione, il piacere profondo, direi intimo ma condiviso, dei l’impossibilità di uscire per il freddo o la neve) significavano momenti di momenti di allora, ancora bambino: nel dialogo, nel gioco delle carte, aggregazione, con i vicini, i parenti gli amici ma, soprattutto, all’interno oggi nel vedere i messaggi o i video. Soprattutto in cucina. È un onore e della famiglia. Erano occasioni in cui noi bambini non andavamo come al un piacere essere parte dell’Accademia. Un grande “Ce la faremo”. solito a giocare per strada ma guardavamo e, a modo nostro, aiutavamo i (Nino Marretta, Accademico di Sciacca)

ISTRUZIONI PER LA COLLABORAZIONE ALLA RIVISTA La collaborazione degli Accademici alla loro rivista, oltre che vi agli Accademici nella data prevista. Ne tengano conto coloro gradita, è indispensabile. Per dare maggior spazio alla prima che desiderano inviare un articolo con un preciso riferimento parte, e avere contenuti meno eterogenei e casuali, gli articoli temporale. sono strutturati nelle seguenti sezioni e rubriche: l Focus l La pubblicazione degli articoli avviene per insindacabile del Presidente l Attualità - Costume - Società l Tradizioni - Sto- giudizio della Redazione, che si riserva, ovviamente, i neces- ria l Territorio - Turismo - Folklore l Cucina - Prodotti - Tecnolo- sari controlli, l’eventuale revisione dei testi e la possibilità di gia alimentare l Ristorazione e Cuochi l Salute - Sicurezza - Le- pubblicarli secondo gli spazi disponibili. gislazione. Le pagine della prima parte sono 40 (le altre 32 sono dedica- l La Rubrica “Dalle Delegazioni” è denominata “Eventi e te alla vita dell’Accademia: Eventi e Convegni delle Delegazioni; Convegni delle Delegazioni”: al fine di agevolarne la lettura, Attività e riunioni conviviali; carnet degli Accademici). contenere gli articoli nella lunghezza massima di 1.500 ca- Occorre, quindi, che gli Accademici tengano presenti alcune ratteri spazi inclusi. norme essenziali, affinché i loro scritti, frutto di passione e im- Non saranno pubblicate relazioni di riunioni tenute fuori pegno, trovino rapida ed esauriente pubblicazione. del territorio della propria Delegazione, o di quelle effet- tuate in casa degli Accademici, a meno che non si siano svolte l Testi degli articoli: è necessario che i testi possano essere in occasione di un evento importante. Non inserire, inoltre, inseriti in una delle sezioni previste, magari indicando quale l’elenco delle vivande e dei vini, per i quali va utilizzata la sia ritenuta più idonea. Gli articoli devono essere inviati per scheda apposita, relativa alle riunioni conviviali. via elettronica, in formato word (no pdf), utilizzando l’indi- rizzo e-mail: [email protected]. l Schede delle riunioni conviviali. Questa sezione è denomi- nata “Attività e Riunioni conviviali”. Le schede vanno inviate, l Non verranno pubblicate mere cronache di convegni o in- in Segreteria ([email protected]), entro 30 giorni contri, mentre saranno molto apprezzati articoli tratti dalle dallo svolgimento del convivio. Le schede giunte oltre il limi- relazioni più interessanti svolte nel corso dei convegni stessi. te di 30 giorni verranno cestinate. l Lunghezza dei testi: importante che i testi abbiano una lun- Nella compilazione, per i commenti, deve essere rispettato il ghezza compresa tra i 3.500 e i 7.000 caratteri (spazi inclu- limite di 700 caratteri spazi inclusi, onde evitare anche in tal si): in questo modo si potranno evitare tagli fastidiosi per chi caso dolorosi tagli. li deve effettuare quanto per chi li subisce. Qualsiasi computer Anche per questa Rubrica, si prega di non inviare relazioni prevede il conteggio delle battute. di riunioni conviviali tenute al di fuori del territorio della propria Delegazione, o di quelle effettuate in casa degli Ac- l Tempi: ogni numero della rivista viene impaginato il mese cademici, o che comunque non si siano svolte nei ristoranti o precedente a quello riportato in copertina, in modo che arri- negli esercizi pubblici, in quanto non verranno pubblicate.

