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Dipartimento di Scienze umane e sociali CORSO DI LAUREA IN SCIENZE DELL’EDUCAZIONE a.a. 2018-2019

Storia contemporanea 1922-1943 LO STATO FASCISTA 25 luglio 1943

• Il re revoca dell’incarico di governo a Mussolini • arresto e confino Cronologia: IL REGIME FASCISTA / 1

LA FASE STATUTARIA 1922, ottobre: dopo la intrapresa, ma non completata ‘marcia su Roma’, Mussolini ottiene dal re l’incarico a formare il governo › governo Mussolini I, con pieni poteri su bilancio e amministrazione 1923: legge elettorale ‘Acerbo’ con premio di maggioranza alla lista che ottenga almeno il 25% dei voti 1924: elezioni, denuncia di Matteotti, assassinio di Matteotti / riconferma di Mussolini al governo

LA COSTRUZIONE DELLA MONARCHIA FASCISTA 1925, gennaio: Mussolini chiude affare Matteotti e procede al introdurre ordinamenti dittatoriali 1925-1926 LEGGI FASCISTISSIME 1928 Nuova legge elettorale plebiscitaria: Lista unica 1929 Trasformazione del Gran Consiglio del Fascismo in organo costituzionale Patti Lateranensi 1936 Proclamazione dell’Impero, dopo la conquista dell’Etiopia Cronologia: IL REGIME FASCISTA / 2

FASE INVOLUTIVA E CRISI

1937 Mussolini si proclama ‘ del fascismo’ 1938-39 LEGGI RAZZIALI 1939 Abolizione della Camera dei Deputati, sostituita da una Camera dei Fasci e delle Corporazioni non elettiva 1940, 10 giugno: l’Italia entra in GUERRA 1943, 9 luglio: sbarco in Sicilia degli angloamericani › inizia l’occupazione

1943, 25 luglio: il Gran Consiglio del Fascismo propone al re la destituzione di Mussolini; il re revoca l’incarico a Mussolini, lo fa arrestare e inviare al confino, e nomina a capo del governo il generale Badoglio

1943, 2 agosto: il Re smantella le principali istituzioni fasciste (soppressione del PNF, del Gran Consiglio, della Camera del Fasci) Legislature «fasciste»

XXVI Legislatura 11 giugno 1921 25 gennaio 1924 958 XXVII Legislatura 24 maggio 1924 21 gennaio 1929 1 703 XXVIII Legislatura 20 aprile 1929 19 gennaio 1934 1 735 XXIX Legislatura 28 aprile 1934 2 marzo 1939 1 769 XXX Legislatura 23 marzo 1939 2 agosto 1943 1 593

https://it.wikipedia.org/wiki/Legislature_del_Regno_d'Italia Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / a

Legge 24 dicembre 1925 n. 2263 / Sul ‘Capo del Governo’

Art. 1 – “Il potere esecutivo è esercitato dal re per mezzo del suo Governo … Il Primo Ministro è Capo del Governo”; Art. 2 – “Il Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato è nominato e revocato dal Re ed è responsabile verso il Re dell'indirizzo generale politico del Governo. “I Ministri Segretari di Stato sono nominati e revocati dal Re, su proposta del Capo del Governo Primo Ministro. Essi sono responsabili verso il Re e verso il Capo del Governo di tutti gli atti e i provvedimenti dei loro Ministeri. I Sottosegretari di Stato sono nominati e revocati dal Re, su proposta del Capo del Governo di concerto col Ministro competente”. Art. 3 – “Il Capo del Governo Primo Ministro dirige e coordina l'opera dei Ministri, decide sulle divergenze che possono sorgere tra di essi, convoca il Consiglio dei Ministri e lo presiede”. Art. 4 – “Con regio decreto può essere affidata al Capo del Governo la direzione di uno o più Ministeri. In tal caso con suo decreto egli può delegare al Sottosegretario di Stato parte delle attribuzioni del Ministro”. Art. 6 – “Nessun oggetto può essere messo all'ordine del giorno di una delle due Camere, senza l’adesione del Capo del Governo …”. … LEGGE 31 gennaio 1926, n. 100 (G. U. 1-2-1926, n.25) Sulla facoltà del potere esecutivo di emanare norme giuridiche

VITTORIO BMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E PER VOLONTA’ DELLA NAZIONE RE D'ITALIA Il Senato e la Camera dei deputati hanno approvato; e noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue:

