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ALIAS DOMENICA 21 GIUGNO 2015 (7)

IN «VITA DI DANTE» PER CAROCCI GIORGIO INGLESE ACCOMPAGNA IL LETTORE NELLA SELVA DELLE QUESTIONI «STORIA DI UN EDITOR. NICCOLÒ GALLO» DI GIAN CARLO FERRETTI, DAL SAGGIATORE

Niccolò Gallo nel suo studio di Roma a Piazza Ungheria Il telefono più occupato d’Italia ma, dietro il filo, un enigma: perché un critico tra i più fini DANTE ANNISESSANTA si ritrasse nel ruolo di MASSIMO RAFFAELI ring decisivo alla composizione de Gli stru- lana «Il castelletto» da Nistri Lischi si re- economico di farsi funzionario di una ca- di (impeccabile) menti umani). clude in una dinamica puramente reda- sa editrice la quale si fonda, scrive Ferret- Èraroimbattersiinunafiguracen- Ora, il lavoro di Ferretti muove da una zionale, in una trafila di pareri editoriali ti, «non tanto sulla sperimentazione e sul- funzionario di Segrate, Certo, probabile, trale che sappia tuttavia mantenersi così duplice domanda: come mai il critico mi- (peraltro splendidi, di esattezza implaca- la avanscoperta quanto piuttosto sull’ac- defilata da sembrare inapparente. Questa litante, colui che era stato il censore delle bile) o nella stesura di anonime bandelle quisizione di autori definiti e garantiti, promuovendo fu, fino all’autospoliazione, la facies di Nic- crude tranches neorealiste e invece il pro- di copertina? E più precisamente: perché nel quadro di un sostanziale ecumeni- colò Gallo (Roma 1912-Santa Liberata di motore di un «realismo critico» (Bassani, Gallo, pur mantenendo il profilo etico e smo istituzionale esecondounostretto il bestseller di qualità? Grosseto 1971), filologo, critico letterario Cassola, Dessì), tace del tutto dopo il ’56? l’intransigenza intellettuale che tutti gli ri- rapporto tra valore di mercato e valore plausibile: proposte epoiraffinatissimoeditor.Nericostruisce come mai il raffinato promotore della col- conoscono, accetta negli anni del boom culturale, successo e qualità,fatturatoe oggi la biografia intellettuale il decano dei nostri storici della produzione editoriale, prestigio»? Perché Gallo da Mondadori Gian Carlo Ferretti, pubblicando Storia di non può permettersi, alla lettera, gli auto- un editor Niccolò Gallo [/NERO](Il Saggia- ri di ricerca e di tendenza che sarebbero per una biografia tore-Fondazione Arnoldo e Alberto Mon- idealmente i più suoi e che invece vede dadori, pp. 151, e 16.00), un volume che pubblicati dalla concorrenza in quegli an- si segnala sia per il nitore interpretativo Gallo,unBartlebyni di inaudita espansione editoriale: il che sia per la abbondanza degli apporti docu- vuol dire, per esempio, che nella sua colla- di PAOLO PELLEGRINI poeta, sacra ai dantisti e su cui giu- mentari, per lo più inediti o rari. Di Gallo na dei «Narratori italiani» non possono fi- Già Umberto Carpi rare ad occhi – quasi – chiusi. E rimaneva ai lettori una poesia fraterna, e gurare i Pasolini, Volponi, Parise (tutti edi- Tutto comincia nel 2004: poi, continui e diretti rimandi a te- appunto intitolata Niccolò,afirma ti da un giovane e agguerrito Garzanti) né Umberto Carpi (scomparso nel aveva demolito sti (epistole dantesche, De vulga- dell’amico di una vita troppo breve, Vitto- iTestori,Arbasino,Meneghello(tuttiediti 2013), sanguigno capofila della ac- ri, Commedia), cronache (Villani, rio Sereni, con l’immagine di una antica e per Feltrinelli dal suo amico Bassani) ma cademia pisana, pubblica due l’idea di un Dante Compagni), commenti e biografe persino ineffabile cortesia, quella di colui nemmeno taluni scrittori di fisionomia densi tomi dedicati a La Nobiltà antiche (Boccaccio, l’Ottimo, Pie- che sa ascoltare impavido e ricambiare alla Mondadori consolidata già passati per «Il castelletto» di Dante.Unaprofondarevisione tetragono ai colpi tro di Dante), riprodotti, quando mutamente l’intensità di uno sguardo, eoraaccoltinelcatalogoEinaudi(uno