L'epigrafia Cristiana Nell'età Di Cesare Baronio

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L'epigrafia Cristiana Nell'età Di Cesare Baronio impaginato tosini ultimo:Layout 3 4-09-2009 17:02 Pagina 49 View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Reti Medievali Open Archive L’EPIGRAFIA CRISTIANA NELL’ETÀ DI CESARE BARONIO Mariarita Sgarlata A Roma tra il secondo Cinquecento e gli inizi del Seicento l’interesse per l’epigrafia cristiana segue il diagramma segnato dall’attenzione crescente verso i suoi contenitori, quei cimiteri sotterranei che tanto spazio trove- ranno negli studi del periodo, tutti in qualche modo sollecitati dall’ur- 1 1 FREMIOTTI, 1926, pp. 17-19. genza di una risposta alle spinte riformistiche e tutti saldamente 2 «Lo studio delle antichità cri- ancorati all’obiettivo comune dell’affermazione del primato della Chiesa stiane non tanto ha servito ad 2 alimentare la curiosità degli eru- cattolica . Il clima polemico tocca anche quelle accademie, che sulla diti o il nobile egoismo degli carta avrebbero dovuto promuovere asettici studi di antiquaria, ma che esteti, quanto a promuovere e consolidare le ragioni della Fede» di fatto vennero travolte dalla temperie apologetica e costrette a cedere (CECCHELLI, 1929, p. 3). Cfr. alle lusinghe dell’erudizione sacra, circostanza che non vietò in partico- NEVEU, 1981, che insiste sulla propensione della Chiesa ro- lare a una di loro, la Conferenza dei concili, alcune iniziative destinate a mana ad assicurarsi una visibi- produrre risultati nell’archeologia cristiana da campo già negli ultimi de- lità grazie allo studio dell’anti- 3 chità cristiana, spesso non sup- cenni del XVII secolo . L’accanimento manifestato nei confronti dei ci- portato da un adeguato sforzo miteri sotterranei dei cristiani era destinato a stemperarsi tra il Seicento scientifico, ma che è anche con- 4 sapevole di quanto «dans la pé- e il Settecento quando, a parte casi isolati, gli eruditi romani ricomin- riode d’émancipation critique ciarono a muoversi all’interno di un orizzonte più ampio nel quale le an- des prélumières, le savoir eccle- siastique, sous la contrainte des tichità greco-romane o le antichità cristiane non erano l’oggetto découvertes archéologiques, géo- esclusivo dei loro studi5. graphiques, linguistiques, doit plutot chercher des compromis La centralità dell’oggetto, della fonte primaria quindi, sia essa moneta, entre sa foi dogmatique, sa re- iscrizione, scultura o altro, è l’asse viario principale sul quale si snoda il per- ligion de l’evidence historique et son culte de l’antiquité» (NE- corso che dall’antiquaria conduce all’archeologia dell’Ottocento, con tempi VEU, 1994, p. 370). 6 e modi diversi nel vasto panorama europeo . In questo lento ma progres- 3 DONATO, 2001, pp. 140-144. 4 CHIARLO, 1992, pp. 278-286. sivo passaggio dall’antiquaria alla disciplina archeologica il collezionismo 5 DONATO, 2001, p. 139. ha giocato un ruolo non secondario, presentandosi già nelle prime appari- 6 SCHNAPP, 1994. p. 33. 7 LAURENS,POMIAN, 1992, pp. zioni come uno strumento imprescindibile di conoscenza e di approfondi- 19-30. 7 8 mento , come il primo, vero motore della ricerca antichistica . 8 SCHNAPP, 1991, pp. 143-168. 9 VAIANI, 2001, p. IX. Non a È indiscutibile la difficoltà di tracciare confini netti tra i diversi studiosi caso c’è chi ha giustamente in- che, a vario titolo, hanno contribuito alla crescita dell’interesse antiquario. sistito sul carattere polimorfico dell’antiquaria e sullo slitta- Se da una parte infatti si affina l’approccio problematico e diversificato che mento di significato che i ter- può aiutare a leggere i significati non solo letterari, ma anche politici, sto- mini ‘antiquaria’ e ‘antiquario’ hanno subito dal Cinquecento rici e istituzionali, all’interno delle opere di antiquaria, verificando metodi ai nostri giorni (SALMERI, 2001, e strumenti d’indagine della ricerca erudita9, dall’altra ci si chiede come p. 265). L’EPIGRAFIA CRISTIANA NELL’ETÀ DI CESARE BARONIO 49 impaginato tosini ultimo:Layout 3 4-09-2009 17:02 Pagina 50 interpretare correttamente la figura dell’antiquario, se farla coincidere con 10 RECUPERO, 2001, p. 63. quella dell’erudita, del collezionista, del proto-archeologo o dell’ideatore 10 11 FIOCCHI NICOLAI, 2000. di musei . 12 ZUCCARI, 1981, p. 79. Ad Ales- sandro Zuccari spetta il merito I protagonisti dello scenario che tenterò di delineare assolvevano, con di aver saputo cogliere il fruttuoso tutta probabilità, a tre funzioni proprie dell’antiquario: archeologi da legame esistente tra l’originalità culturale della prima generazio- campo, eruditi puri e collezionisti. ne filippina, che si esaurisce agli inizi del XVII secolo, e gli am- bienti artistici che ruotavano at- torno ad essa, nonché l’influen- La generazione filippina e la nascita dell’interesse za esercitata dall’Oratorio sulla ideazione e realizzazione di alcu- per le antiquitates christianae ni degli interventi artistici pro- mossi in quel periodo. 