Art. 1 Sono emanate con Reale decreto, previa deliberazione del Consigli dei Ministri e udito il parere del Consiglio di Stato, le norme giuridiche necessarie per disciplinare: - l’esecuzione delle leggi; - l'uso delle facoltà spettanti al potere esecutivo; - l'organizzazione ed il funzionamento delle Amministrazioni dello Stato, l’ordinamento del personale ad esse addetto, l'ordinamento degli Enti ed istituti pubblici, eccettuati i Comuni, le Provincie, le istituzioni pubbliche di beneficenza, l’università e gli istituti di istruzione superiore che hanno personalità giuridica, quand'anche si tratti di materie sino ad oggi regolate per legge. Resta ferma la necessità dell'approvazione, con la legge del bilancio, delle spese relative e debbono, in ogni caso, essere stabilite per legge le norme concernenti l’ordinamento giudiziario, la competenza dei giudici, l'ordinamento del Consiglio di Stato e della Corte dei conti, nonché le guarentigie dei magistrati e degli altri funzionari inamovibili. (LEGGE 31 gennaio 1926, n. 100)

Art.2 L'approvazione dei contratti stipulati dallo Stato, nei casi per i quali era richiesta una legge, è data con decreto Reale, previa deliberazione del Consigli dei Ministri, udito il parere dei Consigli tecnici istituiti presso i vari Ministeri del Consiglio di Stato.

Art. 3 Con decreto Reale, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, possono emanarsi norme aventi forza di legge: • quando il Governo sia a ciò delegato da una legge ed entro i limiti della delegazione; • nei casi straordinari, nei quali ragioni di urgente ed assoluta necessità lo richiedano. Il giudizio sulla necessità e sull'urgenza non è soggetto ad altro controlli che a quello politico del Parlamento. • Nei casi indicati nel numer0 20 del precedente comma il decreto Reale deve essere munito della clausola della presentazione al Parlamento per la conversione in legge, ed essere, a pena di decadenza, presentato, agli effetti della conversione stessi, ad una delle due Camere, non oltre la terza seduta dopo la sua pubblicazione. Della presentazione viene data immediata notizia nella Gazzetta Ufficiale. Il disegno di legge per la conversione del decreto in legge è considerato di urgenza. In caso di chiusura della sessione, all'apertura della nuova sessione, il disegno di legge per la conversione si ritiene ripresentato dinanzi alla Camera, presso cui era pendente per l'esame. Quando una delle due Camere approvi il disegno di legge, il suo presidente lo trasmette, entro . cinque giorni, alla Presidenza dell'altra Camera, questa trasmissione vale come presentazione del disegno stesso. Se una delle due Camere rifiuti la conversione in legge, il presidente ne dà notizia nella Gazzetta Ufficiale, e il decreto cessa di aver vigore dal giorno della pubblicazione della notizia. Se il decreto è convertito in legge con emendamenti, l'efficacia degli emendamenti decorre dalla pubblicazione della legge. Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / b

- L. 20 novembre 1925 n. 2029 restringe il diritto di associazione, sottopone le associazioni al controllo della polizia, adotta misure repressive più severe; - L. 24 dicembre 1925 n. 2300 dà facoltà al governo di dispensare dal servizio funzionari, impiegati e agenti pubblici; - L. 31 dicembre 1925, n. 2307, sulla STAMPA: sottopone i giornali al controllo del prefetto, che deve approvare la scelta del direttore; - L. 31 gennaio 1926 n. 100 attribuisce al potere esecutivo facoltà di emanare norme giuridiche, restringendo la riserva di legge, estendendo la facoltà di normare per decreto e rendendo più agevole la decretazione d’urgenza; - L. 3 aprile 1926 n. 563 disciplina i rapporti di lavoro, vieta lo sciopero e riserva il diritto di stipulare contratti di lavoro ai soli sindacati fascisti; - L. 2 luglio 1926 n. 1131 istituisce il ministero delle Corporazioni. → Le leggi “fascistissime” (1925-1926) / c - La Legge 3 settembre 1926 n. 1910 abolisce tutte le cariche elettive nelle amministrazioni locali e estende il sistema podestarile [podestà di nomina governativa o regia] a tutti i COMUNI; - Decreto 6 novembre 1926 n. 1848 abolisce tutti i partiti e dichiara decaduti i deputati “aventiniani” ; - Testo Unico 6 novembre 1926 riforma le norme di pubblica sicurezza in senso repressivo; introduce il confino di polizia contro i dissidenti; - L. 25 novembre 1926 n. 2008 istituisce un TRIBUNALE SPECIALE PER LA DIFESA DELLO STATO, composto da membri della milizia e da militari, e reintroduce la pena di morte. - dicembre 1926: adozione del calendario fascista. Legge elettorale 17 maggio 1928