della biografia del poeta che ne del caso, in brevi estratti (se in lati- l’attesa di una parola soccorrevole; di lui, per tutti, il suo amato ). legge il capolavoro come work in della sorte: no, con opportuna traduzione). delle sue scritture limpidissime (già devo- Quando arriva in Mondadori, nonostan- progress,sortadiregistrazionein In appendice, a dare il tono, un lute negli anni cinquanta a riviste di area te la sponda di Sereni, Gallo sa bene che il presa diretta delle sue sofferte ma una prospettiva saggio storico di Giuliano Milani comunista quali «Società», «Il Contempo- mood novecentista del vecchio Arnoldo continue conversioni politiche da sulla Firenze del Duecento, di ra- raneo»), residuava non soltanto un volu- non si spinge troppo al di là delle opere guelfo bianco a guelfo nero, da ne- «politica» ra lucidità. La scansione certo / me antologico e da tempo introvabile, complete di Bacchelli o Tombari così co- ro intrinseco (fazione vittoriosa probabile / plausibile appare ri- Scritti critici (Il Polifilo 1975), messo insie- me saprà presto che il piglio ereticale del dentro la cerchia delle mura fio- cui dà credito spettata: se può dirsi certo che me dagli amici Ottavio Cecchi, Cesare giovane Alberto non può spingersi troppo rentine: Corso Donati, per capir- «uscito dalla Porta di Piazza Garboli, Gian Carlo Roscioni all’indoma- al di là di quanto lo stesso Gian Carlo Fer- ci) a nero estrinseco (le castella- questo saggio, nell’ottobre del 1301, (…) Dante ni della sua scomparsa, quanto alcune cu- retti avrebbe un giorno definito il «best nie, toscane e non, gravitanti in or- non rimise mai più piede nella ratele memorabili, dalla Storia della lette- seller di qualità», vale a dire una formazio- bita filopapale: Moroello Malaspi- ricco ed euristico sua città», la certezza sfuma risa- ratura italiana del De Sanctis (Einaudi ne di compromesso fra le ragioni della ri- na, i conti Guidi di Dovadola), fi- lendo i declivi del Casentino dove 1958) al Carteggio Dino Campana-Sibilla cerca letteraria e le ipoteche di leggibili- no al conclusivo approdo ghibelli- «l’evoluzione dell’atteggiamento Aleramo (Vallecchi 1958) sino a una mai tà/vendibilità di un prodotto. Non è un no, approdo non privo di ambigui- dantesco verso Firenze (…) rende abbastanza rammentata edizione dei caso che alcuni fra gli autori più organica- tà, specie verso il presunto alfiere Cangrande nel Paradiso ridotto a comunque probabile un approdo Canti leopardiani e firmata a quattro ma- mente patrocinati da Gallo si chiamino del ghibellinismo italiano, il vero- servo encomio; la «quasi certez- già nel 1309 ai castelli guelfi di Do- ni sul principio degli anni sessanta col , e Carlo Sgor- nese Cangrande della Scala. L’im- za» della falsità della Quaestio de vadola», secondo una antica tradi- compagno di via a lui più antipode per lon, come nemmeno è un caso che, in tal magine di un Dante tetragono ai aqua et terra eilconseguente,pre- zione che si deve al Boccaccio. tempra e formazione, Cesare Garboli. senso, la vistosa eccezione (per Mondado- colpi della sorte ne esce demolita. coce approdo a Ravenna. Il ro- Sulla vexata quaestio del viaggio a Non bastasse, Gallo aveva prestato la fi- ri un’eccezione addirittura megalomania- La prospettiva, tutta politica, rior- manzo diventa vulgata pisana, e Parigi invece «la critica moderna nezza lenticolare della propria scrittura, ca) sia rappresentata da Stefano D’Arrigo dina e dispone le poche tessere dalla torre della Muda dilaga, sino deve limitarsi a prendere atto del- quella procedente da una mano che pare- il cui immane Horcynus Orca andrà a documentarie, rilegge i passaggi ad approdare alle soglie della pre- la tradizione, senza poterla confer- va non avesse nervi, alla versione di un stampa solo anni dopo la morte di Gallo. fondamentali del poema: incasel- stigiosissima Harvard