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MARIA COSTANZA PI ERDOMTNIC I

LA CHIESA E IL CONVENTO DI SAN GIORGIO IN VELABRO. NOTE STORICHE

.Loccasione del restauro dell a ch iesa di San Giorgio stituenti le murature ed i rivestimenti, con particolare in Velabro è stata determinata da uno di quegli avve­ riguardo per i leganti ed i componenti costruttivi ori­ nimenti infausti che purtroppo, come gli eventi bellici ginari che hanno permesso la cooperazione struttura­ e i terremoti, costituiscono una delle maggiori cause le fra elementi di diverso materiale. di perdita totale o di irreversibil e danneggiamento del .Lindividuazione delle tecniche costruttive e dei ma­ patrimonio monumentale. Infatti è indubbio che ben­ teriali ha consentito di distinguere le fasi disomogenee ché si sia recuperata un'immagine architettonica pie­ nelle murature e, attraverso una classificazione compa­ namente soddisfacente, con la paziente e puntigliosa rativa, di definire le fas i storiche dell'edificio; l'esame ricostruzione degli elementi architettonici disgregati infine dei materiali di rivestimento ha contribuito al dall'esplosione, si è tuttavia perduta l'integrità della CO l!lpletamento del progetto di restauro dell'opera. testimonianza storica. E importante sottolineare come lo studio approfon­ Si può osservare che l' evento negativo, causa di dan­ dito del monumento sia stato finalizzato all a definizio­ ni ingentissimi, è stato anche occasione per dar corso ne di tecniche d'inten,ento che escludessero a priori ad un iter restaurativo quanto mai complesso e caratte­ solu zioni meramente di ripristino che potevano appa­ rizzato da un insieme di interventi organici e coerenti rire una scelta facilmente praticabile considerando lo atti a ricostituire un'immagine complessiva della fab­ stato di alcune parti dell'edificio. Quindi, lo studio del brica nel rispetto di tutti i caratteri originali e delle monumento e la comparazione degli elementi hanno sue fasi storiche. consentito di definire particolari tecniche di restauro Lo stato in cui versava l' edificio, compromesso a li­ atte a restituire un organismo in tegro ma coerente con ve ll o statico, ha stimola to ed imposto una approfon­ le epoche storiche rappresentate e, nel contempo, a dita analisi strutturale condotta senza dover ricorrere ricostituire, senza forzature, la coerenza dell ' immagi~ a saggi distruttivi peraltro dannosi e mai completa­ ne architettonica storicizzata. mente esaustivi. Si sono così potuti approfondire, sia Tale scelta progettuale s'inserisce all'interno del vi­ a livello architettonico sia a livello costruttivo, ogni vace dibattito animato da esperti e uomini di cultura elemento e le sue relative fasi storiche di evolu zione e impegnati nel dare una soluzione all'importante pro­ modificazione. blema di restauro sollevato dall'attentato terroristico Si sono quindi delineate le condizioni migliori per che ha in gran parte devastato l'edificio. A tale propo­ applicare coerentemente le metodologie di restauro, sito, sono state date differenziate interpretazioni e so­ peraltro supportate da considerazioni analitiche. ~rye luzioni, seguendo le impostazioni teoriche che al mo­ hanno permesso di definire un quadro conosc~' O mento distinguono il dibattito su l restauro. Le risposte completo ed ideale, quanto mai vicino ai principi teo­ sono state molteplici, dal ripristino à l'identique alla ri­ rici a cui ogni restauro deve conformarsi, ma che è costruzione < speculativo . Già Renato Bonelli, nel 1959, sottolineava in un Pertanto, si è operato con lo scopo di arrivare ad una saggio proprio tale nodo concettuale del restauro ar­ esauriente conoscenza dell'organismo edili zio conside­ chitettonico, ossia di fronte ad un monumento distrut­ rato nelle sue componenti statiche, architettoniche, to << il critico e l'artista ne rimpiangono la bellezza storiche e stilistiche. scomparsa che vorrebbero tornare a contemplare, lo .Lanalisi statica già citata ha permesso di rapportare studioso desidera che quel documento <

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La definizio ne progettuale ope ra ta ha volu to ri­ Gli studiosi individua no le prime testimoni anze del­ sponde re a ll 'esigenza <>"1 dell a coll e tti­ l'esistenza di un edificio di culto in quel sito chi amato vità che pre te nde di dime nticare la ferita inferta al nell 'antichità VelabTII 'IIì dove ha simbo li camente ini zio pa trimonio a rchite ttoni co, si è scelto infa tti di resti­ la storia di Roma con il sa lva taggio di Romolo e Remo tuire alla città l'immagine, orma i consolida ta nel da parte dell a <

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\ . O 5 IO 25

2 - RODOLFO LANCIANI : FORMA URBIS RmW' (1893- 190 1), PIANTA DI ROMA, PARTICOLARE CON LA CHIESA DI SAN GIORGIO I N VELABRO E LE PREES ISTENZE ROMANE (da R. LANCLAN I, Fanna U1bis Rornae, Roma 1893-1901, tav. 29)

3 - E. NASH: PIANTA DI::GLI ANNI 1900-190 l DEL FORO BOARIO CON l.[ PR EES ISTE ZE ROMA 1 E (da E. NASH, Bildlexicon w1· TojJographie des antikes Rom, Ti.i­ bingen, 196 1, p. 20)

4 - RODOLFO LANCIANI : FORMA URBIS ROMAE, PARTI COL RE DELLA FIG. 2

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ne, ricordano il velabrurn come una delle maggiori pa­ ludi romane nella quale era attivo un servizio di bar­ 15 che per l'attraversamento della stessa. ' I culti primordiali del Palatino conferirono alla zona un particolare carattere religioso, peraltro evidente già nel rito etrusco dell'interpretazione del volo degli uccelli compiuto da Romolo nell'atto di fondazione della città di Roma. La zona, quindi, assunse e man­ tenne nei secoli tale fisionomia, anche perché, in se­ guito alle persecuzioni monotelite e iconoclaste, un -- gran numero di monaci orientali si rifugiò a Roma sta-

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bi lendos i in quest'area già abitata da Greci e Bi za nti­ ni ;1 "1 fu rono soprattutto questi reli gios i ad introdurre, oltre ai loro usi e costumi, anche il culto dei Santi ori entali . Fu rono così costruiLe nuove chi ese ded icate a santi e protettori dell a milizia come San Giorgio, sol­ da to e capitano d i Scipione l'Africa no e martire del­ l'età di Di ocl eziano. Proprio a seguito di ta li presenze nell a zona sorsero luoghi di accogli enza per i poveri ed i pe ll egrini, quali erano le diaconie: tra queste i annove rava l'istituto diaconale d i San Giorgio, inse­ diatos i in un preesistente edificio civil e successiva men­ te trasformato ed adattato nell 'attuale chiesa. 171 L:antica vocazione commerciale che aveva ca ratteri z­ za to tutta l'area del Foro Boario verrà ripresa e confer­ ~ • ;1 mata nel periodo medioevale, quando, accanto ad alcu­ ni edifici del passa to <R> (fig. 6) . H manoscritto del ca rdinale Stefaneschi de tto Codi­ llto:fc ce di San Giorgio, ve nne reali zzato durante il peri odo .. · ~ ' d i permane nza ad Av ignone dal 1309 al 1341 dove il cardinale seguì la corte papale. In un capole ttera eli ques to Codice è rappre enta to ' sia papa Zaccar ia (74 1-752) che p orta tra le mani la testa d i San Giorgio, sia la chi esa ad esso ded icata la cui conformazione architettonica viene a ttribui ta a questo pontefice (fig. 5). Nell a iniziale del Codice che costituisce un testo fonda me ntale pe r la lettura

~; - CriTÀ DEL VATICANO, BI BLIOTECA A POSTOLICA \'ATICr\NA ti - ~ l AR I O CAR'If\RO: PIANTA DI ROMA ( 1576), PA RT ICOLA RE ~ I A E TRO DEL CODICE DI SAN GIO RGIO: CODICE DI AN GIORG IO (d a FRUTAZ, op.cit., Il , tav. 245) I N IZIAL E "z", PR I MA METÀ DEL X IV SlèCOLO (ARCI-1. SAN PI ETRO, MS C 129, C. 681·)

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<< porticus>>, riportato nel LibeT Pontificalis, deve essere coll egato con un ampliamento della chiesa che com­ portò la reali zzazione delle navate laterali e non la co­ struzione di veri e propri portici; altri studiosi invece, quali A. Muiioz, A. Giannettini e C. Venanzi, attribui­ scono la chiesa attuale all 'intervento di papa Leone Il (682-683)."">Lo studio delle murature ha effettivamen­ te confermato che Gregorio IV procedette nella reali z­ zazione delle navate laterali visto che le loro estremità o murarie sono semplicemente accostate all a struttura ~ 1: ~ della facciata corrispondente alla navata centrale e pe­ raltro sono state eseguite con materiale dall e caratteri­ ---- stiche dimensionali e cromatiche differenti."' ' --1---- o Cesistenza della diaconia è ancora documentata nel ill_) IX secolo, come testimonia un'epigrafe murata nella &1~ - ..... chiesa che ricorda un arciprete Giovanni, vissuto du­ 09 rante il pontificato di Giovanni VIII (872-882); questa circostanza confermerebbe l'amministrazione della Q ili struttura assistenziale da parte di monaci bizantini o ~~ D tutt'al più di un loro interesse per la chiesa quale luo­ go di sepoltura. D'altra parte in questo periodo, so­ :r prattutto a seguito della ricostruzione dell'Abbazia di o Q ~ D ~

o 2J G IO! o Q "'

7 - PI ANì i\ DI SA N GIORGIO IN VELABRO CON LA RICOSTR UZION E DELLE PRt::ES ISTt::NZE (da R. KRAUTHEIMER, S. Gimgio in Velabro , in R. KRAUTHEI­ MER, S. CORBET I ~ W. FRAJ\I KL, CoTpus Basilicarum. Ch.1istiana­ rmn Roma.e, I, Città del Vaticano l 971 , p. 258) l . 8 - PIANTA DI SAN GIORG IO I N VELABRO CON LA RI COSTRUZIONE DELLE PREESISTENZE '~l (da KRAUTHEI MER, op. cit., p. 249) .l l' della prima Jacies dell'edificio di culto, è rappresen­ tata in alto l'immagine della chiesa: si tratta di una basilica a tre navate con tre ingressi sormontati da pesanti architravi e archi di scarico, priva di portico, con una copertura a tetto, una finestra tonda in alto nella facciata e finestre nella navata centrale presso­ ché rettangolari. Particolarmente importante per le vicende edili zie della chiesa è la biografia di Gregorio rv (827-844), pontefice al quale alcuni studiosi attribuiscono l'esecu­ zione d'importanti opere, tra le quali l'edificazione di un <> , della sagrestia e della pressoché totale ricostruzione dell'abside.'n1 R. Krautheimer invece ri­ tiene che la fondazione della chiesa attuale debba es­ sere integralmente attribuita a papa Gregorio IV (827- 844) che inglobò nella nuova fabbrica le preesistenti IISSSI~- . ~- .. ·····. l% · strutture di un edificio civile identificato con la diaco­ nia (jìgg. 7 e 8). Secondo lo studioso infatti il termine

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Tra il XII e il XIII ecolo la nuova situazione poli ti ­ ca ed economica romana contribui sce allo svil uppo edili zio interessato soprattutto al rinnovamento degli edific i di culto; come per molte chiese paleocristiane, p roprio in questo periodo la basili ca d i San Giorgio è oggetto d'im portanti interve nti, tra i quali la costru­ zione del portico esterno, elemento questo d i media­ zione fra l'ed ifi cio e l'am biente circostante.221 I..:opera, vo lu ta dal priore dell a chi esa Stefano Stell a, come ri ­ cordato nell 'epigrafe metrica scolpi ta ne Ll 'architrave che per la sua grafi a sembra ri salire ai pri m i decenni 2 1 del 1200 (figg. 9 e 10), " ri entra in quell a tendenza che, ri face ndosi agli edifici paleocristiani , ne ri propo­ ne simboli camente l'antico quacl riportico. In ori gine il portico dell a chiesa el i San Giorgio si pre­ sentava con sei campate e con tetto a falda unica; l'es tre­ mità sinistra s'innestava d irettamente sul campanile, mentre il lato destro terminava in corri ponclenza el i una preesistente struttw-a muraria verso il convento, dell a quale oggi rimane solo una porzione. Lateralmen­ te le cam pate erano deli mitate da p il as tri el i laterizi de­ corati nella parte SUimnitale con frammenti marmorei eli epoca romana. Secondo Pani-Erminj ques ti lacunari eli reimpiego, cara tterizza ti da specchjarure romboiclali e rosette centrali, provengono da un soffitto a cassettoni 2 1 molto simile a quell o del vicino Arco degli Argentari. ' I..: altro materiale di spogli o riutilizzato per le basi e per le colonne è, come in alu-i esempi romani (portici dell e chi ese eli e dei Santi Giovanni e Paolo), acco tato a capitelli eli nuova reali zzazione sep­ 2 1 pur ispirati acl antichi modelli (figg. ll-13) . j Le quattro 9- PA RT ICOLARE DEL PORT ICO, ISC RIZi ç>NE M ETRICA basi marmoree eli tipo attico hanno dimensioni simi li SU LlARCHITRAV E IN UNA FOTOGIW ' IA PRECEDENTE I ~ A I TE NTi-\TO anche se non uguali mentre le colonne el i diversa prove­ (foto SBAAL, 2277) nienza rispetto alle basi, so no costituite da fu sti di mate­ riali diversi: cipollin o eli Grecia (prima da sinistra), mar­ Montecassino (107 1), i assiste ad una in tensa rinasci­ mo bianco (seconda e quarta) e granito grigio (terza). ta artistica e intellettuale che determina, oltre ad im­ Pensabene e Pomponi identificano i capiteiJj del portico portanti scambi culturali , a nche il flu sso di maestranze con << rep liche med ioevali del modello ionico antico ( ... ) dal mondo orientale. imitato con grande cura e con forte senso plastico. La EBN LE GENOA

~ Xlii SEC. : j Xlii SEC. L ---~ .J Ipotetica rlcoatruz lone

• XVII SEC.

