<<

CONOSCERE PER DELIBERARE

LA SFIDA CINESE E LA POSIZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

MAGGIO 2020

A cura di:

Giulio TERZI DI SANT’AGATA

Laura HARTH CONOSCERE PER DELIBERARE: LA SFIDA CINESE E LA POSIZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

*** ABSTRACT ***

Negli ultimi anni, l’attenzione all’interno dei Paesi democratici verso le iniziative di regimi autoritari volte a minare la stabilità, nonché i principi e i valori costituzionali, delle democrazie liberali è cresciuto esponenzialmente, in particolare oltreoceano, ma anche nell’Unione europea. Ne sono testimoni le ormai innumerevoli pubblicazioni internazionali che mirano innanzitutto a fare luce sulla natura di tali regimi, i loro obiettivi e le tattiche impiegate, al fine di istruire il dibattito politico e pubblico circa tali temi. Considerata la dichiarata ambizione egemonica della Repubblica popolare cinese, e la particolare esposizione della Repubblica italiana nei confronti del Partito comunista cinese in un quadro di crescente tensione internazionale, la Fondazione Farefuturo ha ritenuto essenziale fornire gli elementi contenuti in questo rapporto con lo stesso obiettivo quindi di creare innanzitutto conoscenza e dibattito. A tal fine, questo rapporto - una prima assoluta in lingua italiana - raccoglie delle sintesi di contributi internazionali autorevoli nonché dichiarazioni aperte del regime cinese stesso circa l’opera del Partito comunista cinese di rovesciare i principi e i valori sottostanti le nostre democrazie occidentali, e le varie armi impiegati nel conseguimento di tale obiettivo anche nel nostro Paese. Dal quadro presentato emerge chiaramente quanto Pechino cerchi attivamente di utilizzare le nostre stesse risorse nazionali - i settori economici, tecnologici e strategici, il mondo politico e culturale, e i mass media - non solo per censurare le critiche nei suoi confronti, ma anche per creare una dipendenza sempre maggiore con dei risvolti concreti di sinesizzazione anche del nostro sistema Paese stesso, che mettono a rischio il posizionamento della Repubblica italiana all’interno delle alleanze storiche.

Il rapporto inoltre dedica particolare attenzione al capitolo legato alla pandemia del COVID_19, in quanto abbia reso visibile le incongruenze del regime cinese circa la gestione della crisi e il suo rapportarsi con la comunità internazionale, nonché la sua forte pressione di censura nei confronti di istituzioni nazionali e internazionali. Dalle varie ricostruzioni e contributi contenuti in questo rapporto, emerge un evidente quadro di tentativo di insabbiamento circa lo scoppio e la gestione della pandemia, in violazione delle International Health Regulations e dei Trattati sul Global Health. Inoltre, continua il rifiuto netto di Pechino di aprire ad un’indagine internazionale e indipendente circa le origini del virus, opera essenziale per evitare simili scenari futuri con impatto devastante sulla popolazione e l’economia mondiale. Come ha rivelato il Rappresentante dell’OMS in Cina il 1° maggio scorso, tutt’ora l’organizzazione creata a tutela della salute mondiale è esclusa dalle indagini nazionali in corso all’interno della Repubblica popolare. L’istituzione di una Commissione Internazionale di Inchiesta su origine e modalità di diffusione della pandemia è un dovere per tutta la Comunità Internazionale, una responsabilità per i Governi degli Stati colpiti nei confronti dei loro cittadini, e per lo stesso Governo cinese.

***

In recent years, attention towards the initiatives of authoritarian regimes aimed at undermining the stability, as well as the constitutional principles and values of liberal democracies has grown exponentially within democratic countries, especially overseas, but also within the European Union. This attention is exemplified by the now innumerable international publications that aim first of all to shed light on the nature of these regimes, their objectives and the tactics used, in order to provide the necessary elements for political and public debate on these issues. Considering the declared hegemonic ambition of the People's Republic of , and the particular exposure of the Italian Republic towards the Communist Party of China in a context of growing international tension, the 1 Fondazione Farefuturo deemed it essential to provide the information contained in this report with the same primary goal of creating knowledge and political/public debate. To this end, this report - a first in Italian - collects summaries of authoritative international contributions, as well as open statements by the Chinese regime itself, on the objective of the to overturn the principles and values underlying our western democracies, and the various weapons used towards that end, also in our country. The picture depicted clearly shows how actively seeks to use our own national resources - the economic, technological and strategic sectors; the political and cultural class; and the mass media - not only to censor criticism of its domestic policies, but also to create an increasing dependence with concrete implications for our country system itself, jeopardising the positioning of the Italian Republic within its historical alliances.

The report also pays particular attention to the chapter linked to the COVID_19 pandemic, as it has shown many of the Chinese regime's inconsistencies on the management of the crisis and its relationship with the international community, as well as its strong censoring efforts towards national and international institutions. From the various reconstructions and contributions contained in this report emerges a clear picture of a cover-up attempt on the outbreak and management of the pandemic, in violation of the International Health Regulations and the Global Health Treaties. Furthermore, Beijing's net refusal to allow an international and independent investigation into the origins of the virus continues, an effort deemed essential within the international community to avoid similar future scenarios with devastating impact on the world population and economy. As revealed by the WHO’s Representative in China on May 1, the organisation created to protect global health is still excluded from the national investigations underway within the People's Republic. The establishment of an International Commission of Inquiry into the origin and spreading the pandemic is a duty for the whole international community, a responsibility for governments of affected states towards their citizens, and for the Chinese government itself.

2 INDICE

Introduzione 4 1. La natura del regime cinese 7 A. Repressione interna 8 B. Rapporti bilaterali e tattiche di infiltrazione 10 a. Made in China 2025 12 b. 13 c. Fusione civile - militare 14 d. Cooptazione e coercizione 15 e. Propaganda e censura - due facce della stessa medaglia 21 C. Pechino nelle Organizzazioni multilaterali 24 D. COVID_19 26 a. Le politiche internazionali di Pechino durante la crisi 28 2. Il caso Italia 39 A. Cooptazione e coercizione nella classe dirigente italiana 40 B. Guerra dell’informazione 43 C. Cyber-sicurezza 45 D. Benefici e minacce economiche 45 E. Sicurezza internazionale 48 3. The great leap forward: quali rapporti futuri? 49 Allegato A - Ricostruzione COVID_19* 51 a. Insabbiamento iniziale 51 b. Le origini del virus 57 Allegato B - Cronistoria ragionata di una pandemia oscura. I dubbi sulla Cina 62 Allegato C - Commissione internazionale d’Inchiesta 66 Allegato D - China’s growing political influence in Italy: a case study of Beijing’s influencing tactics in Europe, di Lucrezia Poggetti 68

3 CONOSCERE PER DELIBERARE: LA SFIDA CINESE E LA POSIZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA

Introduzione

La crisi globale causata dalla pandemia del COVID_19 e le modalità attraverso le quali essa ha potuto propagarsi nel mondo - con conseguenze catastrofiche per la salute, il progresso economico, la sicurezza e la vita stessa di miliardi di persone - ha reso ancora più necessaria e urgente un'informazione documentata e consapevole su politiche, strategie, e obiettivi globali perseguiti dalla Repubblica Popolare Cinese.

La pandemia, generata da un Virus sulla cui origine Pechino ha fornito notizie per lo meno disomogenee, quando non palesemente contraddittorie, ha rapidamente acquisito una sua peculiare centralità nella competizione a tutto campo che la Cina sta coltivando nei confronti dei Paesi a democrazia liberale, e delle economie di mercato nelle quali i vertici del Partito Comunista Cinese ritengono di aver acquisito- ora anche grazie alla pandemia- l'occasione per assumere ruolo e influenza dominanti.

Nessun Paese dell'Unione Europea quanto l'Italia si trova al centro delle sfide, drammatizzate dalla pandemia, che la questione cinese pone ai Paesi di tutto il continente europeo, e al mondo occidentale nel suo insieme. Per troppo tempo sono state, spesso volutamente, ignorate la vera natura del regime comunista cinese; le sue tendenze involutive e autocratiche; la sua negazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali; la repressione interna, e questa non solo per eliminare radicalmente ogni forma di dissenso, ma persino per sradicare culture, religioni e componenti etniche del Paese ritenute eccentriche rispetto a valori e dottrina del PCC.

L'adesione entusiastica del governo italiano - unico nel G7 - alla Via della Seta e alla BRI è stata decisa e attuata senza alcun approfondito dibattito sull'assertività spregiudicata, spesso in violazione del diritto e delle regole internazionali, della nuova politica estera e di sicurezza di Pechino. Ciò che è ad esempio avvenuto con l'occupazione illegale di parte rilevante del Mare della Cina; con la repressione voluta dal PCC delle dimostrazioni a ; con le minacce a Taiwan; e infine con la grave mancanza di trasparenza e le omissioni di notifica - al primo manifestarsi nel Novembre 2019 del CoronaVirus - a tutti i Paesi aderenti al Trattato International Health Regulation ratificato anche dalla Cina .

Le prime fasi della pandemia sono state in diversi Paesi sottovalutate o volutamente ignorate, anche sotto l'intimidazione e la pressione della propaganda cinese, per convenienza politica della sua stessa leadership.

Negli ultimi anni, e ben da prima della pandemia, l'Italia ha subito l'affondo dell'espansionismo cinese a tutto campo. Negli investimenti e nel controllo diretto o mediato di attività produttive e finanziarie, di reti logistiche, di infrastrutture d'interesse nazionale, europeo e atlantico. Il trasferimento di tecnologie italiane dual use verso la Cina, l'accesso incondizionato di società cinesi - statali o nominalmente private - in Italia, l'accesso fortemente condizionato invece di quelle italiane in Cina, la collaborazione tecnologica e scientifica molto spesso assai sbilanciata a nostro sfavore, e l'inesistente tutela della proprietà intellettuale, sono tutti elementi che caratterizzano un quadro di rapporti bilaterali di cui soffrono tutti i Paesi partner di Pechino. Ma per l'Italia tale quadro è aggravato da una politica di endemica acquiescenza; di mancanza di qualsiasi volontà politica nel far valere i principi della reciprocità tra gli Stati, e il rispetto dei Trattati internazionali. 4 Negli ultimi anni l'Italia si è contraddistinta se non come l'unica, per lo meno come la principale voce fuori dal coro ogni qualvolta l'Unione Europea è riuscita ad affrontare più seriamente questioni di rilievo nei rapporti con la Cina.

E’ un gioco pericoloso che rischia di mettere l’Italia ai margini nei rapporti con gli alleati euro- atlantici. Sono loro a rappresentare di gran lunga la principale forza per la nostra crescita economica, scientifica, tecnologica, e in particolare modo per la sicurezza e la Difesa dell'Italia.

Il rapporto che presentiamo a Farefuturo è stato redatto interamente da Laura Harth, del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella” di cui facciamo entrambi parte, e raccoglie diverse analisi, documenti, testimonianze che riteniamo qualificate e attendibili. Con questo lavoro cerchiamo di fornire una sintesi sulle principali sfide poste dalla Repubblica Popolare cinese e dal suo governo: come noto esso si identifica interamente nel partito unico, il Partito Comunista Cinese.

Non pensiamo certo, in una tematica così ampia, di essere potuti andare aldilà di una trattazione esemplificativa. Abbiamo tuttavia cercato di prospettare almeno alcune delle principali criticità che il modello cinese - così come è venuto configurandosi nel suo complesso con il Presidente a vita Xi Jinping ed i suoi obiettivi dichiarati di leadership mondiale - pone alle democrazie occidentali, e alla loro stabilità politica, economica e sociale. In particolare ora che la crisi del CoronaVirus è divenuta parte integrante della strategia cinese. Per tale motivo il Rapporto riserva una finestra agli sviluppi generati dalla pandemia.

Siamo convinti che quanto riferiamo dimostri ampiamente la necessità e l'urgenza di operare per acquisire piena conoscenza di quanto avvenuto. L'Italia deve chiedere con decisione, come stanno facendo molti Paesi occidentali, il sollecito avvio di una Commissione d'Inchiesta internazionale e indipendente. La questione delle responsabilità deve essere affermata con ogni fermezza: anche per evitare che, come avvenuto da quasi vent'anni a questa parte, Pechino mantenga una linea di scarsissima collaborazione con la comunità internazionale sulle questioni della salute pubblica e della prevenzione delle epidemie.

Si rende inoltre necessario un ben diverso paradigma nei rapporti bilaterali tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese: a tutela dei diritti dei cittadini italiani, della democrazia costituzionale italiana, della sicurezza nazionale, dell' economia, e del ruolo dell'Italia a livello globale. Si tratta di un'esigenza non rinviabile.

Il punto di ripartenza deve essere quello della piena reciprocità di trattamento e di un identico riconoscimento delle rispettive sovranità; diversamente dal clima di sudditanza e di sottomissione che si è instaurato, e confermato purtroppo dalla mancata risposta del Governo persino alle dichiarazioni inaccettabili delle autorità diplomatiche cinesi in Italia nei confronti di membri del Parlamento italiano .

E’ evidente che l'Italia è particolarmente esposta a tattiche cinesi che sono riuscite negli anni ad acquisire alla narrativa del Partito Comunista Cinese consensi di personalità politiche, di ambienti imprenditoriali, scientifici e culturali. I veri obiettivi di Xi Jinping sono costantemente ignorati da gran parte dell'informazione del nostro Paese, così come gli attacchi che la Cina attuale porta all'ordine mondiale, agli stessi valori della Costituzione italiana e dei Trattati Europei. Non è certo così per gli Stati Uniti e altri partner che si stanno preparando senza autolesionismi e timidezze ad un confronto con la Cina di natura politica ed economica. In questo quadro una posizione equivoca da parte dell’Italia non è assolutamente più sostenibile verso nessuno. Essa danneggia gravemente nostri fondamentali interessi nazionali. Per tale ragione a conclusione del rapporto indichiamo alcune raccomandazioni basate anche sulle esperienze positive acquisite dai Paesi alleati .

5 Particolare attenzione deve essere riservata alla disinformazione , alle strumentalizzazioni e ai condizionamenti esercitati nei confronti di personalità italiane di ogni ordine e grado. Vi è una natura assai opaca nelle tattiche cinesi.

Al primo punto di qualsiasi strategia politica serve pertanto la conoscenza: non solo come strumento di intervento, ma innanzitutto a tutela dell’interesse nazionale e dei singoli cittadini. Ciò vale specialmente per quanti ricoprono ruoli istituzionali o all’interno di settori strategici, onde evitare coinvolgimenti talvolta poco informati e persino ingenui, quando non evidentemente mossi da considerazioni di natura politica o personale.

Giulio Terzi di Sant’Agata Laura Harth 10 maggio 2020

NOTA

Si segnalano i seguenti allegati a questo rapporto, dedicati al tema del COVID-19 e all’influenza politica cinese in Italia, al fine di agevolare e stimolare il dibattito circa suddetti temi:

- Allegato A: COVID_19 - ricostruzione insabbiamento iniziale e le origini del virus sulla base di pubblicazioni giornalistiche internazionali; - Allegato B: Cronistoria ragionata di una pandemia oscura. I dubbi sulla Cina, a cura del Professore Mariano Bizzarri e Dr Alessandro Sansoni; - Allegato C: Commissione internazionale d’Inchiesta, a cura dell’Amb. Giulio Terzi di Sant’Agata; - Allegato D: Estratti da The Art of Deceit: How China and Russia use sharp power to subvert the west, redatto da Dr Andrew Foxall e Dr John Hemmings per The Henry Jackson Society (dicembre 2019) - Introduzione alla pubblicazione e contributo di Lucrezia Poggetti China’s growing political influence in Italy: a case study of Beijing’s influencing tactics in Europe.

Si ringrazia Antonio Coppola, componente del Comitato di indirizzo di Farefuturo, per il prezioso aiuto nella redazione finale del presente rapporto.

6 1. La natura del regime cinese

Nella Repubblica popolare cinese (RPC), il segretario generale del Partito comunista cinese (PCC) Xi Jinping ha scatenato la più radicale intensificazione della disciplina ideologica in oltre 40 anni.1 Infatti, molte delle azioni intraprese e le tecniche utilizzate sotto la sua leadership suggeriscono un forte ritorno alle idee e le tattiche risalenti ai giorni di Mao Zedong. Arduo studente delle cause che hanno portato al crollo del regime sovietico, il principale obiettivo del PCC sotto la guida di Xi Jinping è assicurarne la sopravvivenza e rafforzare la sua portata sulla scena mondiale.

Ad un anno dal suo insediamento ai vertici del PCC, le sue intenzioni sono state messe a nudo in una circolare interna del 22 aprile 2013 che è trapelata ai media internazionali.2 Conosciuta popolarmente come Documento 9, la circolare punta alla vigilanza e una lotta intensa contro le varie "false tendenze ideologiche" e gli attivisti domestici, le organizzazioni non-governative (ONG) e le "forze occidentali anti-cinese" che le promuovono. Le tendenze da contrastare elencate nel documento includono la democrazia costituzionale occidentale, i valori universali, la società civile, il neoliberalismo economico e la libertà di stampa. Sono esattamente questi i pericoli avvertiti da Xi Jinping nella sua lettura del crollo del regime sovietico, dove la graduale adozione di misure “occidentale” come glasnost hanno portato il regime alla rovina. E’ evidente quindi che non solo viene esclusa la loro possibile adozione all’interno della Repubblica popolare, contrariamente all’auspicio occidentale che una maggiore apertura economica e inclusione nell’ordine mondiale avrebbe portato ad una apertura politica anche interna, con una liberalizzazione e democratizzazione del regime. L’esistenza stessa di questi principi viventi in altri luoghi del mondo è vissuta dal regime comunista come una minaccia esistenziale al loro potere.

Dichiarazioni ufficiali destinate al pubblico internazionale parlano in modo invitante della costruzione di "una comunità di destino comune" e "governance globale condivisa", ma i documenti interni dicono chiaramente l'opposto. Sono pieni di un linguaggio di guerra, con esortazioni stridenti "a cogliere l'iniziativa sul campo di battaglia ideologico".3 E’ essenziale sottolineare ancora come questa guerra evocata viene combattuta sia all’interno che all’esterno dei confini della RPC, con risvolti concreti per i valori fondanti e la loro tenuta nelle società democratiche occidentali.

Negli ultimi anni, la Cina ha investito miliardi di dollari nel tentativo di aumentare la propria visibilità e migliorare la sua immagine all'estero. "Mentre ha tutto il diritto di utilizzare la cultura e una sua propria presenza mediatica globale per aumentare la sua attrazione e la sua visibilità nel mondo, sarebbe un errore confondere questi sforzi di soft power con le operazioni di guerra politica di un regime revisionista, antidemocratico e, come direbbero alcuni, sempre più orwelliano."4 Piuttosto che appoggiarsi su strumenti diplomatici legittimi, le azioni del Partito comunista non sono progettate solo per migliorare le nostre percezioni della Repubblica popolare, ma piuttosto per erodere la natura stessa delle nostre istituzioni democratiche.

1 Minxin Pei, “Ideological Indoctrination under Xi Jinping”, China Leadership Monitor no. 62 (2019).

2 “Document 9: A ChinaFile Translation”, ChinaFile, 8 novembre 2013, https://www.chinafile.com/document-9-chinafile- translation.

3 Glenn Tiffert, “Compromising the Knowledge Economy - Authoritarian Challenges to Independent Intellectual Inquiry”, National Endowment for Democracy Sharp Power and Democratic Resilience Series, maggio 2020.

4 J. Michael Cole, “The Hard Edge of Sharp Power - Understanding China’s Influence Operations Abroad”, A Macdonald- Laurier Institute Publication, ottobre 2018, https://www.macdonaldlaurier.ca/chinas-influence-operations-abroad-new-mli- report/. 7 Infatti, in tutti i Paesi occidentali (e non solo), il Partito comunista cinese ha ampliato i suoi sforzi, e sta facendo sempre più leva su operazioni di influenza illegittimi che usano cooptazione, corruzione, incentivazione, disinformazione, censura e altri metodi. Definito come "sharp power", questo tipo di attività fa parte di una strategia impiegata dai regimi autoritari per penetrare nei sistemi politici, sociali ed economici dei Paesi target al fine di allinearli agli interessi autoritari.

J. Michael Cole, analista della sicurezza con sede a Taipei e caporedattore del Taiwan Sentinel, sostiene che alcune delle principali motivazioni di queste operazioni sono la promozione degli interessi di Pechino, l'esportazione del "Modello cinese" di governo, l'aumento della legittimità del governo cinese all'estero, e in alcuni casi, persino di sostegno all'esercito cinese. Per poter affrontare queste operazioni di influenza del regime cinese, è dunque essenziale prima comprenderne la natura.

Partiamo perciò con una breve panoramica delle maggiori atrocità commesse dal regime sotto Xi Jinping all’interno della RPC, perché sono fondamentali per capirne la natura e il suo approccio ai vincoli e alle istituzioni internazionali, nonché per la previsione delle sue tattiche all’esterno dei suoi confini nazionali e la minaccia immediata che pone alla sicurezza internazionale nel suo vicinato.

A. Repressione interna

La repressione del dissenso al PCC è il fil rouge del suo governo settantenale. Sono ormai ben note, - sebbene poco contrastate o fin troppo facilmente dimenticate nell’ambizione di includere la RPC nello spirito degli anni ‘90 guidato dall’idea che la liberalizzazione economica avrebbe portato ad una liberalizzazione civile e politica - le lunghe campagne violenti contro il popolo tibetano, il cui leader spirituale continua insieme a larga parte della sua popolazione a vivere in esilio, o la repressione sanguinaria immortalata nell’immagine collettiva del singolo studente che sfida i carri armati su Piazza Tiananmen.

Contrariamente a quanto auspicato con l’apertura alla RPC da parte della comunità internazionale, in particolare con la sua entrata nella WTO in una decisione contraria alle condizioni precedentemente poste dall’Amministrazione americana ma indotta dalla guerra internazionale al terrorismo dopo gli attacchi del 11 settembre 2001, tali repressioni si sono esponenzialmente intensificate sotto la guida di Xi Jinping.

Colpiscono innanzitutto, ma non unicamente, le minoranze etniche e religiose nel Paese, la cui fede minaccia il pensiero unico della dottrina maoista. Buddisti, musulmani, cristiani, praticanti del Falun Gong: tutti subiscono la continua violazione della loro libertà di religione e di culto, nonostante tale diritto è sancito dalla stessa Costituzione della RPC. Mentre la Cina persegue la sua strategia di cooptazione, coercizione e occultamento, i suoi interventi autoritari sono diventati onnipresenti. All’interno della Cina, la tolleranza del Partito per la libera espressione e il dissenso è minima. Le politiche repressive e manipolatrici in Tibet, con la sua maggioranza buddista, sono ben note. La Chiesa cattolica e, in particolare, le religioni protestanti in rapida crescita destano profonda preoccupazione per Xi e il Partito. Le Chiese protestanti si sono dimostrate difficili da controllare, a causa della loro diversità e decentralizzazione, e il Partito ha rimosso con forza le croci dalle cime degli edifici delle chiese e persino demolito alcuni edifici per dare l’esempio. L’anno scorso, lo sforzo di Pechino di rafforzare la sua presa su Hong Kong ha scatenato proteste sostenute che continuano tutt’ora. Proteste per cui i leader cinesi hanno accusato gli stranieri, come di solito fanno. Nello Xinjiang, nella Cina nord-occidentale, dove gli uiguri praticano principalmente l’Islam, il Partito ha rinchiuso almeno 1 milione di persone in campi di concentramento, con un 8 regime di sorveglianza massiccio in tutta la regione messo in atto grazie alle cooperazioni organici tra l’apparato statale-militare cinese e le imprese tecnologiche come Huawei. Il governo lo nega, ma l’anno scorso l’International Consortium of Investigative Journalists ha rivelato una serie di documenti incriminanti, compresi i resoconti di discorsi a porte chiuse di Xi in cui ordinava ai funzionari di mostrare “assolutamente nessuna pietà”.5

I leader del Partito hanno accelerato la costruzione di uno stato di sorveglianza senza precedenti. Per 1,4 miliardi di cinesi, la propaganda governativa in televisione e altrove è parte integrante della vita quotidiana. Le università hanno represso l’insegnamento di concetti “liberali occidentali” di diritti individuali, libertà di espressione, il modello governativo rappresentativo, e lo stato di diritto. Gli studenti delle università e delle scuole superiori devono prendere lezioni in “Il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”. La filosofia a 14 punti è l’oggetto dell’applicazione mobile più popolare in Cina, che richiede agli utenti di accedere con il loro numero di cellulare e il loro vero nome prima di poter guadagnare punti di studio leggendo articoli, scrivendo commenti e facendo test a scelta multipla. Un sistema di “punteggio di credito sociale” personale si basa sul monitoraggio delle attività online e di altre attività per determinare il grado di amicizia rispetto alle priorità del governo cinese. I punteggi delle persone determinano l’idoneità per prestiti, impieghi governativi, abitazioni, benefici di trasporto, e altro ancora.

Documenti interni al PCC, trapelati ai media internazionali, evidenziano quanto tali campagne da eseguire “senza pietà”, vengono considerate essenziali per la stabilità interna al Paese, da intendersi non solo come questione di sicurezza contro le esistenti minacce di secessione o terrorismo, ma come stabilità innanzitutto ideologica. Ne troviamo espressa conferma ancora nel sopracitato Documento 9, il quale cita come priorità assoluta la manutenzione della leadership del Paese e la dottrina del socialismo con caratteristiche cinesi. Priorità assoluta ribadita ancora nella dichiarazione rivolta alla comunità internazionale del Ministro degli Esteri Wang Yi del 19 aprile 2020, in piena pandemia COVID_19: “Innanzi tutto, dobbiamo sostenere senza sosta la leadership unificata e centralizzata del CPC.”6 E: "Di fronte a questa situazione (del COVID_19, ndr), noi sul fronte diplomatico stiamo seriamente implementando le importanti istruzioni del Segretario Generale Xi Jinping, e le decisioni e indicazioni del Comitato centrale del PCC e del Consiglio di Stato. Abbiamo intensificato gli sforzi per mantenere l'integrità politica, pensare in termini ampi, seguire il nucleo della leadership e mantenerne l'allineamento, per rafforzare la fiducia nel percorso, nella teoria, nel sistema e nella cultura del socialismo con caratteristiche cinesi, e per sostenere con fermezza la posizione centrale del Segretario Generale XI Jinping sia nel Comitato centrale del PCC che nell PCC nel suo complesso, e per difendere con fermezza l'autorità del Comitato centrale del PCC e la sua leadership centralizzata e unificata."

Perno centrale di questo dichiarato sforzo continuo è la guerra contro la libera circolazione delle informazioni, nemico no. 1 sia sul piano interno che internazionale. Evinciamo ancora dal Documento 9 come è essenziale che i media siano soggetti alla disciplina di partito. Tutti gli organi di Stato devono “impegnarsi nel rafforzare la gestione di tutti i tipi e livelli di propaganda al livello culturale e non lasciare nessuna opportunità o sbocchi per diffondere pensieri o punti di vista errati”. Per non consentire la diffusione di opinioni che si oppongono alla teoria o alla linea politica del Partito, “dobbiamo rafforzare l’educazione sulla prospettiva marxista dei media per garantire che la leadership nei media è sempre saldamente controllata da qualcuno che mantiene

5 International Consortium of Investigative Journalists, China Cables, https://www.icij.org/investigations/china-cables/.

6 Wang Yi, “Following on Diplomacy to Build a Community with a Shared Future for Mankind Through International Cooperation Against COVID-19”, 19 aprile 2020, http://www.chinaembassy.org.sa/eng/zgyw/t1771257.htm. 9 un’ideologia identica al Comitato centrale del Partito, sotto la guida del Segretario Generale Xi Jinping”. I principi del documento, alla cui uscita seguì un’immediata campagna di epurazione contro avvocati per i diritti umani, giornalisti e accademici indipendenti, vengono ribaditi di nuovo nell’aggiornamento del Codice per i Giornalisti pubblicato il 15 dicembre scorso, chiedendo ai giornalisti di “persistere nell’armare la mente con il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”.

Sono esattamente gli stessi principi che hanno guidato la massiccia operazione di insabbiamento da parte di Pechino sullo scoppio della pandemia globale del COVID_19, il cui ritardo di comunicazioni tempestive agli organi competenti nazionale e internazionali, e seguenti campagne contrastanti le misure prese da governi come quello statunitense e italiano a chiudere i collegamenti aerei diretti, ha senza dubbio provocato l’attuale disastro sanitario, economico e sociale di magnitudine globale.

E’ quantomai evidente come le sue politiche interne hanno dei risvolti disastrosi sul piano internazionale. E il comportamento dichiarato e concreto di Pechino di proiettarlo nell’ordine mondiale, come ribadito dall’Ambasciatore della RPC, Li Junhua, a Roma in un’intervista con La Repubblica7, è indicativo di come il modello socialista con caratteristiche cinesi sotto la guida di Xi Jinping sia ideato per diventare modello globale. A tal fine, negli anni scorsi, il PCC si è inserito come forza prepotente all’interno delle organizzazioni mondiali e ha preparato meticolosamente il terreno nei rapporti bilaterali per affermare la sua posizione di egemonia. Vediamo di seguito alcune delle sue principali tattiche a tal fine.

B. Rapporti bilaterali e tattiche di infiltrazione

Come precedentemente accennato, da quando Xi Jinping è salito al vertice del PCC, Pechino non nasconde la sua ambizione di coprire un ruolo di spicco, se non di egemonia, nell’ordine mondiale. Infatti, nella sopracitata dichiarazione del 19 aprile scorso, il Ministro degli Esteri Wang Yi lancia un appello per “costruire una comunità con un futuro condiviso per l’umanità sotto la guida del pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova epoca e i pensieri dello stesso Xi Jinping sulla diplomazia internazionale”. Perché “inequivocabilmente, il Covid-19 non può arrestare la decisa marcia del popolo cinese verso il ringiovanimento nazionale”.

Come spiega magistralmente l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, H. R. McMaster8, è quel sogno di ringiovanimento cinese che deve riportare il Regno del Mezzo a riprendere la sua naturale posizione di egemone nel mondo.

Scrive McMaster: Da quando è salito al potere, il leader cinese Xi Jinping non ha velato la sua mira a mettere in atto una versione moderna del sistema tributario. Quel sistema usato dagli imperatori cinesi per stabilire l’autorità sugli stati vassalli. Sotto tale sistema, i regni potevano commerciare e godere della pace con l’impero cinese in cambio della sottomissione. E i leader cinesi non sono per niente timidi nel sostenere questa ambizione. Nel 2010, durante una riunione dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico, il ministro degli Esteri cinese ha dichiarato in maniera secca ai suoi omologhi che “la Cina è un grande Paese e voi siete Paesi piccoli”. E

7 Filippo Santelli, “L'ambasciatore cinese in Italia: "Su di noi solo calunnie. Pechino è pronta a fare la sua parte per migliorare la globalizzazione””, La Repubblica, 14 aprile 2020, https://rep.repubblica.it/pwa/intervista/2020/04/14/news/ coronavirus_parla_l_ambasciatore_cinese_in_italia_siamo_pronti_a_fare_da_guardiani_all_ordine_mondiale_-25402754 1/.

8 H.R. McMaster, “Battlegrounds: the fight to defend the free world”, Traduzione a cura del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”, aprile 2020, http://globalcommitteefortheruleoflaw.org/it/estratto-di-cosa-vuole-la-cina-di-h- r-mcmaster/. 10 durante la visita di stato statunitense a Pechino nel novembre 2018, il premier ha affermato niente meno che “la Cina, avendo già sviluppato la sua base industriale e tecnologica, non ha più bisogno degli Stati Uniti. Ha respinto le preoccupazioni statunitensi per il commercio e le pratiche economiche sleali, indicando che il ruolo futuro degli Stati Uniti nell’economia globale sarebbe semplicemente quello di fornire alla Cina materie prime, prodotti agricoli ed energia per alimentare la sua produzione industriale e di prodotti di consumo all’avanguardia.”

E’ una ambizione nutrita sia dalla frustrazione storica di aver subito il “secolo di umiliazione”, dalla profonda convinzione ideologica sul modello socialista con caratteristiche cinesi, e dagli sforzi di mantenere il Partito comunista al potere a tutti i costi. I tre concetti sono inscindibili ed è fondamentale tenerle ben presenti nel leggere o interpretare le dichiarazioni e azioni della RPC, come è essenziale sottolineare che quel modello socialista con caratteristiche cinesi include la visione della centralità assoluta del PCC e le pratiche di violazione massiccia dei diritti umani, l’allergia a qualsiasi forma di dissenso e la sorveglianza di massa come implementati all’interno del suo territorio.

Come scrive ancora McMaster: I leader del Partito ritengono di avere una finestra stretta di opportunità strategiche per rafforzare il loro dominio e rivedere l’ordine internazionale a loro favore – prima che l’economia cinese si inasprisca, prima che la popolazione invecchi, prima che altri Paesi si rendano conto che il Partito sta perseguendo il ringiovinamento nazionale a spese loro, e prima che eventi imprevisti come la pandemia di coronavirus espongano le vulnerabilità che il Partito ha creato nella corsa per superare gli Stati Uniti e realizzare il sogno cinese. Il Partito non ha nessuna intenzione di rispettare le regole associate al diritto o al commercio internazionale. La strategia globale della Cina si basa sulla cooptazione e la coercizione in patria e all’estero, nonché sul nascondere la natura delle vere intenzioni della Cina. Ciò che rende questa strategia potente e pericolosa è la natura integrata degli sforzi del Partito nel governo, l’industria, il mondo accademico e militare.9

Al fine di conseguire il sogno del ringiovinamento cinese, da quando Xi Jinping è salito al potere, sono stati investiti miliardi di dollari sia negli sforzi di soft power, creando una presenza globale dei propri canali mediatici ed enormi progetti infrastrutturali e di commercio nell’ambito della nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative) e Made in China 2025, ma tali sforzi sono oggetto di critica crescente mentre incrementa la consapevolezza del controllo che la RPC cerchi di imporre attraverso tali meccanismi e il basso rendimento, se non addirittura negativo, per i Paesi coinvolti.

