Scenari-Modello
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SCENARI DI EVENTO E SCENARI DI DANNO Tra tutti gli eventi possibili, che possono interessare un determinato territorio, bisogna selezionare quelli che vanno assunti a riferimento per i diversi tipi/ambiti possibili di preparazione all’accadimento. Innanzitutto va determinato l’evento frequente e di ridotta intensità per il quale si vuole che il sistema resti indenne (per un edificio corrisponderebbe alla sollecitazione completamente assorbita dalla struttura e dalle opere complementari per la Protezione civile potrebbe esser fatto corrispondere ad una situazione che richieda solo un’evacuazione cautelare e la sospensione temporanea di alcune funzioni); a seguire, l’evento raro (che potrebbe/dovrebbe essere assunto come evento standard locale) per il quale il sistema territoriale è in grado di esprimere una capacità autonoma di reazione e/o ripresa (per un edificio corrisponderebbe alla sollecitazione che pur assorbita completamente dalla struttura, determini l’interruzione di alcuni servizi o il danneggiamento di alcuni elementi di finitura; per la Protezione Civile potrebbe esser fatto corrispondere all’evento che la struttura locale è in grado di affrontare autonomamente con le risorse esistenti in loco); infine, l’evento molto raro per il quale il sistema territoriale subisce danni e cadute di funzionalità ma non collassa e, con aiuti esterni, è in grado di riprendersi (dovrebbe corrispondere alla sollecitazione in grado di determinare per un edificio danni strutturali, fino all’inabitabilità, ma con la possibilità per la popolazione di evacuare; per la Protezione Civile potrebbe esser fatto corrispondere all’evento che richiede il supporto di altre risorse a fianco di quelle locali e il ricorso a sistemazioni provvisorie per la popolazione e le funzioni territoriali) Oltre ai tipi di evento così selezionati, esiste la probabilità (bassa) di eventi a carattere eccezionale, rispetto ai quali tuttavia non è pensabile (economicamente, organizzativamente, politicamente) approntare sistemi di mitigazione “ragionevoli” o plausibili in grado di fare fronte completamente al loro esplicarsi: per essi bisogna selezionare poche e chiare priorità tra gli elementi del territorio e perseguire solo per questi il massimo grado di sicurezza/resistenza (popolazione, servizi strategici). Piano Provinciale di Emergenza 237 I diversi scenari possono essere ottenuti modificando alquanto sia alcune delle caratteristiche dell’evento (che sono probabilistiche) che alcune delle grandezze descrittive del sistema territoriale che, infine, gli ordini di priorità definiti per gli interventi in modo da selezionare le azioni più efficaci ed il loro grado di flessibilità. Va sottolineato come alcune delle componenti dell’analisi di rischio siano di per se suscettibili di modificazioni nel tempo (sia per propria evoluzione che quale risultato degli interventi di mitigazione) e come l’analisi di rischio si configuri in realtà come un processo dinamico che comporta anche il monitoraggio dei fenomeni territoriali, verifiche periodiche, l’aggiornamento degli obiettivi e delle azioni perseguibili. Si ribadisce che, oltre che per la severità e il danno “atteso” (temuto), gli eventi vanno riconosciuti e classificati come quelli che richiedono il solo intervento degli