Città, Terre E Casali
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Capitolo primo CITTÀ, TERRE E CASALI 1.1 IL TERRITORIO La Provincia di Basilicata confinava a nord con il Principato Ultra e con la Capitanata, a est con la Terra di Bari e con la Terra d'Otranto, a sud con la Calabria Citra, a ovest con il Principato Citra (CARTINA 2). Essa trovava la sua unità più in elementi storico - amministrativi che nella struttura morfologica e geografica:17 era "dentro di terra e senza grandi città",18 oltre ad essere "la più chiusa e la men nota di tutte le province del regno";19 a tutto ciò si aggiungeva l'assenza pressoché totale delle vie di comunicazione. La delineazione territoriale è il punto di partenza per meglio analizza- re il rapporto fra territorio e popolazione, da un lato, e le dinamiche eco- nomiche e sociali da esso derivanti, dall'altro. Questa condizione di isolamento geografico costituì la premessa della prevalente chiusura economica e del debole sviluppo sociale di tale pro- vincia, quasi tagliata fuori da ogni rotta commerciale sia marittima, "non aveva porti sul mare e le poche spanne di costa affatto inapprodabili",20 che terrestre, essendo questo un territorio impraticabile "e per catene di montagne, per mal sicure boscaglie, per ripide balze e per vie dirupate o mal ferme sul suolo cretaceo che si scioglie e si frana, la più impervia, la meno accessibile".21 Questa condizione topografica "stranamente singolare",22 che rende- 17 P. Villani, F. Volpe, Territorio e popolazione della Basilicata nell'età moderna, in AA. VV., Società e religione in Basilicata, Roma 1978, vol. I, p. 415. 18 C. Porzio, Relazione del Regno di Napoli al Marchese di Mondesciar, viceré e capita- no generale nel Regno di Napoli, in G. De Rosa e A. Cestaro, Territorio e società nel- la storia del Mezzogiorno, Napoli 1973, p. 33. 19 G. Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, vol. II., Roma 1889, p. 214. 20 Ibidem. 21 Ibidem. 22 Ivi, p. 213. 13 va l'impervio territorio di tale provincia poco controllabile dallo Stato cen- trale, fece, tra l'altro, della Basilicata un luogo particolarmente adatto per lo sviluppo del banditismo. Proprio la condizione geografica, che rendeva questa regione "non […] adatta a trattenervi la popolazione",23 risultò determinante nella marginalizzazione di questa estrema periferia del Regno di Napoli. Quasi chiusa nel suo isolamento, la Basilicata dell'età moderna si trovò a combattere una guerra secolare contro carestie, epidemie, catacli- smi; fu il cuore delle rivolte contadine e del banditismo a sfondo sociale: espressione di una società disarmonica.24 CARTINA 2. La Provincia di Basilicata nel 1613 (di Mario Cartaro)25 23 P. De Grazia, La diminuzione della popolazione in Basilicata, in Bollettino della Reale Società geografica italiana, 1921, p. 420. 24 A. Cestaro, L'applicazione del Concilio di Trento nel Mezzogiorno, Salerno 1986, p. --187 25 I. Principe (a cura di), op. cit., p. 275. 14 L'agricoltura e la pastorizia costituivano l'unica forma di economia,26 peraltro molto debole, dal momento che questa provincia non aveva signi- ficativi sbocchi sul mercato. La società agricolo - pastorale viveva in una situazione di quasi immobilismo sociale, con marginali possibilità di svi- luppo.27 Non a caso qui la crisi del Seicento fu avvertita con maggiore violen- za rispetto al Principato Citra e alla Terra di Bari. La Basilicata fu, infatti, colpita più duramente rispetto alle province limitrofe non solo a causa dei cattivi raccolti, ma anche per la mancanza di vie di comunicazione28 che impedivano gli approvvigionamenti. Alla negativa congiuntura economica internazionale qui si andavano a sommare tutte le carenze strutturali dell'economia di questa terra. 1.2 ANDAMENTO DEMOGRAFICO NELLA PROVINCIA DI BASILICATA NEI SECOLI XVI E XVII Gli effetti della crisi del Seicento furono particolarmente incisivi, come si evince dai dati delle numerazioni focatiche.29 Come si può osservare dalla costruzione grafica (GRAFICO 1), la popolazione lucana crebbe costantemente nell'arco di tutto il Cinquecento fino al Seicento. Nel 1532 essa ammontava a circa 133.345 abitanti, passati a circa 174.911 nel 1545, 215.802 nel 1561 e, ancora, 227.907 nella rilevazione del 1595: nel corso del XVI secolo il numero di abitanti aumentò di circa 94.000 unità. Questo incremento appare significativo soprattutto se rapportato allo spopolamento che si era verificato nelle terre lucane nei secoli preceden- ti, dando luogo al fenomeno, molto diffuso nell'Italia meridionale, dei vil- 26 G. Racioppi, op. cit., vol. II, p. 214. 27 A. Cestaro, L'applicazione cit., p. 289. 28 F. Volpe, Territorio e popolazione, in G. De Rosa e A. Cestaro (a cura di), Storia della Basilicata, 3. L'Età moderna, a cura di A. Cestaro, Bari 2000, p. 11. 29 I dati sono stati calcolati da P. Ebner in base alle numerazioni focatiche: essi, seppur viziati dato lo scopo fiscale dei censimenti, costituiscono l'unica fonte per un esame globale dell'andamento della popolazione. Cfr. P. Ebner, "Tavole della popolazione della Basilicata dal 1532 al 1971", in appendice a Aree geografiche, culturali e reli- giose dell'antica Lucania, in AA.VV., Società e religione in Basilicata, Roma 1978. 