Si sono aggiunti pertanto altri investimenti miliardari nelle politiche sovversive del sharp power, una campagna poliedrica orchestrata secondo le linee guida fornite dal Chinese People's Political Consultative Congress (CPPCC) che coinvolge vari attori all'interno e all'esterno della Cina. Questi includono, ma non sono limitati a: servizi di intelligence cinesi, l'Esercito popolare di liberazione (PLA), imprese, camere di commercio, unità dell' Work (UFW), imprese culturali, media, studenti cinesi, accademici, Neti-zen, criminalità organizzata e missioni diplomatiche all’estero10.

Come notano gli osservatori delle politiche cinesi, i meccanismi di soft e sharp power vengono utilizzati in contemporaneo, rafforzandosi a vicenda anche quando possano sembrare in aperta

9 H.R. McMaster, “Battlegrounds: the fight to defend the free world”, Traduzione a cura del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”, aprile 2020, http://globalcommitteefortheruleoflaw.org/it/estratto-di-cosa-vuole-la-cina-di-h-r- mcmaster/.

10 J. Michael Cole, “The Hard Edge of Sharp Power - Understanding China’s Influence Operations Abroad”, A Macdonald-Laurier Institute Publication, ottobre 2018, https://www.macdonaldlaurier.ca/chinas-influence-operations- abroad-new-mli-report/. 11 contraddizione tra di loro. Emblematico di tale pratica ad esempio l’uso contemporaneo di incentivi verso i decisori politici e minacce in caso di rifiuto di collaborazione.11

Gli obiettivi chiave di tali attività includono Taiwan, Hong Kong, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, , UE e il Regno Unito, nonché i Paesi interessati dalla Belt and Road Initiative e la sua iniziativa 16+1 con l'Europa dell'Est e i Balcani. Sfruttando l'apertura unilaterale dei nostri sistemi democratici, i principali attori target della sharp power all'interno di questi Paesi sono le élite politiche ed economiche; i media e l'opinione pubblica; la società civile e il mondo accademico.12 a. Made in China 2025 Made in China 2025 è progettato per rendere la Cina un potere in gran parte indipendente nelle materie scientifiche e tecnologiche, come dichiarato dal Primo Ministro Li Keqiang nel suo messaggio agli Stati Uniti. Per raggiungere questo obiettivo, il Partito sta creando monopoli ad alta tecnologia all’interno della Cina e spogliando le società straniere della loro proprietà intellettuale mediante il furto e il trasferimento tecnologico forzato. In molti casi, le società straniere sono costrette a entrare in joint venture con società cinesi prima di poter vendere i loro prodotti in Cina. Queste società cinesi hanno per lo più stretti legami con il Partito, rendendo di routine il trasferimento della proprietà intellettuale e delle tecniche manifatturiere al governo cinese.

Inoltre, vanno sollevati in questo ambito le politiche economiche sleali della RPC nella sovvenzione delle sue aziende operanti all’estero, la non-reciprocità nell’accesso al mercato e alle gare pubbliche, nonché l’utilizzo di lavoro forzato dei suoi detenuti e le sue minoranze etniche, creando un vantaggio competitivo in violazione di tutti i Trattati internazionali sui diritti umani.

Nell’ambito di questa iniziativa, ma strettamente legata alla fusione civile-militare, segnaliamo anche la strategia lanciata da Xi Jinping per la costruzione di una comunità marittima con comune destino - un’estensione della sua comunità umana con comune destino - durante un incontro con i capi delle delegazioni straniere presenti per gli eventi navali delle celebrazioni del 70° anniversario della Marina dell’Esercito di Liberazione popolare ad aprile 2019. Sebbene Xi parla della comunità marittima in cui “tutti i Paesi dovrebbero agire come pari, migliorare i meccanismi di comunicazione in tempi di crisi, rafforzare la cooperazione di sicurezza nazionale, e promuovere soluzioni pacifiche per le dispute marittime”13, le pratiche aggressive di avanzamento militare cinese nel Mar meridionale cinese e la sua costruzione di basi navali lungo le rotte strategiche marittime in alcuni dei Paesi con cui ha stretto un accordo nell’ambito della nuova Via della Seta, non fanno presagire niente di buono. Il controllo di tali rotte fanno parte della visione strategica a lungo termine della Cina per diventare leader mondiale assoluto del commercio e delle esportazioni.

Questa strategia coinvolge anche l’Italia, come descrive l’Amb. Terzi a Formiche: Bisogna tener presente che la Cina domina una vasta gamma di prodotti e servizi marittimi, è il più grande produttore di container marittimi al mondo, è leader per flotta di dragaggio, produzione di gru su nave e a terra. Lo sviluppo di questo comparto, neanche a dirlo, si basa su sussidi statali. Come

11 J. Michael Cole, “The Hard Edge of Sharp Power - Understanding China’s Influence Operations Abroad”, A Macdonald-Laurier Institute Publication, ottobre 2018, https://www.macdonaldlaurier.ca/chinas-influence-operations- abroad-new-mli-report/.

12 Benner, Thorsten, Jan Gaspers, Mareike Ohlberg, Lucrezia Poggetti e Kristin Shi-Kupfer, “Authoritarian Advance: Responding to China’s growing political influence in Europe”, Global Public Policy Institute and Mercator Institute for China Studies, febbraio 2018, https://www.merics.org/sites/default/files/2018-02/ GPPi_MERICS_Authoritarian_Advance_2018_1.pdf.

13 Helena Legarda, “China Global Security Tracker” No. 5, Mercator Institute for China Studies, January-June 2019. 12 parte del piano “Made in China 2025ʹʹ, la Cina mira a catturare il 50% del mercato globale del trasporto marittimo ad alta tecnologia e l’80 dei sistemi e delle attrezzature essenziali per tali navi. Sono tutte attività dual use, civile e militare, che Pechino persegue dichiaratamente nella sua strategia di fusione delle due dimensioni. La storia è piena di esempi di navi civili e infrastrutture marittime impiegate per scopi strategici. La Cina lo sta già facendo nel Mar Cinese Meridionale. E ora la fa nel Tirreno e nell’Adriatico. A Vado Ligure il terminal container che il prossimo dicembre prenderà il via è gestito da una società, la Apm Terminals Vado Ligure Spa, di cui il Dragone detiene il 49,9% attraverso le partecipazioni di “Cosco shipping ports” (società di stato cinese che è recentemente entrata anche a Trieste, ndr).14 b. Belt and Road Initiative La Belt and Road Initiative, o nuova Via della Seta per rievocare la grandezza storica del Regno di Mezzo, richiede oltre 1 trilione di dollari in nuovi investimenti infrastrutturali nella regione indo- pacifico, in Eurasia e oltre. Il suo vero scopo è mettere la Cina al centro delle rotte commerciali e delle reti di comunicazione. Mentre l’iniziativa dapprima ha ricevuto un’accoglienza entusiasta da parte delle nazioni che hanno visto opportunità di crescita economica, molte di queste nazioni hanno presto capito che gli investimenti cinesi arrivavano con vincoli.

La Belt and Road Initiative ha creato un modello comune di clientelismo economico. Pechino offre innanzitutto prestiti a Paesi da parte di banche cinesi per progetti infrastrutturali su larga scala. Una volta che i Paesi si sono indebitati, il Partito costringe i loro leader ad allinearsi con l’agenda della politica estera di Pechino, con l’obiettivo di eliminare l’influenza degli Stati Uniti e dei suoi partner chiave. Anche se i leader cinesi spesso descrivono questi accordi come win-win per entrambe le parti, la maggior parte di loro ha un solo vero vincitore.

Per i Paesi in via di sviluppo con economie fragili, Belt and Road crea una trappola del debito spietata. Quando alcuni Paesi non sono in grado di pagare i loro debiti, la Cina scambia il debito per equity per ottenere il controllo dei loro porti, aeroporti, dighe, centrali elettriche e reti di comunicazione. A partire dal 2018, il rischio di soffocamento nel debito era in aumento in 23 Paesi con finanziamenti Belt and Road. Otto Paesi poveri con finanziamenti Belt and Road – Pakistan, Gibuti, Maldive, Laos, Mongolia, Montenegro, Tagikistan e Kirghizistan – hanno già livelli di debito insostenibili.

Le tattiche della Cina variano in base alla forza o alla debolezza relativa degli stati target. Quando intraprendono progetti di investimento su larga scala, molti Paesi con istituzioni politiche deboli soccombono alla corruzione, rendendoli ancora più vulnerabili alle tattiche cinesi. Inoltre, cresce molto la preoccupazione circa gli scopi militari legati alla nuova Via della Seta. Attraverso una scelta ben studiata di luoghi strategici lunghe le rotte marittime del mondo, e con la tattica dello scambio frequente di debito per equity, la Cina si sta acquistando una presenza militare nel mondo, nonostante gli accordi iniziale non prevedono - o addirittura escludono - tale possibilità, che sarebbe spesso contrario ai Trattati internazionali.

Ad esempio: in Sri Lanka, il presidente di lunga data e attuale primo ministro, Mahinda Rajapaksa, aveva contratto debiti ben oltre ciò che la sua nazione potesse sopportare. Accettò una serie di prestiti ad alto interesse per finanziare la costruzione cinese di un porto, sebbene non ne fosse nessuna necessità apparente. Nonostante le precedenti assicurazioni sul fatto che il porto non sarebbe stato utilizzato per scopi militari, un sottomarino cinese attraccò lì lo stesso giorno della visita del Primo Ministro giapponese Shinzo Abe in Sri Lanka nel 2014. Nel 2017, a seguito del

14 Emanuele Rossi, “Porti, 5G, Hong Kong. La Cina in Italia secondo Terzi.”, Formiche, 12 novembre 2019, https:// formiche.net/2019/11/cina-italia-hong-kong-terzi/. 13 fallimento commerciale del porto, lo Sri Lanka fu costretto a firmare un contratto di locazione di 99 anni a un’impresa statale cinese in uno scambio di debito per equity. c. Fusione civile - militare La politica della fusione militare-civile è la più totalitaria dei tre poli. Nel 2014 e poi di nuovo nel 2017, il Partito ha dichiarato che tutte le società cinesi devono collaborare alla raccolta di informazioni. “Qualsiasi organizzazione o cittadino”, recita l’articolo 7 della legge cinese sull’intelligence nazionale, “dovrà supportare, assistere e collaborare con il lavoro di intelligence dello Stato in conformità con la legge, e mantenere i segreti del lavoro di intelligence nazionale noti al pubblico.”

Le aziende cinesi lavorano a fianco delle università e degli organismi di ricerca dell’Esercito popolare di liberazione. Spesso le aziende multinazionali cinesi di alta tecnologia sono estrazione diretta da quest’ultimo e sarebbe pericoloso scindere il loro ruolo di gigante tecnologico di prodotti di consumo di massa dalla ricerca continua di avanzare il vantaggio militare della RPC, attraverso lo strumento sempre più centrale della raccolta di intelligence e dati di massa, o - al contempo, il loro ruolo nella censura e il controllo delle informazioni, come nel caso di aziende tecnologiche come Huawei e ZTE, o colossi dei social media come TikTok.

La fusione militare-civile incoraggia le imprese statali e private ad acquisire società con tecnologie avanzate, o di prendere una forte partecipazione di minoranza in tali società, in modo che le tecnologie possano essere applicate non solo per vantaggi economici ma anche militari e di intelligence. Accelera lo sviluppo di tecnologie rubate per mandarle all’esercito, in aree come lo spazio, il cyberspazio, la biologia, l’intelligenza artificiale e l’energia. Oltre allo spionaggio e al cyber-furto da parte del Ministero per la Sicurezza dello Stato, il Partito incarica alcuni studenti e accademici cinesi nelle università e laboratori di ricerca stranieri di estrarre le tecnologie.

Il cyber-furto cinese è responsabile di quello che il generale Keith Alexander, ex direttore della National Security Agency degli Stati Uniti, ha definito il “più grande trasferimento di ricchezza nella storia”. Le forze armate cinesi hanno utilizzato tecnologie rubate per perseguire capacità militari avanzati di vario genere. Lo spionaggio cinese ha successo in parte perché il Partito è in grado di indurre la cooperazione, consapevolmente o inconsapevolmente, da individui, aziende e leader politici. Le aziende negli Stati Uniti e altre economie di libero mercato spesso non denunciano il furto della loro tecnologia, perché hanno paura di perdere l’accesso al mercato cinese, danneggiare le relazioni con i clienti, o provocare indagini.15

Tra le costanti tipiche della strategia cinese, sicuramente troviamo una forte enfasi posta sul reclutamento del personale destinato alla più antica, e spesso sottovalutata in Occidente, fonte di informazioni e di influenza : l’intelligence “umana”- con l’indubbio “vantaggio” di non dover rendere conto a nessuna opinione pubblica interna circa i suoi costi, in termini di vite umane , di risorse impiegate e di riflessi legali .

La creazione, la crescita ed il consolidamento del settore ad alto contenuto tecnologico, in particolar modo quello afferente all’ICT, sono allo stesso tempo mezzi di espansione economica attraverso la supply chain globale, e presupposti per perfezionare costantemente un apparato (persone e mezzi tecnici) di intelligence cibernetica e comunicativa (cyber-intelligence e SIGINT) in cui la Repubblica Popolare è oggi attore di inquietante rilievo. Pechino oggi può mettere in campo una

15 H.R. McMaster, “Battlegrounds: the fight to defend the free world”, Traduzione a cura del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”, aprile 2020, http://globalcommitteefortheruleoflaw.org/it/estratto-di-cosa-vuole-la-cina-di-h- r-mcmaster/. 14 poderosa macchina in cui spionaggio umano e cibernetico siano perfettamente complementari e bilanciate.

Dai primi anni ’80 la dottrina cinese dà forma e sostanza ad un apparato che oggi rappresenta un sistema di spionaggio proiettato al raggiungimento di obiettivi chiave nella strategia di conquista di ulteriori mercati, di investimento-produzione-vendita-materie prime, di consolidamento dei mercati esistenti o di nuova acquisizione (tramite una aggressiva diplomazia commerciale), di espansione delle capacità di tecnologia avanzata della propria industria nazionale e la erosione di quote di mercato mondiale nel settore.

In questo quadro si colloca il conflitto, solo apparentemente commerciale ma soprattutto tecnologico, sviluppatosi negli ultimi anni. Al suo centro una sigla ormai familiare per tutti: il 5G, rete ICT di ultima generazione in via di dispiegamento su scala mondiale, che preoccupa Washington e tutti i Paesi e Governi consapevoli dell’importanza senza pari dell’Alleanza Atlantica per la sicurezza dei loro cittadini, e per la democrazia liberale. E' dovere e interesse del nostro Paese sottolineare come la battaglia sulla rete di quinta generazione sia il caso più emblematico e rilevante nella strategia di potenza di Pechino.

Al settore dell’ICT quale branca di fondamentale importanza ( primaria, nel mondo odierno) e alla sua caratterizzazione complessiva dell’intelligence cinese si collega perfettamente quanto nel settore dello Spazio. Come l’informatica e la comunicazione, infatti, anche lo spazio può essere presentato come un territorio tutto sommato soft, non conflittuale, di cooperazione, collaborazione, scambio di esperienza, dialogo, tra la Repubblica Popolare e il resto del mondo. Lo spazio, si dice, ha ormai più le caratteristiche del pacifico che del bellicoso, più del civile che del militare. E’ tuttavia, questa, convinzione completamente sbagliata e estremamente pericolosa. Le attività spaziali, e gli asset che materialmente concorrono a rendere un Paese una potenza spaziale non possono in alcun modo separare l’utilizzo puramente pacifico di tali tecnologie. La dualità civile- militare vi convive perfettamente. d. Cooptazione e coercizione Mentre le strategie di cui sopra rappresentano delle sfide enormi, un ruolo più insidioso e meno discernibile è quello del cosiddetto Fronte Unito, che opera attraverso una miriade di organizzazioni, spesso con lo scopo dichiarato di promuovere gli scambi culturali e scientifici tra i Paesi, ma con un’agenda e operazioni indirizzate a reprimere le critiche e il dissenso nei confronti di Pechino e a cooptare i quadri decisionali del Paese target per avanzare gli interessi del PCC, anche a discapito dei propri interessi nazionali. E’ uno sforzo di vera e propria guerriglia politica esercitato su molti fronti e spesso molto difficile da captare nell’immediato. Lo studio e il lavoro di intelligence portato avanti negli ultimi anni soprattutto negli Stati Uniti, Canada e Australia, ci possono aiutare a capirne l’ampiezza e l’impatto ambito. Per la portata di questo rapporto, ci limitiamo ad elencarne le principali caratteristiche, con focus sugli sforzi compiuti all’interno del mondo occidentale.

La RPC usa il lavoro dell'United Front (Fronte Unito - UFW), una strategia copiata dall'ex Unione sovietica, per cooptare e neutralizzare le fonti di potenziale opposizione alle politiche e all'autorità del Partito comunista. Il United Front Work Department (UFWD) del PCC - l'agenzia responsabile del coordinamento di queste operazioni di influenza - si concentra principalmente sulla gestione di potenziali gruppi di opposizione all'interno della Cina, ma ha anche una importante e crescente missione di influenza all'estero. Per svolgere le sue attività di influenza all'estero, l'UFWD dirige il lavoro cinese oltremare, cercando di cooptare individui e comunità etniche cinesi che vivono fuori dalla Cina, mentre un certo numero di altre organizzazioni affiliate guidate dalla più ampia strategia

15 cinese del Fronte Unito conducono operazioni di influenza prendendo di mira attori e Stati stranieri. Alcune di queste entità hanno chiari collegamenti con la strategia del Fronte Unito del PCC, mentre il legame di altri è meno esplicito. Oggi, le organizzazioni legate al Fronte Unito stanno svolgendo un ruolo sempre più importante nella più ampia politica estera della Cina sotto il Presidente e Segretario generale del PCC, Xi Jinping.16

Il Presidente Xi vede il lavoro del Fronte Unito come uno strumento chiave per rafforzare il sostegno al PCC sia all'interno che all'esterno della Cina, sfruttando le simpatie emotive e ideologiche degli individui per la Cina e fornendo sostegno finanziario a gruppi e individui chiave.17 Il lavoro del Fronte Unito ha riacquistato la sua importanza dopo l'ascesa di Xi Jinping, poiché Pechino ha adottato un approccio molto più assertivo nella sua politica estera18, con l’obiettivo di "combattere la sanguinosa battaglia contro i nostri nemici... con la forte determinazione di prendere il nostro [della Cina] posto legittimo nel mondo”19. Nel suo discorso al 19° Congresso nazionale del PCC nell'ottobre 2017, il Presidente XI ha definito il lavoro del Fronte Unito "un modo importante per garantire il successo della causa del Partito [comunista cinese]" e ha esortato il PCC a formare il "più ampio possibile Fronte Unito patriottico”20, definendo il lavoro del Fronte come "arma magica" essenziale per portare avanti "il grande ringiovanimento della nazione cinese".21

Questa elevazione dell'importanza del lavoro del Fronte Unito ha portato ad un aumento del numero di funzionari al suo interno, assegnati ai principali posti del PCC e del governo, aggiungendo

16 U.S. - China Economic and Security Review Commission, China’sOverseas United Front WorkBackground and Implications for the United States, 24 agosto 2018, https://www.uscc.gov/research/chinas-overseas-united-front-work- background-and-implications-united-states.

17 James Kynge, Lucy Hornby, and Jamil Anderlini, “Inside China’s Secret ‘Magic Weapon’ for Worldwide Influence,” Financial Times, October 26, 2017. https://www.ft.com/content/fb2b3934-b004-11e7-beba-5521c713abf4; Jichang Lulu, “United Frontlings Always Win,” China Heritage, September 25, 2017.http://chinaheritage.net/journal/the-battle-behind- the-front/?lang=zh; Gerry Groot, “The United Front in an Age of Shared Destiny,” China Story, 2014. https:// www.thechinastory.org/yearbooks/yearbook-2014/forum-begging-to-differ/the-united-front-in-an-age-of-shared-destiny/.

18 Thomas G. Mahnken, Ross Babbage, and Toshi Yoshihara, “Countering Comprehensive Coercion: Competitive Strategies againstAuthoritarian Political Warfare,” Center for Strategic and Budgetary Assessments, May 2018, 51. https://csbaonline.org/uploads/documents/Countering_Comprehensive_Coercion%2C_May_2018.pdf; James Kynge, Lucy Hornby, and Jamil Anderlini, “Inside China’s Secret ‘Magic Weapon’ for Worldwide Influence,” Financial Times, October 26, 2017. https://www.ft.com/content/fb2b3934-b004-11e7-beba-5521c713abf4;Gerry Groot, “United Front Work after the 19th Party Congress,” China Brief, December 22, 2017. https://jamestown.org/program/united-front-work-19th- party-congress/; Marcel Angliviel de la Beaumelle, “The United Front Work Department: ‘Magic Weapon’ at Home and Abroad,” China Brief, July 6, 2017. https://jamestown.org/program/united-front-work-department-magic-weapon-home- abroad/.

19 Griffiths, James. 2018. “China Ready to Fight ‘Bloody Battle’ Against Enemies, Xi Says in Speech.” CNN, March 20. Available at https://edition.cnn.com/2018/03/19/asia/china-xi-jinping-speech-npc-intl/index.html.

20 Xi Jinping, “Secure a Decisive Victory in Building a Moderately Prosperous Society in All Respects and Strive for the Great Success of Socialism with Chinese Characteristics for a New Era,” 19th National Congress of the Communist Party of China, Beijing, October 18, 2017, 3, 19, 35. http://www.xinhuanet.com/english/download/ Xi_Jinping's_report_at_19th_CPC_National_Congress.pdf.

21 Gerry Groot, “United Front Work after the 19th Party Congress,” China Brief, December 22, 2017. https:// jamestown.org/program/united-front-work-19th-party-congress/; Anne-Marie Brady, “Magic Weapons: China’s Political Influence Activities under Xi Jinping,” Wilson Center, September 16, 2017, 7. https://www.wilsoncenter.org/sites/default/ files/magicweaponsanne-mariebradyseptember162017.pdf; Marcel Angliviel de la Beaumelle, “The United Front Work Department: ‘Magic Weapon’ at Home and Abroad,” China Brief, July 6, 2017. https://jamestown.org/program/united- front-work-department-magic-weapon-home-abroad/; People’s Daily, “United Front Work Leading Small Group: Promotion of Central Committee’s ‘Great United Front’ Line of Thought,” July 31, 2015. Translation. http:// cpc.people.com.cn/xuexi/n/2015/0731/c385474-27391395.html. 16 all'incirca 40.000 nuovi quadri nei primi anni della presidenza Xi.22 La maggior parte dei nuovi quadri ha il compito di lavorare sul Fronte Unito all'interno della Cina, ma Pechino ha rafforzato anche il suo lavoro all'estero, con personale dell'UFWD ora inclusa in quasi tutte le ambasciate cinesi.23

Nonostante la natura disparata di molte delle organizzazioni e degli individui coinvolti nelle attività di guerra politica della RPC, la direzione generale e il tono sono stabiliti dallo stesso PCC. In cima dell'UFWD c'è il CPPCC, il luogo in cui tutti gli attori rilevanti all'interno e all'esterno del PCC - anziani del Partito, ufficiali dell'intelligence, diplomatici, propagandisti, soldati e commissari politici, dipendenti dell'UFW, accademici e uomini d'affari - si incontrano e dove vengono sviluppati gli obiettivi strategici di guerra politica e di propaganda. Sotto il Comitato permanente del CPPCC, nove commissioni speciali riuniscono importanti figure nazionali all'interno e all'esterno del Partito. Ciò garantisce che la direzione generale delle operazioni di guerra politica esterna del PCC riceva un minimo di coordinamento e orientamento, al fine di massimizzare l'impatto a sostegno degli obiettivi strategici della Cina. Finora Pechino ha ampiamente beneficiato della mancanza di consapevolezza nei Paesi colpiti dalla sua guerra politica circa la natura, l'ideologia, le connessioni e il modus operandi delle varie agenzia e organizzazioni cinesi coinvolte in questo sforzo.24

E sebbene gli Istituti Confucio e aziende come Huawei e ZTE siano stati oggetto di maggiore scrutinio negli Stati Uniti negli ultimi anni25, e in Europa - a velocità differenziata nei singoli Paesi UE - soprattutto negli ultimi mesi, una costellazione di altre organizzazioni continua ad operare con poca o nessuna attenzione al nefasto impatto delle loro azioni. Per perseguire le sue operazioni di influenza in tutto il mondo, Pechino ha spesso fatto affidamento sulla diaspora cinese - comprese le camere di commercio, le associazioni culturali, i templi buddisti e gli studenti cinesi - per esercitare le sue attività. In molti casi, le operazioni vengono dirette o agevolate da ambasciate o consolati cinesi locali, come quando gli studenti e gli espatriati cinesi sono stati chiamati a mobilitare e protestare contro le università per aver invitato "nemici" e critici del PCC, come il leader spirituale tibetano il Dalai Lama, funzionari di Taiwan26 o, al contrario, formare comitati di accoglienza spontanei lungo le strade in occasione di visite di stato dal Presidente cinese all’estero.

Tra i protagonisti delle operazioni di questa guerriglia politica / cooptazione cinese all’estero, vi sono il Dipartimento di collegamento internazionale del PCC, l'Ufficio cinese affari oltremare del

22 James Kynge, Lucy Hornby, and Jamil Anderlini, “Inside China’s Secret ‘Magic Weapon’ for Worldwide Influence,” Financial Times, October 26, 2017. https://www.ft.com/content/fb2b3934-b004-11e7-beba-5521c713abf4;Gerry Groot, “The Expansion of the United Front under Xi Jinping” in Gloria Davies, Jeremy Goldkorn, and Luigi Tomba, eds., China Story Yearbook 2015: Pollution, Australia National University Press, 2016, 169.http://press-files.anu.edu.au/downloads/ press/n2095/pdf/ch04_forum_groot.pdf; Shen Yaxin and Yang Liu, “Xi Jinping Sets the Tone of the ‘Great United Front’: The Whole Party Pays Attention, Converging Reform and Positive Energy,” People’s Daily, May 21, 2015. Translation. http://politics.people.com.cn/n/2015/0521/c1001-27038126.html.

23 Gerry Groot, Senior Lecturer, University of Adelaide, interview with Commission staff, April 3, 2018; James Kynge, Lucy Hornby, and Jamil Anderlini, “Inside China’s Secret ‘Magic Weapon’ for Worldwide Influence,” Financial Times, October 26, 2017. https://www.ft.com/content/fb2b3934-b004-11e7-beba-5521c713abf4.

24 J. Michael Cole, “The Hard Edge of Sharp Power - Understanding China’s Influence Operations Abroad”, A Macdonald-Laurier Institute Publication, October 2018, https://www.macdonaldlaurier.ca/chinas-influence-operations- abroad-new-mli-report/.

25 Cheng, Evelyn. 2018. “Chinese Telecom Giants Huawei and ZTE Face Market Pressures Amid US Scrutiny.” CNBC, April 27. Available at https://www.cnbc.com/2018/04/27/chinese-telecom-giants-huawei-and-zte-face-market-pressures- amid-us-scrutiny.html.

26 J. Michael Cole, “The Hard Edge of Sharp Power - Understanding China’s Influence Operations Abroad”, A Macdonald-Laurier Institute Publication, ottobre 2018, https://www.macdonaldlaurier.ca/chinas-influence-operations- abroad-new-mli-report/. 17 Consiglio di Stato, il Dipartimento centrale di propaganda, Hanban (Istituto Confucio), i media del Partito-Stato, l'Associazione cinese per il contatto internazionale amichevole (CAIFC) - che ha legami con il Dipartimento di lavoro politico del PLA -27, il Consiglio cinese per la Promozione della Riunificazione nazionale pacifica (CCPPNR), l'Istituto cinese per le relazioni internazionali contemporanee (CICIR) - collegato al Ministero della Sicurezza dello Stato - , l'Istituto cinese per gli Studi strategici internazionali (CIISS), la China Foundation for International Strategic Studies (CFISS)28, il Center for Peace and Development Studies (CPDS), l'Ufficio di propaganda esterna (EPB) e il China Energy Fund Committee (CEFC)29; così come una costellazione di organizzazioni in tutto il mondo i cui nomi spesso includono variazioni sul tema della "riunificazione pacifica" - un segno rivelatore di sforzi politici diretti a Taiwan. Molte di queste agenzie si sovrappongono e/o collaborano con una miriade di organizzazioni (ad esempio la Società di scambio culturale USA- Cina), alcune delle quali sono apparentemente coinvolte nella promozione della cultura cinese, come potrebbe essere l'Istituto per la Cultura cinese in Italia. Molti attori attivamente coinvolti in tali attività sono anche a duplice uso, in quanto il loro lavoro di sharp power si svolge insieme ad attività perfettamente legittime. A loro volta, si ritiene che queste organizzazioni siano uno forte strumento di cooptazione soft, mirando alla collaborazione di funzionari eletti nei Paesi interessati per promuovere gli interessi della Cina30, attraverso il conferimento di incarichi attivi e d’onore in tali organizzazioni.

Nei Paesi target, oltre a figure politiche e mediatiche in carica, vengono "reclutati" o cooptati anche funzionari governativi in pensione, generali militari, ammiragli e alti funzionari dell'intelligence da società o organizzazioni cinesi coinvolte nella guerra politica, a volte con contratti redditizi (come consulenti o membri del consiglio d'amministrazione). Oltre a conferire legittimità alle loro operazioni e ad amplificare un messaggio pro-Pechino (come il sostegno alla nuova Via della Seta o al "modello cinese" come alternativa alla democrazia liberale occidentale), ex funzionari di alto profilo così reclutati possono anche mettere a disposizione della RPC i loro impressionanti libretti dei contatti, sviluppati durante i loro incarichi statali.31

Inoltre, in molti casi, questo accesso elevato può aiutare a evitare le regole di trasparenza e responsabilità. Sebbene questa pratica sia stata particolarmente efficace nei Paesi in cui manca lo stato di diritto, è anche riuscita a persuadere funzionari di Paesi democratici ad agire in modo offuscato e vantaggioso per la Cina, ma potenzialmente compromettendo gli interessi dei propri Paesi. Un tratto ricorrente infatti dei tanti accordi nell’ambito della Via delle Seta siglati negli ultimi anni della RPC con Paesi terzi, o dalle loro imprese (semi-)statali con le controparti straniere, è la assoluta mancanza di trasparenza e dibattito (pubblico e parlamentare) circa tali accordi. Una tendenza osservata non solo in Paesi a regime (semi-)autoritario come è il caso per molti Paesi in

27 Stokes, Mark, and Russell Hsiao. 2013. “The People’s Liberation Army General Political Department: Political Warfare with Chinese Characteristics.” Project 2049 Institute, October 14. Available at https://www.scribd.com/document/ 315176848/PLA-General-Political-Department-Liaison-Stokes-Hsiao.

28 Allen-Ebrahimian, Bethany. 2017. “This Beijing-Linked Billionaire Is Funding Policy Research at Washington’s Most Influential Institutions.” Foreign Policy, November 28. Available at https://foreignpolicy.com/2017/11/28/this- beijing-linked-billionaire-is-funding-policy-research-at-washingtons-most-influential-institutions-china-dc/.

29 J.Michael Cole, 2015c. “Unstoppable: China’s Secret Plan to Subvert Taiwan”, National Interest, marzo 23, https:// nationalinterest.org/feature/unstoppable-chinas-secret-plan-subvert-taiwan-12463.

30 J. Michael Cole, “The Hard Edge of Sharp Power - Understanding China’s Influence Operations Abroad”, A Macdonald-Laurier Institute Publication, October 2018, https://www.macdonaldlaurier.ca/chinas-influence-operations- abroad-new-mli-report/.

31 U.S. - China Economic and Security Review Commission, China’sOverseas United Front WorkBackground and Implications for the United States, 24 agosto 2018, https://www.uscc.gov/research/chinas-overseas-united-front-work- background-and-implications-united-states. 18 via di sviluppo, ma anche nelle democrazie occidentali dove spicca l’esempio dell’Italia dove il Parlamento è rimasto all’oscuro dei contenuti e degli obiettivi siglati dal governo con la RPC.

Le stesse organizzazioni sono incaricate della cooptazione di accademici stranieri e la redazione di elenchi di studiosi invitati per visite (spesso interamente pagati) in Cina, dove l'agenda e gli incontri vengono determinati da funzionari del PCC, con lo scopo di istigare nell'invitato non solo uno spirito benevolente verso la RPC, ma anche di tentare di reclutare agenti, i quali possono rimanere più o meno consapevoli dello sforzo esercitato a seconda dei mezzi utilizzati. In primo luogo, queste persone si dimostrano uno strumento molto potente nel tentativo continuo della RPC di censurare contenuti e persone sgraditi al regime anche all’interno delle università occidentali. Inoltre, gli investimenti impiegati in ricerche delle persone gradite o le collaborazioni assicurate tra istituti e laboratori universitari occidentali, assicurano l’acquisizione continua da parte della RPC e del PLA di informazioni e sviluppi scientifici. E’ superfluo aggiungere che accademici i cui punti di vista vengono ritenuti critici del PCC non solo non vengono invitati in Cina, ma spesso sono presi di mira da parte di studenti cinesi istruiti dal Fronte Unito o da colleghi cooptati dal regime. Gli Istituti Confucio all’interno delle stesse università occidentali hanno avuto un ruolo centrale in tali sforzi, riuscendo in modo straordinario ad influenzare la linea ideologica delle ricerche e pubblicazioni di molti centri studi asiatici all’interno di quelle università e mettendo pressioni enormi su accademici “indipendenti”, se non minacciandoli direttamente. Oltre allo strategico obiettivo di furto delle proprietà intellettuali, la riuscita combinazione della repressione della libertà accademica, di pensiero e di espressione all’interno di università di fama mondiale è un esempio lampante di come la strategia soft del PCC per migliorare la sua immagine all’estero cammina mano nella mano con la sua strategia sharp di minare i principi e i valori fondanti delle nostre società.

Anche potenti aziende e organizzazioni cinesi coinvolte nella guerra politica hanno ottenuto successi tramite investimenti e acquisizioni strategiche in Paesi target, principalmente - ma non limitate a - nell’Europa centrale. Attraverso queste attività finanziarie, spesso condotte con visione lungimirante e nel silenzio, i luminari della politica cinese sono riusciti ad aumentare la loro influenza sui governi interessati.32 Di fatto, questa creazione di dipendenze economiche permettono di passare dalla cooptazione alla coercizione quando i cinesi chiedono alle aziende e ai governi di aderire alla visione del mondo del Partito comunista e di rinunciare alle critiche sulle sue politiche repressive e aggressive.33

Infatti, ultimamente sono sempre più frequenti gli attacchi aperti da parte del PCC attraverso i suoi media statali o i suoi rappresentanti diplomatici all’estero a imprese, personaggi politici ed accademici, o giornalisti che osano esprimere una linea critica sul PCC. L’incremento di aggressività aperta da parte dei guerrieri lupi, come i diplomatici cinesi si sono auto-definiti ultimamente, deve destare grande preoccupazione circa il loro agio di trovare poca resistenza interna al Paese dove operano, resa possibile grazie alla sopra descritta cooptazione di personaggi chiavi nei settori politici, mediatici, accademici ed economici.

