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3. LA SITUAZIONE DEL TERRITORIO LIGURE FINO ALLA CONQUISTA ROMANA

3.1. INQUADRAMENTO STORICO ra contro Cartagine, questo intervento militare, ci sarebbe stata la minaccia che il presumibile pros- 1. Il territorio alto-tirrenico prima della simo intervento cartaginese nell’isola, volto a conquista - la situazione tra le due guerre sedare la ribellione dei mercenari, avrebbe potuto puniche (240-220 a.C.) portare anche a Roma89. Altre fonti attribuiscono ai Cartaginesi la responsabilità di aver fomentato Il primo intervento militare romano contro i insurrezioni contro Roma ad opera di Sardi, Corsi Liguri si inserisce nel più vasto scenario dell’azio- e Liguri90. Oltre che in funzione apertamente anti- ne di Roma nel mar Tirreno, subito dopo la fine cartaginese un’altra motivazione dell’intervento della prima guerra punica, e si collega con le vicen- di Roma nel mar Tirreno e in quello Ligure sareb- de che riguardano la Sardegna e la Corsica8 5. Le be stata la pirateria praticata da Sardi, Corsi e fonti attribuiscono al console del 238 a.C., Ti. Sem- Liguri, forse col beneplacito di Cartagine, a danno pronio Gracco, una prima spedizione vittoriosa di commercianti romani ed italici e dell’alleata contro popolazioni liguri86, proprio mentre i Carta- Marsiglia91. ginesi venivano obbligati, sulla base di clausole Anche se è stato ipotizzato che la decisione di aggiuntive al trattato di Catulo del 241 a.C., a agire contro la pirateria non soddisfacesse generi- sgomberare la Sardegna e la Corsica, dove suben- ci interessi commerciali ma potesse essere ispirata trarono le truppe romane87. da una precisa strategia del Senato, al cui interno Una parte della storiografia moderna ha giu- almeno dal 236 a.C. una politica in tale senso stificato l’intervento di Roma in chiave difensivi- avrebbe trovato numerosi fautori, aventi interessi stica, basandosi sulle fonti storiche8 8, secondo le commerciali marittimi9 2, tuttavia la durezza e la quali tra le motivazioni ufficiali addotte da Roma determinazione, con cui furono in genere condotte per giustificare, pochi anni dopo la fine della guer- queste azioni militari, appaiono decisamente spro-

85 I Romani furono impegnati in Sardegna e in Corsica partico- timo di Cartagine nel Mediterraneo occidentale, come sembre- larmente al termine della prima guerra punica; infatti tra il rebbe comprovato dalla relativa libertà di movimento delle 236 e 231 a.C. uno dei due consoli fu sempre in Sardegna e nello navi romane tra 241 e 238 a.C. sia in Africa che in Sardegna stesso periodo vennero celebrati sui Sardi tre trionfi; tuttavia il (CASSOLA 1962, p.51). Una giustificazione, almeno in parte controllo completo dell’isola non fu facile, come attesta la ribel- difensivistica, della decisione romana, volta a prevenire la lione scoppiata nel 226 a.C., subito dopo la costituzione della minaccia di Cartagine alle coste della penisola, è proposta da provincia. Le azioni militari in Corsica, isola che aveva già Gabba in Storia 1990, pp.65-66. suscitato un qualche interesse da parte di Roma nel 259 a.C. 90 In Zonar. VIII 18, 9 (=FLLA 67) si adombra la possibilità di con la presa di Aleria da parte di L. Cornelio Scipione, determi- un diretto intervento di emissari cartaginesi a sollevare una narono la celebrazione di un trionfo nel 231 a.C. (cfr. HARRIS vasta area contro Roma; tuttavia sulla dubbia attendibilità del 1979, pp.190-193; in particolare sulla conquista della Corsica passo vedi le riserve di DYSON 1985, p.95 che lo definisce “a cfr. ZUCCA 1996, pp.88-97). cryptic passage”. L’opera di sobillazione delle popolazioni isola- 86 Cfr. Zonar. VIII, 18, 2 (=FLLA 510), al quale solo assai dubi- ne da parte dei cartaginesi sarebbe stata resa possibile anche a tativamente si può affiancare un passo, assai generico, della causa della presenza di gruppi filopunici tra la popolazione perioché liviana (Liv. per. 20 =FLLA 200); recentemente HAR- rurale ed urbana (cfr. ZUCCA 1996, pp.92-94). RIS 1979, p.193 e DYSON 1985, p.95 attribuiscono valore alla 9 1 I Marsigliesi si lamentavano della pirateria ligure ancora fonte. L’ipotetica ubicazione di questa spedizione del 238 a.C. nel 181 a.C. (Liv. XL 17, 6 = FLLA 374); un breve riferimento a in territorio apuano, sostenuta in Fontes 1976, p.203, nota 435, “navibus praedatoriis” in occasione dei fatti dello stesso anno è non è fondata su alcun specifico riferimento delle fonti. in Liv. XL 28, 7 = FLLA 381). Sembra dare una certa impor- 87 Pol. III, 27, 3-4. tanza alla pirateria ligure DYSON 1985, p.94. 88 Pol. I, 88,10. In chiave difensivistica interpreta queste guer- 92 L’ipotesi, secondo la quale “ fra il 240 e il 218 a.C. la politica re DYSON 1985, p. 95: “The principal aim seems to have been estera della repubblica fu in generale guidata dai gruppi favo- to defend (...) the northern Tuscan frontier”. revoli all’espansione marittima” (cfr. CASSOLA 1962, p.229), 89 È probabile che una non trascurabile conseguenza della vit- ha trovato dure critiche (HARRIS 1979, pp.62, 193,nota 4 la toria del 241 a.C. sia stato il venire meno del monopolio marit- definisce “lacking evidence”). 38 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

porzionate in relazione ad un finalità prevalente- scarse100; la causa o il pretesto del primo interven- mente difensivistica, volta a bonificare le acque to romano documentato dalle fonti, nel 238 a.C. ad dal pericolo della pirateria,9 3 anche alla luce dei opera di Ti. Gracco, sarebbero state le incursioni di precedenti contatti dei Romani con le due grandi Liguri e dei loro alleati contro Pisae101. Si isole tirreniche, che sottintenderebbero consolida- sarebbe quindi trattato almeno inizialmente di ti interessi mercantili94. un’azione difensiva in un’area da tempo nella Esistono d’altra parte fondati indizi che indu- sfera di interessi romani. Tuttavia le intenzioni cono a credere che esistessero interessi commer- ostili ed espansionistiche sarebbero comprovate ciali romano-italici non solo nel Tirreno ma anche dalle successive vicende militari, documentate da nell’Adriatico95, e che il fenomeno della pirateria a un primo trionfo, forse sui Liguri Orientali, atte- loro danno fosse più vasto e generalizzato, coinvol- stato dai Fasti, riportato dal console P. Cornelio gendo anche gli Illiri e gli Istri nell’Adriatico, che Lentulo nel 236 a.C., mentre il collega Licinio Varo provocarono infatti rispettivamente nel 229 e nel era impegnato in Corsica 1 0 2, e da un secondo 221 a.C. l’intervento di Roma96. trionfo nel 233 a.C. ad opera di Q. Fabio Massimo, L’esistenza di interessi commerciali italici in mentre il suo collega combatteva in Sardegna1 0 3. Sardegna è comprovata dall’episodio che durante La vittoria riportata da Fabio Massimo viene con- la cosiddetta guerra dei mercenari vide protagoni- siderata piuttosto importante se non decisiva1 0 4; sti alcuni commercianti italici catturati dai Carta- anche se può apparire eccessivo il giudizio di Plu- ginesi; anche se il fatto può aver costituito un tarco sull’importanza di essa, tuttavia dopo il 230 motivo di attrito tra le due potenze, essi furono a.C., anno in cui entrambi i consoli operarono in probabilmente liberati prima del 238 a.C.97. Liguria, Roma ritenne esaurito il suo impegno Secondo altri le motivazioni di tipo difensivisti- militare nella regione105. co appaiono in gran parte surrettizie9 8; infatti le Quali possano essere state le conseguenze di contemporanee campagne militari, intraprese da questa prima serie di campagne militari in Liguria Roma contro i Liguri e i Galli nel 238 e 237 a.C., non è facile a dirsi; escluse precipue finalità di non sarebbero difensive e permetterebbero di occupazione per colonizzare l’area, sembra più rafforzare l’interpretazione globale di una politica probabile che con tale intervento Roma abbia cer- estera romana espansionistica e bellicosa, volta cato non solo di proteggere l’Etruria Settentriona- “at increasing Roman power and possessions”99. le ma di assicurarsi un controllo strategico dell’Al- Sulle campagne in Liguria le fonti sono assai to Tirreno e del mar Ligure, mirato a avere il pos-

9 3 Sulla pirateria ligure, ritenuta però di non grande impor- portata al territorio gallico. Anche la spedizione militare in Illi- tanza, cfr. HARRIS 1979, p.225. ria del 229 a.C. (Pol. II,11,1-7), sebbene in parte interpretabile con finalità difensive per proteggere gli interessi commerciali 94 Diodoro e Teofrasto riferiscono di tentativi di stanziamento minacciati, sembra aver avuto la precipua finalità di estendere il di colonie da parte di Roma rispettivamente in Sardegna e in dominio romano sull’Illiria (HARRIS 1979, pp.195-197). Corsica. Mentre la spedizione in Sardegna è datata al 378/77 a.C., il fallito progetto di costruire un centro navale in Corsica 100 Le fonti sui primi tre anni di guerra (238-236 a.C.) sono rac- è di incerta datazione, seppure attribuibile probabilmente colte in HARRIS 1979, p.193, nota 3; vedi anche LAMBOGLIA anch’esso alla prima metà del IV sec. a.C. (cfr. ZUCCA 1996, 1941, pp.17-172; DYSON 1985, pp.94-96. pp.74-79 con bibliografia precedente sul problema). 101Per SARTORI 1965, pp.5-6, che cita Zon. VIII, 17 e Pol. III, 95 Si ricordi a conferma di interessi romani nell’Adriatico la 27, le incursioni liguri sarebbero state almeno in parte provo- fondazione della colonia latina di Brundisium, avvenuta poco cate dal divieto romano, imposto a Cartagine, di rifornirsi di tempo prima, nel 244 a.C. mercenari sulle coste liguri, che avrebbe quindi tolto alle popo- lazioni liguri un tradizionale cespite di guadagno e una valvola 96 Nel 230 a.C. pirati Illiri attaccarono dei mercanti italici e ne di scarico al problema della sovrappopolazione. imprigionarono alcuni, provocando da parte di Roma l’invio di una delegazione di indagine presso la regina Teuta (HARRIS 102 Eutrop. breviarium III,2 (= FLLA 540), che però fa confu- 1979, p.195). Anche l’intervento romano in Istria nel 221 a.C. sione tra i due consoli quasi omonimi del 237 e del 236 a.C. sarebbe stato provocato, secondo Eutrop.III,7, dalla pirateria (Fontes 1976, p.211, nota 460); cfr. anche Zonar. VIII, 18, 7 esercitata dagli Istriani a danno di navi romane che trasporta- (=FLLA 511), che parla di alcune fortezze liguri espugnate. È vano grano (HARRIS 1979, p.199). In generale cfr. CASSOLA probabile che il teatro delle operazioni sia da collocare nella 1962, pp.229-231 che ricorda le fonti che farebbero esplicito rife- Liguria orientale, nella regione apuana (LAMBOGLIA 1941, rimento ad un intervento “per garantire la sicurezza del com- p.171; Fontes 1976, p.203, nota 435; ROSSIGNANI 1995a, mercio adriatico”. Minore importanza ad interessi economici p.1490). danneggiati è attribuita da Gabba in Storia 1990, pp.66-67. 103 Breve riferimento in Plut. Fab.Max. 2,1 (=FLLA 481). 97 Pol. I, 83,5-11. Sulla loro liberazione cfr. Pol I, 83,8; III, 28,3, 104 Così HARRIS 1979, p.194, che ritiene che la trionfalistica con accenno all’ambasceria inviata dal Senato (cfr. HARRIS esaltazione da parte di Plutarco possa seguire una tradizione 1979, p.65; un accenno anche in Gabba in Storia 1990, p.65). autentica. Anche LAMBOGLIA 1941, p.172 pur senza alcun 9 8 Ad esempio la possibilità che la conquista della Sardegna riscontro obiettivo ipotizza che con tale azione Roma possa potesse rafforzare la difesa di Roma appare una motivazione avere esteso il suo controllo fino a Genua. Per CASSOLA 1991, abbastanza debole, tenendo conto che l’isola non giocò pressochè p.17 si deve intendere che Fabio Massimo arrivò durante la sua alcun ruolo a favore di Cartagine nella prima guerra punica. spedizione fino alle Alpi Marittime. 99 È l’ipotesi di HARRIS 1979, pp.193-194; lo studioso è portato 105 A conferma di questo si può ricordare che entrambi i conso- a credere che l’incidente di Rimini sia stato non una risposta ad li del 229 a.C. furono impegnati nella prima guerra Illirica con un tentativo gallico di invasione ma una deliberata aggressione grande spiegamento di forze. Luigi Gambaro 39

sesso indirettamente, mediante accordi con popo- colonia in particolare viene riconosciuto un duplice lazioni indigene, di limitate aree di interesse stra- ruolo di controllo dalla pianura sia verso i Liguri tegico e/o commerciale1 0 6, dove potevano essere delle vicine montagne sia dello sbocco di importanti già presenti commercianti romani ed italici; valichi appenninici di collegamento tra Etruria Set- potrebbero rientrare tra questi obiettivi gli appro- tentrionale e Pianura Padana. di di Pisae, del Portus Lunae107, di Genua e forse di Accanto all’azione militare Roma svolse un’im- alcune località del Ponente ligure108. portante attività diplomatica tra il 230 e il 225 a.C. Dall’altra parte l’esistenza di mire espansioni- che condusse all’alleanza con i Cenomani e i Vene- stiche in territorio celtico, sebbene non unanime- t i1 1 2; un tale impegno diplomatico, volto a creare mente sostenute dal Senato, ma già implicite fin delle divisioni tra le diverse popolazioni cisalpine e dall’epoca della battaglia di S e n t i n u m (295 a.C.) ad impedire collegamenti tra tribù cispadane e ed esplicitate con la fondazione di Rimini nel 268 transpadane, si spiega solo ammettendo un preor- a.C. e col programma di distribuzione dell’a g e r dinato progetto di espansione in quell’area, che la G a l l i c u s da parte di C. Flaminio1 0 9 del 232 a.C., concitata ma forse tardiva reazione dei Boi nel 225 dovette comportare un disegno strategico più a.C. tende ad avvalorare113. ampio; esso avrebbe comportato la necessità di Un egual spirito espansionistico è ravvisato da controllare l’ampio settore appenninico occidenta- alcuni nell’azione diplomatica di Roma anche le, in gran parte in territorio ligure, almeno in ter- verso la Spagna, in particolare in relazione al trat- mini di accessibilità sia degli approdi che dei per- tato con Sagunto, databile probabilmente al 231 corsi appenninici di collegamento tra il Tirreno e a.C.114. la Pianura Padana110. Alla luce di questi fatti, in coincidenza con la Il progetto di espansione continentale, caldeg- fine delle guerre liguri e con la serie di contatti giato dai contadini, fu continuato dopo la fallita diplomatici dispiegati sia verso la Cisalpina che la incursione gallica, fermata a Talamone nel 225 Spagna, non sembra inverosimile ipotizzare dopo a.C., dal gruppo capeggiato da Flaminio, console nel il 230 a.C. anche una eventuale alleanza tra Roma 223 a.C., e da M. Claudio Marcello, console nell’an- e Genua, che il comportamento del capoluogo ligu- no successivo, i quali, pur davanti alla crescente re durante la seconda guerra punica sembra pre- ostilità di ampi settori della no b i l i t a s , riuscirono a supporre115. portare a compimento la conquista militare di gran Non va sottovalutata anche l’ipotesi che già parte della Cisalpina, sancita dalla fondazione di all’epoca G e n u a fosse legata da forti vincoli com- Cr e m o n a e Pl a c e n t i a nel 218 a.C.11 1 ; a quest’ultima merciali e politici con Marsiglia, con la quale con-

1 0 6 “Hard skirmishing in the years after 241 won them (scil. i ria 1990, pp.195-196). Sui fatti militari cfr. anche SARTORI Romani) control of the bay of Spezia and the port of Genoa in 1965, pp.8-9. or near the territories of the Ligurian Apuani and 1 1 2 Pol. II 23,2; 24,7. respectively” (SALMON 1982, p.76; cfr. anche SARTORI 1 1 3 Già Polibio collega strettamente la legislazione di Flami- 1965, p.6). nio sull’agro gallico con l’invasione boica del 225 a.C., riflet- 1 0 7 Nel 195 a.C. il console M.Porcio Catone “ad Lunae portum tendo una posizione senatoria di ostilità e di condanna al pro- profectus est” (Liv. XXXIV 8,4= FLLA 963). A proposito del- getto e più in generale all’intero operato politico e militare di l’anno 185 a.C. Livio accenna al percorso seguito dalla spedi- Flaminio, probabilmente condiviso anche dagli Scipioni, ai zione del console Sempronio “usque ad Macram fluvium et quali Polibio era molto vicino (Pol. II, 21,8-9; cfr. anche CAS- Lunae portum” (Liv. XXXIX 32, 1=FLLA 363). SOLA 1962, pp.212, 227 ed HARRIS 1979, p.198). 1 0 8 LAMBOGLIA 1941, p.171. 1 1 4 È stata giustamente notata la contraddizione, almeno 1 0 9 Sul plebiscito De agro Piceno Gallico viritim dividundo e apparente, tra il trattato con Sagunto, espressione di una sulle diverse cause che determinarono l’ostilità di una consi- politica aggressiva ed espansionistica di ingerenza negli affa- stente parte del Senato al progetto, perché in contrasto tra ri spagnoli e l’accordo dell’Ebro, che riconosceva invece ampia l’altro con i piani di espansione commerciale mediterranea, libertà di azione a Cartagine in gran parte della Spagna caldeggiati in alternativa ad una politica di espansione agri- (CASSOLA 1962, p.234). Anche se è possibile che tale accor- cola verso settentrione e ad un impegno militare che essa do, probabilmente databile al 226 o 225 a.C., fosse stato con- avrebbe inevitabilmente comportato, cfr. la teoria di Cassola, cepito anche in chiave anti-gallica, per permettere a Roma di che a riprova della sua ipotesi segnala come nel 236 a.C. dopo dedicarsi completamente a respingere la minaccia celtica, un fallito attacco di Galli Boi a Rimini non venne decisa alcu- tuttavia anch’esso sanciva una sfera di influenza romana sep- na reazione (CASSOLA 1962, pp.209-213, 221); più recente- pure limitata alla Catalogna. In generale sulla datazione del mente sul problema cfr. BANDELLI 1988, p.3. Per Gabba trattato di Sagunto e l’accordo dell’Ebro cfr. CASSOLA 1962, invece la colonizzazione del Piceno e la fondazione di Rimini p p . 2 4 5 - 2 5 0 . avrebbero motivazioni precipuamente difensivistiche per 1 1 5 Per Lamboglia l’alleanza con G e n u a è databile al più tardi allontanare la minaccia di una invasione gallica nell’Italia all’epoca del primo scontro militare tra Romani e Liguri (238- centrale (Storia 1990, pp.69-70). 233 a.C.), forse intorno al 236 a.C. (LAMBOGLIA 1941, 110 LAMBOGLIA 1941, p.169; SALMON 1982, p.76. pp.169-170). Invece SERENI 1955, pp.13-15 ritiene che non sia possibile “asserire con certezza che fin da allora G e n u a 111 CASSOLA 1962, pp.221-228, ripreso da BANDELLI 1988, fosse associata a Roma da un patto formale di alleanza”. Per p.4. Per Gabba l’espansionismo in Cisalpina, come pure in DYSON 1985, p.96 l’alleanza potrebbe risalire al 218 a.C., Spagna e nella Gallia, era caldeggiato dalla massa dei conta- quando P.Cornelio si fermò sulle coste liguri durante il suo dini che formavano anche il nerbo dell’esercito, al punto che viaggio verso la Spagna. egli definisce le guerre contro i Liguri e i Galli “popolari” (Sto- 40 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

divideva non solo una politica filoromana ma con la finalità di intralciare i collegamenti di Roma anche una aperta ostilità sia verso Cartagine che nell’intera regione. Come prima mossa per ingra- verso le tribù liguri della Riviera di Ponente116. ziarsi il fondamentale appoggio degli Ingauni vi fu l’incursione navale contro la loro principale nemi- 2. La seconda guerra punica e la seconda ca, Genua, divenuta durante la guerra un impor- fase delle guerre liguri (197-180 a.C.) tante approdo strategico121; tuttavia Magone, che aveva fatto base a Savo, non riuscì nell’intento di Le conseguenze politiche e militari del primo creare una forte coalizione contro Roma e anche intervento romano, compreso tra il 238 e il 233 l’alleanza che aveva cercato faticosamente di costi- a.C. sono di notevole importanza, poichè determi- tuire con i Liguri Ingauni non sembra che sia stata narono il progressivo formarsi tra i Liguri durante particolarmente fruttuosa122. la seconda guerra punica di due schieramenti, uno Si ritiene che dal 201 al 187 a.C. il principale favorevole ed uno ostile ai Romani117. Solo Genua teatro di operazione sia stata la Pianura Padana, e pochi altri n o m i n a si schierarono con Roma, dove era necessario ristabilire il controllo dei capi- mentre gran parte delle tribù della Liguria di saldi di Placentia e Cremona e dove appariva par- Levante e di Ponente, quest’ultime legate proba- ticolarmente grave e incombente la minaccia di bilmente da vincoli commerciali e politici con Car- incursioni da parte di Insubri e Boi, anche verso il tagine, mostrarono un atteggiamento favorevole territorio centroitalico1 2 3. Se effettivamente dopo ad Annibale. Bisogna tuttavia ricordare che la la ritirata di Magone nel 203 a.C. una delle princi- maggior parte delle menzioni circa la partecipazio- pali finalità dell’azione militare di Roma fu il ne di Liguri al conflitto si riferiscono a mercenari ristabilimento del proprio potere nell’Italia Set- di origine ligure impegnati in Spagna, in Africa e t e n t r i o n a l e1 2 4, tuttavia non sembra possibile nella penisola italiana al seguito di Annibale118. escludere l’esistenza di ambizioni espansionisti- Il principale episodio della guerra che riguarda che sostenute da personaggi politici “interpreti il territorio ligure, oltre che il probabile passaggio delle aspirazioni economiche di clientele contadi- da Genua di P. Cornelio proveniente dalla Spagna ne”125 in un’area da tempo considerata uno sbocco alla volta della pianura padana nel 218 a.C.119, è la alla colonizzazione agricola126. spedizione di Magone nel 205-203 a.C.120. Il fratel- Già la grande sollevazione congiunta delle lo di Annibale aveva intenzione di creare una testa popolazioni galliche e di una parte di quelle liguri di ponte sulla costa ligure per poter guidare una nel 201-200 a.C. aveva reso più pressante la neces- vasta sobillazione antiromana, comprendente non sità di affrontare il problema nella sua globalità, solo Liguri ma anche Celti della pianura padana, con una strategia militare che includesse anche il

