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Capitolo primo CITTÀ, TERRE E CASALI

1.1 IL TERRITORIO La Provincia di confinava a nord con il Principato Ultra e con la Capitanata, a est con la Terra di Bari e con la Terra d'Otranto, a sud con la Calabria Citra, a ovest con il Principato Citra (CARTINA 2). Essa trovava la sua unità più in elementi storico - amministrativi che nella struttura morfologica e geografica:17 era "dentro di terra e senza grandi città",18 oltre ad essere "la più chiusa e la men nota di tutte le province del regno";19 a tutto ciò si aggiungeva l'assenza pressoché totale delle vie di comunicazione. La delineazione territoriale è il punto di partenza per meglio analizza- re il rapporto fra territorio e popolazione, da un lato, e le dinamiche eco- nomiche e sociali da esso derivanti, dall'altro. Questa condizione di isolamento geografico costituì la premessa della prevalente chiusura economica e del debole sviluppo sociale di tale pro- vincia, quasi tagliata fuori da ogni rotta commerciale sia marittima, "non aveva porti sul mare e le poche spanne di costa affatto inapprodabili",20 che terrestre, essendo questo un territorio impraticabile "e per catene di montagne, per mal sicure boscaglie, per ripide balze e per vie dirupate o mal ferme sul suolo cretaceo che si scioglie e si frana, la più impervia, la meno accessibile".21 Questa condizione topografica "stranamente singolare",22 che rende-

17 P. Villani, F. Volpe, Territorio e popolazione della Basilicata nell'età moderna, in AA. VV., Società e religione in Basilicata, Roma 1978, vol. I, p. 415. 18 C. Porzio, Relazione del Regno di Napoli al Marchese di Mondesciar, viceré e capita- no generale nel Regno di Napoli, in G. De Rosa e A. Cestaro, Territorio e società nel- la storia del Mezzogiorno, Napoli 1973, p. 33. 19 G. Racioppi, Storia dei popoli della Lucania e della Basilicata, vol. II., Roma 1889, p. 214. 20 Ibidem. 21 Ibidem. 22 Ivi, p. 213.

13 va l'impervio territorio di tale provincia poco controllabile dallo Stato cen- trale, fece, tra l'altro, della Basilicata un luogo particolarmente adatto per lo sviluppo del banditismo. Proprio la condizione geografica, che rendeva questa regione "non […] adatta a trattenervi la popolazione",23 risultò determinante nella marginalizzazione di questa estrema periferia del Regno di Napoli. Quasi chiusa nel suo isolamento, la Basilicata dell'età moderna si trovò a combattere una guerra secolare contro carestie, epidemie, catacli- smi; fu il cuore delle rivolte contadine e del banditismo a sfondo sociale: espressione di una società disarmonica.24

CARTINA 2. La Provincia di Basilicata nel 1613 (di Mario Cartaro)25

23 P. De Grazia, La diminuzione della popolazione in Basilicata, in Bollettino della Reale Società geografica italiana, 1921, p. 420. 24 A. Cestaro, L'applicazione del Concilio di Trento nel Mezzogiorno, Salerno 1986, p. --187 25 I. Principe (a cura di), op. cit., p. 275.

14 L'agricoltura e la pastorizia costituivano l'unica forma di economia,26 peraltro molto debole, dal momento che questa provincia non aveva signi- ficativi sbocchi sul mercato. La società agricolo - pastorale viveva in una situazione di quasi immobilismo sociale, con marginali possibilità di svi- luppo.27 Non a caso qui la crisi del Seicento fu avvertita con maggiore violen- za rispetto al Principato Citra e alla Terra di Bari. La Basilicata fu, infatti, colpita più duramente rispetto alle province limitrofe non solo a causa dei cattivi raccolti, ma anche per la mancanza di vie di comunicazione28 che impedivano gli approvvigionamenti. Alla negativa congiuntura economica internazionale qui si andavano a sommare tutte le carenze strutturali dell'economia di questa terra.