15 lages désértes.30 Tra la metà del XIII secolo e la metà del XV (secolo), scomparve all'incirca un terzo di terre o città abitate, corrispondenti a cin- quantaquattro centri. Tale fenomeno, "che rileva una vera crisi demogra- fica",31 fu la conseguenza "delle guerre continue devastatrici, delle angherie dei prepotenti, delle rapine de' masnadieri, dell'insicurezza delle campagne […] dei cataclismi della natura".32 In un contesto territoriale così delineato, la crescita demografica veri- ficatasi nel Cinquecento si spiega alla luce del flusso migratorio di scrute- rini, greci, schiavoni e albanesi che interessò la Basilicata a partire dal 1473.33 Il fenomeno migratorio di fine Quattrocento interessò in modo parti- colare la zona del Vulture, ma anche San Chirico Nuovo, Ruoti, Brindisi di Montagna.34 Una seconda importante ondata migratoria si verificò in Basilicata nel 1534 quando i Coronei, in fuga dalla loro terra occupata dai Turchi, si insediarono nella zona del Vulture e nei centri di San Giorgio, San 250.000 200.000 150.000 100.000 abitanti 50.000 0 1500 1550 1600 1650 1700 anni GRAFICO 1. Andamendo demografico nella Provincia di Basilicata dal 1532 al 1669 30 C. Klapisch Zuber, J. Day, Villages désértes en Italie, in Villages désértes et histoire économique, Parigi 1965. 31 G. Racioppi, op. cit., vol. II, p. 207. 32 Ibidem. 33 T. Russo, Minoranze: albanesi, greci e schiavoni, in G. De Rosa e A. Cestaro (a cura di), Storia cit., vol. III, p. 93. 34 Archivio di Stato di Napoli (da ora ASN), Fondo, Frammenti di fuochi, vol. 77, anno 1545, f.24. 16 Costantino Albanese, Casalnuovo e Terranova di Pollino, aiutati in questo da Andrea Doria, feudatario di Tursi, Melfi, Forenza e Avigliano, che aveva combattuto contro i Turchi.35 A completare il mosaico etnico della provincia vi erano le comunità ebraiche,36 già insediatesi in molti centri della Basilicata a partire dal periodo angioino. L'area del Vulture vide così aumentare la sua popolazione in modo costante per tutto il Cinquecento; dai dati della tabella (TAV. 2) si evince un aumento di circa 11.560 unità nei soli centri di Venosa, Lavello e Melfi che dal 1532 al 1595 passarono rispettivamente da 3.525 a 5.285 abitanti (+1.860), da 1.285 a 3.510 (+2.225) e da 3.905 a ben 10.980 abitanti (+7.075). La città di Matera, fino al 1663 in Terra d'Otranto, era uno dei centri più popolati: nel 1595 superò i 15.500 abitanti; più in generale in tutta la zona del Materano i centri abitati videro un forte incremento demografi- co, come dimostra il confronto fra la numerazione del 1532 e quella del 1595: Bernalda passò da 450 a 3.365 abitanti (+2.915), Ferrandina da 1.895 a 5.155 (+3.260), Pisticci da 2.525 a 4.685 (+2.160), Stigliano da 1.470 a 3.460 (+1.990), Accettura da 350 a 1.505 (+1.155), Montescaglioso da 2.225 a 4.280 (+2.055). La posizione del Materano era preminente rispetto alle altre zone. Infatti, già agli inizi del Cinquecento, molti centri superavano i 500 fuo- chi, così come, nella zona del Vulture, i centri di Melfi, Venosa e Atella. Nel Potentino, invece, non risultavano grandi centri abitati, fatta ecce- zione per Potenza e Pietrapertosa; quest'ultima tra il 1532 e il 1561 si atte- stò tra i 2.600 ed i 2.700 abitanti. Nella bassa Val d'Agri spiccava solo Tursi che dai 4.000 abitanti del 1532 passò a 7.000 nel 1595. Verso la fine del Cinquecento, il Materano continuò a mantenere il primato della crescita demografica mentre, anche se inserite in un trend positivo, non apparivano rilevanti gli incrementi demografici nel Potentino, dove cominciavano a crescere i paesi dell'alta Val d'Agri (nel 1595 Marsico Nuovo contava 2.807 abitanti) e del Sinni (Colobraro nel 35 R. Giura Longo, La Basilicata cit., p. 20. 36 C. Colafemmina, Minoranze etniche, linguistiche e religiose: gli ebrei, in G. De Rosa e A. Cestaro (a cura di), Storia cit., vol. III, pp. 67e ss. 17 1595 aveva 2.915 abitanti). In questo periodo nacquero e si svilupparono anche molti centri del Lagonegrese. Nel 1595 Lauria arrivò a contare 5.485 abitanti, Maratea inferiore 2.780, Lagonegro 3.530 e Rivello 3.355. Dall'analisi di questi dati risulta evidente come le zone più accessibi- li dal mare e più adatte alla cerealicoltura siano state quelle che più si sono distinte per incremento demografico: Vulture, Materano, costa tirrenica, alta Val d'Agri e Sinni.37 La popolazione lucana crebbe ancora di circa 12.100 unità tra il 1561 ed il 1595, ma già dall'ultima numerazione del secolo si cominciò a veri- ficare un'inversione di tendenza in centri importanti come Tursi, Tricarico e Senise.38 Tursi vide crescere la sua popolazione dai 4.130 abitanti del 1532 agli 8.995 del 1561, ma improvvisamente il numero degli abitanti calò di circa 2.000 unità nel 1595; tale decremento aumentò ancora nel corso del seco- lo successivo: 4.000 abitanti nel 1648 e solo 1.980 nel 1669.