116 SERENI 1955, p.14. a.C. la colonia di Placentia fu saccheggiata; un’analoga sorte fu 117 LAMBOGLIA 1941, pp.173-174. risparmiata a Cremona solo grazie alla strenua resistenza di 118 Le fonti (Polibio e Livio) che menzionano la partecipazione L.Furio Purpurio, che ottenne un’importante vittoria, tale da di truppe liguri a fianco dei Cartaginesi sono raccolte in HAR- poter celebrare un trionfo. Forse intorno al 193 a.C. il territorio RIS 1979, p.225, nota 3. Per il riscontro dei passi citati cfr. di Placentia fu nuovamente saccheggiato da popolazioni liguri FLLA 221-222-223-300-305-306-308-309-311-312-315-320, ai (Liv. XXXIV 56.10). Per Gabba invece la conquista della Pianu- quali si aggiungano i passi di Frontin. s t r a t . II 3,16 (=FLLA ra padana è almeno in origine volta a soddisfare prevalenti esi- 466) ed Appian. Pum 40 (=FLLA 496). genze difensive, al fine di eliminare il pericolo di invasioni gal- liche nel territorio peninsulare (Storia 1990, p.71). 1 1 9 Liv. XXI 32, 1 (=FLLA 1403); è possibile che si tratti di 124 un’aggiunta di Livio, omessa in un altro passo dello stessa Sono attestati un impegno quasi continuo fino al 190 a.C. di autore e non riportata da Polibio (cfr. la riserva in Fontes 1976, almeno uno dei due consoli nella regione e lo stanziamento di p.361, nota 41, mentre invece la notizia è accettata da LAM- un numero di legioni superiore a quello impegnato contempo- BOGLIA 1941, p.174). raneamente in Spagna (cfr. HARRIS 1989, p.110). Per CASSO- LA 1991, p.17 non si deve parlare di riconquista del territorio 120 La fonte principale su Magone in Liguria è Liv. XXVIII 46, cisalpino dopo Annibale, almeno per quel che riguarda la Tran- 7-11; Liv. XXXIX 5, 1-9 (=FLLA 311-312-313-314-315); tutti i spadana, dove il possesso di Cremona e il controllo su Cenoma- passi che accennano a Magone in Liguria sono elencati in Fon - ni ed Insubri vennero mantenuti. t e s1976, p.127, nota 152. Cfr. anche LAMBOGLIA 1941, 125 pp.174-175; DYSON 1985, pp.96-97. BANDELLI 1988, p.4. 126 1 2 1 Liv. XXVIII 46, 8 (= FLLA 311); Liv. XXX 1, 10 (=FLLA Sulle guerre contro i Galli Insubri e Boi cfr. HARRIS 1989, 1406). L’uso del verbo capere in Livio a proposito dell’impresa pp.111-114. Sul carattere prevalentemente offensivo ed di Magone indica conquista violenta, avvenuta rapidamente e aggressivo della politica romana in Cisalpina cfr. HARRIS comportante anche distruzioni; sul passo cfr. il commento di 1979, p.211. Un attento lavoro prosopografico condotto sui MILANESE 1987, pp.14-15, che considera la distruzione una triumviri coloniarii, attivi in Cisalpina agli inizi del II sec. a.C., conseguenza del comportamento “filoromano” di Genua. ad Aquileia in occasione della fondazione del 181 a.C. e del sup - plementum del 169 a.C., a Placentia e Cremona in occasione del 122 Emergono per la prima volta come potenza regionale in evi- loro supplementum del 190 a.C., permette a BANDELLI 1988, dente antagonismo con Genua i Sabazi e gli Ingauni; tuttavia si pp.4, 21-31 di ravvisare una stretta continuità di azione e di tende a limitare l’importanza del loro contributo all’impresa di intenti, in merito al problema dell’espansione romana in Cisal- Magone, che non avrebbe trovato l’aiuto richiesto ma si sareb- pina, tra il gruppo, costituito da C. Flaminio ed alcuni perso- be dovuto accontentare di reclutare quasi esclusivamente mer- naggi a lui legati, vissuti prima e durante la seconda guerra cenari liguri e Galli (LAMBOGLIA 1941, pp.175-176). punica, e ad alcune coalizioni di personaggi politici attivi in 123 Sulla paura dei Celti cfr. Pol. XVIII,11.2; in effetti nel 200 epoca post-annibalica. Luigi Gambaro 41

territorio ligure; senza il suo controllo l’indispen- gli e appunto gli Ingauni, maggiormente sabile collegamento tra il territorio centro-italico e progredite in termini economici e sociali131. le acquisizioni cispadane, già effettuate o previste, È stato giustamente sottolineato lo stretto col- sarebbe stato assai difficoltoso, visto che alcuni dei legamento tra gli ultimi due fatti sovramenziona- principali assi viarî di collegamento tra la costa ti, in quanto il trattato con gli Ingauni contribuì tirrenica e la Pianura Padana passavano in terri- senza dubbio a rafforzare la sicurezza di Genua, la torio ligure127. cui ricostruzione ben dimostra l’importanza stra- Dovette avere un’importanza non secondaria la tegica che veniva attribuita allo scalo genuense132. persistente minaccia della pirateria ligure, che I due principali episodi militari in Liguria nell’ar- poteva infastidire i collegamenti marittimi con la co del decennio avvennero nel 197 e nel 192 a.C. Il Spagna; benchè resti ancora in dubbio la reale console del 197 a.C., Q. Minucio Rufo, partendo da importanza della rotta di cabotaggio lungo la costa Ge n u a , dove era giunto da Pi s a e per terra, prima di ligure nella traversata dai porti del Tirreno a quel- passare in territorio gallico, soggiogò popolazioni li della Spagna, un ruolo di una certa importanza è liguri probabilmente tutte transappenniniche13 3 , a riconosciuto almeno agli approdi di Portus Lunae e Nord e a Est di Ge n u a (rispettivamente i Ce l e i a t e s forse di Genua. con i Ce r d i c i a t e s e gli Il v a t e s 13 4 ). Sebbene la manca- Questo precoce interessamento anche per l’a- ta assegnazione al console di un trionfo, a differenza rea ligure, seppure non comprovato da particolari del suo collega C. Cornelio Cetego, sembra dimostra- fatti militari, risulta implicito sulla base di alcuni re che non vennero da lui raggiunti risultati definiti- elementi, come ad esempio la presenza continuati- vi 13 5 , tuttavia questa azione, concertata con il collega va ogni anno dal 197 al 172 a.C. di armate romane impegnato in territorio cenomane, dimostra come in Liguria128 e l’immediata ricostruzione di Genua venisse fin d’allora avvertita la necessità di azioni nel 203 a.C. ad opera del propretore Spurio Lucre- simultanee a Nord e Sud degli Appennini, il cui con- zio subito dopo l’incursione cartaginese 1 2 9. Va trollo almeno limitatamente ai valichi e ad alcuni ricordato anche il trattato stipulato con Roma dai percorsi si rivelava di grande importanza per le azio- Liguri Ingauni nel 201 a.C. 1 3 0, che ebbe come ni condotte in pianura padana13 6 ; è stato giustamen- primo risultato la loro mancata adesione alla te rilevato che le azioni militari di Minucio avvenne- grande sollevazione del 200 a.C. Tale trattato sem- ro lungo il tracciato della pista protostorica che poi bra dimostrare che, qualora fosse possibile, Roma sarebbe divenuta la via Postumia13 7 . non prevedeva unicamente un’opzione militare ma L’altro episodio di una certa importanza si svol- anche una politica di amicizia, in particolare nei se tra il 193 e 191 a.C. e vide protagonisti i Liguri riguardi di quelle popolazioni, come i G e n u e n s e s, Ap u a n i 13 8 ; l’attacco da loro portato all’agro pisano

127 HARRIS 1979, p.225. Tale ipotesi presuppone da parte dei dalla cifra assai alta (20.000 persone) di Liguri che si arresero Romani un atteggiamento espansionistico programmato e con- (HARRIS 1989, p.114, nota 32; DYSON 1985, pp.98, 123 che tinuativo, che urta contro altre ipotesi che privilegiano motiva- ritiene che le norme riportate nella Tavola di Polcevera potes- zioni difensivistiche. Forse una mutata strategia romana, che sero essere già state sancite, seppure informalmente, dallo prevedeva uno stretto collegamento tra area ligure e area celti- stesso Minucio; cfr. anche MILANESE 1987, pp.16-17; BAN- ca, è ravvisabile nell’azione del console del 223 a.C. P. Furio DELLI 1998a, pp.37-38). Filo, che trionfò sia sui Liguri che sui Galli (Pol. II.32.1) 134 È stato supposto pur con riserve che insieme con gli Ilvates (DYSON 1985, p.96). Anche nel 200 a.C. il pretore L. Furio si possa essere confuso anche il gruppo dei Veleiates, sottomes- Purpurio sconfisse Galli e Liguri (DYSON 1985, p.98, nota 48). si nello stesso anno (LAMBOGLIA 1941, p.193). Lo stretto collegamento tra le guerre liguri e quelle galliche a 13 5 Gli venne tributato un trionfo “minore” sul Monte Albano, partire dal 200 a.C. è ribadito da Gabba in Storia 1990, p.72. che tuttavia eguagliò per importanza di “signis carpentisque et 1 2 8 HARRIS 1979, p.225; HARRIS 1989, p.111; con i termini sp o l i i s ” quello ufficiale dell’altro console (sulle operazioni del 197 o Pisae con Liguribus o semplicemente Pisae, citati in a.C. cfr. HARRIS 1989, pp.112, 114). La citazione del bottino non Livio, nei primi decenni del II sec. a.C. ci si riferiva non ad una trascurabile indurrebbe a pensare che non venisse considerata provincia ordinaria ma ad una “sfera di competenza” territo- del tutto secondaria la possibilità di bottino anche contro i Ligu- riale, corrispondente ai territori abitati dai Liguri, poi compre- ri (HARRIS 1979, p.227). Di scarsa importanza dovette essere si nella regio IX augustea. L’elenco delle diverse citazioni livia- anche il consolato di Scipione Africano nel 194 a.C., che forse ne è contenuto in CASSOLA 1991, p.35; sul problema cfr. CAS- guidò una spedizione di saccheggio contro i Liguri e i Boii (cfr. SOLA 1991, pp.35-37. HARRIS 1979, p.258, che riconosce validità all’episodio). 1 2 9 Liv. XXX 1, 10 (=FLLA 1406); LAMBOGLIA 1941, p.177; 136 HARRIS 1979, p.225; LAMBOGLIA 1941, pp.178-179. MILANESE 1987, p.15. 1 3 7 LAMBOGLIA 1941, p.179. È possibile che tra gli o p p i d a 1 3 0 Liv. XXXI 2, 11 (=FLLA 322); sulle cause del foedus t r a espugnati ci fossero anche quelli di Libarna e di Dertona, cen- Romani e Ingauni cfr. LAMBOGLIA 1933b, pp.9-11. tri indigeni entrambi poi interessati dal passaggio della via 131 SERENI 1955, pp.145-146 con fonti. Postumia. Per DYSON 1985, p.98 una delle principali finalità dell’azione di Minucio sarebbe stata di ridurre la pressione 132 HARRIS 1989, p.114. ligure su P l a c e n t i a. Cfr. anche BALDACCI 1986, p.97 per il 133 Liv. XXXII 29, 5 -8 (=FLLA 325); Liv. XXXII,31,4 (=FLLA quale il teatro di operazioni di Q. Minucio si sarebbe esteso da 326). È stato supposto che come conseguenza di questo inter- Casteggio fino alle spalle del golfo del Tigullio. vento Minucio sia divenuto patronus di G e n u a, forse perché 1 3 8 LAMBOGLIA 1941, pp.178-182; SERENI 1955, p.117; queste azioni militari portarono ad un ampliamento territoria- DYSON 1985, pp.98-99; HARRIS 1989, p.115. Notizie sugli le di Genua a danno delle tribù sottomesse. La possibilità di avvenimenti in Liv. XXXIV 56,1; XXXV 3,4,6,11,20,21; XXXVI creazione di vaste clientele in loco potrebbe essere adombrata 38,1-4) (=FLLA 333; 335-340; 345). 42 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

è stato generalmente interpretato come una incur- pegno di Roma contro i Liguri appare maggiore sione con razzia13 9 . Tuttavia da una attenta lettu- pur senza risultati decisivi. ra delle fonti sorge il sospetto che si sia trattato di Secondo l’interpretazione più accreditata que- una vera e propria guerra, che accanto a probabili sto coinvolgimento non sarebbe stato rivolto ad motivazioni contingenti, quali la sovrappopolazio- una vera e propria conquista dell’intera area ma ne e le pressioni di popolazioni confinanti14 0 , abbia avrebbe avuto principalmente la funzione di argi- implicato anche finalità strategiche più complesse. nare e contenere la minaccia rappresentata dalle Si sarebbe trattato di un’azione articolata su più continue razzie ed incursioni liguri ai danni sia del fronti, non solo sul versante tirrenico, dove si territorio emiliano occidentale, in fase di coloniz- potrebbe ipotizzare come motivazione principale la zazione, sia di quello etrusco settentrionale, ormai riconquista dell’ampia fascia pianeggiante tra romanizzato, comprendente l’agro coltivato intor- Magra ed Arno, compresa Pi s a e , ma anche sul ver- no a Pisae, che si doveva estendere probabilmente sante padano in direzione della colonia di Pl a c e n - fino alla foce del Magra, area quest’ultima già pre- ti a 14 1 . A suffragare questa ipotesi ci sarebbero una sidiata per mezzo del Portus Lunae147. Sono state serie di indizi; in primo luogo i due riferimenti alla tuttavia espresse alcune riserve a questa interpre- coniuratio per omnia conciliabula universae gentis tazione, che si basa in gran parte sulla fonte livia- f a c t a1 4 2 e alla lex sacrata coacto exercitu 1 4 3 a d na, la quale è portata ad esaltare l’intero coinvol- opera dei Liguri, cioé a giuramenti comuni partico- gimento romano in Cisalpina con finalità preva- larmente solenni, probabilmente anche con impli- lentemente difensivistiche148. cazioni religiose14 4 , che precedettero i fatti militari Si possono distinguere due settori del territorio del 193 e del 191 a.C. Altri indizi sono rappresen- ligure interessati all’azione romana; uno orientale, tati dalla presenza di un vero e proprio esercito che si estende da Ge n u a a Pi s a e , ritenuto più impor- ligure, inizialmente composto da 20.000 unità, ben tante, perché vi si concentrò il maggior numero di presto raddoppiatesi, e dalla necessità da parte dei azioni, e uno occidentale, corrispondente alla Rivie- Romani di creare veri e propri castra stabili da con- ra di Ponente da Genua ad Al b i n t i m i l i u m . trapporre a quelli del nemico, indizio di una azione Nel settore orientale l’episodio più importante è militare complessa ed importante1 4 5. Dopo due l’azione concertata dai due consoli del 187 a.C., C. anni di combattimenti il console Q. Minucio Flaminio e M. Emilio Lepido, contro i Friniati del- Termo, sebbene fosse riuscito pur con alterne l’Appennino emiliano-pistoiese e contro gli Apua- vicende ad allontanare il nemico e a conseguire ni 14 9 . Sembra evidente che la principale motivazio- alcune vittorie, non ottenne risultati definitivi14 6 . ne di queste azioni militari sia stata di assicurare il Dopo la definitiva sottomissione degli Insubri controllo della percorrenza appenninica, che da (194 a.C.) e dei Boi (191 a.C.) e il consolidamento Arezzo raggiungeva la neonata colonia latina di della presenza romana in Cispadania, avviato con B o n o n i a, tramite la via costruita proprio in quel- la fondazione di Bononia nel 189 a.C., si aprì una l’anno ad opera del console C. Flaminio1 5 0. Tale seconda fase (187-181 a.C.), durante la quale l’im- decisione si inserisce in una strategia di avanza-

13 9 In Liv. XXXV 21, 9 si accenna a pr a e d a e , trovate nel campo 146 Il rifiuto oppostogli al trionfo da parte del Senato nel 190 ligure abbandonato, e si fa riferimento a spolia agrorum, che i a.C. dimostra la modestia dei suoi successi militari, anche se si Liguri avevano già mandato alle loro case. In un altro passo si vantava di aver soggiogato l’intera Liguria. parla della vis magna pecorum praedaque da parte dei Liguri 147 Dopo l’incursione contro Pisae del 192-191 a.C. sembra che (Liv. XXXV 3,6). Secondo il Sereni le guerre degli Apuani e dei i territori pianeggianti finitimi all’area collinare ligure, sia sul Friniati sarebbero collegate alla loro condizione di estrema arre- versante tirrenico che su quello padano, fossero interessati da tratezza sociale ed economica e sarebbero state accompagnate da razzie ed incursioni, attribuite agli Apuani, che rendevano pro- pratiche migratorie, indizio di una ancora precaria stabilità degli blematica la vita nelle campagne e le coltivazioni (Liv. XXXIX insediamenti (SERENI 1955, pp.116-122; 170-172). Tuttavia la 2,5). SARTORI 1965, p.12 definisce le guerre romano-liguri “un pratica del saccheggio in guerre di conquista è una prassi ampia- problema di repressione, di polizia più che una guerra vera”. mente consolidata anche da parte degli stessi Romani. 148 Secondo Livio (Liv. XXXI,2. 5-6) anche le guerre contro i Boi 140 Forse non è casuale che le popolazioni apuane abbiano deci- sarebbero state causate da una legittima difesa di Roma in so di iniziare le ostilità subito dopo l’annientamento dei Galli risposta alle continue incursioni galliche (cfr. HARRIS 1979, Boi, che costretti ad abbandonare le loro sedi in pianura potreb- p.211). Il maggior impegno romano a partire dal 191 a.C., con bero aver messo in movimento i vicini Liguri Apuani. Anche caratteristiche più apertamente offensive, è sottolineato anche DYSON 1985, p. 98 sottolinea il “degree of coordinated political da BARIGAZZI 1991, p.56. and military action”. 1 4 9 Sulle azioni del 187 a.C. cfr. LAMBOGLIA 1941, pp.182- 141 Nello stesso anno diecimila Liguri avevano invaso il terri- 183; HARRIS 1979, pp.225-226; DYSON 1985, pp.99-100; torio di P l a c e n t i a, minacciando la stessa città (Liv. XXXIV HARRIS 1989, p.115; BARIGAZZI 1991, pp.59-74. Liv. XXX- 56,10=FLLA 334). VIII 42,8 (FLLA 353); Liv. XXXIX 2, 1-11 (FLLA 357-359; 941). 142 Liv. XXXIV 56, 2. 150 Un breve riferimento alle motivazioni e al percorso della via 143 Liv. XXXVI 38,1. in BARIGAZZI 1991, p.62, che ricorda anche come i Liguri 144 Su questi termini cfr. il commento di SERENI 1955, pp.156- Apuani, probabilmente attraverso le valli del Reno e del Pana- 157. ro, fossero giunti a minacciare l’agro bolognese (“in agrum bononiensem ita incursaverant”: Liv. XXXIX 2,5). 145 In Liv. XXXV 3, 2-3 si fa esplicito riferimento all’esistenza di castra in entrambi gli schieramenti. Luigi Gambaro 43

mento del movimento colonizzatore, di lì a poco con- na158, e nel 185 a.C., quando il console M. Sempro- cretizzatosi con l’apertura della via Emilia, che lam- nio Tuditano pacificò la fascia costiera con una biva nel suo ultimo tratto il territorio ligure, con la spedizione da Pisae all’approdo di Portus Lunae, fondazione del fo r u m di Regium Lepidi15 1 e con le forse con un tragitto interno attraverso la Garfa- due deduzioni del 183 a.C. di Mu t i n a e Pa r m a 15 2 . In gnana e la valle Aulella159. subordine e ad integrazione di quest’intervento si Nel settore occidentale la guerra contro gli cercò di ripristare la tradizionale percorrenza Ingauni, dopo ben 26 anni di pace, riprese nel 185 costiera tirrenica, compromessa tra Pisae e Ge n u a a.C. con la vittoria di Ap. Claudio Pulcro1 6 0 e fu dalle azioni degli Apuani degli anni 193-191 a.C. continuata nel 182-181 a.C. da L. Emilio Paolo, il Anche se sembra che in entrambi i casi non si quale dovette, almeno inizialmente, combattere sia trattato di azioni decisive e risolutive153, tutta- contro una coalizione, che comprendeva “tutti i via la campagna contro i Friniati, che erano proba- Liguri della Riviera di Ponente ancora ostili a bilmente i principali obiettivi dell’azione romana, Roma, Sabazi, Ingauni e Intemeli”1 6 1. Dopo una fu condotta con molta durezza e si concluse con la non facile campagna egli ottenne una decisiva vit- conquista di un loro importante caposaldo, il toria contro gli Ingauni, giungendo direttamente a monte Auginus154. minacciare le mura del loro oppidum p r i n c i p a l e , Il teatro delle operazioni contro gli Apuani, prima di accettare la loro deditio e di celebrare il condotte da M. Emilio Lepido, che votò allora un trionfo162. Anche in questo caso se non prevalente tempio a Diana e uno a Giunone Regina, si suppo- almeno importante dovette essere l’intento di con- ne che fosse inizialmente nella valle del Serchio155, tenere la minaccia arrecata dai Liguri alla fascia per poi spostarsi oltre il crinale appenninico, pro- costiera e in particolare alla navigazione in transi- babilmente nella valle del fiume Secchia, e conclu- to verso la Spagna163, come sembra confermare tra dersi nella pianura emiliana, dove furono trasferi- l’altro l’istituzione nel 181 a.C. dei duumviri nava- ti molti nemici vinti1 5 6. È stato posto in evidenza li, uno dei quali fu immediatamente mandato in che per la prima volta azioni in profondità nel ter- Liguria, dove catturò 32 navi164. ritorio ligure ebbero come conseguenza non solo la devastazione degli abitati indigeni, ma anche la 3. L’ultima fase delle guerre liguri (180- deportazione degli abitanti in pianura, in zone 155 a.C.) facilmente controllabili157. La guerra ebbe ulteriori strascichi nel 186 a.C., Intorno al 181-180 a.C. si verificò una svolta con una grande sconfitta riportata dal console C. radicale nella strategia militare in Liguria; in que- Marcio Filippo probabilmente nell’alta Garfagna- gli anni iniziarono infatti le sistematiche deporta-

