Mauro Bolognini

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Mauro Bolognini Biblioteca Civica “U. Pozzoli” di Lecco Ogni fine settimana uno scrittore, un regista, un attore, un poeta La proposta di questa settimana è Biblioteca civica “U. Pozzoli” di Lecco Incontro con MAURO BOLOGNINI NOTIZIE BIOGRAFICHE Studia architettura e consegue la laurea a Firenze, prima di passare al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove frequenta i corsi di scenografia. Diplomatosi, si orienta verso la regia e affina il mestiere facendo l'aiuto di Luigi Zampa e poi, in Francia, di Yves Allégret e Jean Delannoy. Inizia l'attività registica segnalandosi tra il 1955 e il 1958 con bozzetti di un tardo neorealismo. L'incontro con Pasolini sceneggiatore gli apre la strada a maggiori ambizioni con film come ‘La notte brava’ (1959), ‘Il bell'Antonio’ (1960), ‘La giornata balorda’ (1960), anche se l'impegno letterario si stempera poi spesso in gusto calligrafico con ‘Senilità’ (1962), ‘Agostino’ (1962), ‘Bubù’ (1971), ‘Per le antiche scale’ (1975), ‘L'eredità Ferramonti’(1976). All'atmosfera in costume e al clima pittorico toscano del suo film ‘La viaccia’ (1961) che è forse il suo capolavoro, si riallaccia nel 1970 con ‘Metello’, dove la struttura storico-sociale del romanzo di Pratolini gli consente un'evocazione equilibrata e solida. Tra gli altri suoi film si ricordano: ‘Imputazione di omicidio per uno studente’ (1972), ‘Libera, amore mio!’ (1973), pellicola subito ritirata per problemi politici, ‘Fatti di gente perbene’ (1974), ‘La storia vera della signora dalle camelie’ (1981), ‘La venexiana’ (1986), ‘Mosca addio’ (1987) e ‘La villa del venerdì’(1991). Fin dai primi anni settanta Bolognini si è dedicato anche a varie regie liriche, fra le quali Norma di Bellini al Teatro alla Scala di Milano (1972), per la stessa opera al Teatro Bolshoi di Mosca, La fanciulla del West di Puccini all'Opera di Roma, Aida al Teatro La Fenice di Venezia (1978), o Pollicino di Hans Werner Henze (1995) al Teatro Poliziano di Montepulciano. ELENCO DELLE OPERE POSSEDUTE DALLA BIBLIOTECA LA NOTTE BRAVA di Mauro Bolognini (1959) DR 238 Scintillone e Ruggeretto passano, insieme con l'amico Bella Bella, una notte movimentata e violenta. Alla fine rimangono solo il vuoto e la tristezza. È, con ‘La giornata balorda’. uno dei due film pasoliniani di Bolognini, ispirato a Ragazzi di vita e sceneggiato dall'autore con Laurence Bost. Epidermicamente picaresco, elegantemente erotico, raffinatamente manierista. I ragazzi di vita di Pasolini sono ammorbiditi. ARRANGIATEVI! di Mauro Bolognini (1959) CM 635 Callista con famiglia numerosa a carico, per sfuggire a un'insopportabile coabitazione, decide di portare la famiglia in una casa che costa meno perché è un ex casino, appena chiuso dalla legge Merlin. Una delle più divertenti e importanti commedie degli anni '50: fertilità d'invenzioni, dialogo sagace, ritmo scorrevole e persino, data l'epoca, coraggioso impegno sociale. È un film con Peppino e Totò. Tratto dalla commedia ‘Casa nova... vita nova’ di Mario De MaJo e Vinicio Gioli. IL BELL’ANTONIO di Mauro Bolognini (1960) DR 237 Tornato da Roma alla natia Catania con una fama di femminiere, Antonio sposa Barbara, ricca ragazza sceltagli dal padre, la quale dopo un anno chiede l'annullamento per impotenza di lui. Epilogo a sorpresa. Dal gran tema da opera buffa del romanzo del siciliano Vitaliano Brancati, Bolognini ha tratto un film lirico più che satirico, carico di dolorosa malinconia. Lo