Epurazione delle liste elettorali: reintrodotti requisiti o di censo [100 lire annue di imposta diretta], o di appartenenza a categorie di cittadini integrati a vario titolo nello Stato fascista [l’elettorato diminuisce del 21%]. Non è più prevista l’elezione dei rappresentanti, ma un voto popolare plebiscitario per l’adozione o la bocciatura di una lista unica di 400 deputati indicati dal Gran Consiglio del Fascismo, su elenchi formati dalle confederazioni corporative nazionali, dalle associazioni culturali o dal Gran Consiglio stesso. La legge è votata alla Camera con 216 voti favorevoli e 15 contrari, al Senato con 161 voti favorevoli e 46 contrari. I plebisciti registreranno altissima frequenza alle urne: 90% [dopo la scrematura del 20% meno integrato]. Il Gran Consiglio del Fascismo diventa organo costituzionale (1929)

Legge 9 dicembre 1928 n. 2693 Regio decreto 11 aprile 1929 Legge 14 dicembre 1929 n. 2099 Il supremo organo del partito unico, ormai inteso come proiezione della Nazione tout court, diventa organo dello Stato. Esso dà pareri obbligatori ma non vincolanti su tutti gli oggetti di Stato (funzione consultiva); forma una lista di possibili successori al capo del governo in carica, interferendo con la regia prerogativa (funzione ‘costituzionale’); redige la lista unica elettorale (funzione politica). Il GCF è presieduto dal capo del governo, che lo convoca e ne fissa l’odg; è composto da membri di diritto a vita o per la durata di specifiche funzioni, e da membri nominati dal capo del governo per un triennio. Il fascio è incluso nel sigillo dello Stato. La piena riconciliazione dello Stato italiano con la Chiesa (1929)

Patti lateranensi (11 febbraio 1929) a) Concordato (relazioni Stato-Chiesa sul territorio italiano) b) Trattato (relazioni di diritto internazionale fra i due Stati sovrani, Regno d’Italia e Città del Vaticano)

[http://cronologia.leonardo.it/storia/a1929n.htm] Codificazione

Codice penale (guardasigilli Alfredo Rocco), formato su legge–delega 4 dicembre 1925, n. 2260 per la riforma del Codice Zanardelli; promulgato con RD 19 ottobre 1930 n. 1398; ancora in vigore, con abrogazione delle parti non compatibili con la Costituzione repubblicana e conseguenti integrazioni;

Codice civile, promulgato con RD 16 marzo 1942 n. 262; ancora in vigore, riformato il diritto di famiglia nel 1975 e il diritto societario successivamente. Importante lavoro di ammodernamento svolto dalle sentenze della Corte costituzionale.

Codice di procedura civile, ancora in vigore;

Codice di procedura penale, abrogato e rifatto interamente nel 1988. Politica economica

• Politica agraria (leggi organiche anni ‘20) • Politica industriale (anni ‘30) • Politica monetaria (stabilizzazione della lira in rapporto alla sterlina: 1927)

Indirizzi generali di politica economica: - Liberismo (primi anni Venti) - Interventismo e tendenziale autarchia (dopo ‘29) Governo dell’economia - valorizzazione del ruolo dei tecnocrati (es. Alberto Beneduce, presidente dell’IRI, e Domenico Menichella, governatore della Banca d’Italia); - creazione di enti di amministrazione dei finanziamenti statali all’economia: a) IMI (Istituto Mobiliare italiano) 1931 b) IRI (Istituto per la ricostruzione industriale (1933) - Esecuzione di lavori pubblici tramite l’istituzione di enti (per es. di bonifica) - trasformazione di aziende strategiche in enti a partecipazione mista specializzati(AGIP, ANIC; SNAM); - sviluppo del sistema previdenziale e assistenziale nella sfera lavorativa; - riordino delle Corporazioni, (L. 5 febbraio 1934 n. 164) Liquidazione del sistema rappresentativo elettivo