Pagina 57 Gli Accademici durante il lockdown

no raccontato loro, come le ricette, con le loro curiosità e note storiche. La SINGAPORE-MALAYSIA-INDONESIA schita, veniva chiamata comunemente, in dialetto pavese, schita d’la nona (la schita della nonna), perché era la merenda che comunemente prepa- rava la nonna, oppure cola (colla), in quanto l’impasto era simile a quello Alla ricerca del cibo perduto… o quasi: usato come colla per la realizzazione della cartapesta o per incollare la carta. Impastata con acqua e farina, è considerata una (lontana) parente la schita dell’Oltrepò Pavese dello . Probabilmente la vicinanza geografica con l’Emilia Romagna ha influenzato il patrimonio culinario dell’Oltrepò. La schita af- n quarantena occorre sempre fare qualcosa che per noi sia signifi- fonda però le sue profonde radici in territorio oltrepadano da epoca anti- cativa”. Lo ha detto Tom Williams, lo psicologo della NASA. Un chissima, quando i contadini iniziavano la giornata lavorativa con questa “I consiglio che sarà servito agli astronauti nei loro lunghi (sebbe- frittella cotta nello strutto. Un alimento povero e veloce da preparare, ne volontari) periodi di isolamento. Nell’attuale contesto pandemico, ciò dall’alto contenuto energetico per chi doveva lavorare nei campi fino a significa che per il nostro stato di benessere dobbiamo concentrarci su tarda sera. Può essere dolce, se ricoperta di zucchero, o salata, e in que- cose positive, distrarre la nostra mente impegnandoci in attività concrete sto caso si accompagna agli affettati tipici del territorio, come il salame di che ci appassionano. Io leggo, scrivo e prevalentemente… cucino. Tut- Varzi. Una curiosità: in alcune aree, veniva chiamata paradella, anche se tavia, è cambiato il bisogno emotivo; il cibo ha sempre più, per me, un è presumibile che quest’ultima sia in realtà una “schita ricca” poiché una valore consolatorio e rassicurante, diventando la misura della mia gior- versione prevede l’aggiunta di uova. Un cibo d’altri tempi come ho detto, nata e del mio benessere: ho sempre più bisogno di comfort food! Così, ma non del tutto perduto. Ogni anno infatti, l’ultimo sabato di luglio, essa dopo i grandi classici (cioccolato e pizza), è riaffiorato nella mia mente ha un suo giorno di gloria: nel piccolo comune di Fortunago viene cele- il desiderio per un cibo che non mangiavo più da anni e che mi riporta brata una sagra in suo onore; un appuntamento in cui, tra musica e balli, a sensazioni di felicità dell’infanzia: la schita. È d’obbligo una premessa: questa croccante frittella è la vera protagonista. È preparata dalle donne negli anni Sessanta, la schita, una grossa e sottile frittella fatta di farina del paese secondo l’antica ricetta; il segreto, dicono, sta nell’impasto, che e acqua, rappresentava una delle merende più golose e tipiche dell’Ol- deve essere non troppo denso e nemmeno troppo liquido, e anche nella trepò Pavese. Un cibo povero della tradizione contadina del dopoguer- padella, che deve essere molto pesante… perché la schita non è una sem- ra, un cibo d’altri tempi che i nostri figli non conoscono più e che per gli plice frittella. Data la facile reperibilità degli ingredienti è stato semplice adulti di oggi è solo un ricordo. Un cibo che però consola, con tutta la avere un cibo consolatorio e d’altri tempi anche qui a Singapore… e sono croccantezza, il profumo e il sapore di un fritto! Così, in queste giornate d’accordo, non chiamiamola frittella: è molto di più! che hanno il perimetro delle mura di casa, ho cucinato questa frittella che rappresenta un’epoca passata e un territorio. Tuttavia, ho dovuto prima documentarmi, sia per avere testimonianza scritta di una ricetta che ho La ricetta sempre e solo sentito tramandare oralmente, sia per sapere qualcosa di più su questo cibo d’altri tempi. La tecnologia mi è stata d’aiuto; anche in Ingredienti: 100 g di farina, 50 g di acqua, sale, olio (o strutto, come al isolamento e in terra straniera sono riuscita ad avere un testo che descrive tempo delle bisnonne). questo tipico piatto dell’Oltrepò Pavese: Fra castelli, monumenti e ... brasa- Preparazione: unire in una ciotola la farina e il sale, mescolare con una for- dè. È questo un racconto dei ragazzi delle scuole elementari oltrepadane, chetta e aggiungere l’acqua fredda fino a ottenere un composto cremoso. che narra di borghi, paesaggi, tradizioni, vigneti… e ricette. Esso testimo- In una padella scaldare l’olio (o lo strutto) e aggiungere poche cucchiaiate nia la loro appartenenza a un territorio e alle sue tradizioni, tra cui quella di impasto stendendolo bene: la frittella deve risultare sottile. Cuocere la gastronomica. Con uno stile narrativo a volte essenziale, a volte fatto di schita da entrambi i lati (deve essere ben dorata). Eliminare l’olio in eccesso sensazioni e impressioni, i ragazzi, guidati dagli insegnanti, riportano non con carta assorbente, salarla o zuccherarla a piacere e poi... gustarla calda. solo quello che hanno studiato sui libri, ma anche ciò che i loro nonni han- (Maurizia Debiaggi, Accademica di Singapore- Malaysia- Indonesia)

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Valle d’Aosta Emilia Romagna AOSTA CESENA

Un “pizzico di sale” nel convivio natalizio Consegna del premio “Dino Villani” Cena virtuale con graditi ospiti come relatori. Alla Centrale del latte di Cesena per la ricotta “Fiocco di Latte”. l Delegato Andrea Nicola, con l’a- Una piccola parentesi musica- iuto di alcuni attivi componenti le, eseguita dal maestro Paolo Idella Consulta, ha organizzato Bougeat, ha poi contribuito a unire na rappresentanza della lavorata con ingredienti locali, un convivio natalizio virtuale a base idealmente i partecipanti. Quale Delegazione ha conse- come il sale dolce delle saline di di panettone e bollicine, “reali”, fatti ospite “addetta ai lavori”, ha preso Ugnato il premio “Dino Vil- Cervia e l’acqua salsobromoiodica recapitare al domicilio degli Acca- la parola Denise Marcoz, titolare lani” al Presidente e al Direttore delle Terme di Fratta, oltre all’uti- demici. Attraverso l’utilizzo di una de “Lo grand baöu”, tempio della della Centrale del latte di Cesena lizzo di solo latte vaccino del ter- piattaforma informatica, tutti i Soci gastronomia valdostana. Ha rac- per il prodotto “Fiocco di Latte di ritorio. A causa della perdurante hanno potuto vedersi, sia pur attra- contato che nella tradizione della Romagna”. La ricotta “Fiocco di situazione pandemica, la cerimo- verso uno schermo. Ha partecipato Valle d’Aosta d’antan, la festa di Latte” si è distinta per la rilevante nia di consegna è avvenuta presso Don Paolo Quattrone, dispensan- Natale, pur importante, non ave- e specifica qualità organolettica, la sede aziendale. do sagge riflessioni sul Natale e va un piatto dedicato: nel pranzo sull’assonanza tra tale evento, la di Natale carne salata, saucisses, cucina e il vivere quotidiano. Ha patate e fontina la facevano da messo l’accento su quel “pizzico padrone. Le parti meno nobili di sale” che, nel suo piccolo, può delle carni, inoltre, si mettevano rendere le pietanze equilibrate e a macerare in contenitori di legno, gustose. A volte anche la nostra sotto sale e con erbe aromatiche, vita, pur ricca di “ingredienti”, ci in modo da essere pronte e gusta- potrebbe sembrare insipida… te la sera di Natale. Se ne ricavava e quindi? Basta poco, suggeri- anche una sorta di “brodo salato”, sce Don Paolo: è sufficiente che nel quale si intingeva il pane nero ognuno si ricordi di aggiungere un di segale, magari con l’aggiunta di po’ di “sale” nella propria vita e in gustosi pezzetti di fontina. La sim- quella degli altri, con l’aggiunta di patica riunione conviviale si è con- un antico palazzo del 1600, l’Osteria d’ingresso dell’Osteria, alla presen- un pizzico di “amore, disponibilità clusa con l’immancabile brindisi. si regge su una diffusa e qualificata za di una rappresentanza degli Ac- e gentilezza”. (Beniamino D’Errico) presenza professionale femminile cademici della Delegazione, ben sia in cucina sia in sala. La consegna distanziati tra di loro. Poi, per raf- della targa è avvenuta sulla soglia forzare in concreto la vicinanza al IMOLA

Diploma di Buona Cucina all’“Osteria del Vicolo Nuovo” Per festeggiare, una cena in video con i piatti del ristorante in delivery.