1.2 ANDAMENTO DEMOGRAFICO NELLA PROVINCIA DI BASILICATA NEI SECOLI XVI E XVII Gli effetti della crisi del Seicento furono particolarmente incisivi, come si evince dai dati delle numerazioni focatiche.29 Come si può osservare dalla costruzione grafica (GRAFICO 1), la popolazione lucana crebbe costantemente nell'arco di tutto il Cinquecento fino al Seicento. Nel 1532 essa ammontava a circa 133.345 abitanti, passati a circa 174.911 nel 1545, 215.802 nel 1561 e, ancora, 227.907 nella rilevazione del 1595: nel corso del XVI secolo il numero di abitanti aumentò di circa 94.000 unità. Questo incremento appare significativo soprattutto se rapportato allo spopolamento che si era verificato nelle terre lucane nei secoli preceden- ti, dando luogo al fenomeno, molto diffuso nell'Italia meridionale, dei vil-

26 G. Racioppi, op. cit., vol. II, p. 214. 27 A. Cestaro, L'applicazione cit., p. 289. 28 F. Volpe, Territorio e popolazione, in G. De Rosa e A. Cestaro (a cura di), Storia della Basilicata, 3. L'Età moderna, a cura di A. Cestaro, Bari 2000, p. 11. 29 I dati sono stati calcolati da P. Ebner in base alle numerazioni focatiche: essi, seppur viziati dato lo scopo fiscale dei censimenti, costituiscono l'unica fonte per un esame globale dell'andamento della popolazione. Cfr. P. Ebner, "Tavole della popolazione della Basilicata dal 1532 al 1971", in appendice a Aree geografiche, culturali e reli- giose dell'antica Lucania, in AA.VV., Società e religione in Basilicata, Roma 1978.

15 lages désértes.30 Tra la metà del XIII secolo e la metà del XV (secolo), scomparve all'incirca un terzo di terre o città abitate, corrispondenti a cin- quantaquattro centri. Tale fenomeno, "che rileva una vera crisi demogra- fica",31 fu la conseguenza "delle guerre continue devastatrici, delle angherie dei prepotenti, delle rapine de' masnadieri, dell'insicurezza delle campagne […] dei cataclismi della natura".32 In un contesto territoriale così delineato, la crescita demografica veri- ficatasi nel Cinquecento si spiega alla luce del flusso migratorio di scrute- rini, greci, schiavoni e albanesi che interessò la Basilicata a partire dal 1473.33 Il fenomeno migratorio di fine Quattrocento interessò in modo parti- colare la zona del Vulture, ma anche San Chirico Nuovo, Ruoti, Brindisi di Montagna.34 Una seconda importante ondata migratoria si verificò in Basilicata nel 1534 quando i Coronei, in fuga dalla loro terra occupata dai Turchi, si insediarono nella zona del Vulture e nei centri di San Giorgio, San

250.000

200.000

150.000

100.000 abitanti 50.000

0 1500 1550 1600 1650 1700 anni GRAFICO 1. Andamendo demografico nella Provincia di Basilicata dal 1532 al 1669

30 C. Klapisch Zuber, J. Day, Villages désértes en Italie, in Villages désértes et histoire économique, Parigi 1965. 31 G. Racioppi, op. cit., vol. II, p. 207. 32 Ibidem. 33 T. Russo, Minoranze: albanesi, greci e schiavoni, in G. De Rosa e A. Cestaro (a cura di), Storia cit., vol. III, p. 93. 34 Archivio di Stato di Napoli (da ora ASN), Fondo, Frammenti di fuochi, vol. 77, anno 1545, f.24.

16 Costantino Albanese, Casalnuovo e Terranova di Pollino, aiutati in questo da Andrea Doria, feudatario di , Melfi, Forenza e Avigliano, che aveva combattuto contro i Turchi.35 A completare il mosaico etnico della provincia vi erano le comunità ebraiche,36 già insediatesi in molti centri della Basilicata a partire dal periodo angioino. L'area del Vulture vide così aumentare la sua popolazione in modo costante per tutto il Cinquecento; dai dati della tabella (TAV. 2) si evince un aumento di circa 11.560 unità nei soli centri di Venosa, Lavello e Melfi che dal 1532 al 1595 passarono rispettivamente da 3.525 a 5.285 abitanti (+1.860), da 1.285 a 3.510 (+2.225) e da 3.905 a ben 10.980 abitanti (+7.075). La città di , fino al 1663 in Terra d'Otranto, era uno dei centri più popolati: nel 1595 superò i 15.500 abitanti; più in generale in tutta la zona del Materano i centri abitati videro un forte incremento demografi- co, come dimostra il confronto fra la numerazione del 1532 e quella del 1595: passò da 450 a 3.365 abitanti (+2.915), da 1.895 a 5.155 (+3.260), da 2.525 a 4.685 (+2.160), da 1.470 a 3.460 (+1.990), da 350 a 1.505 (+1.155), da 2.225 a 4.280 (+2.055). La posizione del Materano era preminente rispetto alle altre zone. Infatti, già agli inizi del Cinquecento, molti centri superavano i 500 fuo- chi, così come, nella zona del Vulture, i centri di Melfi, Venosa e Atella. Nel Potentino, invece, non risultavano grandi centri abitati, fatta ecce- zione per Potenza e Pietrapertosa; quest'ultima tra il 1532 e il 1561 si atte- stò tra i 2.600 ed i 2.700 abitanti. Nella bassa Val d' spiccava solo Tursi che dai 4.000 abitanti del 1532 passò a 7.000 nel 1595. Verso la fine del Cinquecento, il Materano continuò a mantenere il primato della crescita demografica mentre, anche se inserite in un trend positivo, non apparivano rilevanti gli incrementi demografici nel Potentino, dove cominciavano a crescere i paesi dell'alta Val d'Agri (nel 1595 Marsico Nuovo contava 2.807 abitanti) e del Sinni ( nel

