Narrazioni, Scritture, Epistolari Dai Diari Di Biagio Marin
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1 Enciclopedia di una vita privata Narrazioni, scritture, epistolari dai diari di Biagio Marin Settore scientifico-disciplinare: Area 10 – L-FIL-LET/10 DOTTORANDO Davide Podavini COORDINATORE PROF. Sergia Adamo SUPERVISORE DI TESI PROF. Elvio Guagnini ANNO ACCADEMICO 2014 / 2015 2 Il mio pensiero in fin dei conti è solo autobiografico B. Marin, XLII, 288, 10 febbraio 1976 Premessa I diari di Biagio Marin, conservati presso l'Archivio del Dipartimento di italianistica dell'Università di Trieste, costituiscono un fondo di 132 quaderni manoscritti autografi, compilati dall'autore dal 1941 al 1985. Si tratta di una monumentale opera autobiografica, quasi completamente inedita1 e in gran parte inesplorata, che ha posto, quale primo atto del lavoro di ricerca, degli interrogativi metodologici di non facile soluzione. La vastità e le caratteristiche dei materiali assicurano molteplici possibili piste di indagine, piste che tuttavia possono essere comprese e indirizzate soltanto se inquadrate in una visione d'insieme dell'intero corpus: è stato indispensabile procedere alla lettura e all'analisi integrale dei 132 quaderni, seguendone lo sviluppo cronologico e mappando le peculiarità di una scrittura che si è rivelata – dato non certo inatteso – intensamente legata alla “forma diario”, e capace di produrre, pur nell'arco degli oltre quarant'anni in cui si è realizzata, un organismo testuale unitario, tenuto assieme, paradossalmente, da una cifra stilistica fondata sull'eterogeneità e sulla polifonia. In sede di lettura analitica, si è cercato di inquadrare i diari di Marin all'interno della più consolidata tradizione critica relativa al genere diario. Nel primo capitolo, attraverso la descrizione esteriore dei materiali e la disamina delle caratteristiche del testo, è stato possibile individuare le peculiarità della scrittura diaristica mariniana, i moventi della compilazione quotidiana dei quaderni e i possibili destinatari di un testo che, per la sua natura di journal intime, genera molte ipotesi possibili sulla sua destinazione. Ne è emerso un quadro complesso che, se interpretato dal punto di vista delle strutture interne e della relazione che la scrittura di Marin intrattiene con il tempo, permette di inserire questa imponente narrazione autobiografica all'interno del “genere diario” (per quanto una definizione 1 Sono stati finora oggetto di pubblicazione i quaderni relativi al periodo della Seconda guerra mondiale e del secondo dopoguerra: La pace lontana. Diari 1941-1950, a cura di I. Marin, LEG, Gorizia, 2005; Vele in porto. Piccole note e frammenti di vita (27 agosto 1946-3 febbraio 1950), a cura di I. Marin, LEG, Gorizia, 2012; Considerazioni sui problemi del mio tempo e appunti vari (11 novembre 1941-28 agosto 1952), a cura di G. Cimador, EUT, Trieste 2015. 3 sicura e non apodittica di “genere diario” sia di difficile formulazione), ma che apre anche una serie di questioni che restano tutte interne alla scrittura di Marin. Tra queste, la continua intromissione della parola altrui nel monologo autobiografico: Marin aveva l'abitudine di trascrivere nei quaderni interi articoli di giornale, brani di testi storici e filosofici, nonché parte della sua corrispondenza privata. Le trascrizioni interrompono la narrazione dell'autore, ma ne sono allo stesso tempo motore: nella maggior parte dei casi, intorno e dentro la trascrizione del brano, Marin interviene con commenti, notazioni, approfondimenti relativi all'argomento trattato. Questa pratica è così presente nella sua narrazione diaristica, da costituirne una delle più interessanti e, per certi aspetti, fondative peculiarità. Il dato emerso ha indirizzato la ricerca proprio verso quei luoghi del testo in cui il diarista ha costruito la pagina sulla parola altrui, che non solo è presente nella narrazione, copiata e quindi mediata, anche visivamente, dalla grafia mariniana, ma è fondamento della cronaca della giornata, motore della scrittura. Una volta chiariti questi dati, il lavoro si è sviluppato su due direttrici dipendenti l'una dall'altra ma espressione di due distinte polarità: la seconda parte della tesi, infatti, persegue il tentativo di mappare i diari nella loro estensione tematica, e nella fitta rete di richiami e dissolvenze presenti in un testo, come si diceva, non soltanto quasi completamente inedito, ma nemmeno mai indagato nella sua unitarietà; mentre la terza parte è dedicata a una delle caratteristiche più identitarie di questa scrittura, la copiatura delle lettere, che attraversano, come un fiume carsico, l'intera narrazione diaristica. Si è reso necessario costruire, delle oltre 900 lettere emerse dai quaderni, degli indici che ne rendessero comprensibile la collocazione e l'identità all'interno