1 5 1 Secondo HARRIS 1979, p.226, nota 2, la sua fondazione 159 Secondo BARIGAZZI 1991, p.65 il console del 185 a.C. risalirebbe già al 187 a.C.; secondo DYSON 1985, p.117 invece avrebbe seguito lo stesso percorso del suo immediato predeces- esso probabilmente data al 175-173 a.C.; sulla personalità di sore, riuscendo però ad aprire un varco tra e val di Emilio Lepido cfr. anche BANDELLI 1988, pp.23-24. Magra, seguendo anch’egli il passo dei Carpinelli. 152 Le due colonie avevano tra l’altro lo scopo di controllare e 160 Liv. XXXIX 32, 4. Cfr. LAMBOGLIA 1933b, pp.12-13, che bloccare le scorrerie dei Liguri (DYSON 1985, p.101). tende a considerare la ricostruzione liviana dei fatti non scevra 153 Sia gli Apuani nel 186 a.C. che i Friniati nel 177-176 a.C. da esagerazioni, eccessivamente trionfalistica e poco fedede- continuarono la resistenza con nuove azioni militari; in parti- gna, quando accenna addirittura a sei o p p i d a espugnati e al colare i Friniati nel 177 a.C. occuparono la neonata colonia di grandissimo numero di nemici uccisi dal console, che tuttavia Parma per un anno, prima di essere pesantemente sconfitti non ottenne il trionfo. (Liv. XLI 14,2=FLLA 400; Liv. XLI 16,7-8 =FLLA 404). 161 È l’ipotesi formulata da LAMBOGLIA 1933b, p.14, riferita 154 Sebbene di ubicazione ignota, si è recentemente ipotizzato all’anno 182 a.C. una sua collocazione nell’Appennino modenese, probabilmente 1 6 2 Per una dettagliata ricostruzione dei fatti militari cfr. nell’alta valle dello Scoltenna o Panaro (LAMBOGLIA 1941, LAMBOGLIA 1933b, pp. 13-21, il quale tende a considerare p.183; Fontes 1976, p.293; BARIGAZZI 1991, p.60). sostanzialmente attendibile la dettagliata descrizione liviana 155 LAMBOGLIA 1941, p.183. Dal passo liviano sembra di capire degli avvenimenti; cfr. anche LAMBOGLIA 1941, pp.189-192; che le prime operazioni si svolsero “cis Appenninum” (Liv. XXXIX DYSON 1985, pp.102-103; HARRIS 1989, p.115. Per le fonti 2,7). Anche DYSON 1985, p.100 e BARIGAZZI 1991, p.63 credono antiche sulle guerre contro gli Ingauni cfr. Liv. XL 16,4-6; 25,1- che le prime operazioni si siano svolte in Garfagnana. 8; 26,8; 27, 8-15; 28, 1-7; 34, 7-12 (=FLLA 372; 375-383); Plut. 156 Aem. Paul. 6,1-7 (=FLLA 482). È possibile che dopo questa vit- Sull’ubicazione dei capisaldi liguri dei monti Ballista e Sui - toria Emilio Paolo abbia costituito delle clientele tra le popola- smontium citati in Liv. XXXIX 2,7, sebbene il riferimento geo- zioni liguri, come sembrerebbero confermare sia le condizioni grafico non sia chiaro, appare condivisibile l’ipotesi di collocar- di pace piuttosto miti in termini economici, sia l’episodio dei li nell’Appennino emiliano, probabilmente nella media valle suoi funerali, seguiti da gran numero di Liguri, acclamanti del Secchia, presso Bismantova e Castelnuovo dè Monti (LAM- Emilio Paolo come benefattore e salvatore delle loro patrie BOGLIA 1941, p.183; HARRIS 1979, p.226, nota 2) o presso (Plut. Aem. Paul. 39, 8-9=FLLA 485). l’alta valle sul crinale divisorio con la Garfagnana, forse presso 163 il passo delle Radici (BARIGAZZI 1991, p.64). Un riferimento alla pirateria dei Liguri e alla presenza di 157 prigionieri, anche Romani, caduti nelle loro mani e liberati da Liv. XXXIX 2, 9: “Aemilius... de montibus in campos multi - Emilio Paolo dopo la sua vittoria, è contenuto in Plut. A e m . tudinem deduxit”; DYSON 1985, pp.100, 104-105. Paul. 6, 3-7. 158 BARIGAZZI 1991, pp.64-65, in cui si accetta la collocazione 164 Liv. XL 26,8; 28,7; DYSON 1985, p.102. del toponimo saltus Marcius presso il passo dei Carpinelli. 44 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

zioni della popolazione indigena, con il trasferi- permette di avvalorare tale ipotesi è il programma mento coatto nel Sannio di circa 40.000 maschi di bonifica etnica, che richiama per alcuni verso adulti (181-180 a.C.) 165,al quale seguirono tra 180 quello messo in pratica alcuni anni prima proprio e 179 a.C. ad opera di Q. Fulvio Flacco e del suo nei confronti dei Boi170. omonimo cugino altre deportazioni ancora nel Negli anni immediatamente successivi (177- Sannio di 7000 Apuani1 6 6, mentre nella pianura 175 a.C.) continuarono le azioni contro i Friniati e padana sarebbero stati trasferiti 3200 Liguri mon- i Liguri Orientali, che si conclusero nel 175 a.C. tani, forse Statielli dell’alta valle del Tanaro167. con il trionfo celebrato da entrambi i consoli di La causa principale di questo cambiamento di quell’anno, Mucio Scevola e M.Emilio Lepido171. strategia non sarebbe da attribuire ad un aumenta- Una analoga politica di deportazione e di asse- to pericolo da parte dei Liguri nel corso degli anni gnazione delle terre fu continuata da M. Popillio ‘80, ma dipenderebbe dal nuovo interesse maturato Lenate, console nel 173 a.C. nei confronti di un’al- verso alcune parti del territorio ligure, in particolare tra popolazione ligure, seppure forse parzialmente la Lucchesia, la e il Piemonte meridiona- celtizzata, quella degli Statielli del Piemonte meri- le, considerate atte ad un’occupazione agricola sia di dionale, i quali pur dopo aver fatto atto di sottomis- singoli gruppi di coloni, sia di stanziamenti colonia- sione furono in gran numero (forse 10.000), ridotti li. Tale nuovo interesse coincise infatti cronologica- in schiavitù17 2 . Questa volta però l’azione di depor- mente con il completamento della colonizzazione del tazione e di annientamento, intrapresa da Popillio territorio dei Galli Boi tramite lo stanziamento delle e continuata insieme al fratello Caio, console nel colonie romane di Mu t i n a e Pa r m a nel 183 a.C. e si 172 a.C., suscitò vivaci reazioni a Roma; apparen- accompagnò ad altri ambiziosi programmi, come la temente gli si rimproverava un brutale trattamen- deduzione della colonia latina di Aquileia nel 181 to dei vinti, in realtà non sembra possibile esclude- a.C. e gli stanziamenti di Sa t u r n i a e di Gr a v i s c a e , re che almeno parte del risentimento suscitato dal rispettivamente nel 183 e 181 a.C.16 8 . magistrato fosse provocato dal timore che questi Va inoltre ricordato che in altre parti del terri- potesse non solo fare una rapida carriera politica torio ligure, non interessate direttamente da con- ma anche crearsi tramite la concessione di terre quista, l’azione dei Romani fu assai più cauta, con una forte base clientelare17 3 . Al termine di un con- l’evidente finalità di non indebolire il controllo sul trasto, forse più formale che sostanziale17 4 , si giun- proprio territorio da parte delle popolazioni indi- se nel 171 a.C. ad un accordo che stabilendo la libe- gene, che venivano così a costituire una sorta di razione dalla schiavitù degli Statielli comportava a cuscinetto di protezione nei confonti di finitime e titolo risarcitorio il loro trasferimento in Transpa- bellicose popolazioni di frontiera169. Un indizio che dana, forse nell’agro mantovano o nel Vercellese17 5 .

1 6 5 Liv. XL 41, 1 (=FLLA 389). Sulle azioni del 181 a.C. ad 170 HARRIS 1989, p.118. Gran parte del territorio dei Boi fu opera di P. Cornelio Lentulo e M. Bebio Tanfilo cfr. BARIGAZ- confiscato, mentre la popolazione sopravvissuta al massacro ZI 1991, pp.65-66; DYSON 1985, pp.105-106; secondo quest’ul- sembra essere stata in gran parte allontanata (HARRIS 1989, timo il successo riportato sarebbe in gran parte da attribuire p.113). alla decisione di anticipare l’inizio delle operazioni alla prima- 171 Sulle guerre di questi anni cfr. LAMBOGLIA 1941, pp.193- vera, quando i Liguri si trovavano ancora con i loro armenti 194; DYSON 1985, pp.108-109; BARIGAZZI 1991, pp.68-74; presso i pascoli invernali a quote poco elevate. quest’ultimo suppone che a conclusione della guerra del 175 1 6 6 Liv. XL 41, 1-5 (=FLLA 389). Sulle azioni del 180 a.C. ad a.C. M. Emilio Lepido avrebbe deportato forse in una terra lon- opera di Q. Fulvio Flacco e di A. Postumio Albino Lusco cfr. tana le popolazioni vinte, tra i quali oltre i Friniati vengono BARIGAZZI 1991, pp.66-67, che ritiene entrambi i consoli menzionati , Lapicini ed Hergates (BARIGAZZI 1991, impegnati contro gli Apuani, probabilmente nell’alta valle p.72). Tuttavia il passo lacunoso di Liv. XLI 18, 16 non permet- della Magra e nella valle del Serchio. te di avere alcuna certezza a proposito. Per BALDACCI 1986, 1 6 7 Liv. XL 53, 3 (=FLLA 392) “Consul deditos in campestres p. 97 non si potrebbe escludere qualche forma di aggregazione agros deduxit”. Per BALDACCI 1986, p. 97 le operazioni mili- di Friniati nei territori delle colonie di Mutina e Bononia. tari di Fulvio Flacco si sarebbero svolte nel territorio dei 1 7 2 LAMBOGLIA 1941, pp.195-199; SARTORI 1965, p.14; in Valle Stura; per SARTORI 1965, p.14 e GABBA DYSON 1985, pp.110-113; BALDACCI 1986, p.98. 1987, p.28 la vittoria di Fulvio Flacco sarebbe avvenuta sugli 173 Alcuni negano che il principale intento di Popilio sia stata Statielli; per LAMBOGLIA 1933b, p.30 forse nell’alta Val la conquista di nuove terre da colonizzare, a causa della posi- . A favore di tale ipotesi potrebbe esserci il riscontro zione poco favorevole del territorio, lontano dagli altri nuclei archeologico, costituito dall’abbandono nel primo venticin- cisalpini di colonizzazione e ancora circondato da popolazioni quennio del II sec. a.C. dell’insediamento indigeno di Montaldo indigene ostili a Roma, mentre riconoscono l’esistenza di ambi- di Mondovì (GAMBARI, VENTURINO GAMBARI 1988, zioni famigliari e di rivalità politiche (DYSON 1985, p.110). pp.119, 140). 174 HARRIS 1979, p.226 e in particolare pp. 270-271; lo studio- 168 HARRIS 1989, pp.117-118. so minimizza l’importanza dello scontro tra Popilio e il Senato, 169 È la strategia che ispira tutta la campagna di Emilio Paolo notando che non influì sulla sua carriera (fu censore nel 159 contro gli Ingauni (cfr. DYSON 1985, p.103, che definisce que- a.C.), né su quella dei suoi amici (il fratello fu eletto console nel ste popolazioni di confine “buffer tribes”, includendovi anche gli 172 a.C.). Anche DYSON 1985, p.112 riconosce la possibilità Statielli del Piemonte meridionale, che avrebbero avuto la fun- che almeno nell’assemblea dei comizi centuriati, responsabile zione di difendere le vie di transito appenninico da Genua e le dell’elezione a console del fratello, prevalessero tendenze favo- valli appenniniche dal Bormida al Tanaro). revoli ad una “aggressive frontier policy”. Luigi Gambaro 45

Questa decisione, difficilmente giustificabile solo tribù, in cui prevalgono elementi tipici di una con l’esigenza di evitare una reazione violenta da costituzione gentilizia piuttosto che territoriale; parte degli indigeni liberati, qualora fossero rimasti essa in genere conta poche migliaia di individui, i nelle loro sedi17 6 , sembra trovare una spiegazione quali occupano un territorio ridotto (una vallata o più valida, ammettendo motivazioni espansionisti- un bacino idrografico), all’interno del quale si erge che, avvallate anche dal Senato. Sembrerebbero un unico centro principale, con caratteri di difesa o confermare tale ipotesi le assegnazioni viritane, che di rifugio, avvicinato in genere alla tipologia del proprio in quegli anni interessarono il territorio castellum, mentre appare meno sicura l’esistenza cisalpino; esse erano guidate da magistrati che ave- anche di piccoli oppida. vano fatto carriera proprio in Cisalpina, esercitan- All’epoca della romanizzazione tale stadio di dovi il consolato ed ottenendo spesso il trionfo. organizzazione sociale sembra essere stato supe- Un’azione in aperta rivalità con quella dei rato dalla maggior parte delle popolazioni liguri, a Popilli sembra che sia stata svolta dalla commis- favore di forme di aggregazione intertribale più sione decemvirale, preposta alla distribuzione complesse, mentre si sarebbe conservato presso le viritim negli agri gallico e ligure, istituita nel 173 popolazioni ubicate in alcune zone appenniniche a.C. e guidata da L.Emilio Lepido177. Secondo una isolate e in particolare nella zona alpina181. recente ipotesi l’Ager Ligustinus interessato da L’unità territoriale d’insediamento della tribù questa assegnazione viritana potrebbe coincidere è considerato il pagus, che in un’epoca in cui non si con un ampio settore del Piemonte meridionale, in è ancora pienamente affermata una costituzione cui sono ancora visibili tracce di un progetto unita- della comunità di tipo territoriale si identifica, rio di centuriazione, già considerata pertinente l’a- anche linguisticamente, col nome della tribù che lo gro di Dertona ma che sembra in realtà estendersi occupa. È il caso delle tribù circostanti Genova, verso Nord e verso Ovest ben oltre i presunti limi- menzionate nella Tavola di Polcevera, ad esempio ti della pertica di Dertona178. i Langates, etnico che identifica anche il pagus e il Con l’inizio della guerra macedonica nel 171 centro d’insediamento, chiamato c a s t e l u m. Il a.C. sembra che l’espansione romana in Liguria si p a g u s spesso persiste in età romana con confini sia almeno per qualche tempo arrestata 179, anche propri sia nei confronti dell’unità fondiaria del se era ben lungi da essere conclusa; infatti benché f u n d u s, sia nei confronti dell’ambito politico ed per gli anni ‘60 e ‘50 venga a mancare la nostra amministrativo della c i v i t a s, conservando anche principale fonte (Livio), siamo informati di almeno norme, funzioni e magistrature proprie182. La sua 3 trionfi De Liguribus nel giro di pochi anni. Quel- superficie si adatta alle esigenze produttive e com- lo conseguito da entrambi i consoli del 166 a.C. e merciali oltre che alle possibilità di insediamento quello tributato a M.Fulvio Nobiliore nel 158 a.C. della tribù e alla configurazione geomorfologica sembra che abbiano riguardato tra l’altro la tribù del territorio. Al suo centro vi sono le terre comuni, degli E l e i a t e s, concordemente ubicati presso intorno alle quali si distribuiscono gli abitati; in Veleia, mentre il trionfo del consul iterum del 155 prossimità di essi iniziano a distinguersi aree adi- a.C., M. Claudio Marcello, fu riportato sui Liguri bite a forme intensive di sfruttamento di tipo pri- Apuani, ancora una volta in rivolta180. vato, cioé riservate alla singola g e n s o al singolo v i c u s . Ai margini del p a g u s sono ubicate le terre del compascuo, inteso come punto d’incontro di più 3.2. AGG R E G A Z I O N IE T N I C H E E F O R M ED E L P O - tribù, spesso ubicato in zone di crinale e di confine LA M E N T O IN D I G E N O NE L L A TA R D A ET À DE L FER R O ed adibito sia a pratiche economiche, come il pascolo e il legnatico, sia a culti intertribali da 1. Gli aggregati semplici: le tribù e la loro parte di comunità tra loro confinanti. unità d’insediamento (il pagus) A testimonianza dell’evoluzione che l’istituzio- ne tribale subisce nel corso della romanizzazione Il più semplice tipo di aggregato etnico è la si deve ricordare la caratterizzazione della comu-

175 L’ipotesi di un loro trasferimento nell’agro mantovano è ria, congedò le truppe perché non ne era necessario l’impiego sostenuta in BALDACCI 1986, p.98. Per SALMON 1982, p.97 e (Liv. XLIII 9). SPAGNOLO GARZOLI 1998, p.68 gli Statielli avrebbero occu- 180 LAMBOGLIA 1941, p.195. Le fonti inducono lo studioso a pato il territorio presso Vercelli. ritenere che i Liguri menzionati a proposito del trionfo del 166 176 DYSON 1985, p.113. a.C. siano da ubicarsi nella Pianura Padana o nelle Alpi. 1 7 7 Per tale distribuzione cfr. Liv. XLII 4.3-4. È stato giusta- 1 8 1 Si tratta delle gentes alpinae menzionate dalle fonti (cfr. mente posto in evidenza che uno dei rivali di Popillio fu il pre- SERENI 1955, pp.122 ss.). tore A. Atilio Serrano, che presiedette l’elezione del decemvira- 182 Il pagus conserva ancora in età imperiale caratteri di circo- to (HARRIS 1979, p.271). scrizione territoriale, di aggregato etnico e di unità militare, 17 8 Cfr. ZANDA 1998a, p.63; la studiosa ritiene che la scelta della che richiamano ad un’organizzazione territoriale più antica, Transpadana per trasferirvi gli Statielli potrebbe essere stata come si evince dalla Tabula Alimentaria di Veleia e dalla loro imposta dal fatto che i territori cispadani erano già stati oggetto citazione epigrafica nel Piemonte transpadano, dove conserva- di assegnazioni, collegate verosimilmente all’azione del 173 a.C. no una autonomia amministrativa, finanziaria e religiosa (cfr. 179 Il nuovo console del 170 a.C. Atilio Serrano, giunto in Ligu- SPAGNOLO GARZOLI 1998, pp.70-74). 46 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

15 - Principali nomina indigeni della Liguria nella tarda età del Ferro (BERTOCCHI TINÈ 1986, fig.10) nità dei Langenses all’epoca della Sententia Minu - seppure tenue differenziazione al suo interno è ciorum, quando essa si è ormai strutturata su base ipotizzabile in base al riferimento, contenuto nella decisamente territoriale e non più gentilizia, con Tavola di Polcevera, al fatto che il vectigal doveva una progressiva differenziazione e sviluppo delle essere corrisposto pro portione183. forze produttive, dedite non solo alla coltura del grano ma anche a culture perenni, arbustive, come 2. Gli aggregati intertribali: populi e con - la vite. Domina ormai un tipo di proprietà fondia- federazioni e la loro unità d’insediamento (il ria, diffusa sia nell’ager privatus (con facoltà di conciliabulum) (fig. 15) vendita e di trasmissione ereditaria), sia in quello publicus, dove viene ribadita la proprietà sul pro- I p o p u l i sono aggregati etnici formati da più dotto, necessaria per la periodica corresponsione tribù, ai quali sono riconducibili alcuni n o m i n a, di un canone. caratterizzati da una sostanziosa consistenza Tale corresponsione di un v e c t i g a l anche in numerica; si tratta di popolazioni che grazie a con- denaro implica la piena diffusione di una pratica dizioni ambientali particolarmente favorevoli agricola, che permettesse una periodica e costante hanno raggiunto forme di vita piuttosto evolute da eccedenza della produzione. un punto di vista economico e sociale, con una Da un punto di vista politico però si tende ad organizzazione ormai pienamente territoriale e con escludere la possibilità che questo tipo di organiz- una relativa unità anche linguistica. Nella Liguria zazione economica abbia comportato l’esistenza di costiera si riferiscono a questo tipo di aggregazioni una costituzione statale; mancano infatti riferi- almeno 5 grandi n o m i n a: gli I n t e m e l i i ( c o m p r e n- menti a magistrature specifiche e l’unico organi- denti Vediantii, e O x y b i i), gli I n g a u n i smo menzionato è l’assemblea popolare di tutti i (comprendenti S a b a t e s e D o c i l i i), gli S t a t i e l l i, i membri della comunità; tuttavia l’esistenza di una Ge n u e n s e s e i Ve l e i a t e s 18 4 . Le informazioni per rico-

183 SERENI 1955, p.40; la presenza stessa di un vectigal è con- 184 SERENI 1955, pp.103 ss., 172-173. siderato un elemento di un’incipiente evoluzione “in senso sta- tale” della comunità territoriale dei Langates. Luigi Gambaro 47

struire il carattere sociale di uno di questi no m i n a sia forse una nascente spinta espansionistica per maggiori all’epoca della romanizzazione riguarda- il controllo di nuovi territori, a conferma tra l’altro no in particolare gli In g a u n i e i Ge n u e n s e s . dell’affermarsi della proprietà individuale della Tra i primi sembra essersi ormai differenziato t e r r a1 9 0. Anche tale espansionismo territoriale un ceto dedito ad attività marinare, composto da rispetto ad altre forme più primitive, come la scor- navigatori, pirati e mercanti, con ulteriori specia- reria o l’impegno militare mercenario, denota un lizzazioni tecniche, come i gubernatores e nautae, maggiore grado di sviluppo e la ricerca di sbocchi che seppure indirettamente confermano l’esisten- per i propri commerci; sembra tuttavia ancora za anche di una sofisticata industria navale. Que- mancare un esercito vero e proprio, distinto dal sta spiccata divisione del lavoro, che pure non popolo armato, come pure una gerarchia militare. sembra aver comportato l’esistenza di classi socia- Nella città di Genua, grazie alle preziose infor- li pienamente individualizzate, riguarda anche la mazioni desunte dalla Tavola di Polcevera, appare pratica dell’agricoltura, che in base alle fonti sem- certa almeno dalla fine del II sec. a.C. una marca- bra essere piuttosto estesa e sviluppata185. ta divisione del lavoro, con la creazione di uno sta- È stato notato anche che la consuetudine degli bile ceto di artigiani, mercanti e navigatori e una I n g a u n i di catturare nel corso di scorrerie e di economia ormai pienamente monetaria, che tende azioni belliche prigionieri in gran numero potreb- a propagarsi anche presso le comunità rurali circo- be implicare l’esistenza di un mercato di schiavi, stanti. Pur con qualche dubbio potrebbe essere nato per soddisfare la domanda di tale merce da ammessa già nel corso del II sec. a.C. l’esistenza parte di altre popolazioni, come ad esempio l’allea- embrionale di magistrature pubbliche 1 9 1 c o m e ta Cartagine, senza per questo escludere l’impiego pure di una forza pubblica192. seppure in forma embrionale di una manodopera L’egemonia politica e territoriale, esercitata da schiavistica per esigenze locali sia nei lavori agri- Genua sulle comunità circostanti, è riflessa ancora coli sia per le ciurme delle navi186. una volta nella Tavola, quando si accenna alla con- Anche se mancano capi militari o magistrati, dizione dell’ager publicus dei L a n g e n s e s, su cui sembrano emergere alcune figure, ad indizio di una Ge n u a sembra esercitare una qualche forma di con- qualche gerarchia sociale18 7 ; si ricordino a questo trollo, con pretese di ulteriore espansione, che una riguardo i legati, che ricevono dalla popolazione il serie di norme contenute nella Tavola19 3 si pongono mandato per svolgere attività diplomatica, o i Pr i n - evidentemente lo scopo di limitare e contenere19 4 . cipes Ligurum, che vengono presi come ostaggi da Le confederazioni sono degli aggregati etnici, Roma, secondo una pratica applicata anche verso anch’essi formati da più tribù, parzialmente simili popolazioni piuttosto evolute. Questi pr i n c i p e s so n o ai p o p u l i ma in una fase di sviluppo sociale più probabilmente da identificarsi con esponenti delle arretrato, in alcuni casi caratterizzati da popola- ge n t e s più eminenti, a capo dei vi c i 18 8 , i quali pote- zione molto numerosa, nell’ambito del cui territo- vano esercitare una qualche autorità decisionale in rio tuttavia nessun tipo di abitato (v i c i , seno alla comunità, sia nell’ambito dell’assemblea castella,piccoli oppida) assume “nei confronti del- popolare, sia in occasione di attività di rappresen- l’aggregato etnico preso nel suo complesso una tanza. Sul grado di relativa agiatezza goduta da prevalenza e funzione unificatrice”195. alcune di queste ge n t e s si ha notizia a proposito del Carattere comune di questi n o m i n a, che pure trionfo celebrato da Emilio Paolo sugli In g a u n i ne l presentano comunanza di lingua, tradizione e cul- 181 a.C., durante il quale furono esibite venticinque tura, è la notevole arretratezza economica e socia- corone d’oro, frutto del bottino18 9 . le, che si traduce in un passaggio non pienamente Le notizie circa le guerre combattute dagli compiuto a forme della “comunità di tipo territo- I n g a u n i contro altre popolazioni liguri montane, riale”196 e in una stabilità degli insediamenti anco- tra cui gli E p a n t e r i i, indicano sia la necessità di ra piuttosto precaria, come confermerebbero i rife- respingere scorrerie ad opera di queste tribù, rimenti nelle fonti a non occasionali trasmigrazio- attratte dalla maggiore ricchezza degli I n g a u n i, ni, seppure sotto la pressione militare romana197.

185 SERENI 1955, p.207. erano stati iudicati, damnati e ridotti in vinculeis a Genova (cfr. SERENI 1955, pp.46-48). 186 SERENI 1955, pp.111; 204 -205. 193 Tra queste norme si ricordano l’obbligo di vectigal anche da 1 8 7 Citati in Liv. XL, 35. Sul loro significato cfr. l’ipotesi di parte dei Genuates, la conferma di importanza dell’assemblea SERENI 1955, pp.215-216, che tuttavia nega loro un potere oli- dei Langates, la precisazione del percorso dei confini degli agri. garchico, eventualmente contrapposto a quella dell’assemblea popolare (cfr. SERENI 1955, pp.249-250). 194 SERENI 1955, p.46. DYSON 1985, p.123 suppone che già dopo la campagna di Minucio Rufo nel 197 a.C. Genua avrebbe 188 SERENI 1955, p.421. esercitato mediante norme definite “informal” un controllo sep- 189 SERENI 1955, p.132; cfr. Liv. XL, 34. pure parziale sulle finitime popolazioni confinanti “by the pro- 190 Liv. XXXVIII,46; cfr. anche SERENI 1955, p.198. cess later known as attribution”. 191 Nella Sententia si fa riferimento a particolari decisioni che 195 SERENI 1955, p.118. devono essere prese in poplicum Genuam. 196 SERENI 1955, pp.119-120. 1 9 2 Alcuni L a n g e n s e s, scarcerati a seguito della S e n t e n t i a, 197 SERENI 1955, p.125 con menzione delle fonti a proposito degli Apuani e dei Friniati. 48 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

È stato giustamente notato che “l’organizzazione vamente in val Lavagna202. La zona di Chiavari e socio-politica degli Apuani e dei Friniati è chiara- di parte del suo entroterra sarebbe stato di perti- mente imperniata su un territorio a sfruttamento nenza dei Levi, mentre ad Est dell’Entella si sar- agricolo-pastorale (a g e r), su insediamenti rurali rebe stato occupato dai Tigullii, ai quali viene sep- (vici), su formazioni armate che talora in pianura pure dubitativamente attribuito un controllo terri- sono concentrate in c a s t r a, ma più spesso si rifu- toriale di tutta la fascia costiera da Moneglia a La giano nelle fortificazioni difensive dei montes. Non Spezia203. si fa assolutamente menzione di centri urbani Nel tratto compreso tra il golfo del Tigullio e la (oppida)”198. Lunigiana si è proposto di collocare le altre due Essendo ubicati in prevalenza in area monta- tribù comprese nella lista pliniana tra gli Statielli na essi sono dediti a forme di sussistenza imper- e i Veleiati, quelle degli E u b u r i a t e s e dei C a s m o - niate sulla pastorizia, anche se non mancano n a t e s. I primi avrebbero occupato le valli della riferimenti all’agricoltura. È stato considerato Trebbia e della Nure, mentre la posizione dei non casuale il fatto che siano proprio le tribù più C a s m o n a t e s sarebbe da fissarsi a Sud-Est della arretrate quelle maggiormente citate dalle fonti precedente tribù, almeno in parte anche sul ver- come protagoniste di scorrerie e incursioni; tali sante tirrenico intorno al monte Penna204. razzie sarebbero provocate da esigenze di Il tratto più orientale del comprensorio era abi- sopravvivenza, a causa di un fenomeno di tato dalla popolazione degli Apuani205; marginale sovrappopolazione e quindi di crescente pressio- e limitata alle estreme propaggini dell’alta val di ne demografica 1 9 9 in un’area povera e assai Magra e forse anche dell’alta val di Vara era la ridotta, incapace di fornire i mezzi indispensabi- presenza dei Veleiati, citati sia da Plinio, come li di sussistenza2 0 0. Come conseguenza di tale estrema popolazione orientale ligure, sia dalla situazione si potrebbe almeno in parte collegare Tabula Peuntigeriana 206. il fenomeno dell’emigrazione militare mercena- Problematica è l’identificazione dell’etnico Sen - ria, assai sviluppato tra le popolazioni liguri già gauni, che a differenza degli Apuani, è citato nella in epoca preromana2 0 1. Tabula Peuntigeriana e collocato in una posizione Tra i principali nomina, espressione di queste coincidente con la Val di Vara e parte della Val di confederazioni, si possono ricordare i Bagienni, gli Magra207. Apuani e i Friniati. Tra i nomina minori sono com- Quanto al problema dell’identificazione del ter- prese le tribù indigene costiere stanziate nella ritorio dei Friniati208 in genere si ritiene che esso Liguria di Levante, ad Est di Genova; in particola- fosse compreso tra i due contigui bacini idrografici re le prime due delle quattro tribù comprese tra gli del Secchia e dello Scoltenna-Panaro, con un limi- Statielli e i Veleiati nel famoso elenco pliniano dei te meridionale corrispondente allo spartiacque Ligures celeberrimi, quelle dei Bimbelli e dei appenninico dal passo del Cerreto tramite il passo Magelli, vengono ubicate seppure molto dubitati- delle Radici fino al Corno delle Scale2 0 9; tuttavia

198 PETRACCO SICARDI 1977, p.14. ci, linguistici ed antropologici, è proposta da AMBROSI 1981, pp.160-165. 199 Cfr. sul problema DYSON 1985, p.89, il quale, pur ricono- scendo che le stime sulla popolazione ligure contenute nelle 206 Sulla immediata contiguità e parziale sovrapposizione etni- fonti latine, relative al numero di indigeni caduti in guerra o ca e culturale tra Apuani e Veleiati insistono FORMENTINI fatti prigionieri, possano essere almeno parzialmente esagera- 1949, pp.214-215, che ipotizza su base toponomastica un con- te, ammette l’esistenza di un problema di sovrappopolazione trollo veleiate anche nell’alta val di Vara, ed AMBROSI 1981, all’epoca della romanizzazione. pp.159-160. 200 È stato giustamente osservato che questa spiccata mobilità, 207 Per AMBROSI 1981, p. 160 potrebbe trattarsi di un errore da non confondersi con forme di nomadismo o di seminomadi- della TabulaPeutingeriana, che colloca nella Liguria di Levan- smo, può essere stata influenzata ed agevolata anche dalla geo- te un etnico tipico di popolazioni della Liguria di Ponente morfologia del territorio, caratterizzato dalla linea dello spar- (Ingauni=Sengauni?). tiacque appenninico molto spostata a Sud, con un versante 208 Una importante raccolta di dati storici e topografici sui Fri- meridionale poco esteso, percorso da solchi vallivi in genere niati è contenuta in PETRACCO SICARDI 1977, pp.10-19. lineari, facilmente percorribili, mentre invece il versante set- 209 Una utile informazione è fornita in Liv. XLI 19, che a pro- tentrionale è in genere più lungo e complesso. Tale fatto è posito della popolazione dei Briniates, sicuramente da identifi- anche riscontrabile nelle fonti antiche, che hanno difficoltà nel carsi con i Friniati, riconosce la loro ubicazione trans Appenni - definire la posizione reciproca di questi diversi n o m i n a num intra Audenam amnem, essendo il torrente Audena pro- (PETRACCO SICARDI 1977, p.14). babilmente da identificarsi con lo Scoltenna o il Silla. Anche se 201 SERENI 1955, pp.181-200 con citazione di fonti. si esclude una identificazione tra l’attuale territorio del Fri- 202 FORMENTINI 1949, pp.211-212. gnano e l’etnico dal punto di vista linguistico, è rico- nosciuta probabile l’identificazione tra Frignano e il territorio 2 0 3 Sul problema dei Levi e sul limite dello stanziamento dei transappeninico di questa popolazione, che potrebbe tuttavia Tigullii cfr. FORMENTINI 1949, pp.218-219. estendersi su di un comprensorio più vasto comprendente l’in- 204 FORMENTINI 1949, pp.213-214. tero Appennino modenese (cfr. PETRACCO SICARDI 1977, 205 Un’importante sintesi, volta a definire il territorio degli p.16; BARIGAZZI 1991, pp.73-74). Apuani nella seconda età del Ferro utilizzando dati archeologi- Luigi Gambaro 49

persiste qualche dubbio sull’estensione del loro “agglomerati rurali situati prevalentemente in territorio anche sul versante meridionale e tosca- luoghi pianeggianti, privi di opere di difesa”2 1 5. no dell’Appennino210. L’organismo, che traduce il rapporto dei Il c a s t e l l u m preromano viene definito dal sovramenzionati aggregati etnici con il territorio, punto di vista dell’organizzazione sociale “centro è il c o n c i l i a b u l u m, che da un significato ristretto di organizzazione e di aggregazione delle varie e forse originario indicante il “luogo di assem- unità tribali ed etniche”2 1 6; risulta essere il cen- blea” si evolve ad indicare la “confederazione di tro, inteso per importanza e non come ubicazione, più pagi o tribù che hanno un luogo di convegno o della tribù e del p a g u s, con funzione “ di raccordo un’assemblea in comune”2 1 1. e di difesa di un gruppo di v i c i”2 1 7. L’ager compascuo menzionato nella Tavola di La prima attestazione del termine in area P o l c e v e r a sarebbe pertinente al c o n c i l i a b u l u m l i g u r e2 1 8 è di natura epigrafica ed è contenuta composto dalle comunità citate, facente capo nella Tavola di Polcevera, in cui il Castelum Vitu - a l l ’o p p i d u m di G e n u a2 1 2. r i o r u m è il centro della comunità dei L a n g e n s e s, definiti anche castelanos Langenses. All’epoca 3. Le forme del popolamento: vici, castella della redazione della Tavola nell’avanzato II sec. ed oppida a.C. tale termine ha ormai assunto il significato di “ piccolo centro abitato privo di autonomia”2 1 9, Il v i c u s rappresenta il luogo e la forma d’inse- occupato da una tribù adtributa a G e n u a, anche diamento, oltre che centro di colonizzazione, se la mancanza di un nome proprio può rappre- caratteristico dell’elemento costitutivo della sentare l’indizio della persistenza, almeno par- tribù, cioé della g e n s, anche se non sembra possi- ziale, di caratteri gentilizi, che si perpetuano bile considerarlo una semplice ripartizione del anche nell’esclusivismo, ancora tipicamente tri- p a g u s, che presenterebbe parti non ripartite2 1 3. bale, nella concessione di terre nell’ager publicus, Al suo interno si svolgono specifiche attività, riservata ai soli Langenses e G e n u a t e s2 2 0. quali culti gentilizi e assemblee presiedute dal Indipendentemente dal suo significato politi- capo della g e n s; in genere il termine è tradotto co e sociale al c a s t e l l u m vengono attribuite, fin da come “villaggio” o “stanziamento accentrato e epoca preromana2 2 1, prevalenti connotazioni c o m p a t t o ” . difensive e militari, confermate dall’ubicazione Nell’ambito del pagus i vici sono ubicati intor- in genere su altura2 2 2 e dalla presenza (non sem- no alle terre comuni, spesso in pianura e lungo le pre) di una cinta fortificata2 2 3. vie di comunicazione2 1 4; sono stati definiti anche Indicativo della presenza di un insediamento

210 Tale dubbio deriva dall’analisi del passo di Liv. XXXIX 2, 215 PETRACCO SICARDI 1958-59, p.15. che a proposito del 187 a.C., anno della grande offensiva dei 216 LAMBOGLIA 1955d, p.2. consoli Flaminio ed Emilio Lepido, colloca una prima fase di 217 combattimenti a Sud degli Appennini, prima che le legioni SERENI 1955, pp.388, 396. venissero trasferite trans appenninum; anche l’ubicazione di 218 È stata supposta un’etimologia non latina del termine, che due castella dei Friniati sui monti Ballista e Suismontium sem- sarebbe di origine ligure o celto-ligure (cfr. sul problema SERE- bra essere cis appenninum, da intendersi probabilmente a Sud NI 1955, pp.377-378). dell’Appennino, dato che i Friniati sotto l’incalzare dei romani 2 1 9 PETRACCO SICARDI 1958-59, pp.14-15; si tratta del fuggirono verso Nord, rifugiandosi sul monte A u g i n u m, che è diminutivo di castrum, attestato per la prima volta nella Sen - s i c u r a m e n t e a Nord dell’Appennino (PETRACCO SICARDI tentia Minuciorum. 1977, p.12 ss.). 220 In realtà il sito, dove sorse il castellum, era probabilmente 2 1 1 Con tale valenza sembra interpretabile il c o n c i l i a b u l u m indicato da un toponimo *Langa, senza per questo che esso sia nella famosa citazione liviana (Liv. XXXIV 56). Sulla definizio- divenuto poi il nome del castello (PETRACCO SICARDI 1958- ne di conciliabulum cfr. SERENI 1955, pp. 41, nota 40, 356, 59, p.16). 453-455. Anche in PETRACCO SICARDI 1958-59, p.16 il con - 221 ciliabulum è definito “luogo di convegno che gli abitanti dei vici Fondamentali sono a questo proposito le citazioni di Livio e dei castelli avevano fin dall’epoca preromana a scopo politico- nell’ambito delle guerre romano-liguri (Liv. XXXIX 1-2). religioso”; viene anche ribadito il rapporto di continuità che con 2 2 2 PETRACCO SICARDI 1958-59, p.15: “I castelli dovevano esso hanno i centri commerciali (fora) e le pievi medievali. trovarsi sulle alture, in posizione adatta alla difesa e dovevano 212 SERENI 1955, p.453. essere (sia pure in maniera primitiva) murati e fortificati.” 223 2 1 3 Sul v i c u s in area ligure cfr. l’ampia disamina in SERENI Nel 181 a.C. dopo la vittoria di Emilio Paolo sugli Ingauni 1955, pp.384-422. Tra le fonti che parlano di un popolamento viene richiesto alle comunità indigene di abbattere i bastioni e ligure organizzato per vicos et castella c f r . Liv. XXXV 3; Liv. le opere difensive delle loro città, che vengono per il resto Aem. Paul. XXXV 21. lasciate stare (cfr. Plut. 6,6); cfr. anche DYSON 1985, p.103 che ricorda gli analoghi casi imposti dai Romani in 214 SERENI 1955, pp.386-388 con raccolta di fonti che menzio- Spagna. Per alcuni rientrerebbero tuttavia nella stessa tipolo- nano vici. Anche in altre regioni dell’Italia pre-romana, come gia anche abitati “aperti”, sprovvisti di difese, dove si realizze- ad esempio in Daunia, il modello insediativo prevalente fino rebbe il sinecismo di alcune “grandi famiglie” (cfr. CIAMPOL- agli inizi della romanizzazione è costituito dai vici, ai quali si TRINI 1996, p.53 sul sito di Monte Pisone in Garfagnana; affiancano alcuni centri fortificati maggiori (cfr. VOLPE 1990, CIAMPOLTRINI 1995a, p.108 sul sito di Pietra Pertusa). pp.28-29). 50 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

preromano di questo genere è ancor oggi il topo- C a r y s t u m è il capoluogo degli S t a t i e l l i, nimo “castellaro”2 2 4. Genua dei Genuates e probabilmente V e l e i a d e i L ’o p p i d u m, che funge da capoluogo e che pre- V e l e i a t e s2 2 9. senta connotati già almeno parzialmente di tipo La nascita di questi capoluoghi rappresenta urbano225, risulta spesso ubicato lungo la costa226; un fenomeno di notevole complessità non sempre proprio alla sua posizione deve una spiccata voca- unitario, come hanno dimostrato le ultime ricer- zione marinara e commerciale, che implica che archeologiche sull’o p p i d u m di G e n u a, dove influenze e contatti con la cultura greca, etrusca e l’impianto di un nucleo emporico di età tardo- r o m a n a2 2 7. In ogni territorio vi possono essere arcaica con componente etnica etrusca favorì il anche più o p p i d a, da intendersi come centri di coagularsi di un insediamento etnicamente e cul- dimensioni ed importanza diverse “di unità etni- turalmente composito 2 3 0. È necessario quindi che subordinate al grande nomen”228. mostrare grande prudenza nei confronti di ipote- Dalle fonti latine vengono menzionati con la si tradizionali, tra le quali ha avuto autorevoli qualifica di o p p i d u m i centri di Albium Inteme - sostenitori quella che prevede l’origine di almeno l i u m, Aegitna e C e m e n e l u m nel territorio degli parte di questi o p p i d a da un vero e proprio sine- Intemeli, mentre Albium Ingaunum è considerato cismo di varie comunità intertribali, che avrebbe- il capoluogo degli Ingauni, nel cui territorio si tro- ro deciso di costituire delle capitali confederali, vavano altri sei o p p i d a minori, come quello di “come centri di raccordo e di coesione fra le tribù Savo, centro dei Sabates. o le comunità” 2 3 1.

224 Non sempre tuttavia a tale toponimo corrisponde l’effettiva 2 2 9 Il termine ligure Alba (in latino A l b u m ed A l b i u m) con il presenza di un insediamento; ad esempio Massari registrava in significato di capitale sinecistica deriva da una base alb/alp con tutto il comprensorio lunigianese 15 toponimi “castellaro”, dei un duplice valore, sia di oronimo, sia di luogo dell’alpeggio, cioé quali solamente tre hanno confermato l’esistenza di una fase del compasco estivo (l’alpe) (SERENI 1955, pp.523-524). della seconda età del Ferro (MASSARI 1981, pp.97-100). Anche 230 Sul problema cfr. la bibliografia fornita in par. 4.6.1. Ambrosi raccolse 44 toponimi, di cui solo 13 hanno restituito 2 3 1 tracce archeologiche, anche riferibili all’età del Bronzo (cfr. L’ipotesi, già sostenuta da Formentini, è stata ripresa da AMBROSI 1981, pp.115-116; l’autore nella carta di distribuzio- SERENI 1955, pp.113-114 e da LAMBOGLIA 1975, pp.362- ne (fig. p.111) però indica solo 7 castellari). Ricerche di superfi- 364; quest’ultimo studioso, trattando della nascita dei due cie condotte presso le omonime località Castellaro di Geniccio- oppida di Albium Intemelium e Genua, poneva l’accento sulla la e di Cassana non hanno restituito alcun indizio né di strut- loro relazione e filiazione rispettivamente dai castellieri di ture murarie, né di ceramiche protostoriche (cfr. BERNABÒ Monte Bignone e Sestri Ponente, da lui considerati centri gene- BREA 1942, pp.41-43). ratori di importanti aggregazioni etnico-topografiche. Nel caso specifico di Genova ipotizzava che accanto ad un popolamento 225 SERENI 1955, p.109. tradizionale accentrato tra Sampierdarena e Voltri, dove è ubi- 226 Da un punto di vista topografico essi sembrano rispondere cato il castellaro di Sestri Ponente, a controllo delle due diretti- sempre a due requisiti fondamentali: la presenza di un facile ve transappenniniche dei passi dei Giovi e del Turchino, gli approdo, determinato da un’insenatura naturale o dalla foce di indigeni avrebbero deciso a partire da un determinato momen- un fiume, e la vicinanza di un rilievo facilmente fortificabile; si to di dare vita ad un nuovo centro portuale. Nel caso di Albium ricorda anche la citazione straboniana che parla di “epoikiai” Intemelium sottolineava lo stretto rapporto col castellaro di sul mare (Strab. IV 6,3). Monte Bignone, posto a controllo e a difesa orientale del terri- 227 SERENI 1955, pp.136-141 approfondisce gli influssi eserci- torio intemelio, la cui occupazione, iniziata forse nel V sec. a.C., tati sull’evoluzione delle tribù liguri da parte di Marsiglia e si porrebbe in relazione con un primo stanziamento nella piana degli Etruschi. allo sbocco del Nervia. Simile a quella genovese considerava 228 anche la situazione di Savo, oppidum marittimo, che avrebbe SERENI 1955, p.109. assorbito la popolazione presso la vicina area di Vado. Luigi Gambaro 51

3.3. I DATI TOPOGRAFICI

1. Il territorio intemelio

In tale territorio le informazioni maggiori riguardano il centro capoluogo Albium Inteme - lium (pianta a1); l’o p p i d u m preromano, già rite- nuto ubicato sul sito della città medievale di Ven- timiglia, ma ricordato da Strabone in prossimità del mare, sorgeva a ridosso del più antico insedia- mento romano, da cui si svilupperà la città di Albintimilium, sulla collina di Collasgarba, in par- ticolare sul suo versante orientale, dove una serie di fattori come la pendenza moderatamente accli- ve, l’abbondanza di acqua dolce nei dintorni e la vicinanza di un approdo naturale alla foce del tor- rente Nervia, offrivano condizioni particolarmente favorevoli all’insediamento umano. Sulla collina furono rinvenute ceramiche proto- storiche e alcune monete greche1, che insieme a materiali di importazione, trovati in altri scavi, documentano un livello di vita relativamente alto e l’esistenza di contatti commerciali transmarini2. Scavi condotti negli anni ‘50 presso l’area del Cavalcavia confermarono l’esistenza di una fase di vita preromana, al di sotto dei livelli tardo-repub- bl i c a n i 3; furono individuati dei “recinti”, interpre- tati come basi di capanne, aventi forma circolare, tendente all’ovale, con diametro non sicuramente ac c e r t a t o 4; erano costituiti da massi di puddinga, rozzamente squadrati, di circa 50 cm. di altezza, privi di fondazione e direttamente piantati sui livelli di spiaggia sterili5. In mancanza di uno stu- dio dei reperti la datazione della loro costruzione, che si basa sul materiale rinvenuto nel terreno che sembra addossarsi ad essi internamente, resta piuttosto vaga, forse nell’ambito del IV sec. a.C. con continuità di vita nel corso del secolo successivo6. Un secondo scavo, effettuato nell’area L i b a n o- re-Rossi, a Nord-Est del precedente, permise di individuare al di sotto di una ricca d o m u s a u g u- stea con mosaici una stratigrafia preromana7. Le 16 - Ceramica preromana da A l b i n t i m i l i u m (V-IV sec. più antiche tracce di frequentazione (strato VIII) a.C.) (LAMBOGLIA 1956, figg.6-7)

1 Vennero raccolti in loc. Nervia (comune di Camporosso) diversi (Liv. XXVIII 46,9-10=F 312), che ricorda le incursioni a scopo di frammenti di ceramica protostorica, forse in relazione a struttu- razzia subite dai vicini Ingauni alla fine del III sec. a.C. da re murarie a secco, mescolati con ceramiche romane (cfr. LAM- parte delle limitrofe popolazioni dell’interno. BOGLIA 1948, p.121; LAMBOGLIA 1950a, pp.82-83). Le mone- 3 In generale sullo scavo cfr. la notizia preliminare in LAMBO- te preromane edite comprendono un didramma di V e l i a (g. 7; GLIA 1956, pp.91-156. diam. cm. 2,1 D/ testa di Atena a s.; R/ leone a s. in esergo VELH- 4 TON), con datazione al IV sec. a.C. e una dramma padana con Non sembrano sicure le misure di ricostruzione delle capan- probabile datazione nell’avanzato II sec. a.C. (ae g. 2; diam. cm ne, oscillanti tra i 6-8 m. e i 9-10 m. (LAMBOGLIA 1956, p.95; 2,1 D/testa di Artemide a d.; R/”leone-scorpione” a d.) (cfr. LAM- LAMBOGLIA 1950a, p.83). Recentemente è stato ipotizzato BOGLIA 1948, pp.121-122; figg.1-2, p.122; PIANA AGOSTI- che i tre recinti scavati avessero un diametro di circa 13 m. NETTI 1996c, p.233). Una moneta, rinvenuta in proprietà (PALLARES 1987, p.10). Ascenso (D/ Testa elmata? a sinistra; R/Illeggibile) è considerata 5 LAMBOGLIA 1956, pp.95-98; PALLARES 1987, p.10, secon- pertinente alla colonia greca di Th u r i i , con datazione al IV sec. do la quale i blocchi fondano invece su uno strato di riporto di a.C. (cfr. LAMBOGLIA 1950a, p.83). 80 cm. di spessore. 2 La possibilità da parte degli indigeni di disporre di un surplus 6 Sulla base dei reperti in associazione fu ipotizzata in un primo finanziario può anche essere collegata alla pratica assai diffusa momento una datazione della costruzione dei recinti approssi- del mercenariato ligure a favore di Greci e Cartaginesi, docu- mativamente tra la fine del IV e la prima metà del III sec. a.C. mentato già a partire dal V sec. a.C. Il tenore di vita relativa- (cfr. LAMBOGLIA 1956, p.100). Recentemente tale datazione è mente elevato e il benessere goduti dai Liguri della costa, com- stata rialzata al IV sec. a.C. (PALLARES 1992, p.172). presi gli Intemelii, è confermato anche dalla notizia liviana 7 Sullo scavo cfr. LAMBOGLIA 1958a, pp.60-62. 52 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

sono state datate tra la metà del IV e gli inizi del no pianeggiante tra la ripida pendice di Collasgar- III sec. a.C., mentre per la seconda fase insedia- ba e il mare, e se il nucleo più antico di esso debba tiva (strato VII) è proposta una datazione com- essere collocato sulle pendici o sulla sommità della plessiva dal 290-270 a.C. al 180 a.C. circa8. Ana- c o l l i n a1 3. lizzando i pochi reperti editi una datazione ini- ziale nell’ambito del IV sec. a.C. sembra confer- Nel territorio si è incluso per l’immediata con- mata dalla presenza di anfore massaliote di tipo tiguità e le analogie geografiche il comprensorio di Py 5-6 e Py 7-89, anche se l’attestazione di cera- Sanremo, anche se è possibile la pertinenza di que- mica pseudo-attica di produzione massaliota st’ultimo già al più importante nomen degli Ingau- potrebbe alzare la datazione all’avanzato V sec. ni; sono attestati alcuni insediamenti collinari, a . C .1 0 (fig. 16). ubicati in prossimità o direttamente sulla costa Gli scavi condotti a più riprese nella cosiddetta (Monte Nero, Sapergo), che presentano una fase area del Gas e presso il p u l p i t u m del teatro hanno insediativa databile preliminarmente al III-II sec. permesso inoltre di avanzare anche le prime ipote- a.C.14. (pianta a2-3) si topografiche sull’insediamento preromano; si è Analoga datazione hanno alcuni abitati, con- infatti osservato che i livelli antropici preromani centrati nel territorio sanremese (Colle S.Loren- non sembrano raggiungere verso mare il limite zo (pianta a4), Poggio Radino (pianta a5), della città romana ma si arrestano più a Nord, Croce di Padre Poggio (pianta a6), f o r s e P i a n all’altezza della p a r o d o s del teatro1 1, in corrispon- del Re (pianta a7)), definiti “romano-liguri”, men- denza del limite verso terra di una duna di sabbia tre più sporadica sembra essere stata la frequen- eolica, estesa per circa 100 m., non ritenuta idonea tazione in grotta (Madonna dell’Arma)15. ad un’espansione abitativa1 2. Tuttavia persistono Nell’entroterra due siti di altura, coevi ai pre- ancora dubbi sullo sviluppo del centro indigeno; cedenti, sono stati individuati a Monte Colma e a infatti non è stato ancora possibile chiarire se i Monte Mucchio delle Scaglie, ai quali devono esse- sovramenzionati “recinti” facessero parte di un’e- re aggiunte le tracce di frequentazione ad alta spansione dell’abitato sulla ridotta lingua di terre- quota sulla vetta di Monte Bignone.