35 R. Giura Longo, La Basilicata cit., p. 20. 36 C. Colafemmina, Minoranze etniche, linguistiche e religiose: gli ebrei, in G. De Rosa e A. Cestaro (a cura di), Storia cit., vol. III, pp. 67e ss.

17 1595 aveva 2.915 abitanti). In questo periodo nacquero e si svilupparono anche molti centri del Lagonegrese. Nel 1595 Lauria arrivò a contare 5.485 abitanti, Maratea inferiore 2.780, Lagonegro 3.530 e Rivello 3.355. Dall'analisi di questi dati risulta evidente come le zone più accessibi- li dal mare e più adatte alla cerealicoltura siano state quelle che più si sono distinte per incremento demografico: Vulture, Materano, costa tirrenica, alta Val d'Agri e Sinni.37 La popolazione lucana crebbe ancora di circa 12.100 unità tra il 1561 ed il 1595, ma già dall'ultima numerazione del secolo si cominciò a veri- ficare un'inversione di tendenza in centri importanti come Tursi, e Senise.38 Tursi vide crescere la sua popolazione dai 4.130 abitanti del 1532 agli 8.995 del 1561, ma improvvisamente il numero degli abitanti calò di circa 2.000 unità nel 1595; tale decremento aumentò ancora nel corso del seco- lo successivo: 4.000 abitanti nel 1648 e solo 1.980 nel 1669. A Tricarico, dove la popolazione passò da 3.035 a 8.865 abitanti tra il 1532 e il 1561, si verificò una situazione analoga: il numero di abitanti diminuì di circa 3.570 unità, pari a 714 fuochi, tra il 1561 e il 1595; que- sta diminuzione nel 1669 toccò il minimo con 3.210 abitanti. Un significativo calo demografico riguardò anche Senise dove, a fron- te di un aumento di circa 600 abitanti fra 1532 e 1561, anno in cui ne con- tava 2.610, il numero della popolazione calò bruscamente, tanto che, nel 1595, non arrivava a 1.400 abitanti e continuò a decrescere fino a contar- ne appena 770 nel 1648. Questo calo demografico, verificatosi alla fine del Cinquecento, non intaccava minimamente il trend positivo del secolo poiché riguardava pochi centri; tuttavia fu il segnale d'allarme di una brusca inversione di tendenza che si verificò in modo generalizzato nel corso del Seicento. I primi dati di questa crisi demografica risultavano evidenti già nella numerazione focatica del 1648, che attestò un decremento della popola- zione di circa 20.083 abitanti, ma le ripercussioni della grave crisi secen- tesca si manifestarono soprattutto nella numerazione successiva, quella