dei diversi periodi e dei diversi quaderni. Il capitolo II, quindi, vuole appunto servire da bussola tematica per orientarsi all'interno delle 40mila pagine dei diari: attraverso la mappatura dei motivi più presenti e ricorrenti, saldati a precisi rimandi testuali, si vuole restituire la visione d'insieme di un'opera che difficilmente potrà essere pubblicata integralmente, e che tuttavia possiede, nonostante la misura debordante, una sua lampante unitarietà. Esistono nuclei tematici ricorrenti, legati alle diverse dimensioni della figura di Marin, che si distribuiscono nella narrazione senza alcuna visione programmatica; vi sono anche quaderni che, se non monografici, risultano quasi interamente dedicati al medesimo tema: sono casi, questi ultimi, legati a episodi importanti o traumatici della vita del poeta, quali, ad esempio, l'agonia e la morte della moglie Pina Marini (quaderno LIV). Temi e personaggi che si rincorrono nel corso di quarant'anni di compilazione quotidiana, restituiti dal diarista attraverso il filtro onnivoro del suo punto di vista; filtro che non produce l'effetto di ridurre il mondo al circoscritto privato del poeta, ma semmai l'effetto contrario, ovvero quello di indicizzare – un indice confusionario, polifonico, destrutturato – il mondo stesso illuminandolo con il faro del proprio punto di vista. 4 Al senso e agli esiti della trascrizione e del commento delle lettere è dedicato interamente il terzo capitolo. Le oltre novecento lettere indicizzate provengono da 197 mittenti diversi: i nomi dei corrispondenti sono celebri o sconosciuti, si tratta di intellettuali, scrittori, critici (quali Pier Paolo Pasolini, Fulvio Tomizza, Riccardo Bachelli, Carlo Bo, Giorgio Caproni, Stelio Crise, solo per citarne alcuni). Ma ci sono anche amici e amiche, molti lettori della sua poesia, le figlie. La prima parte del capitolo analizza la pratica di trascrizione, indagando anche i luoghi del testo in cui Marin stesso ha cercato di motivare questa sua consuetudine di scrittura: la corrispondenza è stata per il poeta uno dei momenti più importanti nella costruzione di rapporti intellettuali e umani, e in quanto tale ha un ruolo di rilievo nella narrazione autobiografica. Marin, inoltre, sottolinea in molti passaggi il valore documentale e probatorio che attribuisce alle lettere, svelando così che una delle identità del testo vuole essere la certificazione storicamente corretta della sua avventura biografica, a beneficio dei posteri. Una volta contestualizzata e giustificata, all'interno della scrittura dei diari, la pratica di trascrizione delle lettere, il capitolo si concentra sul recupero e sull'analisi degli epistolari commentati che emergono dai quaderni. Suddivisa per mittenti, l'analisi permette di individuare, con tutti i dettagli e gli aspetti che si ricavano dalle lettere e dal relativo commento del diarista, il mondo mariniano, la realtà umana in cui il poeta si è mosso nel corso della sua lunga vita, aprendo squarci anche sugli aspetti meno noti o sconosciuti della sua attività poetica e intellettuale. Si è scelto di restituire integralmente, oltre al testo della lettera, anche il contesto narrativo della pagina in cui Marin ha deciso di inserirla; contesto che dalla lettera è direttamente stimolato, a riprova del forte impatto, sia tematico sia strutturale, che la corrispondenza ha avuto per la scrittura diaristica di Marin. Nel quarto capitolo, infine, come fondamentale strumento di orientamento, trovano spazio gli indici delle lettere, strutturati in due tabelle consultabili in modo integrato: la prima si riferisce all'indice dei nomi, in ordine alfabetico, dei mittenti delle lettere, con il riferimento al luogo del quaderno e alla data in cui sono state trascritte; la seconda è un indice cronologico, che segue l'andamento compilativo dei diari, in cui si può trovare riscontro della data di copiatura (o, molto più raramente, di inserimento) e commento della lettera, del mittente e dell'argomento. L'ultimo indice riguarda invece gli autori citati da Marin negli eserghi dei taccuini. 5 I La materia e la scrittura I.1 I materiali Era un sabato, il 3 maggio 1941, quando Biagio Marin cominciò a scrivere i suoi diari. Difficile dire se allora, all'età di cinquant’anni, il poeta fosse consapevole che la pratica della scrittura quotidiana dei quaderni l'avrebbe accompagnato per il resto della vita. Giorno dopo giorno, infatti, Marin è tornato a riempire le pagine bianche, consegnandoci alla sua morte, avvenuta il 24 dicembre 1985, un vastissimo lascito autobiografico: la cronaca giornaliera di oltre quarant'anni di vita, di pensiero e di storia. Oltre quarant'anni, la seconda parte della vita di Marin, il momento in cui il poeta ha visto riconosciuto dalla critica italiana il valore della sua opera poetica, ma anche anni di turbolenti avvenimenti storico-politici: