Il Verso Gettato Al Vento». Sulla Poesia Di Tommaso Landolfi

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Il Verso Gettato Al Vento». Sulla Poesia Di Tommaso Landolfi Corso di laurea magistrale in Filologia e letteratura italiana Tesi di laurea «Il verso gettato al vento». Sulla poesia di Tommaso Landolfi Relatore Ch. Prof. Attilio Bettinzoli Laureando Lorenzo Giglio Matricola 815558 Anno Accademico 2012/20013 INDICE PREMESSA........................................................................................p. 4 CAPITOLO PRIMO – Dietro il sipario della prosa. Considerazioni preliminari sulla poetica di Tommaso Landolfi.................................p. 8 1. Tra «letteratura impossibile» e poesia irraggiungibile..........p. 8 2. Tradizione e convenzione......................................................p. 12 3. La citazione poetica..............................................................p. 17 4. L'errore necessario................................................................p. 22 5. La maschera..........................................................................p. 26 6. Ripetizione e ripetitività........................................................p. 29 7. Svelamento e occultamento...................................................p. 33 CAPITOLO SECONDO – Il linguaggio e l'arte............................p. 39 1. «Un alternarsi di fiducia e di sconforto»..............................p. 39 2. Incomunicabilità e ambiguità...............................................p. 45 2 3. La parola come atto..............................................................p. 50 4. Poesia metapoetica...............................................................p. 55 5. Linguaggi artistici e traducibilità.........................................p. 60 6. Le parole morte e la poesia che resuscita il passato.............p. 69 CAPITOLO TERZO – La morte e il nulla.................................... p. 75 1. Il dialogo con i morti.............................................................p. 75 2. I nonnati................................................................................p. 81 3. Tra vita e morte.....................................................................p. 86 4. Altrove...................................................................................p. 93 5. Il sonno come morte..............................................................p. 99 CAPITOLO QUARTO – La donna..............................................p. 107 1. Amore e morte.....................................................................p. 107 2. La Madre.............................................................................p. 114 3. La Maledetta.......................................................................p. 120 4. La donna onirica.................................................................p. 126 CONCLUSIONI.............................................................................p. 132 BIBLIOGRAFIA............................................................................p. 139 3 PREMESSA Tommaso Landolfi, autore affermato e riconosciuto nel panorama delle lettere italiane del Novecento, non ha bisogno di dettagliate presentazioni. Sebbene esempi della sua narrativa, che spazia dal genere gotico alla fantascienza, non figurino sempre nelle antologie scolastiche, i suoi racconti e i suoi romanzi sono ben noti. Non che la fama di “scrittore difficile” che lo circondava si sia dissipata; ma almeno una parte non indifferente della critica sembra ormai accettarne il ruolo di narratore di primo piano, per quanto eccentrico e estraneo a facili collocazioni, del nostro Novecento. In vita, Landolfi pubblicò soprattutto con Vallecchi. Nell'ultima parte della sua carriera si assiste alla scissione del contratto con l'editore fiorentino e all'inizio della breve collaborazione con la casa editrice milanese Rizzoli; la quale si impegnerà, alla morte dell'autore e sotto la supervisione della figlia Idolina, a raccogliere e pubblicare in tre volumi tutte le sue opere. La cura e la dedizione profuse nel tentativo di promuovere e approfondire, attraverso studi, convegni e curatele, la conoscenza dello scrittore di Pico da parte della figlia, non vengono tuttavia completamente ripagate. Rizzoli pubblica solo due volumi: il primo1 contiene le opere pubblicate dagli esordi (1937) al 1959, il secondo2 copre un arco di tempo che va dal 1960 al 1971. Il terzo volume, che avrebbe dovuto contenere le ultime raccolte di racconti e di elzeviri, gli scritti critici e le poesie non vedrà mai la luce. Ma se alcuni estratti da Le labrene (1974) e da A caso (1975), insieme a 1 T. LANDOLFI, Opere I (1937-1959), a cura di Idolina Landolfi, Prefazione di Carlo Bo, Milano, Rizzoli, 1991. 2 T. LANDOLFI, Opere II (1960-1971), a cura di Idolina Landolfi, Milano, Rizzoli, 1992. 