Sono sempre più frequenti le minacce aperte economiche e politiche nei confronti di Paesi dove un leader politico o un giornale esprime una critica. Si cita in particolare il caso della Svezia, Paese all’avanguardia nell’esposizione delle tattiche cinesi nell’UE, dove ad esempio il Ministro svedese per la Cultura e la democrazia Amanda Lind è stata intimidita a non partecipare ad una premiazione

32 J. Michael Cole, “The Hard Edge of Sharp Power - Understanding China’s Influence Operations Abroad”, A Macdonald-Laurier Institute Publication, October 2018, https://www.macdonaldlaurier.ca/chinas-influence-operations- abroad-new-mli-report/.

33 H.R. McMaster, “Battlegrounds: the fight to defend the free world”, Traduzione a cura del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”, aprile 2020, http://globalcommitteefortheruleoflaw.org/it/estratto-di-cosa-vuole-la-cina-di-h- r-mcmaster/. 19 letteraria in onore di Gui Minhai a Stoccolma – con la minaccia aperta di vietare l’accesso di qualsiasi futuro Ministro della Cultura in Cina e di rompere i rapporti economici diretti tra i due Paesi – dall’ambasciatore cinese in loco Gui Congyou. Minhai è un cittadino svedese nato in Cina che lavorava come editore di libri a Hong Kong ed è attualmente detenuto in Cina. O ai due parlamentari australiani Andrew Hastie e James Paterson ai quali ugualmente è stato negato il visto per partecipare ad un viaggio di studio a Pechino per la “loro franchezza nei confronti del partito comunista cinese”.34

Deve destare enorme preoccupazione inoltre, l’accelerazione recente di minacce all’integrità fisica di personalità ritenute critiche. Si tratta di uno sviluppo più recente, il quale rischia di essere sommerso dagli stessi silenzi della classe cooptata, mentre richiedono protezione e attenzione pubblica. Un esempio molto recente delle diverse tattiche di intimidazione e minacce riguarda l’ex Presidente del Senato ceco, Jaroslav Kubera, deceduto inaspettatamente il 20 gennaio di quest’anno mentre ricopriva la seconda carica dello Stato.

Dopo l’annuncio della sua intenzione di visitare Taiwan, l’Ambasciata cinese a Praga gli mandò una lettera il 10 gennaio, secondo la quale “le aziende ceche i cui rappresentanti visitano Taiwan con il presidente Kubera non saranno i benvenuti in Cina o con il popolo cinese”, minacciando ripercussioni economiche per le compagnie ceche attivi nella Cina continentale come la filiale della Volkswagen (VOWG_p.DE) Skoda Auto o la prestatrice Home Credit Group.35 Inoltre, dopo la sua morte, in un’intervista alla televisione statale ceca, la sua vedova ha rivelato di aver trovato due lettere contenente la minaccia "Il presidente ceco e l'ambasciatore cinese non gli permetteranno di visitare Taiwan ... e poi morirà”.36

Il 1° maggio 2020, Andreas Fulda, Senior Fellow al Asia Research Institute dell’Università di Nottingham e autore di una lettera aperta37 sulla natura del regime cinese che ne ha provocato l’ira come dimostrato da un articolo del Global Times38, ha reso pubblico su Twitter quanto comunicato ai servizi del Foreign Office britannico il 27 febbraio 2020 e le nuove minacce subite. Dalla sua comunicazione apprendiamo che negli ultimi quattro mesi, quattro prominenti critici del Partito comunista cinese nel Regno Unito - un prominente politico britannico ed esperto di controspionaggio (On. Tom Tugendhat, Presidente della Commissione Affari esteri), due difensori dei diritti umani britannici, e un esperto della Cina di nazionalità tedesca con residenza a Nottingham nel Regno Unito - sono stati oggetto di una campagna di cyber-bullismo e diffamatoria. […] Hanno subito minacce (comprese minacce di morte), impersonificazioni (e false dimissioni), nonché un tentativo di interferire nelle elezioni generali del Regno Unito nel 2019.

Gli esempi citati sono dimostrazione di come le tattiche di intimidazione e minacce non colpiscono soltanto i dissidenti cinesi in esilio all’estero - oggetto continuo di minacce di richiesta di

34 Laura Harth, Wong e non solo. Perché l’Italia deve aprire gli occhi sulla Cina, novembre 2019, https://formiche.net/ 2019/11/wong-italia-cina-grillo-harth/.

35 Reuters, China threatened to harm Czech companies over Taiwan visit: letter, 19 febbraio 2020, https:// www.reuters.com/article/us-china-czech-taiwan/china-threatened-to-harm-czech-companies-over-taiwan-visit-letter- idUSKBN20D0G3.

//:aprile 2020, https 28 ,מॗሗྒ҅晟෧ഴ戛ጱ̿ੂਰ௣㽔ڹ㷢捍ᴺ槱Ҙ我ݣظUDN Global, Ӿ㾴य़ֵ᭧ྒഠ 36 global.udn.com/global_vision/story/8662/4523989#prettyPhoto.

37 Lettera aperta ai cittadini cinesi e agli amici della Cina in patria e all’estero, 14 aprile 2020, http:// globalcommitteefortheruleoflaw.org/it/lettera-aperta-il-dominio-della-paura-del-partito-comunista-mette-in-pericolo-i- cittadini-cinesi-e-il-mondo/.

38 , Obscure Western scholars seek eyeballs with open letter accusing Chinese system, 16 aprile 2020, https://www.globaltimes.cn/content/1185856.shtml. 20 estradizione, inserimento sulla lista di allerta rossa dell’Interpol, o di incarcerazione dei loro famigliari rimasti all’interno della RPC -, ma in modo crescente personalità di spicco di Paesi terzi. Oltre al rischio stesso che queste minacce vengano eseguite, deve destare enorme preoccupazione l’aggressività ormai aperta con cui vengono compiute queste azioni, segno evidente della fiducia del PCC nella sua leva all’interno della classe dirigente dei Paesi in cui implementa tale pratiche e l’assenza di conoscenza e dibattito tra il grande pubblico, oggetto di mira di una propaganda incessante. e. Propaganda e censura - due facce della stessa medaglia “Making the Foreign Serve China” (Far servire la Cina dagli stranieri) era una delle strategie privilegiate del Presidente Mao, incarnata dalla sua decisione negli anni ’30 di concedere l’accesso al giornalista americano Edgar Snow. Il libro che ne fu il risultato, Red Star Over China, è stato determinante nel vincere la simpatia occidentale per i comunisti, i quali descriveva come progressisti e antifascisti.

Dopo la crisi di Tiananmen del 1989, questa strategia fu ripresa dall’Ufficio per la Propaganda estera del Governo cinese, istituito nel 1991 con l’obiettivo di aumentare l’influenza e l’offensiva di propaganda della RPC all’estero con investimenti sempre maggiori dal 2007 in poi, fin quando non è arrivato al potere Xi Jinping. Più ambizioso dei suoi predecessori e tornando fermamente alla linea di Mao, ha portato la strategia di propaganda esterna ad un livello mai visto prima, definendo il campo dell’informazione (da intendersi come propaganda) come una delle tre “armi magiche” del Partito Comunista Cinese nel diventare un leader della Globalizzazione 2.0.

Infatti, nel quadro ideologico descritto nei capitoli precedenti, Pechino ha scatenato una “guerra globale dell’informazione” con lo scopo di “persistere nell’armare la mente con il pensiero di Xi Jinping sul socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”.

Oltre ad aver investito somme ingenti sulla creazione dei suoi propri canali mediatici in diverse lingue (ed averli inseriti con successo nel palinsesto dei Paesi vassalli in Africa, garantendo la loro diffusione a discapito di canali internazionali come CNN o BBC, in cambio dello sviluppo infrastrutturale nel Paese coinvolto), il governo cinese investe pesantemente sulla strategia di Mao volta a far sì che siano gli stranieri stessi a servire la Cina mediante la sua politica globale di comunicazione strategica, multipiattaforma, nazionale e internazionale, che mira a influenzare le percezioni internazionali sulla Cina, a modellare i dibattiti internazionali sul governo cinese attraverso le sue agenzie di Stato Xinhua News Service e China Media Group. Nell’ambito della politica “Jia Chuan Chu Hai” (“Prendere in prestito una barca per andare sull’oceano”) la Cina ha stabilito partenariati strategici con giornali stranieri, stazioni televisive e radiofoniche, fornendo loro contenuti gratuiti o inserti pubblicitari nella linea autorizzata dal PCC per tutte le notizie relative alla Cina.

Esempi di tali accordi sono quelli stipulati dal quotidiano in lingua inglese con almeno trenta quotidiani stranieri – tra cui il New York Times, il Wall Street Journal, il Washington Post e lo UK Telegraph – per portare inserti di quattro o otto pagine chiamate China Watch, con titoli come ’40 anni di brillanti successi nel Tibet’. Nel 2018, The Guardian ha riportato una cifra di £ 750mila annui al Daily Telegraph per un tale inserto mensile, mentre la spesa annuale totale nel 2017-2018 dal solo China Daily negli Stati Uniti è stata di $20,8 milioni.

Gli sforzi del PCC hanno avuto un chiaro impatto sul terreno. L'immagine della Cina e il profilo di Xi sono migliorati in parti chiave del mondo. La copertura dei potenziali svantaggi degli investimenti cinesi è stata soffocata in alcuni Paesi. E i contenuti dei media

21 statali cinesi raggiungono centinaia di milioni di telespettatori, radio-ascoltatori e utenti di social media all'estero, in molti casi senza trasparenza sulle loro origini. Allo stesso tempo, gli sforzi in corso per cooptare o emarginare emittenti indipendenti della diaspora cinese e censurare opinioni critiche su piattaforme di social media di proprietà cinese come WeChat di Tencent hanno ridotto l'accesso del pubblico cinese all'estero a informazioni imparziali su eventi in Cina, sui rapporti tra il loro Paese ospitante e Pechino, e altri argomenti rilevanti per la loro vita quotidiana.

Più in generale, molte delle tattiche che il PCC impiega per influenzare i media di tutto il mondo servono anche a minare le norme internazionali e le caratteristiche fondamentali della governance democratica, tra cui la trasparenza, lo stato di diritto e una concorrenza leale39, approfittando ancora una volta dell’apertura unilaterale del sistema occidentale per inserire le sue piattaforme all’interno delle nostre società - come ad esempio il canale social TikTok sulla quale viene operata una censura dichiarata per contrastare messaggi o opinioni politiche sgradite - senza che ci sia la più minima reciprocità come dimostra l’ampia esclusione delle piattaforme occidentali all’interno della Cina.

Il 16 dicembre 2019, il Committee to Protect Journalists (CPJ) ha pubblicato il suo rapporto One Country, One Censor: How China undermines media freedom in Hong Kong and Taiwan (Un Paese, Un Censore: Come la Cina mina la libertà di stampa a Hong Kong e Taiwan), in cui si evidenziano le varie strategie del Partito comunista cinese per influenzare l’opinione pubblica nei territori “ribelli”: da intimidazioni e violenza (incluse espulsioni e diniego del visto) contro i giornalisti, a campagne di disinformazione sui social media.

Ancora più importante però, è l’attenzione per la politica soft di Pechino impiegata nella conquista dei media tradizionali attraverso operazioni di acquisto da grandi imprenditori “privati” – come Jack Ma, proprietario di Alibaba e il South China Morning Post a Hong Kong – e la sponsorizzazione attraverso l’acquisto di inserti pubblicitari da imprenditori cinesi nei media ritenuti amichevoli o, nel caso contrario, il boicottaggio. In questo modo, pubblicazioni e canali di trasmissione influenzati dalla Cina dominano la scena mediatica di Hong Kong, mentre un settore indipendente scarsamente finanziato deve lottare per raggiungere il pubblico e trovare delle entrate. Mentre Pechino cerca attivamente di manipolare le opinioni globali sul suo ruolo crescente nel mondo, i media di Taiwan e Hong Kong forniscono studi di casi concreti su come la Cina esporta il suo modello di censura, sostiene CPJ, con la Hong Kong Journalists Association che dichiara: “È in grave pericolo il diritto alla conoscenza dei cittadini”.

Infatti, la macchina propagandistica - spesso operativa in maniera opaca nel chiarire la natura pubblicitaria di un inserto in un giornale straniero, come il Focus Cina pubblicato il 12 aprile dal Sole 24 Ore a cura dell’Economic Daily, che elogia il Presidente Xi Jinping e la gestione cinese della pandemia40 - è accompagnata da una continua campagna di censura di contenuti critici. Dieci anni fa, la censura del PCC sui media esterni sembrava concentrarsi soprattutto sui media internazionali attivi in Cina e i media di lingua cinese all'estero, compreso quelli di Hong Kong e Taiwan.

Sforzi per influenzare i media mainstream in Africa, America Latina, Sud-Est asiatico e altrove erano generalmente limitati alla propaganda - la promozione di contenuti e narrazioni dei media statali cinesi - piuttosto che alla soppressione della copertura critica locale. Ma questo sembra cambiare, in particolare mentre le entità cinesi aumentano i loro investimenti in altri Paesi e diventano più sensibili ai dibattiti locali sul ruolo della Cina. Funzionari cinesi hanno iniziato a

39 Sarah Cook, “Il megafono globale di Pechino: l’espansione dell’influenza mediatica del Partito comunista cinese”, Freedom House, 15 gennaio 2020, Traduzione a cura del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”: http:// globalcommitteefortheruleoflaw.org/gcrl/wp-content/uploads/2020/01/Rapporto-in-italiano.pdf.

40 Francesco Maringiò su Twitter, 15 aprile 2020, https://twitter.com/fmaringio/status/1250460837753520129?s=11. 22 utilizzare la leva economica per mettere a tacere rapporti negativi o commenti nei media in lingua locale con maggiore frequenza. Gli sforzi del PCC in questo senso possono essere raggruppati in quattro categorie principali: azione diretta dei rappresentanti del governo cinese, incentivi positivi e negativi all'autocensura, pressione indiretta tramite proxy, e attacchi fisici o online.41

Non è un caso che lo sforzo di diversi miliardi di dollari di Pechino per espandere la portata dei suoi media statali sia accompagnato da sforzi crescenti per mettere a tacere le voci critiche all’estero. Affinché la narrativa del Partito sia convincente per il pubblico all'interno e all'esterno della Cina, le notizie sui lati più oscuri del governo del PCC in patria e delle attività cinesi all'estero devono essere controllati e soppressi.

In effetti, in diversi casi, l'espansione dei media statali cinesi in un determinato contesto ha coinciso o ha portato direttamente all'eliminazione di fonti editorialmente indipendenti e internazionali. Ad esempio, in molte comunità della diaspora cinese, i giornali gratuiti a favore di Pechino hanno sostituito giornali indipendenti basati a Taiwan e Hong Kong. Nel 2008, la società satellitare francese Eutelsat ha interrotto la trasmissione di NTDTV in Cina, apparentemente in cambio dell'opportunità di trasmettere il canale di notizie inglese di Xinhua in Europa.42

Man mano che le entità cinesi aumentano il controllo sui canali di diffusione dei media e sui nodi chiave dell'infrastruttura di informazione, come descritto nella sezione successiva, gli sforzi di propaganda e censura del PCC potrebbero diventare ancora più completi. Infatti, nel corso dell'ultimo decennio, le aziende cinesi sono diventate sempre più attive nella costruzione di infrastrutture di informazione e sistemi di consegna di contenuti all'estero. Sebbene di proprietà privata, i giganti della tecnologia cinese come Huawei e Tencent mantengono stretti legami con il governo cinese e i suoi servizi di sicurezza, fornendo regolarmente assistenza di censura e sorveglianza allo stato-partito all'interno della Cina.43

L'espansione internazionale di tali società ha ricevuto la benedizione esplicita del PCC. Ad esempio, in un saggio del 2017 sull’autorevole rivista del Partito Qiushi sulla strategia cinese per diventare una "superpotenza informatica", gli autori hanno citato l'obiettivo di migliorare "l'influenza globale di società internet come Alibaba, Tencent, Baidu, [e] Huawei”.44 Man mano che queste e altre società cinesi acquisiscono maggiore influenza e controllo sui viali di trasmissione e diffusione dei contenuti, aprono le porte a un livello completamente nuovo di influenza.

I gatekeeper vicini al PCC sono ora nella posizione di poter gestire i flussi di informazioni in altri Paesi. L'analista Peter Mattis ha sostenuto che l'approccio del PCC nell’ultimo

41 Sarah Cook, “Il megafono globale di Pechino: l’espansione dell’influenza mediatica del Partito comunista cinese”, Freedom House, 15 gennaio 2020, Traduzione a cura del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”: http:// globalcommitteefortheruleoflaw.org/gcrl/wp-content/uploads/2020/01/Rapporto-in-italiano.pdf.

42 Sarah Cook,The Long Shadow of Chinese Censorship: How the Communist Party’s Media Restrictions Affect NewsOutlets around the World(Washington, DC: Center for International Media Assistance at the National Endowment forDemocracy, October 2013),http://www.cima.ned.org/wp-content/uploads/2015/02/CIMA-China_Sarah%20Cook.pdf.

43 Sarah Cook, “Worried about Huawei? Take a Closer Look at Tencent,”Diplomat, March 26,2019,https:// thediplomat.com/2019/03/worried-about-huawei-take-a-closer-look-at-tencent; Nathan Vanderklippe,“Huawei Providing Surveillance Tech to China’s Xinjiang Authorities, Report Finds,”Globe and Mail,November 29,2019,https:// www.theglobeandmail.com/world/article-huawei-providing-surveillance-tech-to-chinas-xinjiang-authorities/.

44 Elsa Kania, Samm Sacks, Paul Triolo, and Graham Webster, “China’s Strategic Thinking on Building Power inCyberspace,”New America, September 25, 2017,https://www.newamerica.org/cybersecurity-initiative/blog/chinas- strategic-thinking-building-power-cyberspace/. 23 decennio è stato incentrato almeno tanto sul controllo del mezzo che sul controllo del messaggio: "In questo modo possono essenzialmente avere il monopolio sull'ambiente dell’informazione... facilitando il compito di far ricevere e accettare la loro narrativa”45. Esistono già prove di società cinesi che utilizzano il loro controllo sui canali di diffusione per creare vantaggi per i media statali cinesi o per sopprimere le informazioni ritenute indesiderati da Pechino. Ma anche dove questo potenziale non è ancora stato attivato, vengono gettate le basi per facilitare la manipolazione futura.

C. Pechino nelle Organizzazioni multilaterali

Al fine di perseguire il sogno del ringiovanimento cinese, nell’ultimo decennio, la RPC si è anche in modo crescente inserita in posizioni chiavi all’interno delle organizzazioni multilaterali. Scriviamo “a tal fine”, perché contrariamente a quanto i funzionari internazionali giurano al momento del loro insediamento - cioè di lavorare esclusivamente nell’ambito del mandato dell’organizzazione internazionale e non servire interessi nazionali del Paese di provenienza -, alcuni funzionari cinesi di alto livello all’interno di tale organizzazioni hanno dichiarato apertamente di agire nell’interesse e su richiesta di Pechino.

In un’intervista pubblicata su Facebook il 25 aprile 201946, Wu Hongbo, già Vice Segretario Generale ONU e Capo del Dipartimento ONU per gli Affari Economici e Sociali, dichiara: “La Carta delle Nazioni Unite stipola delle regole chiare. Anche se hai la tua nazionalità, non puoi accettare istruzioni dall'esterno dell'organizzazione e da altri Paesi. Tutti i diplomatici hanno una nazionalità, questo significa che ti devi preoccupare dell'interesse del tuo Paese. […] Penso che essere un diplomatico cinese significa che non si possa essere negligente quando si tratta di proteggere l'interesse e la sicurezza nazionale della Cina. Dobbiamo difendere con forza gli interessi della madrepatria.”

Va letta in questa chiave dunque la lista seguente47 delle posizioni di spicco attualmente occupati da funzionari cinesi nelle organizzazioni multilaterali che governano quell’ordine mondiale di cui Pechino si vuole fare modello e guardiano. Non è secondario rilevare anche come la RPC sia attualmente l’unico Paese ad avere suoi esponenti a capo di quattro agenzie delle Nazioni Unite (UNIDO, ITU, ICAO, FAO), mentre ogni altro Paese ne guida al massimo uno, nonostante il fatto che il peso maggiore dei contributi alle Nazioni Unite e le sue agenzie specializzate rimane a carico del mondo occidentale. E’ peraltro appena stato scongiurato, grazie ad uno sforzo coordinato dai Paesi occidentali, il tentativo di aggiungere alla lista anche l’incarico di Direttore generale della World Intellectual Property Organization (WIPO), organo guardiano di tutte le proprietà intellettuali e segreti patentati aziendali.

45 Sean Mantesso and Christina Zhou, “China’s Multibillion-Dollar Media Campaign ‘a Major Threat for Democracies’around the World”.

46 https://www.facebook.com/uyghurcongress/videos/649658305496919/.

47 Indo-Pacific News, 21 aprile 2020, https://twitter.com/IndoPac_Info/status/1252647621165907969/photo/1. 24 Inoltre, attraverso il sopracitato sistema tributario creato attraverso le tattiche di infiltrazione nei rapporti bilaterali di cui di seguito, la RPC non solo si è assicurata un sostegno crescente di voti all’interno delle organizzazioni multilaterali, ma si garantisce anche la fedeltà di esponenti di altri Paesi vassalli, come insegna l’esempio dell’attuale Direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS), l’etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus, la cui elezione a discapito del candidato occidentale è stata assicurata da Pechino.

Oltre a inserirsi in posizioni chiave, Pechino ha anche assunto un ruolo molto più attivo all’interno delle organizzazioni delle Nazioni Unite, portando avanti una forte agenda politica di sostegno alle strategie di cui sopra sotto il velo del diritto allo sviluppo come obiettivo primario da perseguire dalla comunità internazionale. Chiave in questa agenda è promuovere l’iniziativa della nuova Via della Seta, per cui è riuscita ad ottenere sostegni ammiranti dalle più alte incarichi ONU come il Segretario generale Guterres48, e legare in modo crescente a sé un insieme di Paesi in via di sviluppo e con governi autoritari. Di nuovo non nasconde in questo ambito la sua volontà di riscrivere le regole e principi contenuti nei Trattati internazionali, a partire da quelli sui diritti umani, Carta costituente del sistema delle Nazioni Unite.

Ponendo l’enfasi sullo sviluppo come contrasto alla povertà e la disuguaglianza nel mondo - per cui piace puntare il dito esclusivamente contro il mondo occidentale - secondo il modello dei diritti umani “con caratteristiche cinesi”, Pechino promuove il pensiero secondo cui i diritti politici e civili individuali sono sottoposti al benessere della società nella quale vivono e porta avanti con successo una politica di assoluta non-ingerenza negli affari interni degli Stati membri dell’ONU e di protezione reciproca tra regimi autoritari. Il risultato non è soltanto quella di una creazione di un gruppo crescente di regimi “like-minded”, ma anche l’assoluta impossibilità per le organizzazioni multilaterali, create proprio per garantire un “mai più” dopo gli orrori del regime nazista, di intervenire o persino soltanto condannare pratiche come quella dell’incarcerazione di massa di una

48 United Nations Secretary General, Secretary-General's remarks at the opening ceremony of the Belt and Road Forum for International Cooperation, 26 aprile 2019, https://www.un.org/sg/en/content/sg/statement/2019-04-26/secretary- generals-remarks-the-opening-ceremony-of-the-belt-and-road-forum-for-international-cooperation. 25 minoranza religiosa all’interno della RPC, definita dalla Commissione bipartisan e bicamerale del Congresso degli Stati Uniti (U.S. Congressional Executive Committee on China) come “crimini contro l’umanità”.

Inoltre, Pechino usa ogni possibile crepa nella tenuta dell’Alleanza Atlantica per proporsi come “partner responsabile” nelle relazioni e negli accordi internazionali. Un’esempio concreto riguarda quello degli Accordi di Parigi sugli impegni ambientali, dove non appena l’Amministrazione americana ha annunciato il suo ritiro, Pechino è saltata nella breccia offrendosi all’Unione europea come co-garante di quel Trattato. Un impegno ritenuto talmente fondamentale dalle istituzioni di Bruxelles, indotte ancora una volta all’autocensura nei confronti del regime di Pechino su questioni come la violazione massiccia dei diritti umani.

Ma l’impegno di Pechino non è da ritenersi leale, se non ai suoi stessi interessi. Lo dimostra nella questione specifica la notizia riportata da China Dialogue il 17 aprile scorso49: “Per il terzo anno consecutivo la Cina ha abbassato i rating di rischio per l'eccesso di capacità nella produzione di energia da carbone. La mossa apre le porte alla costruzione di più impianto per la produzione di energia da carbone in più regioni nel triennio 2021-23, ed è stata interpretata da esperti come un segnale che il carbone sarà una parte fondamentale del 14° piano quinquennale che inizierà il prossimo anno.”

Come nota Theresa Fallon, direttore del Centre for Russia Europe Asia Studies (CREAS): “Bisogna sempre guardare a quel che Pechino fa - non solo a quanto promette di fare.” E mentre il mondo sconta la pena della pandemia COVID_19, possiamo aggiungere: a quanto dichiara di aver fatto.

D. COVID_19

Il capitolo COVID_19 è estremamente emblematico in quanto ha messo in evidenza tutta la serie di strategie e impostazioni riportate fin qui, e per come Pechino ha potuta fare leva sulle sue pedine messe in posizioni chiave nel corso degli ultimi anni. E’ evidente che per lo scopo di questo rapporto le possiamo riportare solo in modo sommario, ma siamo fermamente convinti che dimostrano quanto sia non-rinviabile per la prevenzione di futuri scenari simili, nonché per accertare le responsabilità e le conseguenze annesse dell’attuale crisi, lo svolgimento di un’indagine internazionale indipendente. Siamo consapevoli, proprio per le ragioni esposte nel capitolo precedente, che Pechino combatterà affinché tale indagine non si tenga, come già sta facendo. Riteniamo perciò anche fondamentale che ad un tale continuo rifiuto di rispettare le regole internazionali siano collegate delle conseguenze concrete e coordinate della comunità internazionale, sia per quanto riguarda i rapporti con la RPC, che per quanto riguarda l’operato futuro dell’OMS.

L’OMS, fondata nel 1948 con l'obiettivo di garantire il raggiungimento del più alto livello possibile di salute per tutti, e la quale ha svolto un ruolo fondamentale nel controllo o nello sradicamento delle malattie trasmissibili e negli investimenti nella capacità di assistenza sanitaria in tutto il mondo, sta affrontando crescenti critiche internazionali sull'influenza cinese fuori misura nella risposta dell'organizzazione alla pandemia COVID_19.

Il suo Direttore generale è stato un espresso sostenitore della gestione della crisi COVID_19 del governo cinese. Il 28 gennaio, a seguito dell'incontro con Xi Jinping a Pechino, Tedros elogia la Cina per "aver fissato un nuovo standard per il controllo delle epidemie" e si complimenta con la

49 China Dialogue, China relaxes restrictions on coal power expansion for third year running, 17 aprile 2020, https:// chinadialogue.net/article/show/single/en/11966-China-relaxes-restrictions-on-coal-power-expansion-for-third-year- running. 26 massima leadership del Paese per la sua "apertura nella condivisione delle informazioni" con l'OMS e altri Paesi. Ha inoltre coadiuvato accuse di razzismo verso Paesi come Stati Uniti e Italia che hanno chiuso per primi i voli diretti: lanciato accuse di razzismo verso Taiwan; promosso la medicina tradizionale cinese come ottima cura accompagnatrice per il COVID_19; ecc. E’ stato particolarmente notevole per gli osservatori della politica cinese, come le dichiarazioni e le espressioni usate dal Direttore generale esprimevano un linguaggio spesso identico a quello tipicamente adoperato dai portavoce e rappresentanti diplomatici della RPC.

Spetta ad una indagine indipendente stabilire le origini esatte e la gestione iniziale dell’epidemia a Wuhan, ma appare evidente come le dichiarazioni iniziali e l’assenza di trasparenza abbiano contribuito in maniera fondamentale al disastro globale. Mentre seri dubbi rimangono sulla tempistica esatta dei primi casi - alcune fonti parlano di novembre, altri di inizio dicembre -, si tratta di una questione non risolvibile senza lo svolgimento di un’indagine scientifica e indipendente che possa accedere alle fonti e ai dati originali.

Trattandosi di una storia in via di sviluppo, rimandiamo all’ALLEGATO A50 per un’approfondimento delle rilevanti informazioni attualmente disponibili circa la gestione iniziale della crisi e le origini del virus. Dalla combinazione delle azioni compiute secondo le varie linee temporali disponibili al pubblico (spesso incongruenti), possiamo però già evincere un evidente operazione di insabbiamento almeno durante le prime tre settimane di gennaio. Inoltre va notato come tali ricostruzioni sembrano puntare in particolare sulla presenza di spinte esterne ad ogni comunicazione significativa da parte delle autorità cinesi verso la comunità internazionale: in particolare riguarda la notifica originale all’OMS in data 31 dicembre 201951, le azioni intraprese a partire dal 14 gennaio a seguito del primo caso identificato all’estero (Thailandia, 13 gennaio), e la comunicazione della trasmissibilità da uomo a uomo il 20 gennaio in contemporanea con la visita preliminare di una squadra di esperti dell’OMS all’aeroporto di Wuhan Tianhe, l’ospedale di Zhongnan a Wuhan, e il Centro provinciale per il Controllo delle Malattie dell’Hubei.

Salta anche agli occhi la netta titubanza delle autorità cinesi ad approfondire le origini esatte del virus. Un numero crescente di studi, e le dichiarazioni del capo della Commissione nazionale per la Sanità cinese, Ma Xiaowei, del 26 gennaio52, rendono improbabile la tesi che l’epidemia sia originata dal mercato del pesce di Huanan, come inizialmente suggerito. Anche lì va notato però come il mercato viene immediatamente chiuso e disinfettato il 1 gennaio, possibilmente su ordine della Commissione nazionale per la Sanità, prima dello svolgimento di un’indagine in loco (per quanto comunicato dalle autorità alla comunità internazionale).

Mentre si fa sempre più strada la tesi di una fuoruscita (accidentale) di un virus naturale dal Wuhan Institute of Virology, e riemergono le forti perplessità sulla gestione di tale laboratorio rilevate da autorità competenti del gruppo Five Eyes e Francia, l’Ambasciatore di Pechino a Ginevra ripete il mantra che non verrà dato accesso ad esperti internazionali per indagare sulle origini del COVID_19 fino a quando “non sarà assicurata la vittoria finale sul virus… Non è che siamo allergici a qualsiasi tipo di indagine, inchiesta o valutazione, in quanto potrebbero aiutare gli sforzi internazionali per prepararsi alle future emergenze di salute pubblica… Per sapere se o come avverrà l'invito [ad esperti internazionali, Ndr.], in questo momento dobbiamo avere la giusta

50 Allegato A, Insabbiamento iniziale e le origini del virus, aggiornamento all’8 maggio 2020.

51 51 Laura Harth, La Cina ha mai informato l’OMS sullo scoppio della pandemia COVID19?, 5 maggio 2020, http:// globalcommitteefortheruleoflaw.org/it/la-cina-ha-mai-informato-loms-sullo-scoppio-dellepidemia-covid19/.

52 Xinhua, China publishes timeline on COVID-19 information sharing, int'l cooperation, 6 aprile 2020, http:// www.xinhuanet.com/english/2020-04/06/c_138951662.htm. 27 impostazione di priorità e, d'altra parte, abbiamo bisogno della giusta atmosfera.”53 La sua conferma della posizione di Pechino giunge a pochi giorni dalla rivelazione da parte del Rappresentante dell’OMS in Cina, dott. Gauden Galea, il quale il 1 maggio ha affermato che: "Sappiamo che sono in corso delle indagini nazionali, ma in questa fase non siamo [l’OMS, Ndr.] stati invitati a partecipare o collaborare. Le origini del virus sono molto importanti, l'interfaccia animale-umana è estremamente importante e deve essere studiata. La priorità è che abbiamo bisogno di sapere il più possibile per prevenire una ripetizione.”54

Il netto e continuo rifiuto ad ammettere esperti internazionali per aiutare a stabilire l’origine del virus, ritenuto una priorità internazionale come dalle dichiarazioni dello stesso Rappresentante OMS in Cina, non fa che aumentare il sospetto che la gestione sia stata tutt’altro che il modello esemplare elogiato dal Direttore generale dell’OMS e non in linea con i provvedimenti delle International Health Regulations. a. Le politiche internazionali di Pechino durante la crisi Come ha dichiarato il Ministro degli Esteri cinese nel suo discorso del 19 aprile sopra citato, la pandemia COVID_19 non solo non deve fermare il sogno del ringiovanimento cinese, ma va sfruttata per rafforzarne l’avanzamento nel mondo.55 Proprio per questa ragione abbiamo visto dispiegare in modo esemplare tutto l’arsenale delle strategie e tattiche descritte nei capitoli precedenti: dalla cooptazione e le minacce, alla propaganda, le accuse e la censura massiccia. Va notato come in buona parte del mondo l’aggressività degli approcci adottati da Pechino in questa crisi hanno reso visibile per la prima volta le sue tattiche agli occhi dei più, e sono state ricevute con crescenti critiche. Va anche sottolineato il trattamento privilegiato che Pechino ha riservato all’Italia rispetto agli altri Paesi dell’Alleanza Atlantica e come le basi gettate negli ultimi anni secondo le tattiche descritte nei capitoli precedenti hanno provocato una reazione molto diversa nella Penisola da quella dimostrata in modo crescente dagli alleati tradizionali.