organismi locali specializzati, quelli che necessitano della sola mobilitazione delle risorse locali, quelli infine per i quali il livello locale non è in grado di fornire da solo una risposta adeguata e necessita di interventi ed aiuti esterni; ciò comporta la conoscenza delle risorse disponibili o mobilitabili, della loro efficacia ed affidabilità. In altre parole ciò comporta la redazione di un credibile Piano di Protezione Civile articolato in funzione dei diversi eventi. All’interno del livello di rischio prefigurato e supponendo che esso non possa essere eliminato completamente. è necessario definire una soglia di rischio, per così dire, accettabile; operazione questa necessariamente politica che andrebbe condotta con la più larga partecipazione delle popolazioni esposte. A confronto con questa soglia di rischio vanno poste le azioni possibili (fattibilità, tempi di realizzazione, costi generalizzati, sinergie) per la riduzione del livello di rischio verso la soglia individuata: il procedimento di determinazione di detta soglia è dunque iterativo. Nei fatti esiste una soglia tecnica di rischio accettabile (quella che garantisce un livello residuo di danneggiabilità che però non da luogo a danni diretti a popolazione o cose), ed una soglia sociale di rischio accettabile, funzione della conoscenza del fenomeno rischioso da parte della popolazione, del livello di fiducia della stessa negli organismi pubblici, del livello di organizzazione della popolazione, ecc. Inizialmente, soglia sociale e soglia tecnica di rischio Piano Provinciale di Emergenza 238 accettabile possono non coincidere; ancora, è plausibile che il perseguimento di livelli bassi di detta soglia può comportare costi insostenibili o soluzioni tecniche e sociali improponibili. E’ comunque questo rischio accettabile che va preso a riferimento per la pianificazione e per i programmi attuativi. Il complemento del rischio accettabile costituisce il rischio residuo, cioè la quota parte di rischio che non si è in grado o è improponibile eliminare e rispetto alla quale vanno approntate politiche ed azioni di Protezione Civile. In considerazione una determinata tipologia di evento calamitoso, gli scenari di evento forniscono la descrizione delle dinamiche dell’evento ottenuta mediante l’analisi sia di tipo storico che fisico delle fenomenologie che lo generano. Si riportano di seguito alcuni scenari del rischio sismico. I dati macrosismici utilizzati per costruire gli scenari sono stati ricavati dal catalogo DOM 4.1, pubblicato dal GNDT. Gli eventi considerati sono stati selezionati tra quelli più significativi per la provincia di Matera, Le tabelle che seguono riportano le caratteristiche macrosismiche e la probabilità di accadimento (per Is > 6) di un fenomeno sismico con l’intensità risentita per ciascuno dei comuni colpiti, considerando un periodo di 50 anni, al fine di poter valutare la probabilità complessiva di accadimento di un fenomeno similare. Piano Provinciale di Emergenza 239 Terremoto del 16 dicembre 1857 della Basilicata Coordinate dell’epicentro: Lat. 40.35 Long. 15.85 Intensità macrosismica epicentrale 11 probabilità INTENSITA’ di accadimento di un N. COMUNE MACROSISMICA fenomeno con tale intensità in 50 anni 1 Grassano 8.5 20% 2 Salandra 8.5 25% 3 Ferrandina 8.0 20% 4 Gorgoglione 8.0 22% 5 Grottole 8.0 20% 6 Stigliano 8.0 