37 P. Villani, F. Volpe, op. cit., pp. 421 - 423. 38 R. Giura Longo, La Basilicata cit., p. 26.

18 del 1669, che mostrava una diminuzione di circa 50.142 abitanti rispetto al 1648 e di ben 70.225 rispetto al 1595, nonostante fosse stata aggregata alla Basilicata la città di Matera che si attestava sui 3.000 fuochi.39 La crisi del Seicento viene definita "crisi generale", perché investì un'area molto vasta, ma in modo profondamente eterogeneo. La lunga crisi che investì il Mezzogiorno d'Italia determinò, più che altrove, una contrazione demografica, di produzione e di reddito; essa contribuì ad indebolire ulteriormente una zona strutturalmente fragile per l'economia, le vie di comunicazione, il rapporto con le istituzioni. La Provincia di Basilicata fu investita in pieno da questa crisi econo- mica e sociale che colpì il Mezzogiorno.40 Resero ancora più critica que- sta situazione, da un lato, il dominio opprimente della feudalità ed i con- seguenti moti del 1647 - 48 e, dall'altro, il circolo vizioso carestia - epide- mia - carestia,41 in cui va inscritta la violenta peste del 1656 - 57 che decimò la popolazione di questa terra. Il brusco declino demografico, la recessione economica senza prece- denti e le turbolenze sociali aprirono profonde e lunghe lacerazioni nella società lucana.42 Già agli inizi del secolo anche il numero degli abitanti nella zona del Materano, fino ad allora una delle più solide, cominciò a mostrare segni di flessione. La stessa città di Matera nel 1648 contava all'incirca 4.165 abitanti in meno rispetto al 1595; tale calo fu causato principalmente da un'epidemia scoppiata nel 1641 - 42 che colpì la gola, "morbus antracis in gutture",43 che uccise molti bambini.44 Sempre nell'area materana, flessioni demo- grafiche si verificarono anche a Stigliano, che passò dai 3.460 abitanti del 1595 ai 3.250 del 1648, e a Tricarico dove la popolazione, già in calo dalla fine del Cinquecento, continuò a diminuire per tutto il secolo successivo.

39 T. Pedio, La Basilicata dalla caduta dell'Impero romano agli Angioini, vol. I, La regione nei suoi aspetti geo - fisici ed antropostorici, Bari 1987, p. 117. 40 F. Boezi, R. Giura Longo, op. cit., p. 134. 41 G. Galasso, Storia d'Europa, vol. II, Bari 1996, p. 66. 42 R. Giura Longo, La Basilicata cit., p. 30. 43 Ivi, p. 27. 44 Ibidem.

19 Nel Lagonegrese, dove si era verificato un notevole incremento demografico fra il 1532 e il 1595, cominciarono a manifestarsi i primi segni di una crisi che si acutizzerà dopo la peste del 1656, mentre risulta- vano ancora stabili i centri del Vulture e del Potentino. La crisi demografica vera e propria colpì la Provincia di Basilicata nella seconda metà del Seicento, come risulta dalla rilevazione focatica del 1669 dalla quale si evince una brusca diminuzione della popolazione pressoché in ogni centro: le cifre calano vertiginosamente, soprattutto se confrontate con quelle del secolo precedente, come si può osservare dal grafico. La popolazione lucana, che nel 1595 aveva toccato l'apice sfiorando i 228.000 abitanti, nel 1669 non ne raggiungeva 158.000. Tra la numerazione del 1648 e quella del 1669, la provincia fu inve- stita da una serie di epidemie, carestie e calamità naturali che spiegano questi dati. Tra il 1649 e il 1650, carestie ed epidemie colpirono soprattutto i cen- tri di Tursi, e San Mauro. Tursi passò, infatti, dai 4.000 abitanti del 1648 ad appena 1.980 unità nel 1669; Grottole da 3.248 abitanti arrivò a contarne appena 2.820 e San Mauro nel 1669 non arrivava a 1.000 abitanti. Nel 1654 un terremoto infierì sulla popolazione di Tricarico che nel 1669 scese a 3.210 abitanti contro gli 8.865 del 1561. Anche fu colpita da un terremoto nel 1657 oltre che da care- stie ed epidemie, verificatesi fra il 1680 e il 1681: la sua popolazione nel 1669 diminuì di 2.200 abitanti rispetto al 1595, quando ne contava 3.350.45 Epidemie e carestie colpirono anche Pisticci, dove l'accadimento più grave fu però la frana del 1688: il cosiddetto "disastro di Pisticci".46 Questo "funesto orrore"47 si verificò "a nove del mese di Febbraio di questo Pisticci in fare lo corrente anno 1688 in questa mirabile et mesta Patria di Pisticci",48 quando, dopo una lunga nevicata, "si vidde verso li

45 Ivi, pp. 27 - 28. 46 M. Lacava, Antichità lucane, Potenza 1870, p. 17. 47 G. T. Greco, Ad futurum rei memoriam servetur in praesenti mei protocollo notarii Ioanni Thome Greco a Pisticci, in appendice a M. Lacava, op. cit., p. 80. 48 Ivi, p. 78.