Lo strumento che si è rivelato più potente nelle mani di Pechino, è stato quello della politica degli “aiuti”, volta a dimostrare la benevolenza di una RPC pronta ad assumere la guida di un nuovo ordine mondiale per una comunità di comune destino. Una guida responsabile, ligia nella cooperazione con la comunità e le organizzazioni internazionali come sottolineato e ripetuto in modo continuo in tutte le comunicazioni ufficiali da parte del regime e dei suoi media statali. Ma una guida che non ha temuto usare il suo potere di fornitore essenziale nel minacciare Stati dissidenti di trattenere materiali acquistati.

L’esportazione massiccia di materiali sanitari, di fronte ad un evidente disequilibrio nelle capacità produttive nel mondo, ha permesso a Pechino di dispiegare la sua arma di propaganda in tutta la sua potenza. Ne siamo stati osservatori - o cavie - particolarmente privilegiati in Italia. La macchina schierata è consistita sia nell’uso dei media tradizionali indigeni italiani - spesso legati da accordi di collaborazione con una controparte statale cinese, fonte da cui riportano fedelmente le notizie scritte da Pechino56 -, l’attivazione di un’esercito dormiente di bot sui social media e di associazioni

53 France24News, “China refuses international probe on Covid-19 source until ‘final victory’ over disease”, 6 maggio 2020, https://www.france24.com/en/20200506-china-refuses-international-probe-on-covid-19-source-until-final-victory- over-disease.

54 Patrick Smith, “WHO official says agency not invited to take part in China's coronavirus investigation”, NBC News, 1 maggio, https://www.nbcnews.com/news/world/who-official-says-agency-not-invited-take-part-china-s-n1197516.

55 Wang Yi, “Following Xi Jinping Thought on Diplomacy to Build a Community with a Shared Future for Mankind Through International Cooperation Against COVID-19”, 19 aprile 2020, http://www.chinaembassy.org.sa/eng/zgyw/t1771257.htm.

56 In dettaglio: Capitolo 2. Il caso Italia - B. Guerra dell’Informazione. 28 culturali italo-cinesi (UFW - Fronte Unito), l’appoggio pesante dalla classe politica cooptata, e - in minor modo rispetto ad altri Paesi occidentali - gli interventi diretti dell’Ambasciata cinese e l’abuso del commando sulle catene mondiali di approvvigionamento di beni essenziali.

In un’articolo dell’8 aprile 2020 di Gabriele Carrer per Formiche57, di fronte all’incremento del gradimento della Cina sondato nella popolazione italiana da Swg per il TG La758, viene rivelato sulla base di una analisi a cura di DataStampa, come la maggioranza delle emittenti radiotelevisive italiane abbiano dedicato spazio privilegiato agli “aiuti” cinesi. Per i dati sotto esame, rispetto ai dati nei due giorni successivi all’arrivo degli aiuti per affrontare il Covid-19 da parte delle tre potenze, viene evidenziato un evidente squilibrio nei tempi e nell’attenzione dedicata rispetto ad aiuti provenienti da Stati Uniti e Russia. Per quanto riguarda le emittenti Rai, nei loro due giorni gli aiuti cinesi hanno goduto da parte delle televisioni e delle radio del servizio pubblico di 1.904 secondi di visibilità, cioè oltre mezz’ora. Quelli russi, invece, 741 secondi, cioè poco più di 12 minuti. Infine, quelli statunitensi meno di 10 minuti, ossia 589 secondi. Lo squilibrio è particolarmente sconcertante su Rai News 24 e Rai Radio Due i quali dedicano esclusivamente spazio agli aiuti provenienti dalla Cina:

57 Gabriele Carrer, “Si scrive Rai, si legge TelePechino. Se il servizio pubblico parla cinese (troppo?)”, Formiche, 8 aprile 2020, https://formiche.net/2020/04/telepechino-rai-aiuti-cinesi/.

58 Swg, “Il sondaggio sul coronavirus di lunedì 6 aprile 2020”, TG , 6 aprile 2020, https://tg.la7.it/cronaca/il- sondaggio-sul-coronavirus-di-lunedì-6-aprile-2020-06-04-2020-148831. 29 30 Non disponiamo di ulteriori dati aggiornati sulle emissioni radio-televisive, ma a fine aprile Swg registra un’ulteriore incremento della percezione favorevole degli italiani alla RPC.59

Ma come anticipato, parte integrante della strategia attraverso i media tradizionali - i quali sicuramente rappresentano la spina dorsale della macchina propagandistica in quanto godono sia di un’audience conquistato che della loro fiducia -, sono anche i nuovi mezzi di comunicazione. Anche qui Formiche60, in un’articolo ripreso dalla stampa internazionale, ha rivelato delle tendenze importanti in Italia, che seguono quanto osservato nel resto del mondo occidentale. Citiamo alcuni passaggi della ricerca pubblicata:

Centrale in questa campagna risulta essere l’account ufficiale dell’ambasciata cinese in Italia, molto attivo per post pubblicati per il periodo analizzato. Nonostante ciò, le interazioni rispetto agli argomenti condivisi, da parte degli utenti Twitter, sono episodiche e limitate a singoli eventi. Il picco è stato registrato giovedì 12 marzo in occasione dell’arrivo del volo da Shanghai con gli aiuti cinesi: i tweet dell’ambasciata, molti dei quali contenenti l’hashtag #forzaCinaeItalia, hanno ricevuto un altissimo engagement, spiegano i grafici di Alkemy. L’attività di coinvolgimento subisce in seguito una brusca flessione, attestandosi su un livello comunque molto più alto rispetto alle rilevazioni di febbraio.

Quasi la metà dei post su Twitter pubblicati tra l’11 e il 23 marzo con l’hashtag #forzaCinaeItalia è opera di bot. Prodotto dei cosiddetti account automatizzati è anche oltre un terzo di quelli con

59 Francesco Bechis, “Se gli italiani preferiscono la Cina agli Usa (e alla Ue)”, Formiche, 21 aprile 2020, https:// formiche.net/2020/04/italiani-preferiscono-cina-usa-ue/.

60 Gabriele Carrer e Francesco Bechis, “Così la Cina fa propaganda in Italia, con i bot. Ecco l’analisi su Twitter di Alkemy per Formiche”, Formiche, 30 marzo 2020, https://formiche.net/2020/03/cina-propaganda-twitter-bot-alkemy/. 31 l’hashtag #grazieCina. Secondo un’analisi di Social Data Intelligence realizzata per Formiche dal Lab R&D di Alkemy SpA, in collaborazione con Deweave, Luiss Data Lab e Catchy, il 46,3% dei post su Twitter pubblicati tra l’11 e il 23 marzo con l’hashtag #forzaCinaeItalia, quasi la metà, è stata generata da bot, account automatizzati creati con il preciso scopo di fare da cassa di risonanza. Lo stesso vale per un altro popolare hashtag, #grazieCina, che nello stesso arco di tempo ha dato ampia eco all’operazione diplomatica cinese: più di un terzo dei tweet che lo contenevano, il 37,1%, era prodotto da bot.

Ampia condivisone hanno avuto anche tweet riconducibili a fake news. Come il video, rilanciato anche da Hua Chunyinh, portavoce del ministero degli Esteri cinese, per sostenere che gli italiani fossero usciti sui balconi a ringraziare la Cina e a cantare l’inno cinese. Quel video è una fake news, come ha spiegato Pagella Politica. Ma l’analisi di Alkemy sull’hashtag #flashmobsonoro da parte dell’#ugic (Unione giovani italo cinesi) rivela un alto numero di like il 14 marzo.

I fenomeni riportati sopra, come quelle registrate nel periodo antecedente la crisi in Italia sul presunto razzismo diffuso degli italiani nei confronti della popolazione cinese - con la emblematica lettera dell’Avv. Lifang Dong, Presidente dell’Associazione Silk Council e già ospite al 70° anniversario del PCC a Pechino, sul sito dell’Istituto Affari Internazionali61 - a corroboramento delle accuse dirette a riguardo dal governo cinese per la decisione di sospendere i voli diretti, sono

61 Lifang Dong, “Coronavirus: a repentaglio l’amicizia tra Italia e Cina”, Istituto Affari Internazionali, 1 febbraio 2020, https://www.affarinternazionali.it/2020/02/lamicizia-tra-italia-e-cina-a-repentaglio/. 32 chiari sintomi di un’operato tipico del Fronte Unito, con coordinamento diretto dell’Ambasciata cinese.

Peraltro, sulla questione dei voli diretti dalla RPC va aperta una parentesi non secondaria che va oltre le perplessità espresse dal Presidente Trump. Come apprendiamo dal sito del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti62 (MIT), il 13 gennaio - cioè il giorno dopo la condivisione della sequenza genetica del COVID_19 e lo stesso giorno in cui si identifica un caso contagiato in Thailandia - una delegazione italiana composta dal Presidente e dal Direttore generale ENAC, più dei rappresentanti del MIT e dell’Ambasciata italiana a Pechino e un team di dirigenti e tecnici dell’Ente, si incontra a Pechino con i rappresentanti governativi cinesi. All’esito dell’incontro tra le delegazioni, si legge sul comunicato ufficiale del MIT, “è stato firmato dal presidente Zaccheo e dal suo omologo cinese un importante Memorandum di Intesa tra l’Italia e la Repubblica Popolare della Cina finalizzato ad ampliare i collegamenti aerei tra i due Stati, a favore dello sviluppo reciproco del turismo e del business”. Il Memorandum mirava a un considerevole ampliamento delle precedenti intese del 2015, e consisteva nell’incrementare, il traffico passeggeri “fino a 164 voli settimanali per parte, di cui 108 con decorrenza immediata (!)”. Poi ci sarebbe stato “un incremento di 28 a partire dalla stagione estiva 2021 e di ulteriori 28 a partire dalla stagione estiva 2022”.

Ma torniamo sulla questione del presunto razzismo, una delle accuse utilizzate sempre più frequentemente dalle Rappresentanze diplomatiche cinesi - come dal Direttore generale dell’OMS - i quali hanno imparato benissimo le sensibilità occidentali del politicamente corretto e ne fanno buon uso e abuso. E’ senza dubbio importante prestare attenzione al non stigmatizzare la popolazione cinese presente in Italia in quanto tale, né equiparare tutte le loro azioni ad un’opera coordinata, ma allo stesso tempo non si possono e non si devono ignorare gli evidenti segni dell’implementazione di una strategia diffusa nel mondo, ma finora poco riconosciuta in Italia. L’utilizzo di associazioni culturali, di amicizia, di studenti, ecc. è un metodo comprovato della strategia del Fronte Unito.

Della stessa tipologia peraltro è l’utilizzo della Croce Rossa cinese, la quale non è riconosciuta dall'International Committee of the Red Cross (ICRC), ma il cui nome intenzionalmente inganna. Dopo che i comunisti emersero vittoriosi dalla guerra civile cinese (1945-1949), Pechino nazionalizzò il ramo della Croce Rossa che aveva operato nel Paese dall'inizio del XX secolo. Il Premier Zhou Enlai ha supervisionato personalmente la revisione della costituzione dell'organizzazione. La Croce Rossa cinese divenne così un portavoce politicizzato e internazionale per il Partito comunista cinese - i suoi leader avrebbero continuato a denunciare frequentemente l'indipendenza di Taiwan e altre politiche non in linea con gli interessi della RPC. L'umanitarismo apolitico spesso associato al ICRC consente alla Croce Rossa cinese di apparire indipendente da Pechino, anche quando le pratiche interne dell'organizzazione sono contrarie a questa immagine. I più alti vertici politici cinesi hanno spesso ricoperto l’incarico di presidente onorario. Prima dell’attuale, il vicepresidente Wang Qishan, i predecessori del presidente Xi Jinping, Jiang Zemin e Hu Jintao hanno ricoperto la carica.

I GONGO (NGO organizzati dallo Stato) sono stati a lungo uno dei principali strumenti del PCC per dirottare la società civile cinese. Sebbene i GONGO cinesi siano ufficialmente registrati come associazioni sociali (shehui tuanti), e quindi presumibilmente parte della società civile, sono spesso creati e sostenuti dal governo. I GONGO sono progettati per obbedire. La legislazione approvata nel 2018 dal Ministero degli affari civili ha costretto tutte le organizzazioni della società civile a formare cellule del Partito e i GONGO hanno una rappresentanza ufficiale del Partito al loro

62 Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Trasporto aereo: triplicati i collegamenti tra Italia e Cina, 14 gennaio 2020, http://www.mit.gov.it/comunicazione/news/trasporto-aereo-aeroporti/trasporto-aereo-triplicati-i-collegamenti-tra-italia-e. 33 interno. Mentre la Cina si infiltra nelle organizzazioni per i diritti umani delle Nazioni Unite e sorgono domande sull'indipendenza dell'Organizzazione mondiale della sanità da Pechino, la discrepanza tra la reputazione nazionale della Croce Rossa cinese e le sue attività internazionali merita una maggiore considerazione. Infatti, gli analisti avvertono: i governi che accettano aiuti e consigli dalla Croce Rossa cinese non devono trascurare il carattere politico di questa organizzazione. Non è né distaccato né indipendente dal Partito. Più di qualsiasi altra organizzazione che pretende di rappresentare la società civile cinese, questo GONGO ha una storia lunga decenni al servizio degli interessi di politica interna ed estera del Partito.63

La terza gamba dell’arsenale cinese è la cooptazione di una parte importante della classe politica di questo Paese. Una cooptazione talmente evidente che la sua descrizione diventa quasi superflua per quanto appare estesa e condivisa - chi più apertamente e chi nel silenzio più assoluto - all’interno dell’attuale maggioranza di governo. Qui ci concentriamo perciò su alcuni elementi poco sollevati legati strettamente alla crisi attuale, per poi approfondire alcuni ulteriori elementi specifici del caso Italia nel capitolo seguente.

Il ruolo di spicco è stato senz’altro stato riservato al Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, esponente del Movimento 5 Stelle che ha sposato sempre più apertamente la linea di Pechino, la quale ha espressamente fatto capire la sua intenzione di aggiungere alla Via della Seta infrastrutturale un Via della Seta della Salute. In quel quadro vanno letti non solo le offerte continue di aiuti agli ospedali e la creazione di una rete dedicata da parte delle imprese Huawei e ZTE - possibilmente circumnavigando i paletti messi dal Copasir -, ma anche il pieno inserimento dell’Italia, in quanto partner privilegiato, nell’orbita dei Paesi vassalli della Cina. Peraltro, Pechino non sarebbe Pechino se non cercasse di ampliare il suo ruolo di guida nelle organizzazioni multilaterali. Già a marzo, mentre il coronavirus continuava a diffondersi in tutto il mondo, un think tank di proprietà del governo cinese stava sollecitando opinioni per valutare come la comunità internazionale potrebbe ricevere un'alternativa cinese all'Organizzazione mondiale della sanità.64

Nonostante gli elogi continui del Ministro Di Maio per gli “aiuti” ricevuti dalla Cina, e l’ampia copertura radio-televisiva di tali eventi, è il Ministro degli Affari esteri cinesi, Wang Yi, a rivelarci che l’Italia ha la sorte privilegiata di essere tra il gruppo selezionato di 12 Paesi alle quali la RPC ha mandato un team di medici per assistere nella lotta contro il COVID_19. Da orgoglioso Paese del G7, membro fondatore dell’Unione europea, membro della Nato, erede dell’Impero romano e culla della civiltà rinascimentale, ora l’Italia si trova inclusa nell’elenco invidiabile e veramente molto esclusivo di: Iran, Iraq, Serbia, Cambogia, Pakistan, Venezuela, Filippine, Myanmar, Laos, Kazakistan e Russia.

Il semplice dato statistico ci svela quanto è singolare questo evento. L’allegato del World Economic Situation and Prospects 202065 del Dipartimento ONU per gli Affari economici e sociali (Desa) ribadisce la posizione dell’Italia come uno dei sette “major developed countries”. Nessuno degli altri Paesi facente parte dell’elenco citato, a partire della stessa Cina – ancora classificata come “economia in via di sviluppo” – è incluso nella classifica dei Paesi con economie sviluppate. Tra le economie in transizione troviamo Kazakistan, Serbia e Russia. Iran, Iraq, Pakistan, Venezuela, Filippine, Cambodia, Laos e Myanmar sono tutte economie in via di sviluppo, con la triste sorte per gli ultimi tre di essere persino tra i Paesi meno sviluppati al mondo.

63 Eduardo Baptista, “Don’t Be Fooled by China Red Cross”, The Diplomat, 8 aprile 2020, https://thediplomat.com/ 2020/04/dont-be-fooled-by-china-red-cross/.

64 Bethany Allen-Ebrahimian, Axios China newsletter, 4 marzo 2020.

65 United Nations, World Economic Situation and Prospects - Statistical Annex, 2020, https://www.un.org/development/ desa/dpad/wp-content/uploads/sites/45/WESP2020_Annex.pdf. 34 Ma c’è di più. Oltre a trattarsi quasi esclusivamente di Paesi con regimi autoritari, come accennato nei capitoli precedenti, gli accordi sulla nuova Via della Seta hanno portato - forzatamente - ad un allineamento dei Paesi coinvolti alla politica estera della RPC. Ed è impossibile non notare come questo sia il caso anche per l’Italia, reso ancora una volta emblematico durante questa crisi. Oltre che dalla Cina, l’Italia infatti ha ricevuto assistenza medica diretta - con l’invio di troupe di medici e infermieri - da Russia, Cuba e Venezuela, un’asse moderna di reciproco sostegno - anche all’interno dell’ONU - fin troppo reminiscente della vecchia asse comunista. Non è infatti da scordarsi l’anomalo posizionamento del governo italiano circa il regime di Nicolas Maduro in Venezuela.

L’accoglienza a braccia aperte della cooperazione cinese in Italia è in forte contrasto con quanto rilevato nella maggioranza dei Paesi alleati. Certamente i fenomeni descritti fin qui non sono esclusivamente italiani. Ancora a metà aprile ad esempio, la BBC ha fatto un servizio che ci ricorda fin troppo la storiella degli “aiuti cinesi” in Italia, quando ha dipinto l’arrivo in Scozia di 11 milioni di mascherine e 100.000 tamponi della RPC come doni, non facendo menzione alcuna né del fatto che si trattasse di acquisti66, né degli ormai innumerevoli rinvii da parte dalla maggioranza dei Paesi alleati (tra cui Spagna, Austria, Belgio, Irlanda, Repubblica Ceca, Finlandia, Olanda, Slovacchia) di prodotti sanitari scadenti o inidonei importati dalla Cina.

E’ stato segnalato peraltro da fonti americane, australiane e canadesi, come i ritardi iniziali nelle comunicazioni sullo scoppio dell’epidemia in Cina potrebbero aver contribuito in modo significativo alla carenza di materiali di prima necessità come le mascherine chirurgiche nel mondo occidentale, e come gruppi del Fronte Unito e personaggi legati alla criminalità organizzata cinese potrebbero aver giocato un ruolo centrale.

Secondo un rapporto del Dipartimento di Sicurezza nazionale statunitense del 1 maggio, ottenuto da The Associated Press, i leader cinesi avrebbero "intenzionalmente nascosto la gravità" della pandemia all'inizio di gennaio. L'analisi afferma che mentre Pechino minimizzava la gravità del coronavirus, la Cina ha aumentato in modo significativo le importazioni e diminuito le esportazioni di forniture mediche. Ha cercato di nasconderlo "negando che ci fossero restrizioni all'esportazione e offuscando e ritardando la fornitura dei suoi dati commerciali". Il rapporto afferma inoltre che la Cina ha aspettato di informare l'OMS sulla contagiosità del virus durante gran parte di gennaio, in modo da poter ordinare forniture mediche all'estero, e che le sue importazioni di mascherine, camici chirurgici e guanti sono aumentate notevolmente in quel periodo. Tali conclusioni si basano su una probabilità del 95% che i cambiamenti della Cina nelle importazioni e esportazioni non rientrassero in un intervallo normale.67

In Australia il campanello d'allarme è stato suonato già a fine marzo, quando il Sydney Morning Herald ha riportato la notizia che un ex ufficiale militare cinese ha collaborato con agenzie del PCC e un gruppo legato alla criminalità organizzata per esportare tonnellate di forniture mediche australiane a Wuhan nel pieno dell'epidemia di coronavirus. L'ex ufficiale, Kuang Yuanping, si è di seguito impegnato nell'importazione di apparecchiature mediche in Australia, dato che il picco della crisi COVID_19 era stato superato.

Persone a conoscenza dei suoi piani hanno affermato che la sua volontà di aiutare l'Australia per contenere il virus era motivata dagli obiettivi del soft power cinese attraverso attività di beneficenza e organizzazioni legate al Fronte Unito, accusato di cercare di aumentare l'influenza del PCC all'estero e di voler contrastare i suoi critici. The Age e il Herald avevano precedentemente riferito

66 BBC News, Coronavirus: Plane carrying PPE kits arrives in Scotland from China, 19 aprile 2020, https://www.bbc.com/ news/uk-scotland-52338099.

67 Will Weissert, “DHS report: China hid virus’ severity to hoard supplies”, The Associated Press, 4 maggio 2020, https:// apnews.com/bf685dcf52125be54e030834ab7062a8. 35 lo sforzo delle compagnie cinesi-australiane nel procurare e trasportare tonnellate di apparecchiature mediche a Wuhan, ma questa era la prima volta in cui un collegamento esplicito con le attività di influenza cinese in Australia è stato stabilito. Secondo esperti medici, gli sforzi delle aziende cinesi per aiutare i loro connazionali a casa potrebbero aver contribuito alla carenza dei prodotti in Australia, in particolare le mascherine.68

E anche in Canada le esportazioni massicce verso la Cina hanno destato preoccupazioni. In un’articolo del 30 aprile del Global News, intitolato Gruppi del Fronte Unito in Canada hanno aiutato Pechino ad accaparrare scorte di materiali medici69, leggiamo che a metà gennaio, i consolati cinesi in Canada e nel mondo hanno emesso un appello urgente. La Cina era preoccupata per il fatto che il nuovo coronavirus che stava colpendo Wuhan era talmente micidiale e contagioso che i suoi infermieri e medici sarebbero rimasti senza forniture di sicurezza. Avevano bisogno urgente di dispositivi di protezione individuale (PPE - DPI).

Come mostrano i dati del governo cinese, nel giro di sei settimane, la Cina ha importato 2,5 miliardi di pezzi di materiale di sicurezza per epidemie, incluse oltre due miliardi di mascherine di sicurezza. Il risultato: a partire da marzo, quando il COVID_19 aveva raggiunto tutti i Paesi del mondo, i Paesi che a gennaio e febbraio avevano fornito mascherine alla Cina furono costretti a competere tra di loro per la fornitura cinese. Alla fine di gennaio, fonti nei circoli manifatturieri e militari stavano avvertendo i governi occidentali che la Cina sembrava impegnata nel sequestro segreto dell'offerta globale di DPI, ha affermato il parlamentare conservatore Erin O'Toole. "La Cina stava evidentemente nascondendo l'entità di una pandemia che ha messo in pericolo il mondo, garantendosi in modo nascosto l'approvvigionamento a basso prezzo di DPI. Questa operazione "surrettizia" ha lasciato il mondo nudo senza fornitura di DPI", ha dichiarato a Global News Jorge Guajardo, ex Ambasciatore del Messico a Pechino.

Di fronte alle critiche espresse nei confronti di Pechino, sia sulla qualità dei prodotti sanitari forniti dalla Cina che sulla questione della sua gestione della crisi, nonché in particolare e in modo crescente alle espresse richieste di un’indagine indipendente internazionale, troviamo l’altro faccia della medaglia degli “aiuti”. Infatti, il regime abituato al controllo totale dei messaggi politici, alla censura e alla repressione violenta di qualsiasi forma di dissenso, si è dimostrato altamente allergico alla libertà di opinione in Occidente. Gli attacchi frequenti tramite comunicati stampa, interventi sui giornali e minacce dirette contro giornali, politici e Paesi interi da parte dei suoi diplomatici guerrieri lupo hanno dimostrato quanto la auto-proclamata benevolenza verso la comunità internazionale con comune destino vale soltanto finché tale comunità si pieghi alla volontà politica del Partito comunista.

E’ una RPC - sebbene essa stessa non smetta di politicizzare la crisi ad esempio attraverso le lanci di accuse nei confronti degli Stati Uniti e l’Italia di essere loro la fonte originaria della pandemia; o con video diretti al pubblico americano attraverso la pagina Twitter di Xinhua in cui ridicolizzano l’operato dell’Amministrazione americana nella gestione della crisi COVID_19; o che censura i contributi come quello nel quotidiano cinese China Daily dei 27 ambasciatori europei e della rappresentanza dell'UE a Pechino, cancellando i passaggi dove la Cina viene indicata come Paese in

68 Nick McKenzie, “Former Chinese military man behind export of tonnes of medical supplies”, The Sydney Morning Herald, 31 marzo 2020, https://www.smh.com.au/national/former-chinese-military-man-behind-export-of-tonnes-of- medical-supplies-20200330-p54f8a.html.

69 Sam Cooper, “United Front groups in Canada helped Beijing stockpile coronavirus safety supplies”, Global News, 30 aprile 2020, https://globalnews.ca/news/6858818/coronavirus-china-united-front-canada-protective-equipment-shortage/. 36 cui è scoppiata la pandemia e da dove si è diffusa verso il resto del mondo7071 - che apertamente chiama al dialogo, alla risoluzione comune della crisi, ad una responsabilità internazionale condivisa.

Ma ormai le prove sono inconfutabili che dietro questi eufemismi si cela una realtà sola: per Pechino, “il dialogo e la cooperazione” non significano altro che seguire ciecamente la linea dettata dagli organi del Partito unico. Quando un Paese, o individui come parlamentari e giornalisti non si adeguano, sempre più spesso si riscontrano attacchi verbali per via dei loro ambasciatori o organi di stampa, in quel che ufficialmente e con orgoglio hanno iniziato a chiamare wolf warrior diplomacy. Ne abbiamo visto esempi eclatanti negli ultimi mesi in Svezia, in Francia, nella Repubblica Ceca, e persino in Italia stessa. E in alcuni casi i guerrieri lupo vanno ben oltre, aiutati ancora una volta in questo momento di crisi dall’enorme bisogno di materiali medici e il loro primato attuale in quell’ambito. Ad esempio, attraverso il Global Times, il governo federale degli Stati Uniti è stato minacciato di vedere i suoi ordini di acquisto di materiali essenziali messi in coda nella lista degli ordini, per il suo giudizio “cattivo” sulla gestione cinese del coronavirus. Anche l’Unione europea è stata colpita in questo modo, vedendosi costretta a censurare parte di un rapporto della sua task force contro la disinformazione sotto pressione di Pechino, così come altri Paesi europei e l’Australia.

Azioni che hanno spinto Mark Esper, Segretario della Difesa americana, a dichiarare molto chiaramente durante un intervista a La Stampa: “Io ho ribadito che tutti gli aiuti offerti da ogni Paese devono essere materiali di qualità, e liberi da condizioni ed interferenze. La Nato resta pronta e vigile contro tutte le sfide, e lo abbiamo riaffermato durante l’incontro virtuale tra i ministri della Difesa a cui ho partecipato la settimana scorsa. Abbiamo concordato che i potenziali avversari cercheranno quasi certamente di sfruttare questa situazione per far avanzare i loro interessi e seminare divisione nell’Alleanza e in Europa. Insieme ai nostri alleati Nato compiremo passi significativi per assicurare che la crisi sanitaria non diventi una crisi di sicurezza. Ho ripetutamente sollecitato Russia e Cina ad essere trasparenti con l’informazione durante questa crisi. Raccomando anche che le loro donazioni ad altri Paesi siano di qualità e senza condizioni.”72

Ma così evidentemente non è stato. Sono soltanto accenni molto sommari delle ragioni, in combinazione con quanto descritto sopra in termini di furto delle proprietà intellettuali e l’intrusione negli istituti di ricerca, che stanno spingendo gli Stati Uniti d’America a lanciare un'iniziativa massiccia per disaccoppiare le catene di approvvigionamento industriale globali dalla Cina.73 La distruzione economica, la dipendenza dalla Cina per l'approvvigionamento di beni essenziali come medicinali, e il bilancio delle vittime del coronavirus negli Stati Uniti stanno fortemente spingendo l'iniziativa governativa a tutti i livelli per spostare la produzione e la dipendenza dalla catena di approvvigionamento degli Stati Uniti lontano dalla Cina, anche se dovessero spostarsi in altre nazioni più amichevoli, hanno dichiarato attuali e precedenti alti funzionari dell'Amministrazione statunitense.

70 Lea Deuber e Matthias Kolb, “EU-Vertretung in China ließ sich zensieren”, Süddeutsche Zeitung, 6 maggio 2020, https://www.sueddeutsche.de/politik/coronavirus-china-eu-zensur-1.4899179!amp.

71 Gabriele Carrer, “Censura cinese. Il Parlamento Ue chiede la testa dell’ambasciatore a Pechino”, Formiche, 8 maggio 2020, https://formiche.net/2020/05/ambasciatore-chapuis-censura-cina/.

72 Francesco Bechis, Avviso degli Usa, via Pentagono. Intelligence a rischio (causa Cina). Le parole di Esper, Formiche, Maggio 2020, https://formiche.net/2020/05/avviso-usa-pentagono-intelligence-rischio-causa-cina-esper/.

73 Humeyra Pamuk e Andrea Shalal, “Trump administration pushing to rip global supply chains from China: officials”, Reuters, 4 maggio 2020, https://www.reuters.com/article/us-health-coronavirus-usa-china-idUSKBN22G0BZ. 37 "Negli ultimi anni abbiamo lavorato (riducendo la dipendenza delle nostre catene di approvvigionamento in Cina), ma ora stiamo elettrizzando tale iniziativa", ha detto a Reuters Keith Krach, Sottosegretario per la crescita economica, l'energia e l'ambiente presso il Dipartimento di Stato. Infatti, non è un caso che anche i temi dell’energia e l’ambiente vengono fortemente inclusi in questa agenda, visto le dipendenze mondiali sulle materie prime e i prodotti cinesi per le energie rinnovabili ma anche per prodotti di consumo e comunicazione come gli smartphone e i tablet.74

Ci svela ancora Reuters che il Dipartimento del Commercio americano, il Dipartimento di Stato e altre agenzie governative sono alla ricerca di modi per spingere le aziende a spostare la produzione fuori dalla Cina. Incentivi fiscali e potenziali sussidi per il rientro sarebbero tra le misure prese in considerazione per stimolare i cambiamenti. Le discussioni sullo spostamento delle catene di approvvigionamento sarebbero concrete, solide e multilaterali. Gli Stati Uniti stanno spingendo la creazione di un'alleanza di "partner fidati" soprannominata "rete di prosperità economica". Includerebbe le aziende e i gruppi della società civile che operano secondo gli stessi standard in ambiti che vanno dalle imprese digitali, l'energia e le infrastrutture alla ricerca, il commercio e l'istruzione. Il governo americano sta lavorando con Australia, India, Giappone, Nuova Zelanda, Corea del Sud e Vietnam (e possibilmente alcuni Paesi nell’America Latina) per "far avanzare l'economia globale. Queste discussioni includono il modo in cui ristrutturiamo... le catene di approvvigionamento per evitare che qualcosa del genere accada mai più", ha dichiarato il Segretario di Stato Mike Pompeo il 29 aprile.

74 Enrico Salvatori, “Rinnovabili: il coronavirus svela la sottomissione occidentale alla Cina”, Fondazione Farefuturo, 22 aprile 2020, https://farefuturofondazione.it/rinnovabili-il-coronavirus-svela-la-sottomissione-occidentale-alla-cina/. 38 2. Il caso Italia

Più che una panoramica esaustiva dalla situazione italiana rispetto alle tattiche e i mezzi impiegati dalla RPC, i seguenti paragrafi cercano di stilare un’elenco di questioni che a nostro avviso richiedono urgente attenzione e approfondimento attraverso un’indagine conoscitiva. Sono a tal riguardo da segnalare gli esempi di Paesi come Stati Uniti, ma ancor di più dell’Australia, dove l’intrusione cinese secondo gli schemi sopra elencati era particolarmente profonda. Attraverso un’opera di indagini conoscitive, esposizione e dibattito pubblico, e la conseguente adozione di provvedimenti concreti in tutti gli ambiti per contrastare l’influenza maliziosa cinese all’interno del suo sistema Paese, l’Australia rappresenta un modello concreto per affrontare la sfida enorme che l’Italia ha davanti a sé, e che non può che partire dal fare luce su quanto è accaduto e quanto possa accadere.

Infatti, va sottolineato come gli sforzi di Pechino riescono ad ottenere gran parte dei loro risultati effettivi grazie all’assoluta mancanza di trasparenza e conoscenza circa il loro operato. Questa mancanza di trasparenza nel siglare degli accordi, come nei Paesi coinvolti nella Belt and Road Initiative, o nel manovrare persone che spesso essi stessi non sono pienamente consapevoli degli obiettivi di Pechino, è un tratto fondamentale del loro successo. Pertanto ribadiamo la necessità primaria di fare conoscenza e dibattito circa tali coinvolgimenti. All’interno delle nostre società aperte, tante delle tattiche utilizzate da Pechino a primo occhio non destano necessariamente sospetto nelle persone che vengono coinvolte, ma vengono presentate con principi di amicizia e collaborazione reciproca che possono sembrare innocui, come negli “Istituti culturali”. Grazie a tale rapporti però, Pechino usa o può tentare di usare il suo potere di soft nudging (un incoraggiamento morbido) di sorvolare su certi temi (ad esempio le violazioni dei diritti umani all’interno del suo territorio) al fine di mantenere e rafforzare i rapporti di amicizia tra i due Paesi, specie in ambito economico. E’ un approccio che incoraggia fortemente l’autocensura, come è stato rivelato in diversi Paesi, nel mondo politico, economico ed accademico, e che per la sua natura è molto spesso difficile da rilevare nel caso individuale, ma che grazie al trend registrato a livello mondiale diventa più evidente. Questa cooptazione soft può passare ad una cooptazione vera e propria man mano che le persone individuate vengono inserite più direttamente nelle azioni miranti ad avanzare le politiche cinesi. Infine, come abbiamo registrato in Svezia, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Australia, Nuova Zelanda, e - durante la crisi COVID_19 - a livello dell’UE, Germania e altri Paesi che si sono espressi a favore di un’inchiesta internazionale indipendente, dalla strategia soft si passa velocemente ad una coercizione hard attraverso minacce dirette e espresse verso i settori economici del Paese sui quali Pechino ha creato leva.