University mare, né confutare» (p. 100). piccolo classico e anzi un gioiello delle let- Scrive Ferretti, al riguardo: «Si può ipotiz- la senza difficoltà i più docili e – fa- Press: con buona pace dei trinari- Eppure, al netto del solido im- tere francesi, il romanzo Aimée (Feltrinel- zare che Gallo cerchi una alternativa alle ta nolentes trahunt –, persuade ciuti filologi? pianto documentario e delle di- li 1959), opera solitaria del primo fra tutti crisi e delusioni della sua battaglia critica non senza forzature quelli più riot- No. La nuova biografia dante- chiarazioni di principio, resta l’im- gli editor secolari e cioè Jacques Rivière. nella pratica dell’investimento di sé. La tosi. È testo arduo però: a una ver- sca di Giorgio Inglese, fresca di pressione che l’operazione di Car- Della vicenda singolare di Gallo restava stessa lontananza dalla macchina elastessa sione più cantabile provvede, con stampa presso Carocci, prova, fin pi e Santagata abbia fatto breccia. dunque troppo o troppo poco per non do- pur formale difesa di una dimensione arti- tratti di originalità e lavoro di ag- dal titolo (Vita di Dante Una bio- Se è vero, ad esempio, che si re- verla necessariamente recepire alla stre- gianale allora, con relativi anacronismi, pos- giornamento, Marco Santagata grafia possibile,pp.191,e 23,00), spinge ragionevolmente la gua di una leggenda ovvero di un enigma, sono diventare una condizione per lavorare (Dante. Il romanzo di una vita, ad arginare la piena. L’intento ‘novella’ dei sette canti e si avan- lo stesso di un intellettuale la cui parabola meglio, senza peraltro mettere in discussio- Mondadori 2012), che con l’ami- dell’autore è evidente, e per altro zano giustificate riserve sulla data- somigliasse a un tracciante: prima l’impe- ne le logiche produttive e commerciali del co Carpi lavora, a Pisa, a contatto chiarito nella premessa (pp. zione della Monarchia (la cui ipo- gno diretto della critica poi, dall’«indimen- contesto in cui opera, e il suo stesso ruolo. di gomito. L’operazione è intelli- 11-12) «più che tentare l’ennesi- tizzata revisione dovrà collocarsi ticabile ’56», il ritrarsi dalla scrittura e dalla Ma la nuova esperienza di Gallo si trova ben gente e accattivante; il successo ma ricostruzione lineare – di teno- nell’ultima fase della vita di Dan- rente col tentativo di rientrare a Fi- vo di Luni «Gherardino Malaspi- quella di Giorgio Inglese: per il militanza diretta, quindi la direzione di presto stretta tra condizionamenti espliciti e assicurato e meritato: la vena nar- re romanzesco –dellavitadiDan- te), alcuni tra i tratti più ideologici renze, per il quale il nero Moroel- na di Filattiera» (ma è Gherardino continuo sforzo di accompagnare una collana molto raffinata di narrativa impliciti, contrattuali e non, accettati o su- rativa e la tempra dello studioso te, mi è parso conveniente propor- erevisionistidellanuovaricostru- lo Malaspina doveva costituire il degli Obizzi da Lucca), di nomina il lettore, anche non esperto, attra- per Nistri Lischi di Pisa, infine, e accanto a bìti, un parco autori in gran parte precostitui- offrono una biografia dal volto re una combinazione non troppo zione biografica ne escono intatti, primo garante, e di cui dà conto contrastata (1312), che «poco si verso una selva di questioni lette- , la consulenza da Mondado- to, e il peso frustrante di una politica di rela- umano, che relega in fondo al vo- incoerente fra elementi certi, pro- anzi confermati. L’omaggio clien- Leonardo Bruni nella sua biogra- giustificherebbe se (…) il poeta rario-filologiche spesso difficili da ri per cui pilota la serie ammiraglia dei ro- zioni complicata e defatigante». lume le arcigne note erudite e si babili o solo plausibili; e rendere telare di Dante al guelfissimo con- fia. Un Dante insomma riavvicina- non fosse stato in contatto ravvici- districare (qui poteva