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Regia: ; sogg .: dal romanzo omonimo di Vasco Pratolini ; sceneg .: Suso Cecchi D' Amico , Luigi Bazzoni , Ugo Pirro , M. Bolognini ; f.: ; scenog : Guido Josia ; mont .: ; cost.: Pier Luigi Samaritani ; mus.: ; inter .: , , Frank Wolff , Renzo Montagnani , Tina Aumont , Lucia Bosé; prod .: Gianni Hecht Lucari per Documento Film .

Il giovane muratore , dopo essere stato arrestato per aver partecipato al funerale di un collega, proibito per la presenza di bandiere rosse , ed essere finito in carcere , sposa la figlia del defunto . In seguito partecipa ad uno snervante sciopero di quaranta giorni per ottenere migliori condizioni economiche alla sua categoria , ma rimane ancora coinvolto in disordini e nuovamente arrestato . Intanto , mentre è di nuovo in carcere , a Metello giunge la notizia che i padroni hanno concesso l ' agognato aumento salariale .

Metello, dal romanzo di Vasco Pratolini , prospetta sugli albori della lotta di classe nella Firenze della fine del secolo scorso e del principio di questo , e tratta insieme , senza che vi sia relazione, di un' educazione politica e di un' educazione sentimentale . La prima ha un corso fatale . Negli anni verdi Metello , già orfano di mamma , perde successivamente il babbo e una specie di tutore : due anarchici di gran cuore , morti di disgrazia sul lavoro. Per tempo conosce miseria , disoccupazione , carcere preventivo , prepotenze padronali e altri argomenti per una giusta collera che in lui divamperà , non più romanticamente libertaria , ma già tecnicamente socialistica . E a venticinque anni, sposata una ragazza del suo milieu e fattosi strada come eccellente muratore , «s' impegna» in tutte le occasioni di lotta contro il padronato ( simboleggiato da un omaccio costretto a reggersi su due bastoni : cave a signatis!), e principalmente nel famoso sciopero del 1902 che vide premiata, non senza sacrificio di sangue , la costanza del proletariato fiorentino nel tener duro, contro avversari di fuori e pavidi di dentro , sulle proprie rivendicazioni . In tanto battagliare non perde però la sua gaiezza di giovane , e trovandosi fra quelli che devon pagare di persona il successo ottenuto dalla classe operaia ( uno dei piccoli successi di allora), eccolo imboccare per la seconda volta, e allegramente , la strada del carcere che il padre ai suoi giorni aveva pressoché consumato : per uscirne poi, a tempo debito , più vispo, più elastico , più pronto di prima . E in quanto all' educazione sentimentale , che nel libro compendia l' intimismo di Pratolini ma che nel film è un semplice ornato fra i molti di quest ' Arcadia populistica : il bel ragazzo è iniziato dalla Viola , una louve nascosta sotto il decoro di una ricca possidente e però sagacemente resa dal regista Bolognini come una pignatta a due anse coperchiata dalla testa in fiamme di Lucia Bosè . Vien poi l' Ersilia ( Ottavia Piccolo ), la moglie , che pare uscita da una paginetta di Pietro Thouar tant' è fiorentinescamente savia nel tessere e difendere la tranquillità domestica , e infine l' amante Ilina ( la grandocchia Tina Aumont ), esosissima lusingatrice dell' alloggio accanto , con cui lo scioperante cade in tentazione . Tre donne , tre attrici, che Bolognini , nell' atto che sembra accarezzarle , riga con l' unghia . Metello è stato scelto a rappresentare l' Italia alla rassegna di Cannes , e lo merita per la finezza del tratto registico e la ben calettata sceneggiatura di Suso Cecchi D' Amico , Bazzoni e Pirro. Ma finezza , misura , buon gusto , non fanno ancora la vita d' un film, molto più di un film come questo , che si regge ( non dispiaccia a Pratolini ) su impellenti umori deamicisiani . Monicelli che nel soggetto analogo dei Compagni ebbe la buona idea di non infrenarli , dedusse sul suo film un sentimentalismo robusto e rotatorio che infuse vita, calore e credibilità storica a quel quadro subalpino di socialismo nascente . Ma Metello, come altri di Bolognini ( specie La viaccia) è un film di cavalletto , lucidato e adorno, in cui si sente la freddezza propria di questo regista , che non è la freddezza d' un dominio intellettuale che ha in vista qualcosa di più alto ( Resnais , Bresson ), ma quella di un artista poco applicato sul motivo fondamentale , e nella fattispecie altrettanto disposto a seguire i casi di Metello , quanto , e forse più, a sviarsi dietro a Lega , Signorini e Rosai , o ad etimologizzare visualmente il carcere fiorentino delle Murate in vaghissimi effetti di liscio murale, battuto dal lume di Luna . Ne esce una Firenze propriamente confettata : soggetta a trattamenti ora di dagherrotipo ora di pastello , apprestata come un atelier per studi di strade e figure , e sempre con poca gente per le vie, e quella poca flessa in pose estetiche , come investita da un vento di pittura ; una Firenze di riporto anche nella parlata correttamente scialba ( e più scialba nel protagonista, che ha da essere esemplare ); una Firenze prudente , scarsa e poco meno che esangue in tutto: quando si sa ch' ebbe sempre succhi vitali gagliardissimi , anzi tanto più gagliardi quanto più la vita sociale vi corse mortificata . Ci pare che il Bolognini di Metello, oltre ad aver ubbidito al suo genio per l' azzimato , abbia voluto bruciare incenso a quella nuova rettorica del fiorentinismo ombroso , pudico, laconico , che fu già sviluppata a piena orchestra nei giornali in occasione dell' Alluvione , e in forza della quale, come i Fiorentini sanno, essi furono tranquillamente lasciati a rasciugarsi da sé sotto gli occhi della Nazione ammirata e orgogliosa di loro . Massimo Ranieri ( la trovata del film), da principio incanta per freschezza , spontaneità e giri di bazza ; poi risente anche lui della pressione calligrafica e si perde nel fondo . In conclusione , pur riconoscendo i notevoli meriti formali della presente pellicola , passando dai più feroci prodotti erotico - contestativi a questo Metello , l' impressione non è punto di sollievo . Meglio , in fondo, farsi scorticare e invelenire dall' irto presente , che lasciarsi sedurre dalle dilettazioni figurative di una falsa memoria poetica . (Leo Pestelli , «La Stampa» , 17 aprile 1970)

Mauro Bolognini, Pistoia 1922 - Roma 2001. Dopo aver studiato architettura a Firenze , si trasferisce a Roma dove frequenta il Centro sperimentale di cinematografia . Assistente di e Marc Allegret e Jean Delannoy in Francia per alcuni anni , dirige nel 1953 il suo primo film Ci troviamo in galleria. Seguono altre opere modeste e di commissione fino al 1959, quando l' incontro con da' origine a un' opera di rilievo , La notte brava, cui fa seguito l ' anno successivo , La giornata balorda. Bolognini raggiunge la sua maturità espressiva con i film Il bell ' Antonio (1960), La viaccia (1961), Senilità (1962), Agostino (1962). Negli anni '70, oltre a dedicarsi alla realizzazione di vari film , tra cui Metello (1970), Libera, amore mio ! (1973), Fatti di gente per bene (1974), si dedica alla regia di opere liriche .