8 Lo strato antropico più antico (strato VIII) è stato suddiviso in non sembrano essere preceduti da livelli antropici preromani diversi livelli; a quelli più antichi, ritenuti pressoché sterili, (cfr. LAMBOGLIA 1957a, pp.86-87). anche se Lamboglia vi osservava materiale di V-IV sec. a.C. 12 LAMBOGLIA 1959, p.241. A Sud della linea sovramenzio- seguono i livelli C (350-300 a.C.), B (fine IV sec. a.C.) ed A (inizi nata sotto i livelli romani sono stati trovati pochi materiali iso- III sec. a.C.). La f a c i e s generale presenta ceramica a vernice lati e sporadici, riferiti per lo più ad anfore del III sec. a.C., tra nera, anfore massaliote ed orientali, ceramica grezza locale e le quali un esemplare di anfora greco-italica dallo strato VII ceramica dipinta (locale?) (cfr. PALLARES 1993, p.37). Il dello scavo del teatro (LAMBOGLIA 1959, fig.2, p.242). Altri soprastante strato VII con campana A e anfore venne datato al due esemplari simili provengono dagli scavi dell’area del Gas III sec. a.C.; esso comprende i livelli C (290-260 a.C.), B (260- (cfr. LAMBOGLIA 1950d, fig.42,1 dall’area del Cardine-zona 230 a.C.), A (230-200 a.C.). La facies generale dello strato A; LAMBOGLIA 1955c, fig. p.251). sarebbe caratterizzata esclusivamente da ceramica a vernice 13 nera campana A, associata ad anfore greco-orientali, tardo- Recentemente PALLARES 1992, p.167 riguardo l’ubicazione puniche e greco-italiche, mentre sembrano scomparire le anfo- dell’insediamento ligure afferma che: “l’antica città indigena si re massaliote. Accanto a ceramiche grezze locali sono presenti estendeva alla base della collina della Colla Sgarba e occupava ceramiche regionali e di importazione, anche verniciate; in par- parte della fascia litoranea”. ticolare negli ultimi due livelli la ceramica a vernice nera cam- 14 La Cima Merello di Monte Nero a quota m.328 s.l.m. fu ogget- pana A sarebbe sempre più abbondante, in associazione con to di recupero di materiale di superficie, comprendente cerami- ceramica dipinta, comune grezza e fine, anfore greco-italiche che di età preromana e romana, frammenti metallici e una (PALLARES 1993, p.37). moneta bronzea di età repubblicana. Furono individuate due 9 MILANESE 1990, p.218. All’avanzato IV- inizi III sec. a.C. fasi: uno strato superficiale con materiale di età repubblicana, potrebbe ancora ricondurre il fondo con piede ad anello di pro- databile al III-II sec. a.C., e uno strato preromano con materia- babile coppa con bollo a rosetta interno, forse centrale, pubbli- le esclusivamente indigeno (LAMBOGLIA 1971b, pp. 76-77). cato in LAMBOGLIA 1956, fig. 7, n.2, qualora fosse possibile Più generiche sono le informazioni relative all’insediamento confermare la sua pertinenza alla fabbrica dei “Petites Estam- presso Saperdo, dove furono individuate alcune murature, asso- pilles”. ciate a ceramiche preromane e romane, genericamente riferite ad età tardo-repubblicana (cfr. LAMBOGLIA 1971b, p. 77). 10 Tra i 13 frr. di ceramica dai livelli preromani, pubblicata in 1 5 LAMBOGLIA 1956, figg.6-7, è stato identificato un orlo di Sul colle San Lorenzo la località di Poggio Castellaro pre- co p p a - sk y p h o s massaliota, datata tra 420 e 370 a.C., alla quale senta tracce di un insediamento preromano (COGORNO, potrebbe essere associato un fondo con palmette collegate con ROBINSON 1981, pp.32-33). A Poggio Radino a quota m.410 archi di cerchio (cfr. LAMBOGLIA 1956, figg.6, n.2; 7,n.1; PY s.l.m. vi sarebbero tracce di un “abitato fortificato romano-ligu- 1978, p.193 e nota 68 s.p.; per la forma in particolare LAMBO- re”; nei dintorni sarebbe stata trovata anche ceramica romana GLIA 1956, fig.2, n.22). Un orlo di coppa rientrante potrebbe (COGORNO, ROBINSON 1981, p.32) Il sito di Croce di Padre essere anch’esso una produzione attica o massaliota di IV sec. Poggio, ubicato a 573 m. s.l.m., è conosciuto anche col nome di a.C. (“bowl incurving rim”) (cfr. LAMBOGLIA 1956, figg.6, n.1). castellaro delle Rocche e presenta resti di mura di cinta mega- 1 1 litica; tra il materiale vi sono documentate anfore massaliote, Lo scavo del p u l p i t u m del teatro romano mise in evidenza con datazione dal V-IV sec. a.C. In località Pian del Re nei pres- direttamente sotto il livello di pavimentazione dell’edificio si del tumulo, attribuibile probabilmente a fasi avanzate del- imperiale livelli repubblicani. Un saggio in profondità nel set- l’età del Bronzo, è stata trovato un orlo di anfora tardo-repub- tore orientale del balteus permise di appurare che i livelli di II blicana, di tipo greco-italico o Dressel 1A, quale possibile indi- sec. a.C. insistono direttamente su una duna di sabbia eolica e zio di un insediamento dell’epoca della romanizzazione. Luigi Gambaro 53

Pianta a) ELENCO DEI SITI DELLA TARDA ETÀ DEL FERRO 1 - Albium Intemelium; 2 - Monte Nero; 3 - Sapergo; 4 - Colle S.Lorenzo; 5 - Poggio Radi- no; 6 - Croce di Padre Poggio; 7 - Pian del Re; 8 - Monte Colma; 9 - Monte Mucchio delle Scaglie; 10 - Monte Bignone; 11 - Albium Ingaunum; 12 - Monte Grange/ Monte delle Anime; 13 - Diano Mari- na; 14 - S. Bartolomeo; 15 - Rocca di Drego; 16 - Caprauna; 17 - Monte Follia; 18 - S a v o ; 19 - Bergeggi; 20 - Vado Ligure; 21 - Piana Crixia; 22 - Monte Beigua; 23 - Genua; 24 - Monte Carlo; 25 - San Cipriano; 26 - Campora; 27 - Monte Lecco (valico della Bocchetta); 28 - Camogli; 29 - Uscio; 30 - Recco; 31 - Testana; 32 - Zoagli; 33 - Deiva Marina; 34 - Framura; 35 - Castelfermo e Cota; 36 - Pignone; 37 - Vezzola; 38 - Monte Dragnone; 39 - Pegazzano; 40 - Ameglia.

A Monte Colma, che si trova lungo la dorsale a tutta l’età romana, fino al IV sec. d.C.; è stata che culmina col Monte Bignone a 649 m. s.l.m.,furo- scavata una costruzione a pianta rettangolare in no condotte due campagne di scavo16 , che permisero pietre a secco2 0. Tra le ceramiche sono attestate di identificare almeno tre edifici, facenti parte del- produzioni a vernice nera, definite di tradizione e l’insediamento. (pianta a8) Per due di essi è stata di imitazione campana, per le quali è proponibile proposta una datazione alla prima età imperiale; il una datazione nel I sec. a.C., con continuità fino ad terzo sembra essere una capanna dell’età del Ferro, età augustea per la seconda delle due produzio- datata al IV- III sec. a.C., in base all’associazione ni21. (pianta a9) con ceramica grezza d’impasto, anfore massaliote e A Monte Bignone furono scavati due edifici a ceramica a vernice nera17 . pianta quadrata, aventi 6 m. di lato, in muratura a Se le anfore massaliote e parte della ceramica secco, conservati per quasi 3 m. di altezza, i quali grezza permettono di confermare la datazione ini- erano difesi da due aggeri curvilinei verso orien- ziale del sito18, una continuità insediativa almeno t e2 2. (pianta a10) Già in occasione di recuperi di fino all’epoca della romanizzazione è documentata superficie e nello scavo dei livelli più superficiali di dalla ceramica a vernice nera, comprendente cam- distruzione e di abbandono (strato I) furono trova- pana A, e dalle anfore greco-italiche tarde, te ceramiche romane ed indigene; anche nel sotto- entrambe databili probabilmente nell’ambito della stante strato II, collegato alla fase più recente di prima metà del II sec. a.C.19. abitazione, fu riscontrata l’associazione di cerami- L’abitato di Monte Mucchio delle Scaglie ca indigena e ceramica di importazione tardo- presenta continuità insediativa dal III-II sec. a.C. repubblicana (vernice nera, probabilmente cam-

16 RICCI 1962, pp.58-62; RICCI 1963, pp.95-99. ra greco-italica tarda, aventi un rapporto tra altezza e spessore 17 RICCI 1963, pp.98-99. Le tracce della fase preromana furo- dell’orlo rispettivamente di 1,10-1,12-1,24, che permette di no individuate anche nell’ambito del settore dell’edificio roma- inquadrarle cronologicamente nella prima metà del II sec. a.C. no; infatti negli altri settori dell’edificio, prossimi al I, sotto il Le anfore sono presenti in grande quantità; infatti il materiale livello di crollo delle murature la ceramica romana è solo spo- raccolto intorno alla vetta consta quasi esclusivamente di radica e sembra almeno in parte infiltrata da strati superiori, “frammenti molto fluitati di anfore e di vasi comuni” (RICCI mentre prevale la ceramica grezza forse già preromana; com- 1962, p.61). Potrebbero riferirsi ad età più antica anche i fram- pare inoltre un frammento di anfora massaliota nel settore IV. menti di un’anfora recuperata in superficie presso l’area di 18 scavo, ritenuta di I sec. d.C., come pure i frammenti di “grandi Nel Museo civico di Sanremo sono esposte due anfore mas- anfore”, provenienti dagli strati sconvolti superficiali del sag- saliote con orlo ad echino ed una coppa ad orlo rientrante a ver- gio principale (RICCI 1962, pp.61-62). nice nera, per le quali potrebbe essere confermata la datazione 20 proposta al IV sec. a.C. COGORNO, ROBINSON 1981, p.32. 21 19 Tra il materiale esposto al Museo di Sanremo due frammen- Al Museo di Sanremo sono esposti 2 frammenti di ceramica ti di vernice nera sembrano pertinenti alla campana A; in par- definita “imitazione campana”, caratterizzati da vernice di cat- ticolare un fondo con tondello sovradipinto potrebbe apparte- tiva qualità e diluita e datati al II-I sec. a.C. Per altri 3 fram- nere alla scodella Lamb. 31, diffusa per tutto il II sec. a.C. ed menti è proposta l’identificazione con ceramica di “tradizione oltre. Di incerta datazione ma forse riconducibile ad un oriz- campana”, avente datazione compresa tra I sec. a.C. ed età zonte cronologico tardo è anche un frammento di ceramica a augustea. vernice nera a pasta grigia con rare miche e vernice quasi com- 2 2 LAMBOGLIA 1950c, p.82; LAMBOGLIA 1951, pp.70-71; pletamente evanida. Sono inoltre esposti tre esemplari di anfo- LAMBOGLIA 1952a, pp.61-62; LAMBOGLIA 1955b, pp.1-10. 54 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

pana A, e anfore greco-italiche tarde)2 3; in quelli no una generica frequentazione preromana dell’a- sottostanti comparivano invece solo ceramica indi- rea poi occupata dall’Anfiteatro2 7. gena e anfore massaliote2 4. Complessivamente è L’assoluta mancanza di resti monumentali, per stata ipotizzata una continuità insediativa tra l’a- quanto giustificabile a causa dei notevoli sbanca- vanzato V e il II sec. a.C., probabilmente non oltre menti e trasformazioni, provocate dalla successiva la conquista romana25. attività edificatoria, sarebbe in contrasto con Poichè per alcuni di questi abitati sia costieri quanto riferito dalle fonti, che descrivono l’o p p i - che dell’entroterra risulta una frequentazione a d u m di Albium Ingaunum munito di una cinta partire dal IV sec. a.C. o a volte da fine V sec. a.C. muraria, al momento della sua distruzione ad (cfr. i casi di Monte Bignone, Monte Colma e dello opera di Emilio Paolo28. stesso Albium Intemelium, forse anche di Monte Non si possono comunque escludere altre ipote- Nero), sembra possibile evidenziare una relativa si circa la sua ubicazione, ad esempio sul sito poi continuità nelle forme abitative e nelle pratiche di occupato dalla città romana, forse nella parte cen- controllo e di sfruttamento del territorio almeno trale dell’attuale centro storico, che risulta legger- fino alla prima metà del II sec. a.C. mente sopraelevata29, oppure in quella settentrio- nale, caratterizzata da alcune anomalie nella 2. Il territorio ingauno pianta; da non scartare è anche la possibilità di una sua posizione su una delle altre colline circo- L’occupazione della fascia costiera è attestata stanti la piana30. almeno dal IV sec. a.C., come confermano i siti del L’insediamento costiero di Monte Grange / colle di S. Martino presso Albenga e del complesso Monte delle Anime sorge su un rilievo poco di Monte Grange/Monte delle Anime alla foce del distante dalla costa tra Arma di Taggia e Riva torrente Argentina, entrambi con continuità tra Ligure, al limite orientale dell’ampia foce del tor- III e II sec. a.C. rente Argentina (pianta a12); esso è databile pro- L’ubicazione dell’o p p i d u m di Albium Ingau - babilmente a partire dal V-IV sec. a.C., mentre n u m , capoluogo dei Liguri Ingauni, non è sicura, sulla retrostante cima di Monte delle Anime era anche se è quasi certo che si trovasse in prossi- stata segnalata la presenza di ceramiche con data- mità della costa (pianta a11); in particolare la zione tra III e II sec. a.C.31. rada di Vadino, presso l’attuale foce del torrente Anche la piana di Diano e le alture circostanti Centa, favorevole ad un utilizzo portuale già in sembrano presentare favorevoli condizioni per uno età preromana, suggerisce di ipotizzare che il cen- stanziamento, come confermerebbero le significa- tro indigeno si estendesse sulla vicina collina del tive tracce archeologiche riferite ad epoca anterio- Monte (o di S. Martino), estrema propaggine del re alla seconda età del Ferro3 2. (pianta a13) A S . monte Grosso, che delimita verso Sud la vasta Bartolomeo (loc. Rovere) le strutture di età piana ingauna2 6. Tuttavia il riscontro offerto romana furono precedute da una frequentazione dalle testimonianze archeologiche non è partico- protostorica, indiziata da ceramica di grezza, larmente significativo, limitandosi a sporadiche almeno in parte attribuibile all’età del Bronzo, ceramiche databili al IV-III sec. a.C., che attesta- anfore massaliote e forse murature a secco con

23 Il materiale esposto al Museo civico di Sanremo comprende 1976c, p.162). L’unico riferimento a materiali anteriori all’anfi- due frammenti di ceramica a vernice nera (forse campana A) e teatro è contenuto in LAMBOGLIA 1978b, p.92, dove si accen- uno di anfora probabilmente greco-italica tarda con attacco na a ceramica a vernice nera, ritenuta campana e datata al II e d’ansa. I sec. a.C., che fu rinvenuta in certa quantità negli scavi 1934 e 24 LAMBOGLIA 1951, p.70 e fig. in alto p. 71. 1973, insieme ad anfore massaliote e a ceramica preromana; sui ritrovamenti preromani cfr. anche PALLARES 1992, p.176. 2 5 LAMBOGLIA 1951, p.70; in base ad una prima ipotetica 28 datazione “fino al I secolo avanti Cristo”. LAMBOGLIA 1955b, Plut., Aem. Paul. 6,1. p.1 sostenne poi che l’abbandono avvenne “immediatamente 29 Cfr. PALLARES 1992, pp.174, 179, che non esclude che sotto prima della conquista romana”. I termini cronologici rimango- gli strati romani della città non si possano in futuro trovare no indeterminati, poiché la ceramica non è mai stata pubblica- “elementi precedenti alla romanizzazione”. ta (cfr. anche COGORNO, ROBINSON 1981, p.33). 30 COSTA RESTAGNO 1985, p.13. 26 LAMBOGLIA 1976c, pp.160, 162; PALLARES 1992, p.174; 3 1 Nel corso degli anni ‘60 era stata segnalata la presenza di seppure la studiosa ritenga che non sia possibile precisare con ceramica grezza, vernice nera ed anfore greco-italiche (ritrova- sicurezza l’ubicazione dell’Albium Ingaunum, tuttavia ricono- mento inedito segnalatomi dal dott. Ricci del Museo di Sanre- sce che “la zona del Monte possiede i requisiti necessari per mo). ospitare l’antico oppidum”; inoltre non esclude che l’ampia col- 3 2 tre alluvionale della piana possa celare “altre costruzioni pre- Strati di frequentazione antropica, contenenti ceramica e romane in riva al mare” (PALLARES 1992, p.176). Analoga metalli, sono stati individuati in particolare nel corso di uno ipotesi prudente era già stata espressa in COSTA RESTAGNO scavo condotto nel 1971, nell’area Fiat, a Nord della ferrovia 1985, pp.13, 53. (LAMBOGLIA 1976a, p.167; SPADEA 1995, p.355), insieme ai 27 resti di una presunta tomba ad incinerazione con corredo Nello scavo condotto presso l’Anfiteatro tra il 1973 e il 1975 vascolare si riferiscono ad un sito costiero di una certa impor- lo strato a contatto con la roccia, nei punti dove non è intaccato tanza, fiorente durante il Bronzo Recente e Finale (cfr. LAM- dalle fondazioni dell’edificio circense o da rimaneggiamenti BOGLIA 1971a, pp.72-73,76; figg.5-6; SPADEA 1995, p.356; posteriori, contiene ceramiche preliminarmente datate al IV- DEL LUCCHESE, MAGGI 1998, p.66). III sec. a.C. (cfr. sullo scavo la breve notizia in LAMBOGLIA Luigi Gambaro 55

andamento curvilineo, avente funzione di terrazzi33. (pianta a14) Tra i siti di alta quota dell’entroterra si segna- lano quelli di Rocca di Drego, di Caprauna e di Monte Follia sullo spartiacque tra la valle Argen- tina e quella del Prino. L’insediamento di Rocca di Drego p r e s s o Andegna (Molini di Triora), ubicato a m. 1080 s.l.m., fu oggetto di scavi, nel corso dei quali furo- no individuati livelli preromani, comprendenti resti di focolare e murature, forse pertinenti ad una cinta, associati a ceramica grezza ed anfore, con probabile datazione fino al III-II sec. a.C.3 4. (pianta a15) Una frequentazione in età preromana tra IV e III sec. a.C. a Caprauna nell’area, dove fu rinve- nuta una stipe votiva di prima età imperiale, a m. 900 s.l.m., è attestata sia dalla sporadica ceramica a vernice nera e grezza, rinvenuta durante lo scavo della stipe stessa, sia dall’esistenza di un vicino toponimo “Castellaro”, a quota 1000 m3 5. (pianta a16) 17 - Ubicazione dell’oppidum di Savo (area del Priamàr) Tra gli insediamenti della montagna imperiese (VARALDO 1992, fig.5) l’unico oggetto di recenti ricerche archeologiche è quello di Monte Follia, lungo lo spartiacque tra la valle del torrente Argentina e quella del torrente Savo oppidum alpinum presso il porto che accolse Prino a m.1031 s.l.m.3 6; ad una fase preromana, le navi cartaginesi, reduci dalla razzia ai danni di inquadrabile nell’ambito del IV sec. a.C., sono Genova nel 205 a.C.39. (pianta a18) Sembra certa state riferite alcune strutture di terrazzamento e la sua ubicazione sulla collina del Priamàr, che si uno scarico di ceramiche grezze37. (pianta a17) articola in tre rilievi contigui, dei quali due sono Nel comprensorio del Finalese sono documen- occupati attualmente dalla fortezza e uno dal colle tati sia alcuni siti pertinenti ad insediamenti d’al- di S. Giorgio, oggi sbancato. Tali rilievi formavano tura sia diverse attestazioni di abitazione in grot- un promontorio che si elevava rispetto alla pianu- ta durante l’età del Ferro; purtroppo non è ancora ra acquitrinosa ad Ovest, spingendosi a picco sul possibile nessuna precisazione cronologica di tali mare verso Sud ed Ovest, venendo così a delimita- insediamenti38. re una modesta insenatura particolarmente favo- revole all’approdo40. (fig. 17) Mentre la più antica 3. Il territorio sabazio frequentazione risale già a partire dal Bronzo medio, lo sviluppo dell’insediamento nel corso I due centri costieri principali del territorio delle fasi iniziali della tarda età del Ferro, è indi- sabazio sono l’oppidum di Savona e il castellaro di ziato unicamente dal rinvenimento all’interno del Bergeggi a Sud di Vado Ligure. Priamàr di consistenti quantitativi di ceramiche L’esistenza di un insediamento preromano a con datazione tra V-IV e III sec. a.C.41. Savona è nota dalle fonti antiche, che accennano a Il castellaro di B e r g e g g i ubicato sul colle di

33 GANDOLFI 1990, p.123 pur con riserve sembra accettare l’i- zi e a Rocca presso Calice Ligure. Vi sono anche diversi esempi potesi della presenza di un abitato preromano; cfr. anche MAS- di frequentazione di caverne (Loc. Gore; Olivo, presso Toirano; SABÒ, GANDOLFI 1994, pp.147, con un disegno di un puntale Arene Candide), mentre rinvenimenti sporadici non associati a di anfora massaliota. strutture sono stati segnalati a Ranzi, presso Loano, a Perti, a 3 4 LAMBOGLIA 1937a, pp.111-115; la fase preromana è di Orera, Reseghe, S.Lorenzino, S.Bernardino e alle Manie. incerta datazione, poichè il materiale è inedito. 39 Liv. XXVIII,46. 35 LEALE ANFOSSI 1985, pp.89-91; si accenna al ritrovamen- 40 VARALDO 1992, pp.16-17. to nei pressi dello scavo di ceramica campana a vernice nera e 41 Cfr. CICILIOT 1982, p.132; Priamàr 1996, pp.7, 30-32; fig. nel livello a contatto della roccia di ceramica grezza con tipica 31,2 sulla storia e sui reperti dell’età del Ferro, con prevalente decorazione ad unghiate. attestazione di ceramica grezza di produzione locale con sco- 36 Si conosce l’esistenza di altri siti preromani, di incerta data- delle ed olle, anche decorate ad incisioni e ad argilla pizzicata, zione, ubicati sul Monte Settefontane, non lontano dal Monte associate a ceramiche di importazione (piattelli Genucilia, Follia, sul Monte Acquarone in valle Impero e sul Castellaretto ceramica a vernice nera comprendente coppe della fabbrica dei di Capo Cervo (cfr. GANDOLFI, STABILE RE 1990, p.121). “Petites Estampilles”, anfore massaliote e greco-italiche, fibule 37 GANDOLFI, STABILE RE 1990, pp.116-121. “Certosa” di tipo ticinese). Potrebbero riferirsi a resti delle 38 capanne dell’abitato protostorico parte delle numerose buche di Tra gli insediamenti d’altura si ricordano quelli in loc. Cin- palo, documentate in particolare nella Loggia del Castello que Alberi, presso Loano, a Ferre presso Pietra Ligure, a Verez- Nuovo (Priamàr 1996, pp.18-19; fig. 90). 56 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

18 - Castellaro di Bergeggi: ubicazione del sito e anfore 19 - Castellaro di Bergeggi: planimetria generale (DEL di importazione tirrenica (III-I sec. a.C.) (DEL LUC- LUCCHESE et al. 1994, fig.2) CHESE et al. 1994, figg.1; 21)