è stata grande tristezza trova il suo sbocco vitale nelle ta- negli operatori e nel per- vole di osterie, trattorie, ristoranti e C’sonale di uno dei settori pizzerie. E la Delegazione, per testi- da molti mesi tra i più colpiti dalle moniare la sua continua vicinanza restrizioni nella nostra vita quoti- a chi opera in mezzo ai fornelli, ha diana. La si è letta indistintamente attribuito il Diploma di Buona Cu- nei volti di tutti i protagonisti di una cina all’“Osteria del Vicolo Nuovo” filiera ricca di sudore e lavoro che di Ambra e Rosa. Aperta nel 1984 in

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settore ristorativo, non è mancato arrostite all’Albana di Romagna. Il lo svolgimento, in serata, della riu- tutto riscaldato nel forno di casa nione conviviale, ricorrendo al siste- per alcuni minuti. A concludere, AVEZZANO E DELLA MARSICA ma dell’asporto e della consegna un’ottima tradizionale zuppa in- a casa, con cibi e vini del territorio. glese. Gli Accademici imolesi, come Una riunione conviviale, quindi, da- già avvenuto lo scorso anno, non Riflessioni sulla vita in tempo gli abbracci virtuali ma comunque rinunceranno a dare il loro contri- ricca di scambi, grazie ai moderni buto al settore, pur sapendo che di pandemia collegamenti video informatici. Il la convivialità trova la sua massi- Riunione conviviale in presenza presso la storica menu preparato dal ristorante ha ma espressione nella presenza e soddisfatto con piatti gustosi, di nella vicinanza. Nell’attesa, aspor- “Trattoria del Moro”. buon sapore e consistenza, a parti- to e delivery tengono comunque re dal tortino di squacquerone con accesa la fiamma dell’esperienza li Accademici e i loro fa- tente spinta alla sopravvivenza funghi porcini, alle piacevoli lasa- sensoriale con l’obiettivo di rivive- migliari, nel più rigido che apre a nuove sfide. Sempre gne alla gratinate con re quell’atmosfera di convivialità Grispetto delle norme an- sul tema della vita, un ulteriore, carciofi e pancetta dorata e alle in- alla base dell’amicizia accademica. ti-Covid, si sono ritrovati presso ampio intervento dell’Accademica vitanti coscette disossate di galletto (Antonio Gaddoni) la storica “Trattoria del Moro” a Alessandra Mosca che ha rievoca- Luco dei Marsi, per tenere la lo- to esempi di un vissuto lontano. ro prima riunione conviviale del È poi il momento del rapporto di CHIETI nuovo anno, in presenza. Un mo- sintesi (fortemente apprezzato e mento magico per ritrovarsi, di applaudito) dell’attività svolta lo comunicare, spesso attraverso gli scorso anno: eventi gioiosi, vissuti Fare Accademia nelle zone arcobaleno occhi. Nel giorno in cui si festeggia in grande amicizia, alla ricerca di la “Giornata nazionale per la vita”, nuovi locali, nuove e rivisitate ri- Ancora una riunione conviviale virtuale, pertinente la relazione di Stefano cette culinarie; ospiti e concerti; in attesa di poter tornare al ristorante. Maggi con la sua “Riflessione e Vi- tavola e arie immortali; la gene- ta Nuova”. Il relatore, senza citare rosa presenza del soprano Ilenia esplicitamente la natura delle at- Lucci. Pure da registrare l’inter- er la prima riunione con- duramente colpiti dalle norme di tuali forti difficoltà, precisa che vento del Presidente della Cantina viviale del 2021, la Delega- contenimento del contagio. A tal è proprio in questi momenti che del Fucino, Lorenzo Savina, con il Pzione si è riunita, per cau- proposito, la Consulta ha presen- l’uomo si apre a continue riflessio- suo ampio richiamo sulla viticul- se di forza maggiore, ancora una tato una formula innovativa, in ni sulla nascita della vita e di tutto tura di nicchia, ancora insistente volta su una piattaforma virtuale. vista della zona gialla che presto ciò che ci circonda. Questo ci spin- nella Marsica negli anni Ottanta Nell’incontro, dal titolo “Fare Ac- riguarderà la regione Abruzzo, per ge alla comprensione introspetti- del secolo scorso. Il suono della cademia nelle zone arcobaleno”, adempiere a tale importante com- va del vero e profondo significa- campana da parte del Delegato è stato fatto il punto circa la situa- pito senza esporre i propri Soci al to di vita, la concreta sensazione ha concluso un momento vera- zione della ristorazione a quasi un rischio del contagio. L’idea è stata della nostra estrema piccolezza mente felice per condivisione e anno dall’inizio della pandemia, accolta con entusiasmo dagli Ac- di fronte all’infinità dell’Universo. partecipazione. focalizzando il ruolo dell’Accade- cademici, che dal 1° febbraio, si Dietro ciò si nasconde una po- (Franco Santellocco Gargano) mia e degli Accademici nel sup- spera, torneranno nei ristoranti a portare ristoranti e ristoratori, così “fare Accademia”.