La Legge 19 gennaio 1939 n. 129 chiude anticipatamente la XXIX legislatura e dispone la soppressione della Camera dei deputati. La rappresentanza politica è data da: - Senato (conservato per non urtare il Re) - Camera dei Fasci e delle Corporazioni (che si forma automaticamente includendo membri delle maggiori istituzioni politico-sindacali)

→ il regime si libera di ogni dissenso in Parlamento, ma si priva anche di una base rappresentativa che gli esprimesse consenso in forma istituzionale. Politica coloniale

Impresa d’Etiopia (1935), che lava l’onta degli insuccessi della tarda età crispina → → proclamazione dell’Impero (9 maggio 1936) L’Impero fascista (1936)

http://www.mirorenzaglia.org/2011 /05/5-5-1936-impero-italiano-le- ragioni-di-un-torto/

A:O.= Africa Orientale Politiche antisemite (dal 1936)

Manifestazione di volontà discriminatoria dal 1936 / che sarà formalizzata con una Dichiarazione sulla razza del Gran Consiglio (6 ottobre 38) Persecuzione di singoli ebrei Leggi razziali 1938: - espulsione degli ebrei stranieri - arianizzazione della scuola - ripristino dell’antico divieto di possedere beni immobili o aziende - limitazione della capacità giuridica sotto altri profili (senza revoca della cittadinanza) e dei diritti politici

1940 inizia l’internamento degli ebrei stranieri nei campi Dalla Monarchia fascista alla Repubblica L’intervento nel secondo conflitto mondiale

- La dichiarazione di non belligeranza viene superata il 10 giugno 1940 con la dichiarazione di guerra alla Francia [nella decisione non sono coinvolti né la Camera né il Gran Consiglio]; - le forze armate acquistano rilievo e autonomia; esse si stringono attorno al re, prospettando un avvicendamento al governo, nella forma eventuale di una dittatura militare; - la cattiva prova militare italiana indebolisce però Mussolini; - lo sbarco anglo-americano in Sicilia il 9 luglio 1943 fa precipitare gli eventi. L’ordine del giorno Grandi: antefatti

Dino Grandi, presidente della Camera dei Fasci e delle Corporazioni e guardasigilli da poco destituito, racconta di avere così maturato la decisione di proporre al Gran Consiglio la liquidazione di Mussolini, dopo lo sbarco anglo-americano: “Ero disperato, ma in pari tempo deciso a giocare tutto per tutto. Tornare a Roma, fare un ultimo, definitivo sforzo per ottenere la convocazione del Gran Consiglio quale organo supremo del regime. Giocare a carte scoperte sia col duce, tentare la rivolta del Gran Consiglio contro la dittatura, mettere in mora la stessa Corona costringendola ad uscire da uno stato di esitazione e di dubbi che metteva in pericolo l’esistenza stessa della monarchia”. [Il mio paese. Ricordi autobiografici, a cura di R. De Felice, 1985, p. 631] L’ordine del giorno Grandi: antefatti 2

Grandi dichiara di avere ricevuto qualche tempo prima un implicito invito dal Re stesso. In un incontro risalente al 4 giugno 1943, il sovrano "uscendo da un ermetico silenzio durato quattro anni, mi confidò che la grande crisi stava avvicinandosi e che si riteneva un Sovrano costituzionale, considerando il Gran Consiglio come un surrogato del Parlamento reso inoperante e prigioniero della dittatura”. (p. 264) Il Gran Consiglio come gli Stati Generali francesi del 1789? L’ordine del giorno Grandi: antefatti (2) Il 20 luglio Grandi apprende dal segretario generale del PNF Scorza che il duce ha convocato il Gran Consiglio per la sera del 24 luglio. Si accorda con altri membri del GC. Ottiene udienza da Mussolini il 17. Gli comunica l’odg che intende proporre al Gran Consiglio, che il duce conosce già. Il 24 G si reca in seduta con due bombe a mano, temendo un’intrusione dei nazisti. “Sapevo … che qualche migliaio di agenti di Himmler, bene armati, si trovavano a Roma, mimetizzati fra la popolazione” (634). Prima di entrare invia una lettera al sovrano, nella quale, “come presidente dell’assemblea legislativa” e come soldato lo supplica “di non abbandonare la patria … il Re soltanto può ancora salvare la patria” (635). L’ultima seduta del Gran Consiglio del Fascismo 24 luglio 1943