Sant’Elena a m. 347 s.l.m., a controllo della gola circa mezzo ettaro; esso segna l’inizio dell’ultima omonima, dove confluivano sia la via Iulia Augusta fase insediativa, che probabilmente proseguì fino da Vado in direzione della Val Ponci, sia una viabi- agli inizi del I sec. a.C., quando il sito venne defini- lità minore di raccordo con i centri costieri di Ber- tivamente abbandonato43 . geggi e Spotorno42 , è stato recentemente oggetto di È innegabile lo stretto collegamento tra questo scavi. (figg. 18-19; pianta a19) Si sono identificate insediamento e la vicina rada naturale di Vado, il tre fasi insediative, caratterizzate da impianti di cui utilizzo portuale risale sicuramente già ad età muri a secco, buchi di palo e ciottolati d’uso. La protostorica, come è confermato dai livelli sotto- prima fase, databile probabilmente nell’ambito già stanti alle fondazioni degli edifici romani del cen- del V sec. a.C., fu seguita da un’abbandono e da una tro di Vada Sabatia, riferibili ad un sito costiero seconda fase, attribuibile al IV-III sec. a.C.; di essa del Bronzo Recente44. (pianta a20) ci interessa particolarmente la sottofase B II, in Nell’entroterra il sito di Piana Crixia, occupa- quanto databile tra fine III e inizi II sec. a.C., epoca to dalla probabile m a n s i o romana, presenta una dell’avvio della conquista romana. Una situazione fase preromana di incerta datazione, che conferma di pericolo sembra aver comportato la costruzione l’importanza della zona per i collegamenti tra già nel II sec. a.C. di un muro di cinta, avente uno basso Piemonte e Liguria costiera45. (pianta a21) sviluppo lineare di 300 m., pari ad un’area difesa di La frequentazione della montagna appennini-

42 CICILIOT 1982, p.135; all’altura sede del castellaro è forse mana (cfr. GROSSO 1955, p.273, nota 1; CICILIOT 1982, attribuito il toponimo c a s t e l l a r i u m, ricordato in documenti p.132; SPADEA 1995, p.355). Indipendentemente dall’inter- medievali. pretazione stratigrafica tale ceramica, attribuita all’età del 43 Sullo scavo cfr. DEL LUCCHESE et al. 1994. Bronzo Recente e forse anche oltre, testimonia l’intenso utiliz- 44 zo portuale dell’area, presentando somiglianze con casi coevi In occasione dello scavo di una domus di età romana fu osser- documentati a Diano Marina e a Chiavari (cfr. DEL LUCCHE- vato che le fondazioni del primo impianto edilizio, datato alla SE, MAGGI 1998, p.116). fine del II sec. a.C., poggiavano su uno strato uniforme di terra, 45 mescolata a una grande quantità di ceramica frantumata e I livelli preromani (strato IV) sono caratterizzati dalla pre- pressata, in modo da formare un cocciopesto dallo spessore di senza di ceramica grezza non tornita, con decorazione incisa a circa 15-20 cm.; esso fu interpretato come un’opera di drenag- stecca, attribuita genericamente all’età del Ferro (cfr. OLIVIE- gio per bonificare l’area paludosa, al momento della costruzio- RI 1976, pp.131-133; OLIVIERI 1981, pp.199-201, fig.3, nn.2- ne dell’edificio, ottenuta utilizzando della terra mescolata a 5). La frequentazione più antica è stata attribuita ai Liguri ceramica, indizio di una frequentazione dell’area in età prero- montani (cfr. MORRA 1997, p.37). Luigi Gambaro 57

ca nel II sec. a.C. è confermata dalle tracce archeo- logiche presso il Monte Beigua ad oltre 1000 m. di altezza46. (fig. 20; pianta a22)

4. Il territorio di Genua e dei Tigullii

I recenti scavi condotti sulla collina di Castello, sede dell’oppidum preromano, hanno rivoluziona- to le ipotesi storiche relative alla fase più antica del centro ligure di Genua 47. (pianta a23) Si tende oggi a distinguere l’esistenza di una prima fase “protourbana”, relativa a un emporio commerciale con una componente etnica etrusca, affiancata da quella indigena celto-ligure48; la sua datazione iniziale in base al riscontro offerto da lacerti di paleosuolo e da alcune murature a secco, 20 - Monte Beigua: anfore tardo-repubblicane (FRAN- quest’ultime di recente rinvenimento, è fissata CESETTI et al. 1984, tav. I) intorno alla fine del VI sec. a.C., sebbene le più antiche tracce di frequentazione commerciale del- l’area portuale siano ancora più antiche, con data- nia focea di Marsiglia, con cui sono documentabili zione a partire dal secondo quarto del VI sec. a.C. contatti commerciali e forse anche diplomatici50. Intorno alla metà del V sec. a.C. seguì una fase di I dati archeologici relativi al III sec. a.C. sono ristrutturazione dell’abitato, comprendente una piuttosto frammentari e lacunosi; infatti vi sono serie di edifici e di strutture difensive, che obliterò indizi di una distruzione e abbandono di almeno in gran parte la fase precedente49. una parte dell’area sommitale dell’insediamen- Nel IV sec. a.C. sembra seguire una fase con t o5 1, ai quali potrebbe corrispondere un’espansio- elementi culturali indigeni più marcati, pur per- ne dell’abitato preromano, in relazione ad un suo manendo la vocazione di apertura verso il mondo sviluppo demografico, al di fuori della cima del mediterraneo e il carattere di importante centro colle e delle sue immediate adiacenze, lungo le politico e commerciale, che si pone come tramite pendici, in particolare in direzione della piana pro- tra il territorio etrusco e romano-laziale e la colo- spicente la rada portuale52.

46 A circa 2 km. ad Est del Monte Beigua lungo le pendici del- scavi hanno permesso di mettere in luce nell’area di S.Maria in l’altura Costa Spinsu, a m. 1096 s.l.m., sono state trovate alcu- Passione murature databili alla fine VI-inizi V sec. a.C. (comuni- ne decine di frammenti di anfore tardo-repubblicane dilavate cazione di P. Melli al Convegno per il ventennale della scompar- dalla sommità del rilievo, di produzione tirrenica, attribuite al sa di N. Lamboglia (Albenga 1998), di prossima pubblicazione). tipo Dressel 1A con datazione al II-I sec. a.C.; lungo le pendici 50 DE MARINIS 1998, p.71. Sulla situazione dell’op p i d u m ne l del monte è stata rinvenuta anche ceramica grezza inornata, IV sec. a.C. cfr. le considerazioni di M. Milanese in Città ritrova- attribuita all’Età del Ferro (FRANCESETTI et al.1984, pp. 55- ta 1996, pp.36-37. In particolare la monetazione cisalpina, rinve- 61, tav. I, fig. 4). Un analogo ritrovamento di anfore è stato nuta a Genua e in un’area ad essa afferente politicamente ed eco- effettuato presso il passo del Faiallo (cfr. GIANNICHEDDA nomicamente e databile probabilmente già dal IV fino agli inizi 1995b, p.46). del I sec. a.C., ha indotto ad ipotizzare l’esistenza di un zecca a 4 7 In generale sulla protostoria della città e sull’o p p i d u m c f r . Ge n u a stessa, almeno per l’emissione di dramme, mentre per la MILANESE 1987; MELLI 1990e, pp.299-301; SPADEA 1995, produzione di divisionali è genericamente condivisa una loro pp.356-357; il contributo di M. Milanese in Città ritrovata 1996, coniazione ligure (BERTINO 1984a, p.94; PIANA AGOSTINET- pp.33-37; MELLI 1998c, pp.433-435. TI 1996b, pp.196-207; PIANA AGOSTINETTI 1996c, pp.229- 48 Le attestazioni epigrafiche permettono di confermare la par- 233; MELLI 1998c, p.435). Un obolo cisalpino di recente ritrova- tecipazione alla fondazione dell’insediamento da parte di un mento è pubblicato in Città ritrovata 1996, p.208. nucleo di etruschi e di liguri etruschizzati ed etruscofoni; tra 51 Un grande scarico di rifiuti, che taglia asportandola la pavi- quest’ultimi è ascrivibile un Ne m e t h i e , datato alla prima metà mentazione di un edificio preromano, è datato agli inizi del III del V sec. a.C., che si affianca al Larth Muthiku menzionato nella sec. a.C.; dopo di esso seguono tra II e I sec. a.C. vespai di spia- stele di Busca in prov. di Cuneo, di poco più antico e forse identi- namento, forse interpretabili come rozze pavimentazioni di aree ficabile con un artigiano o un guerriero mercenario celto-ligure, aperte (MILANESE 1987, pp.13-15;109). La parziale distruzione fortemente etruschizzato e divenuto cittadino di un centro del- de l l ’ oppidum è datata già nella prima metà del III sec. a.C. in l’Etruria Settentrionale, forse Volterra; sulle testimonianze epi- concomitanza con il progressivo rarefarsi di sepolture nella vici- grafiche di fenomeni di integrazione tra Liguri ed Etruschi cfr. na necropoli (cfr. MELLI 1998a, p.417; MELLI 1998c, p.435). COLONNA 1998, pp.261-262; MELLI 1998c, p.433. 52 Lungo le pendici occidentali del colle e alla base di esso presso 4 9 Sulla nascita dell’emporio cfr. DE MARINIS 1988, pp.256- la cosiddetta casa di Agrippa fu rinvenuto un livello di frequen- 257, che insiste sull’importanza dei rapporti commerciali tra tazione (battuto di abitazione), datato al IV sec. a.C.; nelle imme- Etruschi e cultura di Golasecca come causa della nascita del cen- diate vicinanze dallo scavo della cripta della chiesa dei SS. Naza- tro; BRUNI 1993, p.71, che lo definisce “stanziamento etrusco”, rio e Celso un livello molto probabilmente in posto, forse associa- notando le forti somiglianze nella tipologia funeraria con l’area to a una muratura, si data a partire dal IV sec. a.C. I materiali pisana; MELLI 1994, p.735; DE MARINIS 1998, pp.64-65. Sulle preromani, recuperati nello scavo di via S.Giorgio, sebbene resi- fasi di vita più antiche dell’oppidum cfr. le considerazioni di M. duali, potrebbero tuttavia riferirsi a livelli di spiaggia, collegati Milanese in Città ritrovata 1996, pp.34-35, che definisce la città all’area portuale (su tutti i contesti cfr. GRASSO 1993). etrusca “di fondazione, lingua, cultura e tecnologia”. Recenti 58 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

21 - Monte Lecco / passo della Bocchetta: anfore tardo- 22 - Camogli / loc. Castellaro: ceramiche di importazione repubblicane (FOSSATI, MANNONI 1975, figg.114; 117) (1-3: anfore tirreniche; 4: vernice nera) (Archeologia Liguria 1984, fig.116)

Lungo le due vallate del Polcevera e del Bisagno della B o c c h e t t a su un ripiano di mezza costa a nell’immediato suburbio genovese sono stati indivi- 830 m. s.l.m. presso la direttrice viaria della Val duati alcuni abitati minori53 ; tuttavia solamente di Lemme, durante lo scavo di una vetreria medieva- alcuni di essi, localizzati in val Polcevera, impor- le furono rinvenuti al di sotto dei livelli medievali, tante asse naturale di percorrenza e di collegamen- in relazione ad un suolo antropizzato alcuni fram- to tra la costa e il Piemonte meridionale già in età menti di anfore greco-italiche tarde, indizio di una preromana si conoscono sufficienti elementi archeo- probabile occupazione preromana dell’area nel- logici per ipotizzare una datazione meno generica54 . l’ambito della prima metà del II sec. a.C.57. (fig. 21; In particolare sono stati indagati gli insediamenti pianta a27) di Monte Carlo, S. Cipriano e Campora. Sulla base dei dati topografici è stato quindi Mentre l’abitato sommitale di Monte Carlo ipotizzato un tipo di popolamento nella vallata, (pianta a24) restituisce un esempio per il periodo che tra IV e III sec. a.C. avrebbe privilegiato le anteriore all’avvio della romanizzazione, rivelan- alture, mentre nel III-II sec. a.C. prevarrebbero gli do interessanti collegamenti anche con altri siti abitati di mezzacosta58. del Genovesato orientale5 5, la probabile fase ini- Una frequentazione coeva ai precedenti pre- ziale dei due insediamenti di San Cipriano e di sentano gli unici due insediamenti del Genovesato Campora è da collocare tra il III e la prima metà orientale, nei quali siano stati eseguiti scavi del II sec. a.C. con continuità abitativa nel corso archeologici, quelli di Uscio e di Camogli. della romanizzazione56. (pianta a25-a26) In località Castellaro di Ca m o g l i la fase finale A qualche centinaio di metri a Nord del valico di occupazione del sito è stata attribuita al II-I sec.

53 In val Bisagno si segnalano i ritrovamenti di ceramica pro- mente materiali ceramici in giacitura secondaria (ceramica tostorica al Castelluzzo di Molassana, al Castellaro di Laccio e grezza, anfore tirreniche di tipo greco-italico tardo e Dressel a Traso presso Bargagli; solamente in quest’ultima località ci 1A, ceramiche a vernice nera di produzione volterrana e in sarebbe un’associazione di materiali anche di importazione, campana A), datati al III-I sec. a.C. Sporadica ceramica di che potrebbero consentire una datazione più puntuale del sito prima età imperiale può indicare una occupazione senza solu- ed ipotizzare una continuità tra età preromana ed età romana zione di continuità del sito, come pure una rioccupazione (cfr. (cfr. MANNONI 1972, pp.98-99; un elenco dei ritrovamenti del D’AMBROSIO 1985a, pp.49-53 sullo scavo; fig. 16,nn.1,3-6 Genovesato senza datazioni è fornito da GIANNICHEDDA sulle anfore; fig. 16, nn.8-14,16-18 sulle ceramiche a vernice 1995b, pp.41-42). nera). L’insediamento di Campora, che sorgeva su un ripiano di mezza costa a 300 m. s.l.m., non è documentato attraverso uno 5 4 Oltre alle ricerche condotte dall’ISCUM e dalla Soprinten- scavo ma grazie ad un recupero di materiali, comprendenti denza archeologica è necessario ricordare la ricerca topografica ceramica grezza, anfore tirreniche e ceramica a vernice nera che l’Università di ha iniziato nel 1987 in Val Polcevera (cfr. D’AMBROSIO 1985b, pp.70-72; fig. 16,nn.2-15-16). con l’intento di scrivere una storia di lungo periodo della Valle, comprendente anche scavi in siti preromani e della romanizza- 57 Nella zona D - settore 2 lo scavo di una struttura circolare a zione (cfr. i risultati di queste ricerche in PASQUINUCCI 1992, secco con pietre non lavorate, avente diametro ed altezza pp.526-532; PASQUINUCCI 1995b, pp.52-58). approssimativa conservata pari a m. 1,90 m., ha permesso di individuare sullo sterile uno strato (IV) con terra nera, compat- 5 5 Il sito ubicato a m. 551 s.l.m., presso l’abitato di Isoverde, ta con carboni, caratterizzato dalla sola presenza di anfore tir- presenta una durata insediativa, desumibile sulla base dell’a- reniche. Sullo scavo cfr. FOSSATI, MANNONI 1975, pp.120- nalisi dei materiali, tra la fine del V e il III sec. a.C.; gli unici 125. L’unico orlo pubblicato si riferisce ad un’anfora greco-itali- materiali di importazione sono costituiti da anfore puniche di ca tarda, non posteriore ai decenni centrali del II sec. a.C. (cfr. IV-III sec. a.C. e da una coeva fibula tipo Certosa (MELLI FOSSATI, MANNONI 1975, fig. 114, p.137). A due chilometri a 1985a, pp.39-47). Nord della vetreria in direzione di Voltaggio presso case Luxen 5 6 Dell’abitato sommitale di S.Cipriano sul crinale del rilievo furono rinvenute altre anfore probabilmente della stessa forma Bric Castellà a 314 m. sl.m., a controllo dei torrenti Serra e (cfr. FOSSATI, MANNONI 1975, p.156; fig. 117, p.137). Riccò, non si conservano tracce di strutture abitative ma sola- 58 D’AMBROSIO 1985b, p.70; PASQUINUCCI 1992, p.529. Luigi Gambaro 59

23 - Zoagli: anfora greco-italica (Fotografia personale) a. C . 59 (fig. 22; pianta a28), mentre l’abitato presso Versilia (dal Golfo del Tigullio fino al fiume Frigi- Us c i o presenta una fase di frequentazione compre- do, compreso il bacino del Magra), poichè l’intero sa tra il III e gli inizi del I sec. a.C.60 . (pianta a29) territorio spezzino, lunigianese e massese presen- Più genericamente riferibili al III-II sec. a.C. ta una certa omogeneità culturale durante la ma indizio di un popolamento piuttosto fitto sono tarda età del Ferro62; grazie all’attività di ricerca gli altri ritrovamenti intorno al promontorio di archeologica e topografica, svolta da varie istitu- Portofino e nel Golfo del Tigullio (Recco, Avegno, zioni (Soprintendenza archeologica, Musei e grup- Zoagli, Bracco)61. (fig. 23; pianta a30-a31-a32) pi territoriali, Università), sono considerevolmen- te aumentate in questi ultimi anni le informazioni 5. Riviera di Levante e Lunigiana su quest’area63. Mentre non vi sono elementi cronologici sicuri Si è deciso di presentare insieme i dati archeo- per il supposto abitato presso Deiva Marina6 4 logici riferiti alla Liguria Orientale costiera e alla (pianta a33), maggiori elementi documentano l’e-

5 9 È stata identificata una occupazione per gran parte della bile al VI-IV sec. a.C.; tuttavia alcune anfore di tipo greco-italico seconda età del Ferro (strati II e III), caratterizzata da murature tardo permettono di collocare una continuità abitativa o rioccu- a secco, comprendenti anche una cinta difensiva; in base ai mate- pazione del sito tra III e II sec. a.C.; un’anfora di tale forma è riali è possibile distinguere chiaramente due sottofasi, una rife- esposta nell’Antiquarium di Cicagna in val Fontanabuona (cfr. ribile al V-IV sec. a.C., un’altra databile al II sec. a.C. con asso- da ultimo MELLI 1990d, pp.292-293). I toponimi “Castellaro” ciazione di vernice nera ed anfore Dressel 1A ad impasto forte- sono piuttosto numerosi in val Fontanabuona (Pian Cerese, Cra- mente augitico. Di un certo interesse è il ritrovamento di un viasco presso Lumarzo; Roccatagliata presso Neirone; Gattorna “obolo” cisalpino (MILANESE 1984, pp.87-91; MELLI 1990d, presso Moconesi; Uscio; S.Colombano Certenoli); anche a Sestri p.292; BERTINO 1984a, p.94; PIANA AGOSTINETTI 1996c, Levante esiste il toponimo castellaro. p.229). Una recente revisione dello scavo attribuisce tuttavia 6 2 Insiste sulla omogeneità dell’area MASSARI 1981, p.83. gran parte dei resti murari alla importante fase insediativa del- Anche Ambrosi riconosce il carattere unitario dell’area, inclu- l’età del Bronzo Tardo e Finale, che precede quella dell’età del dendo nella sua trattazione l’intero bacino idrografico del Magra, Ferro (DEL LUCCHESE, MAGGI 1998, pp.124-125). lo Spezzino e la zona di Massa e Carrara (AMBROSI 1981). 6 0 Sulla sommità del Monte Borgo (m.721 s.l.m.) all’insedia- 63 La mostra sull’età del Ferro in Lunigiana del 1975 (Lunigiana mento dell’età del Rame/ Bronzo antico (3500-1800 a.C.) e a 1978) e il convegno sull’età del Ferro nella Liguria di Levante quello del Bronzo Finale seguì una fase abitativa di fine V-IV (MELLI 1983) hanno segnato un momento di rinnovato interes- sec. a.C., conclusasi con un incendio e il crollo dell’edificio; è se sull’età preromana, che si è tradotto tra la fine degli anni ‘70 e documentata anche una modesta frequentazione tra III e I sec. gli inizi degli anni ‘80 in una serie di lavori che in vario modo a.C., databile in base alla vernice nera (produzioni nord-etru- hanno proposto delle prime sintesi, che interessano anche il com- sche e campana A) e ad anfore greco-italiche tarde (cfr. MELLI plesso momento dell’avvio della romanizzazione (MAGGIANI 1983, pp.84-85; MELLI 1985b, pp.205-212; MELLI, STARNINI 1979, pp.73-101; AMBROSI 1981, pp.96-125; MASSARI 1981, 1990, pp.261-290). pp.83-112; MAGGIANI 1984, pp. 333-353). Sull’attività di ricer- 61 A Recco sono stati individuati due siti (Collina dei Capuccini e ca archeologica, svolta dall’Istituto di Storia della cultura mate- piazzale Olimpia) con materiali definiti preromani (ceramiche riale nell’alta val di Vara (Zignago, Vezzola e Monte Dragnone) e grezze, vernice nera, anfore Dressel 1), che potrebbero tuttavia in Lunigiana (valle Aulella e nel comune di Filattiera) vedi oltre. rappresentare un indizio di continuità dell’insediamento nel 64 Sul Monte Castelletto, a quota 348 m. s.l.m. sono stati indivi- corso dell’età tardo-repubblicana (cfr. MELLI 1990d, p.292). duati resti di cinta muraria di pianta trapezoidale, ritenuta pre- Presso la chiesa di Testana di Avegno e sulle pendici del monte romana; il dato va accolto con prudenza, poichè risulta ad essi S.Pietro sono state recuperate ceramiche grezze ed anfore tirre- associata una torre di avvistamento medievale. Gli scarsi resti di niche (cfr. MELLI 1990d, p.293). Sul massiccio del Bracco (fraz. ceramica sembrano tutti pertinenti a rozza terracotta d’impasto Pietre Nere) è documentata una frequentazione di altura attri- della tarda età del Ferro, mentre sono assenti le anfore o la cera- buita alla seconda età del Ferro (cfr. MELLI 1990d, p.294). mica riconosciuta come romana. La sporadicità dei resti potreb- Ubicato su un crinale presso la costa, l’insediamento presso Zoa- be essere determinato dal carattere eminentemente strategico e gli ha restituito materiale riferibile ad una frequentazione, data- quindi militare riconosciuto al sito (CIMASCHI 1951a, p.16). 60 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

mo e Pignone) si conoscono elementi topografici e cronologici grazie agli scavi, che li hanno interes- sati. L’abitato di Castelfermo, collegato a quello vicino di Cota, sorge su un’area sommitale, circon- data da una cinta muraria, all’interno della quale furono rinvenute ceramiche locali e di importazio- ne (vernice nera, anfore, un bracciale frammenta- rio in vetro blu di produzione celtica), che permet- tono di datare al III-II sec. a.C. il periodo più tardo di frequentazione66. (fig. 24; pianta a35) Sul monte Castellaro presso Pignone l’indagi- ne condotta a più riprese, in particolare presso alcuni anfratti sommitali, ha permesso di ipotizza- re un uso abitativo (e forse cultuale) dell’area, che comprende anche una fase della tarda età del Ferro, databile sulla base dell’associazione dei reperti di importazione (ceramica a vernice nera, anfore e monete) probabilmente fino all’avanzato 24 - Castelfermo: anfore greco-italiche (ISETTI 1960, fig.7) II sec. a.C.67. (pianta a36) A Vezzola nell’alta valle del Vara la fase della tarda età del Ferro, datata alla prima metà del II sistenza di un insediamento protostorico presso sec. a.C., è documentata da tracce di una capanna F r a m u r a, in cui fu eseguito uno scavo che ha con buchi di palo, tracce di focolare e ceramiche restituto materiali, dai quali si evince una proba- (anfore greco-italiche di tipo recente, abbondante bile datazione alla tarda età del Ferro fino all’epo- ceramica grezza e rara vernice nera)68 . (pianta a37) ca della Romanizzazione (IV-II sec. a.C.)65. (pianta Sulla cima del monte Dragnone sono stati a34) effettuati recuperi di reperti, databili al IV sec. Di altri due insediamenti fortificati (Castelfer- a.C.69. (pianta a38)

