Le Letture Di Un Poeta
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Corso di Laurea Magistrale in Filologia e letteratura italiana Tesi di Laurea Le letture di un poeta Gli scritti di Andrea Zanzotto sugli autori veneti Relatore Ch. Prof.ssa Ricciarda Ricorda Correlatori Ch. Prof.ssa Silvana Tamiozzo Ch. Prof. Beniamino Mirisola Laureando Stefano Cescon Matricola 829764 Anno Accademico 2015 / 2016 Mondo, sii, e buono; esisti buonamente, fa’ che, cerca di, tendi a, dimmi tutto, ed ecco che io ribaltavo eludevo e ogni inclusione era fattiva non meno che ogni esclusione; su bravo, esisti, non accartocciarti in te stesso in me stesso Io pensavo che il mondo così concepito con questo super-cadere super-morire il mondo così fatturato fosse soltanto un io male sbozzolato fossi io indigesto male fantasticante male fantasticato mal pagato e non tu, bello, non tu «santo» e «santificato» un po’ più in là, da lato, da lato Fa’ di (ex-de-ob etc.)-sistere e oltre tutte le preposizioni note e ignote, abbi qualche chance, fa’ buonamente un po’; il congegno abbia gioco. Su, bello, su. Su, münchhausen. INDICE Introduzione p. 4 Capitolo 1 Saggi critici p. 6 1.1 Diego Valeri p. 6 1.2 Giacomo Noventa p. 11 1.3 Guido Piovene p. 18 1.4 Giovanni Comisso p. 27 1.5 Silvio Guarnieri p. 36 1.6 Biagio Marin p. 44 1.7 Pier Paolo Pasolini p. 48 1.8 Mario Rigoni Stern p. 53 1.9 Dino Buzzati p. 59 1.10 Goffredo Parise p. 64 1.11 Giuseppe Berto p. 75 1.12 Fernando Bandini p. 80 Capitolo 2 Presupposti critici p. 85 2.1 L’interferenza tra poesia e critica p. 85 2.2 La fortuna della critica p. 90 2.3 Cenni di metodologia critica p. 97 Bibliografia p. 106 3 INTRODUZIONE Si è cercato, in questo lavoro, di mettere in luce l’esperienza che Andrea Zanzotto ha maturato come critico letterario. L’espressione “letture di un poeta” potrebbe apparire riduttiva agli occhi dei più, soprattutto in considerazione della copiosità, e della reale portata innovativa, dei testi critici usciti dalla penna del poeta solighese. Zanzotto stesso ha evidenziato in più occasioni il carattere non programmatico dei suoi interventi, trattandoli più precisamente come “brogliacci di impressioni”. Essi si collocano al di fuori di qualsiasi metodo critico accettato come tradizionale o prevalente e per questo motivo conservano l’aspetto di “letture” che nascono da impressioni, da incontri di varia natura tra Zanzotto e gli altri scrittori. Sono appunto letture di un poeta che si è accostato in punta di piedi al lavoro altrui, con lo scopo di lasciar parlare i testi analizzati, alla ricerca di nuove epifanie alle quali il critico ci accompagna. Nel 1991 fu data alla stampe presso l’editore Mondadori la prima raccolta di saggi critici zanzottiani, Fantasie di avvicinamento, alla quale seguì, nel 1994, la pubblicazione di Aure e disincanti nel Novecento letterario. Prospezioni e consuntivi, opera contenuta nel libro Le poesie e le prose scelte edito nel 1999, rappresenta quel terzo volume che doveva, per Zanzotto, chiudere la terna degli scritti sulla letteratura. Si tratta quindi di considerare Prospezioni e consuntivi, Fantasie di avvicinamento e Aure e disincanti nel Novecento letterario come un’esperienza critica che giunge ad un preciso traguardo, ben noto alla mente dello scrittore, e che va a considerare la letteratura in ottica diacronica: scritti di riflessione sulla poesia e sulla propria poetica, scritti riguardanti autori del Novecento ma nati nell’Ottocento, e altri appartenenti a secoli precedenti, scritti su autori nati nel Novecento. Nel 2001, Gian Mario Villalta ha curato la pubblicazione, presso i tipi Mondadori, del cofanetto Scritti sulla letteratura, il quale comprende le ristampe integrali dei volumi Fantasie di avvicinamento e Aure e disincanti nel Novecento letterario. A quest’ultimo è stata aggiunta una più recente raccolta, Scritti critici 1984- 2001, che riunisce gli interventi zanzottiani fino a quel momento inediti. I saggi critici a cui si fa riferimento in questa tesi sono estrapolati dall’opera Scritti sulla letteratura. 4 Si è rivolta l’attenzione esclusivamente agli scritti dedicati agli autori di area veneta, al fine di ritrovare delle affinità evidenti nel percorso ermeneutico. Si è limitato il campo ai soli interventi sugli scrittori veneti non perché essi condividessero con Zanzotto la regione d’origine e di appartenenza, ma perché si è pensato che potessero mostrare in maniera più evidente le strutture e i diversi elementi della critica zanzottiana. Questi scritti si legano indissolubilmente al piano delle esperienze umane vissute dal critico e traggono vita da una trama di precisi rapporti interpersonali. I saggi si addensano numericamente negli scrittori di area veneta, perché più diretto è il confronto con la realtà che rappresentano e il contatto con i luoghi da cui provengono. L’importanza dei luoghi e dei paesaggi è assoluta nell’opera del poeta come in quella del critico. Valeri, Noventa, Piovene, Comisso, Guarnieri, Marin, Pasolini, Rigoni Stern, Buzzati, Parise, Berto, Bandini: la lista comprende autori nati nel Triveneto, o che nei dialetti di quest’area hanno scritto parte delle loro opere, come Marin e Pasolini, e che sono stati avvicinati dall’occhio di un attento e colto lettore come Andrea Zanzotto. L’analisi dei saggi critici zanzottiani segue l’ordine proposto nei volumi Fantasie di avvicinamento e Aure e disincanti nel Novecento letterario, confluiti negli Scritti sulla letteratura, a partire dal primo intervento dedicato dallo scrittore all’autore di volta in volta affrontato; a ciascuno di questi testi si sono poi fatti seguire gli altri riservati al medesimo autore1. 