Il Gran Consiglio è convocato da Mussolini alle 17 (l’ultima convocazione risaliva alla fine del 1939); Grandi parla per un’ora e presenta la sua mozione. Intervengono a sostegno , Alfredo De Marsico, , Alberto De Stefani, . Si dichiarano contrari Carlo Scorza, Roberto Farinacci e altri. La riunione dura 10 ore. Il duce mette ai voti l’odg Grandi per primo, ritenendo che vada in minoranza. Ordine del giorno proposto da Seduta del Gran Consiglio del Fascismo 24 luglio 1943 Il Gran Consiglio, riunendosi in questi giorni di supremo cimento, volge innanzi tutto il suo pensiero agli eroici combattenti d'ogni arma, che fianco a fianco con la fiera gente di Sicilia, in cui più alta risplende l'univoca fede del popolo italiano, rinnovano le nobili tradizioni di estremo valore e l'indomito spirito di sacrificio delle nostre gloriose Forze armate; Esaminata la situazione interna ed internazionale e la condotta politica e militare della guerra, proclama il dovere sacro per tutti gli italiani di difendere ad ogni costo l'unità, l'indipendenza, la libertà della Patria, i frutti dei sacrifici e degli sforzi di quattro generazioni dal Risorgimento ad oggi, la vita e l'avvenire del popolo italiano; Afferma la necessità dell'unione morale e materiale di tutti gli italiani in quest'ora grave e decisiva per i destini della nazione; Dichiara che a tale scopo è necessario l'immediato ripristino di tutte le funzioni statali attribuendo alla Corona, al Gran Consiglio, al Governo, al Parlamento, alle Corporazioni i compiti e le responsabilità stabilite dalle nostre leggi statali e costituzionali; Invita il Capo del Governo a pregare la Maestà del Re, verso la quale si rivolge fedele e fiducioso il cuore di tutta la Nazione, affinché egli voglia, per l'onore e per la salvezza della Patria, assumere, - con l'effettivo comando delle forze armate di terra, di mare e dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del Regno, - quella suprema iniziativa di decisione che le nostre istituzioni a Lui attribuiscono e che sono sempre state, in tutta la storia nazionale, il retaggio glorioso della nostra Augusta Dinastia di Savoia. [in Dino Grandi, Il mio paese, a cura di R. De Felice, Bologna, Il Mulino, 1985, p. 637] Statuto albertino

Art. 5. - Al Re solo appartiene il potere esecutivo. Egli è il Capo Supremo dello Stato: comanda tutte le forze di terra e di mare; dichiara la guerra: fa i trattati di pace, d'alleanza, di commercio ed altri, dandone notizia alle Camere tosto che l'interesse e la sicurezza dello Stato il permettano, ed unendovi le comunicazioni opportune. I trattati che importassero un onere alle finanze, o variazione di territorio dello Stato, non avranno effetto se non dopo ottenuto l'assenso delle Camere. 24 e 25 luglio 1943

L’odg Grandi Ottenne 19 voti favorevoli, 8 contrari, 1 astenuto. Dopo quella votazione il duce sciolse la seduta, dichiarando aperta “la crisi del regime” [Grandi, Il mio paese, p. 636]. Il giorno successivo, 25 luglio, si recò dal re, che era già stato informato da Grandi e aveva una copia della deliberazione del Gran Consiglio con le firme dei 19. Mussolini cercò di minimizzare la rilevanza di quel voto, argomentando che quell’organo aveva solo funzione consultiva. Il re revocò il mandato a Mussolini, comunicandogli la sua sostituzione con un militare, il maresciallo . All’uscita dalla residenza reale Mussolini fu caricato su un’ambulanza con il pretesto di ragioni di sicurezza, poi tenuto in arresto in caserma e infine confinato. Dopo il 25 luglio 1943: il momento dei militari “A questo punto entrarono violentemente in scena i generali di Badoglio, i congiurati del comando supremo, detti anche i congiurati di Palazzo Vidoni: Palazzo Vidoni era stato in passato la sede del direttorio del partito fascista, ora era diventato la sede del comando supremo delle forze armate. Per mesi e mesi avevano studiato tutte le ipotesi e preparato accuratamente i diversi schemi per un colpo di mano militare, diretto ad abbattere la dittatura, arrestare Mussolini e sostituire quest’ultimo con la persona del maresciallo Badoglio, arrestando altresì i personaggi più in vista del regime. “Il Re li lasciava fare. I congiurati aspettavano per agire il permesso del Re, ma questo non veniva mai. Essi furono colti di sorpresa dall’improvvisa decisione del sovrano presa immediatamente dopo aver avuto conoscenza della deliberazione del Gran Consiglio. “Con la nomina di Badoglio a capo del governo essi sentirono che potevano recuperare il tempo perduto, rimediare alla delusione sofferta ed avere nelle loro mani le chiavi del potere, illudendosi di poter applicare i loro schemi da tempo studiati e preparati. Irrispettosi della volontà del sovrano, il quale intendeva dare alla crisi il carattere costituzionale nell’ambito dello Statuto del Regno, essi avrebbero tentato di fare apparire la crisi di fronte al popolo italiano, all’opinione pubblica internazionale, ma soprattutto di fronte al nemico, come opera esclusiva della congiura militare … “Dopo l’arresto di Mussolini, gesto che non giovò al prestigio del Sovrano e della Monarchia, cominciò il governo militare di Badoglio e dei suoi generali; governo che a ragione è stato definito il governo degli affossatori delle ultime speranze della nazione e della stessa monarchia ”. (Dino Grandi, Il mio paese, a cura di R. De Felice, Bologna 1985, p. 643) La soppressione del regime

Il re sopprime subito le istituzioni fasciste, con i regi decreti 2 agosto 1943. Sono aboliti: la Camera dei Fasci e delle Corporazioni il PNF il Gran Consiglio La convocazione della Camera è rinviata entro i 4 mesi successivi alla fine della guerra. La transizione costituzionale 1943-1946 7 agosto 1943: Accordo di Roma - il Governo Badoglio riconosce i partiti antifascisti che si sono formati/riformati (DC, PLI, PSI, Pd’A, PCI)

8 settembre 1943: pubblicazione dell’ARMISTIZIO del Regno d’Italia con le forze alleate, firmato a Cassibile il 3 settembre.

9 settembre: Il re si ritira con il governo a Brindisi, abbandonando la capitale.

10 settembre: Roma occupata dai tedeschi

13 ottobre: dichiarazione di guerra alla Germania febbraio 1944: il governo Badoglio si trasferisce a Salerno e ottiene dagli alleati il controllo dell’intero territorio della Sicilia e del Meridione. Della Peruta, Manuale di storia, Le Monnier Testimonianza di Leone Cattani, liberale

“Il 4 luglio 1943 a Milano in via Poerio in un villino del professor Rolier (un valoroso partigiano), avvenne la riunione decisiva fra tutti i partiti antifascisti. Vi parteciparono Concetto Marchesi per il Partito Comunista, Riccardo Lombardi per il Partito d’Azione, l’avvocato Veratti per il Partito Socialista, Pietro Mentasti in sostituzione di Gronchi per la Democrazia Cristiana e io per i liberali. Assisteva alla riunione anche Lelio Basso del Movimento di Unità Proletaria. Da quella riunione, in cui finalmente si raggiunse l’accordo fra le coalizioni di Roma e di Milano, nacque l’unità dei partiti antifascisti”. La Resistenza in Italia

Ex-militari dell’esercito regio: partigiani «Badogliani»

Formazioni paramilitari partigiane: - bande, brigate e divisioni partigiane Brigate «Garibaldi» (orientamento comunista) Brigate «Giustizia e libertà» (Partito d’Azione) Brigate «Matteotti» (orientamento socialista) Brigate «Fiamme verdi» (orientamento democratico-cristiano)

Altre formazioni di radicamento locale o ispirazione anarchica Direzione della guerra partigiana

• Comitato di Liberazione Nazionale (funzione politica)

• Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI)

• Corpo volontari della Libertà [massimi ufficiali: generale Raffaele Cadorna, Luigi Longo (PCI), (P. d’A.)] Fondatori del Comitato: - Pietro Nenni (PSIUP) - (PCI) - (Partito d’Azione) - (DC) - (Democrazia del lavoro) - (liberali) Il CLN

Settembre 1943: nasce il COMITATO DI LIBERAZIONE NAZIONALE, che riunisce le forze politiche antifasciste