Dall’altra faccia della medaglia - e questo soprattutto nel mondo mediatico e accademico - vi è la censura delle voci indipendenti, di accademici e politici che cerchino di svelare le loro politiche e strategie. Anche qui si va da una strategia più subdola - la negazione dei visti e il finanziamento diretto di programmi di ricerca graditi - alle minacce vere e proprie.

Al fine quindi di poter armare una strategia di contrasto a tutti i livelli, è essenziale informare e avvertire il grande pubblico - e in particolare istituti di ricerca, ricercatori, politici, figure mediatiche e imprenditori - delle tattiche utilizzate e dei rischi correlati, al fine di tutelare sia la nostra democrazia e i principi costituzionalmente garantiti che le persone stesse.

39 A. Cooptazione e coercizione nella classe dirigente italiana

Come già accennato, e come evidenziato nell’articolo di Lucrezia Poggetti China’s growing political influence in Italy: a case study of Beijing’s influencing tactics in Europe75 che alleghiamo a questo rapporto, l’infiltrazione della RPC nella classe dirigente italiana risulta notevole, anche se non è sempre facile tracciare una chiara linea tra le persone consapevolmente o inconsapevolmente cooptate, e coloro che agiscono o per pressione diretta e individuale o sotto pressione indiretta (ad esempio per pressioni economiche sul sistema Paese). Come nel settore mediatico, l’utilizzo delle forze all’interno del sistema stesso è un arma formidabile per Pechino, in quanto forniscono un velo di indipendenza e legittimità che difficilmente un attore esterno possa costruire.

Un esempio di tale tattica è l’utilizzo di Istituti di Ricerca, come è stato il caso per la promozione della Belt and Road Initiative, sulla quale l’Ambasciata cinese, insieme a figure di spicco del mondo politico, accademico e aziendale italiano, ha investito molto. Un esempio concreto fu l'incontro organizzato a Roma, sotto spinta dall’allora Sottosegretario allo Sviluppo economico, Michele Geraci, presso la Sala Multimediale del Monte dei Paschi di Siena, da un importante think tank italiano, il 1 ottobre 2018.76 Fu un periodo in cui si susseguirono vari eventi del genere in tutta Italia.

Inoltre, nonostante sarebbe facile scaricare le colpe uniche sul Movimento 5 Stelle - su cui di seguito - la cooptazione e soprattutto la coercizione all’interno della classe politica italiana non è un fenomeno nuovo né esclusivo di quel movimento politico, come dimostra ancora l’articolo nell’ALLEGATO D di Lucrezia Poggetti. Chi ha cercato in questi anni di fare luce in Italia sulle violazioni massicce contro la popolazione cinese e le sue minoranze etniche e religiose ne è testimone diretto. Citiamo a titolo di esempio quanto accaduto nel luglio del 2017, quando la DIGOS prese in stato di fermo Dolkun Isa, presidente del Congresso Mondiale Uiguro, venuto in Italia su invito del Partito Radicale e del Senatore Luigi Compagna per denunciare l’inizio della campagna di detenzione di massa nello Xinjiang. A Isa fu negato due volte l’ingresso al Senato. Un’azione che non colpì soltanto l’attivista e cittadino tedesco, ma anche le prerogative parlamentari di un Senatore eletto dal popolo italiano. Una notizia che peraltro fu riportata da media in lingua inglese77, ma oltre a Radio Radicale non fu fatta conoscere al pubblico italiano.

Viene subito in mente la ripetizione dello scenario dell’autunno scorso. Come sapete, il 29 novembre 2019, l’Ambasciatore cinese in Italia attacca frontalmente un numero importante di Parlamentari che hanno partecipato all’audizione organizzata dalla Fondazione Farefuturo e il Partito Radicale dell’attivista per la democrazia a Hong Kong, Joshua Wong, e gli imputa di “essere irresponsabili” per aver agito pienamente nelle loro prerogative. Questa volta scattano, in modo titubante e sotto pressione delle molteplici dichiarazioni di esponenti d’opposizione, le difese delle prerogative parlamentari nei confronti dell’Ambasciatore cinese da parte di figure governative.

Ma mentre la maggior parte dei sospetti allineati per cooptazione e/o coercizione - e ripetiamo, la voluta opacità delle tattiche cinesi fa sì che tale allineamento possa accedere in modo

75 Lucrezia Poggetti, “China’s growing political influence in Italy: a case study of Beijing’s influencing tactics in Europe”, in: The Art of Deceit: How China and Russia use sharp power to subvert the west, ed. by Dr Andrew Foxall & Dr John Hemmings; The Henry Jackson Society, Dicembre 2019, https://henryjacksonsociety.org/wp-content/uploads/2019/12/ HJS-Sharp-Power-Report-FINAL.pdf.

76 Istituto Affari Internazionali, China’s Belt and Road Initiative 500 Days after the 2017 Beijing Summit: Developments and Prospects, 1 ottobre 2018, http://www.iai.it/sites/default/files/china_181001.pdf.

77 AsiaNews, Uyghur leader detained in Italy to please China, 28 luglio 2017, http://www.asianews.it/news-en/Uyghur- leader-detained-in-Italy-to-please-China-41407.html. 40 inconsapevole -, nel tempo il Movimento 5 Stelle, con il silente appoggio dei suoi alleati nei due governi successivi, si è manifestamente spostato su una linea favorevole alle politiche dettate da Pechino. Questo ha provocato soprattutto uno spostamento enorme in termini di politica estera, reso emblematico con l’inserimento nell’asse dei Paesi privilegiati durante la pandemia del coronavirus nonché con la sottoscrizione in quanto primo e unico Paese del G7 di un Memorandum of Understanding sulla Via della Seta.

E’ un posizionamento che sorprende ancor di più osservando la virata a 180° compiuta dal fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, e del suo Movimento circa le violazioni dei diritti umani in Cina. Vogliamo utilizzare le sue stesse parole per far vedere l’enormità del cambiamento.

Nel 2014, Beppe Grillo attacca il Pontefice per aver rifiutato di incontrare il Dalai Lama, leader spirituale del popolo tibetano in esilio e simbolo mondiale del triste destino riservato alle minoranze etniche e religiose all’interno della RPC.78 Nel 2016, il gruppo 5 Stelle al Senato si fa portatore di un’iniziativa con esponenti della causa tibetana, e ribadisce: “Le notizie che arrivano dal Tibet parlano di distruzione dell’ambiente naturale, di soppressione della lingua e della cultura tibetana, di discriminazione ed arresti arbitrari, di torture e condanne a morte senza processi. I diritti umani sono negati. […] Ogni giorno uomini e donne lottano per conservare la propria identità e la propria dignità contro la repressione e la violenza senza fine del regime coloniale cinese. Come ricordato dai portavoce Daniela Donno, Stefano Lucidi, Ornella Bertorotta e Nicola Morra, il Movimento 5 stelle ha sostenuto sin dal suo ingresso in Parlamento la causa tibetana. […] I diritti umani non sono negoziabili né procrastinabili. I tibetani non possono più aspettare.”79

Ma l’accusa più significativa la ritroviamo nel 2012, sempre sul blog di Beppe Grillo, contro la decisione del Comune di Milano a rinviare il conferimento della cittadinanza onoraria della città al Dalai Lama80. Scrive Grillo: “Il Comune di Milano, una volta capitale morale, in seguito Milano da bere, e oggi senza neppure una qualunque identità, ha rifiutato la cittadinanza onoraria al Dalai Lama. […] Per ragioni di bottega gli è stata negata con il solito teatrino all’italiana e la nuova maschera lombarda a far la figura di merda […] La Cina, oltre ad aver occupato il Tibet, ha occupato anche Palazzo Marino. I neo maoisti meneghini […] La Cina ha infatti minacciato di non partecipare all’Expo 2015 e pressioni di ogni genere sono arrivate in questi giorni al Comune di Milano da parte degli investitori cinesi. La nuova bandiera comunale dovrebbe essere un paio di mutande rosse. […] e l’Italia fa affari con chi lo occupa senza provare vergogna e si lascia ricattare nelle sue decisioni politiche per motivi economici. A questo punto è arrivato il Paese di Michelangelo e Giulio Cesare, di Leonardo e di Marconi, a farsi condizionare come un pezzente nei suoi rapporti internazionali. La dignità ce la siamo messa nel culo. […]”81

78 Il Messaggero, Grillo attacca il Papa: «Non ha voluto incontrare il Dalai Lama», 16 dicembre 2014, https:// www.ilmessaggero.it/primopiano/politica/grillo_attacca_papa_dalai_lama-755796.html.

79 Il Blog di Beppe Grillo, I diritti umani in Tibet, 3 marzo 2016, https://www.beppegrillo.it/i-diritti-umani-in-tibet/.

80 Il Giorno Milano, Dalai Lama, martedì in Comune Beppe Grillo attacca: "Cina ha occupato Palazzo Marino”, 22 giugno 2012, https://www.ilgiorno.it/milano/cronaca/2012/06/22/733258-milano-pisapia-grillo-dalai-lama.shtml.

81 Il Blog di Beppe Grillo, Pisapippa e il Dalai Lama, 22 giugno 2012, http://www.beppegrillo.it/pisapippa-e-il-dalai-lama/. 41

Nel 2019 invece, sullo stesso blog, appaiono messaggi sullo Xinjiang dove evidentemente i muri non sono più impastati dal sangue. Il Blog di Beppe Grillo si fa pienamente portavoce delle misure di antiterrorismo implementate dal governo centrale in collaborazione con quello locale, [di cui la Morigi] dà una valutazione positiva, in un contributo di Fabio Massimo Parenti, appena tornato da un viaggio di studio in Xinjiang in compagnia di una delegazione internazionale composta da studiosi provenienti da Paesi asiatici ed europei. Segue la netta promozione delle politiche perseguite da Pechino nella regione uigura e nientemeno che una disamina critica della questione dei diritti umani applicata allo Xinjiang, dal titolo “ONG e interventismo umanitario”, dove l’autrice elenca le fonti disponibili sulle organizzazioni che denunciano “persecuzioni” dei diritti umani nello Xinjiang. Riportiamo un breve riassunto fornitoci dalla Morigi: “come noto per chi se ne è occupato, tutte queste organizzazioni sono significativamente collegate al governo degli Stati Uniti.82

Un contributo significativo in quanto rende evidente la virata compiuta da Grillo, nonché le solite strategie cinesi degli inviti a persone gradite nella RPC (visite ovviamente strettamente monitorate) e i loro successivi contributi in un linguaggio pienamente allineato alle idee e persino agli stessi modi di espressione. Ma ovviamente la virata del Movimento 5 Stelle va ben oltre le questioni delle minoranze religiose nel Paese. Che le ragioni del radicale cambiamento di posizione nei confronti di Pechino siano avvenuti nei piani alti del Movimento è evidente per l’estensione completa della sterzata di tutto il Movimento, incluso quel gruppo al Senato che nel 2016 si appellò ancora alle istituzioni in difesa del Tibet.

Ripetiamo però quanto sia assordante il silenzio all’interno della maggioranza attuale sulla questione - rare eccezioni permettendo - e come quanto avvenuto sia stato possibile soltanto grazie a delle basi solide poste nel passato. Visto la possibile estensione dell’infiltrazione, più o meno consapevole e più o meno pregnante, nella classe politica italiana, e visto il periodo ad alta tensione economica davanti, non sembra rinviabile l’urgenza di fare chiarezza sul quadro attuale.

A tal fine, come base di un’indagine conoscitiva, per tutela dell’interesse nazionale e per creare maggiore consapevolezza all’interno della stessa classe politica, raccomandiamo che vengano

82 Fabio Massimo Parenti, “Xinjiang: “Nuova Frontiera””, Il Blog di Beppe Grillo, 15 novembre 2019, https:// www.beppegrillo.it/xinjiang-nuova-frontiera/. 42 richieste dichiarazioni circa incarichi legati a associazioni o istituti per la cultura, l’amicizia, commercio, ecc. tra Italia e Cina; di dichiarare i fondi o sponsorizzazioni ricevuti da partiti politici e fondazioni, o per l’organizzazione di eventi specifici da tali organizzazioni, da enti cinesi (pubblici o privati); di dichiarare i viaggi compiuti in Cina su invito di enti cinesi (pubblici o privati).

B. Guerra dell’informazione

Nei capitoli precedenti è già stato evidenziato il ruolo centrale giocato dai media tradizionali indigeni nella macchina da guerra dell’informazione (una delle tre armi magiche nell’arsenale di Pechino per avanzare il suo modello e il suo potere nel mondo), e reso evidente dai dati riportati circa la copertura e i cambiamenti nell’opinione pubblica italiana durante la pandemia COVID_19.

Nell’ambito del Memorandum of Understanding con la Repubblica italiana, va attirato dunque l’attenzione su un settore strategico alquanto importante per il sistema Paese di una Repubblica democratica e costituzionale, un settore sempre più sotto pressione da fronti interni e da ingerenze esterne: l’informazione e i media.

E’ proprio l’Italia, Paese membro del G7, ad apparire particolarmente esposta verso il gigante ideologico cinese sul suo fronte mediatico. Il 20 marzo 2019, il Sole 24 Ore scrive: “Il Presidente cinese Xi Jinping non è ancora decollato dall’aeroporto di Pechino con destinazione Roma per la visita di Stato di due giorni in Italia e già si firmano i primi accordi di collaborazione tra i due Paesi. È proprio il mondo dell’informazione e dei media a dare la stura ai circa 30 accordi economici che verranno firmati sabato a Villa Madama tra Xi e il premier italiano Giuseppe Conte.”

Infatti, in quei giorni, all’accordo ultra-decennale tra l’agenzia di Stato cinese Xinhua e AGI e Class Editori, si aggiungono degli accordi tra lo stesso Sole 24 Ore e il China Economic Daily, quotidiano di riferimento per l’informazione economica del governo cinese; l’accordo tra ANSA e Xinhua; gli accordi tra il China Media Group (CMG – nata nel marzo 2018, subordinata al Consiglio di Stato cinese e sotto la direzione del Dipartimento per la Comunicazione Politica del Comitato Centrale del PCC) e Rai, e Class Editori.

Questi ultimi tre, per l’occasione della visita di Stato in Italia del presidente Xi Jinping, il 21 marzo lanciano la “Settimana della Tv cinese”, nel corso della quale vengono trasmessi 20 lungometraggi, documentari e serie TV selezionati dal CMG, tra cui la versione italiana delle “Citazioni letterarie di Xi Jinping”. Quello stesso Xi che viene citato nei documenti interni del PCC sulle politiche etniche nello Xinjiang, trapelati nei media internazionali a novembre scorso, con un “nessuna pietà” verso la popolazione musulmana in quella regione “autonoma”. Lo stesso Xi sotto la cui leadership la repressione di qualsiasi voce dissenziente è aumentata in modo notevole, con la Cina che attualmente detiene il record mondiale di giornalisti incarcerati (48 arresti negli ultimi 12 mesi) e che, con la costruzione del , impedisce alla sua popolazione di potersi informare liberamente non solo su quanto accade al di fuori dei confini cinesi ma anche – e soprattutto – al suo interno. Un Xi Jinping in piena linea dunque con i principi e gli obiettivi elencati in quel Documento 9 che, lo ricordiamo, non mira soltanto ad aumentare la propaganda al fine di migliorare in tutti i modi l’immagine della Cina, utilizzando, come ha insegnato Mao, i mezzi stessi del sistema nemico da combattere. Il sistema nemico da combattere è in gran parte esattamente ciò su cui si basa, o dovrebbe basarsi, la Repubblica Italiana: il costituzionalismo, i valori universali, la democrazia, la società civile, e la libertà dei media.83

83 Laura Harth, “Così la macchina di propaganda cinese penetra nei media italiani”, Formiche, 10 gennaio 2020, https:// formiche.net/2020/01/cina-copasir-5g-propaganda/. 43 Tutt’ora, i vari accordi sottoscritti rimangono coperti da segreto, in piena linea con quanto riscontrato in altri Paesi. Mentre i comunicati stampa sugli accordi citano “la promozione della reciproca comprensione tra Italia e Cina”, il combinato disposto della guerra propagandistica dispiegata in Italia negli ultimi mesi e la mancanza di risorse nelle agenzie italiane segnano una altissima probabilità che una maggioranza dei media in Italia si trasformino in portavoce del regime cinese. Al contempo è altamente improbabile che ci sia una effettiva reciprocità di trattamento nei confronti dell’Italia sui media cinesi, come dimostra di già il caso della colpevolizzazione dell’Italia in quanto Paese “untore” della pandemia COVID_19 per placare i cittadini cinesi all’interno della RPC. Sembra essenziale perlomeno esaminare tali Memorandum of Understanding, non solo per il loro contenuto, ma anche per verificare la presenza di strumenti di verifica circa la quantità, la qualità e la effettiva reciprocità di trattamento.

Inoltre, esattamente come quanto accade a Hong Kong e Taiwan, il combinato disposto di questi accordi con la crescente stretta economica sui media indipendenti in Italia rende il quadro della libertà di stampa e di informazione altamente preoccupante. I vari tagli al pluralismo su cui alcuni esponenti politici si sono battuti – e continuano a battersi – con un fervore simil-ideologico giovano senza dubbio al governo di Pechino che intravvede la possibilità dell’eliminazione delle voci che non riesce a controllare. In tal senso è da evidenziare anche la possibile intrusione di finanziamenti cinesi nel settore pubblicitario, da dove possono riuscire ad esercitare un’influenza indiretta e ancora meno trasparente sugli organi di stampa.

Ribadendo l’importanza dei media per un sistema democratico e nel quadro di quel che la Cina stessa definisce una “guerra globale dell’informazione” in cui i media tradizionali giocano un ruolo fondamentale, anche in termini di contrasto a nuovi fenomeni come le fake news, è gravissimo che organi di informazione italiani – tra cui organi finanziati con soldi pubblici – si riducano a fare i portavoce della visione politica e della propaganda del Partito comunista cinese..

Le testimonianze di studi compiuti, non solo a Hong Kong e Taiwan ma anche in Australia, ci insegnano che tali accordi mirano anche a influenzare la linea editoriale in generale, con l’intento chiaro di eliminare notizie e opinioni non in linea con quelle del Partito, e che in alcune occasioni i giornalisti vengono strumentalizzati come agenti stranieri per ottenere informazioni riservate. Dall’altra parte, come accennato in precedenza, giornalisti che non si fanno impressionare, rischiano di riscontrare intimidazioni, come è successo a Giulia Pompili del Foglio, o di vedersi negato il visto giornalistico per operare in Cina, come è da anni il caso per Francesco Radicioni di Radio Radicale.

Si raccomanda l’esame immediata dei Memorandum of Understanding sottoscritti con controparti cinesi da emittenti e agenzie che godono di finanziamento pubblico, e di condurre un’indagine sull’estensione degli accordi e finanziamenti cinesi nel settore mediatico e pubblicitario privato. Inoltre, occorre esigere la reciprocità non solo nell’esecuzione di accordi, ma anche nel trattamento, e l’accesso di giornalisti italiani sul territorio cinese.

Non di meno va tenuto d’occhio lo sviluppo delle cosiddette smart cities con la partecipazione di aziende cinesi e i social media dei vari giganti cinesi, come Tencent, impegnati sempre più nel conquistare pezzi del mercato occidentale, in particolare tra il pubblico più giovane. E’ una questione che non riguarda soltanto la censura e il controllo esercitato su tali piattaforme - come TikTok - ma anche la possibile cattura di dati personali e sensibili dei giovani utenti.

44 C. Cyber-sicurezza

Per la questione sulla cyber-sicurezza e il ruolo delle aziende cinesi, riferiamo alla eccellente Relazione sulle politiche e gli strumenti per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica, a tutela dei cittadini, delle istituzioni, delle infrastrutture critiche e delle imprese di interesse strategico nazionale del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, approvata in modo unanime nella seduta dell’11 dicembre 2020.84

E’ fondamentale mantenere alta la pressione sul governo affinché le misure legislative adottate vengano tempestivamente seguite dalla creazione delle strutture, dell'organizzazione e delle risorse necessarie indispensabili per il quadro generale di sicurezza definito da tali misure. Va inoltre seguita con attenta considerazione l’incessante opera di promozione e di offerte di “aiuto” da parte di Huawei e ZTE, come durante la pandemia COVID_19, per evitare il loro ingresso subdolo nelle infrastrutture strategiche, come le reti sanitarie e ospedaliere; o il capovolgimento delle misure legislative adottate durante tempi di emergenza, come avvertito dal Copasir che in un comunicato di fine marzo aveva espresso il timore che “alcuni profili di urgenza inseriti nella decretazione del governo, in particolare nel settore delle telecomunicazioni ed informatica, nelle loro declinazioni semplificative non consentano inserimenti surrettizi di aziende, che il comitato aveva già segnalato in settori di acquisizione di dati personali e strategici”85.

D. Benefici e minacce economiche

Secondo i suoi promotori, la sottoscrizione del Memorandum of Understanding sulla Via della Seta avrebbe portato enormi benefici economici reciproci. Secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, sugli accordi commerciali erano in campo Eni, Ansaldo, Snam, Intesa, Danieli e i porti di Trieste e Genova, mentre il valore degli accordi siglati, secondo l’Adnkronos, ammonta a circa 2,5 miliardi, con un potenziale di 20 miliardi considerando l’effetto ‘volano’ delle intese raggiunte. Tra il resto, la Cina autorizzerà Cassa depositi e prestiti ad emettere ‘Panda bond’, consentendo all’Italia di essere il primo tra i principali Paesi europei a vendere debito agli investitori nella Cina continentale.86

Inoltre, vanno sottolineate le altre nove intese che riguardano settori strategici: un memorandum sul partenariato strategico tra Eni e Bank of China, un’intesa di collaborazione tecnologica sul programma di turbine a gas tra Ansaldo Energia e China United Gas Turbine Technology, un contratto per la fornitura di una turbina a gas AE94.2K per il progetto Bengangtra Ansaldo Energia, Benxi Steel Group e Shanghai Electric Gas Turbine, un memorandum tra Cdp, Snam e , una intesa di cooperazione strategica tra Agenzia Ice e Suning per la realizzazione di una piattaforma integrata di promozione dello stile di vita italiano in Cina, due accordi di cooperazione tra i Porti di Trieste e Monfalcone e quello di Genova e China Communications Construction Company, un memorandum of understanding tra Intesa Sanpaolo e il governo popolare della città di Qingdao, un contratto tra Danieli e China CAMC Engineering Co per l’installazione di un

84 Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Relazione sulle politiche e gli strumenti per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica, a tutela dei cittadini, delle istituzioni, delle infrastrutture critiche e delle imprese di interesse strategico nazionale, 11 dicembre 2020, https://documenti.camera.it/_dati/leg18/lavori/documentiparlamentari/ IndiceETesti/034/001/intero.pdf.

85 Francesco Bechis, Cloud Pa e perimetro cyber, così il governo alza l’asticella della sicurezza, Formiche, Aprile 2020, https://formiche.net/2020/05/cloud-pa-perimetro-cyber-govero-asticella-sicurezza/.

86 Il Fatto Quotidiano, Via della Seta, Xi Jinping firma il memorandum e 29 accordi commerciali e istituzionali: dai porti all’export di arance, 23 marzo 2020, https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/23/via-della-seta-il-presidente-xi-jinping-a- villa-madama-per-la-firma-di-memorandum-e-accordi-commerciali/5057698/. 45 complesso siderurgico integrato in Azerbaijan; nonché la firma di un accordo tra l’agenzia Spaziale Italiana e la China National Space Administration.87

Ricordiamo a riguardo alcune dichiarazioni rese alla sua sottoscrizione, insieme ad altri 29 accordi commerciali ed istituzionali il 23 marzo 2020. Luigi Di Maio: “[…] come ministro del Mise ho il dovere di fare i fatti e i fatti sono la firma di accordi per 2,5 miliardi. Con questi accordi ci aspettiamo un riequilibrio della nostra bilancia commerciale con la Cina. C’è troppo Made in Cina in Italia e poco Made in Italy in Cina”. In serata ha scritto un lungo post su Facebook in cui ha parlato di “un traguardo storico”. Secondo Conte, Italia e Cina devono “impostare relazioni più efficaci e costruire meglio rapporti che sono già molto buoni”.88

Ma, come ha già dichiarato il Senatore Adolfo Urso il 28 aprile scorso: “Il governo Conte ha scommesso sulla Cina, spiegando che dopo gli accordi sulla via della Seta del gennaio 2019 l’export italiano sarebbe stato favorito sui mercati di Pechino. È accaduto esattamente il contrario: lo scorso anno per la prima volta l’export Italia crolla in Cina mentre continua a crescere proprio negli Stati Uniti! Hanno sbagliato postura e confuso amici e avversari, non lo ammettono e su queste basi previsionali profondamente sbagliate costruiscono anche quest’anno un Documento economico finanziario infondato. Questa mattina intervenendo nella Commissione Esteri del Senato ho motivato il voto contrario di Fratelli d’Italia sul Def anche nella parte inerente proprio l’export e quindi la politica estera. Non si può perseverare nell’errore!”89

Infatti, mentre la Cina si conferma anche nel 2019 il primo Paese esportatore nel mondo, e secondo in termini di importazioni, l’Italia rimane ferma al 9° e 13° rispettivamente, con un leggero abbassamento nel peso percentuale nelle quote di mercato mondiale rispetto all’anno precedente.90 Per quanto riguarda gli scambia commerciali bilaterali nel 2019, vediamo che le esportazioni dall’Italia alla Cina hanno continuato a scendere: da € 13.509,45 mln. nel 2017, a € 13.188,66 mln. nel 2018, a €12.992,63 mln. nel 2019. Inoltre, i dati di gennaio 2020 dimostravano già un ulteriore ribasso (da €947,55 mln. nel gennaio 2019 a €834,55 mln. nel gennaio 2020).91

Al contrario, le importazioni dalla Cina sono incrementate: da €28.412,91 mln. nel 2017, a €30.831,65 mln. nel 2018, a €31.665,44 mln. nel 2019. Per quanto riguarda le cifre comparate tra gennaio 2019 e gennaio 2020, sono aumentate da €3.157,87 mln. a €3.267,73 mln.92

87 Il Fatto Quotidiano, Via della Seta, Xi Jinping firma il memorandum e 29 accordi commerciali e istituzionali: dai porti all’export di arance, 23 marzo 2020, https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/23/via-della-seta-il-presidente-xi-jinping-a- villa-madama-per-la-firma-di-memorandum-e-accordi-commerciali/5057698/.

88 Il Fatto Quotidiano, Via della Seta, Xi Jinping firma il memorandum e 29 accordi commerciali e istituzionali: dai porti all’export di arance, 23 marzo 2020, https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/03/23/via-della-seta-il-presidente-xi-jinping-a- villa-madama-per-la-firma-di-memorandum-e-accordi-commerciali/5057698/.

89 Fratelli d’Italia, Def. Urso : documento infondato su previsioni sbagliate. Via della Seta non ha aumentato export Italia, 29 aprile 2020, https://www.fratelliditaliasenato.it/def-urso-documento-infondato-su-previsioni-sbagliate-via-della-seta- non-ha-aumentato-export-italia/.

90 Osservatorio Economico - Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Tabella 3 - Principali Paesi esportatori ed importatori al mondo, in base ai dati del 2019, con relative quote di mercato, https://www.esteri.it/mae/ resource/doc/2020/04/ tabella3_principali_Paesi_esportatori_importatori_mondo_in_base_dati_2019_con_relative_quote_mercato.pdf.

91 Diplomazia economica italiana, Scambi commerciali (Cina), http://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php? id_paesi=122.

92 Diplomazia economica italiana, Scambi commerciali (Cina), http://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php? id_paesi=122. 46 Nello stesso periodo vediamo che per gli scambi commerciali con gli Stati Uniti, la crescita delle esportazioni italiane verso gli USA è stata continua: da €40.483,91 mln. nel 2017, a €42.760,33 mln. nel 2018, a€45.584,21 mln. nel 2019. Stessa tendenza per gennaio 2019: €3.409,87 mln. - gennaio 2020: €3.735,85 mln. Nel caso dello scambio con gli Stati Uniti c’è reciprocità nella crescita comune, con le importazioni che sono salite da €15.011,1 mln. nel 2017 a €16.999,17 mln. nel 2019.93

Risulta dunque evidente il vantaggio commerciale che l’Italia ha nei confronti degli Stati Uniti, mentre nei rapporti con la RPC i ruoli si invertono radicalmente. Nell’ambito di quanto descritto precedentemente, oltre alle evidenti ragioni costituzionali e dei valori fondanti della nostra democrazia liberale, questo quadro dovrebbe suscitare seri preoccupazioni circa il posizionamento dell’Italia nel quadro internazionale e commerciale, soprattutto alla luce degli avvenimenti più recenti che, come già evidenziato, stanno spingendo gli Stati Uniti a promuovere una iniziativa multilaterale di decoupling delle catene di approvvigionamento e produttive dalla Cina, parlando chiaramente di una comunità economica basata sugli stessi valori.

La Terza Guerra Mondiale annunciata da Alessandro Di Battista, esponente del Movimento 5 Stelle, e per il quale ha annunciato la gloriosa vittoria e supremazia economica per la Cina con l’Italia al suo fianco, sembra ancora una volta il delirio di vecchio stampo comunista. Nel nuovo quadro che si va formando al livello internazionale ed economico, non solo riteniamo “giusto” schierarsi con gli alleati storici con cui condividiamo i valori democratici e dello stato di diritto, ma dati commerciali alla mano è anche l’unica via sensata.

L’economia cinese non è un mercato basato sulla reciprocità o sui valori evocati dall’Amministrazione americana, né ha l’intenzione di diventarlo. “Il Partito comunista cinese non liberalizzerà la sua economia o la sua forma di governo. Non giocherà secondo le regole internazionali comunemente accettate – piuttosto tenterà di minarle e alla fine sostituirle con regole più solidali con gli interessi della Cina. La Cina continuerà a combinare la sua forma di aggressione economica, comprese le pratiche commerciali sleali, con una sostenuta campagna di spionaggio industriale.”94

Peraltro, oltre a testare la pazienza dell’Amministrazione americana sulla Via della Seta, la riluttanza del governo sul 5G e l’ammirazione aperta del governo nei confronti di Pechino, anche l’Unione europea, mercato economico più importante per l’Italia, sollevò delle serie perplessità sulla sottoscrizione del MOU sulla Via della Seta. In un momento in cui l’Unione europea sta trattando con Pechino su un nuovo accordo commerciale - puntando in particolare sulla stipulazione di concrete misure di reciprocità ad esempio nell’accesso agli appalti pubblici dalle quali le aziende europee oggi sono tagliate fuori in Cina - teme che la voce dissonante del governo italiano ne possa minare la posizione di negoziato (come dimostra il silenzio voluto dal Ministro degli Esteri Di Maio circa il voto italiano sul candidato della World Intellectual Property Organization, un segnale di riluttanza ad aprire un confronto con il PCC che non è passato inosservato).

Inoltre, se i dati commerciali non sono sufficienti, l’utilizzo ricorrente di minacce commerciali sleali - esacerbate durante la crisi COVID_19 - verso Paesi, governi e persino minoranze parlamentari dissidenti sulla linea di Pechino, dovrebbe indurre l’Italia senza indugio a schierarsi con gli alleati storici se non vuole completare l’adozione come Paese vassallo. In tal senso, dovrebbe essere

93 Diplomazia economica italiana, Scambi commerciali (USA), http://www.infomercatiesteri.it/scambi_commerciali.php? id_paesi=55.

94 H.R. McMaster, “Battlegrounds: the fight to defend the free world”, Traduzione a cura del Global Committee for the Rule of Law “Marco Pannella”, aprile 2020, http://globalcommitteefortheruleoflaw.org/it/estratto-di-cosa-vuole-la-cina-di-h- r-mcmaster/. 47 esaminata con attenzione anche l’esposizione del debito italiano alle pressioni cinesi attraverso lo strumento dei Panda Bond, nonché gli investimenti e share in settori strategici del Paese, come già sotto esame del Copasir.

E. Sicurezza internazionale

In questo quadro complessivo di minaccia politica, mediatica, tecnologica ed economica, la posizione attuale del governo italiano mina ovviamente anche la sua posizione all’interno dell’Alleanza atlantica, e l’Amministrazione americana sta mostrando chiari segni di impazienza nei confronti dei partner alleati che si mostrano riluttanti nell’adottare i provvedimenti accordati, in particolare sulla questione 5G.

Prendiamo spunto da quanto scritto da Gabriele Carrer su Formiche il 5 maggio95: Prima dell’apertura a Huawei decisa dal governo britannico di Boris Johnson, Washington aveva messo in guardia Londra così come tutte le altre capitali alleate, nella Nato così come nel patto d’intelligence Five Eyes: chi apre il mercato a società cinesi rischia di minare la condivisione di intelligence. Un messaggio ribadito all’Italia ieri dal capo del Pentagono Mark Esper. Intervistato dalla Stampa, il segretario alla Difesa di Washington ha spiegato che “la dipendenza dai fornitori cinesi di 5G” rischia di “rendere i sistemi cruciali dei nostri partner vulnerabili a interruzione, manipolazione e spionaggio”. E ciò “metterebbe a rischio le nostre capacità di comunicazione e condivisione dell’intelligence. Per contrastare tutto ciò, noi incoraggiamo gli alleati e le compagnie tecnologiche americane a sviluppare soluzioni alternative di 5G, e stiamo lavorando con loro per condurre i test di queste tecnologie in diverse basi militari negli Usa mentre parliamo”.

Chi ha già scelto è Londra, che ha detto no a un ban su Huawei imponendo al colosso di Shenzhen una limitazione: il suo contributo sarà limitato agli elementi non centrali dell’infrastruttura e il suo coinvolgimento non potrà superare il 35%. E così, a dimostrazione di quanto il rischio sia concreto, la Casa Bianca ha deciso di verificare se gli aerei spia, i funzionari dell’intelligence e altre risorse statunitensi debbano essere ritirati dalla Gran Bretagna dopo che Downing Street ha aperto a Huawei. Lo scrive il Telegraph, citando fonti sia britanniche sia statunitense, che hanno raccontato che l’indagine è in corso anche se non ancora annunciata pubblicamente. Tra i più a rischio ci sono gli RC-135, aerei da ricognizione di stanza alla base Raf di Mildenhall (dove sono presenti anche circa 500 soldati statunitensi) utilizzati per raccogliere informazioni dal campo di battaglia, che potrebbero essere spostati dal Regno Unito. Come ha spiegato una delle fonti del Telegraph, quello del presidente Donald Trump “non era un bluff”.96

Il governo italiano è avvertito: A Washington DC hanno deciso di alzare il tiro e lo fanno dopo aver incassato il sostegno non solo di alleati tradizionali come Australia e UK ma anche di Paesi europei come Francia e Germania. Il rapporto con la Cina e la scelta sul 5G in particolare si conferma il terreno sul quale si gioca il futuro prossimo della geopolitica. Che sia una nuova Guerra Fredda o meno, poco importa. Non è un problema di etichette. Negli ultimi anni, Palazzo Chigi (con diversi premier, va sottolineato) ha fatto buon viso (con gli americani) e cattivo gioco (con i cinesi). Più di recente, è saltato anche il buon viso. Lo schieramento a favore del regime di Xi è apparso sin troppo esplicito e comunque sbilanciato.97

95 Gabriele Carrer, 5G e Huawei, 007 avvisati (anche in Uk), Formiche, maggio 2020, https://formiche.net/2020/05/5g- huawei-007/.

96 Gabriele Carrer, 5G e Huawei, 007 avvisati (anche in Uk), Formiche, maggio 2020, https://formiche.net/2020/05/5g- huawei-007/.

97 Francesco Bechis, Avviso degli Usa, via Pentagono. Intelligence a rischio (causa Cina). Le parole di Esper, Formiche, Maggio 2020, https://formiche.net/2020/05/avviso-usa-pentagono-intelligence-rischio-causa-cina-esper/. 48 3. The great leap forward: quali rapporti futuri?

Sembra evidente che la Repubblica italiana è particolarmente esposta alla miriade di tattiche cinesi, svolte a promuovere le politiche e la potenza mondiale del Partito comunista cinese che mira alla sovversione dell’attuale ordine mondiale nonché delle norme e dei valori costituenti della nostra Repubblica e delle nostre alleanze storiche. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti e altri partner si stanno preparando ad uno scontro di natura politica ed economica. In questo quadro, il mantenimento di una posizione equivoca da parte dell’Italia non è difendibile e impatterebbe in modo molto negativo i suoi interessi nazionali sotto tutti i punti di vista elencati. Quali passi prendere allora?

Innanzitutto, come già sottolineato, è fondamentale fare e condividere conoscenze sulla natura e le strategie del regime cinese per penetrare in ogni singola dimensione dalla società italiana. Va preso spunto dagli esempi delle indagini conoscitive, l’informazione pubblica e specializzata, e il dibattito pubblico svolto in Paesi come Stati Uniti e Australia. A tal fine, si raccomanda la creazione e il rafforzamento di rapporti bilaterali a livello parlamentare e di funzionari con tali Stati.

Andrebbe proposta l’immediata sospensione del Memorandum sulla Via della Seta, un accordo che manca evidentemente di reciprocità nei rapporti, e che oltre a non portare gli auspicati benefici economici, ha messo l’Italia in una posizione di crescente sottomissione nelle sue politiche estere e interne come dimostra la titubanza del governo nell’adottare le misure attuative delle raccomandazioni del Copasir circa la tecnologia 5G. Inoltre, i chiari segnali da parte degli Stati Uniti dimostrano che tale questione non è rinviabile e mina direttamente la sicurezza del Paese. L’intesa ha creato una crescente dipendenza politica, economica e strategica di Roma da Pechino. Le reti dell’informazione pubblica devono ormai sottostare alla propaganda del Partito Comunista Cinese, diventandone il costante megafono. I rapporti scientifici fanno entrare i ricercatori cinesi - delle entità legate alle loro Forze Armate - nei nostri sancta sanctorum, come l’Agenzia Spaziale Italiana, il Centro di Cooperazione Internazionale per la Sicurezza Informatica, nostri maggiori centri di ricerca. Stiamo gravemente pregiudicando l’insieme dei rapporti dell’Italia con Europa e America. Visto anche gli annunci da parte degli Stati Uniti, nonché le pratiche minacciose sulle catene di approvvigionamento da parte della RPC, si deve puntare sulla creazione di una strategia d’insieme nell’Alleanza Atlantica per le questioni cyber, sicurezza ed economiche.

Oltre alle indagini in corso - o in fase di avvio - sui settori strategici, andrebbe valutata la possibilità di avviare delle indagini di mappatura delle varie organizzazioni, associazioni, camere di commercio e istituti volte a promuovere l’agenda di Pechino in Italia (Fronte Unito), con la possibilità di identificare agenti e attività di guerra politica. Inoltre, andrebbero rafforzate le leggi sui conflitti di interesse per rappresentanti politici e funzionari governativi, a tutela di essi stessi, con obbligo di dichiarare: gli incarichi ricoperti in organizzazioni di cui sopra; i fondi o sponsorizzazioni ricevuti da partiti politici e fondazioni, o per l’organizzazione di eventi specifici da tali organizzazioni, da enti cinesi (pubblici o privati); di dichiarare i viaggi compiuti in Cina su invito di enti cinesi (pubblici o privati). Va inoltre valutata l’introduzione di una norma di incompatibilità di incarichi istituzionali con posizioni in tali organizzazioni.

Urge anche un’indagine approfondita sul settore mediatico e pubblicitario, per verificare l’esposizione di tale settore alle pressioni economiche e politiche di Pechino. E’ uno strumento di guerra cinese che ha dimostrato i suoi evidenti successi nei mesi scorsi. Per fare un’opera di conoscenza e assicurare la libertà di opinione ed espressione in futuro, tali intrusioni vanno fermamente contrastate. Vanno sostenute emittenti, agenzie e carta stampata indipendenti da tali influenze e - come negli Stati Uniti - sviluppate delle misure concrete per assicurare la reciprocità negli accessi alla Cina e l’indipendenza editoriale dei giornalisti italiani.

49 50 Allegato A - Ricostruzione COVID_19* (*Aggiornamento 8 maggio 2020) a. Insabbiamento iniziale Iniziamo dagli innumerevoli dubbi sulla tempistica esatta dello scoppio dell’epidemia a Wuhan, e i ritardi apparenti nella comunicazione di tale evento alle organizzazioni internazionali - se tale comunicazione iniziale ci sia effettivamente stata da parte delle autorità di Pechino e non sollecitata grazie alla segnalazione di Taiwan98 -, coperti dalle dichiarazioni di trasparenza da parte dell’OMS, nonché dalla mancanza di conoscenza sulle origini esatte del virus, questione non ritenuta “essenziale” dalle autorità di Pechino. Già all’inizio dell’epidemia, Pechino ha ritenuto non opportuno l’arrivo di esperti dall’esterno. Secondo il New York Times, la Cina ha rifiutato offerte di aiuto in loco del US Centre for Disease Control and Prevention e l’OMS. Solo il 20 gennaio, tre settimane dopo le prime comunicazioni sull’epidemia, una visita preliminare dell’OMS è ammessa a Wuhan, ma alla delegazione non è stato concesso l'accesso completo e senza restrizioni anche durante questa visita preliminare sul campo

Secondo uno studio recente dell’Università di Southampton99, la Cina avrebbe potuto prevenire il 95% delle infezioni di nuovo coronavirus se avesse adottate le misure per contenere l’epidemia tre settimane prima. Invece sappiamo che la Cina ha iniziato le sue misure di contenimento solo alla fine di gennaio, settimane dopo aver silenziato il medico Li Wenliang e altri sette persone per aver diffuso “voci” sul virus (31 dicembre). Settimane dopo le prime comunicazioni con l’OMS (3 gennaio) e la costituzione di un gruppo di lavoro inviato da Pechino a Wuhan il 1° gennaio 2020, dove una delle prime azioni è stata quella della chiusura del mercato di Huanan e la sua disinfezione.100 Secondo la cronologia temporale riportata da fonti cinesi, non sembra che sia stata condotta un’indagine preliminare per accertare se tale mercato fosse effettivamente la fonte del virus prima della sua disinfezione.

Sono settimane fondamentali in cui milioni di persone si spostano all’interno della Cina e all’estero per il Capodanno cinese. Settimane in cui regnano silenzio e censura, come evidenzia il caso di Li Wenliang. Di seguito una breve cronologia a cura di Axios101 con alcune aggiunte sulle prime settimane dell’epidemia, e un’approfondimento sulle decisioni politiche all’interno del governo cinese nei sei giorni cruciali tra il 14 e 20 gennaio, sulla base di una nota interna al regime ottenuta da The Associated Press.

La cronologia di Allen-Ebrahimian per Axios, compilata sulla base delle informazioni riportate dal Wall Street Journal, dal Washington Post, dal South China Morning Post e da altre fonti, mostra che l'insabbiamento della Cina e il ritardo nelle misure serie per contenere il virus è durato circa tre settimane.

98 Laura Harth, La Cina ha mai informato l’OMS sullo scoppio della pandemia COVID19?, 5 maggio 2020, http:// globalcommitteefortheruleoflaw.org/it/la-cina-ha-mai-informato-loms-sullo-scoppio-dellepidemia-covid19/.

99 Shengjie Lai, Nick W Ruktanonchai, Liangcai Zhou, Olivia Prosper, Wei Luo, Jessica R Floyd, Amy Wesolowski, Mauricio Santillana, Chi Zhang, Xiangjun Du, Hongjie Yu, Andrew J Tatem, Effect of non-pharmaceutical interventions for containing the COVID-19 outbreak in China, 13 marzo 2020, https://doi.org/10.1101/2020.03.03.20029843.

100 Xinhua, China publishes timeline on COVID-19 information sharing, int'l cooperation, 6 aprile 2020, http:// www.xinhuanet.com/english/2020-04/06/c_138951662.htm.

101 Bethany Allen-Ebrahimian, Timeline on the early days of China’s coronavirus outbreak and cover-up, 18 marzo 2020, https://www.axios.com/timeline-the-early-days-of-chinas-coronavirus-outbreak-and-cover-up-ee65211a- afb6-4641-97b8-353718a5faab.html.

51 10 dicembre: Wei Guixian, uno dei primi pazienti conosciuti con coronavirus, inizia a sentirsi male. (Il South China Morning Post cita un primo possibile caso non-confermato al 17 novembre, Ndr.).

16 dicembre: Viene ricoverato un paziente al Wuhan Central Hospital con infezione in entrambi i polmoni ma resistente a farmaci antinfluenzali. Successivamente il personale apprenderà che lavorava in un mercato della fauna selvatica collegato allo scoppio della pandemia.

27 dicembre: I funzionari sanitari di Wuhan vengono informati che è un nuovo coronavirus a causare la malattia.

30 dicembre:

• Ai Fen, una dei direttori principali al Wuhan Central Hospital, pubblica informazioni su WeChat sul nuovo virus. Fu rimproverata per averlo fatto e le fu detto di non diffondere informazioni al riguardo. • Anche il medico Li Wenliang condivide delle informazioni sul nuovo virus simile alla SARS su WeChat. Viene fermato e interrogato dalla polizia poco dopo. • La commissione sanitaria di Wuhan notifica gli ospedali di una "polmonite di causa poco chiara" e ordina loro di comunicare qualsiasi informazione correlata.

31 dicembre:

• Funzionari sanitari di Wuhan confermano 27 casi di malattia e chiudono un mercato che ritengono sia correlato alla diffusione del virus. • La Cina comunica all'ufficio cinese dell'Organizzazione mondiale della sanità i casi di malattia sconosciuta. (Su questa affermazione vanno posto degli interrogativi sulla base delle comunicazioni dell’OMS stessa e dalla linea temporale riportata da Xinhua, Ndr.)

1 gennaio:

• L'Ufficio di Pubblica Sicurezza di Wuhan ferma per interrogazione otto medici che avevano pubblicato informazioni sulla malattia su WeChat.

• Un funzionario della Commissione sanitaria provinciale di Hubei ordina ai laboratori, che avevano già stabilito che il nuovo virus era simile alla SARS, di interrompere i test e di distruggere i campioni esistenti.

2 gennaio: Ricercatori cinesi mappano le informazioni genetiche complete del nuovo coronavirus. Questa informazione non è resa pubblica fino al 9 gennaio.

7 gennaio: Xi Jinping viene coinvolto nella risposta.

9 gennaio: La Cina annuncia di aver mappato il genoma del coronavirus.

52 11–17 gennaio: Importante riunione programmata del PCC tenutasi a Wuhan. Durante quel periodo, la Commissione della salute di Wuhan insiste sul fatto che non ci sono nuovi casi.

11 gennaio: Il laboratorio Shanghai Public Health Clinical Center guidato da Zhang Yong-Zhen, che condivide per primo la sequenza genetica del nuovo coronavirus con la comunità internazionale ma viene chiuso il giorno seguente. (Ndr.)

12 gennaio: Le autorità nazionali cinesi condividono ufficialmente la sequenza genetica con il mondo: la Cina CDC, il CAMS e il WIV sotto l'Accademia cinese delle scienze (CAS), come agenzie designate dalla Commissione nazionale per la Salute, presentano la sequenza genetica del nuovo coronavirus (2019-nCoV) all'OMS, pubblicata dal Global Initiative on Sharing All Influenza Data (GISAID) e condivisa a livello globale. (Ndr.)

13 gennaio: Primo caso di coronavirus riportato in Thailandia, il primo caso noto al di fuori della Cina.

14 gennaio: L'OMS annuncia che le autorità cinesi non hanno visto "nessuna prova chiara della trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus”. (Di seguito sulle dichiarazioni interne al governo il 14 gennaio, Ndr.)

15 gennaio: Il paziente che diventa il primo caso confermato negli Stati Uniti lascia Wuhan e arriva negli Stati Uniti, portando il coronavirus. 18 gennaio:

• La Commissione sanitaria di Wuhan annuncia quattro nuovi casi. • Banchetto annuale di capodanno lunare di Wuhan. Decine di migliaia di persone si radunano.

19 gennaio: Pechino invia epidemiologi a Wuhan.

20 gennaio:

• Primo caso annunciato in Corea del Sud. • Zhong Nanshan, un noto medico cinese che sta aiutando a coordinare la risposta del coronavirus, annuncia che il virus può essere trasmesso tra le persone.

21 gennaio:

• I Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie confermano il primo caso di coronavirus negli Stati Uniti. • Il quotidiano principale del PCC, People's Daily, menziona l'epidemia di coronavirus e le azioni di Xi per combatterla per la prima volta. • La massima commissione politica cinese incaricata della legge e dell'ordine avverte che "chiunque ritardi deliberatamente e nasconda la segnalazione di casi [virus] per il proprio interesse personale sarà inchiodato sul pilastro della vergogna per l'eternità".

53 23 gennaio: Wuhan e altre tre città vengono bloccate. Proprio in questo periodo, circa 5 milioni di persone lasciano la città senza essere sottoposti a screening per la malattia.

24–30 gennaio: La Cina celebra le vacanze di Capodanno lunare. Centinaia di milioni di persone sono in transito in tutto il paese mentre visitano i parenti.

24 gennaio: La Cina estende il lockdown a 36 milioni di persone e inizia a costruire rapidamente un nuovo ospedale a Wuhan. Da questo punto, misure molto severe continuano ad essere implementate in tutto il paese.

Vediamo in particolare anche una breve sintesi della ricostruzione di Associated Press del 15 aprile, in cui si ripercorrono i sei giorni cruciali dopo la maturazione della consapevolezza all’interno dei quadri del Partito che l’epidemia non fosse arrestabile, come dimostrano documenti interni trapelati102, e da cui possiamo evincere alcune criticità interne al sistema iper-centralizzato e autoritario del regime cinese. Criticità che rappresentano una minaccia esistenziale per il mondo intero. Va notato inoltre come le ricostruzioni temporali indicano in particolare la presenza di spinte esterne ad ogni comunicazione significativa da parte delle autorità cinesi verso la comunità internazionale: in particolare riguarda la notifica originale all’OMS in data 31 dicembre 2019 se tale vi è stata da parte del regime cinese103, le azioni intraprese a partire dal 14 gennaio a seguito del primo caso identificato all’estero (Thailandia, 13 gennaio), e la comunicazione della trasmissibilità da uomo a uomo il 20 gennaio in contemporanea con la visita preliminare di una squadra di esperti dell’OMS all’aeroporto di Wuhan Tianhe, l’ospedale di Zhongnan a Wuhan, e il Centro provinciale per il Controllo delle Malattie dell’Hubei.

Il 14 gennaio alti funzionari cinesi prendono segretamente atto che probabilmente stavano affrontando una pandemia da un nuovo coronavirus, ma nei sei giorni seguenti a questa riunione la città di Wuhan all'epicentro della malattia ospitò un banchetto di massa per decine di migliaia di persone e milioni hanno iniziato a viaggiare per le celebrazioni del capodanno lunare. Il Presidente Xi Jinping ha avvertito il pubblico al settimo giorno, il 20 gennaio, ma a quel punto, più di 3000 persone erano state infettate durante quasi una settimana di silenzio e censura pubblico. Il ritardo di sei giorni si è aggiunto a quasi due settimane durante le quali il Centro nazionale per il Controllo delle Malattie non ha registrato alcun caso da funzionari locali, come confermano bollettini interni ottenuti dall'AP. Eppure in quel periodo, dal 5 al 17 gennaio, centinaia di pazienti si sono presentati negli ospedali non solo di Wuhan ma in tutto il Paese. Non è chiaro se siano stati i funzionari locali a non aver segnalato i casi o se siano i funzionari nazionali a non averli registrati. Inoltre, non è chiaro esattamente cosa sapevano i funzionari locali all'epoca a Wuhan.

Quel che è chiaro per gli esperti è che i rigidi controlli cinesi sull'informazione, gli ostacoli burocratici e la riluttanza a inviare cattive notizie nella catena di commando hanno silenziato i primi avvertimenti. La punizione di otto medici per aver "sparso voci", trasmessa dalla televisione nazionale il 2° gennaio, ha creato riluttanza negli ospedali della città. "I medici a Wuhan avevano

102 The Associated Press, China didn’t warn public of likely pandemic for 6 key days, 15 aprile 2020, https://apnews.com/ 68a9e1b91de4ffc166acd6012d82c2f9.

103 103 Laura Harth, La Cina ha mai informato l’OMS sullo scoppio della pandemia COVID19?, 5 maggio 2020, http:// globalcommitteefortheruleoflaw.org/it/la-cina-ha-mai-informato-loms-sullo-scoppio-dellepidemia-covid19/. 54 paura", ha detto Dali Yang, professore di politica cinese all'Università di Chicago. "Si è trattato di vera intimidazione di un'intera classe professionale."

In mancanza di questi rapporti interni, è stato il primo caso fuori dalla Cina, registrato in Thailandia il 13 gennaio, a galvanizzare i leader di Pechino nel riconoscere la possibile pandemia che avevano di fronte. Fu solo allora che lanciarono un piano nazionale per trovare casi e organizzarono la riunione del 14 gennaio, ma il tutto senza informare il pubblico.

I documenti sulla teleconferenza segreta del 14 gennaio con i funzionari sanitari provinciali, mostrano che il capo della Commissione nazionale per la Salute cinese, Ma Xiaowei, ha presentato una valutazione cupa della situazione. Un memo interno afferma che la teleconferenza sia stata tenuta per trasmettere istruzioni sul coronavirus del Presidente Xi Jinping, del Premier Li Keqiang e del Vice-Premier Sun Chunlan, ma non specifica quali fossero quelle istruzioni. "La situazione epidemica è ancora grave e complessa, la sfida più grave dalla SARS del 2003, ed è probabile che si trasformi in un grande evento di salute pubblica", afferma la nota citando Ma.

In una sezione intitolata "sobria comprensione della situazione", il memo afferma che "i casi raggruppati suggeriscono che la trasmissione da uomo a uomo è possibile". Il meno continua evidenziando il caso Thailandese, affermando che tale evento "cambiasse in modo significativo" la situazione a causa della possibile diffusione del virus all'estero. "Con l'arrivo del Festival di Primavera, molte persone viaggeranno e il rischio di trasmissione e diffusione è elevato. Tutte le comunità devono prepararsi a rispondere ad una pandemia”. Bensì la nota interna della riunione non cita quindi prove "concrete", queste affermazioni sembrano molto lontane dalle affermazioni fatte al mondo dall'OMS nello stesso esatto giorno, secondo le quali "le autorità cinesi non hanno riscontrato nessuna prova chiara della trasmissione da uomo a uomo del nuovo coronavirus”.

Ancora secondo il memo interno, Ma chiede ai funzionari di unirsi intorno a Xi e chiarisce che le considerazioni politiche e la stabilità sociale sono priorità chiave durante il lungo periodo antecedente alle due maggiori riunioni politiche della Cina a marzo (poi successivamente rinviate a maggio). Mentre i documenti non spiegano perché i leader cinesi abbiano aspettato sei giorni per rendere pubbliche le loro preoccupazioni, gli incontri politici potrebbero essere una ragione. Vengono tuttavia presi dei provvedimenti sanitari, ma il pubblico viene tenuto all'oscuro di tutto.

Il 20 gennaio, Xi rilascia i suoi primi commenti pubblici sul virus, dicendo che l'epidemia "deve essere presa sul serio" e ogni possibile misura perseguita. Un importante epidemiologo cinese, Zhong Nanshan, annunciò per la prima volta che il virus è trasmissibile da uomo a uomo sulla televisione nazionale. Se il pubblico fosse stato avvertito una settimana prima, potendo intraprendere azioni come l'allontanamento sociale, l'uso delle mascherine e le restrizioni sui viaggi, i casi avrebbero potuto essere ridotti fino a due terzi come dimostra lo studio scientifico sopracitato dell’Università di Southampton. Medici e infermieri di Wuhan hanno riferito in modo anonimo ai media cinesi che numerosi segnali che indicavano la trasmissibilità tra persone erano emersi già a fine dicembre.

La storia iniziale della pandemia in Cina mostra opportunità mancate in ogni fase. Sotto la guida di Xi, il leader più autoritario della Cina in decenni, la crescente repressione politica ha reso i funzionari più titubanti nel denunciare casi senza una chiara luce verde dall’alto. L'allora sindaco di Wuhan, Zhou Xianwang, ha incolpato le norme nazionali sulla segretezza. "Come funzionario del governo locale, ho potuto divulgare informazioni solo dopo espressa autorizzazione", ha dichiarato Zhou ai media statali alla fine di gennaio.

Sono solo alcuni degli esempi più eclatanti di contraddizioni tra quanto affermato dalla Cina - e collaudato dall’OMS - nella comunità internazionale, e quel che sembra essere stata la situazione 55 sul terreno. Che le dichiarazioni della RPC vanno sempre prese con cautela lo dimostra ad esempio anche l’affermazione di Xinhua secondo la quale il 3 gennaio sarebbe stata pubblicata una notifica pubblica sul sito web del comune di Wuhan, invitando i cittadini a non radunarsi in grandi gruppi. Affermazione in evidente contraddizione con i banchetti pubblici di migliaia di persone tenuti settimane dopo.

Anche la censura subita dai primi medici che hanno cercato di avvertire i loro colleghi su quanto stava accadendo - azione che aveva provocato inoltre la censura di alcuni termini di ricerca sui social media cinesi come “coronavirus” o “polmonite Wuhan” - è continuata senza sosta da allora. Sono sparite nel nulla medici, giornalisti e imprenditori che cercavano in modo indipendente di raccontare quanto accadeva a Wuhan anche durante i mesi di quarantena. Persone come Li Wenliang, Xu Zhangrui, Xu Zhiyong, He Weifang, Chen Qiushi, Fang Fang, Ai Fen, Zhao Shilin, Ren Zhiqiang, Ye Daying.

Inoltre, il 19 gennaio, il giorno precedente la breve visita della delegazione OMS all’ospedale di Zhongnan, alti funzionari di Wuhan andarono ad ispezionare l'ospedale e ordinarono agli amministratori e ai professionisti dell'ospedale di essere "consapevoli delle implicazioni politiche di ciò che direte all'OMS". Il capo dell'ospedale, il dott. Wang Xinghuan, ha risposto di "dover dire loro la verità. Abbiamo imparato qualche lezione dalla SARS? Salvare vite umane è la più grande politica, e altrettanto lo è dire la verità." Quella notte, preoccupati circa le potenziali rivelazioni di Wang, il governo locale ha inviato un "amico" ufficiale per parlargli. Anche all'"amico" Wang ha risposto che l'integrità politica "ci impone di stare con il popolo, il che è positivo per l'immagine generale del Partito".104 Non sappiamo quanto Wang abbia poi riferito alla delegazione dell'OMS il 20 gennaio, né se sia proprio quella visita che abbia spronato Pechino a rendere pubblica la notizia circa la trasmissione da uomo a uomo proprio quel giorno, ma è evidente dalle sue parole che l’integrità e le preoccupazioni del popolo sono lontane anni da quelle del Partito comunista la cui priorità era “le considerazioni politiche e la stabilità sociali in vista degli appuntamenti politici di marzo”.

E visto che in passato è sempre stata la mala gestione di crisi ambientali e sanitarie, così come vari scandali alimentari, ad aver messo sotto maggiore pressione interna il Partito unico105, sono senza dubbio quelle stesse considerazioni politiche e la stabilità sociale che non autorizzano Pechino ad accettare lo svolgimento di un’indagine indipendente sulle origini del virus. Non vogliamo né possiamo scendere qui nei dettagli delle varie tesi, ma quel rifiuto da parte di un regime che ha l’ambizione di sorvegliare continuamente tutti gli aspetti della vita della sua popolazione, ivi incluso i loro pensieri più intimi, perché “chi non ha niente da nascondere non ha niente da temere”, mostra evidenti segni di debolezza nella tenuta dei loro argomenti circa la non-essenzialità o urgenza di svolgere tale inchiesta.

104 Jianli Yang and Aaron Rhodes, Key Questions for the World Health Organization, Initiatives for China Newsletter, 28 aprile 2020, https://www.the-american-interest.com/2020/04/23/key-questions-for-the-world-health-organization/?utm- access=newsletter.

105 Laura Harth, Giù le mani dal medico-eroe Li Wenliang, 3 maggio 2020, https://formiche.net/2020/05/li-wenliang-laura- harth/. 56 b. Le origini del virus Pertanto vogliamo riportare qui alcuni degli elementi rilevati a livello internazionale, circa la presenza del laboratorio di virologia di Wuhan e la sua possibile connessione con la pandemia, soprattutto dopo le affermazioni scientifiche e persino del governo cinese stesso circa l’improbabilità dell’origine della pandemia al mercato del pesce di Huanan.

Lo facciamo attraverso il contributo di Jamie Metzl, membro del comitato consultivo internazionale dell'Organizzazione mondiale della sanità sull'editing del genoma umano e ex funzionario del Consiglio di sicurezza nazionale, pubblicato sul suo sito personale.106

Il punto di partenza più probabile della crisi del coronavirus è una perdita accidentale da uno degli istituti di virologia cinese a Wuhan. Non credo che si tratta di un virus geneticamente modificato, solo che probabilmente era stato isolato e coltivato nei laboratori di Wuhan (WIV o WCDC). Voglio essere chiaro che questa è solo la mia migliore ipotesi basata su informazioni pubblicamente disponibili e sulla mia applicazione del rasoio di Occam (principalmente che l’epidemia è iniziato in una città della Cina con un laboratorio di virologia di livello 4 che studia coronavirus e un CDC proprio accanto al mercato del pesce e che la Cina, come alcuni altri paesi, ha una storia traballante in termini di bio-sicurezza). Non ho modo definitivo per dimostrare questa tesi. Il pieno accesso internazionale ai dati e alle persone rilevanti in Cina, finora negate, potrebbe concepibilmente aiutare a dissipare alcune delle mie preoccupazioni molto profonde.

Proprio come non immagineremmo di avere un incidente aereo e di non tentare immediatamente di capire cosa è successo, non possiamo lasciare che la crisi COVID-19 si dispieghi senza capire urgentemente come i nostri sistemi hanno fallito in modo così spettacolare. Ci sono molte dita da puntare, e dobbiamo puntarle attentamente ora, a tutti noi, per il nostro bene. Per quanto ne sappiamo, una nuova e ancora peggiore pandemia potrebbe iniziare anche prima di aver superato questa… Fino a quando non arriveremo al fondo di tutti questi fallimenti e lavoreremo per risolverli, restiamo pericolosamente sensibili alla prossima pandemia ... Qualunque sia l'origine dell’epidemia, compresa la possibilità di una fuoriuscita accidentale dal laboratorio di virologia cinese a Wuhan, le attività pericolose e continue di soppressione delle informazioni in Cina sono le basi di questa crisi. Dobbiamo scoprire velocemente dove e come è iniziato questo focolaio…

L'OMS avrebbe potuto scatenare l'inferno quando la Cina ha negato l'accesso agli esperti dell'OMS per quelle prime settimane critiche, non avrebbe dovuto inizialmente fare il pappagallo della propaganda cinese e avrebbe sicuramente potuto suonare l'allarme prima. Dobbiamo chiederci come possiamo aiutare l'OMS a fare meglio… Gli Stati Uniti avevano tutte le informazioni di cui avevano bisogno entro gennaio per dare una risposta massiccia, ma Trump ha minato attivamente i risultati dei propri funzionari di intelligence e sanitari. Peggio ancora, ha trasmesso disinformazione al popolo americano che potenzialmente ha portato a molte migliaia di morti. Dobbiamo chiederci perché sia successo... Fino a quando non arriveremo al fondo di tutti questi fallimenti e lavoreremo per risolverli, restiamo pericolosamente sensibili alla prossima pandemia ... Siamo tutti sullo stesso aereo con un interesse condiviso a non lasciarlo cadere ... Lavoriamo insieme per atterrarlo in sicurezza.

In questo spirito, penso che sia giusto elencare alcune delle fonti pubblicamente disponibili su cui baso le mie affermazioni. Questi includono: Nature Medicine, Bulletin of the Atomic Scientists, Epoch Times documentary, Lancet, Washington Post, The Diplomat, Nature, Project Evidence site, Cell, Science Direct, New York Times, Newsweek, Washington Post, Daily Telegraph.

106 Jamie Metzl, Origins of SARS_CoV_2, 16 aprile 2020, https://jamiemetzl.com/origins-of-sars-cov-2/. 57 La mia unica missione è quella di cercare di capire dove ha avuto origine questa pandemia. Sono estremamente aperto ad altre opinioni e accolgo con favore qualsiasi informazione aggiuntiva. Se hai qualcosa che ritieni rilevante, ti sarei grato di passarlo.

Come ho già affermato pubblicamente, "Anche se il coronavirus è una perdita accidentale da un laboratorio di Wuhan, siamo tutti un'umanità interconnessa che deve lavorare insieme per superare questa crisi". Ritengo che i ricercatori cinesi di questi istituti stessero studiano questi virus con le migliori intenzioni di sviluppare sistemi di sorveglianza, trattamenti e vaccini per il bene dell'umanità. I paesi commettono errori, anche terribili e mortali. Ero alla Casa Bianca quando gli Stati Uniti hanno bombardato l'ambasciata cinese a Belgrado. Credevamo che fosse un incidente, ma molti cinesi pensavano che fosse un atto deliberato. E ne capivo il perché.

Momenti come questi sono intrinsecamente difficili e tutti dovremmo fare del nostro meglio per trovare le risposte alle nostre domande più importanti nel modo più onesto, attento e ponderato possibile.

In questo spirito, ho compilato questo riassunto delle prove preliminari, tratto da Project Evidence e, in misura minore, dalle altre fonti. Poiché la Cina continua a limitare l'accesso ai dati e alle persone pertinenti, il caso rimane per necessità speculativo. L’esistenza stessa di tali restrizioni dovrebbe destare preoccupazioni in tutti noi.

• A partire dal 10 dicembre 2019, un numero crescente di persone, molte delle quali hanno visitato il mercato del pesce di Huanan a Wuhan, si sono ammalate a causa di una nuova malattia. • Vi sono prove significative che il nuovo focolaio di coronavirus non ha avuto origine nel mercato del pesce. (Lancet) • Il mercato del pesce di Huanan non aveva pipistrelli in vendita e la maggior parte delle specie di pipistrelli a Wuhan sarebbe stata in letargo al momento dello scoppio dell’epidemia. È stato riferito che il 34% dei casi non ha avuto contatti con il mercato e "Non è stato trovato alcun collegamento epidemiologico tra il primo paziente e i casi successivi". (Lancet) • Questo mercato si trova a meno di 9 miglia dall'Istituto di virologia di Wuhan (WIV), Accademia delle scienze cinese, il quale: - Sviluppa coronavirus chimerici simili alla SARS - Conduce ricerche "pericolose" sul funzionamento del virus SARS-CoV-1 - Ha stabilito un match del 96,2% con SARS-CoV-2 e un virus che hanno campionato da una grotta a oltre 1.000 miglia di distanza da Wuhan - Ha iniettato suinetti vivi con coronavirus di pipistrello fino a luglio 2019 - Ha pubblicato un articolo su un discendente stretto di SARS-CoV-1, MERS-CoV, a novembre 2019 - Stava assumendo ricercatori per lavorare sui coronavirus dei pipistrelli a novembre 2019 • Funzionari dell’Ambasciata e del Consolato degli Stati Uniti che hanno visitato l'Istituto di Virologia di Wuhan nel gennaio 2018 erano profondamente preoccupati. Il loro cavo inviato al Dipartimento di Stato notò: - "Il nuovo laboratorio ha una grave carenza di tecnici e investigatori adeguatamente formati necessari per operare in sicurezza in questo laboratorio ad alto contenimento”; - “I ricercatori hanno anche dimostrato che vari coronavirus simili alla SARS possono interagire con ACE2, il recettore umano identificato per il coronavirus SARS. Questa scoperta suggerisce fortemente che i coronavirus simili alla SARS dei pipistrelli possono essere trasmessi all'uomo per causare malattie simili alla SARS. Dal punto di vista della salute pubblica, ciò rende la sorveglianza continua dei coronavirus simili a SARS nei pipistrelli e lo studio dell'interfaccia animale-umana fondamentale per la futura previsione e prevenzione di epidemie di coronavirus emergenti. " (Washington Post)

58 • Il mercato è anche a meno di 3 miglia di distanza dal Centro Wuhan per il controllo delle malattie, il quale: - È stato accusato di essere la fonte dell'epidemia da un documento accademico ora ritirato da un noto studioso cinese dell'Università della Cina meridionale; - Una volta teneva pipistrelli a ferro di cavallo, un noto serbatoio di SARS-CoV-1, all'interno dei suoi laboratori; - Una volta eseguiva interventi chirurgici su animali vivi all'interno dei suoi laboratori; - Aveva un ricercatore in quarantena in due occasioni separate; una volta per essere entrato in contatto con il sangue di pipistrello dopo essere stato "attaccato" e un'altra volta quando è stato coperto di urine in una caverna mentre indossava una protezione personale inadeguata. • Anche prima di questa pandemia, la Cina aveva un pessimo record di sicurezza in molte delle sue strutture di bio-sicurezza. • Negli anni successivi allo scoppio della SARS, nei laboratori di tutto il mondo si sono verificati molti casi di incidenti che hanno comportato il rilascio accidentale di agenti patogeni. Centinaia di violazioni si sono verificate negli Stati Uniti, tra cui una fuoriuscita di antrace da un laboratorio del governo degli Stati Uniti nel 2014 che ha esposto 84 persone. Il virus SARS è fuggito da un laboratorio di Pechino nel 2004, causando quattro infezioni e un decesso. Un rilascio accidentale non è complicato e non richiede intenzioni dannose. Tutto ciò che serve è che un lavoratore di laboratorio si ammali, vada a casa per la notte e diffonda inconsapevolmente il virus ad altri. (Newsweek) • Sebbene non sembri probabile che questo virus sia stato manifatturato (Nature Medicine), cercare di determinare il modello esatto e la progenie genomica del virus è difficile, in particolare poiché molte delle regioni ricombinanti possono essere piccole e probabilmente cambiano quando più virus correlati a SARS-CoV-2 sono campionati. (Cell) • Secondo un rapporto della DIA, "circa il 33 percento dei 41 casi identificati originali non aveva un'esposizione diretta" al mercato. Ciò, insieme a ciò che è noto del lavoro del laboratorio negli ultimi anni, ha suscitato il ragionevole sospetto che la pandemia potrebbe essere stata causata da un errore di laboratorio, non dal mercato umido. (Newsweek) • Sin dall’inizio di questa crisi, la Cina ha intrapreso una serie di azioni che sembrano coerenti con un insabbiamento. Questi includono: - Il 31 dicembre, le autorità cinesi hanno iniziato a censurare le notizie del virus sui motori di ricerca, eliminando i termini tra cui "variazione SARS, "mercato del pesce di Wuhan” e " polmonite sconosciuta di Wuhan ". (Daily Telegraph) - Il 1 ° gennaio senza alcuna indagine sulla provenienza del virus, il mercato del pesce di Wuhan è stato chiuso e disinfettato. (Daily Telegraph) - La commissione sanitaria di Hubei ordinò alle aziende di genomica di interrompere i test per il nuovo virus e di distruggere tutti i campioni. - Il 1 ° gennaio, un dipendente di una società di genomica a Wuhan ha ricevuto una telefonata da un funzionario della Commissione sanitaria provinciale di Hubei, ordinando alla società di interrompere i test di Wuhan relativi alla nuova malattia e di distruggere tutti i campioni esistenti. (Caixin Global) - Il 3 gennaio, la National Health Commission (NHC) della Cina ha ordinato alle istituzioni di non pubblicare alcuna informazione relativa alla malattia sconosciuta e ha ordinato ai laboratori di trasferire i campioni che avevano a istituti di test designati o di distruggerli. (Caixin Global) - Pechino non ha informato l'Organizzazione Mondiale della Sanità dell'epidemia per almeno quattro giorni dopo la notifica ai funzionari di Wuhan. A una squadra investigativa dell'OMS non è stato permesso di visitare Wuhan fino a tre settimane dopo, e alla squadra non è stato concesso l'accesso completo e senza restrizioni anche durante questa visita preliminare sul campo. - Il 12 gennaio, il laboratorio di un professore di Shanghai è stato chiuso dopo aver condiviso i dati sulla sequenza genetica del virus con il mondo esterno.

59 - Il 14 gennaio, il capo della National Health Commission cinese ha dichiarato in una teleconferenza riservata con i funzionari sanitari provinciali che la situazione era "grave e complessa", che "casi raggruppati suggeriscono che la trasmissione da uomo a uomo è possibile" e che "il rischio di trasmissione e diffusione è elevato”. Lo stesso giorno la Commissione ha pubblicato un documento di 63 pagine sulle procedure di risposta che è stato etichettato "interno" e "non divulgare pubblicamente". Il giorno successivo, il capo del centro di emergenza cinese per il controllo delle malattie, ha annunciato alla televisione di stato che "il rischio di una trasmissione da uomo a uomo sostenuta è basso". Lo stesso messaggio è stato consegnato all'OMS. (Washington Post) - Le offerte degli Stati Uniti di inviare esperti medici Wuhan all'inizio di gennaio sono state respinte dal governo centrale. (Diplomat) - Sebbene i funzionari WIV abbiano commentato pubblicamente dei post sui social media che sostenevano che uno dei loro precedenti ricercatori potrebbe essere "paziente zero", il WIV non ha fornito alcuna informazione su quella persona. - Una ricercatrice del WIV che ha accusato pubblicamente il direttore dell'Istituto di vendere animali da laboratorio infetti ai venditori su Weibo (con foto di se stessa e del suo documento di identità incluso) ha successivamente affermato di essere stata "hackerata" e ha respinto le sue precedenti accuse. - Contrariamente alla sua precedente (e, a mio avviso, probabilmente imprecisa) affermazione che l'epidemia ha avuto origine nel mercato del pesce di Wuhan, un portavoce del ministero degli Esteri il 12 marzo ha accusato l'esercito degli Stati Uniti di aver portato intenzionalmente SARS-CoV-2 a Wuhan. - Pechino ha disinfettato il mercato di Wuhan prima che potesse essere condotta un'indagine internazionale completa e non ha ancora fornito agli esperti statunitensi campioni del nuovo coronavirus raccolti dai primi casi. - Il laboratorio di Shanghai che ha pubblicato il genoma del nuovo coronavirus l'11 gennaio è stato rapidamente chiuso dalle autorità per "rettifica". Diversi medici e giornalisti che hanno riferito in anticipo sulla diffusione sono scomparsi. (Washington Post) - Il 14 febbraio, il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto l'accelerazione di una nuova legge sulla bio-sicurezza. Il 15 aprile, il governo cinese ha posto severe restrizioni che richiedono l'approvazione prima che qualsiasi istituto di ricerca pubblichi qualcosa sull'origine del nuovo coronavirus. (Washington Post) - Ai laboratori che hanno analizzato l'agente patogeno è stato chiesto di distruggere i campioni, un centro sanitario che aveva pubblicato la sequenza genomica del virus è stato temporaneamente chiuso il giorno seguente e ai medici è stato impedito di inviare le informazioni sul caso alla rete di localizzazione delle malattie infettive del paese. (Diplomat) - Le segnalazioni di operatori sanitari che si ammalavano, un indicatore precoce della trasmissione da uomo a uomo, furono soppresse. Più indirettamente, la copertura mediatica statale dei medici penalizzati ha avuto un effetto agghiacciante su altri professionisti medici che avrebbero potuto suonare l'allarme. (Diplomat) - Nel marzo 2020, Pechino ha annunciato l'espulsione dei giornalisti americani che lavoravano per il New York Times, il Wall Street Journal e il Washington Post, i media che hanno esposto alcuni dei più significativi misfatti e insabbiamenti da parte del governo cinese negli ultimi decenni. - Nell'aprile 2020, con l'epidemia in pieno svolgimento, il WIV ha cancellato un comunicato stampa che dettagliava la visita del Dipartimento di Stato USA del gennaio 2019. - Il governo cinese ha ora vietato a qualsiasi ricercatore di pubblicare qualsiasi cosa sulle origini di questa crisi senza la previa approvazione del Ministero della Scienza e della Tecnologia. (Nature)

60 - Il 24 aprile, il New York Times ha riferito che Pechino ha fatto pressioni con successo sui funzionari dell'Unione europea affinché annacquassero riferimenti alla Cina in un rapporto dell'UE. La lingua originale aveva dichiarato: "La Cina ha continuato a condurre una campagna di disinformazione globale per deviare la colpa per lo scoppio della pandemia e migliorare la sua immagine internazionale ... Sono state osservate sia tattiche palesi che segrete”. • Il 18 aprile 2020, il direttore dell'Istituto di virologia di Wuhan dell'Accademia cinese delle scienze ha dichiarato in un'intervista che "non è possibile che questo virus provenga da noi”. • In questa fase, non è possibile determinare con precisione la fonte del virus che ha causato la pandemia di COVID-19", ha dichiarato l'Organizzazione mondiale della sanità in una nota a Newsweek. • Il 3 maggio, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha dichiarato: "Vi è una quantità significativa di prove che provenga da quel laboratorio di Wuhan". Il Global Times cinese, gestito dal People's Daily del Partito comunista al potere, ha dichiarato in un editoriale in risposta a questa intervista che "L'amministrazione Trump continua a impegnarsi in una guerra di propaganda senza precedenti mentre cerca di ostacolare gli sforzi globali nella lotta contro la pandemia COVID-19".

61 Allegato B - Cronistoria ragionata di una pandemia oscura. I dubbi sulla Cina

Prof. Mariano Bizzarri – Dipartimento di medicina Sperimentale, Università La Sapienza, Roma. Direttore del Systems Biology Group Laboratory (www.sbglab.org) Dr Alessandro Sansoni – Direttore della rivista CulturaIdentità. Redattore per l’agenzia di Stampa Nova. Componente dell’esecutivo nazionale Ordine dei Giornalisti

L’emergenza e il diffondersi della epidemia di Sars-CoV-2 (nota anche come Covid-19) ha sollevato numerosi interrogativi e dubbi in merito all’origine di questo virus sconosciuto in precedenza. Dubbi sui quali l’opinione pubblica, la comunità scientifica e il mondo politico hanno avviato in tutto il mondo, e in particolar modo nei Paesi occidentali, un ampio e articolato dibattito che nelle ultime settimane ha subito un’importante escalation mano a mano che emergevano imprecisioni e silenzi, imputabili alla Repubblica Popolare Cinese e all’OMS, relativamente ai primi casi di contagio riscontrati nella provincia dello Hubei. Le omissioni oramai ampiamente accertate, e che il prof. Wu Xiangning dell’Università di Macao in un articolo pubblicato sul numero di Limes di aprile Il mondo virato tende ad imputare alle autorità provinciali dello Hubei impegnate a non creare allarmismi nell’imminenza di alcuni importanti appuntamenti istituzionali del Partito Comunista Cinese, si sono sommate alle preoccupazioni che ormai da anni suscita il Laboratorio ad alto contenimento di livello 4 (BioLab-4) di Wuhan, già segnalato negli anni precedenti per le discutibili procedure in tema di sicurezza, monitoraggio e controllo, inducendo gli Stati Uniti e altre nazioni quali Gran Bretagna, Francia, Germania, Canada e Australia a chiedere chiarimenti ai vertici di Pechino su quanto accaduto nelle prime settimane di diffusione della malattia, nonché l’istituzione di una commissione internazionale d’inchiesta composta da scienziati indipendenti per verificare le attività del laboratorio di Wuhan. Solo l’Italia, tra i grandi Paesi, ha preferito tenersi fuori da queste iniziative, isolandosi di fatto dai suoi tradizionali alleati. Non solo. Salta agli occhi anche l’atteggiamento di vera e propria ostilità da parte del sistema mediatico mainstream nei confronti di chiunque si ponga domande in proposito o rilevi le negligenze della Cina. Vale dunque la pena provare a ricollocare i diversi tasselli della vicenda – alcuni dei quali emersi solo da poco – in una giusta prospettiva temporale al fine di dimostrare che una serie di perplessità sono legittime ed è doveroso procedere a più accurate verifiche. Solo recentemente si è venuti a conoscenza di una serie di informazioni che consentono di retrodatare i primi casi di influenza e di polmonite ai primi di ottobre 2019, in occasione dei giochi militari di Wuhan, nel corso dei quali numerosi atleti, di diversi Paesi, hanno accusato malori e sintomi riconducibili all’infezione Covid-19. La retrodatazione del manifestarsi della malattia non va limitata soltanto al contesto cinese: uno studio recente ha addirittura stimato che già nel dicembre 2019, in Lombardia, è possibile contare fino a 1200-1500 casi di polmonite/influenza Covid-19. Segnalazioni analoghe sono state fatte in Francia, in Germania e in Svezia. Tutto questo significa che l’origine della pandemia va retrodatata almeno a fine agosto-settembre 2019. Non è un caso, dunque, se nel dicembre dello scorso anno, i servizi segreti americani allertarono l’omologo servizio nazionale circa l’esistenza di una epidemia virale sospetta originatasi nella regione di Wuhan. Ufficialmente, il primo cinese malato di Covid-19 viene segnalato a Wuhan l’8 dicembre 2019. In quello stesso periodo il Dr Li Wenliang – oculista presso il nosocomio di Wuhan - registra un inusuale numero di polmoniti atipiche tra i suoi pazienti e le correla con una epidemia virale associata a congiuntivite, parente della Sars (Severe acute respiratory syndrome). Ne parla in chat 62 con colleghi e pazienti. Scatta la censura e il medico viene rimosso dal posto di lavoro per essere riabilitato un mese dopo. Muore il 6 febbraio, dopo essere tornato in servizio, mentre circa altri 40 medici cinesi subiranno la stessa sorte: emarginati, “silenziati”, e quindi “riabilitati” dalla retorica del Partito e del Presidente Xi Jinping. Ma veniamo alla cronologia ufficiale, le cui contraddizioni giustificano gli interrogativi e le richieste di chiarimenti. Il 31 dicembre, quando ufficialmente sono ormai stati individuati 180 casi, la Cina notifica finalmente all’OMS l’esistenza di un nuovo virus sconosciuto di tipo influenzale. Pechino, però, dimentica di riferire che ne ha già sequenziato il genoma, come dimostra una pubblicazione datata 27 dicembre 2019 poi rimossa da Internet. Nel frattempo, purtroppo, si sono persi almeno due mesi preziosi. Il 7 gennaio 2020 la Cina comunica all’OMS le caratteristiche genetiche del virus. A quella data i morti sono almeno 7. Tuttavia, il 12 gennaio l’OMS, contro ogni evidenza, dichiara che non esiste prova di trasmissione interumana del virus. Frattanto la situazione sfugge di mano: tra il 13 e il 15 gennaio si accertano casi e morti fuori della Cina, in Thailandia, Giappone e USA. Ritardi e comportamenti quantomeno superficiali si registrano anche in Italia, dove il 5 gennaio il Ministero della Salute segnala l’esistenza di influenze e polmoniti atipiche virali di origine cinese, laddove l’Istituto Superiore di Sanità produrrà una relazione analitica soltanto il 16 gennaio. In ogni caso, niente o poco si muove: è intorno al 20 gennaio che si assiste a una improvvisa accelerazione, allorché viene diffusa la notizia che il contagio si trasmette da uomo a uomo. La fonte è proprio il Presidente Xi, che quel giorno tiene un discorso pubblico sull’epidemia in corso, mentre Nature pubblica i dati sul virus dei ricercatori cinesi che permettono di identificarne la discendenza dalla Sars. A questo punto, stando alla tempistica ufficiale, c’è da chiedersi come abbiano potuto i cinesi, in meno di due settimane – considerando che la prima vittima è ufficialmente ascritta al primo gennaio - condurre una tale mole di lavoro. Ad essere sospetta è l’intera sequenza degli eventi: il primo caso ufficiale viene individuato il 31 dicembre 2019; il giorno dopo viene chiuso il Mercato degli Animali di Wuhan; dopo 6 giorni viene isolato il virus (!) e dopo altri due ne viene definitivamente pubblicata la sequenza, dopo aver testato il virus su una batteria di cellule di diversi animali (incluso l’uomo) e aver identificato i recettori cui si lega! Il 16 gennaio vengono distribuiti in tutto lo stato di Hubei i tamponi per l’identificazione dell’RNA virale. Tra il 19 e il 21 gennaio tutte le province e regioni cinesi ne saranno equipaggiate. È ancor più sorprendente che questi kit siano stati forniti anticipatamente all’OMS già dal 12 gennaio! In realtà, come si evince dai dati forniti dalla relazione congiunta OMS-Cina del 24 febbraio, il primo caso risale almeno all’8 ottobre, ma di tutto questo il mondo sarà informato solo molti mesi dopo (Fig.1).

! Fig. 1 Epidemiologic curve of COVID-19 laboratory confirmed cases, by date of onset of illness, reported in China, as of 20 February 2020 (Report of the WHO-China Joint Mission on Coronavirus Disease 2019 (COVID-19).

63 E’ la ricostruzione ufficiale della genesi del virus ad amplificare i dubbi relativi al laboratorio di Wuhan e a far sorgere nuovi quesiti circa l’attendibilità delle fonti e dei resoconti cinesi. In particolare: 1) Come già accennato, il laboratorio di Wuhan è stato più volte oggetto di inchieste e controlli data l’elevata probabilità di contaminazione accidentale. Un articolo del 2017 di Nature espone in dettaglio tali rischi. Il laboratorio venne programmato nel 2003 e realizzato a partire dal 2004 con la partecipazione e il supporto diretto della Francia. Negli anni scorsi, dispersioni accidentali di virus Sars sono avvenute dal laboratorio Lab-4 di Pechino (la Cina dispone in tutto di due Lab-4). Va inoltre segnalato che altri due centri di questo tipo sono in fase di costruzione in territorio cinese e questo nonostante gli esperti del settore considerino non necessaria e addirittura fuori luogo tale iniziativa. Il sospetto è che sia previsto un ruolo dual-use delle nuove strutture. 2) Il Covid-19 è stato intenzionalmente manipolato? La domanda è scientificamente giustificata dal fatto che non è chiaro come il virus, che normalmente è ospitato dai pipistrelli, sia potuto passare all’uomo senza prima abituarsi ad un ospite intermedio. Tale quesito non è stato ancora risolto. Il vero macigno sull’ipotesi che vuole Covid-19 di origine naturale è infatti rappresentato dalla mancata identificazione dell’anello intermedio del virus, per il tramite del quale esso ha potuto “passare” dal pipistrello all’uomo, compiendo il “salto” di specie (spillover). È questo che rende plausibile (e dotata, allo stato, di pari dignità scientifica) l’ipotesi alternativa secondo la quale il virus, ingegnerizzato, sia sfuggito accidentalmente dal laboratorio di Wuhan, infettando direttamente l’uomo. Uno studio (frettolosamente) pubblicato su Nature Medicine, seppure tende ad escludere una intenzionale manipolazione, ciò nondimeno lascia aperte molte altre ipotesi. Altre ricerche, inoltre, sia cinesi che indiane, hanno rilevato l’inserzione di sequenze che fanno pensare ad un deliberato tentativo di manipolazione, circostanza poi confermata dal premio Nobel Luc Montagnier secondo il quale il nuovo Covid-19 sarebbe frutto di imperizia nel tentativo di produrre un anticorpo anti-HIV. Considerato che l’affermazione proviene proprio da colui che ha scoperto e isolato il virus dell’HIV, tale accusa non può essere scartata con sufficienza come ha cercato di fare una certa stampa. Ma torniamo alla cronologia degli eventi. Il 21 gennaio la Cina decide di isolare la regione di Wuhan, con blocco di treni e aerei, nonostante si opponga contemporaneamente a che l’OMS dichiari lo stato di allerta. Non solo, ma il direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, a suo tempo accusato di aver “occultato” ben tre epidemie di colera quando era ministro della salute in Etiopia, al ritorno dal suo viaggio in Cina, elogia il presidente cinese e dichiara che non c’è motivo di “interferire” con il libero scambio di uomini e merci, adottando “blocchi” dei trasporti da e per la Cina. Dal 24 gennaio le segnalazioni di Covid-19 si moltiplicano in numerose altre nazioni. A fronte della escalation, i media occidentali mostrano scetticismo e tendono sostanzialmente a ridimensionare l’accaduto. Valga per tutti quanto scrive Il Foglio: “Preoccupazione e cautela, tuttavia, sono un’altra cosa rispetto all’allarmismo che in questi giorni prolifera più velocemente del virus e rischia di fare gravi danni”. Dal canto suo, il Giornale della Protezione Civile del 24 gennaio afferma con sicumera: “L'Italia ha un piano contro il coronavirus, ma per ora nessun allarme”. Quel piano non verrà mai attuato. Dal 25 gennaio la situazione precipita: la Cina dichiara l’aumento del 60% dei contagi in due giorni, mentre gli USA evacuano i propri cittadini. Dal canto loro, gli analisti israeliani correlano 64 l’emergenza Coronavirus al laboratorio di Wuhan, suggerendo che un virus “ingegnerizzato” sia potuto fuoriuscire – per errore o per incompetenza – e così infettare il mercato di animali della cittadina. Ma è solo il 30 gennaio che l’OMS dichiara il Coronavirus “Emergenza sanitaria globale”. Nel frattempo vengono segnalati i primi due casi accertati in Italia. Il 31 gennaio il Consiglio dei Ministri italiano decreta finalmente lo stato d’emergenza per il rischio sanitario legato al Coronavirus. È però un allarme a parole: il governo “dimentica” infatti di attivare il Piano di contrasto all’epidemia, già pronto dal 2016. In pratica, nessuna misura operativa efficace – tra cui lo stoccaggio di mascherine e ventilatori per terapia intensiva – verrà assunta prima di un altro mese. In particolare, se da subito si fosse disposto di dotare le strutture sanitarie dei tamponi necessari per l’identificazione dei portatori di Covid-19 (disponibili in Cina già dal 12 gennaio), si sarebbe provveduto a identificare i portatori asintomatici, responsabili della diffusione dell’80% dei casi, come indicato dalla rivista Science. Questa informazione critica è stata a lungo nascosta e addirittura sconsigliata sia dalla Cina che dall’OMS. Aver taciuto questa informazione ha oggettivamente favorito la diffusione del virus nel mondo e indebolito le strategie di contenimento dell’epidemia. Vale la pena ricordare che nel corso del mese decisivo di febbraio, quando Lombardia e Veneto già chiedono misure di contenimento, il Governo e la sua maggioranza si affannano a minimizzare, poiché, come dichiarato dal presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, la malattia era “poco più di un’influenza”.

65 Allegato C - Commissione internazionale d’Inchiesta

Concludiamo questa panoramica con delle osservazioni aggiuntive dell’Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, circa le innumerevoli incongruenze e dubbi nella comunità internazionale, nonché le azioni da intraprendere per arrivare all’istituzione di un’indagine internazionale indipendente:

Al momento non ci sono prove pubbliche inconfutabili sull'uscita del coronavirus dall'Istituto di Virologia di Wuhan (livello P4, massima sicurezza). Ma nemmeno Pechino ha mai dimostrato la provenienza del virus dal mercato di animali selvatici situato a un tiro di schioppo dal Laboratorio P4, o da altri luoghi nella regione dell'Hubei, colpita dai primissimi focolai. Anzi, ha continuato a mischiare le carte. Le responsabilità politiche, legali economiche della Cina sono dirette, gravi, irrefutabili. Quale che sia il luogo d’origine della pandemia - laboratori o mercati -, le responsabilità di Xi Jinping e del suo sistema di potere aumentano a dismisura se si considera il quadro complessivo, attorno a Wuhan ma non solo.

Pechino è responsabile perché ha ostacolato sempre qualsiasi forma di collaborazione scientifica nell'individuare le radici del virus. Ha impedito l'accesso in un primo tempo persino ai compiacenti funzionari dell’OMS e continua ad impedirli di partecipare alle indagini nazionali in corso come rivelato dal Rappresentante dell’OMS in Cina; ha respinto qualsiasi informazione, che era invece era insistentemente richiesta su circostanze e dati che esigono ricerche sul posto, da parte dei Governi americano, francese, britannico, tedesco, australiano e altri; ha contrastato in ogni modo possibile, minacciando persino pesanti ritorsioni economiche contro l'Australia e altri Paesi che pure la invocano, l'attivazione di una Commissione Internazionale Indipendente d'Indagine.

Le Autorità cinesi hanno totalmente disatteso i Trattati sul Global Health e sul commercio mondiale vincolanti e ratificati da Pechino. In particolare, quelli adottati dopo l'altra grave epidemia, la SARS scoppiata nel 2003 in Cina. Essi obbligano, come l'International Health Regulation, a notifiche rapidissime - entro le 24 ore - di qualsiasi prima avvisaglia di contagio.

All'inizio della crisi - con riconoscimento già molto tardivo da parte di Pechino, più di sei settimane dopo aver certezza che il virus si stava diffondendo nell’Hubei - il regime dichiarava di essere in pieno controllo della situazione; di aver preso misure draconiane per lottare contro quello che gli stessi documenti ufficiali avevano subito battezzato WuhanVirus; salvo pentirsene successivamente trovandogli altri nomi. Xi Jinping sparisce per una decina di giorni. Il tempo necessario a mollare il cerino in mano ai dirigenti comunisti dell'Hubei e di Wuhan. Ne licenzia alcuni. Dichiara che erano loro ad aver commesso errori aggravando la crisi e per motivare la decisione ribadisce che proprio da Wuhan era partita l'epidemia. Obbligarci a credere che un'epidemia in atto da settimane in una delle regioni di maggior importanza per l'economia del Paese fosse stata tenuta nascosta per settimane a un leader supremo che esige il controllo assoluto su sicurezza, sviluppo, e fedeltà di ogni singolo cittadino, supera evidentemente non solo il buon senso, ma il limite del ridicolo. La cronologia documentata degli eventi inchioda Pechino.

Le ricostruzioni ufficiali di Parigi e di Washington pubblicate da autorevoli inchieste giornalistiche (non smentite da Pechino: ad es. Le Monde 26/4/20, 17/4/20 e 6/5/20) evidenziano le gravi carenze di sicurezza rilevate da scienziati recatisi negli ultimi anni a Wuhan, o che erano stati coinvolti alla progettazione di un laboratorio tecnologicamente avanzatissimo, progettato e finanziato dalla Francia in un quadro di cooperazione scientifica iniziata - per questo settore - nel 2003 per combattere la SARS: una collaborazione finita poi male per le costanti preclusioni cinesi a qualsiasi trasparenza e condivisione delle ricerche, e delle misure di sicurezza.

L'Istituto di Virologia di Wuhan, nel quale è inserito il Laboratorio P4 di massima sicurezza abilitato a trattare i virus più pericolosi, è un'istituzione fondata agli albori del regime comunista, 66 nel 1956. I suoi scienziati sono noti soprattutto per aver creato versioni ibride del coronavirus reperibile nei pipistrelli che possono infettare le cellule umane. La rivista scientifica Nature nel 2015 pubblicava un articolo di un noto virologo dell'Istituto Pasteur di Parigi, Simon Wain-Hobson, che sollevava molti dubbi sul livello di rischio associato a tali ricerche, osservava che siccome il nuovo virus "cresce sorprendentemente bene nelle cellule umane, se fosse scappato nessuno avrebbe potuto prevederne la traiettoria".

Questi timori possono aver facilitato il diffondersi di teorie che il virus sarebbe stato "prodotto in laboratorio". Nature cercava poi di prendere le distanze, nel pieno della polemica. Lo scorso marzo dichiarava l'insussistenza di prove che il virus della pandemia fosse stato engineered in un laboratorio.

L'Istituto Pasteur di Parigi e i suoi ricercatori non erano certo i soli in Francia a occuparsi dei programmi di collaborazione con Wuhan. I loro colleghi dei centri di ricerca a Lione erano dal 2003, anno della epidemia SARS, molto coinvolti nei programmi di collaborazione tra Francia e Cina. Erano stati in un primo tempo forniti alla Cina dei Laboratori P3 mobili, ma Parigi si era ben presto risentita per la mancanza di informazioni che Pechino forniva sul loro utilizzo, facendone temere impieghi militari. Tuttavia, le trattative riprendono con Michel Barnier, Ministro della Salute di Jacques Chirac, e il Prof. Alain Mérieux di Lione viene incaricato nel 2008 di presiedere una task force per realizzare a Wuhan un laboratorio molto avanzato, livello P4. Sotto Sarkozy, nel 2010, l'operazione è correttamente notificata all'OMS. La realizzazione richiede cinque anni. Ma non è un lieto fine. I francesi lamentano la scarsissima collaborazione di una controparte che pretende di fare tutto da sé, ostacolando gli scienziati francesi. Al punto che, nel 2015 la Technip, che avrebbe dovuto certificare l'impianto, si rifiuta di farlo. Anche il Prof. Merieux si dimette.

La Commissione Internazionale di Inchiesta su origine e modalità di diffusione della pandemia è un dovere per tutta la Comunità Internazionale, una responsabilità per i Governi degli Stati colpiti nei confronti dei loro cittadini, e per lo stesso Governo cinese.

Come è possibile continuare a fare finta di niente, come vuole Xi Jinping? Si può rinunciare a indagare sull'origine di un disastro epocale per l'umanità intera, che potrebbe riprodursi, provocato da qualcosa che in ogni caso è partito da Wuhan -come inizialmente ammesso dalle stesse Autorità cinesi - per un virus che in ogni caso è oggetto di manipolazioni, test, esperimenti su mutazioni che riguardavano anche le cellule umane? Il protervo rifiuto cinese di dare qualsiasi risposta non fa confermare la certezza che c'è molto da nascondere. Quale che sia stata la via di fuga del virus, la Cina deve rispondere per le falle nella sicurezza di un sistema di ricerca che continua a essere una grave minaccia. Quali sono gli esperimenti effettuati a Wuhan e notificati all'OMS? Le ricerche sui pipistrelli erano conosciute, e autorizzate? A che condizioni e sotto quale supervisione internazionale, dati i precedenti della SARS? L'Inchiesta deve a questo punto riguardare oltre che tutte le attività cinesi di ricerca in questo settore, l'intero funzionamento dell'OMS.

Come avviare l’indagine? Penso ad un’iniziativa della Assemblea Generale delle Nazioni Unite, trattandosi di questione di salute globale, di economia e sviluppo, e di emergenza umanitaria. Grandi questioni che rientrano tra le funzioni centrali dell’Assemblea Generale, che tra l’altro può disporre di finanziamenti e misure operativi adeguate. Inoltre, non sono da escludere ricorsi alle giurisdizioni internazionali come Corte internazionale di Giustizia, WTO, Corte permanente di Arbitrato sono non soltanto possibili, ma hanno solide basi giuridiche.

67 Allegato D - China’s growing political influence in Italy: a case study of Beijing’s influencing tactics in Europe, di Lucrezia Poggetti

Alleghiamo di seguito l’introduzione alla pubblicazione The Art of Deceit: How China and Russia use sharp power to subvert the west, redatto da Dr Andrew Foxall & Dr John Hemmings per The Henry Jackson Society, pubblicato nel dicembre 2019, e il contributo di Lucrezia Poggetti (Mercator Institute for China Studies): China’s growing political influence in Italy: a case study of Beijing’s influencing tactics in Europe107.

107 Lucrezia Poggetti, “China’s growing political influence in Italy: a case study of Beijing’s influencing tactics in Europe”, in: The Art of Deceit: How China and Russia use sharp power to subvert the west, ed. by Dr Andrew Foxall & Dr John Hemmings; The Henry Jackson Society, Dicembre 2019, https://henryjacksonsociety.org/wp-content/uploads/2019/12/ HJS-Sharp-Power-Report-FINAL.pdf. 68 THE ART OF DECEIT: HOW CHINA AND RUSSIA USE SHARP POWER TO SUBVERT THE WEST

INTRODUCTION Dr Andrew Foxall and Dr John Hemmings

In the immediate aftermath of the Cold War, liberal democracy seemed to be in the ascendency while communist authoritarianism appeared to have been consigned to the ‘dustbin of history’. Over the last decade or so, however, it is authoritarianism, rather than democracy, that has been in the ascendency, with ruling elites in China and Russia centralising power inside their borders and exporting their norms and behaviour into the rules-based international system. Defned by top-down authoritarianism and crony-capitalism, the two states have consolidated power under strongmen-style leaders, Xi Jinping and Vladimir Putin. In the process of challenging the international order over the last two decades, both leaders have carried out ever-increasing acts of political warfare against the West. For China, the template for subverting one’s enemies can be found in Sun Tzu’s “winning without fghting” principle,1 in addition to the “Three Warfares” concept described in a seminal 1999 People’s Liberation Army’s (PLA) book, Unrestricted Warfare.2 Such writings have been given pride of place in Xi’s promotion of the United Front Work Department, one of the ‘magic weapons’ of the Chinese Communist Party. For Russia, much has been made of the writings of General Valerii Gerasimov, Chief of the General Staff of the Russian Armed Forces, since 2013, but the Kremlin’s contemporary tactics are similar to those it employed during the Cold War.3 What is meant by ‘political warfare’? The term encompasses a wide range of domestic and international instruments that have historically been used to persuade, intimidate, undermine, coerce, and weaken opponents, all in the effort of achieving desired political goals. It also includes economic warfare, cyber warfare, and many other forms of warfare short of conventional military combat. Within this, as China and Russia are claiming larger roles on the global stage they are devoting increasing amounts of effort and money to shape international public opinion. While such efforts cannot be considered ‘soft power’ due to their state-driven functionality, they are not exactly ‘hard power’ in the openly coercive sense either. Nor are they public diplomacy, since their modus operandi is to work behind the scenes, covertly. In this context, the National Endowment for Democracy scholars Christopher Walker and Jessica Ludwig coined the term “sharp power” as the attempts to pierce or penetrate the political and information environments of targeted countries.4 While there has much debate over recent years as to whether sharp power is substantively different from soft or hard power, we believe there is merit in the term as a distinct sub-genre of what was historically called ‘infuence operations’. The age of the internet and the pervasiveness of the digital space, combined with the internationalisation of Western media and business, have intensifed the reach of authoritarian states in ways that simply were not possible during the Cold War. These developments give renewed importance to Henry Kissinger’s

1 Sun Tzu, The Art of War (New York: Dover Publications Inc., 2002), p. 49. 2 Qiao Liang and Wang Xiangsui, Unrestricted Warfare, translated by Foreign Broadcast Information Service (Beijing, China: PLA Literature and Arts Publishing House, February 1999), available at: http://www.terrorism.com/documents/ unrestricted.pdf, last visited: 28 November 2019. 3 Giles, K., ‘Russia’s ‘New’ Tools for Confronting the West: Continuity and Innovation in Moscow’s Exercise of Power’, Chatham House (2016), available at: www.chathamhouse.org/sites/default/fles/publications/2016-03-russia-new- tools-giles.pdf, last visited: 28 November 2019, pp. 11-12. 4 Walker, C. and Jessica Ludwig, ‘From ‘Soft Power’ to ‘Sharp Power’: Rising Authoritarian Infuence in the Democratic World’, National Endowment for Democracy, December 2017, available at: https://www.ned.org/wp-content/ uploads/2017/12/Introduction-Sharp-Power-Rising-Authoritarian-Infuence.pdf, last visited: 28 November 2019.