~ X I X SEC.

~ Fine XVII · In\zio XV\11 SEC. A Apertura

C Ch iusura

Finestra

i ' LE FASI COSTRUTTIVE DEL PORTICO ----- ·----.L ___ __.J ' ••a

IO- RICOSTRUZI0 1 E DELLE FAS I STORICII E DEL PO RT ICO (disegno di Mm·ia Gra zia Tmw)

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Il - ROHA, CHI ESA DI AN GIORG IO IN VELABRO 12- ROMA, CIII ESA DE l SANTI VINCE1 ZO E ANASTASIO ALLE TRE VEDUTA DEL FRONTE DEL PORTICO PRIMA DEL RESTAU RO FO NTi-\NE, VE DUTA DEL FR01 TE DEL PORTICO (foto BAAL, l 659) (foto SBAAL, 40907)

13 - R01\ IA, CIII ESA DI AN LORENZO FUORI LE M RA VEDUTA DEL FRONTE DEL PORTICO (foto BAA L, l 25 6)

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14-15 - ROMA, CHIESA DI SAN GIORGIO IN VELABRO, PORTI CO - IS RIZIONE SULLE LASTRE DEL FREGIO, DOPO I L RESTAURO (foto SBAAL)

ba e del capitello è decorata con un motivo a perline molto allungate, alternate a coppie di asu-agali. Cechino appare intagl iato con tre ovuli ogivali contenuti in sgusci, percorsi da una scanalatura a sezione angolare e separa­ ti da lancette nascenti da festoncini tesi tra la parte su­ periore degli gusci. Rispetto al motivo originario, i fe­ stoncini risultano concavi verso l'alto. Le volute a canale leggermente arcuato terminano al centro della spirale sia con rosette a doppia coroll a, sia con rosette in cui il pistillo assume l'aspetto di ghianda».2"> .Cultima campata del portico ha la stessa ampiezza della terza, corrispondente all'ingresso della navata centrale, in simmetria con la luce dell'Arco degli Ar­ gentari, contiguo all a facciata del portico anche se ar­ rett·ato rispetto a questa (figg. l O e 11 e cfr. infra il ri­ 27 lievo nel contributo di Maria Grazia Turco). > Sin dall'origine, le colonne poggiavano su un basa­ mento in muratura con copertina di pietra continua interrotta solamente per lasciare il varco centrale di accesso alla chiesa. Di certo un basamento atipico per un portico di quel periodo che generalmente vede le ba i delle colonne poggiare direttamente a terra o su piccoli zoccoli o alti cippi; il motivo deve essere ricer­ cato nella necessità di superare la forte pendenza del terreno (fig . l l). Attualm ente, però, il portico presenta cinque cam­ pate anziché sei, a seguito dell'intervento seicentesco, vo luto da Clemente lX ( 1667 -1669), quando venne eli­ minata l'ultima campata di destra per ricavare una sa­ grestia con un proprio ingresso autonomo. Quest'ope­ razione ha permesso di ristabilire la simmetria del por­ tico, secondo l'asse passante per la porta d'ingresso. La ghiera e la porzione di trabeazione corrispondenti all a campata tolta vennero riutilizzati nel nuovo lato destro 16 - PILASTRO DESTRO DEL PORTI CO DELLA CHI ESA del portico (fig. 14). Supporta tale tesi l'interruzione DOPO IL RESTAURO dell'iscrizione sulle lasu-e del fregio, che ora prosegue (foto SBAAL)

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egli infatLi, attribuendo l'edificazione della torre al XII secolo, ne ri leva un rifacimento in << epoca imprecisata» oprattutto nei piani superiori.291 Queste ipotesi sembre­ rebbero peraltro confermate dalle stampe di Dosio del 1569 circa (jìgg. 20-22), mentre l'una mostra un campa­ nile leggermente più basso, l'alu·a evidenzia una torre priva dell a cella campanaria, come e questa fosse anda­ ta perduta, forse a seguito di un incendio. Pertanto ap­ parirebbe ensata l'ipotesi che porta ad attribuire alme­ no l'ultimo piano ad una ricosuuzione avvenuta verso la fine del Cinquecento, peraltro giustificata anche dall'a­ nomala regolarità esecutiva della cell a, diffici lmente ri­ sconu·abile nelle cosu·uzioni campanarie medievali. La torre, costituita per tutta l'altezza da materiale la­ terizio, esibisce u·e piani con u·ifore a pilasu·i più una cella campanaria con colonne eli spoglio; ugualmente, i piccoli modiglioni inseriti nelle fasce eli ripartizione dei diversi li velli provengono da materiale di riutilizzo. I grandi capitelli a mensola con fianchi schiacciati sulle colonne vennero, invece, realizzati per l'occasione.301 Le memorie eli F. Vacca ( 1594) ricordano come il campanile sia stato oggetto, nel corso dei secoli , eli continue spoli azioni e scavi dovute all 'affannosa ricer­ ca eli un leggendario tesoro che la credenza popolare riteneva fosse stato nascosto nel pilone destro dell'Al-­ co degli AJ·gentari, proprio sotto la torre in corrispon­ denza del basamento romano inserito nella muratura

17- PILASTRO SI 'ISTRO DEL PORTICO DELLA CHIESA DOPO IL RESTAURO (foto SBAAL) sul lato destro mentre on gmariamente era destinata solo al fronte del portico (figg. 15 e 16). Inoltre, l'ap­ partenenza del pilastro destro ad un'epoca successiva rispetto a quello di sini u-a, è confortata anche dalla di­ mensione dei mattoni e dalla loro dispo izione secon­ do precise linee verticali e ricorsi; prima del recente re­ stauro, il pi lastro di desu·a presentava w1a muratura ad andamento regolare menu·e la tessitura muraria del­ l'altro era ed è ancora caratterizzata da laterizi disomo­ genei per dimensione e colore, tipici dei primi anni del XIII secolo quando si riutilizzavano materiali di­ smessi da altri edifici (figg. 17 e 18). Allo stesso periodo va attribui to il campanile che oc­ cupa la prima arcata della navata sinisu·a in globandone così la prima colonna riportata successivamente in luce durante gli interventi di A MUI'ioz; questa datazione della torre campanaria è altresì confermata dall'appa­ recchi o murario e dalla presenza della stilatura dei letti di malta (jìgg. 18 e 1 9); 2~ 1 all 'in terno del campanil e sono ancora visibili la mmatura «a falsa cortina>> e gli archi di scarico (nei lati sud ed ovest) riferibi li a questa fa e. 18 - VEDUTA D'ANGOLO DALLINTERNO DEL PORTICO, DOPO IL Questi, infatti, i resero necessari per all eggerire le mu­ RESTAURO rature preesi tenti sulle quali il campanile s'impostava, (foto SBAAL) muratme peraltro già provate taticamente in quanto 19- VEDUTA DELLA PRIMA COLONNA DELLA NAVATA Sl 1 ISTRA l - dovute all 'accorpamento di strutture attribuite a mo­ CLOBATi\ NELLA STRUTTURA DEL CAMPAN ILE, DOPO IL RESTAURO menti esecutivi diversi. Anche Serafini conforta tale tesi: (foto SBAAL)

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20- GIOVANN I ANTON IO DOS IO : ARCO DI GIANO, INCISIO N E (da A. BARTOLI, Monu'/1/ enti antichi di Ro111a nei disegni degli Uf]ìzi di Finmze, Roma 1922, \~ Lav. CDXXX III , fig. 790)

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2 1 - FIRENZE, UITIZI, CAIIIN Erro DEl DISEGN I E DELLE STAJ\IPE 22 - FIRENZE, FFIZI, GAIII :'-/ UTO DEl DISEG N I E IJEI.LE s - lì\~ IP E (2502 A) - GIOVANNI ANTON IO DOSIO: A RCO DI GIAN O E FIANCO ( 177 3 A)- GIOVANN I ANTON IO DOSI O: CA~ I PAN IL E l' CHIESA DI SI N ISTRO DI SAJ\1 G IO RGIO IN I'ELAIIRO SAN GIO RG IO IN VI·:LABRO, VE DUT A DI SCORCIO (da B ARTOU, op. rit. , V, ta v. CDXXXIII, fig. 789) (da B ARTOI.I , ojJ. cii. , V, tav. CDXXXV, fig. 793)

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23 - ROM A, CI II ESA DI SAN GIO RGIO IN VE LABRO l'liT RO CAVALLI N I: AFFRESCO DEL CATINO AB IDALE (fola SBML)

stato nel corso dei secoli attribuito a Giotto; la critica più recente, invece, lo ha riferito a Cavallini, per affi­ nità stilistiche con gli affi-eschi in Santa Cecilia del me­ desimo autore (ftgg. 23 e 24).''t> Altri lavori intere sa rono probabiJmente il rifacim ento dell 'area presbiteriale già so ll evata rispetto all 'attuale piano pavimentate della chiesa, nonostante l'a senza di una cr ipta . ~3 > el l'area compresa tra .l'ab ide e il ciborio iftgg. 25- 26 e 28) è ancora visibile, anche se in gran parte rima­ neggiata, la pavim entazione in opus sectile; l'intero se­ micerchio absidale è lastricato infatti con cinque pan­ nelli delimitati da eterogenee lasu·e di marmo iftg. 26). I due dell a prima fil a sono per gran parte nascosti dal sedile marmoreo realizzato da Mufioz ulla base di tracce preesi tenti. I riquadri decorativi sono costituiti da elememi a cacchiera con piccoli quadrati alternati di marmo bianco e porficlo verde. Al centro dei due 24 - ROM A, CIIIE A DI AN"Iì\ CEC ILIA I N TRASTEVE RE pannelli dell'ultima fi la è visibile un piccolo quadrato PIETRO CAVALLI NI: AFFRESCO DEL CAT INO ABS IDALE (PARTICOLARE) eli pavonazzetto; nell 'alu-a fil a di tre pannelli sono in­ (fola SBAA L, 26573) vece inserite tre grandi Tola e marmoree frammentate. Guiclobaldi osserva, in base a confronti stilistici, che l'o­ jms sectile sia da attribuire al periodo carolingio, infatti: della chiesa; queste ipote i peraltro hanno u·ovato ri­ l'ambito del pontificato eli Gregorio rv (827-844), cui si Alla fine del Xlll secolo, nel 1296, papa Bonifacio deve certamente la ricostruzione dell 'abside, .'''> VIII ( 1294- 1303) elesse titolare dell a diaconia eli San Al cemro del presbiterio venne coll ocato il ciborio at­ Giorgio il cardinale Iacopo Caetani Stefaneschi il quale, u·ibuito dagli studiosi ecli_n particolare modo da Mufioz, oltre ad inu-aprenclere importanti opere eli «restaurO >> , per analogia tilistica, con quell o di San Lorenzo fuori le fece dipingere il cati no absidale. I.:affresco, raffigurante Mura, all a fine del XII ecolo ifi.gg. 25 e 27). 35> Cristo benedicente, la Madonna e San Pieu-o, affiancati Le uniche notizie success ive all'in tervento di Stefa­ da San Giorgio (a in i tra) e San Sebastiano (a de u-a) , è neschi vengono riportate da Krautheimer nell a sua

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27 25- ROMA, CIIIESA DI SAN LO RENZO F ORI LE ~ I U RA, CI BORIO ifoto S BAA L, 182)

cronologia storica; la menzione ricorda la donazione, RO~IA, CIII ESA DI AN G IORGIO I N \'!-:LABRO:

nel XIII secolo, di un appezzamento di terreno conti­ 26- J'A\ ' I ~ I ENTAZ I ONE DEL CATINO A I ~S IDALE guo al ca mpanile da parte del cardinale Pietro Capoc­ Uòto SBAA L) ci. L:ep igrafe che te timoni a l'evento si trova oggi mu­ rata in un pi lastro a destra dell'abside.'''n 27- PRE BITERIO DELLA CHIESA CON IL CIBORIO DELLA FI NE DEL All a fin e del XV secolo il cardinale R. Ri ario, duran­ X li SECO LO ifoto SBAS di Ro111a, l 5 l 304) te il pontificato eli Sisto fV (147 1-1 484), intervenne sull'edificio restaurandone la copertura.:•;> 28 - PIANTA DEl. PRESBITERIO DELLA CIIIESA Carea presbiteriale sarà oggetto, a seguito dell e vicen­ ifoto SBML, 30556) de del Concilio d i Tl-e nto, el i un totaJe rias etto puro-op-

2G 2R 26 ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

29- FRAMMENTI DELLA SC 11 0LA CANTORU!Vl 30 - ISCR IZION I ROMA1'JE RI UT ILIZZAT[ PER LA SC I-IOLA CANTORUM (foto SBAA L, 2208) (foto BAAL, 2120) po scarsamente documentato; in proposito Krauthei­ zati nell a sistemazione presbiteriale medievale, portano mer'1s> riferisce all'inter·vento del cardinale J acopo Serra inciso nel retro dedicazioni romane, testimoniando così (16 11 ) il rialzamento del li ve ll o pavimentale (figg. 27 e una diversa originari a destinazione e la condizione di 28). Alcuni resti marmorei dell 'antica schola cantomm, materiale di spogli o (figg. 29-3 1) . dell a quale non è stato possibil e definire l'originaria col­ La notizia del rifacimento seicentesco è confermata locazione, sono attualmente poste all 'interno dell a chie­ anche da Giacomo Fontana il quale data il restauro d i sa; come visibi le in alcune foto, questi frammenti, uti li z- Serra al 16 10 e ricorda la grande beneficenza d i Giu-

3 1 -AlTRI FRAJ\ I J\ I ENT I DELLA S IIOLA ANTOR ~ l (foto SBAAL, 2209)