6 5 Su Monte Castellare (m. 214 s.l.m.) presso la loc. Vigo nel lare pp.153,156; MASSARI 1981, nota 5, p.107). Le stesse clas- comune di Framura l’esistenza di un insediamento dell’età del si ceramiche furono recuperate in occasione di un terzo scavo Ferro è testimoniata da raccolte di superficie e da un successi- nel 1972, durante il quale fu scavata una “fossa”, lunga m. 9 e vo scavo, grazie ai quali sono state recuperati numerosi fram- larga m. 1,5, delimitata da muretti a secco e con fondo rivestito menti di ceramica grezza e di anfore (cfr. BERNABÒ BREA da una rozza pavimentazione (MARINI 1976, p.87). In tale 1942, pp.41-42; CIMASCHI 1950, pp.39-40; CIMASCHI 1951b, occasione fu anche recuperato un “obolo” cisalpino, simile all’e- pp.33-34). semplare di Camogli (BERTINO 1976a, p.88; PIANA AGOSTI- NETTI 1996b, p.202; PIANA AGOSTINETTI 1996c, p. 234). 66 L’altura di Castelfermo (m. 791 s.l.m.) fu occupata da un abi- Una selezione delle ceramiche ed altri manufatti metallici rin- tato avente un’estensione presunta di ca. 3600 mq. I materiali venuti, esposti al Museo di La Spezia, conferma l’esistenza di ceramici, rinvenuti durante gli scavi eseguiti nel 1959-1960, una prima frequentazione durante l’età del Bronzo Recente e sono probabilmente da identificarsi, sulla base delle descrizio- Finale (cfr. DEL LUCCHESE, MAGGI 1998, pp.167-169). Le ni, con ceramica a vernice nera campana A e con anfore greco- ceramiche a vernice nera della tarda età del Ferro sono perti- italiche recenti, associate ad olle e testelli di ceramica grezza. nenti a kylikes con anse ad orecchia non ripiegate con datazio- Numerose scorie di fusione di ferro, rinvenute nella zona I, ne non posteriore ai primi decenni del II sec. a.C., coeve ad olle sono di dubbia attribuzione cronologica, mentre ad una fre- con orlo estroflesso e decorazione a dente di lupo, ciotole-coper- quentazione nell’età del Rame e nell’età del Bronzo sono riferi- chio e testelli di ceramica grezza (cfr. MAGGIANI 1979, p.91, bili rispettivamente resti di industria litica e alcuni frammenti nota 55). ceramici. A poche centinaia di metri a Cota è stata rinvenuta abbondante industria litica, riferibile ad un sito all’aperto fre- 6 8 Il castellaro sorge nella valle del torrente Casseruola, quentato durante il Neolitico e l’età del Rame. Una moneta in affluente di sinistra del fiume Vara, su un monte scosceso, di bronzo illeggibile è stata identificata con un asse onciale roma- forma tondeggiante, a poca distanza dal corso d’acqua e domi- no, genericamente databile dopo il 217 a.C. (su Castelfermo cfr. nato da entrambi i versanti della valle. Una prima frequenta- ISETTI 1960, pp.87-114, in particolare pp.88-100; fig. 7, p.95, zione abitativa risale all’età del Bronzo finale. In Val di Vara che ipotizza una datazione delle ceramiche alla fine del III sec. sono conosciuti due toponimi “castellaro” presso le località di a.C.; MASSARI 1981, nota 5, p.107; MELLI 1990d, pp.293-294, Veppo e Serò (cfr. sullo scavo FERRANDO CABONA et al. con datazione al V- IV sec. a.C. Sui rinvenimenti di Cota cfr. 1978, pp.70-75; MILANESE 1985, pp.182-183, 188-189; DEL ISETTI 1960, pp.100-114, figg. 19-20; MASSARI 1981, p.107, LUCCHESE. MAGGI 1998, pp.156-157). Nel comune di nota 6. Sui ritrovamenti preistorici in entrambi i siti cfr. DEL Zignago (loc. Novà-Via larga) è stato recentemente indagato LUCCHESE, MAGGI 1998, pp.149-150). un abitato con tracce di frequentazione nell’età del Bronzo Recente (XIII-XI sec. a.C.) e successivamente in età tardo- 67 L’area, ubicata a m. 332 s.l.m., è stata interessata da scavi in repubblicana (I sec. a.C.?) (DEL LUCCHESE, MAGGI 1998, momenti diversi; nel 1940 furono rinvenute ceramiche grezze, p.153). attribuite genericamente alla tarda età del Bronzo e all’età del Ferro, insieme ad un asse sestantale ridotto (229-175 a.C.) (cfr. 6 9 La cima interessata dai ritrovamenti si trova a 1010 m. BERNABÒ BREA 1941, pp.32-38). Nel 1956 furono recuperati s.l.m.; l’associazione dei reperti ha indotto ad ipotizzare, sep- in livelli sconvolti superficiali, antistanti un anfratto, pochi pure con prudenza, la pertinenza degli stessi ad una probabile frammenti di ceramica a vernice nera, definita “etrusco-cam- stipe votiva (MILANESE, GIARDI 1986, pp.71-78). pana”, e di anfore (cfr. BELLANI 1957, pp.151-162, in partico- Luigi Gambaro 61

Presso la città di La Spezia a P e g a z z a n o l a Madonna del Soccorso (Mi n u c c i a n o )72 (pianta b2), presenza di un insediamento indigeno è indiziata in località Castelvecchio73 (pianta b3) e sul Monte dal rinvenimento di una tomba a cassetta con Castello nel comune di Fi l a t t i e r a 74 .(pianta b4) panoplia, databile al IV-III sec. a.C., e da cerami- La documentazione relativa a necropoli e tombe che, comprendenti anfore, forse anche di tipo isolate della medesima area, riferibili all’avanzata greco-italico tardo o Dressel 1, che suggeriscono età del Ferro, è ugualmente vaga e frammentaria75 ; una continuità insediativa probabilmente fino al per i nuclei principali di Genicciola (pianta b5), II sec. a.C.70. (pianta a39) Ameglia (pianta a40) e Levigliani presso Stazze- In territorio lunigianese l’abitato di P i e v e ma in alta Versilia (pianta b6) è ipotizzabile una S . L o r e n z o presenta una fase di tarda età del qualche continuità anche nel corso del III sec. Ferro, documentata da anfore greco-italiche, cera- a. C . 76 , mentre per altre tombe isolate (Ponzolo di mica a vernice nera, ollette in ceramica grezza, Au l l a (pianta b7), Minazzana (pianta b8)e Re s c e - anche vacuolare, e ceramica dipinta a fasce, in to (pianta b9) è stata proposta una datazione tra base alle quali è stata ipotizzata una datazione al avanzato III e inizi del II sec. a.C.77 . (fig. 25) III sec. a.C. con probabile continuità fino agli inizi del II sec. a.C.71. (pianta b1) 6. Garfagnana e alta Versilia (fig. 26) Più sporadiche e di datazione non puntuale, anche se probabilmente protratta fino agli inizi della Di notevole importanza è stato in questi ulti- romanizzazione, sono le tracce di insediamenti ubi- mi anni lo sviluppo delle ricerche sulla protosto- cati nell’alta Lunigiana presso il Santuario della ria di questo territorio7 8; il popolamento nel corso

70 L’insediamento sorgeva su un modesto rilievo nell’immediato to alla scoperta di alcuni frustuli di ceramica a vernice nera suburbio occidentale della città, che porta il significativo toponimo campana A, cfr. Filattiera 1998, p.10. di “castellaro”; la tomba, posta su un piccolo pianoro subsommita- 75 Lunigiana 1978; MAGGIANI 1979; MASSARI 1981; MAG- le, è stata fortuitamente rinvenuta intatta (FROVA 1968, pp.289- GIANI 1984. 301; DYSON 1985, p.93). Le altre ceramiche, raccolte fluitate 7 6 lungo i fianchi del pendio, fortemente eroso, comprendono cerami- Una continuità d’uso della necropoli di Genicciola anche ca di importazione, tra cui anforacei (MANNONI 1968, p.302, che nella seconda metà del III sec. a.C. sembra confermata da alcu- definisce un orlo di anfora “ad arpione”; cfr. anche MASSARI 1981, ni corredi tombali con vernice nera e ceramica dipinta (cfr. p.107, nota 5, che ipotizza si tratti di anfore greco-italiche o Dres- MAGGIANI 1979, p.76; nota 46, p.90). Ad Ameglia l’importan- sel 1). Nella bassa valle del Magra, a Trebbiano presso Arcola, è te necropoli, il cui nucleo più antico, quello di Cafaggio, presen- stato individuato un abitato ligure, databile preliminarmente ta un primo utilizzo circoscritto nell’ultimo venticinquennio del sulla base delle ceramiche recuperate in superficie alla tarda età IV sec. a.C., ha restituito indizi sia a Cafaggio che in altri nuclei del ferro con continuità (o ripresa) sino ad età imperiale (cfr. TOR- minori di una qualche continuità d’uso anche nel corso del seco- RACCA 1998, pp.64-72; tavv.I-III sui reperti) lo successivo; in particolare sono note sepolture che utilizzano 71 come contenitore del corredo invece della tradizionale cassetta L’abitato, scoperto nel 1962 in località Renzano, oltre ad una litica un’anfora (massaliota o greco-italica), tagliata e capovol- importante fase databile alla tarda età del Bronzo, individuata ta, appoggiata ad una lastra litica. Alcune di queste tombe durante lo scavo nel 1968, presenta una fase di tarda età del sembrano databili alla prima metà del III sec. a.C. Nel fondo Ferro, in particolare distinta dopo uno scavo del 1976. Già in Paci una tomba presenta come corredo un probabile d e ì n o s seguito ai primi scavi fu riconosciuta una modesta percentuale dipinto, con datazione alla seconda metà del III sec. a.C. (cfr. di ceramica di importazione, tra cui vernice nera (3 frr. definiti DURANTE 1985; MAGGIANI 1979, nota 6, pp.78-79). Le pre-campani) (AMBROSI, MARTINI 1965, p.12 e fig. 6) e altri tombe a cassetta dell’importante necropoli di Levigliani, perti- frr. di parete di campana A (MARTINI 1966, p.14). Era stata nente ad un avamposto ligure ad Est del Magra, si datano nel- identificata anche della ceramica comune di importazione da l’ambito della seconda metà del III sec. a.C. (Etruscorum 1990, area tirrenica (gruppo mineralogico V’: MANNONI 1966, pp.289-295; Pietrasanta 1995, pp.107-118). pp.19-21). Sullo scavo del 1976 prima breve notizia in MAG- 77 GIANI 1979, nota 84, p.98; MAGGIANI 1984, p.346, nota 81. La tomba di Ponzolo presso Aulla presenta come corredo una Cfr. anche AMBROSI 1981, pp.116-118; GIANNICHEDDA kylix di tipo Morel 82 con anse non ripiegate e ceramica dipin- 1995a, pp.38-40, che accenna anche a “ceramiche figuline di ta a decorazione geometrica (MAGGIANI 1979, pp.74-79,90, tipo ligure” e ad anfore di origine laziale, che sembrano segna- nota 46). Per la tomba di Minazzana ipotesi sulla datazione tra re il limite cronologico più basso di occupazione dell’area. l’avanzato III e gli inizi del II sec. a.C. sono desunte dalla cera- 72 mica di importazione (MAGGIANI 1979, p.90, nota 46; Pietra- Non lontano dal santuario della Madonna del Soccorso, pres- santa 1995, pp.118-122). A Resceto presso Massa nell’alta valle so il crinale, è attestata una frequentazione della tarda età del del Frigido una sepoltura in anfora greco-italica, con ceramica Ferro, forse con continuità anche in età romana, contrassegnata a vernice nera, una fibula e un pendaglio in ambra potrebbe da ceramica grezza vacuolare, ceramica figulina e vernice nera. essere datata tra fine I I I e primi decenni del II sec. a.C. (cfr. Il materiale non sembra in giacitura primaria ma fluitato dalla M A G G I A N I 1979, p.99, nota 92, che sembra propendere per sommità del rilievo (cfr. AMBROSI, MANNONI 1972, pp.250, una datazione posteriore al 180 a.C.; cfr. anche ARMANINI 254, fig. 6: strati III e II). Sono esposti al Museo di La Spezia 3 frr. 1994, p.47). di vernice nera, ceramica grezza e figulina, un braccialetto bron- 78 zeo, una fusaiola in terracotta; sulla possibilità che si tratti di La stretta collaborazione tra volontariato locale e Soprinten- resti di un insediamento esprime dubbi MASSARI 1981, p.107, denza archeologica ha portato alla localizzazione e all’indagine nota 6; cfr. anche AMBROSI 1981, p.141. archeologica di alcuni insediamenti liguri (cfr. MAGGIANI 73 1979; MAGGIANI 1984). I risultati delle ricerche più recenti Sulla cima della collina vi sono indizi di una fase della tarda sono stati presentati in una mostra tenutasi a Castelnuovo età del Ferro, documentata da pochi frammenti di ceramica grez- Garfagnana (cfr. CIAMPOLTRINI 1996 con bibliografia prece- za e di vernice nera (cfr. par. 4.4.6). Probabilmente allo stesso dente). Per l’alta Versilia un importante aggiornamento dei insediamento sono riferibili le due tombe a cassetta litica trova- problemi topografici ed archeologici connessi al popolamento te nel 1921 (cfr. MASSARI 1981, p.102; Filattiera 1998, p.10). ligure è fornito dalla guida del Museo Archeologico Versiliese di 74 Sui recenti scavi sulla sommità del monte, che hanno porta- Pietrasanta (cfr. Pietrasanta 1995). 62 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

25 - Insediamenti e tombe liguri nella bassa Lunigiana, 26 - Insediamenti e tombe liguri nell’alta valle del Ser- Garfagnana, alta Versilia e Lucchesia (III- inizi II sec. chio (III-II sec. a.C.) (CIAMPOLTRINI 1996, fig.1) a.C.) (MAGGIANI 1979, fig.11) del III sec. a.C. è documentato dall’importante dissimile era l’impianto del secondo centro, attri- insediamento sul Monte Pisone (S. Romano buito ai decenni centrali del III sec. a.C. o poco Garfagnana) (pianta b10) e da quello poco più o l t r e8 1. tardo del Colle delle Carbonaie ( C a s t i g l i o n e Garfagnana) (pianta b11)7 9. Nel primo abitato, Passando al momento cruciale dello scontro tra datato tra fine IV e primi decenni del III sec. a.C., i Liguri Apuani e Roma tra la fine del III e gli inizi le abitazioni, disposte su ripiani artificiali, otte- del II sec. a.C. vanno ricordati gli abitati della nuti con muri di contenimento verso valle, erano Capriola di Camporgiano , ubicato in una costituite da alzati completamente lignei8 0; non importante posizione strategica82 (pianta b12), di

79 Completano il quadro insediativo gli abitati della Capriola e 8 1 Sulla sommità di un pianoro posto a m. 640 s.l.m. furono di Colognola con materiali cronologicamente vicini a quelli di individuati nel corso di uno scavo almeno tre terrazzamenti, Monte Pisone e la tomba di Filicaia (cfr. CIAMPOLTRINI 1996, delimitati da muri a secco di considerevoli dimensioni, che pp. 51-53). modellavano il fianco orientale del ripiano; una di queste mura- 8 0 Sulla vetta del Castellaraccio furono condotti due saggi di ture dallo spessore di oltre un metro sbarrava l’accesso dal scavo sul versante settentrionale (aree B e C), rispettivamente basso. La realizzazione di questi terrazzi era completata per a quota 855 e 865 m. s.l.m., che portarono alla luce due nuclei mezzo di gettate di scaglie di pietra e soprastanti livellamenti abitativi, disposti su alcuni terrazzi artificiali, ottenuti sban- di terra e pietrisco, su cui si impostava il piano d’uso degli cando la roccia a monte ed erigendo dei muri di contenimento a ambienti abitativi; essi erano costituiti da muri perpendicolari, valle con blocchi di pietra direttamente appoggiati alla roccia di addossati a quelli di terrazzo, che individuavano una serie di base. Con una serie di riporti sterili, costituiti da terra e scaglie ambienti e avevano la funzione di zoccolo di appoggio per l’ele- di pietra, aventi funzione di livellamento ed eventualmente vato in legno; ad essi erano connessi alcuni focolari (cfr. sullo anche di drenaggio, si era pareggiato il suolo per accogliere gli scavo CIAMPOLTRINI 1996, pp.54-58). In base ad alcuni edifici, dei quali restano solamente alcune buche di palo e foco- materiali, in particolare ceramica a vernice nera ed anfore, lari (cfr. sugli scavi CIAMPOLTRINI 1996, pp.40-45). Tra i sembra possibile ipotizzare una datazione finale di occupazione reperti risulta attestata ceramica a vernice nera (coppe del sito nell’avanzato III sec. a.C. o anche oltre (cfr. sui reperti dell’“Atelier des Petites estampilles”, kylikes di produzione vol- CIAMPOLTRINI 1996, pp.58-59, fig. 28). Coeva e pertinente terrana tipo Morel 82 ad anse non ripiegate e coppe a labbro all’abitato è la necropoli di Villacollemandina in loc. Pian di scanalato, s k y p h o i sovradipinti), ceramica figulina dipinta Paolo, ubicata su un modesto pianoro sul fianco meridionale anche a bande (coppe, olle ed o i n o c h o a i), ceramica grezza, in del rilievo e composta da almeno 9 tombe a cassetta. parte vacuolare (olle, pocula, dolia, ciotole-coperchio), fibule ed 8 2 Sulle indagini archeologiche e sulla tipologia dei reperti altri ornamenti personali (CIAMPOLTRINI 1996, pp.45-50; (ceramica a vernice nera, ceramica figulina dipinta ed acroma, figg. 14-18). ceramica grezza, anfore greco-italiche tarde) cfr. CIAMPOL- TRINI 1996, pp.60-61; figg. 20, 4-10; 33,1-4. Luigi Gambaro 63

Monte Vigne8 3 (pianta b13) e del Colle della ricordano quelli di Villa Collemandina, Filicaia, S. F a m e8 4 (pianta b14), che sono stati interessati Romano, Val di Vaiana, Castelvecchio, Barga, anche da interventi di scavo. (fig. 27) Montefegatesi e Tereglio, con datazione nel corso Indicazioni cronologiche meno puntuali, ma del III ed inizio del II sec. a.C.87. pur sempre riferibili latamente allo stesso periodo, si hanno per una serie di abitati o episodi di fre- 7. La montagna lucchese 88 quentazione ad alta quota (Monte Tontorone, Monte Altissimo (pianta b15), Monte Piglioni- Una conferma della presenza di siti ad alta co (pianta b16), Monte Lieto (pianta b17), quota a controllo delle vie di crinale e di valico Monte Gabberi (pianta b18), Monte Piglione proviene dall’area appenninica a nord della piana (pianta b19), Foce di Gello (pianta b20), V a l d i- lucchese e nella Valdinievole; tra gli abitati d’al- c a s t e l l o (pianta b21)8 5 e più sporadicamente in tura si ricorda quello di Pietra Pertusa s u l l ’ a l t o- grotta (Tana Grande della Pania di Corfino)86. piano delle Pizzorne, che presenta una datazione Numerose sono anche le tracce di sepolture iso- nel corso del III sec. a.C.8 9 (pianta b22), mentre late o di piccoli nuclei necropolari, tra i quali si più sporadica sembra essere la coeva frequenta-

83 Nel sito, ubicato nel comune di S.Romano Garfagnana, furono citazione in MENCACCI, ZECCHINI 1976, p.185; MAGGIANI effettuati recuperi di superficie e un sondaggio di scavo, che 1984, nota 81; Pietrasanta 1995, p.97; figg.56-57,61). Alla quota restituirono molta ceramica con datazione tra III e inizi del II di m. 1233 s.l.m. alle estremità della cresta del monte Piglione fu sec. a.C. (ceramica a vernice nera, anfore greco-italiche, conte- rilevata una concentrazione di diversi frammenti di anfore nenti grano (?), e ceramica di uso comune, sia grezza che depura- greco-italiche, associate a ceramica ligure (cfr. Apuane 1976, ta) (cfr. MAGGIANI 1979, p.98, nota 84; MAGGIANI 1984, nota pp.19-21; 30-32; Pietrasanta 1995, p.100; figg.26;57). Presso la 81 che ricorda tra la vernice nera una kylix volterrana di tipo vetta del monte Cuculiera (m. 950 s.l.m.) fu individuato un inse- Morel 82; CIAMPOLTRINI 1996, p.62). diamento d’altura, con ceramica grezza, in parte riferibile ad una 84 Il sito ubicato a quota 582 m.s.l.m. tra Castelnuovo Garfagna- precedente frequentazione dell’età del Bronzo, ceramica figulina na e Gallicano riveste un’importanza strategica per il controllo tornita, tra cui olpi monoansate e pentole biansate con orlo a tesa del passaggio di Monte Perpoli. Sul versante Ovest del colle furo- orizzontale, ceramica a pareti sottili, vernice nera e anfore greco- no individuati i resti di un abitato, tra cui un focolare associato a italiche recenti, delle quali una con bollo N. ALFI alla base delle grande quantità di carboni, ceramiche d’uso comune e anfore anse (MAGGIANI 1984, nota 81). Sembra probabile una data- greco-italiche tarde. Nelle vicinanze durante i lavori per un zione nell’ambito del II sec. a.C. e forse anche oltre (MENCACCI metanodotto fu individuato un pozzetto colmato di circa 30 anfo- 1973, pp.116-119; MENCACCI, ZECCHINI 1976, pp.154-158; re greco-italiche tarde, forse spezzate intenzionalmente (per MAGGIANI 1979, p.100, nota 94; Apuane 1976, pp.35-36). L’in- finalità rituale?), che confermano una datazione dell’insedia- sediamento d’altura di Valdicastello, già occupato durante l’età mento tra la fine III e gli inizi del II sec. a.C. (cfr. Apuane 1976, del Bronzo finale, presenta una seconda fase abitativa nella pp.23-29; 33-35; CIAMPOLTRINI 1996, pp.62-63, fig. 33, 5-11). tarda età del Ferro (III-II sec.a.C.), contrassegnata da molta 85 ceramica grezza anche vacuolata (olle ad orlo estroflesso, ciotole Sul Monte Tontorone (Vagli di Sotto) a quota 1000 m. s.l.m. è e tazze con piede ad anello e ornate a tacche), associata a cera- segnalato il ritrovamento di pochi frammenti di anfora, datati mica a vernice nera (kylikes e coppe) e ad anfore greco-italiche, in alla fine III-inizi II sec. a.C. (NOTINI 1985, p.4). particolare quest’ultime riferibili al tardo III-prima metà del II In loc. la Polla alle falde del Monte Altissimo sono state trovate sec. a.C. (ANTONUCCI 1970, pp.96-97; foto p.97; MAGGIANI in prevalenza anfore greco-italiche (tipi Will d-e) e ceramica ligu- 1984, p.346, nota 81; Apuane 1976, p.36, nota 2; Pietrasanta re, associate a fuseruole, ad una punta di giavellotto in ferro e ad 1995, pp.100-103; figg.48-50-57-59-62-63). un asse unciale in bronzo (cfr. LERA 1970, p.97; Apuane 1976, 86 p.36, nota 2; MAGGIANI 1979, p.100; Pietrasanta 1995, pp.91- Il ritrovamento di ceramica ligure e di anfore greco-italiche 92; figg.46-56,1-2). Nel corso di tre recuperi, effettuati su un sembra confermare una frequentazione tra III e inizi del II sec. ripiano nei pressi del monte Piglionico a quota 1200 m., furono a.C. (CIAMPOLTRINI 1996, p.65). individuate alcune decine di frammenti di anfore, comprendenti 87 Elementi utili per la datazione sono costituiti dalla ceramica almeno due orli, associate a un probabile focolare (Apuane 1976, a decorazione geometrica dipinta, capillarmente attestata tra pp.21-23; 33). medio III e inizi II sec. a.C. (cfr. MAGGIANI 1979, pp. 74 ss.). L’insediamento sommitale di Monte Lieto presso Stazzema Tra la ceramica a vernice nera prevale la kylix Morel 82 ad anse sorge ad una altitudine di 1016 m. s.l.m. con un’estensione pre- non ripiegate di produzione volterrana, mentre assai più spo- sunta sulla base della dispersione di materiale archeologico in radica è la ceramica campana A (cfr. MAGGIANI 1979, pp. 90- superficie di circa 10.000 mq. Ad una prima occupazione datata 92; CIAMPOLTRINI 1996, pp.66-67 con riferimento a vecchi all’età del Bronzo finale seguì una rioccupazione nella tarda età ritrovamenti). del Ferro, comprendente ceramica comune grezza e depurata 88 Le ricerche condotte nel corso degli anni ‘80 da associazioni del (ciotole, piatti-coperchi, coperchi, vasetti miniaturistici), cerami- volontariato archeologico, dalla Soprintendenza archeologica e ca a vernice nera (ky l i k e s , patere, boccalini), lucerne a vernice da musei locali, come quelli di Pescia e Larciano, hanno permes- nera (tipo Ricci B), anfore greco-italiche (tipo Will e), databili tra so la raccolta di molti dati sul popolamento in area montana e III e II sec a.C. (cfr. ANTONUCCI 1970, pp.95-99; Apuane 1976, collinare durante la tarda età del Ferro (cfr. la sintesi di CIAM- p.36; MENCACCI, ZECCHINI 1976, pp.151-152; Pietrasanta POLTRINI 1995a). 1995, pp.92-96; figg.47-56). MAGGIANI 1984, p.346, nota 81 89 riporta la notizia di monete senza fornire indicazioni circa la loro Nella zona di Pietra Pertusa su tre colli vicini grazie ad alcune identificazione. raccolte di superficie vennero rinvenute numerose anfore greco- L’insediamento presso la sommità del monte Gabberi, tra quote italiche, associate a ceramica a vernice nera di prevalente produ- 1050 e 1100 m.s.l.m., fu interessato da uno scavo, che restituì zione laziale e campana e a ceramica figulina (sui ritrovamenti una notevole quantità di ceramica in prevalenza grezza; meno cfr. LERA 1971, pp.108-112; MAGGIANI 1979, pp.97-98, in par- consistente la percentuale di vernice nera e di anfore greco-itali- ticolare nota 84, p.97; CIAMPOLTRINI 1995a, p.110; fig. 3,1-7). che (cfr. ANTONUCCI 1972, pp.27-28; a proposito delle anfore si Sulla cronologia del contesto, riferito ai decenni centrali del III citano “ fondi conici di anfore grossolane e parti di orli “; breve sec. a.C. fino al 230-220 a.C., cfr. CIAMPOLTRINI 1995a, p.112). 64 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

