Le Armi Di San Marco

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Le Armi Di San Marco SOCIETÀ ITALIANA DI STORIA MI L I TA R E Le Armi di QUADERNO 2011 San Marco Atti del Convegno di Venezia e Verona, 29-30 settembre 2011 La potenza militare veneziana dalla Serenissima al Risorgimento Società Italiana di Storia Militare PROPRIETÀ LETTERARIA tutti i diritti riservati: Vietata anche la riproduzione parziale senza autorizzazione 3 Il Convegno SISM di Venezia e Verona (29-30 settembre 2011) a Società Italiana di Storia Militare, associazione che promuove gli studi di storia militare, ha il grande merito di consentire che anche in Italia, cosìL come avviene nei principali Paesi occidentali, questo campo di studi non occupi l’ultimo posto fra le discipline di carattere storico, contrariamente a ciò che accadeva nel secondo dopoguerra. L’esito infausto della seconda guer- ra mondiale, infatti, aveva provocato, fra l’altro, anche un rigetto di tutte le questioni di carattere militare, tanto che parlare di storia militare era assimila- to ad una adesione al militarismo. Per fortuna, a partire dagli anni ’80 è tornato un certo interesse per i pro- blemi di carattere storico – militare, molto spesso confinato, però, a circoli ristretti dell’ambiente accademico o della ricerca. Ciò ha fatto sì che nell’or- ganizzazione dei convegni di storia militare generalmente venisse privilegiata la città di Roma come sede di svolgimento, per la presenza sia di un nutrito gruppo di studiosi della materia sia degli archivi degli Uffici Storici delle Forze Armate e della stessa Società Italiana di Storia Militare. Non sono certo mancati convegni organizzati in altre città italiane, ma la parte del leone l’ha comunque sempre fatta Roma. La partecipazione a questi incontri ha naturalmente agevolato i numerosi appassionati, civili e militari, residenti della Capitale, che non hanno mai fatto mancare la loro presenza, anche se è facile supporre che fossero quasi sempre “i soliti”. Avere organizzato un convegno della Società Italiana di Storia Militare in Veneto ha consentito, in questo caso, di diversificare gli “spettatori”, portando il convegno a Venezia, all’interno dell’Istituto di Studi Militari Marittimi, ed a Verona, città nella quale opera il Comando delle Forze Operative Terrestri, offrendo questa opportunità di approfondimento ad una qualificata rappresen- tanza militare, che è poi quella che ne trae i maggiori vantaggi professionali. E ciò non solo perché lo studio delle guerre concorre ad acquisirne le “regole pratiche”, cioè le leggi ed i principi dell’arte della guerra, ma anche perché il mondo militare, come la storia, avendo come protagonista l’uomo, è un or- ganismo complesso che riflette condizioni e problemi della società, verso cui reagisce a volte influenzandola e modificandola. 4 LE ARMI DI SAN MARCO Per questo stretto legame con la società, è necessario che i componenti del mondo militare siano uomini di “cultura” storica, cioè aperti all’avvenire pur se legati alle tradizioni del passato, che non si spaventano di fronte al “nuo- vo”, di cui apprezzano il giusto valore confrontandolo con il passato da cui trarre valutazioni ed orientamenti idonei all’azione; in altre parole, uomini in grado di agire da Capi e non solo da “tecnici”. Generale Enrico Pino Comandante Esercito “Veneto”, già Capo Ufficio Storico dello SME 29 settembre 2011: l’Arsenale di Venezia conquistato dalla SISM. Si riconoscono (da sinistra a destra) l’Amm. Ferdinando Sanfelice di Monteforte, i prof. Donato Tamblé e Virgilio Ilari, gli Amm. Pier Paolo Ramoino e Maurizio Ertreu, il prof. Mariano Gabriele (che invita il fotografo a decidersi), il CV Roberto Domini. In seconda fila il dott. Zampieri (dietro Ramoino) e il prof. Alberto Santoni (dietro Gabriele). Nella pagina a fianco: 30 settembre 2011: I “Fanti da Mar” della SISM mentre si preparano a dare l’arrembaggio al Castelvecchio di Verona. Si riconoscono (da sinistra a destra), Federico Moro, Damiano Iacobone, Piero Del Negro, Virgilio Ilari (con in mano l’ennesima copia della sua famigerata Biblioteca Militare Digitale), Alberto Santoni. 5 Le armi di San Marco ome spesso accade nelle cose umane, anche questo convegno è frutto di circostanze fortuite. In particolare che un neo-pensionato, nel febbraio 2011,C si aggirasse nei dintorni della Stazione Termini per andare a vedere i treni su cui aveva pendolato per trentun anni; e che uno dei suoi più cari amici, ancora in servizio attivo, avesse perso il treno. La loro amicizia data da alcune ere geologiche e sono entrambi membri della stessa associazione. Ringalluzziti dall’occasione della rimpatriata e cor- roborati da una granita di caffè con panna, hanno deciso di fare ancora qual- cosa insieme. E siccome l’amico ancora attivo lavora a Padova, al pensionato si è accesa la lampadina circa il possibile argomento. L’organizzazione scientifica è stata curata dal prof. Piero Del Negro, eme- rito di storia militare dell’Università di Padova, tra i massimi specialisti di stria militare veneziana