13 «La struttura dell’Oratorio ri- Lo scenario è quello offerto naturalmente dall’Oratorio di San Filippo corda da vicino gli incontri dei Neri ed è uno scenario più libero e meno strutturato di altri ambienti ro- circoli culturali degli umanisti e 11 le Compagnie di dottrina fioren- mani, come ad esempio quello della Compagnia di Gesù ; il rifiuto di un tine, a cui il Neri si può essere ispi- inquadramento istituzionale all’interno della Curia romana ha assicurato rato» (ZUCCARI, 1981, pp. 77- 82); il risultato dell’«umanesimo alla generazione filippina uno spazio di ricerca autonomo e innovativo, filippino» si riflette nella promo- la promozione di «una riforma in senso umanistico»12. L’Oratorio si con- zione di una nuova dimensione antropologica e culturale nella figura, per volontà del fondatore, come una libera associazione di sacer- Roma del Cinquecento. doti e laici, modellata sulla Chiesa primitiva e le comunità monastiche, 14 FIOCCHI NICOLAI, 2000, pp. 115-116; cfr. WATAGHIN CAN- priva quindi di una struttura gerarchica e votata ad una ricerca il più pos- 13 TINO, 1980, pp. 6-8. sibile scevra dai condizionamenti della Chiesa del tempo . Lasciando mo- 15 PANVINIO, 1568, pp. 19-20: in realtà la conoscenza effettiva di mentaneamente da parte tutte le istanze religiose o apologetiche sottese solo tre dei cimiteri romani era alla nascita dell’archeologia cristiana e valorizzando invece quanto del- dovuta alla percorribilità delle 14 loro gallerie, le uniche sgombere l’eredità umanistica era confluita nelle ricerche dei Filippini , appare evi- dopo la pausa di interesse del me- dente come sia proprio la seconda metà del Cinquecento a inaugurare quel dioevo. E’ lo stesso Panvinio a in- formarci sull’accessibilità delle filone di studi sull’architettura del sotterraneo che, saldamente ancorato catacombe di S. Sebastiano, S. ad un progetto di restituzione del cristianesimo delle origini, trova nella Valentino e S. Lorenzo, alle qua- li va probabilmente aggiunto un vo cazione esplorativa il suo principale punto di forza. settore del cimitero di S. Pan- Non tutti coloro che gravitavano attorno all’ambiente del cenacolo crazio, come si deduce dalle pa- role che a questo settore dedica erano in grado di esprimere una vocazione di questo tipo, come nel caso UGONIO, 1588, pp. 232-235. di Onofrio Panvinio, cui spetta il primato nella trattatistica sulle cata- Sull’elenco dei cimiteri, presen- tati come luoghi polifunzionali, combe romane; nella sua prima opera dedicata all’argomento, edita nel redatto da Panvinio rimando al 1568, l’erudito, di stanza a Roma dal 1549-50, dimostra di conoscere, contributo di Lucrezia Spera in questo volume. sulla base delle fonti letterarie, quarantatre cimiteri, ma di averne esplorati 16 I Mirabilia Romae Urbis sono un numero sicuramente inferiore, che supera però la cifra di tre abitual- una sintesi di storia e leggenda, 15 frutto del lavoro di Guglielmo di mente associata al suo nome . D’altronde affidare la conoscenza delle ca- Malmesbury, che tanto successo tacombe di Roma ai testi letterari era stata una prassi almeno fino ad ebbe dal XII fino al XVI secolo. Nonostante le imprecisioni nel- allora: seguendo le indicazioni dei Mirabilia Romae Urbis, la più completa la terminologia e la scarsità delle guida della città del XII secolo16, nel 1211 Gervasio di Tilbury riuscì in un notizie sui monumenti, questa 17 guida testimonia l’attenzione che primo tentativo di censimento, isolando ben diciannove cimiteri senza nel XII secolo si nutriva per i che di questi avesse mai avuto la minima visione; stessa sorte sarebbe toc- resti della Roma antica (WEISS, 1958, pp. 144-145). cata ad altri viaggiatori inglesi dello stesso periodo che, non riscontrando 17 PARKS, 1954, p. 248; vedi DE alcuna evidenza archeologica, dato che gli ingressi era andati quasi tutti ROSSI, 1864, I, p. 9. 18 18 GASTON, 1983, p. 145. perduti, si trovarono a dover escludere i cimiteri cristiani dalle loro opere . 19 FREMIOTTI, 1926, pp. 33-35, A distanza di secoli è probabile quindi che dei cimiteri di S. Sebastiano, tenta di smantellare la teoria di De Rossi secondo cui Panvinio S. Valentino e S. Lorenzo Panvinio certificasse l’accessibilità ai visitatori, era sceso ad esplorare solo i tre ci- se è vero che sue firme autografe sono state riconosciute nelle gallerie di 50 1. ASPETTI BARONIANI DELLʼANTICO E DEL REVIVAL PALEOCRISTIANO impaginato tosini ultimo:Layout 3 4-09-2009 17:02 Pagina 51 una regione della catacomba di S. Agnese e in un cubicolo del cimitero dei miteri per i quali aveva utilizza- to l’espressione «adhuc extant», Giordani, la qual cosa proverebbe la frequentazione di altri cimiteri sot- ma ignorava la consistenza
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