21% 7 Garaguso 7.5 20% 8 Montescaglioso 7.5 13% 9 Pisticci 7.5 13% 10 Pomarico 7.5 13% 11 San Mauro Forte 7.5 19% 12 Tursi 7.5 14% 13 Aliano 7.0 59% 14 Cirigliano 7.0 62% 15 Miglionico 7.0 72% 16 Montalbano Jonico 7.0 53% 17 San Giorgio Lucano 7.0 57% 18 Tricarico 7.0 77% 19 Bernalda 6.5 84% 20 Rotondella 6.5 90% Probabilità media 39% Terremoto del 12 marzo 1887 della Calabria settentrionale Coordinate dell’epicentro: Lat. 39.57 Long. 16.22 Intensità macrosismica epicentrale 9 INTENSITA’ N. COMUNE MACROSISMICA 1 Ferrandina 4.0 2 Grassano 4.0 3 Grottole 4.0 4 Bernalda 3.5 5 Poliporo 3.5 6 Calciano 3.0 7 Pomarico 2.0 8 Scanzano Jonico 2.0 Piano Provinciale di Emergenza 240 Terremoto del 8 settembre 1905 della Calabria Coordinate dell’epicentro: Lat. 38.67 Long. 16.07 Intensità macrosismica epicentrale 10.5 probabilità INTENSITA’ di accadimento di un N. COMUNE MACROSISMICA fenomeno con tale intensità in 50 anni 1 Craco 6.0 93% 2 Ferrandina 6.0 89% 3 Montescaglioso 6.0 98% 3 Colobraro 5.5 4 Grassano 5.0 5 Montalbano Jonico 5.0 6 Nova Siri 5.0 7 Pisticci 5.0 8 Pomarico 5.0 9 San Mauro Forte 5.0 10 Tricarico 5.0 11 Tursi 5.0 12 Bernalda 4.5 13 Grottole 4.0 14 Irsina 4.0 15 Miglionico 4.0 16 Rotondella 4.0 Probabilità media 93% Terremoto del 8 settembre 1694 del Golfo di Policastro Coordinate dell’epicentro: Lat. 40.88 Long. 15.35 Intensità macrosismica epicentrale 10.5 probabilità INTENSITA’ di accadimento di un N. COMUNE MACROSISMICA fenomeno con tale intensità in 50 anni 1 Garaguso 8.0 20% 2 Salandra 8.0 25% 3 Craco 7.0 59% 4 Grassano 7.0 81% 5 Matera 7.0 47% 6 Pomarico 7.0 52% 7 San Mauro Forte 7.0 58% 8 Stigliano 7.0 59% 9 Tricarico 7.0 77% 10 Calciano 6.5 60% Probabilità media 54% Piano Provinciale di Emergenza 241 Terremoto del 21 marzo 1982 della Calabria Settentrionale Coordinate dell’epicentro: Lat. 40.00 Long. 15.77 Intensità macrosismica epicentrale 7.5 INTENSITA’ N. COMUNE MACROSISMICA 1 Bernalda 3.5 2 Pomarico 3.5 3 Miglionico 3.0 4 Montescaglioso 3.0 Terremoto del 25 aprile 1836 della Calabria Settentrionale Coordinate dell’epicentro: Lat. 39.57 Long. 16.73 Intensità macrosismica epicentrale 9 probabilità INTENSITA’ di accadimento di un N. COMUNE MACROSISMICA fenomeno con tale intensità in 50 anni 1 Craco 6.5 59% 2 Matera 5.0 Probabilità media 59% Terremoto del 6 luglio 1910 dell’Irpinia e Basilicata Coordinate dell’epicentro: Lat. 40.90 Long. 15.42 Intensità macrosismica epicentrale 8 INTENSITA’ N. COMUNE MACROSISMICA 1 Stigliano 5.0 2 Pomarico 4.5 3 San Mauro Forte 4.5 4 Tricarico 4.5 5 Ferrandina 4.0 6 Montescaglioso 4.0 Piano Provinciale di Emergenza 242 Terremoto del 28 giugno 1913 della Calabria Settentrionale Coordinate dell’epicentro: Lat. 39.53 Long. 16.23 Intensità macrosismica epicentrale 8 INTENSITA’ N. COMUNE MACROSISMICA 1 Pisticci 3.5 2 Rotondella 3.5 3 Ferrandina 2.0 Terremoto del 23 luglio 1930 dell’Irpinia Coordinate dell’epicentro: Lat. 41.05 Long. 15.37 Intensità macrosismica epicentrale 10 probabilità INTENSITA’ di accadimento di un N. COMUNE MACROSISMICA fenomeno con tale intensità in 50 anni 1 Salandra 6.5 67% 2 Tricarico 6.5 77% 3 Grassano 6.0 98% 4 Irsina 6.0 98% 5 Montalbano Jonico 6.0 98% 6 Ferrandina 5.0 7 Grottole 5.0 Probabilità media 88% Piano Provinciale di Emergenza 243 Terremoto del 23 novembe 1980 dell’Irpinia e Basilicata Coordinate dell’epicentro: Lat.