giovare un manzi italiani. L’ultima immagine di Gallo Gallo, alla fine, sembra avere accettato l’endia- nutre tanto di documenti quanto il lettore partecipe della distinzio- te Guido Salvatico, col menziona- tosi ai guelfi neri, come s’è detto, nato con la vicenda»; dall’altro indice dei nomi); per la sobrietà èdiunuomooberatodaunamontagnadi di di funzione intellettuale e ruolo editoriale. di condizionali. E i condizionali ne fra “certezza” storico-filologica re onorevolmente in Inferno XVI nella speranza di lucrare da essi il l’accoglimento, non nel contenu- esibita nel non volere risolvere a manoscritti, seduto al tavolo del suo stu- Non ha abiurato nulla o, tanto meno, recitato aggrediscono la tradizione biogra- (…), probabilità ragionata e, infi- lo zio Guido Guerra, sarebbe coe- perdono: salvo poi riabbandona- to ma «nell’informazione» che vei- ogni costo i nodi che paiono irri- dio nella casa ai Parioli, al numero 6 di una palinodìa. Egli è un critico che ha smesso fica cristallizzata dal grande Gior- ne, semplice plausibilità – non re la prospettiva e convertirsi di colerebbe, di una enigmatica epi- solvibili; per l’aggiornamento del- piazza Ungheria, chino su quello che fu di operare perché è venuto meno un orizzon- gio Petrocchi, recuperandone ve- gratuita ma euristica». La lezione nuovo al ghibellinismo di Can- stola in copia unica di mano del le fonti e la prospettiva moderata- detto uno dei telefoni più occupati d’Italia, te di attesa che ne legittimasse gli interventi, ne carsiche o ‘ereticali’ e avanzan- di Santagata è imparata: solo te- grande. Boccaccio, nella quale un tal mo- mente positivista. Piace anche preciso nei rilievi, scrupoloso con gli auto- fra il 1956 e il miracolo economico, ed è un edi- do nuove e suggestive ipotesi: i sto; note per i curiosi poche, e in La lunga sosta pisana, che vede naco Ilaro farebbe transitare Dan- l’onesta ritrattazione di alcune ri, attento alle dinamiche della casa editri- tor cui i tempi concedono di agire entro mar- primi canti della Commedia scrit- fondo. Ma lo stacco sembra netto. Dante muoversi tra foce dell’Arno te per il monastero del Corvo, so- ipotesi formulate dall’autore in ce e però in sé stesso sibillino e in sostanza gini precisi, inderogabili. Alla fine il suo pun- ti già a Firenze; la Monarchia com- Il volume, agile e tipograficamen- eLunigianatra1312e1316,viene pra la foce della Magra, alla fine passato (il primo approdo verone- muto se non con chi, per eccezione, sapes- to di onore è proprio nel silenzio sibillino, posta al tempo della discesa di Ar- te impeccabile, è scandito da con- sostanzialmente accolta, e con es- del 1314. Sono porzioni rilevanti se collocato nel 1304 sotto Alboi- se toccarne la corda profonda (ed è il caso, nella diligenza acerrima di chi ha smesso di il- rigo VII; Dante a Pisa e in Lunigia- tinui rinvii all’acronimo CDD,il sa i suoi presupposti argomentati- della biografia dantesca sulle qua- no della Scala) e rivelatesi poi im- ovviamente, dell’amico Sereni: sappiamo ludersi e illudere da molto tempo. È un fuori- na tra 1311 e 1316; la sostanziale Codice Diplomatico Dantesco del Statua equestre di Cangrande vi: da un lato l’ironica menzione li la discussione andrà forse ulte- produttive: invito da accogliere dal carteggio curato di recente da Stefano classe della filologia e della critica che ha do- cancellazione del secondo sog- Piattoli: summa di tutti i docu- della Scala, Verona, nella epistola ai Cardinali italiani riormente approfondita. per impostare una discussione Giannini – «L’amicizia, il capirsi, la poesia. vuto o forse voluto riconoscersi nella immagi- giorno veronese, con l’elogio di menti d’archivio concernenti il Museo di Castelvecchio («maggio-luglio 1314») del vesco- Èbiografiachesiraccomanda, scientifica franca ma serena. Lettere 1953-1971», Loffredo – che fu spar- ne di un Bartleby della editoria.