27 ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte nell a pianta di San Giorgio in Ve labro; infatti l'interse­ zione fra i bracci della croce ideale si viene a trovare in posizione baricentrica, ossia proprio al centro tra l'in­ gresso e l'abside in corrispondenza dei due accessi late­ rali inseriti nell e navate minori. "'1 Peraltro, questo tipo di simbolismo trova facili riscontri in alu-i edifici religio­ si romani quali Santa Prisca, e i Santi Nereo e Achi ll eo''' (fig. 32, a-b) . Un'altra fonte che conferma l'intervento cinquecen­ tesco proviene da un documento dell'Archivio Vatica­ no: la Visita Apostolica del 1566 relativa al pontificato di Pio V. Il breve resoconto del visitatore Tommaso Or­ S. MARIA IN AQUIRO S. NICOLA IN CARCERE fino conferma che la chiesa, ormai in uno stato di to­ 0124. •10 ~ tale abbandono, durante il pontificato di Pio IV ( 1559- 1565), si presentava come una coll egiata sine cura, ser­ vita da sei canonici e un cappell ano. Cedificio era do­ tato di cinque altari, quello maggiore e due ne ll e na­ vate laterali , configurazione questa rimasta inalterata sino ai primi anni del Novecento. La visita ricorda inoltre che il pontefice donò una rilevante quantità d'iscrizioni antiche provenienti dal Palazzo Apostoli co Vaticano (fig. 33, a-b).'"' Fontana, nel 1836, descrivendo l'edificio di culto, ri­ SS. NEREO E ACHLLEO S. GIORGIO AL VELABRO badisce tale assetto e la presenza delle mense cinquecen­ tesche: << Nella ìhbuna vedesi in fondo la Cattedra Epi­ a scopale, ai lati della quale sono disposti i sedili pe' Preti ( ... ) Le navate minori hanno due altari per cadauno; seppe Imperiali , fina!J.ziatore dei << nobilissimi risarci­ uno in fondo e l'alu-o laterale all a direzione del secondo menti >> dell 'edificio ..' ''' E proprio nell'ambito del << Simbo­ arco ( ... ) un altro ingresso eravi anticamente nella nava­ lismo iconografico >> , caratterizzante l'attività architetto­ ta sinistra, che venne poscia muratO >> .""' nica successiva alle vicende tridentine, che M. P. Sette La conformazione architettonica esterna dell a fab­ evidenzia un esplicito richiamo alla forma della croce brica è ben documentata da una stampa di Stefano Ou

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o ., rnl o .. o l l l l l l o l l l i ~ [J ~ i l s. CiORGICI S. PAN:RAZIO S. PRISCA S. PlJJENZIANA S. MARIA AL VELABRO N AQURO b 32, a-b - RI COSTRUZIONE DELLA PIANTA DI SAN GIORG IO IN VE LABRO E DI ALTRE CHIESE ROMANE E RELATIVO CONFRONTO (da P. SnTE, Abbellùnenti e restauTi dopo Sisto V, in L:Architettura a Roma e in Italia (l 580-162 1), Atti del XXIIl Congresso di Storia dell 'Architettura, Roma 24-26 marzo l 988, Roma l 989, l, fig . 9, p. 508)

28 ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

3~ a - INTERNO DELLA Cl 111-:SA DI SAN GIORG IO IN V[I..AHRO IN UNA FOTOGRAFIA I'RI ~ I A DELI: INTER\'[NTO DI:: L MUNOZ (foto BTogi)

33 b- INTERNO DELLA CIII E A D RANTE l RESTAURI NOVECI::NTESCH I (foto SBAAL, 2124)

29 - ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte

34- ET! ENNE DU P J~ RAC: VE DUTA DE LLA CH I ESA DI SAN GIO RGIO IN VE LA I3RO ( 1575), INCISI0 1 E (da E. Du PÉRAC, l vestigi dell'an tica Rouw ... , tav. Xll, 1773)

35 - CHA RL ES LOUIS CL ÉRISSAU: VEDUTA DEU.:ARCO DEG LJ ARGENTARI E CHI ESA DI SAN GIO RGIO 11 VE LAB RO (SECO LO XVIII), INCISIONE (da F. H ERMANI N, Gabinetto Nazionale delle Stam.fJe in Ro111a, Catalogo delle incisioni con vedute T0'/1/ane, XVIII, 54, 1897)

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Pérac ( 1575), nella quale appaiono le fin estre ad arco dell a navata centrale e quell e rettangolari della navata laterale sini tra. Dall 'immagine è ben evidente che il tetto dell a nave laterale era notevolmente più inclina­ to dell 'attuale; le fi nestre dell a nava ta centrale, modi­ fi ca te dopo il 1575, dovevano trovar i quindi pi ù in al­ to di quelle ori ginari e, poiché il tetto fu ri alza to olu-e la base di appoggio di queste (fig. 34). Le mensole in pietra vi ibili ancora oggi all'interno definiscono, in­ fatti, l'ori ginaria quota d'imposta dell a copertura. In una succes iva veduta della fin e del XVlH secolo, attribuita a C. Clérisseau, che mosu·a ugualmente il fi an­ 37 - RO MA, I·II ESA DI SAN GIO RGIO IN VELABRO, FRAMM EN""Il DI co sinisu-o della chiesa, appaiono invece in serite nella T I \ NSENNA ALT O I EDI EVA LE RI TROVAT I navata cenu-ale tre finestre rettangolari , di tanziate u-a IN UNA FIN ESTRA TAMPONAT A (foto SBAS di Roma, 15 1284) loro e piuttosto piccole, tanto che gli archiu·avi res tano notevolmente al di otto della gronda del tetto che co­ dio, formLÙa una diversa ipotesi molto interessante. Lo pre la nave cenu·ale (jìgg. 35 e 36). La reali zzazione, nel studioso ipoti zza che fino al XVl ecolo nove fines tre ar­ XVIII secolo, di que te nuove finesu·e rettangolari com­ cuate illuminavano la nave centrale, come peralu-o evi­ portò la tamponatura dell e ori ginarie aperture dell a na­ denziato anche nell a veduta eli Du Pérac, e che solo in vata centrale, specifi ca tamente la chiusura dell a prima, segui to, a causa dello tato di degrado dell 'edificio, s' in­ terza, quinta e nona fin estra, come peraltro accertato sia tervenne sia rinunciando a parte delle finesu-e, che ven­ dall'analisi diretta delle murature durante l'attuale inter­ nero così tamponate, sia modificando la loro configura­ vento di restauro sia dall e immagini. pubblicate da zione arcuata in rettangolare con l'in serimento degli ar­ Mufioz. Controversa e dibattuta è ancora la ques tione chiu-avi !i gnei, ritrovati in seguito da Muiioz. I.:analisi di­ relativa all 'originari a conformazione di tali fin estre; retta dell e murature ha attualmente evidenziato alcuni mentre Muiioz, avendo ri trovato alloro posto archiu·avi elementi di novità che porterebbero a sostenere la tesi di. in legno e frammenti di u-ansenne, ritiene originarie le Castelli piuttosto che quell a di Muùoz, il quale giustifica aperture rettangolari, Maurizio Castelli, nel recente stu- la particolare originaria conformazione rettangolare

3G- L ICI ROSS IN I: VE D fA DELLARCO DEG LI ARGENTARI E CHI ESA DI SAN GIO RGIO IN VE LABRO ( 182 1), I NCISIONE (da AA.VV. , Luigi Rossini incism"f!. Ved ute di Roma 18 17-1850, catalogo dell a mostra, Roma l 982, fig. 39, p. 68)

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:~8 - FRA!'ICI::SCO DI:: l'A O LI: PI ANTA DI RO~IA ( 1623), l'ARTICOLARE •IO- C IO\'ANNI ~ l ACC I : PIANTA DI RO~ I A ( 1625). ED I'Ii-\ DA PAOLO (da F RUTAZ, OjJ. cii ., Il , tav. 301) ~ I AU I'I N E CARLO LOSI ( 1774), l' RTICOI.ARE (da FIW IAZ, ojJ. ci!., Il , tav. 31 l)

39 - ANT O N IO TE~ I I'ESTA: PIANTA DI RO~ I A ( 1593), I'ARTICOLAR ié (da FRUTr\7., ojJ. cit., Il, tav. 266)

32 ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte de ll e fin estre con i riferimenti laici de ll a fa bbrica che precede l'edificio eli cul to. "' Il frammento eli transenna ritrovato da MUJi oz in una de ll e fin esu,ell e tamponate e ora coll ocato ne lla navata de tra pou,ebbe peralu·o non confermarne l'originari a posizione anche perché altri fì·ammenti lapiclei fu ro no ritrovati nell'Ottocento a ll 'in­ terno della muratura eli facciata, riutilizza ti come mate­ riale eli tamponamento e eli riempimento. Giuliana Buttici e Giovanna Rosari o, che hanno avuto modo di studiare que to frammento (jig. 37), ne ev iden­ ziano il moti vo a cancello secondo una definizione stel­ lare il cui inu·eccio è caratteri zzato, olu,eché dalle di ago­ nali del quadrato, da alu·i «due listelli che si inseri scono a croce U'a le diagonali, dividendo ogni quadrato ( ... ) in otto u·iangoli dall e climensionj u·a loro differenti». ,.,, 42 - OX FO RD , CH RIST CII URCH LIBRAR\' • N l O LA POUSS I N : Tutte le vicende relative a ll a chi esa e a ll e sue fasi co­ VED TA DI RO MA ( 1624- 1625 ), DI SEGNO, l'ART ICOLARE struttive successive al secli cesimo secolo, in gran parte (da C. F. B ELL, Drawòws by the old masters in the libra·')' of inedite, deriva no da ll a lettura ed elaborazione eli un Cln ist Ch u ·1d~ Oxjord, Oxford 19 16, tav. XCII ) corpus eli documenti d'archivio consultati durante i la­ vori dell 'ultimo restauro (figg. 38 e 40) e dall 'anali si delle piante storiche.''"' Antoni o Tempesta (1593) raffigura già parte del pic­ Sappiamo così che all'ini zio del XV Ii secolo l'edifi­ colo convento ad un piano caratterizzato da un porti­ cio eli cul to «Co n i suoi annessi,, ve nnero affidati dal ca to rivolto verso il giardino interno; il recente restau­ cardinale titolare Giacomo Serra, con Breve di Paolo V ro ha, infatti, confermato questa originaria conforma­ del 7 ottobre 1615, alla Congregazione degli Agosti­ zione modifica ta a segui to dell a tamponatura dell e ar­ niani Scalzi eli Genova; la concessione ri guardava la ca te in una fase successiva. cruesa e le sue «attinenze, ossia casa, orto e «altre cose Durante il pontificato eli papa Clemente IX Rospi­ contigue ad esso».'';' g li osi (1 667 -1 668) la chi esa fu oggetto eli un significa­ All e direttive dello stesso cardinale diacono Giaco­ ti vo intervento per la necessità eli ri cavare una sagre­ mo Serra si deve probabilmente la definitiva costru­ sti a che aves e un proprio ingresso autonomo diretta­ zione del braccio di conve nto addossato alla navata la­ mente dall a strada; l'ambiente venne ri cavato chiu­ terale destra, quando si rese nece sario reali zzare per dendo totalmente la prima campa ta dell a navata de­ il clero residente nuove abitazioni, come riportato da stra. In conseguenza di ciò il portico venne ridotto da Onofri o Panvinio (jig. 39) :'R' La pianta prospettica eli cinque a quattro arcate con il tagli o della muratura in

4 1 • BE RLI N, STAATLICH E MUSE EN, KUPFERST ICH KA BINETT - JVIA RTEN VA II EEMSK ERK: VE DUTA DELLA CHI ESA DI SAN GIO RGIO I N VELABRO, PART ICOLARE ( DISEGNO, FO L. 29r), 1532 (da C H R. H OLS EN, H. EGG ER, Die Rihnischen Slà:u.enbiicher von Marten va n Heeutskerck im Koniglichen Kupfàstichlw.binett w Berlin, l, Berlin 19 13, rista mpa anas tatica 1975, p. 30)

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'13 - C l SEP PE VAS I: VE DUTA DI ROMA ( 1773), l'A RT ICOLARE (da G . V AS I, Delle l!lagnificenze di Ro111a A11tica e Modema. Libro Terzo ... , Roma 1753, tav. 55) corrispondenza de ll 'in gresso dell a sagrestia; "'' l'esi­ spioventi anziché acl unica falda come era precedente­ genza di avere un nuovo acce so sul prospetto princi­ mente. Canali si dell a muratura e la parall ela ricerca pale e contemporaneamente una facciata dal disegno iconografica hanno quindi permesso di confermare, più regolare e simmetrico può avere influito su tale data la mancanza di documenti, che la modifica av­ scelta. Come già visto il tagli o è confermato soprattut­ ve nne probabilmente tra il 1620 e il 1730 circa (di-. in­ to dall'iscrizione pre ente sull'architrave che doveva fra il rilievo nel contributo eli M. G. Turco). essere lunga quanto il portico ori ginario mentre ora Cesistenza di un portico con cinque colonne è docu­ essa prosegue sul lato destro dell o stesso. I n conse­ mentata da di ve rse stampe riferite al periodo compre­ guenza eli ciò venne ricostruito anche il tetto a tre so tra il 1532 e il 1625. M. va n Heemskerk ( 1532-

44 - A LÒ G IOVAN NOLI: VED UTA DI RO MA ( 16 19), PA RTICOLA RE (da A. G IO\'ANNOLI, Ro111a ontira , Roma 16 19, Lav. 39)

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1536) è l'unico che in un suo disegno rappresenta il portico con sei colonne, pur avendo eseguito anche a l­ tri disegni in cui il portico presentava le cinque colon­ ne originari e e il p il astro angolare con forma ottago­ nale anziché rettangolare (fig. 4 1); più verosimile inve­ ce sembra essere la veduta di Du Pérac ( 157 5) nell a quale è evidente il portico a sei campate con tetto a fa lda unica la cui estremità sinistra poggiava diretta­ :. ;'· p~\J-sA, ICJ~NTfA 0 mente sul campanile. j ) Ancora nel XV II secolo N. fi,\~CCLE SIAM~.BENE>-COLLÀ13ENTEM Pouss in ( 1624-1 625) testimonia la presenza di un por­ . ~ i.: t -, ·l(tsrirvrT tico con cinque colonne (fig. 42);·-·)) altre interessanti . . 'PSJ...CRA'SYPE;LLECTILE•ORNAVIT, informazioni ci ve ngono dall a veduta di A. Giovanna­ _'~~ OMÌNICV&lvtANF.ÌUNVS•D:ORDIN1 S li (1 6 19) nella quale si nota che i pilas tri erano deco­ rati forse con intonaco, graffiti o stucchi acl imitazione ·.·i~EMITkCONGREG~lANVEN SI s· del marmo, decorazioni queste dell e quali però non si o. o<:·: HV,IVS·~ONASTtPRIOR · è mai avuta altra testimonianza se non nell 'immagine · .&BAG! l" .ANIMI ~ M_._P .. di Letarouilly nell a quale sembrano vis ibili alcune ,ANNO~MDç c;fv. tracce di intonaco. I.: iconografi a successiva che docu­ . . . menta la riduzione del portico è rappresentata dalle stampe di G. Vasi ( 1773) e di P Letarouilly (1 846) 4G - ROMA, CHIESA DI SAN GIORGIO IN VI::LABRO, ISCR IZI ONE 2 (figg. 43-45);'' ) in particolare nell 'immagine di Vasi, MARMORI::A RISALENTE AL RES'Ii\URO VOLUTO DALèi MPER IALI posteriore all'intervento di Clemente IX ( 1665-1 669), (foto SBAS di Roma, 15 1292)