4 diversi elzeviri della raccolta Del meno (1978), avevano trovato una collocazione e una diffusione già all'interno dell'antologia curata da Italo Calvino, Le più belle pagine di Tommaso Landolfi, non si conoscono ristampe, nel corso degli anni '80 e '90, del volume di recensioni, Gogol' a Roma (1971), e delle due raccolte poetiche: Viola di morte (Vallecchi, 1972) e Il tradimento (Rizzoli, 1977). Nel 1992 inizia (con Le due zittelle) la ristampa di tutte le opere (e delle traduzioni) di Landolfi da parte di Adelphi; ma bisogna aspettare dieci anni per l'edizione di Gogol' a Roma, e quasi venti per quella del primo volume di liriche: solo nel 2011 la casa editrice milanese ristampa Viola di morte. Il testo è quello dell'edizione Vallecchi, alla quale ho fatto riferimento nel corso del mio lavoro. Il tradimento, invece, non è ancora stato ristampato e le citazioni derivano dall'edizione Rizzoli, l'unica esistente al momento. Nel corso della mia ricerca non mi sono imbattuto in lavori dedicati sistematicamente all'analisi approfondita dell'opera poetica landolfiana, ma ho avuto modo comunque di consultare alcuni utili contributi.3 Il primo capitolo del presente studio informa del rapporto che Landolfi ha intrattenuto nel corso della sua quarantennale carriera con la poesia: dalla prosa dei racconti e dei romanzi, alle incursioni nel campo della produzione teatrale, passando per gli scritti di carattere critico-letterario. Il capitolo, inoltre, analizza le ricorrenti ossessioni della poetica landolfiana e le riconduce all'unica meta della lirica, attraverso un percorso letterario che, in un ripiegamento sempre più accentuato dell'io, tenta per gradi la narrazione fittizia, il diario simulato, la confessione intima e, infine, il diario in 3 Cito di seguito solo alcuni dei contributi fondamentali sulla poesia di Tommaso Landolfi: O. MACRÌ, Tommaso Landolfi. Narratore poeta critico artefice della lingua, Firenze, Le Lettere, 1990; P. TRIPODO, Viola di morte, Il tradimento, in Landolfi libro per libro, pp. 77-80; poi in A. CORTELLESSA, Scuole segrete. Il Novecento italiano e Tommaso Landolfi, Torino, Aragno, 2009; E. CAPELLI, Landolfi e la poesia, in «Il Verri», n. 3-4, 1994, pp. 63-79; L. FONTANELLA, La poesia di Tommaso Landolfi, in «Otto/Novecento», n. 3-4, 1991, pp. 195-202; P. RUFFILLI, La poesia gotica di Tommaso Landolfi, in «Il Verri», n. 3-4, 1984, pp. 146-153; L. LATTARULO, Nota su Landolfi poeta, in «La rassegna della letteratura italiana», 1977, n. 1/2, pp. 129-135; B. AMBROSI, Tommaso Landolfi tra disillusione e rielaborazione. Echi leopardiani e montaliani in Viola di morte e Il tradimento, in «Avanguardia. Rivista di letteratura contemporanea», n. 27, 2004, pp. 69-82. 5 versi. Mi è sembrato opportuno, poi, adottare un criterio di analisi per aree tematiche data anche la non soluzione di continuità (ribadita dall'autore in una breve nota introduttiva alla seconda raccolta) che lega Viola di morte al Tradimento. I temi sono quelli che ricorrono in tutta la produzione landolfiana, ricondotti nei tre capitoli ad altrettante sfere di argomentazione indipendenti ma non isolate: il linguaggio e l'arte, la morte e il tempo, l'amore e la donna. Un fragile filo connette le tematiche all'interno delle due raccolte di poesia, rendendo l'opera poetica landolfiana un unicum a suo modo compatto nel panorama della lirica contemporanea: e quel filo è il concetto di libertà; mi sono proposto di analizzarne la fisionomia nelle stringate conclusioni di questo lavoro. Nella trattazione delle raccolte è stato necessario, naturalmente, fare riferimento al resto della produzione landolfiana (sono stati citati abbondantemente tanto i racconti e i romanzi d'invenzione, quanto i diari e gli articoli di carattere più intimo)4 e all'instancabile attività di traduttore (specialmente dal russo) in cui Landolfi si cimentò per buona parte della sua vita. Le sue traduzioni delle liriche di Aleksandr Puskin, di Fedor Tjutcev e di Michail Lermontov sono state messe a frutto sistematicamente.5 È stato, inoltre, proficuo confrontarsi in questo senso con un'opera come Il fiore del verso russo, un'antologia (che Landolfi non poteva non conoscere) a cura dell'amico e maestro Renato Poggioli, pubblicata in prima edizione nel 1949 e successivamente ampliata nel 1962. L'attenzione si è concentrata anche sulle opere di altri autori che possono 4 Le opere landolfiane a cui ho fatto più spesso riferimento sono il Dialogo dei massimi sistemi, La pietra lunare e Cancroregina per quanto riguarda le opere d'invenzione. Altrettanto citati i diari (La biere du pecheur, Rien va e Des mois), gli Articoli della raccolta Ombre e gli elzeviri di carattere autobiografico (contenuti in raccolte quali Un paniere di chiocciole e il recente Diario perpetuo). 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