CLASSICI di MARIA PELLEGRINI fra gli uomini; Ulisse, l’eroe della Atridi, i re guerrieri signori di due grandi eletterari,etalvoltaespressioniironiche SAGGISTICA di MASSIMO NATALE narrazione, più ancora che alla una luna romanzesca – tradotta senso, un capitolo dedicato al èancheunlibrodifelicissimi nostalgia della sua terra e dei suoi cari, città, Micene e Sparta, discendono da ecoloritedelnostrolinguaggio lirica o alla filosofia (le altre due talora al grottesco – simbolo di una topos-sogno della «caduta della incroci e sconfinamenti (vedi gli Le gesta degli eroi greci hanno che ricorre alla magia della parola, Atreo, l’antico re di Micene che uccise i quotidiano. Nella Montagna incantata di forme su cui il segno leopardiano capacità di illudersi e di luna», motivo svolto da Leopardi in sfondi europei più volte chiamati in sempre esercitato una forte attrazione, e all’astuzia dell’intelligenza più che alla figli del fratello Tieste, il quale gli aveva Gli scavi compiuti e le ricerche Thomas Mann (1924) al era destinato comunque a immaginare che sempre più si un canto ‘minore’ – ma di fortuna causa, da Gide a Potocki a Novalis). Giorgio Ieranò, pochi altri temi della storia antica sono forza bruta, è simbolo di scaltrezza, ma sedotto la moglie, e li offrì in pasto archeologiche hanno dato un crescente Da protagonista Hans Castorp – imprimersi presto e indelebilmente: perde fra i moderni. Una ‘favola novecentesca non banale – come Ed è, inoltre, un libro polifonico. divenuti terreno di studio delle più dopo Dante anche l’eroe immortale che all’ignaro padre mostrandogli poi, a credito all’idea della storicità della guerra appena arrivato al sanatorio di con Cardarelli, o con Giuseppe antica’ difesa da Leopardi e Odi, Melisso:un’immaginecuiè Basti pensare che il dialogo coi testi gli antichi campioni diverse discipline antichistiche e varca le colonne d’Ercole; Paride è il conferma del misfatto compiuto, le loro di Troia, ma Ieranò nel Prologo precisa aFellini, Davos – càpita di sentir descrivere Rensi). Un Leopardi riletto, stavolta, inseguita da Sandrini lungo le attento il Calvino delle Lezioni si dà quasi sempre in una relazione umanistiche come la guerra di Troia. Il giovane dalla bellezza folgorante che nel teste mozzate. La maledizione regna sui che non vuole «scrivere l’ennesimo libro nientemeno che Giacomo Leopardi come grande miniera avventure cui allude seduttivamente americane (e delle Figlie della luna), adue,ospessointriangolazione: racconto della sua saga da millenni nome di Eros ha scatenato una guerra loro discendenti, una lunga scia di sulla guerra di Troia e sulla sua storicità», come un «poeta infelice», come un metafisico-fantastica. Quanto sia il titolo del suo studio, nel tentativo così come, in anticipo, il Landolfi de badando a come Calvino stesso delle saghe ammalia il cuore degli uomini. Giorgio funesta. Le figure femminili sono sangue attraversa le loro generazioni: preferisce cercare «una verità ancora più Sandrini «uomo gobbo, malaticcio» (così profondo «l’influsso esercitato da di disegnare una mappa della Il lunatico di Bergerac (ma lo guardi a Landolfi; o a come stiano Ieranò in Gli eroi della guerra di Troia archetipi nei quali le donne possono Menelao subisce l’onta del tradimento sfuggente e indecifrabile, tentare di Ludovico Settembrini, che dello Leopardi (…) sulla narrativa italiana ineludibile presenza «lunare» sguardo su Landolfi si allarga poi di fronte a Leopardi ancora Calvino omeriche (Sonzogno, pp. 235, e 16,00) ripercorre ancora riconoscersi: Ecuba, icona della della sposa, causa della guerra di Troia, capire cosa possono significare ancora rilegge Leopardi stesso Castorp sarà l’imperfetto e del Novecento che potremmo leopardiana. L’opera di Calvino è naturalmente, altrove, alla Pietra ePavese(eilcorpoacorpofra l’epopea omerica ricordando le tante madre colpita da un tragico destino, Agamennone al ritorno in patria è ucciso per le nostre vite, le strane storie del tragico precettore). Il brevissimo chiamare “d’immaginazione”», è allora un passaggio «inevitabile», in lunare,oaCancroregina,ecc.). l’autore delle Cosmicomiche e variazioni che i miti