7 THE ART OF DECEIT: HOW CHINA AND RUSSIA USE SHARP POWER TO SUBVERT THE WEST observation, made in 1955, that the “predominant aspect of the new diplomacy is its psychological dimension”.5 The situation is increasingly stark. China and Russia are well-equipped, experienced, and highly skilled at conducting political warfare operations, including sharp power. Through such operations they are actively working to undermine the core interests of the West, seeking to subvert its cohesion, and attempting to erode the resilience of liberal democratic societies. In contrast to the Western bloc, which abandoned high-level political warfare operations at the end of the Cold War, China and Russia have been undertaking operations to achieve these goals for much of the last two decades. NATO member states in Europe – particularly those in the Baltics – have borne the brunt of Russian meddling and mischief-making, particularly in the wake of cyber-attacks on Estonia in 2007. Australia, New Zealand, Canada, and the United Kingdom are increasingly serving as testing grounds for intrusions into democratic political institutions and processes by China and its surrogates. There is no set pattern or template for Chinese and Russian political warfare operations. The strength of this approach is that neither country relies too heavily on a single instrument or series of instruments to achieve their goals; different instruments are combined and their mix is adapted to the requirements of each specifc circumstance. This full spectrum approach is mirrored in the relationships which the Chinese and Russian authorities seek to engender with individuals and organisations. Some are paid collaborators and agents, some are ‘fellow travellers’ sympathetic to the goals of the Chinese and Russian authorities, and some are ‘useful idiots’ who – perhaps even for the most altruistic or innocent of reasons – participate in Chinese- and Russian-backed activities and, in doing so, further the agendas of Beijing and Moscow. This report explores Chinese and Russian sharp power in three key pillars of Western liberal democracies: pluralistic politics; a free media; and academia. It is based on a one- day, closed-door conference hosted by the Henry Jackson Society and Konrad Adenauer Stiftung’s UK and Ireland Offce in June 2019. The conference brought together academics, commentators, think tankers, policy experts, and offcials from a range of Western countries, including the United States, Germany, the UK, Italy, Taiwan, and Australia. The conference explored questions including: How deeply is the strategy and practice of political warfare held in China and Russia? What form does it take, and what instruments are used? How do these instruments differ across space and time? How much of a threat does Chinese and Russian political warfare ultimately pose to the West? And how can the West increase its resilience in order to counter this? Some of the answers the conference provided are contained in the essays that follow. As it proceeds, this report is divided into seven essays. The frst two essays detail Russian and Chinese sharp power in the context of European politics. The frst essay, by Neil Barnett, focuses on the ‘tripod’ of Russian political warfare instruments: disinformation and cyber; fnancial; and human. The second essay, written by Lucrezia Poggetti, describes China’s infuence operations among Italy’s ruling elites and the nature of the challenge the operations pose to authorities in Rome. Across both essays, the authors address the ways in which China and Russia have: created

5 Kissinger, H. A.., ‘Psychological and Pressure Aspects of Negotiations with the USSR’ in Psychological Aspects of United States Strategy, CIA (1955), available at: www.cia.gov/library/readingroom/docs/CIA-RDP86B00269R000300120001-4. pdf, last visited: 28 November 2019, p. 170..

8 THE ART OF DECEIT: HOW CHINA AND RUSSIA USE SHARP POWER TO SUBVERT THE WEST sympathetic lobby groups; funnelled money to political parties; generated good-will amongst politicians through seemingly non-political initiatives; and interfered with domestic political processes. The third and fourth essays discuss Russian and Chinese political warfare in the context of a free media. The third essay, by Jakub Janda and Veronika Víchová, discusses the goals, key characteristics, and tools kits that Russia uses in Central and Eastern Europe. The fourth essay, by Didi Kirsten Tatlow, does this for Europe as a whole, describing the raison d’être and successes of China’s ‘Great External Propaganda’. Taken together, the essays consider the extent to which China and Russia infuence the media agenda through, for example: the establishment of media outlets; the placing of opinion editorials and news by ‘useful idiots’; and the creation of ‘fake news’. While many in policy circles challenge the effcacy of ‘clumsy’ Russian and Chinese efforts to sway Western audiences, there is still too little being done to assess the impact. The ffth and sixth essays provide details about how Moscow and Beijing undermine European academia. The ffth essay, written by Andrew Foxall, details four ways through which Russia has been able to extend its infuence in Western academia: self- censorship; the funding of academic institutions; the use of academic activities for the purposes of intelligence gathering; and denying access to Russia for those who are critical of the Kremlin and its policies. The sixth essay, by Matthew Henderson, takes a similar approach to China, arguing that Britain’s record of academic freedom, excellence, and innovation makes its universities a key target for Beijing. China’s use of Confucian Institutes and student groups inside the West has been on full display in recent Hong Kong-related protests in Australia and elsewhere. The seventh and fnal essay, by Andrew Hastie MP, argues that there is a serious mismatch between the major authoritarian states and the West in the political warfare domain. China and Russia are well-equipped and have been engaged in such operations for many years. The West, by contrast, has not addressed the challenge seriously since the end of the Cold War. In order to move beyond this impasse, the essay discusses a range of potential policy responses. Taken together, we hope that these essays will bring such issues to a wider audience, for, as the report argues, Russian and Chinese efforts often seek to operate silently and in the shadows, beyond the glare of public attention.

9 THE ART OF DECEIT: HOW CHINA AND RUSSIA USE SHARP POWER TO SUBVERT THE WEST

2. CHINA’S GROWING POLITICAL INFLUENCE IN ITALY: A CASE STUDY OF BEIJING’S INFLUENCING TACTICS IN EUROPE Lucrezia Poggetti

Italy’s signing of a Memorandum of Understanding (MoU) on China’s Belt and Road Initiative (BRI) in March 2019 sparked controversy among Rome’s European partners and the US. They feared it would undermine efforts to devise a more coherent EU China strategy and lend legitimacy to Beijing’s geopolitical ambitions. However, before Italy formally endorsed the initiative, China had already been cultivating networks for the promotion of BRI in Italian business and political elites. As China scholar Nadège Rolland has noted, Beijing utilises proxy organisations to disseminate a benevolent narrative around BRI. These groups work to “shape foreign perceptions and behaviours in a manner favourable to BRI, while at the same time inhibiting potential attempts to criticise or counter it”.12 This is particularly true for organisations linked to the Chinese Communist Party’s (CCP) United Front Work Department (UFWD), one of the agencies in charge of foreign infuence operations. The UFWD seeks to work with prominent individuals, including foreigners, for the promotion of CCP goals. In addition to courting Italian elites, China’s foothold in Italian media has expanded. On the sidelines of Xi Jinping’s March 2019 visit to Italy, many institutional agreements were signed, including those between leading Italian news agencies and Chinese party-state media.13 A growing foothold in Italy’s media landscape gives Beijing a platform to spread its offcial views. With discussions on China being still largely limited to expert circles and only occasionally entering mainstream debates, Beijing has signifcant potential to infuence the narrative on China in Italy relatively unchallenged.

Courting Italian Political and Business Elites to Cultivate Favourable Views of BRI In 2013, the creation of the Italy-China Friendship Association (ICFA) largely went unnoticed. The ICFA describes itself as the “Italian branch” of the Chinese People’s Association for Friendship with Foreign Countries (CPAFFC).14 Experts on China’s infuence operations have described the CPAFFC as a CCP organisation that works to “make the foreign serve China” and as “the public face of the UFWD”.15; 16 ICFA’s inauguration was held under the patronage of the Italian Ministry of Economic Development and Ministry of Foreign Affairs, signalling a lack of awareness about the association’s links to the Chinese agency that conducts foreign infuence activities.

12 Rolland, N., ‘Mapping the footprint of Belt and Road infuence operations’, Synopsis, 12 August 2019, available at: sinopsis.cz/wp-content/uploads/2019/08/rollandbri.pdf, last visited: 5 November 2019. 13 ’Intese istituzionali sottoscritte tra Italia e Cina a Villa Madama’, Ministero dello Sviluppo Economico, 23 March 2019, available at: www.governo.it/sites/governo.it/fles/Intese_istituzionali_Italia-Cina.pdf, last visited: 5 November 2019. 14 Pivetti, I. and L. Jianping, ‘Nasce Italy China Friendship Association Una Grande Opportunita per gli Scambi Culturali ed Economici tra Italia e Cina’, Irene Pivetti, n. d., available at: www.irenepivetti.it/news/174-nasce-italy-china-friendship- association-una-grande-opportunita-per-gli-scambi-culturali-ed-economici-tra-italia-e-cina, last visited: 5 November 2019. 15 Brady, A.-M., ‘Magic Weapons: China’s political infuence activities under Xi Jinping’, Wilson Centre (2017), available at: www.wilsoncenter.org/sites/default/fles/for_website_magicweaponsanne-mariesbradyseptember2017.pdf, last visited: 5 November 2019. 16 Diamond, L. et al., ‘Chinese Infuence and American Interests: Promoting Constructive Vigilance’, The Hoover Institution (2018), available at: www.hoover.org/sites/default/fles/research/docs/chineseinfuence_americaninterests_ fullreport_web.pdf, last visited: 5 November 2019.

14 THE ART OF DECEIT: HOW CHINA AND RUSSIA USE SHARP POWER TO SUBVERT THE WEST

The ICFA’s president is Irene Pivetti, a journalist, TV anchor, and former president of the Italian Chamber of Deputies as a member of Italy’s far-right League party. Throughout frequent trips to China, she has been rewarded with councillor positions in the city governments of Yangzhou and Huai’an.17; 18 The Corporate Europe Observatory (CEO) has described her lobby work as “mainly focused on the promotion of China’s Belt and Road Initiative”.19 Her business advisory frm, Only Italia, promotes Italy-China trade and investment ties.20 Only Italia’s vice president, Chinese national Vittorio Zhu (朱金 亮), boasts on his biography of formal ties to Beijing’s United Front, including having been invited by the United Front to participate in an event in 2015 and having become executive vice president of the Council for the Promotion of the Peaceful Reunifcation of China (CPPRC) in 2011.21 Zhu is also honorary president of the Zhejiang Overseas Chinese Association in Milan and regularly attends UFWD-organised events in his offcial capacities.22 Most recently, he attended a reception in Milan in July 2019, organised on the occasion of an offcial visit by member of the Standing Committee of the Zhejiang Provincial Party Committee and Minister of the UFWD of the Provincial Party Committee, Xiong Jianping (熊建平), who met Chinese communities in Milan, Florence, and Prato.23; 24 On a trip to China in August 2019, Pivetti met United Front offcials. The Overseas Chinese Affairs Offce of the State Council, administratively under the UFWD, reported the meeting and stated that since Rome endorsed BRI, the ICFA “has put BRI to its core, timely adjusting the priorities and direction of its work”.25 Pivetti is not the only lobbyist who has worked with the Chinese government. In 2017, Michele De Gasperis founded Italy’s OBOR Institute, a BRI consultancy.26 Since 2016, De Gasperis has also served as chief representative of the Italian offce of the Overseas Investment Union of the Investment Association of China, an organisation under the National Development and Reform Commission (NDRC) of the Chinese government.27 His promotional work on BRI has also been featured in publications by the La Rouche Movement, which became known in Germany’s 2017 Federal Elections for being behind a political party whose campaign centred on promoting BRI.28;29

17 ‘Irene Pivetti Nominata Consigliere della Città di Yangzhou’, Only Italia, n. d., available at: www.only-italia.it/irene- pivetti-nominata-consigliere-della-citta-di-yangzhou/, last visited: 5 November 2019. 18 ’Chi Sono’, Irene Pivetti, n. d., available at: www.irenepivetti.it/chisono, last visited: 5 November 2019. 19 ‘Follow the New Silk Road: China’s growing trail of think tanks and lobbyists in Europe’, Corporate Europe Observatory, 8 April 2019, available at: corporateeurope.org/en/2019/04/follow-new-silk-road-chinas-growing-trail-think-tanks- and-lobbyists-europe, last visited: 5 November 2019. 20 ‘Organigramma’, Only Italia, n. d., available at: www.only-italia.it/chi-siamo/sistema-only-italia/, last visited: 5 November 2019. 21 ‘I Soci’, Yinhe Hub, n. d., available at: www.yhhub.it/it/2017/03/06/i-soci/, last visited: 5 November 2019. 22 ‘米兰“改革开放40周年”图片展落幕 华人学生受益’, The United Front Work Department of CPC Central Committee, 24 December 2018, available at: www.zytzb.gov.cn/hrhq/300931.jhtml, last visited: 5 November 2019. 23 ‘米兰华侨华人工商会换届 浙江统战部长提四点希望’, ChinaQW, 13 July 2019, available at: www.chinaqw.com/hqhr/2019/07- 13/226557.shtml, last visited: 5 November 2019. 24 ‘浙江省委常委、统战部部长熊建平率侨务代表团访问普拉托’, Italia Prato Huashanghui, n. d., available at: www. italiapratohuashanghui.com/a/info/2019/0718/424.html, last visited: 5 November 2019. 25 ‘丽水统战部长会见意对华友协代表团成员 促交流合作’, Overseas Chinese Affairs Offce of the State Council, 8 August 2019, available at: www.gqb.gov.cn/news/2019/0819/46627.shtml, last visited: 5 November 2019. 26 ‘About Us’, Istituto Italiano OBOR, n. d., available at: www.oborit.org/about-us.html, last visited: 5 November 2019. 27 ‘Profle’, De Gasperis, n. d., available at: www.degasperis.org/profle.html, last visited: 5 November 2019. 28 De Gasperis, M., ‘President of Italian OBOR Institute: Belt and Road Is a Strategically Stabilizing Factor’, Executive Intelligence Review 46.23 (2019), pp. 22-24, available at: larouchepub.com/eiw/public/2019/eirv46n23-20190614/22-24_4623.pdf, last visited: 5 November 2019. 29 Allen-Ebrahimian, B., ‘Lyndon LaRouche Is Running A Pro-China Party In Germany’, Foreign Policy, 28 September 2017, available at: foreignpolicy.com/2017/09/18/lyndon-larouche-is-running-a-pro-china-party-in-germany/, last visited: 5 November 2019.

15 THE ART OF DECEIT: HOW CHINA AND RUSSIA USE SHARP POWER TO SUBVERT THE WEST

Beijing has also been courting Italian politicians with representative positions in China- led initiatives. Former EU Commission president and Italian prime minister Romano Prodi is a member of the Belt and Road Forum advisory council, a group of retired international offcials coordinated by the Chinese Foreign Ministry.30; 31 Another former Italian premier, Massimo D’Alema, sits on the board of directors of the Silk Road Cities Alliances (SRCA), a Beijing-based initiative whose mission involves “mobilising, organising and coordinating domestic and overseas social resources” in the implementation of BRI.32; 33 Francesco Rutelli and former ambassador to China Alberto Bradanini also sit on the board of directors and the steering committee of the Silk Road Cities Alliances. Bradanini is also president of a China studies think tank in Italy.34 Notably, D’Alema was recently conferred a ‘Silk Road Super Ambassador Award’ for his contribution to BRI.35 With these networks already in place, the China-friendly policy promoted by then undersecretary of state for economic development, Michele Geraci, catalysed the process leading to Italy’s formal endorsement of BRI.36; 37 As he entered government, Geraci made signing onto China’s BRI and attracting investment under Beijing’s industrial policy, Made in China 2025, a priority by setting up a dedicated task force.38 In a June 2018 op-ed, published on the blog of Five Star Movement founder Beppe Grillo, Geraci called for Rome and Beijing to work together in different areas, including “cooperation and information exchange with China on public security”. This op-ed outraged a group of Italian scholars so much that they published a letter in response to Geraci’s “Chinese panacea”.39; 40 Geraci’s moves within the Italian government have been thoroughly reported in the media, from a failed attempt to hire a Chinese national as his personal assistant (raising concerns related to giving a foreign national access to his agenda and potentially sensitive documents) to more serious efforts to water down an EU framework for screening

30 Crawford, A. And P. Suzara, ‘Riding China’s Rise: The European Politicians in Beijing’s Orbit’, Bloomberg, 4 July 2018, available at: www.bloomberg.com/news/articles/2018-07-03/riding-china-s-rise-the-european-politicians-in-beijing- s-orbit, last visited: 5 November 2019. 31 ‘The Advisory Council of the Belt and Road Forum for International Cooperation Holds the First Meeting’, Ministry of Foreign Affairs of the People’s Republic of China, 18 December 2018, available at: www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/wjbxw/ t1624868.shtml, last visited: 5 November 2019. 32 ‘Introduction’, Silk Road Cities Alliance, n. d., available at: www.srca-info.com/srca/en/srca1/srca1_1/, last visited: 5 November 2019. 33 ‘Structure’, Silk Road Cities Alliance, 30 January 2018, available at: www.srca-info.com/srca/en/srca1/srca1_2/201801/ t20180130_1141.html, last visited: 5 November 2019. 34 ‘Consiglio Direttivo’, Centro Studi sulla Cina Contemporanea, n. d., available at: www.cscc.it/consiglio-direttivo, last visited: 5 November 2019. 35 Yuanzhi, L., ‘Five Ambassadors to China receive Silk Road Super Ambassador Award’, Global Times, 27 January 2019, available at: www.globaltimes.cn/content/1137186.shtml, last visited: 5 November 2019. 36 Poggetti, L., ‘Italy Charts Risky Course with China-Friendly Policy’, Mercator Institute for China Studies, 11 October 2018, available at: www.merics.org/en/blog/italy-charts-risky-course-china-friendly-policy, last visited: 5 November 2019. 37 Poggetti, L., ‘Italy’s BRI Blunder’, Project Syndicate, 21 March 2019, available at: www.project-syndicate.org/ commentary/italy-endorsement-of-china-bri-big-mistake-by-lucrezia-poggetti-2019-03?barrier=accesspaylog, last visited: 5 November 2019. 38 ‘MISE: Costituita la Task Force Cina’, Ministero dello Sviluppo Economico, 20 August 2018, available at: www.mise.gov. it/index.php/it/194-comunicati-stampa/2038553-il-mise-lancia-la-task-force-cina#page_top, last visited: 5 November 2019. 39 Geraci, M., ‘La Cina e li Governo del Cambiamento’, Beppe Grillo, 11 June 2018, available at: www.beppegrillo.it/la-cina- e-il-governo-del-cambiamento/, last visited: 5 November 2019. 40 Franceschini, I. et al., ‘The Chinese Panacea?’, 19 March 2019, available at: madeinchinajournal.com/2019/03/19/the- chinese-panacea/, last visited: 5 November 2019.

16 THE ART OF DECEIT: HOW CHINA AND RUSSIA USE SHARP POWER TO SUBVERT THE WEST foreign investment.41; 42; 43 Geraci is reported to have asked his staff to download (and communicate via) the Chinese messaging app WeChat, which is banned in other Western countries (for example, Australia) for fears related to China’s espionage.44 He also took part in La Rouche-organised events in Italy promoting BRI,45 and has downplayed security risks related to Chinese ICT company Huawei’s involvement in the rollout of Italy’s 5G network.46 The recent election of Chinese Italians to positions in local administrations has also attracted Beijing’s attention. In June, Democratic Party (PD) candidates Marco Wong (王小 波) and Teresa Lin (林诗璇) became the frst two such individuals, in the city of Prato which is home to the largest Chinese community in the country. Their election was celebrated by state-owned (CCTV) as a success for “Chinese participation in politics” (华人参政), the slogan for a CCP strategy to support ethnic Chinese politicians abroad as a means to incorporate them in United Front work.47; 48; 49 By trying to associate itself with ethnic Chinese in foreign administrations, even when these individuals do not have ties to the CCP, China risks creating mistrust and undermining the much needed representation of overseas Chinese in host countries’ politics.

China’s Expanding Foothold in the Italian Media Landscape As in other European countries, Chinese party-controlled media agencies are expanding cooperation with national news outlets. This allows the CCP to broadcast its views on domestic and international affairs via prominent European media, packaging propaganda as if it were independent news. China’s interest in ‘packaging’ its offcial narratives this way is well summarised in the words of the Chinese vice-consul general in Italy, Huang Yongyue. In 2018, Huang visited ClassEditori, a prominent publishing house that broadcasts Chinese-language radio China FM. He thanked the publishing house “for the positive attitude that [it] has shown towards Chinese projects, such as One Belt One Road, which are usually seen as [examples of] China’s expansionism, and not as opportunities for all the countries involved”, and added that “when it is Chinese media talking about BRI, the message comes across as propaganda, while when it is a Western media communicating [the message], perceptions change.”50

41 Blenkinsop, P., ‘EU Nears Deal for Tougher Screening of Foreign Investments’, Reuters, 9 November 2018, available at: www.reuters.com/article/us-eu-trade-investment/eu-nears-deal-for-tougher-screening-of-foreign-investments- idUSKCN1NE1BK, last visited: 5 November 2019. 42 Fittipaldi, E., ‘“Prima Italiano”. E il Ministero di Di Maio Caccia la Collaboratrice Cinese’, La Repubblica, 18 December 2018, available at: espresso.repubblica.it/attualita/2018/12/18/news/prima-l-italiano-e-il-ministero-di-di-maio-caccia- la-collaboratrice-cinese-1.329711, last visited: 5 November 2019. 43 Fittipaldi, E., ‘Per Salvini ci Sono “Prima gli Italiani”, ma al Ministero Assumono Cinesi’, La Repubblica, 4 December 2018, available at: espresso.repubblica.it/inchieste/2018/12/04/news/per-salvini-ci-sono-prima-gli-italiani-ma-al-ministero- assumono-cinesi-1.329184, last visited: 5 November 2019. 44 Pompili, G., ‘Chi Mise la Cina al Governo’, Il Foglio, 7 March 2019, available at: www.ilfoglio.it/esteri/2019/03/07/news/ chi-mise-la-cina-al-governo-241742/, last visited: 5 November 2019. 45 ‘Movisol Conference on BRI in Milan’, The International Schiller Institute, n. d., available at: schillerinstitute.com/ blog/2019/03/14/preliminary-report-movisol-conference-on-bri-in-milan/, last visited: 5 November 2019. 46 Follain, J., ‘Trump’s Huawei Threats Dismissed in Italian Pivot Toward China’, Bloomberg, 19 February 2019, available at: www.bloomberg.com/news/articles/2019-02-19/trump-s-huawei-threats-dismissed-in-italian-pivot-toward-china, last visited: 5 November 2019. 47 ‘[华人世界]意大利 两位华人当选普拉托市议员 创造当地华人参政历史’, CCTV, 19 June 2019, available at: tv.cctv. com/2019/06/19/VIDEyMdM7LfFK6LjaBsGYrlg190619.shtml, last visited: 5 November 2019. 48 ‘[加油]全民支持意大利普拉托华人竞选议员,大家都要去投上宝贵的一票!’, 欧洲华夏集团, 17 March 2019, available at: ihuarenbao. eu/20190317/14928, last visited: 5 November 2019. 49 Yeung, W. L. and C. Hamilton, ‘How Beijing is Shaping Politics in Western Australia’, The Jamestown Foundation, 9 May 2019, available at: jamestown.org/program/how-beijing-is-shaping-politics-in-western-australia/, last visited: 5 November 2019. 50 ‘China Fm, da Milano la Radio per i Cinesi’, ItaliaOggi, 4 April 2018, available at: www.italiaoggi.it/news/china-fm-da- milano-la-radio-per-i-cinesi-201804041153062920, last visited: 5 November 2019.

17 THE ART OF DECEIT: HOW CHINA AND RUSSIA USE SHARP POWER TO SUBVERT THE WEST

In October 2018, op-eds written by a regular Italian contributor to the CCP’s nationalist tabloid Global Times started circulating on Beppe Grillo’s blog, which is widely read by the populist party’s supporters. Less than two weeks before Xi Jinping’s visit to Italy, just while Italian government offcials were discussing whether to go ahead with the MoU signature, an article written for Global Times supporting the signing was translated in Italian and reposted on Grillo’s blog.51; 52 Recently, this phenomenon has attracted the attention of Italian China watchers after Grillo’s blog published articles supporting Beijing’s policies in Xinjiang, written by the same Italian Global Times contributor.53 While Italy-China media cooperation is not new, additional agreements were signed as Italy joined BRI. ANSA – the country’s leading newswire service – signed a cooperation agreement with party-state media Xinhua for the cross-posting of Xinhua pieces on its platforms.54 ANSA clarifed that Xinhua content would be clearly identifed and separate from the wire’s own production (articles cross-posted from the Chinese state agency are introduced as “ANSA-Xinhua”). It is, however, unlikely that the majority of Italian readers will know that Xinhua is one of China’s state news agencies. In March 2019, Rai, Italy’s national broadcaster, signed an MoU with China Media Group (CMG), the state media group that incorporates CCTV, and China Radio International (CRI) – entities that were recently required to register in Australia and the US as agencies representing foreign interests.55; 56; 57 More recently, ClassEditori also signed an agreement with CMG, its seventh Chinese partner.58 This content exchange and co-production agreement also entails publicising documentaries produced by the Chinese propaganda agency.59; 60 An expanding presence in Italian media gives Beijing a platform to spread its offcial views, while potentially inhibiting more critical debates from emerging. In addition to its footprint in Italian elite networks and media landscape, Chinese government agencies have been present in Italy through a more conventional network of Confucius Institutes and Classrooms and a Chinese Students and Scholars Union

51 Parenti, F. M., ‘US Squirms as Italy gets Closer to BRI’, Global Times, 10 March 2019, available at: www.globaltimes.cn/ content/1141547.shtml, last visited: 5 November 2019. 52 Parenti, F. M., ‘L’Italia nella Via della Seta? Si Scatena l’Irritazione della “Casetta Bianca”’, Il Blog di Beppe Grillo, 10 March 2019, available at: www.beppegrillo.it/litalia-nella-via-della-seta-si-scatena-lirritazione-della-casetta-bianca/, last visited: 5 November 2019. 53 Michelin, F., ‘Nessuna Persecuzione in Xinjiang. Parola di Pechino? No, di Grillo’, Formiche, 18 November 2019, available at: https://formiche.net/2019/11/nessuna-persecuzione-xinjiang-pechino-grillo/, last visited: 4 December 2019. 54 ‘ANSA-Xinhua collaboration accord signed’, ANSA, 22 March 2019, available at: www.ansa.it/english/news/general_ news/2019/03/22/ansa-xinhua-collaboration-accord-signed_aeba934e-af01-43a2-b5a3-cb90b4852fc4.html, last visited: 5 November 2019. 55 ‘Firmato MoU con China Media Group’, Rai, 22 March 2019, available at: www.rai.it/uffciostampa/articoli/2019/03/ Firmato-MoU-con-China-Media-Group--8c088f24-51f0-4449-be76-d2b06843824f.html, last visited: 5 November 2019. 56 O’Keeffe, K. and A. Viswanatha, ‘Chinese State Media Giant CGTN Registers as Foreign Agent in U.S.’, The Wall Street Journal, 5 February 2019, available at: www.wsj.com/articles/chinese-state-media-giant-cgtn-registers-as-foreign- agent-in-u-s-11549387532, last visited: 5 November 2019. 57 ‘Foreign Infuence Transparency Scheme Register Registration Record’, Australian Government, Attorney-General’s Department, n. d., available at: transparency.ag.gov.au/SearchItemDetail/71d37e84-f972-e911-8125-0050569d617d, last visited: 5 November 2019. 58 ‘Partnerships’, Class Editori, n. d., available at: www.classeditori.it/partnership.asp?language=ENG, last visited: 5 November 2019. 59 Brustia, C., ‘Mou fra Class Editori e China Media Group su Tv e grandi eventi’, Class Editori, 1 July 2019, available at: www. classxhsilkroad.it/news/azienda-media/mou-fra-class-editori-e-china-media-group-su-tv-e-grandi-eventi-201907 011641247244, last visited: 5 November 2019. 60 ‘Roma, Conferenza Stampa sulla Trasmissione del Micro-Documentario 4k in 100 Puntate ‘’Da Xi’an a Roma” in Italia’, China Radio International, 19 July 2019, available at: http://italian.cri.cn/opinioni/notizie/3208/20190719/342841.html, last visited: 4 December 2019.

18 THE ART OF DECEIT: HOW CHINA AND RUSSIA USE SHARP POWER TO SUBVERT THE WEST

(CSSUI).61; 62 Italian think tanks have also concluded partnership agreements involving Chinese SOEs and state think tanks, which are transparently communicated on their websites.63; 64; 65 With still few public debates on China, Italy is in urgent need to boost its own expertise and decrease dependency on Chinese actors regarding knowledge production and dissemination on China. For a country that has important ties with Beijing (for example, through law enforcement and extradition agreements),66; 67; 68 the ability to assess China’s activities is key for safeguarding Italian interests. While Italy’s new government has already taken a few steps to pursue a more balanced China policy compared to that of the previous coalition (for example, with a new cybersecurity law that also aims to protect Italy’s 5G networks and a resolution on Hong Kong),69; 70; 71 Beijing – whose campaigning across Europe has become more aggressive – will continue trying to exert infuence through existing channels. As such, Italy’s investment in China-literacy should be complemented with measures to strengthen transparency and disclosure requirements for media, universities, think tanks, and lobby organisations collaborating with foreign government agencies. Current engagements with United Front organisations and existing partnerships with Chinese party-state agencies should be reviewed to ensure that Italian interests and democratic principles – such as academic freedom and freedom of the press – are not being eroded.

61 ‘Confucius Institute/Classroom’, Hanban, n. d., available at: english.hanban.org/node_10971.htm, last visited: 5 November 2019. The list for Italy’s Confucius Classrooms is not comprehensive. 62 ‘ 学联简介’, Chinese Students and Scholars Union in Italy, 3 June 2009, available at: www.cssui.org/2009/06/03/%e6%8 4%8f%e5%a4%a7%e5%88%a9%e4%b8%ad%e5%9b%bd%e5%ad%a6%e7%94%9f%e5%ad%a6%e8%80%85%e8%81%94 %e8%b0%8a%e4%bc%9a%e7%ab%a0%e7%a8%8b/, last visited: 5 November 2019. The CSSUI was established in 2002 in liaison with the Chinese Embassy in Italy and describes itself on its website with patriotic undertones. 63 ‘Programma Cina – Partner: Pirelli’, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, n. d., available at: https://www. ispionline.it/it/ricerca/programma-cina, last visited: 4 December 2019. Chinese SOE ChemChina owns a 45% stake in Italy’s Pirelli. 64 ‘T.Wai Partners’, Torino World Affairs Institute, available at: https://www.twai.it/, last visited: 4 December 2019; ‘T.wai – Stato Patrimoniale e Rendiconto di gestione 2018’, Torino World Affairs Institute, 31 December 2018, available at: www. twai.it/wp-content/uploads/2019/05/T.wai-Bilancio-consuntivo-e-nota-integrativa-2018.pdf, last visited: 5 November 2019. 65 ‘Dialogo strategico con il Cicir di Pechino sui rapporti di Ue e Italia con la Cina’, Istituto Affari Internazionali, available at: https://www.iai.it/it/ricerche/cina-e-unione-europea-nel-sistema-di-global-governance, last visited: 4 December 2019; ‘Collaborazione con il China Institute for International Strategic Studies (Ciis)’, Istituto Affari Internazionali, available at: https://www.iai.it/it/ricerche/collaborazione-con-il-china-institute-international-strategic-studies-ciis, last visited: 4 December 2019. 66 ‘Ratifca ed esecuzione del Trattato tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica popolare cinese, in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale’, Normativa, 19 May 2015, available at: www.normattiva.it/ uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2015-04-29;64!vig=, last visited: 5 November 2019. 67 ‘Ratifca ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese’, Normativa, 10 October 2015, available at: www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:2015;161, last visited: 5 November 2019. 68 ‘Firmato Memorandum d’intesa tra Italia e Cina per l’esecuzione di pattugliamenti congiunti di polizia’, Ambasciata d’Italia Pechino, 5 October 2015, available at: ambpechino.esteri.it/ambasciata_pechino/it/ambasciata/news/dall_ ambasciata/2015/10/frmato-memorandum-d-intesa-tra.html, last visited: 5 November 2019. 69 Poggetti, L., ‘Italy’s New Government Lays the Foundation for a More Balanced China Policy’, Mercator Institute for China Studies, 17 September 2019, available at: https://www.merics.org/en/blog/italys-new-government-lays-foundation- more-balanced-china-policy, last visited: 4 December 2019. 70 ‘LEGGE 18 novembre 2019, n. 133’, Gazzetta Uffciale della Repubblica Italiana, 21 November 2019, available at: https:// www.gazzettauffciale.it/eli/id/2019/11/20/19G00140/sg, last visited: 4 December 2019. 71 Lamperti L., ‘Hong Kong, Sì alla Risoluzione Lupi. Quartapelle: “Superata la non Ingerenza”’, Affari Italiani, 3 December 2019, available at: http://www.affaritaliani.it/esteri/hong-kong-risoluzione-italia-lia-quartapelle-intervista-640699. html, last visited: 5 December 2019.

19

Farefuturo è una fondazione che promuove la cultura e i valori della Nazione, rifuggendo dal dilagante “presentismo”, nella convinzione che occorra il massimo impegno per disegnare il futuro dell’Italia nel contesto di una Europa delle Patrie. Opera a Roma e in diverse realtà territoriali con convegni, seminari di studi, corsi di formazione, attività editoriale e programmi di ricerca. Pubblica la rivista Chartaminuta.it Collabora a livello internazionale con la Fondazione New Direction, espressione del Conservatorismo europeo, e con altre fondazioni popolari e sovraniste, per elaborare progetti condivisi che possano dare risposte alla decadenza dell’Occidente, riaffermando le comuni radici classiche e cristiane e i valori civili, sociali e politici della civiltà europea in una visione moderna e proiettata al futuro. Nata nel 2007 dalla esperienza dell’Osservatorio Parlamentare, Istituto creato nel 1994 in occasione del primo successo elettorale del centrodestra italiano, ha caratterizzato l’esperienza politica e culturale del “polo delle libertà” e poi delle successive alleanze di centrodestra, a cui ha contribuito con idee, progetti e convegni utili a definire i programmi e formare la nuova classe dirigente. Presidente è Adolfo Urso, Segretario generale Mario Ciampi, Segretario Amministrativo Francesco Zaffini.

www.farefuturofondazione.it [email protected]