...... _..,, .. _ -

/'tnn.

f:r. J.I SI ~ UE S. GIORCI O IN Vt::I.AIIIW._XII, d

45 - PA UL LE'Ti\ROU ILLY: PI ANTA I:: ALZATO DELLA CH I ESA DI SAN GIORG IO IN VELABRO (da P. LETARO UII.LY, Edifices de moderne, ed. New York l 984, III, tav. 332)

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ogni magnificenza fa bbricate», che tuttora lo chiudo­ no lungo i tre lati (cfr. fig. 48);·.... , il prelato affidò inol­ tre a Francesco Civalli , alli evo di Baciccia, la reali zza­ zione del soffitto con quadri di tela per nascondere la struttura !i gnea del tetto."';1 Anche un'iscrizione ripor­ tata da Forcell a attesta interventi esegui ti a spese del cardinale Giuseppe Renato Imperi ali : << ecclesiam pae­ ne coll abentem restitui t» (fig. 46):n1 Nel 1734, con un atto del notaio in Roma De ~fo ti , i Padri Gesui ti assegnarono agli Agostiniani di Geno­ va, "s1 affid atari del compie o reli gioso dal 16 11 , un fondo consistente in un fi enile fuori Porta Flaminia che fo rnirà la rendita da utilizzare nel nuovo annesso con­ vento di San Giorgio (scudi 200) . Lo stesso documento confermava l'esistenza del giardino, dell'orto e di una porzione di terreno di pertinenza del conve nto. Il car­ teggio (1748) con tiene inoltre un inve ntario che de­ scri ve il conve nto di San Giorgio, composto da un dor­ mi torio di dodici stan ze e caratteri zzato da un arreda­ mento modesto e di scarso valore con suppell ettili in­ sufficienti e << malandate». Malgrado la struttura con­ ventuale versas e quindi in condizioni di povertà, l'edi­ fi cio doveva aver sempre destato un certo interesse vi­ sto che ne ll 'arco di un ecolo era stato ricostruito per ben due vo lte.""' La basili ca, in vece, per quanto fosse ancora o ffi ciata, non era da tempo oggetto di gra nde

'17 - BENEDETrO FAB IAN I DI RIOFREDDO: RI DI I'I t T RA DEL SOFF irro ( 1774) A SO T ITUZIONE DE L LA PRECEDENTE OPERA DI FRANCESCO CIVALLI (foto SBAA L) il portico esibisce un fì·egio di segnato, forse per indi­ care la presenza di un mosaico del quale non si ha al­ tra notizia se non dallo scritto di Mul'i oz.:;31 Nella pian­ ,, ta di Letarouill y, oltre al portico ormai ridotto, sono visibili la nuova sagresti a ottocentesca ottenuta tampo­ nando le prime due arcate dell a navata destra e l'in­ gre so nord del campanile prima che questo venisse chiuso e che fo e realizzata, sempre nel XIX secolo, D c la nuova ape_rtura ad Es t, di comunicazione con la na­ ve centrale. E da ottolineare che la stampa di Pouss in \ l ~ .. t .a• l. • '1 ...... ci fornisce una dell e prime e più comple te testimo­ nianze del complesso conventuale, costitui to da un ~ \, • n• L' unico edificio a due p iani a ffi ancato da un nuovo mo­ desto bl occo edilizio della ste sa altezza, il tu tto orga­ ,_. ,_. ~ . ~ ... ni zzato intorno ad un piccolo chi ostro delimitato da un muro di cinta n el quale i apriva un ingre so con portale bugnato ...• •> Come riporta Crescimbeni, nel 1704, il cardinale Imperia li , titolare de lla chi esa dal 1690 al 17 32, po­ 48- RO~ I A, ARCIIIVIO STORICO DEL VICAR IATO, ALLEGATO ALLA LETrERA (BUSTA 485, DOC. 59): PROGETrù DELLA SEZ IONE DEL tendo di sporre delle rendite eccl esia tiche, in tervenne PORTICO (1827), ACQUERELLO, CH I NA O INCHIOSTRO nel porticato dotandolo dell e ca ncell ate in fe rro, «con (foto SBM R, 4841)

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attenzione, probabilmente per la sua posizione, a quo­ ta inferiore ri ·petto a que ll a del conve nto, che fac ilita­ va le continue inondazioni de ll e acque piovane. n im portante contributo nell a defini zione dell e successive vicende costruttive dell a chiesa ci perviene dall 'opera di padre Federi co di San Pi etro che, nel 17 9 1, descri veva accuratamen te la fa bbrica e le sue vi­ cende stori che.""' Sappiamo dal te to la reale ituazio­ ne dell 'edificio; nell a nava ta destra era presente un a l­ tare con colonne sca nalate dedi ca to a San Giorgio, mentre nella sinistra un altro era consacrato a an Giu eppe. Fin o a tutto il XVI ecolo scarse sono state le notizie sull 'esistenza degli altari e dell a loro dedica­ zione, oltanto la visita apo to li ca del 1566 ne fa me n­ zione conferma ndo la presenza dell e cinque mense sa­ cre. Il pavime nto in ma ttona to di la teri zi, era caratte­ ri zzato da grandi in serti marmorei e fra mmenti di la­ pidi epolcra li .'''' Il a ffitto dell a chiesa, ormai rovinato a causa d'infiltrazioni di acqua provenienti dal Letto venne, come già detto, in quell a stessa occasione com­ pl etamente sostituito da Benedetto Fabi ani di Ri ofred­ do, ad imitazione di que llo preceden te, opera di Fran­ cesco Civalli (fig. 47). Nel 1787, lo scultore Giova nni Pier Antoni e l'archi­ tetto Andrea Vi ci, ebbero l'in carico da parte di papa Pio VI di ostituire le quattro antiche colonne del cibo­ rio con altre di marmo bianco."11 Un dettagli ato reso­ conto dell'operazione di smontaggio, conservato pres­ so l'Archivio di Stato di Roma, descri ve i materi a li del­ le quattro colonne originari e: due di porfido verde «pezza to, alte palmi dieci e mezzo» con << alcune cavità e qualche sfaldatura ne lla loro superficie»; una << di granito bi a nco, e nero di Egitto di perfetta macchi a al­ ta palmi dieci, e un terzo», con «coll arino ed imoscapo

rotti», la quarta di granito.'"'' 49 - LO STATO DI DEGRADO DELLA CHI ESA E DEL CONVENTO Alla fine del XVIII ecolo la chiesa e l'annesso con­ PO RTA TAMPONATA ANNERI'If\ DAL FUOCO, PRIMA DEL RESTAU RO vento vennero abba ndonati poiché ormai in uno stato (foto M. G. 7ìl'lw) di completo degrado; in con eguenza di tale situazio­ ne papa Pi o VII ( 1800-1 823) decise il trasferimento degli Agostiniani Scalzi nell a Chiesa di Gesù e Mari a. ma ttonato di pavimentazione (3 canne), sia alla rein­ D'altra parte anche a seguito dell e vicende politico-re­ tonacatura delle mura a mezzo di due <> ; le stes­ pletarnente devasta ti e spoliati di tutti g li arredi sacri e se e le rela tive bas i attiche furono riprese, nell e parti degli altari; di entrambe le fabbriche rimasero a la­ lacunose, con reintegrazioni in stucco. Inoltre, << per mente le mura << rovinose»."'' dare ari a e togli ere l'umido>> i deci e di aprire una fi­ Ceclifi cio eli culto, dopo essere stato destinato a ma­ nestra nel muro della tribuna. Sebbene l'architetto i­ gazzino per il deposito di vino ed olio, nei primi anni caletti avesse consigliato di demolire il soffitto ormai del secolo XIX è interessato da alcuni lavori condotti ammalora to, questo non verrà più sostituito poiché, a dall'architetto Filippo icoletti il quale chi ede, in un seguito d i un sopralluogo, sarà ritenuto in buono tato promemoria al Principe Filippo Albani dell a Commis­ anche se << scoll ato e senza qualche chiodo».,, ..,, sione Consultiva per il mantenimento dell e Chiese, la Si intervenne sul campanile, ormai privo delle cam­ realizzazione di alcune urgenti opere per la bonifica pane e di qualsiasi possibilità di potervi salire, realiz­ dell 'edificio. Si consigli ava la dev iazione del corso del­ zan do tre piccoli solai << rustici» con scale a << pioli fi e» l'acqua piovana, che dall a strada giungeva fin o al por­ e sistemando la porta di accesso.""' La stessa Commis­ tico e addirittura fino nella chiesa, con l'esecuzione di sione per la conservazione delle Chiese nel 18 13 pro­ un muro << eli parata» di pietra e di una elci ata che ar­ cedette a ll a riparazione dei tetti << mettendo converse ri vasse fin o al portico ulla destra, lontano dalla can­ di piombo», contemporaneamente si intervenne nel cell ata (fig. 48). Contemporaneamente all 'interno del­ prospe tto principale dell a chi esa sostituendone il te­ l'edificio si procedette sia al rifacimento di parte del laio tondo dell 'ocul o.

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nell 'orto e indicata una diversa posiZione per la co­ struzione el i un nuova rampa che permette se il coll e­ gamento dei d iversi piani dell 'edificio. Si decise però eli mantenere il preesistente coll egamenLo verticale perché eliminandolo si sarebbe recuperato soltanto un p iccolo spazio che non avrebbe giu tificato la spe a della demoli zione ed inoltre perché «quella scala fo r­ ma una buona decorazione a tutto il locale >> . el l'altra ala del convento, des tinata a dormitorio degli ecclesiastici e composta da «cinque camere e ri ­ spettivo corridore>>, vennero restaurate le murature e gli infiss i; ne ll 'ultima stanza, verso la chi esa, si reali zzò un «soffitto morto, giacche è a tetto>>, ossia si pose in opera un conu-osoffitto per celare le ca priate della copertura. Inoltre in questa porzione di edificio, a due piani, si 50- FODERA DELLA MURATURA REALIZZATA DIFESA DALLUI\II DrrA eseguirono altri lavori: al piano terreno, corrisponden­ SUL FRONTE I'ERSO LA STRADA (foto SBAAL, 25 17) te all a cantina, ven nero ta mponate le finestre esistenti verso il giardino per lasciare solo una feritoia; ve nne ri­ presa la stabili tura dell 'intonaco nel p rospetto e nell 'a­ trio de ll a scala; venne inolu-e aperto un va no di comu­ Successiva mente ( 1819) l'intere se di Monsignore nicazione nella parte sinisu-a d i questo au-io. Frattini, vice gerente di Roma, si ri volse ve rso il com­ A seguito dell a demoli zione dell a costruzione limitro­ plesso che << minaccia non lontana ruina >> ravvisandone fa a ll a navata destra e all a conseguente esigenza d'in­ la nece sità di urgenti restauri a seguito dell'abbando­ grandire il giard ino, nacque la necessità di realizzare no, da oltre vent'anni, dei Padri Agosti n iani Scalzi «un muro parall elo all a chiesa» quale opera di conteni­ «per motivo d'aria ca ttiva ».67 >I fondi ve nnero destina ti mento delle terre, << a guisa di intercapedine, e liberarlo esclusivame nte al restauro della chi esa (scud i 80), an­ dall 'umido, essendo il piano del giardino medesimo su­ che perché i ritenne inopportuno ridurre il convento peri ore di palmi 8 circa a que ll o della c hi esa >> . u~> «al primiero stato>> vista la sua in salubre posizione. In Cambiente che << unisce e fa corpo col resto dell a conseguenza di ciò «il ruinoso fabbricato del convento fab brica di abi tazione lungo la strada», ossia che coll e­ con il piccolo giardino a nnesso» ve nne ceduto a lla Pi a ga la chi esa al dormitori o, ormai ridotto ad un piano e Adunanza di Santa Maria del Pianto che mentre prov­ precedentemente destinato parte a sagrestia e parte a vide a proprie spese all a demoli zione del fabbri cato locale per lo sq uagli o del sego, ve nne ora comple ta­ «che minaccia ruina >> , fece restaurare «quell a porzione mente de tinato a sagre tia in quan to << più adatto, e capace di risard mento». più salubre >> . Per megli o utilizzare e fruire tale va no Lo stato di degrado della chi esa e dell'annesso con­ emerse la necessità di reali zzare sul fro nte verso la vento emerse anche dall a relazione di un so pralluogo strada una fodera murari a a difesa dall'umidità, di effettuato in quell o stesso anno dall 'archi tetto Pietro tamponare la porta di accesso da ll a via per avere così Holl insieme a Monsignore Frattini ; proprio in questa solo una finestra, di << riprendere la stabilitura alli mu­ occasione venne decisa la demoli zione eli una parte del r i, e fa re il mattonato al pav imento >> (fig. 50). 70> fabbricato «rovinoso>> presente nel giardino adiacente la Dall 'anali si dei lavori da eseguire nell a chiesa, oltre navata destra in quanto già manca nte completamente alla necessità d 'interveni re ulle coperture, si ravvisò della copertura (fig. 49). Contemporaneamente, consta­ l'esigenza di avere anche all 'in terno dell'edificio di tate le fati scenti condizioni della porzione del convento cul to una sagrestia, << da costruir i ( ... ) prossima all'al­ 7 1 linti trofa all 'ingresso della chiesa, ne ve nne proposta la tare eli S. Giorgio sulla dritta dell a porta cl 'ingre so»; ' parziale demolizione fin o al primo piano con la costru­ si tamponò infatti , il primo intercolumnio dell a nava­ zione «a be ll a po ta >> eli un nuovo tetto «con il quale ve­ ta destra per ri cavarne un a mbie nte da destinare alle nissero coperti i locali terreni , ove cioè restar dovrebbe funzi oni legate al ri to reli gioso. lo squagli o del sego, e la nuova sagrestia >> . Ed è proprio nell 'ambito del recupero degli edifici La data eli costruzione dell a porzione el i conve nto di cul to p romosso da Pio VII (1800-1 823), che venne­ addossata all a navata destra dell a chie a non è stata ro donati all a chie a << alcuni marmi dell 'incendiata rintracciata in nessun documento; la ua presenza è Chiesa di San Paolo onde servissero ai Sacerdo ti di la­ però testimoni ata per la prima vo lta ne lla pianta di G. vamano nell a Sacrestia»; ma sarà solo durante i restau­ B. Nolli (1748); probabilmente questa ala venne co­ ri degli anni 1837-1 38, sotto la direzione de ll 'archi­ struita nell a seconda metà del XV I secolo o al più tar­ tetto camerale Giovanni Azzurri, che i penserà a si­ di nell a prima metà di quell o successivo, peri odo in stemare un lavabo nell a sagrestia realizza ndolo pro­ cui vennero reali zzati nuovi lavori.G.'> prio con << un'urna sepolcrale pel deposito dell e acque, Fu inoltre progettata l'eliminazion e el i un mignano ed altri marmi pel sottoposto bacile >> .72> che collegava il giardino con il convento, altresì venne Un in ventario dei primi decenni dell 'Ottocen to, suggerita la demoli zione dell a grande scala esistente conte nen te la descrizione delle proprie tà deii 'Adu-

