Pietro Antonio Ferro
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
60. Pietro Antonio Ferro tecnica/materiali relazione tecnico-scientifica (Ferrandina, Matera, 1570 - Tricarico, Matera, post 1652) olio su tela Marco Bartolini, Fabio Aramini Madonna con Bambino e i santi Francesco e Eligio dimensioni restauro 1621 292 × 178 cm Maria Maddalena Santoro, Federica Cerasi, Mauro Stallone, iscrizioni Giuseppe Agulli (Consorzio C.B.Art, in basso al centro sopra allo stemma: Roma); Mariella Monteleone, «P.t.i Antoni ferri ...ti 1621» Rita Padula, Maria Immacolata («Pietro Antonio Ferro 1621») Tarantino (OCRA s.r.l. - Opificio di provenienza Conservazione e Restauro di Opere Tolve (Potenza), chiesa d’Arte, Matera) di San Francesco con la direzione di Marta Ragozzino collocazione (direttore Polo Museale della Basilicata) Tolve (Potenza), chiesa indagini di San Francesco Marco Bartolini (Istituto Superiore scheda storico-artistica per la Conservazione ed il Marta Ragozzino Restauro, Laboratorio di Biologia); Fabio Aramini (Istituto Superiore relazione di restauro per la Conservazione ed il Restauro, Consorzio C.B.Art, Roma, Laboratorio di Fisica) Ocra s.r.l., Matera Scheda storico-artistica cescane e Sante martiri, che deco- te e ricoverate nel laboratorio di trebbe essere nato intorno al 1570 ravano la balaustra della cantoria. restauro, dove si preferì non in- e dove certamente ha lasciato nu- La grande pala d’altare raffigu- Entrambe le opere di Ferro, oggi a tentare alcun intervento conser- merose opere, su tela e su parete. rante la Madonna con Bambino e i ragione considerato uno dei prin- vativo, considerate le condizioni Nel primo documento noto del santi Francesco e Eligio, dipinta da cipali protagonisti della vicenda disastrose di tutte e specialmente 1601, l’allocazione per una pala Pietro Antonio Ferro nel 1621 per artistica lucana (Abbate 2002, delle due più grandi e importanti, raffigurante l’Immacolata nella la chiesa del convento francescano pp. 181-183; Leone de Castris che furono tra l’altro tagliate, forse parrocchiale di Pomarico (che sor- di Tolve, fu trafugata nella notte 2002, pp. 89-113), erano state per estrarle più rapidamente dalle ge su una collina di fronte a Fer- tra il 28 e il 29 settembre 1996 catalogate e restaurate nel 1973 cornici. randina), l’artista è detto «de terra dal terzo altare di destra, dov’era dall’appena istituita Soprinten- Anche per questo, l’intervento di de Ferrandina» mentre nei due collocata in una cornice di stucco. denza alle Gallerie della Basilicata, restauro effettuato nel 2017 sul- documenti successivi, entrambi Il dipinto, nonostante l’iconogra- grazie all’attenzione del soprin- la Madonna con Bambino e santi del 1622 e sempre riguardanti di- fia devozionale piuttosto didasca- tendente Iusco e della dottoressa Francesco e Eligio, grazie al pro- pinti per chiese di Pomarico, Ferro lica, tipica della pittura controri- Grelle, tra i primi a riconoscere getto Restituzioni di Intesa Sanpa- è ormai definito pittore di Tricari- formata della fine del Cinquecen- l’importanza del pittore tardoma- olo, è da considerarsi una vera e co, uno dei centri dell’entroterra to, era considerato già allora, per nierista, segnalato dagli studi solo propria restituzione di quello che lucano nei quali ha lasciato il mag- la sua equilibrata composizione, a partire dal 1928 (Arslan 1928, oggi appare come uno dei dipinti gior numero di opere, tra le quali la morbidezza della stesura e la p. 88), nonostante l’intensa attivi- più significativi del catalogo del diversi cicli di affreschi, per i più squisita intimità dei suoi gesti, tà che satura gran parte del territo- maestro lucano, la cui rinnovata importanti conventi del paese. Ai uno dei vertici della maturità pit- rio della Basilicata centrale, specie conoscenza permette, stanti gli in- documenti finora noti si aggiun- torica del poco noto artista lucano, lungo l’antica via che congiunge i teressanti elementi emersi nel cor- gono le preziose informazioni che documentato dal 1601 al 1634 e centri collinari sul lato sinistro del- so dell’intervento, di gettare nuova giungono dal pittore, che ha fir- intorno al quale proprio allora la Val Basento collegandosi alla via luce su un artista dotato e in fondo mato e datato non poche opere, tra cominciavano ad apparire i primi Appia, grazie a una committenza poco convenzionale, specie per un le quali gli affreschi di Tricarico e studi (Barbone Pugliese 1996, legata soprattutto agli ordini re- territorio defilato e poco autono- anche la pala di Tolve, permetten- pp. 161-200; Iusco 1997, vol. 47, ligiosi, in particolare francescani. mo come quello lucano, al quale do così di disegnare il lungo corso pp. 200-204). Tutte le tele sottratte dalla chiesa dovrà essere dedicata al più presto della sua attività, che si snoda dagli Insieme alla tela, fu sottratto dalla di San Francesco vennero recupe- una completa ricognizione. albori del secolo fino a superare, chiesa un altro importante dipin- rate dalla Questura di Potenza il Poche date certe ancorano Pietro c’è ragione di immaginare, l’ulti- to d’altare, anch’esso già ascritto al 12 febbraio del 1998 in un bosco Antonio Ferro al suo