20 sette della notte smuoversi e crollarsi dalle fondamenti le case tutte di detta terra e da indi a poco precipitarsi".49 Nella frana, che provocò un "ribassamento del suolo […] per oltre 50 metri […]",50 "restarono sepolti […] il numero di quattrocento anime".51 La popolazione fu gravemente provata dalla "gran ruina",52 ma anche dalle avverse condizioni climatiche che impedirono, per giorni, l'arrivo degli approvvigionamenti, essendo "questa terra situata fra due fiumi i quali, in quel tempo, si trovavano pieni d'acqua",53 mentre cresceva la fame e "i figlioli piangevano il pane, le madri e i padri piangevano non poterli sovvenire ai lattanti mancò il latte dalle zizze e per tal causa si cagionò a molti la morte",54 mentre "molti imbarbariti uomini si diedero a furare"55 approfittando della disgrazia. A seguito di questi eventi, la popolazione di Pisticci calò di circa 425 persone tra il 1595 e il 1669. Negli stessi anni, e più precisamente nel 1694, ancora un terremoto investì numerosi centri lucani: Brindisi di Montagna fu completamente distrutta e a Pescopagano si contarono 230 morti e 300 feriti;56 nel 1669 questo centro contava 415 persone in meno rispetto al 1648. Il brusco calo demografico rilevato dal censimento del 1669 si spiega in quanto fu la prima rilevazione eseguita dopo il 1656, anno in cui "un'a- cerba pestilenza infierì per tutto il regno, all'infuori delle provincie di Otranto e di Calabria, ove il contagio non giunse"57 e in cui "la sola nostra provincia perdette il quarto della popolazione: da duecentomila a cento- cinquanta. La intensità fu massima il settembre e l'ottobre; ne' libri parroc- chiali de' morti ancora si leggono annotazioni come queste: in lectulo suo, extinctus peste, inventus fuit; ovvero: in via peste affectus obiit; ed anche:

49 Ivi, p. 79. 50 Ivi, p. 81. 51 Ivi, p. 79. 52 G. Racioppi, op. cit., vol. II, p. 63. 53 G. T. Greco, op. cit., p. 79. 54 Ibidem. 55 Ivi, p. 80. 56 R. Giura Longo, La Basilicata cit., p. 28. 57 G. Racioppi, op. cit., vol. II, p. 219.

21 cadaver eius insepultus iacet in via."58 Dai dati del 1669 è evidente che il flagello investì tutta la regione, anche se non con la stessa intensità. Nella zona del Potentino solo Avigliano non presentava segni di fles- sione demografica. Sul litorale jonico i centri più importanti subirono gravi perdite: Tursi passò dai 4.000 abitanti del 1648 a 1.980 abitanti nel 1669 e Montalbano da 1.650 abitanti scese a 1.085. Nel Vulture i centri maggiori subirono ingenti perdite: Melfi dai 10.900 abitanti del 1648 scese a 6.155 nel 1669, così come Venosa dai 5.285 abitanti del 1648, nel 1669 non arrivava a 2.400 unità. Nella diocesi di Marsico, il morbo colpì la popolazione in modo ete- rogeneo. Marsico Nuovo non subì gravi perdite fra la popolazione che si attestava sui 1.565 abitanti; sostanzialmente stabile anche la popolazione di Sasso (500 abitanti nel 1648 e 495 nel 1669), mentre a Moliterno il numero degli abitanti registrò addirittura un lieve aumento, passando dalle 1.310 unità del 1648 alle 1.615 del 1669. Negli altri centri della diocesi, invece, si assistette ad un ingente calo demografico: Brienza passò da 1.955 abitanti a 1.525, Marsico Vetere da 1.160 a 330, Viggiano da 2.890 a 1.906 e Saponara da 2.670 a 1.710. Gli effetti negativi della peste non furono soltanto demografici, ma anche economici: molti edifici furono abbandonati e numerose terre lasciate incolte. Questa situazione lasciava intravedere una ripresa molto lenta59 che, nella diocesi di Marsico, fu arrestata da una carestia nel 1672 e da un terremoto nel 1673; tutto ciò acuì la povertà, incrementò il brigan- taggio e spinse la popolazione altrove, verso terre più fertili.60 La zona più duramente investita dal morbo fu il Lagonegrese, dove si riscontrò un calo vertiginoso della popolazione in ogni centro: Tramutola passò dai 3.015 abitanti del 1648 ai 1.500 del 1669, Latronico da 1.400 abitanti a 285, Lauria da 4.750 a 1.840, Corleto da 1.885 a 855, Maratea inferiore da 2.730 a 1.040, Rivello da 3.325 a 1.585, Roccanova da 600 a 300, Rotonda da 1.000 a 575, Trecchina da 1.230 a 465.

58 G. Fortunato, La Badia di Monticchio, Trani 1904, rist. Venosa 1989, pp. 282-283. 59 G. A. Colangelo, La diocesi di Marsico nei secoli XVI - XVIII, Roma 1978, p. 44. 60 Ivi, pp. 45 - 49.