38 ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte nanza dei giovani di Santa Maria del Pianto, che ave­ va no il possesso del complesso conventuale, ha con­ sentito di conoscere e attamente la reale consistenza architettonica de ll 'edificio di culto. Dall'elenco, lun­ go e dettagli ato, si ha notizia dell'esistenza d i sei fi­ nestre dell e quali quattro nella navata centrale, una rotonda in facciata e l'ultima nel locale di coll ega­ mento tra la chiesa e il convento. Lesistenza di sole quattro aperture nella nave centrale conforta pertan­ to l'ipotesi della tamponatura, probabilmente da ri­ ferire al XV-XVI secolo, n> dell e preesistenti fin estre peraltro ri aperte durante l'intervento di Muiioz negli anni 1923- 1925. In realtà mentre cinque dell e nove originarie aperture furono effettivamente murate du­ rante il XV-XVI secolo, le restanti quattro (la secon­ da, la quarta, la sesta e l'ottava), dopo aver avuto di­ verse modifiche nel Settecento, come dimostrano al­ cune vedute dell 'epoca e l'analisi dell e murature, fu­ rono definitivamente sostituite da quattro grandi fi­ nestre rettangolari. La navata principale era, ed è ancora oggi, scandita da <> ; ora le lesene sono nella to completamente interrate. Le altre quattro, dalla stessa posizione anche se le due all'esu·emità dell'absi­ quinta all a ottava della navata destra, sono di granito de sono state dipinte ad imitazione del marmo duran­ con capitello ionico. te i lavori di restauro dei primi decenni del Novecen­ La lista continua con la descrizione del ciborio carat­ to.7:'>L a tribuna era pavimentata a mo aico con tre << ta­ terizzato da << quattro colonne di marmo bianco venato vole circolari, una di porfido e due di marmo ( ... )vi so­ lustre, con ca pitelli corinzi, e sua base, con sopra l'ar­ no [inolu-e] larghi pezzi di marmo e di granito ceneri­ chitrave di mosaico, ed alu·i cornicioni, colonnette go­ no>> ; queste << tavole circolari•• , ricordate nell'inventario, tiche, alcune di marmo, ed altre di legno, cuppola, lan­ u·ovano risconu·o nello studio di Guidobaldi che iden­ ternino>>. Attualmente ette gradini conducono al pre­ tifica questi elementi con le rotae marmoree cosmate­ sbiterio menu·e dalla descrizione dell 'inventario si ap­ sche olitamente presenti nelle chiese romane. prende che questo aveva solamente cinque scalini di Grande interesse rive te la descrizione del pavimento marmo << per cui si ascende alla tribuna, evvi una picco­ della chiesa, probabilmente risalente alla sistemazione la urna con due pezzi di serpentino colonnette, e mu­ cinquecentesca, caratterizzato da una grande guida di saici , ed una croce in fondo similmente di musaico >> . lasu·e di marmo che dall'ingresso giungeva sino all 'alta­ Nel prosieguo della descrizione del presbiterio si ha re maggiore dove era collocata la lapide dedicata al Car­ notizia che tre dei cinque scalini di marmo bianco che dinale Guidi. Dall'elemento centrale si diramavano, in portavano all 'altare maggiore occupavano la larghezza corrispondenza di ogni colonna della navata, fasce mar­ di tutta la chiesa mentre gli altri due la sola navata cen­ moree orizzontali che arrivavano fino ai muri delle na­ u·ale (figg. 5 1 e 52). Lab ide era decorata da << sei pila- vate laterali ; l'intera co mposizione era coll egata da

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un'altra fascia che si intersecava con la principale. Al l'in­ pozzo, ri cordato anch e da padre Federico d i San Pie­ terno di questi settori 'inseri vano le ventisette lapidi tro, ormai ricolmo d i terra e meta di pellegrinaggi da menzionate dalla descri zione. Nella navata laterale de­ parte dei fedeli che attribui va no all a fo nte << che d i­ stra, in corrispondenza dell 'altare di Sa n Giorgio, il pa­ scende dal Campidogli o» proprietà terapeutiche. vimento era invece completam ente costituito da lastre Alcuni accenni sono dedica Li anche all 'annesso con­ di marmo. 7n1 vento del quale si menzio na la presenza eli sole tre La relazio ne testimonia che ormai l'antica sagrestia, piccole stanze e el i una scala d 'ingresso che dal giardi ­ che affi ancava la navata laterale destra, era stata no conduceva all 'edificio conve ntuale. La narrazio ne smantell ata e che, << passato l'altare di san Giorgio», ri­ si concl ude con la menzio ne d i un piccolo giardino in­ maneva soltanto << una cornice internata a l muro, in ta­ terno coltivato in gran parte acl alberi da fru tto. 7 ~ 1 1 glia ta con va ri rabbeschi all a gotica•• che ne costitu iva Dall o stato finanziari o redatto negli anni 1820-1 824, l'ingresso.771 relativo agli imerventi eli ri sa namento condotti ulla Un capi tolo impo rtante è rappresentato da ll a loca­ chi esa durante il po ntificato di papa Leone XII (1823- li zzazione degli altari, dei quali si era completamente 1829),""1 è stato po sibil e individ uare le maestranze che perduta ogni no ti zia, in fa tti l'unico docume nto al qua­ presero parte ai lavori ; tra i no mi che ri corrono con le g li studio i hanno sempre fa,tto riferimento è la vi i­ più frequenza ri cordiamo Angelo Cartoni, sca lpellino ta apostoli ca del XVI secolo. E confe rmata l'esistenza che opera d iversi << riattamenti» nella chiesa ( 1820) e dei due altari laterali uno dedicato a San Giorgio, Do menico Po nell a, intagli atore, il quale reali zza un << Con quadro nuovo fatto dipingere in tela da i Francesi << tempietto con colonne, base e fì·ontespizio, draghi rappresen tante san Giorgio a cavall o in atto di uccide­ sotto la base, intagli ato il tutto e cl orato con più 4 zo­ re il Dragone, con cornice, colo nne scanala te, capitelli nali per metter sotto le piramidi» (1821). I lavori eli fa­ corinti•• , nel quale campeggiava il simbolo araldico legnameri a vengono eseguiti da Paolo I

52 - PRE BITERIO, VE RSO LA NAVATA SI NISTRA, DU RANTE l RES"Iì\U RI DEL MUNOZ (foto SBML, 1966)

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53- RO~IA, ARCH IV IO STORICO DI::L VICAR IATO, ALLEGATO DEL PREVENTIVO (13USTA 485, DOC. 26): PROGE-n ·o DEL RESTA RO DEL TETro ( 1823), DISEGNO A MAITiì\ ED ACQUERELLO (foto SBIIAR, 4839)

( 182 1). Durante i recenti restauri del convento non si è rinvenuta alcuna traccia di que ta cappell a probabil­ mente andata distrutta durante gli imerventi dei primi decenni del secolo. l ripetuti problemi legati alla presenza di umidità, causata dal contatto delle murarure del la chi esa con la terra costipata all 'esterno lungo le navate laterali , por­ tarono Monsignor Antonio Santelli, ad affidare all 'ar­ chitetto Giovanni Azzurri il relativo risanamento (2 1 dicembre 1822); lo scandaglio,"' ' allegato al progetto, non è altro che una sorta di trattato di meccanica che parla di << puro stato di equilibrio fra i momenti delle spinte, ed i momenti delle resistenze >> per arrivare alla proposta di << un'intercapedine attorno il lato destro della Ven. Bas ilica di S. Giorgio in Velabro, e li berarla così dalla dannosa umidità che le reca la terra tanto 54- l'ACClArA DELLA CIII ESA, PARTI COLARE DELLA PORZIONE SUPER IORE, DOPO IL RES"Ii\URO in opportunamente addossatale». Per reali zza re ta le (foto SBML, 2890) opera si pensò di costruire un muro di contenim ento che sostenesse il terreno del giardin o adiacente, po to ad una quota superiore. La parete di contenim ento cessario a questo punto costruire anche una <

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I.:Aclunanza nel l 24 chiese al Papa la possibilità di chiudere al pubblico transito il vicolo contiguo alla navatell a sinistra, detto di San Giorgio in Velabro e di concederle la proprietà eli tale terreno adiacente all a chiesa; questo vicolo infatti, << di forma tortuosa senza alcuna porta e privo di ogni fenestra >> , si trovava in una situazione eli abbandono e degrado. D'altra par­ te, sin dall'antichità, tutta l'area compresa tra la Boc­ ca dell a Verità e San Giorgio era caratterizzata da un << quartiere >> malfamato denominato il Burdelletto. Al­ tresì emerse l'esigenza di acquisire questa porzione di terreno per eliminare la terra che per gran parte ri­ copriva tutta la navata sinistra con conseguente grave danno per i muri, oramai <> da ll 'eccessiva umidità; si ravvisava anche la conseguente necessità di riaprire le fin e tre, all 'epoca coincidenti con la 55 - ARCHI 10\JVIPAl'ITl DELLA NAVATA IN ISTRA quota stradale, per illuminare meglio la chiesa e con­ (da M. CASTELLI, La chiesa di San Gi01gio al Vela/no , in temporaneamente ventilare l'ambiente per ovviare ai Bullettino della Commissione An:heologica Comunale di Roma, problemi di umidità. In questa stessa occasione si rea­ XCVI, 1994-1995, pp. 125-1 64) li zzarono i contrafforti a sostegno dei muri dell a na­ vata centrale completamente sbilanciati su l lato sini­ stro (fig. 55). sorreggere il tetto»; le armature del tetto ormai erano La relazione per la sacra vis ita del l 824 R"> delineava per gran parte ammalorate a causa del deplorevole sta­ una situazione leggermente diversa da quella prece­ to di degrado in cui versava la basilica e per << l'indiscre­ dente degli anni 1820-1 82 1, soprattutto a seguito del­ to uso e sconvenevole che di essa i è fatto in ques ti ul­ l'operazione di restauro e risanamento intrapresa dal­ timi tempi >>. I.:architetto Azzurri in una relazione di so­ l'Adunanza eli Santa Maria del Pianto. Vengono de­ pralluogo evidenziò le condizion i delle doppie capria­ scritte ette fin e tre invece delle sei dell'inventario te che sostenevano il tetto tutte mancanti dei necessari precedente, infatti ne venne aperta una nuova semi­ «staffoni e de' tiranti >> , in uno stato quindi di prossima circolare nella navata destra. rovina, così come il monaco che era << appoggiato sulla Nel catalogare le colonne della navata centrale si cordicell a ( ... ) spezzata quasi a tutta grossezza >> . Per re­ indicavano ancora undici sostegni di granito e non cuperare le cinque incavallature del tetto si posero in dodici . Venne evidenziato il ritrovamento, << mediante opera nuovi staffoni e tiranti ed alle << cordicelle ( .. . ) un picciolo scavo ( ... ) due palmi sotto terra», delle ba­ sgavezzate si apporranno de' proporzionati lastroni di si delle colonne precedentemente nascoste nel pavi­ ferro >> (fig. 53). mento. Si ha notizia similmente della << riedificazione >> O ltre il prospetto principale, che presentava dei della facciata durante la quale vennero ritrovati fram­ palesi problemi statici, in particolare era ormai fuori menti di lapidi antiche, di due cancell ate marmoree e piombo << di un palmo e mezzo,, , anche il soffitto ed il di due piccole colonne; evidentemente le tamponatu­ pavimento avevano necessità d 'interventi immediati. re attualmente visibili verso il campanil e, sotto l'into­ I lavori , sovvenzionati dall'Adunanza dei giovani eli naco, vennero eseguite in questa stessa occasione. An­ Santa Maria del Pianto, vennero intrapresi sin dall'a­ che l'arco di scarico che sovrasta l'ingresso principale gosto del 1823 e terminarono so lo nel marzo del e la relativa muratura li stata a tufelli, vennero realiz­ 1824 / 41 a questa data il tetto era stato già consolidato zati in questo restauro contemporaneamente alla rie­ e contemporaneamente era stata rifatto il manto con dificazione della facciata. Particolare importanza ven­ tegole nuove; anche il prospetto era tato pressoché ne data al ritrovamento della cornice marmorea del­ del tutto rieclificato ed innalzato con la costruzione l'oculo che in quella occasione venne murata all'inter­ di un grande timpano (fig. 54): la parte superiore no della basilica, nell a navata sinistra (fig. 56). Ci si re­ dell a facciata, ridotta in uno stato eli totale fatiscen­ se conto che la cornice lapiclea originariamente aveva za, venne completamente ricostruita raggiungendo avuto un'altra destinazione infatti la sua faccia inter­ così la sua conformazione definitiva; i lavori, realiz­ na, sepolta nella muratura, presentava decorazioni zati dall'architetto Giovanni Azzurri, consistettero scolpite. ella demolizione della facciata vennero a l­ nella realizzazione di una struttura muraria a cortina tre ì rintracciati frammenti di mo aico riutilizzati nel­ posta in opera con laterizi interi e frammentari, rico­ la costruzione dell'antico prospetto come materiale da perta poi con intonaco a finta cortina. Il prospetto costruzione. Con la coll ocazione di << una gran croce di venne rialzato attraverso la realizzazione di una cor­ ferro con base di travertino intagli ata, cornicione go­ ni ce e di un frontone triangolare il cui motivo venne tico, e timpano con lastre di lavagnone» la facciata ripreso dalla decorazione a denti eli lupo del portico aveva ormai assunto la ua conformazione attuale e medioevale. Hj) definiti va. ~' 1

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N el 1827 s'inizia la sistemazione stradale e la libera­ zione dai rifiuti dell'area di fronte all 'Arco di Giano, questo luogo infatti era ormai destinato a deposito di calcinacci e di immondizie tanto da nascondere il ba­ samento dell'arco;""> tutta la zona del Velabro ed in particolare l'area intorno alla chiesa, avevano subito a partire dal XVII secolo un notevole innalzamento de­ terminato, oltre che da cause naturali, dall'utilizzo co­ me discarica durante il periodo d'intensa attività edili­ zia barocca.8"> Ben presto il forre dislivello esistente tra l'Arco e la strada sterrata di San Giorgio e la portanza delle ac­ que piovane non perfettamente convogliate verso la Cloaca Massima, provocarono la ricaduta della terra con conseguente formazione di << una limacciosa lagu­ na che produce rospi ed insetti ed esala un alito pe­ stifero». Tutta l'area del Velabro era stata già inserita, infatti, in uno dei piani predisposti dal Governo francese per la città di Roma (1809-1814) riguardante la zona Foro Romano- Arco di Giano- Templi di Vesta e della For­ tuna Virile; in quest'ambito Giuseppe Va l adie1~ in un preventivo per i restauri da farsi negli antichi monu­ menti, aveva previsto anche la demolizione dell e strut­ ture murarie << dei bassi tempi >> ancora esistenti sopra 56 - CORNI CE MARMOREA MURATA ALLINTERNO DELLA C I-II ESA l'Arco di Giand"'>. Per motivi pratici, ossia per econo­ NELLA NAVATA SINISTRA mizzare sul trasporto dei materiali, la prevista demoli­ (foto SBAS di Roma., 151299) zione verrà rimandata e realizzata solo in occasione dei successivi << risarcimenti >> eseguiti nella basilica di San Giorgio. tre finestre nella tribuna << Onde provvedere di suffi­ Il progetto contemplava, tra l'altro, che i diversi mo­ ciente aria e luce» l'edificio. numenti compresi nell 'area venissero collegati tra loro Malgrado questo periodo d'intensa attività, già nel . con viali alberati; attorno all'Arco di Giano era prevista 1829, la chiesa risultava abbandonata e destinata ad la realizzazione di w1a vasta piazza, con un lato corto essere utilizzata come cantina; vista tale situazione di semicircolare alberato, collegata con il Foro Romano completa incuria della fabbrica e d'isolamento della da un doppio grande viale fiancheggiato da essenze valle nella quale essa era ubicata, anche il convento, arboree.'ll> ormai allo stato di rovina, venne nuovamente adibito 92 9 1 Nel 1828 il canonico Antonio Santelli, > riscon­ allo << squaglio del sego >> . ' > trando, malgrado i lavori già eseguiti, ulteriori danni La situazione fu ulteriormente aggravata quando, nel dovuti all'umidità di risalita, sollecitò la realizzazione 1836, un fulmine colpì la chiesa, distruggendo gran di intercapedini lungo le murature perimetrali della parte dell'angolo destro del campanile e danneggian­ chiesa; un grave deterioramento era evidente soprat­ done il tetto. In conseguenza di tale calamità si riunì la tutto nel muro laterale destro della fabbrica in quan­ Commissione Consultiva di Antichità e Belle Arti, alla to la presenza di terra, ancora a diretto contatto con quale partecipò lo stesso Valadie1~ per valutare il danno la muratura, << li spinge, li salnitra, li sbilancia e rende alla torre e le sue condizioni statiche; la Commissione, la chiesa umidissima ed insalubre». Si richiese, come ritenendo che la torre campanaria, già in precedenza prima opera, la costruzione dell'intercapedine sul la­ considerata pericolante, fosse ormai in pessime condi­ to destro della chiesa dalla parte del giardino, a cau­ zioni statiche << e inclinevole a precipitare>> , ne propose sa del ristagno di acqua dovuto alla presenza di una la demolizione. Già in precedenza si era più volte pro­ grande quantità di materiali derivanti dalla demoli­ posto il suo abbattimento, peraltro sempre rimandato zione del fatiscente fabbricato annesso, avvenuta otto per il suo valore storico, ma << Or che se ne offi·e giusta anni prima; altresì segnalò le precarie condizioni sta­ causa (... ) sarà migliore awiso il togliere una torre di tiche della muratura consigliando di alleggerirla poi­ poco pregio, non unica per memoria dell'epoca della ché << dal peso ed altezza di quasi due uomini di terra sua fabbricazione, e tale che tiene in continuo pericolo minaccia rovina: e già ne appariscono dei segni non il menzionato arco eretto dagli Argentieri>> . Si offriva equivoci: specialmente di crepe, di intonacatura ca­ così il pretesto per liberare l'Arco, renderlo visibile e duta e di principio di sbilancio». Sempre nel tentati­ mosu·are << agli eruditi le sculture in bassorilievo che, per vo di risanare la chiesa dai gravi problemi di umi­ quanto osset-vasi dall 'opposto lato, ornar debbono an­ dità, in questa stessa occasione, vennero realizzate le che l'altro che è ora chiuso nel muro».

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l:ampio dibattito al quale partecipò anche l'Accade­ Cloaca Massima; in particolare nella piccola piazza mia di San Luca, portò a decidere il mantenimento davanti l'Arco di Giano, dove si trovava un << travaglio dell a chi e a, «sagro monumento dei bassi tempi>> , e in dei buoi» e la fa mosa sorgente dell'acqua minerale particolare modo il << ri arcimemo del gotico campani­ detta d i San Giorgio, una gran folla d i persone andava le >> . I lavori, affidati dal tesoriere generale Mon ignor a dissetarsi.!''' Proprio in relazione all a frequentazione Antoni o Tosti all 'architetto Giovanni Azzurri e al capo­ dei luoghi , il locale annesso alla chi esa riprese la sua mastro Girolamo Vantaggi, durarono un anno e due destinazione di << sagrestia di campagna >> , anche in se­ me i. ul) guito al trasferimento dell 'attività dello squagli o del Si procedette alla rico truzione dell'angolo destro, sego fuori ( 1846).!'"1 colpito dal fu lmine e, come conferma anche una pian­ li 9 dicembre 1846 il fiume Tevere straripò a segui­ ta eli Letarouilly, m' venne realizzato un nuovo accesso to delle grandi piogge e << lo squagli o delle nevi pel al campanile direttamente dalla navata centrale; altre- ve nto eli scirocco dominante nell 'atmosfera >> inondaro­ ì ve nne aperto un nuovo ingresso nella sagrestia rea­ no le zone più basse della città e in particolare la va lle li zzata dalla chiusura della prima campata della nava­ del Velabro. Anche la chiesa venne inva a dalle acque ta laterale destra. Si provvide inoltre all a posa in ope­ che arrivarono fin o a ll 'altare maggiore e ai '' ·· · cinque ra delle due campane ed alla coll ocazione e consacra­ scalini della sagrestia bagnando il pavimento della zione della croce di ferro (24 febbraio 1837); contem­ medesima ed introducendosi nella porta che alle scale poraneamente si procedette ia al consolidamento interiori dell'ingresso ... ». Solo il 13 dicembre si poté della navata laterale sinistra con la reali zzazione eli tre entrare nella chiesa che << per la creta ed immondezze speroni in mattoni sia al re tauro del tetto con la sosti­ ridotta era peggiore di una cantina ( ... ) l'umidità ed il 0 1 1 tuzione eli sette travi. G lezzo l'ingombrarono per ogni clove >> .!l!' el documento viene anche confermata che la zona rlà le disastrosa condizione richie e, nel 1854, una era frequentata da pell egrini in visita ai resti dell'Arco serie eli lavori eli << muratore e falegname >> per << miglio­ degli Argentari, della chiesa di San Giorgio e della rare il locale acl uso di sacresti a poiché è indecenza

57 - PARTICOLARE DEL TAGLIO E DELLA CANCELI..r\TA IN CORRI­ 58 - PARTICOLARE DELLINTO ACO E DEL TAGLIO DEL PILASTRO PONDENZA DELLARCO DEGLI ARGENTARI 1 EL LATO SIN ISTRO DEL PORTI CO, DOPO I ~ ATTENT TO DEL 1993 (foto ICC D, F23230) (foto SBML, 2658)

44 ©Ministero dei beni e delle attività culturali-Bollettino d'Arte che ia ricoperta a tetto >> ; il va no ve nne quind i ri alzato sino a raggiungere l'altezza del vicino convento «che è composto di un solo piano >> . Si ricavarono in tal modo altre due camere, coperte da uni co tetto, al fin e d i uniformare il nuovo ambiente con il preesistente vici­ no conve nto. I.: esigenza di una ricomposizione archi ­ tettoni ca dei prospetti dei due corpi di fabbrica com­ portò il rifacimento di un cornicione marcapiano simi­ le al vecchi o, oltreché la ripresa delle cornici nell e fi ­ nestre << Co n li stell o, gola e gusc io» e la uniforme tin­ teggiatura dell a facciata. 111111 La proposta avanzata nei p rimi anni dell'Ottocen­ to di liberare l'Arco degli Argentari dal conta tto con le murature de ll a chiesa, ritenuta opera << medioeva­ le>•, per consentire una più com pleta visione de ll a parte antica fu ripre a e attuata durante il pontifica­ to di Pio IX (1846-1 878); ciò comportò il tagli o del pilastro in muratura direttamente addossato all'Arco. Questa operazione di <• , intervento tipico del tardo XIX secolo, quando gli eruditi conferiva no primari a importanza al documento stori co, permise di rimettere in luce l'Arco degli Argenta ri ne ll a sua integrità fi gurati va. Il pilas tro ve nne infatti tagli ato per una larghezza di cm 45 e ri composto dalla parte de lla cancell ata (jìgg. 57 e 58) che, precedentemente costituita da nove elementi metalli ci ne mostra ora solo otto poiché il nono, eliminato in quell 'occasio­ ne, venne posto tra l'Arco e il pilas tro stesso (cfr. fig. 74 e infi"a il contributo di M. G. Turco). I.:interva ll o tra i due pilastri del fi anco sinistro del portico venne quindi ridotto da cm 3 10 a cm 265, mentre il rela ti vo distacco tra i pilastri del fi anco destro è rimasto inva­ ri ato (cm 3 10) a conferma de ll 'ipotesi eli slittamento de ll o tesso. Le distanze in ori gine erano probabil­ mente uguali e dunque l'attuale differen za di misura con ferma il parziale spostamento del pilastro (fig. 59- ROMA, CIII ESA DI AN'Ii\. ~ ! ARIA IN TRASTEVERE VEDUTA CON l ~ I OSAJ C I DELLABSIDE IO ). Inoltre, il lato dell a struttura prospiciente il mu­ Uòlo SBAA L) ro, un tempo acl esso aclcl ossato, ve nne intonacato per supplire la mancanza del paramento laterizio. In conseguenza eli tale operazi one, la ghiera che si tro­ una fin estra rettangolare incorniciata da una mostra va sopra l'architrave tra i due sostegni laterizi, non lapidea. La muratura eli tamponamento, di rozza fat­ risulta essere più allineata con il pilastro vicin o l'Arco tura, venne realizzata con pietrame di tufelli, lateri zi (cfr. fig . 17). Mentre la base marmorea è stata invece e frammenti eli marmo. lasci ata in situ, la lastra lapiclea del pi eclritto dell'Ar­ Dopo il pontificato di Pi o IX, il quale aveva intra­ co romano, dove prima si acid o sava il pilastro, è an­ preso con grande entu ia mo e dedizione l'impegnati­ elata perduta lasciando in vista la struttura mura ri a va opera di risanamento di gran parte degli edifici eli ottostante, consolidata successivamente da Muiioz. cul to romani, la chiesa, nuovamente abbandonata, ve­ Comunque, dall'o ervazione dell e testimonianze fo­ niva aperta al pubblico prmai solo in occasione della togra fi che, appare evidente che il pilastro, anche se fe tività del santo protettore. in posizione diversa, ha se mpre conservato le mede- Sebbene nel 18 19 si fosse intervenuti sulle murature ime dimensioni. dell a navata centrale realizzando, su progetto di Yala­ Durante l'intervento eli Pio IX (1846-1 878) si pro­ cli er, i tre speroni esterni << a sostegno della parete in cedette a cl un ulteriore consolidamento del campani­ alto dell a navata inistra», questi, già nei primi anni le attraverso l'inserimento di alcune catene e la chiu­ del Novecen to, si erano << Spaccati nel mezzo>>; contem­ sura delle arcatell e del terzo ordine (fig. 17); altresì poraneamente si era anche ev idenziato lo stato di ve nne tamponato l'ingresso che dall a strada immette­ avanzato degrado dell 'affresco nell 'abside, ormai << in va direttamente nella sagresti a, ri cavata precedente­ imminente peri colo d 'essere ruinato per sempre dal­ mente chiudendo le prime due arcate della navata la­ l'acqua che ha compenetrato tutto l'angolo dell 'edifi­ terale destra; ciò comportò la riduzione dell a porta in cio, fra l'abside e la navata centrale >> .101 1