tempo, in ma data certa del Compianto per catalogo del pittore (la Madonna nei pressi di Tolve, in condizioni particolare tre documenti citati il Duomo di Tricarico, firmato nel Immacolata con Bambino e santi conservative pessime, anche per- da Nuccia Barbone Pugliese in 1634. vescovi) e nove tele settecentesche ché piegate all’interno di uno sca- uno studio sull’identità culturale Nonostante la ricca produzione, di dimensioni minori, attribuite tolone di cartone, fradicio d’acqua di Ferrandina (Barbone Puglie- Ferro rimane sconosciuto fino al- al napoletano Lorenzo De Caro e sporco di terra. Consegnate alla se 1987, pp. 257-261, 279-282, la segnalazione di Arslan (1928), (Grelle 2001, p. 128, par. 128/8, Soprintendenza, le opere vennero 343-361), paese a pochi chilome- che ne comprende per primo le p. 313) e raffigurantiSante fran- subito riconosciute, inventaria- tri da Matera, dove il pittore po- principali caratteristiche e qualità Dopo il restauro Scatola di cartone in cui è stato ritrovato il dipinto recuperato nel bosco presso Tolve dalla squadra mobile di Potenza (1998) Prima del restauro pittoriche. A seguito della missio- Elementi di stile che muovono ne artistica in Basilicata del 1926, dalla conoscenza del tardo manie- il giovane studioso, allora allievo rismo napoletano, «la complessa di Adolfo Venturi alla Scuola di moda del tempo», come è inevita- specializzazione di Roma e pre- bile che fosse in una delle province sto direttore della Pinacoteca di del Vicereame più isolate e meno Bologna, mette a fuoco, nelle pri- aperte a scambi diversi da quelli me opere del pittore che riesce a tra ‘centro e periferia’, che alla fine riconoscere, molti degli elementi del Cinquecento si dibatteva tra la che effettivamente distinguono la dolcezza neoparmense di Curia, il ricerca e il linguaggio di Ferro, poi raffinato baroccismo di Imparato, approfonditi dai non molti studi le ultime invenzioni di Marco Pi- successivi, aperti da quello di An- no e, soprattutto, il manierismo na Grelle, in occasione della mo- tenerissimo ma saldo dei pittori stra del 1981 (Grelle 1981, pp. fiamminghi che raggiungono Na- 10, 11, 88, 112, 118-122, 125, poli dalla fine degli anni Sessanta, 201, 205, 207, 210-211, 227, fig. in particolare Dirk Hendricksz e Dopo il restauro, particolare con sant’Eligio 195, 238-246, 392). Aert Mytens, ai quali senz’altro l’artista lucano guarda, specie nelle opere della fase matura, tra 1616 e 1624, tra le quali quella di Tolve. A fronte dei tanti elementi che riconosce, Arslan non segnala la sintonia con le opere dei maestri fiamminghi attivi a Napoli, che ri- suona nella maniera dolce e espres- siva di Ferro, anche perché fa un passo in più e gli attribuisce due dei più importanti testi di tali maestri in terra lucana, l’Annunciazione di Albano e la Resurrezione di Banzi, che Leone de Castris restituisce correttamente proprio a Mytens e a Hendricksz (Leone de Castris 1991, pp. 102, 141, 167). Nella fase matura, nella quale guarda ai teneri impasti dei fiam- minghi, Ferro passa da una pittu- ra più espressionista, tormentata, piena di umori e caratterizzata da violenti contrasti di ombra e luce, testimoniata ad esempio dalle ope- re che si scalano attorno ai grandi cicli affrescati di Santa Chiara e poi del Carmine a Tricarico, so- prattutto il drammatico Martirio di sant’Erasmo della Cattedrale di Tricarico, dove le figure emergo- no quasi ritagliate dal fondo buio, a una compostezza più distesa e sfumata, caratterizzata dall’allen- tamento del precedente vibrato luminismo verso una stesura per morbidi trapassi, come nella Ma- donna con Bambino di Tolve, dove il restauro ha restituito inediti e felici valori. Ma il dato più saliente e caratte- ristico che si riscontra nel vasto repertorio del prolifico pittore, del quale si fatica a ricostruire la formazione, certamente indipen- dente dall’ignorato contesto loca- le, è l’assidua e salda dipendenza dai modelli e dalle composizioni dei più famosi artisti cinquecen- teschi, da Barocci a Zuccari, da Vanni a Salimbeni ma anche Car- racci e Tiziano, guardati e ripresi, nelle pale d’altare e ancor più negli affreschi, con grande intelligenza costruttiva. Modelli che Ferro conosce attra- verso le incisioni e le stampe, di cui certamente possiede un ampio repertorio, come giustamente in- Dopo il restauro, particolare con la Madonna, il Bambino, angeli e cherubini tuisce Anna Grelle, che per prima avvia la ricostruzione del dell’atti- vità del pittore e della sua bottega. In seguito, Barbone Pugliese ha rintracciato molte delle fonti degli innumerevoli prelievi e dei mon- taggi, che permettono a Ferro di ricostruire sempre nuove compo- sizioni. Una tale padronanza delle fonti grafiche, del tutto inedita nell’area di provenienza, ha fatto supporre alla studiosa, ma anche a Grelle e Iusco, l’eventualità di un plausibile ma non documentato soggiorno romano, che potreb- be giustificare talune ascendenze romaniste della sua pittura, non lontane da certe esperienze più espressioniste dei cantieri sistini, in particolare la cultura di Barocci, che potrebbe però avere ereditato, seppure in maniera meno diretta, dalla lezione dei tardomanieristi napoletani.