22 L'eccezionale diffusione del morbo fu causata dalle precarie condizio- ni fisiche di una popolazione indebolita da una "penuria che si elevava a carestia",61 ma anche dalla passiva accettazione della peste, considerata "flagellum Dei",62 quindi castigo divino per i peccatori. Per questa ragio- ne le popolazioni adottarono dei provvedimenti, come la penitenza e l'in- vocazione di santi, che di certo non arginarono la diffusione del morbo; al contrario le liturgie collettive, ponendo a stretto contatto sani e malati, costituirono un'ulteriore occasione di contagio. Napoli fu interamente investita dal morbo: "gli scrittori del tempo ricordano che, […] in un solo giorno, i morti toccarono il numero di 15 mila",63 e per questa ragione si predispose una quarantena per tutti coloro i quali provenivano dalla capitale, ma questo provvedimento non fu suffi- ciente poiché molti feudatari, per scampare al contagio, si rifugiarono nei loro feudi di campagna, contribuendo, in tal modo, alla diffusione della pestilenza nelle province del Regno. Per arginare il contagio furono approntati dei lazzaretti, lontani dai centri abitati, dove erano messi in isolamento i malati e, sempre lontano dai centri, venivano sepolti i cadaveri degli appestati; ciò nonostante, que- ste misure, spesso tardive, risultarono inefficaci64 e il morbo si diffuse in tutte le province del Regno ad eccezione che nel Leccese e nella Calabria Ulteriore.65 Nella Provincia di Basilicata la peste del 1656 fu solo l'apice della profonda crisi economica e sociale del Seicento, definito da Giustino Fortunato "il secolo de' malanni, quel buio gesuitico Seicento";66 tuttavia questo secolo fu anche un periodo di grandi mutamenti nella vita sociale, culturale ed economica. Il concetto di "crisi"67 è profondamente legato a quello di "trasforma- zione";68 infatti, seppur tra molte contraddizioni, questa crisi indusse alla

61 G. Racioppi, op. cit., vol. II, p. 217. 62 G. Fortunato, op. cit., p. 283. 63 G. Racioppi, op. cit., vol. II, p. 209. 64 F. Volpe, Il Cilento nel secolo XVII, Napoli 1991≈, pp. 147 - 151. 65 S. De Renzi, Napoli nell'anno 1656, Napoli 1878, p. 82. 66 G. Fortunato, op.cit., p. 282. 67 A. Musi, Le vie della modernità, Milano 2000, p. 190 68 Ibidem

23 ricerca di nuovi sbocchi economici e sociali e ad una nuova consapevolez- za civile e politica che, dopo le insurrezioni del 1647 - 48, portò alla scel- ta di Matera come capoluogo della Regia Udienza della Provincia di Basilicata,69 simbolo, tra l'altro, di un rinnovato rapporto fra popolazioni rurali e istituzioni.

69 F. Boenzi, R. Giura Longo, op. cit., p. 121

24 TAV. 2. Luoghi abitati nella Provincia di Basilicata nei secoli XVI e XVII

CENTRI ABITATI DIOCESI FEUDO O DEMANIO REGIO 1532 1545 1561 1595 1648 1669 1 Abriola Potenza Federici 1245 1460 1880 1140 2500 2103 2 Accettura Tricarico Spinelli 350 590 910 1505 1805 1290 3 Acerenza anness.Matera Pignatelli 1750 1540 2090 1345 1480 1260 4 Albano (di Lucania) Tricarico Ruggiero 1395 1970 1940 2400 1500 745 5 Alianello Tricarico Colonna 200 245 370 200 230 65 6 Tricarico Colonna 875 1495 1620 1300 560 7 Anzi Acerenza-MT Carafa 705 985 1685 2585 2885 460 8 Armento Tricarico REGIO (rend. Mensa vesc.) 1370 2250 2240 1580 1150 330 9 Atella Rapolla-Melfi Caracciolo 2660 2965 3010 2910 800 685 10 Avigliano Potenza Doria 665 880 1080 2195 2685 3005 11 Balvano Muro (Lucano) Giovine 325 475 545 850 800 295 12 Baragiano Potenza Caracciolo 320 345 460 545 450 345 13 Barile Rapolla-Melfi Caracciolo 5 5 5 505 820 14 Bella Muro (Lucano) Diocesi 575 1225 995 1275 1375 1370 15 Bernalda Acerenza-MT Navarette 450 675 1420 3365 3365 1935 16 Bollita Tursi Crivelli 760 850 795 290 135 130 17 Brienza Marsico de Burgenzia 840 995 1415 1955 1525 1030 18 Brindisi (Montagna) Acerenza-MT Antinoro 410 19 Tricarico Revertera 1530 1430 1180 720 160 105 20 Calvello Acerenza-MT Ruffo 970 1440 2130 2040 2040 1230 21 Calvera Tursi Donnaperna 150 145 22 Cancellara Acerenza-MT Candida 745 825 1080 1945 1425 23 Carbone Tursi REGIO 1190 1670 1695 1460 1415 600 24 Casalnuovo Tursi-rito greco Pignatelli 230 310 190 25 Castelgrande Muro (Lucano) D'Anna 390 440 565 870 945 510 26 Castelluccio inf. Cassano Pescara de Diano 1165 27 Castelluccio sup. Cassano Pescara de Diano 820 1050 1720 1770 615 28 Castelmezzano Matera Dell'Ermo 655 820 455 130 690 29 Castelsaraceno Tursi Piccini Leopardi 1330 1935 2185 2000 835 30 Castronuovo S.Andrea Tursi R. Certosa del Vallo di Chiaromonte 545 795 975 1250 620 255 31 Cersosimo Tursi Pignatelli 105 130 120 32 Chiaromonte Tursi Sanseverino 1175 1020 1080 1030 455 375 33 Tricarico Formica 645 955 875 890 790 350 34 Colobraro Tursi Donnaperna 1725 1275 2350 2915 2000 840 35 Corleto (Perticara) Tricarico Riario 275 545 785 1125 1885 855 36 Tricarico Vergana 1710 2535 2590 2325 1650 1105 37 Episcopia Tursi Brancalasso 715 890 1025 1235 1150 335 38 Favale Tursi Ulloa 1020 1300 748 345 185 195 39 Ferrandina Matera D'Alba 1895 2495 3430 5155 5500 5045 40 Forenza Venosa Doria Panfili 1625 2010 3000 3585 3585 1940 41 Francavilla (in Sinni) Tursi R. Certosa del Vallo di Chiaromonte 680 570 580 950 345 345

25 CENTRI ABITATI DIOCESI FEUDO O DEMANIO REGIO 1532 1545 1561 1595 1648 1669 42 Gallicchio Tricarico Lentini 135 160 200 490 555 350 43 Tricarico Revertera 130 185 170 250 44 Genzano (di Lucania) Matera De Marinis 930 1235 1595 1825 1270 1425 45 Ginestra Rapolla-Melfi Mazzacara 95 195 195 46 Tricarico Spinelli 815 1120 1015 275 145 383 47 Tricarico Revertera 345 570 620 890 1550 1330 48 Grottole Matera Sanseverino 2165 2625 2785 3840 3248 2820 49 Guardia Perticara Tricarico Spinelli 395 2525 620 915 990 495 50 Lagonegro Policastro REGIO 1720 2070 2590 3530 3855 2850 51 Latronico Policastro REGIO 1270 1785 1595 1925 1400 285 52 Laurenzana Matera Gaetani 915 1180 2310 2700 2500 2070 53 Lauria inf. e sup. Policastro Ulloa 1955 2755 3600 5485 4750 1840 54 Lavello Lavello REGIO 1285 1790 2770 3510 3000 2105 55 Maratea inf. Cassano REGIO 1485 1740 2435 2780 2730 1040 56 Maratea sup. Cassano REGIO 305 345 385 430 455 330 57 Marsico nuovo Marsico REGIO 1300 1500 2280 2870 1565 1565 58 Marsico vetere Marsico REGIO 1430 1630 1780 1510 1160 330 59 Maschito Marsico Carafa 1065 450 780 60 Matera Matera REGIO 9490 1066512275 15500 10335 10335 61 Melfi Melfi-Rapolla Doria Panfili 3905 5210 8860 10980 10900 6155 62 Matera Revertera 2670 3680 3965 3260 2000 2930 63 Missanello Tricarico Lentini 500 585 1915 1050 750 250 64 Moliterno Marsico Pignatelli 720 920 1255 1725 1310 1615 65 Montalbano (jonico) Tricarico D'Alvarez di Medina 1470 2845 3020 2495 1650 1085 66 Montemilone Minervino Tuttavilla 15 15 275 665 365 230 67 Montemurro Tricarico REGIO 2050 2800 3234 1902 1800 1195 68 Montepeloso Montepeloso Riario 1570 2130 4930 4570 2750 3125 69 Montescaglioso Matera Cattaneo 2225 3800 4230 4280 4280 2850 70 Muro (Lucano) Muro (Lucano) Orsini 2150 2760 3605 2430 3750 3045 71 Noia Tursi Pignatelli 1805 2156 1080 395 450 72 Oliveto (Lucano) Tricarico Dell'Erma 350 295 170 170 290 73 Oppido (Lucano) Matera De Marinis 1020 1175 1505 1545 250 880 74 Palazzo (S.Gervasio) Matera De Marinis 410 275 75 Papasidero Cassano Spinelli 1150 510 76 Pescopagano Conza De Andrea 765 595 1525 1770 1960 1545 77 Picerno Potenza Pignatelli 2500 1805 78 Pietrafesa Campagna Caracciolo 405 540 750 970 970 590 79 Pietragalla Matera Melazzo 770 580 730 865 1095 870 80 Pietrapertosa Matera Sifola 2605 2605 2715 1660 1660 860 81 Pisticci Matera Cardines 2525 3600 3915 4685 4260 82 Pomarico Matera Donnaperna 1830 2575 2755 3350 1150 83 Potenza Potenza Loffredo 5890 4415 84 Rapolla anness.Melfi Caracciolo 615 700 895 965 750 430 85 Rapone Muro (Lucano) D'Andrea 170 250 385 830 605 86 Rionigro Melfi Caracciolo 200 225