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A tale proposito Federico Hermanin, vice ispettore viali di questo ( .. . ) veniva no a cadere prima diretta­ della Galleria Nazionale e Gabinetto delle Stampe, in mente sul muro dell a Chi esa >•. l lavori, condotti dagli una lettera datata 16 marzo 190 l e indirizzata al Mi­ ingegneri Giulio De Angelis e Domenico Marchetti, nistero dell'Istruzione Pubblica, Direzione Generale comportarono essenzialmente il consolidamento del­ Antichi tà e Belle Arti, oltre ad evidenziare lo stato di le coperture, il restauro del soffitto !i gneo, e la tin­ deterioramento dell'affresco, attribuiva lo stesso, nel­ teggiatura delle pareti interne alle quali venne data l'ambito dei suoi studi su Pietro Cavallini, all'artista una nuova coloritura. romano, contrariamente alle risultanze degli studi Nell'ambito della temperie culturale del tempo, im­ precedenti che da sempre lo individuavano come ope­ postata nel ripristino della Jacies originaria del monu­ ra di Giotto (jìg. 23). 102> mento, si procedette anche all a rimozione dei due al­ Infatti, precedentemente anche altri storici dell 'ar­ tari laterali cinquecenteschi «che non concordavano te avevano avanzato dubbi su tale attribuzione rite­ con lo antico stile basilicale».1117> nendolo produzione del XIV secolo; già il Cavalcasel­ Nel l 923 la diaconia venne affidata al Cardinale ti­ le vi aveva ritrovato similitudini con i mosaici della tolare Luigi Sincero che incaricò dei lavori di restauro zona infe riore dell'abside di Santa Maria in Trasteve­ l'architetto Antonio Muiioz. re, ascritti a Cavallini (jìg. 59). Hermanin rilevava che Contemporaneamente, nel 1924, l'Amministrazio­ nell'affresco di San Giorgio, nonostante le numerose ne capitolina, per risolvere i problemi legati al risa­ ridipinture settecentesche con << Stonati colori», fosse namento e all a sistemazione dell'area dell a Bocca ancora individuabile «il disegno vigoroso del Cavalli­ della Verità e del Ve labro, commise a Gustavo Gio­ ni», accostandolo così agli affreschi scoperti in quegli vannoni lo studio delle complesse questioni urbani­ anni a Santa Cecilia in Trastevere. I..:attribuzione veni­ stiche ed architettoniche di tutta la zona; venne così va supportata da confronti stilistici con l'opera di definito un progetto che, inserito nella variante ge­ Santa Cecilia che «Ormai è stata felicemente liberata nerale del 1925-1926 al Piano Regolatore del 1909, dall a grossa vernice che la ricopriva». Hermanin, po­ ne prevedeva la sistemazione «in base ad un asse di se, quindi, l'affresco di San Giorgio «per tempo, fra i simmetria costituito dalla linea congiungente il cen­ musaici dell'abside di Santa Maria in Trastevere fatti tro dell'arco di Giano col centro del Tempio di Ve­ per Bertoldo Stefaneschi nel 129 1 e l'affresco di San­ sta>>.108>Proprio in questa occasione vennero demoli ti ta Cecili a, che è probabilmente degli ultimi anni del il grande capannone che chiudeva l'area del Ve labro XIII o dei primi del XIV secolo; infatti esso ha anco­ verso via dei Cerchi e un edificio che alla fine della ra molto del carattere arcaico delle opere di S. Maria stessa via separava << l'ambiente» della Bocca della Ve­ in Trastevere e di S. Giovanni Crisogono ed ancora rità dal Velabro; in tal modo si poteva «così completa­ poco del carattere nuovo e vivace della pittura di S. re la sistemazione della platea dei due templi roma­ Cecilia. Probabilmente sarà opera del 1296 o 1297, ni, con qualche modifica di dettaglio allo scopo es­ fatta per conto del magnifico Jacopo Stefaneschi che senziale di salvare da un inconsulto abbattimento fu nominato Cardinale diacono di S. Giorgio in Ve la­ delle alberature che già una vita di vari lustri ha reso bra nel dicembre del 1295>>.10'> pregevoli».109>S i procedette inoltre ad abbassare il li­ Da una nota del Direttore del Foro Romano indiriz­ vello del terreno verso l'Arco di Giano, raccordando zata al Ministero della Pubblica Istruzione (25 marzo così il piano del monumento con la quota stradale di 1907), appare ben delineato lo stato della fabbrica che via dei Cerchi e di San Giovanni Decoll ato, «in modo mancava di titolare ed era alle dipendenze del cardi­ che l'arco appare libero in tutta la sua altezza >> .11 0>Se ­ nale vicario e in custodia del direttore delle Scuole del condo le previsioni dello stesso Piano Regolatore Pontificio Seminario Romano. La chiesa, rimasta a venne demolito lo stabilimento per la lavorazione del lungo chiusa al pubblico per le sue condizioni preca­ legname a ridosso dell'Arco e ricostruito al suo posto rie, venne nuovamente officiata a partire dall'8 dicem­ un edificio su progetto dell'architetto ingegner Lore­ bre 1907 a cura dell'Associazione Popolare dell'Imma­ ti.111 >Le stesse previsioni vennero confermate nel Pia­ colata.10·1> no Regolatore del 193 1 con la demolizione dell'isola­ A seguito della riapertura dell'edificio di culto e su to tra via dei Cerchi e piazza Bocca della Verità, «Con indicazione del Direttore dell'Ufficio Regionale per ricostruzione di due fabbricati divisi da una via posta la Conservazione dei Monumenti delle provincie di sull 'asse dell'arco di Giano >> ; contemporaneamente si Roma e I..:Aqui la, il Ministero della Pubblica Istruzio­ prevedeva l'allargamento della strada progettata in ne, nel 1909, procedette nella verifica delle copertu­ asse tra il tempio di Vesta e l'Arco di Giano «in modo re, che risulteranno essere in buono stato, e contem­ da porre in migliore luce gli artistici monumenti del­ poraneamente nella bonifica dall'umidità che minac­ la zona». 11 3>S ia la variante del 1925 che il Piano Re­ ciava gli affreschi dell'abside; 105> il problema venne, golatore del l 93 1 prevedevano la demolizione del­ per gran parte risolto, con la demolizione di un loca­ l'intero complesso conventuale annesso alla chiesa di le addossato parzialmente all 'abside, infatti «le plu- San Giorgio in Velabro.

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ABBREV IAZ ION I 17) A Roma lo sv iluppo degli istituti diaconali avvenne soltanto all a fin e del VII secolo come peraltro riportato nel ACS = Roma, Archivio Centrale dello Staw Liber Pontificalis che cita alcuni uwnasteria diaconiae durante la AS R= Roma, Ar chi vio di Stato di Roma vita di Benedetto Il (684-685). Per un approfondimento sul­ ASV = Roma, Archivio Storico del Vica ri ato l'istituto dell e diaconie: O. BARTO LI NI, Per una stoTict delle dia­ SBAAL= Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architet­ conie mmane, in Archivio della Società Romana di Storia Pat·ria, tonici del Lazio 1947, p. lO ; R. D'AMICO, [;organizzazione assistenziale: le diaco­ SBAA R= Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architet­ nie, in Roma e l'età carolingia (Atti dell e giornate di studio, tonici di Roma (divenuta poi SBAP) Roma, 3-8 maggio 1976), a cura dell 'Istituto az ionale di SBAP= Soprintendenza per i Beni Architettonici ed il Pae­ Archeologia e Storia dell'Arte, Roma 1976, pp. 229-236; J. saggio di Roma LESTOCQUOY, Administration de Rome et diaconies du VII' au l X' SBAS di Roma = Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici siècle, in Rivista di A-rcheologia Cristiana, VII , 1930, 3-4, pp. di Roma 26 1, 288 e 298; R. BOYER, La diaconia del Velabro, in Ech·i del Pontificio Istituto di S. Apollinare, 1926, Il, pp. l-Il. Le foto p1·ive di numero di inventmiazione sono in fa se di rio1dino. 18) Nel IX secolo il cosiddetto Tempio della Fortuna Vi ri­ le venne adeguato all a nuova fun zione di chiesa cristiana l) In proposito vedi: ANA TKH, 4, 1994; 5, 1994, pp. 64- (Santa Maria Egiziaca), mentre nel XII secolo il cosiddetto 69; 6, 1994, pp. 36-42, ed Ecclesia, 7, 1966, pp. 40-43. Tempio di Vesta venne dedicato a Santo Stefano Rotondo. 2) R. BONELLI , An;hitettnm e restaum, Ve nezia 1959, p. 36. 19) DUC HESNE, Le Liber pontificalis, cit. in nota lO, Vita di 3) C. BRAND I, Teoria del Testawro,Torino 1997, p. 46. Gregorio rv. 4) P. MARCON I, Com'era, dov 'em, ovvero la ri:pamzione all 'ag­ 20) R. KRAUTHEIMER, S. Gi01-gio in Velabm , in R. KRA UTHEI­ gressione subita, in Ricerche di Stm·ia dell'arte, 1966, 60, pp. 7-32. MER, S. CORBETT, W. FRANKL, CO'Ipus Basilicam.m Chr'istiana­ rmn Rornae, I, Città del Vaticano 197 1, pp. 245-262; A. 5) H. MAG IRI US, Der an:htiologische Wiedem.ujbcm. deT Dn!sd­ Mui\ioz, Il Testaum della basilica di San Giorgio in Velabm in Ro­ ner Fmuenkin;he. Eine wissenschaflstheoretische, in Die Dresden ma , Roma 1926; GJANNEn-INI, VENA NZI, San Gimgio al Vela­ Frauenkin:he: ahTbuch zu ilmr Geschichte and zu ihrem anhiiolo­ J bra, cit. in nota 8, pp. 19-20, 34-35. D CHES E, Le Liber Pon­ gischen Wiederaujbau, Weimar 1954, pp. 8 1-83. tificalis, cit., Il, pp. 79, 80 e 83: << Fecit autem in ecclesia beati 6) Per molto tempo si è ritenuto che nella zona del Vela­ Christi martyris Georgii ( .. . ) hinc inde porticus quos etiam bra sorgesse la basilica Semproniana, costruita da Tiberio ( ... ) va rii s ornavit picturis. Absidam vero eiusdem diaconie a Sempronio Gracco nel 170 a.C. nello stesso sito dove era la fundamentis ( ... ) cum summo studio composit ( ... ) quod eiu­ casa di Cornelio Scipione l'Africano. Ma con più probabilità sdem venerabilis diaconiae secretarium prae nimia tempo­ la basilica occupava parte del luogo dove poi sorse la basili­ rum vetustate marcesceret, noviter pro ipsius amore sec gra­ ca Giulia. Gli studiosi sono dunque concordi nel ritenere che tia all orum ad meliorem erexit honorem. Obtulit itaque non vi sia alcuna relazione tra la chiesa di San Giorgio e la sanctissimus papa ubi sopra haec dona: vestem de fundato· basilica Semproniana. una cum Cristo clabro habentem imaginem Salvatoris et martyrum Sebastiani atque Georgii ( ... ) fecit autem in con­ 7) FED ERI CO DI SAI'\/ PI ETRO, Memorie istoriche del Sacro tem­ fessionem rugas de argento». pio, o diaconia di S. Giorgio in Velabm, Roma 179 1. 2 1) Per l'anali si dell e murature cfr. infra il contributo di 8) Per l'interpretazione dell'epigrafe si rimanda al testo di M. G. Turco. A. GIANNETTINI, C. VE NANZI, S. Gi01-gio al Velabm, in Le Chiese di Rorna illustrate, Roma 1967, pp. 17 e 18. 22) P. PENSABENE, M. POMPON I, Contributi per una ricerca sul r-eimpiego e il «TecujJeTO » dell'Antico nel Medioevo. 2. I portici co­ 9) G. B. DE ROSSI , Inscriptiones Christianae UTbis Romae, Ro­ smateschi a Roma, in Rivista dell 'Istituto Nazionale d'Ar-cheologia ma 1857-1 866, 338. p. e Storia dell 'A rte, s. III, XIV-XV, 1991-1992, pp. 305-346. l 0) L. DUC HESNE, Le LibeT Pontificalis, Parigi 1892, Vita di 23) Cepigrafe incisa nel fregio così cita: STE PHANUS EX Papa Leone Il. STELLA CU PIENS CAPTARE SUPE RNA ELOQU IO RARUS VIRTUTUM Il ) Sull'interpretazione delle fonti letterarie si fa riferi ­ LUM INE CLAR US EXPENDENS AU RUM STU DUIT RE NOVARE PROAU ­ mento all 'esauriente contributo di A. M. PEDROCC I-11 , Contri­ LUM SUM I' TIBUS EX PROPRII S TIBI FECIT SAI'\JCTE GEO RGII CLERI ­ buti sulle fonti Telative a S. Giorgio al Velabro, in Bollettino d'Arte, CUS HIC CU IUS PRI OR ECCLESIAE FUIT HUIUS HI C LOCUS AD VE­ LIX, 1974, 3-4, pp. 155- 157. LUM PRAENOM INE DICITUR AU RI. V. FORCELLA, Iscrizioni delle chiese e d'alt-ri edifici di Roma dal secolo XI fino ai nostri giorni, 12) A. FEA, Descrizione di Roma antica e moderna, Roma XI , Roma 1877. 1668. 24) L. PAN I- ERM INI, CoTpus della scultum altomedioevale-La 13) PEDROCCH I, op.cit. in nota Il , pp. 155 e 156. diocesi di Roma, III, Spoleto 197 4, p. 63. Rilievi di questo ge­ 14) C. H OLSEN, Le Chiese di Roma nel Medioevo, Firenze nere si trovano anche a , nel chio­ 1927' p. 255. stro del Laterano, a , nella cripta dei 15) C. MOCC HEGGIAN I CARPAI'\10 , Le cloache dell'antica Rorna, Papi delle catacombe di San Callisto, a nella in AA. VV., Roma sotterranea , Roma 1985, p. 164. Cappell a del Crocefisso e nei Santi Nereo e Achilleo nella pala d'altare rivolta verso l'abside. 16) M. CASTELLI, La chiesa di San Giorgio al Velabro, in Bnl­ lettino della Commissione Anheologica Comunale di Roma, XCVI, 25) PENSABENE, POM PON I, op . cit. in nota 22, pp. 32 1-325. 1994- 1995, pp. 125- 164, in particolare p. 127. 26) Ibidem, pp. 323 e 324.

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27) Assegnato il modulo A a ll a luce dell 'Arco degli Argen­ 49) FEDERI CO DI SAN PI ETRO, op. tit. in nota 7, p . 70. tari, a ll a terza campata in asse con il nuovo ingresso e a ll 'ul­ 50) E. Du Pt~ RA C, Le vestigia dell 'a ntira Roma , ed . Roma tima arcata destra, e il modulo Balle rimanenti quattro cam­ 1773, tav. XII. pate, il prospe tto d 'ingresso e ra scandito dal segue m e ritmo: ABBABBA. 5 l) C. F. BELL, Drawi // gs by t/w O/d Masters Ùl t/te Libra1y of Christ Cluurh Oxfo rrl, Oxford 19 16, tav. XC I l. 28) GtA N~ I é TT I N I , VE NANZ I, op. cit. in nota 8, p. 4 1. 52) G. VAS I, /tin eran· di Roma, Roma 1820; P. LETAROU IL LY , 29) A. SERAFINI, 7òni caut fJanarie di Roma e del Lazio nel me- L'dijì.ces de Rome '1/lodern e, ed . New York 1984, II l, tav. 332. dio evo , Roma 1927, pp. 167-1 69. · 53) MuN oz, ojJ. cit. in nota 20, p. 3 1. «Al le estremità del 30) Serafìni (ojJ. cit., p. 168) confronta le archeggiature fi·egio [de l portico] vi sono due leoni ma rmorei forse posti delle trifore e i capitelli delle colonne nell a cell a campanaria prima ai lati del portale, e in corri po nde nza di ogni colon­ con que lli di Santa Cecili a in Trastevere e d i Santa Rufina. na appaiono nel fregio dei pulvini triangolari in marmo 3 1) G. TEDONE, An·o degli A1gentari, in Bullettino della Com­ paonazzetto da cui spiccano archi di mosaico nascosti sotto ?nissione Archeologica Comuna le di Ro·ma, XC I, 1986, pp. 548- l'intonaco•. 552. 54) Questo a mpliam ento non e ra a ncora visibi le ne ll a ve­ 32) G tANNETTINI, VENANZI, op. ci!. in nota 8, pp. 25, 75-79. duta di E. Du Pérac de ll a fin e del Cinquecen to. 33) CASTELLI, op . cit.' in no ta 16, p . 30. Gran parte dell'as­ 55) Anche G iannettini e Vena nzi attribuiscono a Imperia­ setto attuale della zona presbiteriale è da assegnare invece li la costruzione della cancell ata del portico: G tANNETrt NI, all'inten re nto di fin e C inquecento. VENANZ I, op. cit. in nota 8, pp. 25 e 26. 34) A. G UIGLIA GUIDOBALD I, San Gimgio in flelabm, in F. 56) 11 soffitto reali zzato da Civalli sarà per gran parte ri­ GUIOOBALD I, A. C IGLI A C IDOBALD I, Pavimenti ma:nno·rei di d ipinto ne l 1774 per opera di Be nedetto Fab ia ni di Riofred­ Roma dal l V al IX secolo, Città del Vaticano 1993, pp. 470- do. Dell e citate tele non si farà più me nzione. 4 77 ; C. B. McCLENDON , Opns sectile fJavem enls in, Rmn and t/w vicinity, in Papers of the B1·itish Sc/wol at Rome, XLVI Il, 1980 57) FORCELLA, op. cit. in nota 23, p . 389. pp. 157-165. 58) A quella data era titolare della chiesa il cardinale Pro­ 35) MUNOZ, ojJ. cit. in nota 20, pp. 38-42. spero Colonna di SciatTa. 36) Sn i\S IUX TU RRI DCE ECC AD VALLA RA N, cfi·. KRA TI·IEI­ 59) ASR, Agostinia ni Scalzi, Convento di Gesù e Maria ME R, op. cit. in nota 20, p. 245. (dal 166 1 al 1788), Affari diversi, busta 246, fase. 585. 37) Ibidem, p . 245; G. FONT NA, Raccolta delle miglio1·i chiese 60) FED ERI CO DI SAN PIETRO, ojJ. cit. in nota 7. di Roma e Suburbane, I, Roma 1838, p. 35. 6 1) MUNOZ, op. cit. in nota 20, p. 20: «Tutto il pavimento 38) KRA UTHEIM ER, ojJ . cit. in nota 20, p . 245. dell e tre navate sino all a Tribuna è di mattoni; nel mezzo però vi sono dell e lastre grandi di marmo diverso, e nei 39) FO NTANA, op. cit. in nota 37, p . 36. quarti che dividono il mattonato da una colonna a ll 'altra, e 40) Su questo argomento cfr. G. M IAREL LI MARI AN I, Il «Cri­ sotto g li archi della navata di mezzo da un muro all 'altro vi stianesimo primitivo• fJost tridentino e alcune incidenze sui '//!01111- sono certe linee di marmo, alcune de ll e quali sono scritte a menti del fJassato , i n Carchitettu ra a Roma e in llalia (15 90- caratteri greci, e si tengono pe r frammenti di lapidi sepol­ 1621), Atti del XXII Congresso di Storia dell 'Archite ttura crali di quei tempi, a ll orché era officiata que ll a chi esa da (Roma, 24-26 marzo 1988), l , Roma 1988, pp. 133-166, e M. monaci greci, ossia Basiliani >> . P. SEn-E, «Restauri• e abbellimenti fra Clemente VII/ e Paolo V, 62) ASR, Agostinia ni Scalzi, Conven to di Gesù e Maria, nello stesso testo all e pp. 235-25 1. busta 223, fase. 364; busta 246, fase. 585. 4 1) SETrE, op. cit. in nota 40, p. 240, fìg. 9 a p. 508. 63) Ibidem, busta 223, fase. 364. 42) G. COZZA L UZ I, flelab-rensia, in Bessarione, VI, 1899, 64) Ibidem, Affari diversi, busta 246, fase. 585. pp. 58-59. 65) ASR, Commissione per la Conservazione delle chiese 43) FONTANA, in nota 37, p . 36. op . cit. 18 10-1 82 1, Ani Generali 18 10-1 8 14, busta l , spese per le 44) Per l'anali si dell e murature cfr. infra., il contributo di chi ese 18 11-1 8 14. M. G. Turco. CASTELLI , op.cit. in nota 16. 66) Ibidem. 45) G. BuTTICI, G. ROSARIO , Rileva·m.ento delle decorazioni in 67) AS \~ lug li o 18 19, Lettera dalla Segreteria di Stato al stuao altom.edievali di Roma, in AA. W., Roma e l'età ca·1vlingia Monsignor Vice reggente di Roma. (Atti dell e giornate di sn1dio, 3-8 maggio 1976), Roma 1976, pp. 3 12-315. 68) PI AZZA, OjJ. cit. in nota 48. 46) Si ringrazia la dottoressa Federica Di Napoli dell a So­ 69) Tale intervento impegna un onere economico di scudi printendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Ro­ 145.20. ASV, Fondo 165, Arciconfraternita della Dottrina ma per aver messo a disposizione della pubblicazione gran Cristiana, Congregazione Pia Adunanza S. Maria del Pianto, parte dei documenti rintracciati durante una sua ricerca busta 485. d 'archivio. 70) Ibidem, 3 ottobre 18 19, conto di lavoro di muratore. 4 7) ASV, Isu·umento del notajo De Totis in Roma. L:onere economico di tutto il lavoro ha comportato una spe­ 48) G. B. PI AZZA, Geranhia cwdin.alizia, Roma 1705, sa d i scudi 794.40. pp. 837 e ss. 7 1) Ibidem.

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72) Ibide111, stiana, Congregazione Pia Adunanza Mari a del Pianto, busta 485. 73) Mur\ioz, ojJ. cit. in nota 20, p. 26. 97) Ibidem. La fonte cosidetta di San Giorgio, presso l'Ar­ 74) ASV, Fondo 165, Arciconfraternita dell a Dottrina Cri­ co di Giano, fu oggetto di lavori di si temazione all a fin e del sti ana, Congregazione Pia Adunanza S. Maria del Pi anto, Cinquecento come si ev idenzia nell a carta di Bufalini ( 155 1) busta 485. e di Du Pérac ( 1575 ), oltre che dall e iscri zioni riportate da 75) A. Melucco Vacca ro data i capitelli corinzi dell e para­ Fo rcell a (XII, 105, n. 146). ste scanalate dell 'abside al fV secolo se non forse al Il. 98) Ibidem. Il locale dell a sagrestia, dopo il 1826, non venne 76) ASV, Fondo 165, Arciconfraternita dell a Dottrina Cri­ più affittato ma riprese la sua destinazione reli giosa; solo, nel stiana, Congregazione Pia Adunanza S. Maria del Pianto, 1846 troviamo una richiesta per affittarl o nuovamente come busta 485. fi enile o granaio. Ciò però non fu poss ibile per la presenza di 77) Ibidem. umidità ca usata dall 'acqua piovan a che penetrava dalla sogli a del cancell o sino al portico per raggiungere la chiesa e la sa­ 7 8) l bidem. grestia. I.: amministratore dell 'Adunanza di Santa M.aria del 79) Ib idem.. Pianto suggeriva, invece, di affittarlo propno per ehmmare, vista la desolazione del luogo, il proliferare dell a prostituzio­ 80) Ibidem. ne; d'altra parte ciò accadeva da sempre sia in prossimità del­ 8 1) Ibidem, 21 dicembre 1822, scandagli o di lavori murari. l'Arco di Giano e nel vicolo adiacente la chiesa sia <

86) AS \~ Fondo 165, Arcicon fi·aternita dell a Dottrina Cri­ l 04) F. SABATI '1, La chiesa di S. Gio1gio in Velabro , Roma stiana, Congregazione Pia Adunanza S. Maria dei Pi anto, 13 1908, p. 13. gi ugno 1824, busta 4 76. 105) ACS, Ministero dell a Pubblica Istruzione, Roma 87) Il tetto de lla navata centrale risultava essere ormai in Chiese, Div. II, 1925-1 928, busta 184. l restauri dell'affresco ottimo stato; erano in essere le «incavallature doppie della nel catino dell'abside furono eseguiti dal pittore Tito Ventu­ navata di mezzo,, dell e quali la prima ve rso la porta era rini Papari per una spesa di lire 500. Altri pagamenti riguar­ «nuova e sola, e nel mezzo dell a chiesa v'è ne è un'altra anti­ dano i lavori di pavim entazione eseguiti sotto la direzione di ca similmente sola, per essere stata calata quell a accanto fra­ Pieu·o Fortunato, marmista, per lavori di scalpellino per una dicia in una testata>• . spesa di lire 1465, e di restauro al soffitto di legno e lucer­ 88) ASV, Fondo 165, Arciconfraternita della Dottrina Cri­ nari reali zzati dal pittore Eugenio Cisterna per li re 1304. stiana, Congregazione Pia Adunanza S. Mari a del Pianto, l 06) SABA"llN I, op. cit. in nota l 04, pp. 9 e l O. busta 485. Lettera di monsignor Lancellotti, Presidente del­ le strade, per l'apertura del cance ll o laterale del portico e la l 07) ASV, Annuario di san Apolli nare, palchetto 15 1, realizzazione dell a selciata davanti l'Arco di Giano. vo l. 23. Il cardinale Sincero, nato in Torino Vercell ese il 26 marzo 1870, fu creato cardinale da papa Pio Xl il 23 mag­ 89) G. FuSCIEL LO, Due nuovi documenti tmvati nell'au:hivio di gio 1923, fu commendatario della d iaconia d i San Giorgio S. Maria in Cosmedin, in Palladio, n.s., X, 20, lugli o-dicembre in Velabro, vescovo di Palestrina e segretario della Sacra 1997, pp. 107 e 108. Congregazione per la Chiesa Orientale. Morì a Roma il 7 90) AS R, Camerlengato, Antichità e Bell e Arti, 1824- febbraio 1936. 1854, tit. N, n. 409, busta 166. Le strutture che vennero eli ­ 108) A. BlANCHI , La sistemazione di Bocca della Verità e del Ve ­ minate sull'Arco di Giano appartenevano alla famiglia dei labrv, in Capitolium, VI, 12, dicembre 1930, p. 578. Il Tempio Frangipane che aveva diverse propri età nei pressi della chie­ della FrJTtuna Virile e la zona del Foro Boario, in Annuario, Asso­ sa di San Giorgio. ciazione ATtistica fra i Cu.lt01i di Ardlitettu.m - Roma, 19 16, 9 1) M. J ONSSON, La w m dei monumenti alle origini, pp. 57-74 Stockholm 1986, pp. 7 1 e 72. 109) BIANCHI, op.cit., in nota 108, p. 582. 92) ASV, Fondo 165, Arciconfraternita dell a Dottrina Cri­ li O) Ibidem, p. 584. stiana, Congregazione Pia Adunanza S. Maria del Pianto, busta 485. III ) Ibidem, p. 589. 9 3) l bidem. 11 2) V. TESTA, L:attu.azione del Piano Regolat01-e di Roma, in CajJitolinm, XI, 7, luglio 1933, pp. 344 e 345. 94) AS R, Camerlengato, Antichi tà e Belle Arti, 1824- 1854, tit. N, n. 2557, busta 244. 11 3) Per una sintetica visione delle previsioni dei vari Pia­ ni Regolatori a partire dal 1873 fino al 193 1 si rimanda a: 95) LETAROU ILLY, in nota 52. op. cit. AA.W., Via dei F01 ·i Imperiali la zona anheologica di Ro1'1za: ur­ 96) ASV, Fo ndo 165, Arciconfi-aternita della Dottrina Cri- banistica, beni m'Listici e politica cu.ltu.m le, Venezia l 983.

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