Pagina 60 PESCARA Molise CAMPOBASSO Premio “Massimo Alberini” 2020 alla Pasticceria “La Cremeria” Mangiar con l’arte: il cibo nella pittura Un meritato riconoscimento a una storia di passione Un appassionante viaggio dalla tavola alla tela. e di impegno professionale. articolare iniziativa della tela”, durante il quale si è parla- rede di una dinastia di pa- firma. Sono famose le sue torte Delegazione in occasione to non solo di cibo ma di tutto sticcieri, Giacomo De Ace- alla frutta oppure quelle di crema P delle ultime festività nata- ciò che ruota intorno a esso: dai E tis gestisce da trent’anni a e cioccolato e quelle chantilly e lizie, stravolte dalle restrizioni per cambiamenti sociali ai gusti, dal- Pescara “La Cremeria”, una pa- gianduia. Squisiti i profiterole, ma l’emergenza sanitaria. le mode alla religione, dalle sco- sticceria della tradizione che non anche gli strudel e le sfiziosissime Nell’impossibilità di incontrarsi perte geografiche ai commerci. indulge al richiamo delle mode e crostate, per non parlare della ec- in un momento di convivialità e Quindi, i dipinti come documenti non si è fatta tentare dal virtuosi- cellente Sacher torte. Straordinarie serenità, gli Accademici molisa- visivi di un’epoca: prima semplici smo tecnologico esagerato. Ogni sono le sue creme, quelle per cui ni si sono riuniti in un incontro a raffigurazioni naturalistiche, poi prodotto sfornato dal suo labo- è famoso il locale che si chiama distanza, per condividere un’e- opere dal grande valore simbo- ratorio ha un inconfondibile sa- appunto “La Cremeria”. sperienza culturale, con un tema lico, nature morte che ci parlano pore, nulla sa di finto: i pasticcini, La cerimonia di consegna del pre- inerente la rappresentazione del della vita vissuta, delle preliba- le torte, le chiacchiere al Rhum e mio “Massimo Alberini” 2020, più cibo come fonte di ispirazione e tezze che arrivano da lontano, ma miele, le fritte e al forno volte rinviata per le limitazioni im- soggetto nella pittura, dal titolo: in ogni caso fedeli testimonianze o il semplice cornetto del matti- poste dalla pandemia, si è svolta “Mangiar con l’arte: il cibo nella artistiche di un periodo storico. no, preparati con materie prime a febbraio nella Sala Giunta ”San pittura” . Un’ottima occasione non solo di qualità, con tecnica e metodi Cetteo” del Municipio di Pescara, La dottoressa Fiorella Paino, sto- per accrescere il proprio bagaglio antichi. Giacomo non è più un da parte del Delegato Giuseppe rica dell’arte presso l’Università culturale ma anche per sentirsi di artigiano, è un vero artista. Il più Fioritoni e del Sindaco Carlo Ma- di Camerino, ha guidato gli inter- nuovo tutti vicini e rinsaldare lo piccolo dei suoi pasticcini è un sci, alla presenza di una piccola venuti al webinar in un appassio- spirito di appartenenza. capolavoro. In ogni dolce che fa rappresentanza di Accademici nante viaggio “Dalla tavola alla (Ernesto Di Pietro) mette esperienza, amore e la sua pescaresi. (Alessandra D’Attilio)

Calabria

DELEGAZIONI REGGINE di quei sostegni che sono stati hanno fatto una donazione in elargiti agli esercenti di attività prodotti alimentari al Centro commerciali e artigianali. Una Accoglienza Don Gaetano Donazioni alimentari situazione difficile, quindi, che Catanoso di Reggio Calabria. si è inteso contribuire a rendere Già lo scorso anno, tramite i tre Tre Delegazioni si sono riunite per sostenere le fasce quantomeno più tollerabile. citati Delegati, si era attivata una più deboli della popolazione reggina. È così che le Delegazioni Area raccolta di derrate alimentari, Grecanica-Terra del Bergamotto, operazione che si era arricchita con il Delegato Enzo Vitale, con una discreta somma in dena- li Accademici del terri- che in questi tristi frangenti di Gioia Tauro-Piana degli Ulivi, ro donata alla Caritas. Quest’anno torio reggino non pote- emergenza sanitaria attanaglia con il Delegato Sandro Borruto, l’impegno continua, sperando in G vano assistere inerti al le fasce più deboli e meno protet- e Locride-Costa dei Gelsomini, tempi migliori. disagio, soprattutto economico, te della popolazione, sprovviste con il Delegato Giuseppe Ventra, (Sandro Borruto)

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Sicilia Sardegna

CAGLIARI CASTELLO CEFALÙ Tavola rotonda in videoconferenza Leonardo Sciascia sulla Dieta Mediterranea e la Civiltà della Tavola In occasione del decimo anniversario Delivery di alcuni piatti amati dallo scrittore del riconoscimento Unesco. e approfondimenti sul tema via Zoom. u piattaforma virtuale, la argomenti sul tema, con una vasta a Delegazione ha onorato Maria Sciascia e Vito Catalano Delegazione ha organizza- platea di oltre 120 partecipanti. È il centenario della nascita (rispettivamente figlia e nipote Sto una tavola rotonda dal ti- seguito un interessante dibatti- L di Leonardo Sciascia con di Sciascia), Matteo Collura (scrit- tolo “Decennale della Dieta Medi- to. Sono state messe in evidenza la riunione conviviale virtuale tore, amico e biografo di Sciascia), terranea patrimonio dell’Umanità le caratteristiche della Dieta, da “Leonardo Sciascia e la Civiltà del- Salvatore Vullo (scrittore) e Nella Unesco”, in occasione del decimo intendersi non come un sempli- la Tavola”, rapporto ampiamente Vigliante (Accademica di Cefalù). anniversario del riconoscimento. ce regime dietetico ma come un presente nelle opere dello scritto- Sono stati graditi ospiti della riu- L’evento è stato introdotto dal insieme di tradizioni e stili di vita re come indicatore di molteplici nione conviviale virtuale i Delegati Presidente dell’Accademia Paolo delle popolazioni del Mediterra- condizioni sociali. di: Agrigento (Claudio Barba), Mar- Petroni, e moderato dal Delegato neo e il significato che questi rap- Lo chef Angelo Daino del ristoran- sala (Antonella Cassata), Palermo Francesco Panu. Hanno parteci- presentano nella valorizzazione e te “Il caffe letterario-la Galleria” (Daniela Nifosì), Palermo Mondello pato i relatori: Elisa Ascione, Eli- nel rispetto dei prodotti del terri- ha preparato alcuni dei piatti che (Giuseppe Barresi), La Spezia (Ma- sabetta Bernardi, Silvana Chiesa, torio, delle manifestazioni sociali e Sciascia amava realizzare in pro- rinella Curre Caporuscio) e Parigi Attilio Mastino, Pierpaolo Murgi, culinarie, della convivialità: valori prio e in particolare “lo stufato di (Luisa Polto). (Nicola Nocilla) Stefano Pintus, Giuseppe Pulina, comuni e condivisi con l’Accade- rognone” e “la capona- Aldo Vanini. Sono stati trattati vari mia. (Francesco Panu) ta”. La preparazione dei piatti, sviluppata sotto la guida di Vito Catalano e recapitati a domicilio agli Accademici, e il con- vivio sono stati trasmes- si via Zoom. Durante la cena sono intervenuti, apportan- do significativi appro- fondimenti alle comuni conoscenze, Marina Ca- stiglione (professoressa Ordinaria di Linguistica Italiana presso l’Univer- sità di Palermo), Anna

Pagina 62 Nel Mondo MIAMI Stati Uniti d’America Cena dello sportivo CHICAGO Illustrate le abitudini alimentari degli sportivi Lezione interattiva, via Zoom, italiani prima e dopo le gare, gustando sulla pasta fresca sapori emiliani in presenza. Menu da asporto e tutte le indicazioni l proprietario chef Giancarlo migiano reggiano; gnocco fritto “Wendy” Cacciatori, in colla- con prosciutto di Parma 24 mesi; per preparare i “chiusoni”. Iborazione con la moglie Va- tagliatelle al ragù; tagliata di man- lentina, ha aperto, in Midtown zo con purè di patate; crostata a prima iniziativa virtuale i pacchetti al ristorante contenen- Miami, il nuovo locale “Via Emi- di confettura di fragole, è stato per il 2021 ha avuto come ti: l’insalata con ceci e pecorino; lia Garden”, dopo aver avviato molto apprezzato dagli Accade- L tema una lezione interatti- tutti gli ingredienti per preparare con successo quello omonimo mici che hanno ritrovato i “sapori va, via Zoom, sulla pasta fresca, se- i “chiusoni” al sugo di zafferano in Miami Beach. Ottima la scelta di casa”, soprattutto gustando lo condo la tradizione sarda. Il signor e salsiccia; il salame di cioccola- dei prodotti italiani, nel rispetto gnocco fritto e le tagliatelle fatte Dario Monni, per metà sardo e per to. Monni ha spiegato come sua della qualità e della tradizione dei a mano. La serata dal tema “Ce- metà veneto, è intervenuto in qua- nonna preparava i “chiusoni” e ha sapori emiliani. Il locale, oltre a na dello sportivo” si è arricchita lità di proprietario del ristorante e illustrato gli ingredienti per il sugo. un’accogliente sala interna con anche del simpatico intermezzo pastificio “Tortello” di Chicago ed La Vice Delegata Clara Orban ha cucina a vista, offre un’ampia e offerto dall’ex giocatore di serie A è stato anche “l’istruttore” della parlato dell’abbinamento del vino rilassante zona giardino. Elegan- di calcio Massimo Marazzina, che serata. I partecipanti hanno ritirato ai vari tipi di pasta fresca. te la scelta del vasellame e delle ha illustrato le abitudini alimen- tovaglie di lino grigio. Il menu tari degli sportivi italiani prima e della riunione conviviale, com- dopo le gare. posto da bresaola, rucola e par- (Antonio Pianta)

CENA ECUMENICA 2021 La riunione conviviale ecumenica, che vede riuniti alla stessa mensa virtuale tutti gli Accademici in Italia e nel mon- do, si svolgerà il 21 ottobre alle 20,30, e avrà come tema “Il bosco e il sottobosco. Castagne, funghi, tartufi, frutti di bosco nella cucina della tradizione regionale”. L’argomento, scelto dal Centro Studi “Franco Marenghi” e approvato dal Consiglio di Presidenza, è volto a valoriz- zare le preparazioni che utilizzano ingredienti provenienti dal mondo vegetale di bosco e sottobosco, presenti, sia pure con sfumature diverse, in tutte le regioni italiane. I Delegati cureranno che la cena ecumenica sia accompagnata da un’idonea relazione di carattere culturale per illustrare l’importante argomento proposto e che, sulle mense, il menu sia composto in armonia con il tema scelto, che ben si armonizza con il periodo autunnale.