26 CENTRI ABITATI DIOCESI FEUDO O DEMANIO REGIO 1532 1545 1561 1595 1648 1669 87 Ripacandida Melfi Mazzacarta 500 665 875 575 576 1045 88 Rivello Policastro REGIO 1905 2240 2770 3355 3325 1585 89 Rocca Imperiale Tursi Crivelli 2125 2885 3640 1710 1550 770 90 Roccanova Tursi Colonna 275 345 450 845 600 300 91 Rotonda Cassano Sanseverino di 1010 1455 1660 1225 1000 575 92 Tursi Ulloa 75 100 115 435 400 250 93 Ruoti Potenza Capece Minutolo 290 455 510 920 660 94 Ruvo (del Monte) Muro (Lucano) Caracciolo 2870 3995 5130 7855 6500 5015 95 Tricarico Revertera 1030 1180 1530 1740 1740 1575 96 S.Chirico Nuovo Matera REGIO 265 145 145 395 97 S.Chirico Raparo Tursi Pignatelli 820 1075 1340 1245 1495 640 98 S.Costantino (Albanese) Tursi Pignatelli 290 545 275 99 S.Fele Muro (Lucano) Doria 675 800 640 2005 2005 2115 100 S.Giorgio (Lucano) Tursi Pignatelli 10 10 165 101 S.Martino (d'Agri) Tursi Sifola 1210 1895 1710 1230 900 610 102 S.Mauro Forte Tricarico REGIO 1100 1335 1700 2045 1495 955 103 Sant'Angelo le Fratte Campagna Di Gennaro 310 365 335 360 300 2225 104 Sant'Arcangelo Tursi Colonna 615 770 940 1750 1750 1205 105 Saponara Marsico Sanseverino 1555 1365 1560 1585 2670 1710 106 Sasso (di Castalda) Marsico Caracciolo 295 325 520 755 500 495 107 Senise Tursi Pignatelli 2010 2620 2610 1370 770 1150 108 Spinoso Tursi Spinelli 615 715 885 550 320 275 109 Spinazzola Venosa Tuttavilla 1360 1555 1980 2590 2685 2455 110 Stigliano Tricarico Colonna 1470 2100 2570 3460 3250 2070 111 Terranova (di Pollino) Tursi Pignatelli 100 440 585 112 Tito Potenza Laviano 1470 2535 2540 2835 2835 2400 113 Tolve Matera REGIO 1040 1175 1635 1925 2045 1770 114 Tramutola Badia di Cava Badia di Cava 1200 1510 2010 2010 3015 1500 115 Trecchina Policastro Vitale 630 1130 1035 1230 1230 465 116 Tricarico Tricarico Revertera 3035 4335 8865 5295 3775 3210 117 Trivigno Matera Carafa 125 125 175 118 Tursi Tursi Doria 4130 6695 8995 7000 4000 1980 119 Venosa Venosa Caracciolo 3425 4405 5475 5285 5285 2365 120 Vietri di Potenza Campagna 1290 1590 1500 1985 1870 920 121 Viggianello Cassano Sanseverino 505 1055 1520 1500 1775 510 122 Viggiano Marsico Loffredo 1630 2050 2410 2410 2890 1906 123 Vignola Potenza SS.Casa dell'Annunziata 680 835 1190 1590 1585 3220

TOTALE 133345 174911 215802 227907 207824 157682

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