Il CLN chiede una COSTITUENTE. http://www.anpi.it/storia/140/comitato-di- liberazione-nazionale-cln Gli eccidi più gravi

• Fosse Ardeatine (Roma): 24 marzo 1944 / 335 vittime • Sant’Anna di Stazzema (Lucca): 12 agosto 1944 / 560 vittime • Marzabotto e Monte Sole (Bologna): 29 settembre-5 ottobre 1944 / circa 800 vittime

La transizione costituzionale 1943-1946

con il rientro in guerra dell’Italia, nuovo soggetto politico: gli ALLEATI [principalmente USA e UK; secondariamente URSS, poi Cina]

Gli Alleati chiedono: - una rilegittimazione popolare delle istituzioni della monarchia, - per mezzo di una consultazione sulla questione istituzionale AMGOT

• Allied Military Government Occupied Territories La riorganizzazione dell’antifascismo Situazione politica all’inizio del 1944:

- la Monarchia cerca di riaccreditarsi nell’Italia liberata e presso gli Alleati - gli antifascisti pongono inizialmente la condizione dell’abdicazione del re - Il re non intende abdicare SITUAZIONE BLOCCATA La ‘svolta di Salerno’ – aprile ‘44

Togliatti accetta di transigere temporaneamente sulla questione istituzionale e sulla condizione dell’abdicazione del re, rendendosi disponibile a collaborare con il governo Badoglio. Ottiene dalla monarchia, con la mediazione di , impegno del re: - a cedere funzioni a luogotenente - a indire elezioni per una Assemblea Costituente alla fine della guerra. Aprile 1944: la LUOGOTENENZA

Enrico De Nicola, ex presidente della Camera, convince il re a giocare la carta politica della conciliazione con le sinistre per salvare la monarchia →

12 aprile 1944: il re annuncia con un proclama il proprio ritiro dalla vita pubblica e designa il figlio Umberto luogotenente del Regno. Secondo governo Badoglio (aprile-giugno 1944) Immissione di ministri dei sei partiti del CLN:

- DC - PCI - PSIUP - PLI - Partito d’azione - Partito democratico del lavoro Governi della fase di transizione

I Governo Badoglio (25.07.1943 - 17.04.1944) II Governo Badoglio (22.04.1944 - 08.06.1944) I Governo Bonomi (18.06.1944 - 10.12.1944) II Governo Bonomi (12.12.1944 - 19.06.1945) Governo Parri (21.06.1945 - 08.12.1945) I Governo De Gasperi (10.12.1945 - 01.07.1946) II Governo De Gasperi (13.07.1946 - 28.01.1947) III° Governo De Gasperi (02.02.1947 - 31.05.1947) IV° Governo De Gasperi (31.05.1947 - 23.05.1948) ------ELEZIONI Presidenti del Consiglio

Ivanoe Bonomi (ex-socialista, ora Partito Democratico del Lavoro) Ferruccio Parri (Partito d’Azione, poi PRI) Alcide De Gasperi (DC) 4.6.1944: Liberazione di Roma DECRETI LUOGOTENENZIALI SULLA QUESTIONE COSTITUZIONALE / 1

Liberazione di Roma. Segue:

25 giugno 1944 DECRETO-LEGGE LUOGOTENENZIALE Annuncia che la forma di governo sarà scelta liberamente dal popolo, il quale eleggerà “a suffragio universale, diretto e segreto, una Assemblea costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato”.

Questo decreto è considerato una prima costituzione provvisoria Decreto-legge luogotenenziale 25 giugno 1944, n. 151

Art. 1 “Dopo la liberazione del territorio nazionale, le forme istituzionali saranno scelte dal popolo italiano che a tal fine eleggerà, a suffragio universale diretto e segreto, una Assemblea Costituente per deliberare la nuova costituzione dello Stato. “I modi e le procedure saranno stabiliti con successivo provvedimento”. Art. 2 “E’ abrogata la disposizione concernente la elezione di una nuova Camera dei deputati e la sua convocazione entro quattro mesi dalla cessazione dell’attuale stato di guerra, contenuta nel comma terzo dell’articolo unico del R. decreto-legge 2 agosto 1943, n. 175, con cui venne dichiarata chiusa la sessione parlamentare e sciolta la Camera dei fasci e delle corporazioni.” Art. 3 “I Ministri e Sottosegretari di Stato giurano sul loro onore di esercitare la loro funzione nell’interesse supremo della Nazione e di non compiere, fino alla convocazione dell’Assemblea Costituente, atti che comunque pregiudichino la soluzione della questione istituzionale”. Art. 4 “Finché non sarà entrato in funzione il nuovo Parlamento, i provvedimenti aventi forza di legge sono deliberati dal Consiglio dei Ministri. “Tali decreti legislativi preveduti nel comma precedente sono sanzionati e promulgati dal Luogotenente Generale del Regno con la formula: “Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri ecc Il suffragio alle cittadine italiane (1945)