Pagina 63 Attività e riunioni conviviali

Eggiolini di Magasa per il formaggio Commenti: La riunione conviviale tario hanno esaltato questo piatto. La “Tombea”, alla presenza del produt- è stata improntata sulle verdure in- varietà e la qualità dell’arrosto misto tore e del giornalista del “Giornale di vernali. Molto buoni i carciofi gra- ben giustificano il titolo antico ma Brescia”, dottor Ubaldo Vallini, i quali tinati con formaggio al tartufo, dal sempre attuale della buona cucina: hanno esaltato le caratteristiche di sapore non sovrastante, e lo speck Trattoria! Pur nella semplicità è stato questo formaggio e le differenze di croccante, il tutto servito sulla crema molto apprezzato il tiramisù. Il tutto intensità dei sapori riferiti alla sta- di zucca: ad alcuni l’abbinamento è ben avvolto dalla simpatia del servizio. gionatura e al foraggio. piaciuto moltissimo ad altri meno. Una vera gioia del palato il risotto al radicchio rosso tardivo e Lagrein con LOMBARDIA al centro una pallina di gorgonzola. Ottima, ben cotta e morbidissima la BRESCIA guancetta con una buona polentina 19 dicembre 2020 e i cappucci stufati; eccellente anche il dolce: la freschezza del mango ben Ristorante “La Sosta” di Vittorio si combina al gelato alla vaniglia e Bacchetti, anche in cucina. lVia al croccante del crumble. I vini sono Tita Secchi 115, Vestone (Brescia); stati apprezzati e l’abbinamento con 0365/812131, fax 0365/821057; in- i piatti è risultato armonioso. [email protected], www.lasosta- NEL MONDO dinozza.it; coperti 150. lParcheggio TRENTINO - ALTO ADIGE comodo; ferie mai; giorno di chiusura REPUBBLICA domenica sera e lunedì a pranzo. lVa- BOLZANO POPOLARE CINESE lutazione 8; prezzo da 36 a 45 €; carte 20 gennaio 2021 accettate CartaSì/Visa/MasterCard. SHANGHAI Ristorante “Eggentaler” della famiglia 6 gennaio 2021 Le vivande servite: piccolo flan al Schmieder, in cucina Armin Schmie- Tombea; quenelle di polenta tara- der. lVia Val d’Ega 47, Località Car- Ristorante “Casa Mia” di Yu Yi (Tom), gna con cotechino della Valsabbia; dano, Bolzano; 0471/365294, anche anche in cucina. l1331 Fuxing risotto Carnaroli bianco con Tombea fax; [email protected], www.eg- Zhong Lu, Hei Shi Apartment, Bldg e mela renetta; rollatina di tacchinel- gentaler.com; coperti 120. lParcheg- 3, 1/F, near Baoqing Lu, Shangai; la disossata e ripiena di magro, cotta gio comodo; ferie mai; giorno di chiu- ABRUZZO  0086/13918968832; coperti 40. al forno con olive e rosmarino ac- sura lunedì. lValutazione 8,2; prezzo lParcheggio privato del ristorante o compagnata da quenelle di polenta da 46 a 65 €; carte accettate tutte. AVEZZANO garage convenzionato; ferie mai; gior- di Storo; composta di frutta fresca. E DELLA MARSICA no di chiusura a pranzo. lValutazione Le vivande servite: carciofi gratina- 7 febbraio 2021 8; prezzo da 36 a 45 €; carte accettate I vini in tavola: Chiaretto Valtenesi ti con formaggio al tartufo e speck tutte. 2020 Doc; Groppello Doc 2018 (en- croccante; risotto al radicchio tar- “Trattoria del Moro” di Rossana di Gianfi- trambi Biodinamica Le Sincette). divo, Lagrein (vino rosso locale) e lippo. lVia Strada 43, Luco de Marsi (L’A- Le vivande servite: insalata di ner- gorgonzola Dop al cucchiaio; guan- quila); 0863/52496, cell. 328/6893217; vetti; salumi misti; risotto alla monze- Commenti: Sono stati proposti piat- cetta di manzo nostrano brasata al coperti 50. lParcheggio comodo; ferie se con salsiccia e zafferano; ossobuco ti dove era sempre presente il for- vino rosso con polentina e cappucci mai; giorno di chiusura lunedì. lValuta- con polenta; piatto di formaggi misti maggio Tombea con stagionature stufati; mango nel bicchiere: mango zione 8; prezzo fino a 35 €; carte accettate della Lombardia abbinati a confettu- differenti di 6-12 e 18 mesi, presen- fresco, mousse di mango, gelato di CartaSì/Visa/MasterCard. re; frutta fresca e secca. tati mantenendo “la semplicità di vaniglia fatto in casa e crumble al una volta”, ma cucinati con il rigore cioccolato. Le vivande servite: bruschette I vini in tavola: ’61 Franciacorta brut delle dosi e con risultati eccellenti fantasia, mozzarelline, salumi vari e (Berlucchi); Lugana Molin; Negresco (en- alla vista e al palato esigente. Dopo i I vini in tavola: Franciacorta Fla- formaggi nostrani; chitarrina alla car- trambi Ca’ Maiol); Aphrodi-sium Ven- complimenti al cuoco, il Delegato ha mingo rosé (Monterossa); Merlot Ca- bonara; agnolotti colorati ed essenze demmia Tardiva Igt (Casale del Giglio). consegnato il premio “Dino Villani bernet Soma 2017 (Cortaccia); Petit locali; arrosto misto classico rivisitato 2020” all’azienda agricola Germano Man-Seng Aurie 2017 (San Paolo). alla “del Moro” con cicoria ripassata Commenti: Il tema “Milano e dintor- e patata regina del Fucino; tiramisù. ni” è stato affrontato con destrezza, sia dallo chef, con un menu ricco e I vini in tavola: Noemo, Monte- ben sviluppato, sia dalla Simposiarca pulciano d’Abruzzo; Fonte Vecchia, Giada Piccinini nei contenuti infor- Trebbiano d’Abruzzo (entrambi Can- mativi e di intrattenimento molto tina del Fucino). ben articolati, originali e accurati. Da segnalare sia il risotto alla monzese, Commenti: Il menu proposto dal molto gradito dai commensali cine- tandem Simposiarca - Rossana Di si, sia l’ossobuco con polenta, piat- Gianfilippo, ripercorre il classico del- to che va molto di moda in questo la casa, rivisitato e affinato nei gusti momento in città, ma solitamente più arditi. Ed è così che la chitarrina in versione moderna. La tradizione alla carbonara - pancetta ben dorata, non ha deluso. Come prima riunio- uova, formaggio nel giusto dosag- ne conviviale dell’anno, altissima la gio - ha rappresentato un matrimonio partecipazione, con 11 Accademici perfetto. A seguire gli agnolotti: erbe e 28 ospiti, che hanno dimostrato locali, sedano, carote e cipolle secon- estremo interesse verso la Delega- do una formulazione di antico ricet- zione e l’Accademia.

Pagina 64 Carnet degli Accademici

NUOVI ACCADEMICI MARCHE VARIAZIONE INCARICHI

PIEMONTE Fermo PIEMONTE Lando Siliquini Biella Novara Marco Alessandro Tringali Vice Delegati: Eugenio Bonzanini l LAZIO Anna Giuseppina Forte Bertolone Consultore: Fabrizio Negri TRENTINO - ALTO ADIGE Rieti Stefano Grandolini Rovereto e del Garda Trentino FRIULI - VENEZIA GIULIA Francesco Pallaver l Maria Antonietta Tezzele SICILIA Gorizia Consultore: Eugenio Mollica Trento Modica Mario Diani l Marco Stefenelli Marcella Pugliese EMIRATI ARABI UNITI Sciacca VENETO Umberto Marsala Dubai Delegato: Stefano Ferretti Verona Paola Dada l Franco Ghinato l Licia Zanetti NUOVE LEGAZIONI NON SONO PIÙ TRA NOI FRIULI - VENEZIA GIULIA GIAPPONE TOSCANA Gorizia Osaka e Kansai Fabio Coser Legato: Francesco Santi Formiconi Valdichiana-Valdorcia Sud Accademico onorario: Luigi Diodati Pierluigi Rossi Ferrini

EMILIA ROMAGNA

Bologna TRASFERIMENTI Giampaolo Amodeo VENETO Lugo di Romagna Roberto Faccani l Gianni Zannoni Bassano del Grappa-Altopiano dei Sette Comuni Romolo Cacciatori (da Padova) TOSCANA

Prato Alberto Bellandi

Aggiornamenti a cura di Carmen Soga, Ilenia Callegaro, Marina Palena

Pagina 65 International Summary

FOCUS see page 3

EVERYTHING CHANGES; NOTHING CHANGES

Map colours proliferate, as do the institutions that allegedly protect us, but real hope rests in the swift availability of abundant vaccines.

n Lampedusa’s classic novel Il Gattopardo (The Leopard), Tancredi, the prince of Salina’s favourite nephew, declares: I“for everything to stay the same, everything must change”. This paradoxical statement comes to mind observing recent efforts to combat the pandemic in Italy. The much-maligned safe as houses, right? Everyone is watching over us, and we legislative instrument known as DPCM (Decree of the Pre- shouldn’t worry now that even the army has taken the field. sident of the Council of Ministers), branded by eminent con- Meanwhile we’re still forbidden to travel between regions, go stitutionalists and learned jurists as unconstitutional (since out after 10 PM or visit friends and relatives; restaurants and an administrative decree undergoes no scrutiny regarding bars (where open) close at 6 PM, and schools have limited the limitation of personal freedoms), is alive and well as in opening hours, delighting pupils and parents. days of yore. The frequently criticised Harlequinesque regio- nal colour coding has held out and even expanded: from three colours (yellow, orange, red) it now boasts five, having Different chef, same menu - or a worse one acquired the glorious white (congratulations to Sardinia, whe- re Academicians will be able to celebrate in restaurants again) and the lugubrious darker, or ‘fortified’, orange, denoting that These are the frequently invoked ‘discontinuity’ and the mar- hairdressers and barbers will be shuttered as vectors of con- tial ‘change of pace’: terms beloved of politicians and news- tagion. Lest things be too simple, regional colours are sup- papers. In other words, there’s a new chef, but the menu has plemented by municipal and provincial colours (thereby remained the same or has worsened. Meanwhile, the virus breathing new life into the recently abolished provinces). menacingly advances, with all its variants and the feared ‘third wave’. Might all these measures be somewhat ineffective? Perhaps the virus is colour-blind and can’t distinguish red The colour-coded map idea from yellow. Luckily, better news emanates from nations where is the main paradigm in Italy vaccination has reached an advanced stage. Life is resuming in some countries. This provides grounds for concrete op- timism: the prospect that several vaccines, from various The colour-coded map system is the foremost paradigm in companies, will become available and we will be able to Italy (it occasionally crops up in other areas, including Califor- administer them. That would be a real solution; the rest is nia and Canada): we are cleverer than anyone else, and, as bare survival (for those who manage it): the State can’t afford everybody knows, we have the best virologists, immunologists economic stimulus payments and there’s no point beating and epidemiologists, attracting the world’s envy. But we also about that bush. Restaurateurs, hoteliers, travel agencies and have the Ministry of Health, the National Health Institute (ISS), tour operators will breathe again once the virus is under con- the Technical-Scientific Committee (CTS), the Civil Protection trol. We’re close - maybe a few months away: one final push Department, the Special Commissioner, and of course the to end the vaccination chaos, and we’ll be in the clear. COVID Control Room. To these should be added the Italian Images of reopened venues in Moscow, the USA and Cagliari Medicines Agency (AIFA), a tentacle of the European Medicines can give us hope. Agency (EMA), both lumbering rubber-stamp extruders. We’re Paolo Petroni

Pagina 66 DANTE ALIGHIERI AND FOOD GORIZIA AND NOVA GORICA: the Excelsior Maraschino factory to see page 4 2025 EUROPEAN CAPITALS OF CULTURE, distil Marasca cherries into Maraschino, EVEN IN THE KITCHEN! sold in straw-covered bottles which Milano Brera Academician Aldo E. Tàmmaro see page 10 have remained identical after nearly explains how the Bard’s body of work may 200 years. Pietro Vincenzo Fracanzani, help to emphasise the importance of food Nova Gorica and Gorizia will be European Honorary Delegate for Colli Euganei- in human life. Food appears in his poems cultural capitals for 2025: divided by Basso Padovano, tells the story of Marasca with predominantly negative connotations, historical conflicts and now united by cherry Ratafià, also produced by Luxardo, as the object of gluttony, condemned as intense cooperation, the two cities have dubbed Sangue Morlacco (‘Morlach’s a cardinal sin by the Church. In the Divine pledged to form a cross-border European blood’, referring to a people of the area) by Comedy, food and anything associated with Capital of Culture straddling Italy and Gabriele D’Annunzio. it assumes a prevalently metaphysical role. Slovenia. The cities’ cuisine constitutes a gastronomic treasure trove: the legacy of different peoples, from Europe and PIORA CHEESE SAINT JOSEPH AND FRIED BIGNÈ beyond, mingling in and out of the kitchen see page 18 see page 6 during centuries of fascinating history. Piora cheese originated in a uniquely Odd as it may seem, this combination suitable Ticino mountain pasture in characterises one of the oldest Roman BALSAMIC VINEGAR - THE REAL THING distant 1227. The specific geology of the traditions. The symbolism of the bignè see page 12 Piora Alpine valley fosters a notably rich, (beignet), a thin dough shell filled with varied flora: the aromatic herbs in its high a creamy and hearty substance, recalls Morello Pecchioli, Honorary Academician pastures give the cheese its distinctive St Joseph, the pater familias, who fed and for Verona, clarifies that only three vinegars flavours. protected his loved ones. Contamination of can wear the ‘balsamic’ badge: PDO propitiatory festivals with pagan traditions traditional Modena balsamic vinegar, PDO must have favoured the association traditional Reggio Emilia balsamic vinegar, GARDEL’S RAVIOLI between St Joseph and that delectable and PGI Modena balsamic vinegar. Each see page 20 sweet, a metaphor for the egg, which balsamic vinegar contains a concentrate of Christianity had rendered symbolic of the territory’s essence: wine, must, people, Starting with an anecdote about Astor human rebirth through Christ. history, climate, environment. Piazzolla’s childhood invitation of the great Carlos Gardel for a ravioli-based meal, Buenos Aires Academician Anna Lanzani SICILIAN CANNOLI AND CASSATA explains that the history of Argentine AS NATIONAL FOOD HERITAGE tango is rich in anecdotes involving see page 14 Italian food. Almost all the ‘greats’ of tango’s ‘golden age’ (época de oro) were Cannoli and cassata are part of Sicilian food children of Italians, raised in the immigrant lore, whose alluring complexity derives neighbourhoods of early 20th-century from the judicious layering of influences Buenos Aires, where the various Italian from the many cuisines (Greek, Jewish, regions’ culinary traditions mixed and Arab, Norman, Spanish, French) with which enriched each other. the region has come into contact. These SACRED EASTER CUISINE TRADITIONS two sweets, explains Cefalù Delegate IN LUNIGIANA Nicola Nocilla, have enriched themselves LO PAN NER: ‘BLACK BREAD’ see page 8 with new flavours during their slow and see page 22 lengthy development. Easter is most visible at the table, with its The rye bread baked in wood-burning traditional rituals. Lunigiana Academician ovens by families in Val d’Aosta is the Giuseppe Benelli described the main Easter 200 YEARS OF LUXARDO MARASCHINO protagonist of a series of events paying preparations in Lunigiana: torte d’erbi (herb see page 16 homage to the traditions, rituals and tart) and tortelli d’erbette (herb-stuffed expertise surrounding it, inherited over pasta), delicate Zeri lamb, and fragrant Nearly two centuries have elapsed since many generations. It is always made in sweets such as carsenta and Easter Girolamo Luxardo, the Genoese consul round stone ovens; the most ancient one (schiacciata), accompanied by wines from in Zara (Zadar) on the Dalmatian coast has been in the hamlet of Anselmet since the Luni hills and the Magra valley. lined with Marasca cherry trees, founded 1651.