originari hanno Cassandra, profetessa inascoltata, atradimentodallamoglieClitennestra mito». Nel capitolo finale («Per saperne di «ritratto» è ben in linea con le ora più chiaro grazie a un prezioso questa chiave – soprattutto il Queste pagine risultano comunque quello dei Dialoghi con Leucò èuno nello specchio subito con il tempo. Con rievocazione Andromaca, sventurata sposa di Ettore, con l’aiuto di Egisto, suo amante, ma essi più») egli auspica di aver suscitato il come miniera tendenze di tanta cultura italiana libro di Giuseppe Sandrini, Le Calvino delle Cosmicomiche –il un ottimo esempio di come dei punti più notevoli, anzitutto a suggestiva, supportata da un gran lavoro Elena, uno dei simboli dell’onnipotenza non sfuggono alla vendetta del figlio desiderio di andare alle fonti e prendere ufficiale in quel primo scorcio di avventure della luna Leopardi, nostro scrittore più incline a Sandrini si muova, lungo tutto il proposito di una diversa idea di del contemporaneo di documentazione su testimonianze dell’amore, splendida donna fatale la cui Oreste che li uccide entrambi. Con in mano i testi originali, per primi l’Iliade del fantastico secolo, sotto l’egida anzitutto di Calvino e il fantastico italiano riconoscere in Leopardi (per libro: intessendo una tela fittissima ‘mito’ che si gioca fra i due, pur antiche, nel volume si narra la vita di bellezza seduce e distrugge, affascina e frequenti rinvii da una vicenda ad altre, el’Odissea,maseguonoanchealtri Croce, pochissimo propenso ad (Marsilio, pp. 224, e 23,00). Al esempio nell’operetta di Federico di riferimenti, che dall’Ovidio delle nell’importanza mai uomini che hanno assunto dimensioni terrorizza. Lei stessa si lamenta «Fossi Ieranò introduce nuovi miti e figure preziosi consigli di lettura. La lontana eco accettare Leopardi come ‘maestro’, centro del saggio, fra gli scrittori Ruysch) un «nucleo fantastico», o Metamorfosi odall’Algarottidel completamente dismessa del mitiche simboleggianti valori morali o morta prima» alla vista del cadavere di minori, piccole ma significative tessere di quei racconti di eroi ed eroine, siano com’è noto, e deciso pronti a fare originalmente i conti anzi «il vero seme da cui poteva Newtonianesimo per le dame magistero pavesiano). Il tutto vizi: Achille, pronto a sacrificare la sua Ettore. Gli eroi di Ieranò non sono ritratti del mosaico di numerosi eventi, con essi fondatori di città, di culti e di astri, nell’etichettarlo invece come con l’eredità leopardiana, c’è nascere il fantastico italiano» (così risalgono fino a un altro seguace del nella luce a tratti ironica, ma giovinezza sull’altare della gloria, incarna come paladini del bene, sono «creature incursioni nel mondo del cinema, delle semidei o creature umane affascinerà il ‘malato’. Ma c’è anche un tutt’altro appunto Italo Calvino; al suo fianco, lo stesso Calvino in un intervento fascino lunare come Zanzotto, o a sempre grandiosa, sprigionata sul lo splendore del trionfo; Ettore, difensore che vivono al di là di ogni legge, fiction televisive e dei romanzi storici, di lettore soggiogato da eventi di un mondo altro modo di guardare a Leopardi, e Antonio del 1984, significativamente , o a . secolo ventesimo – e più oltre, tenace e impavido della sua città e della smisurate ed eccessive non solo nel cui gli eroi sono protagonisti. La sua senza tempo, dove ciò che si esalta non è che si affaccia già fra anni Venti e Delfini. E, più in generale, c’è intitolato Il fantastico nella Esoprattutto–fuoridalrecinto fino a noi – da un ragazzo famiglia, la dignità della sconfitta: non è valore e nel coraggio ma anche nella narrazione ha toni leggeri e fiabeschi il trionfo della forza, ma l’energia degli Trenta, e che in Italia si deve forse un’immagine-mito per eccellenza letteratura italiana). E vero cuore e della letteratura – fino al Fellini innamorato della luna, «più che un superuomo, ma un uomo che eccelle crudeltà». Agamennone e Menelao, gli anche se non mancano riferimenti storici uomini nella sventura. anzitutto al romanzo o alla legata a Leopardi, ovvero la luna: emblema del libro è, in questo della Voce della luna.Perchéquesto poeta e più che uomo».