e membro del Direttivo SISM. Alla riuscita del con- vegno hanno contribuito pure il socio Federico Moro e Paolo Foramitti, della delegazione italiana del Souvenir Napoléonien, e soprattutto l’Istituto di Studi Militari Marittimi di Venezia, che ha messo a disposizione l’aula dell’Arsena- le per la prima giornata dei lavori, curando inoltre il trasporto dei convegnisti dalla e poi alla Stazione, e il Comando Esercito Veneto che ha agevolato il soggiorno nella foresteria di Padova convenzionata con la Difesa e lo svolgi- mento della seconda giornata presso il Circolo Ufficiali nel Castelvecchio di Verona (sede del Veneto Militar Collegio da cui derivò la prima Accademia Militare di Modena, organo di formazione degli ufficiali cisalpino-italici). Virgilio Ilari Presidente della SISM 6 LE AR M I DI SAN MARCO Don’t touch my Breil! (Venezia, 29 settembre 2011: si riconoscono gli Ammiragli Sanfelice di Monteforte e Ramoino, i professori Tamblé e Ilari e i dottori Paolo Cau e Francesco Zampieri, affascinato dall’orologio di Marina con GPS dell’Ammiraglio Ertreu). 7 Il potere marittimo di Venezia Roberto Domini Premessa hiunque giunga a Venezia e si lasci andare al fascino della città lagu- nare, si rende facilmente conto che le bellezze architettoniche e la ric- chezzaC spirituale che ne deriva non sono un regalo, ma una dura conquista da parte di una popolazione votata al mare. Tale spettacolare panorama è stato fissato sulle tele dal Canaletto in modo da evidenziare il mare come parte essenziale del paesaggio veneziano e forse non poteva che essere così. Lo stesso avvenne nei quadri che il Canaletto dipinse in Gran Bretagna, dove egli lavorò dal 1746 al 1755. In molti di essi si possono facilmente tro- vare alcuni parallelismi tra Venezia, la vecchia signora dei mari, e la Gran Bretagna, la nuova regina dei mari, come se tra questi due stati vi fosse una sorta di passaggio di consegne e di ruolo. Se da un lato la Gran Bretagna ha da sempre rappresentato il modello di potere marittimo, credo di non sbagliare affermando che senz’altro i britanni- ci seppero far buon uso delle esperienze di Venezia e si organizzarono proprio guardando a essa. Non è un caso quindi che, sin da allora, molti siano stati i libri scritti in Gran Bretagna sul potere marittimo veneziano e tantissimi i collegamenti diplomatico/culturali tra di essa e Venezia tra ‘600 e ‘700. Sul sito internet della Marina britannica viene messa in risalto questa fra- se emblematica: The Royal Navy made Britain’s trade boom and prosper, it sustained its colonies and reshaped its politics. The sailor enjoyed greater popular respect than the soldier.1 Questa definizione vale di certo per la Marina veneziana che, molti anni prima, rappresentò lo strumento di politica economica, estera e militare più efficace. Se si pensa alla battaglia di Trafalgar, a Nelson, alla cultura marittima britannica e al mito che essa è riuscita a costruire con le sue imprese, Venezia 1 La Royal Navy rese efficace e prospero il commercio della Gran Bretagna, consentì il sostentamento delle colonie e fu strumento guida della sua politica. Gli uomini di mare guadagnarono un rispetto popolare superiore a quello goduto dai soldati. (N.d.A.) 8 LE AR M I DI SAN MARCO Pianta di Venezia. Musei Vaticani ugualmente può esprimere eventi, uomini, cultura e mitologia assolutamente pari a quelli britannici. Dopo una breve premessa desidero trattare schematicamente del potere marittimo veneziano, un tema di estremo interesse sia storico sia politico. Credo di essere la persona adatta a scrivere di tutto ciò in quanto a lungo mi sono occupato dello studio del potere marittimo degli stati, ma soprattutto di Venezia, città a cui sono molto legato. Sfruttando uno schema che mette in grafico alcuni elementi suggeriti da un pensatore italiano, Angelo Ginocchietti2, cercherò di spiegare come Venezia cercò di risolvere i problemi che dovette affrontare al fine di dotarsi di un potere marittimo. Sarà un’analisi in termini generali, in quanto la storia di Venezia si sviluppa su quasi mille anni e pertanto non poteva seguire linee immutabili, ma doveva escogitare di continuo aggiustamenti e adattamenti. Spero di riuscire a esaurire il tema propostomi e a stimolare un eventuale dibattito. 2 Angelo Ginocchietti era un ufficiale di marina che iniziò a scrivere giovanissimo sul po- tere marittimo e sulla storia navale. Tra i suoi libri vanno ricordati: Nozioni di arte mili- tare marittima del 1928, La guerra sul mare del 1930, Nozioni di storia navale con Fran- co Garofolo, La regia marina nella conquista dell’impero del 1937, La forza armata del mare del 1938. Egli riuscì a ottenere una discreta popolarità al punto da essere chiamato a redarre, insieme ad Aldo Valori, uno dei testi di cultura militare in uso nelle scuole se- condarie. É probabile che la sua vicinanza al regime fascista, in particolare alcune sue affermazioni piuttosto forti, abbiano comportato un suo allontanamento e ostracismo cul- turale.
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