1 Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla bibliografia. 5 Capitolo 1 SAGGI CRITICI 1.1 DIEGO VALERI (1887-1976) “Qui c’è sempre un poco di vento A tutte le ore, di ogni stagione: Un soffio almeno, un respiro. Qui, da trent’anni, sto io, ci vivo. E giorno dopo giorno scrivo Il mio nome sul vento”.2 Diego Valeri rappresenta una voce particolare e molto interessante nel panorama della letteratura italiana del Novecento, nonostante sia sempre passato un po’ inosservato agli occhi della critica e del gran pubblico. Egli occupa una posizione ben distinta all’interno del vasto mondo della poesia contemporanea, anche grazie alla sua posizione di poeta isolato, solitario, che non è mai entrato (e forse mai avrebbe voluto entrare) nel canone della letteratura poetica italiana. Valeri e Zanzotto erano legati da una profonda amicizia e da un reciproco senso di gratitudine. Zanzotto fu allievo di Valeri, ai tempi dell’università, e si sentì sempre debitore nei confronti del maestro3. Zanzotto, nella sua veste di critico, si è occupato della figura di Diego Valeri in due occasioni, all’uscita dell’opera Metamorfosi dell’angelo e Calle del vento; il critico diede alle stampe due interventi4, confluiti nella raccolta Scritti sulla letteratura, che 2 D. Valeri, Calle del vento, Milano, Mondadori, 1975, p 13. 3 M. Giancotti ha curato la pubblicazione di parte del carteggio tra Andrea Zanzotto e Diego Valeri; l’articolo è titolato Lettere di Andrea Zanzotto a Diego Valeri (1955-1976) a cura di M. Giancotti, in «Strumenti Critici», a. XXVI, n. 3 ottobre 2011, p. 399-408. 4 Precisamente: A. Zanzotto, Valeri italiano e francese, recensione a Metamorfosi dell’Angelo (Milano, Scheiwiller, 1957) e a Jeux de mots (Paris, au Divan, 1956), in «Comunità», n. 50, giugno 1957; A. Zanzotto, Nella «Calle del vento», recensione a Calle del vento (Milano, Mondadori 1976), «Corriere della Sera», 25 maggio 1976. 6 offrono un affascinante quanto dettagliato affresco sulle opere di Valeri in questione, in relazione anche a tutta la sua produzione poetica. Così scrive il critico riguardo a Metamorfosi dell’angelo: “Quest’ultimo approdo del poeta, pur rivelandosi subito come altro ben riconoscibile momento di un coerente sviluppo, propone risultati che interessano necessariamente tutti i quartieri non più perché egli, da rispettato solitario, abbia dato qualche cosa di eletto e di vivo in cui ognuno può trovar del buono senza scoprirsi troppo, ma perché egli ha raggiunto ormai quel livello, quel tono per cui la poesia cessa comunque di appartenere alle scuole o ai singoli e diviene valore acquisito per tutti”.5 L’opera in questione, a parere di Zanzotto, è una tappa alquanto significativa del percorso letterario di Valeri, il quale risulta continuamente in fieri. Appunto questo suo particolare viaggio poetico rappresenta un unicum se paragonato a tanti altri grandi poeti del Novecento. La generazione di scrittori a lui contemporanea esprime con forza la volontà di offrire una poesia che sia in qualche misura una restituzione del classico, che riprenda a camminare nel solco della tradizione poetica italiana. Questo è valso anche per una componente particolare della poesia novecentesca: la poesia gnomica, a cui, secondo il critico, anche Valeri si avvicina, tuttavia con esiti diversi. L’opera di Valeri è senza dubbio contemporanea, come contemporanea è la sua ricerca, “segno del travaglio di un’esperienza spirituale autentica e sempre ansiosa di nuove giustificazioni di se stessa e delle sue premesse, nell’atto in cui «si travagliava» all’atmosfera poetica generale”6; ciò che differenzia Valeri, per Zanzotto, è il fatto che “tale esperienza svolgeva la propria vitalità al di qua di una «coscienza» di natura particolarmente gnomica”, come se essa nascesse spontaneamente, non come necessità. Il poeta nativo di Piove di Sacco, continuamente in confronto con se stesso e con gli altri esiti della poesia italiana, percorre una strada sua propria che lo porta a diverse realizzazioni poetiche; “Si potrebbe dire che la componente «equilibrata», «signorile», «francese» della spiritualità di Valeri, rivelatasi con tanta felicità anche nei suoi saggi critici, divagazioni in prosa e traduzioni, sia stata 5 A. Zanzotto, Valeri italiano e francese, in Id., Scritti sulla letteratura. Fantasie di avvicinamento, Milano, Mondadori, 2001, p.