Pagina 67 BARDICCIO: FROM UGLY chef Antonio Chiodi Latini has opened DUCKLING TO DELICACY a restaurant which eschews all animal see page 24 ingredients: “A homage to nature and the earth”. The chef has declared his desire to When a hog was butchered in times past, provide healthy, delicious and colourful the leftovers - lungs, heart, kidneys and food using haute cuisine techniques: various glands - were made into a sausage even a potato, an onion, endive or simple that was the first thing to be eaten in the artichokes can star in gourmet recipes ensuing days, being difficult to preserve which offer gastronomic delights while at the time: this was bardiccio. Once the respecting nature and the earth. ITALIAN FAMILIES sausage of the poor, it has been revisited REDISCOVER HONEY and re-evaluated, recently included in see page 37 dishes by famous, even Michelin-starred EPPUR SI MUOVE chefs. see page 32 Last year, Italian families rediscovered honey. This is revealed in a report by ‘And yet it moves’, as Galileo famously ISMEA (Institute for Agrifood Market MORCHELLE: observed; and likewise, cuisine unstoppably Services) entitled ‘Tendenze Miele’ (‘Honey HARBINGERS OF SPRING and irrepressibly soldiers on with the Trends’), indicating that the recent medical see page 26 valiant gait of those who do not give up - emergency has engendered greater especially Italian cuisine, which is flexible, concern with health, increasing sales of a These prized spring mushrooms are also adaptable and creative. Necessity, ingenuity food widely perceived as healthy. Italian called spugnole (‘little sponges’). Their and inventiveness have concretised honey, with slightly increased production bizarre shape and origin has inspired new paradigms of professionalism and and enhanced quality but seriously popular beliefs and peculiar tales. These commercial viability. Turin Academician compromised by improper pesticide use precious delicacies are used sparingly Elisabetta Cocito discusses the various triggered by climate change, cannot satisfy in the refined creations of famous chefs. initiatives and start-ups that are introducing national demand. Padua Academician Giancarlo Burri adds new food service models. more intriguing morsels: in the USA, spugnole, known as ‘morels’ but also ‘molly SALT AND PEPPER moochers’, ‘hickory chickens’ and ‘dryland DEFENDERS OF OUR SAFETY see page 38 fish’, are so adored and sought-after that see page 34 they are hailed as ‘American truffles’. Recipes often end by calling for “a pinch of Food sector operators are responsible for salt and pepper” or something analogous. creating safe and reliable food distribution Both ingredients have recently been under TRITORDEUM: WHO ARE YOU? systems. Andrea Vitale, Honorary discussion for different reasons. Of course, see page 28 Academician for Milano Navigli, stresses explains Trento Academician Mario Basile, that continuous technical and scientific salt and pepper also have positive qualities, Alessandria Academician Giorgio Borsino progress in this area has sustained and but the choice to use them or not should describes a new cereal which is very brought together the many players belong to the eaters, not the cook. versatile in cooking and packed with involved, making them the true front line excellent nutritional benefits. Tritordeum, of food safety. a natural cereal of Spanish origin, is a cross between durum wheat (Triticum durum) and wild barley (Hordeum chilense). Its flour, GOOD SNACK, BAD SNACK particularly suitable for slow-leavened, see page 36 highly digestible products, imparts a golden hue and an old-fashioned natural flavour. Nutritionists swear by the advantages of small meals, whether fresh and unprocessed or somewhat processed, PLANT-BASED HAUTE CUISINE especially glycaemic index reduction by see page 30 offsetting calories with vitamins, fibre, antioxidants and minerals. Crucially, Veganism is in vogue nowadays. Many ride reaping these benefits depends on limited the vegan wave for philosophical or health portions, warns Antonio Ravidà, Honorary reasons, creating delightful, colourful dishes Delegate for Palermo Mondello: snacks Translator: Antonia Fraser Fujinaga without using tofu, soya or tempeh. In Turin, must only be light mini-meals. Summarized: Federica Guerciotti

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