spostamento dell'azione dalla fine degli anni '30 agli anni '50 è una delle cause del mutamento di stile: il film è una commedia di carattere più che di costume, ottima la resa degli interpreti e il raffinato gusto dell'ambientazione. Ottimi Mastroianni e la Cardinale, un suggestivo bianconero di Armando Nannuzzi. Sceneggiato da Pier Paolo Pasolini. LA VIACCIA di Mauro Bolognini (1961) DR 1364 Fine Ottocento: il giovane campagnolo Amerigo s'innamora di Bianca, incontrata in un bordello di Firenze, e per frequentarla deruba lo zio. Ferito di coltello, cerca di rivederla. Da ‘L'eredità’ di Mario Pratesi – grazie anche a una sceneggiatura ben calibrata (Pratolini, Festa Campanile e Franciosa) – un Bolognini in gran forma ha tratto un film bellissimo, quasi come ‘Casco d'oro’. Stupenda fotografia di Leonida Barboni e una smagliante Cardinale. Due Nastri d'argento 1962 a Flavio Mogherini (scene) e Piero Tosi (costumi). PERCHÉ? + LA GELOSA (episodi di Capriccio all’italiana ) di Mauro Bolognini (1968) CM 175 Perché? : Una donna e un uomo sono a bordo di un'auto. Lei lo incita ad andare sempre più veloce e a tagliare la strada alle altre auto. Il tamponamento con un'altra auto sarà inevitabile, e alle rimostranze dell'altro conducente lei incita il fidanzato a colpirlo con una chiave inglese. La gelosa : Silvana crede che il marito Paolo la tradisca e per questo lo segue sempre. METELLO di Mauro Bolognini (1970) DR 789 Nella Firenze umbertina Metello, giovane muratore, ama Viola, sposa Ersilia, la tradisce con Idina, partecipa alle lotte sindacali e politiche con anarchici e socialisti. Dal romanzo di Vasco Pratolini Bolognini, raffinato illustratore, ha cavato un film prezioso nella rievocazione di un'epoca, attento alle psicologie dei personaggi, un po' debole sul versante sociale e politico. La fotografia di Ennio Guarnieri si rifà scrupolosamente alle foto Alinari dell'epoca. PER LE ANTICHE SCALE di Mauro Bolognini (1975) DR 346 Il professor Bonaccorsi, direttore di un manicomio, cerca di scoprire in un virus la causa della follia, inutilmente contrastato da una giovane e anticonformista dottoressa che ha letto Freud e si fa portavoce delle moderne teorie sociali. Raffinato e languorosamente decorativo, sotto la tematica della follia, della paura e della sofferenza della follia ha un vero contenuto latente: il sesso. Squisita fotografia di Ennio Guarnieri, preziose scene di Piero Tosi, musiche schönberghiane di Ennio Morricone. Da un romanzo di Mario Tobino. GRAN BOLLITO di Mauro Bolognini (1977) DR 886 Ispirata alle vicende di Leonarda Cianciulli, la saponificatrice di Correggio, è la storia di Lea, donna del Sud trapiantata in Emilia, morbosamente attaccata all'unico figlio vivo dopo 14 aborti, che pensa di esorcizzare la morte sacrificando le tre amiche, sole al mondo, senza figli. Le uccide e le mette a bollire nella soda caustica. Un cast superbo di interpreti e tecnici per un film grottesco, genere che non è nelle corde di Bolognini. LA VENEXIANA di Mauro Bolognini (1985) CM 782 Nella Venezia del '500 un giovane e aitante forestiero è conteso da una ricca vedova e da una smaniosa maritata. Se le gode entrambe, e riparte. Bolognini ha tolto il sangue alla famosa commedia di Anonimo del '500, raffreddandone la pagana allegria, e ha aggiunto qualche congresso carnale, avvolgendo il tutto in una patinata confezione di decorativa eleganza. Bolognini resta, comunque, un sagace direttore di attrici. .
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