• Decreto legislativo luogotenenziale 31 gennaio 1945, n. 23: conferisce diritto di voto alle donne aventi almeno 21 anni [escluse le prostitute che lavoravano fuori dalle case di tolleranza] • Decreto legislativo luogotenenziale 10 marzo 1946 n. 74: conferisce l’eleggibilità alle donne maggiori di 25 anni • ELEZIONI AMMINISTRATIVE A SUFFRAGIO UNIVERSALE: dal 10 marzo 1946 • ELEZIONI POLITICHE A SUFFRAGIO UNIVERSALE: referendum sulla forma di governo e elezione dei deputati all’Assemblea Costituente, 2 giugno 1946

54 La Consulta nazionale (1945)

• Istituita con decreto legislativo luogotenenziale 5 aprile 1945, n. 146 • 304 componenti, poi 430: rappresentanti dei 6 partiti del CLN • Attribuzioni: esprimere «pareri sui problemi generali e sui provvedimenti legislativi che le vengono sottoposti dal Governo» (art. 1) • Pareri: non vincolanti in generale; obbligatori in materia di bilancio e rendiconti dello Stato, di imposte, di leggi elettorali. Assetto: Assemblea plenaria, oppure Commissioni (10 commissioni: I affari esteri, II affari politici ed amministrativi, III giustizia, IV istruzione e belle arti, V difesa nazionale, VI finanze e tesoro, VII agricoltura e alimentazione, VIII industria e commercio, IX lavoro e previdenza sociale, X ricostruzione, lavori pubblici e comunicazioni).

Cfr. http://archivio.camera.it/patrimonio/archivi_della_transizione_costituzionale_1944_1948/guida :ITCD_00200_00002 55 25.4.1945: Liberazione di Milano DECRETI LUOGOTENENZIALI SULLA QUESTIONE COSTITUZIONALE / 2

31 luglio 1945, completata la liberazione del territorio italiano dall’occupazione tedesca

- Ministero per la costituente, affidato Pietro Nenni (socialista)

16 marzo 1946 Secondo DECRETO LUOGOTENENZIALE: attribuisce direttamente al popolo la scelta della forma di governo, tramite REFERENDUM [idea sostenuta da De Gasperi] Questo decreto è noto come “seconda costituzione provvisoria”. ABDICAZIONE DI VITTORIO EMANUELE III

9 maggio 1946 • Vittorio Emanuele III abdica • succede Umberto, con ordinale II Il referendum del 2 giugno 1946

Il referendum chiede al popolo italiano di scegliere la forma di governo del futuro Stato italiano, optando per la monarchia o per la repubblica

Si vota a suffragio universale per la prima volta.

L’esito viene proclamato solo il 18 giugno dalla Corte di Cassazione, che ha vagliato dei ricorsi

Esito del referendum del 2 giugno 1946

Aventi diritto: 28 milioni su 45 milioni Votanti: 89% degli aventi diritto Repubblica: 54,3% [12,7 milioni di voti] Monarchia: 45,7% [10.718.502 milioni] Schede bianche e nulle 6,1% http://legislature.camera.it/cost _reg_funz/345/4762/4763/docu mentotesto.asp Ricorsi

• Da parte dei monarchici denunciati brogli • Contestato il criterio di individuazione del quorum dei votanti (schede nulle e bianche non furono conteggiate)

• 18.6.1946 la Corte di Cassazione respinge i ricorsi e conferma gli esiti ARCHIVIO STORICO DELLE ELEZIONI - REFERENDUM DEL 2 GIUGNO 1946 MINISTERO DELL’INTERNO

http://elezionistorico.interno.it/index.php?tpel= F&dtel=02/06/1946&tpa=I&tpe=A&lev0=0&levs ut0=0&es0=S&ms=S