8. Il “confine” meridionale (Versilia e piana lucchese)

È necessario accennare alla situazione nel corso del III sec. a.C. degli insediamenti lungo la fascia costiera versiliese e nella piana lucchese, i quali pur presentando fin da età arcaica caratteri etruschi, risultano aperti a contatti e scambi com- merciali col vicino mondo ligure; essi sono investi- ti direttamente dalla crisi determinata nel corso del III sec. a.C. dalla discesa ligure verso la Luni- giana, la valle del Serchio e la Versilia92. Sul versante tirrenico sono stati indagati l’abi- tato di Bora dei Frati (pianta b24), l’emporio di S. Rocchino sul lago di Massaciuccoli (pianta b25) e il sito sul Castellaccio di Massarosa (pianta b26), dove il popolamento sembra protrar- si fino al volgere del III sec. a.C.93. Sul margine orientale della bassa piana del- l ’A u s e r/Serchio si ricorda l’abitato con vocazione emporica di Ponte Gini di Orentano, che fiorì nei decenni centrali del III sec. a.C. e che fu abbandonato verso il 230 a.C. forse a causa di un’incursione ligure9 4 (pianta b27); di datazione anteriore risulta il sito di Romito di Pozzuolo a Sud-Ovest di Lucca, con una fase di rioccupazione tra il 300 e il 270 a.C. circa95. (pianta b28) 27 - Ceramiche dagli insediamenti indigeni di Capriola di Camporgiano (1-4) e del Colle della fame (5-11) 9. Considerazioni sul popolamento indige - (CIAMPOLTRINI 1996, fig.33) no fino alle guerre romano-liguri

Pur con differenziazioni subregionali non sem- zione presso la vetta del Monte Memoriante9 0. brano esserci significative cesure nelle forme del (pianta b23) popolamento nel territorio ligure costiero tra V e III Non sono numerosi i nuclei di necropoli, ubica- sec. a.C. La documentazione archeologica permette ti nella zona montuosa e collinare, con sicurezza di datare già nel corso del V-inizi del IV sec. a.C. la attribuibili prima del II sec. a.C., come la tomba di nascita di un sistema di abitati, collegati tra loro Pian del Santo presso Montecatini, assegnata ai gerarchicamente, tra i quali tendono a differenziar- decenni centrali del III sec. a.C.91. si alcuni o p p i d a costieri maggiori, più ricettivi di

90 Da raccolte di superficie condotte non lontano dalla vetta del III sec. a.C. Puntuali elementi di datazione sono desunti dalla monte, a quota m. 800, provengono alcuni frammenti di anfore ceramica di importazione, costituita da produzioni a vernice e vernice nera, tra cui un orlo di anfora greco-italica di fine III- nera etrusco-laziale e nord-etrusca e da anfore greco-italiche, inizi II sec. a.C., conservati al Museo di Pescia e tuttora inediti; sia di produzione campano-laziale che di imitazione locale, tra potrebbero identificarsi con i materiali recuperati nel vicino le quali sono comprese varianti tipologicamente tarde, di avan- riparo delle Capre, datato nel corso del III sec. a.C., dove risul- zato III sec. a.C. od oltre (Etruscorum 1990, pp.187-260, figg. tano tuttavia attestate quasi esclusivamente ceramiche grezze 110,113-114, 125). La rioccupazione del sito di S.Rocchino in e rara ceramica figulina (CIAMPOLTRINI 1995a, pp.106-108; età ellenistica tra la fine del IV e l’avanzato III sec. a.C. è docu- fig. 3, 8-9). mentata da ceramiche a vernice nera e da anfore greco-italiche, 91 Nella tomba di Caroggio e a Monte a Colle sono attestati vasi associate a sporadico materiale ligure a testimonianza di con- a sopradipintura geometrica; nella prima anche vernice nera tatti commerciali (cfr. Etruscorum 1990, pp.175-178; fig. 99). campana A (MAGGIANI 1979, p.91). Sulla datazione della Pur con le riserve dovute alle caratteristiche del ritrovamento tomba di Pian del Santo cfr. CIAMPOLTRINI 1995a, p.106; fig. e alla frammentarietà del materiale è ipotizzata in base ai 2. reperti più tardi una datazione del Castellaccio di Massarosa 9 2 fino all’avanzato III sec. a.C. o anche oltre (Etruscorum 1990, Le ricerche archeologiche in questi ultimi anni hanno per- pp.182-186, fig. 100). messo di accertare che l’intero territorio compreso tra Magra e 94 Arno era sotto controllo etrusco, in particolare di Pisa, tra età CIAMPOLTRINI, PIERI 1997, p.39; CIAMPOLTRINI 1998, arcaica e la prima età ellenistica (cfr. BONAMICI 1994, p.528). pp.189 ss.: fase III di Ponte Gini. 9 5 93 Lo scavo di Bora dei Frati ha messo in luce potenti muri di Sembra prevalente una corrente commerciale formata da terrazzamento e fondazioni di capanne con zoccolo in pietra ed produzioni etrusco-meridionali e romane, accompagnate in alzato a graticcio intonacato su struttura lignea, per le quali è forma minoritaria da prodotti nord-etruschi e massalioti (cfr. proposta una datazione tra l’avanzato IV e la seconda metà del Etruscorum 1990, pp.271-286; figg. 143-144,146). Luigi Gambaro 65

influssi e contatti sia nei Pianta b) confronti dell’esperienza ELENCO DEI SITI DELLA TARDA ETÀ DEL FERRO (La pianta com- emporica etrusca nell’alto prende il territorio delle provincie di Massa Carrara, Lucca e Pistoia). 1-Pieve S.Lorenzo; 2-Minucciano; 3-Castelvecchio; 4-Monte Tirreno, incentrata fin dalla Castello; 5-Genicciola; 6-Levigliani; 7-Ponzolo; 8-Minaz- fine del VI sec. a.C. sul capo- zana; 9-Resceto; 10-Monte Pisone; 11-Colle delle saldo di G e n u a e e su pochi Carbonaie; 12-Capriola di Camporgia- altri punti costieri, sia nei no; 13-Monte Vigne; 14-Colle della confronti dell’area culturale Fame; 15-Monte Altissimo; go l a s e c c h i a n a 96 . La Liguria costiera non sembra coinvolta almeno direttamente in quei fenome- ni di crisi e di profonde tra- sformazioni, segnate tra la seconda metà del V e gli inizi 16-Monte Piglionico; del IV sec. a.C. dalla serie di 17-Monte Lieto; 18 - Monte eventi connessi all’invasione Gabberi; 19- onte Piglione; 20- gallica, che ebbe importanti Foce di Gello; 21-Valdicastello; effetti sul popolamento ligu- 22-Pietra Pertusa; 23-Monte Memoriante; 24-Bora dei Frati; re del Piemonte meridionale, 25-S.Rocchino; 26-Castellaccio di e dalle trasformazioni del Massarosa; 27-Ponte Gini di Oren- commercio marittimo etru- tano; 28-Romito di Pozzuolo. sco in direzione del Mediter- raneo occidentale97 . Nella tarda età del Ferro si osserva in particola- mancanza di scavi estensivi, che permettano di re nella Liguria di Levante un fenomeno di rioccu- avere una visione d’insieme di ciascuno di questi pazioni di siti d’altura sia costieri che dell’entroter- insediamenti, sfuggono ancora eventuali elementi ra, già abitati nel corso dell’età del Bronzo, in parti- ricorrenti e qualificatori100. Ad esempio la posizio- colare Tarda e Finale, anche se diversi indizi per- ne “forte” di molti insediamenti, sulla sommità di mettono di ipotizzare pure fenomeni di continuità alture sembra indiziare un loro carattere “milita- insediativa rispetto alla prima età del Ferro98 . re”, mirato al soddisfacimento di esigenze difensi- Nella Liguria orientale il confine col territorio ve; ciò è confermato dalla presenza di cinte mura- etrusco, consolidatosi dalla fine del VI sec. a.C. sul rie e fortificazioni, non sempre documentabili fiume Magra, e presidiato dall’importante centro archeologicamente, sia per il loro carattere preca- costiero di Ameglia, venne superato a causa della rio, come nel caso di valli, fossati o palizzate pressione celtica e di un aumento demografico a lignee, in particolare in siti di occupazione occasio- favore di una progressiva occupazione ligure del- nale, sia per l’opera di notevole erosione, a cui sono l’alta Versilia e delle aree montuose interne del- in genere sottoposti i fianchi delle aree sommitali l’alta valle del Serchio fino alla montagna pistoie- appenniniche, sia per il sovrapporsi a volte in età se già alla fine del IV sec. a.C. con un notevole svi- medievale di successive fasi abitative, che compor- luppo nel corso del III sec. a.C.99. tarono l’erezione di nuove strutture difensive101. Tra i numerosi problemi relativi al popolamen- Mentre non è sicura, anche se probabile, la loro to indigeno, ancor oggi irrisolti, uno dei principali identificazione con i c a s t e l l a delle fonti, ancora riguarda la precisa definizione dei diversi insedia- problematico è il loro rapporto, eventualmente menti, in relazione alla tipologia nota dalle fonti gerarchico, con l’altro tipo di insediamento ricor- antiche, che distingue vici, castella ed o p p i d a. In dato dalle fonti, i v i c i; quest’ultimi potrebbero

96 Cfr. sul popolamento nella Liguria costiera in età preromana 99 Sui Liguri in Versilia cfr. Etruscorum 1990, in Garfagnana SPADEA 1995, pp.355-358; DE MARINIS 1998, p.59; SPADEA cfr. CIAMPOLTRINI 1996, in Valdinievole cfr. CIAMPOLTRI- 1998, pp.79-81 con bibliografia; GAMBARI, VENTURINO NI 1995a; CIAMPOLTRINI, PIERI 1997. Sullo sviluppo del- GAMBARI 1988, p.136. Per COLONNA 1998, p.265 anche l’op - l’insediamento ligure in Versilia, Garfagnana e Lucchesia nel pi d u m di Sa v o potrebbe aver ospitato elementi etruschi. Forti III sec. a.C. cfr. anche CIAMPOLTRINI 1998, pp.187-189. influssi culturali esercitati dalla cultura di Golasecca sul Pie- 1 0 0 Sulle problematiche connesse alla dinamica dell’insedia- monte meridionale e sulla Liguria costiera in particolare nel V mento ligure durante la seconda età del Ferro con particolare sec. a.C. sono ipotizzati da GAMBARI 1998b, pp.127, 134-135. riferimento al Genovesato cfr. GIANNICHEDDA 1995b, 97 Assai più avanzata, anche grazie ad una maggiore conoscen- pp.41-43. za di siti e reperti, è la ricostruzione del popolamento della 101 La presenza di opere difensive è documentata archeologica- Liguria interna; oltre alla prima sintesi di GAMBARI, VEN- mente nei siti di Monte Bignone, Monte Colma, Castellaro delle TURINO GAMBARI 1988 vedi ora GAMBARI 1998a, pp.97- Rocche, Bergeggi nel Ponente, mentre nel Levante si annove- 104; GAMBARI 1998b, pp.141-145. rano i casi di Camogli e Castelfermo. In altre aree, come la 98 Ancora recentemente A. Maggiani ha ribadito la sostanziale con- Lunigiana, la mancanza di opere difensive è rilevata in tinuità etnica tra il popolamento dell’età del Bronzo recente/finale e AMBROSI 1981, p.118; GIANNICHEDDA 1995a, p.41. l’età del Ferro (GERVASINI, MAGGIANI 1998, p.51). 66 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

identificarsi, almeno in alcuni comprensori tribali, alte quote appenniniche non esclude tuttavia la possi- con abitati sparsi di fondovalle o a mezza costa, in bilità che almeno parte di questi siti abbiano assunto prossimità dei castella sommitali, a quote medie e anche una funzione di luoghi di rifugio e di arrocca- basse, atti a consentire un utilizzo continuativo; la mento in determinati momenti di crisi, in genere tut- loro elusività alla ricerca archeologica si potrebbe tavia di breve durata. In particolare nel settore spiegare sia per le loro dimensioni in genere ridot- appenninico orientale poteva rientrare in una tattica te, sia per il recente sviluppo edilizio dei fondoval- difensiva abituale il trasferimento degli abitanti dal le e delle aree collinari, che potrebbe averne fatto comprensorio circostante verso questi siti di alta sparire gran parte delle tracce102. quota, allorquando venivano pianificati attacchi ai Un altro problema è costituito da insediamenti di centri costieri e planiziali etruschi-romanizzati, in altura, cioè ad alta quota, che secondo un’ipotesi tra- previsione di probabili ritorsioni romane. La varietà e dizionale avrebbero avuto un particolare sviluppo l’abbondanza di materiali rinvenuti in questi siti durante la fase delle guerre romano-liguri, non riflet- potrebbe essere dovuta, oltre che a un temporaneo tendo quindi il popolamento preromano ma modifica- aumento della popolazione con relativo vettovaglia- zioni dello stesso indotte dallo stato di insicurezza e mento in momenti di pericolo bellico, anche a pratiche di pericolo contingenti, in seguito ai quali si sarebbe- di accumulo e di stoccaggio permanente di derrate ali- ro avuti episodi di “emigrazione” di nuclei di indigeni mentari, in anfore e grandi contenitori, da consumare verso aree, considerate più sicure e meglio difendibi- in momenti di necessità o carestia10 6 . li, dove furono costruiti nuovi abitati “protetti”10 3 . Bisogna inoltre ricordare la possibilità che Partendo però da un’analisi dei dati archeologici, alcuni siti sommitali abbiano avuto funzioni anche restituiti da questi insediamenti ad alte quote, è pos- di luogo di culto107. sibile osservare che essi presentano spesso tracce di Estensibile anche ad altre aree montane della frequentazione più antica, riconducibile già al IV-III Liguria orientale è l’ipotesi ricostruttiva del popo- sec. a.C., a volte con abbandoni definitivi nella secon- lamento protostorico della Garfagnana, in base da metà del III sec. a.C.10 4 . Sembrerebbe quindi ipo- alla quale sembra configurarsi un’organizzazione tizzabile una loro funzione tradizionale di luoghi di sociale molto primitiva dell’intero comprensorio, occupazione stagionale, in relazione a pratiche di rappresentata da insediamenti quasi per nulla alpeggio e di transumanza, che non dovettero com- gerarchizzati, di piccole e piccolissime dimensioni. portare tipologie abitative diverse da quelle documen- Il popolamento risulta concentrato in una fascia tate negli abitati a quote inferiori. La presenza di par- altimetrica compresa tra 500 e 900 m. tramite vil- ticolari manufatti permette di ricostruire l’esistenza laggi, definiti castella, non costituiti però da agglo- di pratiche economiche domestiche, quali la tessitura merati chiusi e continui, delimitati da una cinta e la macinatura, che implicavano l’esistenza di interi muraria, ma da nuclei insediativi tra loro distan- nuclei famigliari al seguito degli armenti. Si potrebbe ziati; ognuno di essi, costituito verosimilmente da ipotizzare un pendolarismo ciclico di almeno parte un singolo “clan” famigliare, si dispone su un fian- della popolazione, un vero e proprio seminomadismo, co di un rilievo con accettabili condizioni di difesa tra abitati nei fondovalle e sulle pendici appennini- naturali, eventalmente integrate con opere artifi- che, occupati in inverno, e abitati ad alte quote per le ciali a controllo di passaggi o di singoli punti mag- pratiche economiche concentrate nel periodo prima- giormente esposti. In genere nelle immediate vici- verile ed estivo10 5 . Questo tipo di sfruttamento delle nanze a quote più basse si estendeva la necropoli.

102 Cfr. GIANNICHEDDA 1995b, p.43, che ritiene poco nume- territorio si rifugia in caso di necessità, dove si mettono al sicu- rosi e piccoli i siti protostorici di mezza costa e di fondovalle. ro il bestiame e gli approvvigionamenti essenziali in tempo di 10 3 A proposito del castellaro di Vezzola in val di Vara la fase guerra, dove eventualmente si custodiscono i prigionieri e le ligure, datata alla prima metà del II sec. a.C., è stata attribuita prede”. alla “insicurezza nell’utilizzo dei territori costieri e pianeggianti 10 7 È stata ipotizzata da tempo l’attribuzione a santuari liguri di e quindi più esposti”, che avrebbe spinto le popolazioni indigene altura dei reperti rinvenuti sul Monte Alfeo e sul Monte Sagro. Sul sotto la pressione militare romana a trasferirsi in località inter- culto delle vette in Lunigiana con particolare riferimento al termi- ne più impervie e sicure (MILANESE 1985, p.189). Anche le ne ligure “penna” col significato di pietra o monte, da cui è deriva- tracce archeologiche presso il Monte Beigua portano lo stesso to il nome del dio (A)penninus cfr. AMBROSI 1994, pp.32-36. Solo studioso ad affermare che “gli attestati riusi in epoca romano nel caso del castellaro di Pignone è stata ipotizzata una destina- tardo-repubblicana di castellari liguri prospettano tangibilmen- zione sacrale per una “fossa” peraltro di incerta interpretazione, te quella situazione di insicurezza e di pericolo per le genti liguri dove compare insieme a numerose ceramiche anche una moneta che trova chiaro riscontro nelle fonti storiografiche latine” cisalpina (cfr. PIANA AGOSTINETTI 1996b, p.202; PIANA AGO- (FRANCESETTI et al. 1984, p.58). STINETTI 1996c, p.234; PIANA AGOSTINETTI 1996a, p.190). 104 Sincronismo sottolineato per Liguria orientale, Lunigiana, Non sembrano invece sussistere indizi sufficienti per attribuire ad Garfagnana e alta collina piacentina-parmigiana in CIAM- una stipe votiva i materiali rinvenuti sulla cima del monte Dra- POLTRINI 1996, p.51. gnone (tale ipotesi è invece prospettata seppur con prudenza in 105 MELLI 1983, p.83. MILANESE, GIARDI 1986, p.77 e ripresa da DURANTE 1998a, p.83, che lo definisce probabile luogo di culto). Anche per il sito di 106 Etruscorum 1990, p.178. Assai pertinente è la definizione di Minucciano, dove un’occupazione forse cultuale dell’età del Bron- questi insediamenti, formulata da SERENI 1955, p.381, come zo potrebbe essere indiziata dal rinvenimento di statue-stele, non luoghi “di rifugio in caso di pericolo”, “dove ci si raduna per la è accertabile una analoga funzione durante l’età del Ferro, epoca difesa o per le imprese di guerra, dove la popolazione di un dato alla quale sono peraltro riferibili tracce di frequentazione. Luigi Gambaro 67

3.4. IL QUADRO ECONOMICO Tra i carboni relativi alla fase dell’età del Ferro del castellaro di Vezzola prevalgono quelli riferibi- Fonti storiche ed archeologiche sulle prin - li alla quercia e all’olmo; come materiale da costru- cipali forme economiche zione dovette essere impiegato anche il leccio, mentre più sporadiche e dubbie sono le attestazio- 1. L’allevamento del bestiame ni di carpino, nocciolo, ontano e betulla113. Una discarica di rifiuti, associata ad un edificio Da uno strato datato al III-II sec. a.C. del sito di d e l l ’oppidum preromano di G e n u a, con datazione Minucciano in Lunigiana provengono una decina al IV sec. a.C., ha restituito un’ingente quantità di di carboni riferibili tutti ad un unico pezzo di quer- ossa animali, lo studio delle quali ha confermato la cia; è stato ricostruito per il periodo protostorico prevalenza numerica dei capro-ovini, seguiti nel- relativamente ad un’altitudine di mezza costa un l’ordine dai suini e dai bovini, quest’ultimi macel- ambiente con querceti misti, forse con la presenza lati quasi sempre adulti108. anche di faggio114.

2. La caccia e la pesca 4. L’agricoltura In relazione alla fase di IV sec. a.C. individuata La fonte storica, che cita l’agricoltura praticata nell’area dell’o p p i d u m preromano di G e n u a n o n dai Liguri, è rappresentata essenzialmente da mancano seppure in modeste percentuali resti di Livio; in un caso viene ricordato un episodio del pesci e molluschi marini a conferma dell’importan- 181 a.C., quando Emilio Paolo, giunto al confine za della pesca nell’alimentazione109. del territorio ingauno, accolse una richiesta di tre- gua dei Liguri, impegnandosi a non invadere i loro 3. Lo sfruttamento dell’ambiente forestale culta loca (Liv. XL 19,6-8). Nel 180 a.C. in seguito Per esigenze determinate dalla tecnica edilizia e ad azioni militari congiunte di entrambi i consoli lungo la costa dalle costruzioni navali doveva esse- contro i Liguri Apuani e Friniati, il console A. re notevole il fabbisogno di legname; utili informa- Postumio riuscì a debellare i Liguri Montani, dopo zioni per ricostruire l’ambiente vegetazionale e per aver bruciato il frumento dei loro campi (frumenta determinare quali essenze fossero maggiormente deusta) (Liv. XL 41, 5=FLLA 389)115. utilizzate derivano dall’analisi dei carboni, rinve- nuti in recenti scavi di insediamenti preromani. I a) Le forme delle coltivazioni resti antracologici provenienti dal castellaro di Ber- La tecnica del debbio, inteso come “abbrucia- geggi hanno permesso di ipotizzare nel VI-V sec. mento del bosco e del sottobosco, della vegetazione a.C. la presenza di una vegetazione originaria a arbustiva e della cotica erbosa, ai fini della ridu- querceto, probabilmente già comprendente aree a zione a coltura o della fertilizzazione di un dato macchia mediterranea, che andò progressivamente appezzamento”, è di antica tradizione sicuramente aumentando a scapito della quercia, utilizzata come preromana, anche se in determinate aree geografi- materiale edilizio e quindi oggetto di disboscamen- che e culturali come la Liguria dovette rappresen- to. Carboni di pruno e ghiande probabilmente sono tare anche dopo la romanizzazione la più praticata indizio di attività di raccolta di frutti selvatici ad modalità di sfruttamento agricolo116. uso alimentare umano o animale11 0 . Si ritiene che la parola, che compare in latino Negli scavi nell’o p p i d u m di G e n u a sono atte- nella forma debelos e debelis, quale nome comune stati in particolare carboni di pino e di quercia, di alcuni fundi della Tabula Alimetaria di Veleia, interpretati come indizio di scambi commerciali sia attribuibile ad un sostrato linguistico prelati- tra i Genuates e le limitrofe popolazioni dell’entro- no, paleoligure, dubitativamente ancora prea- terra appenninico111. Nel Castellaro di Uscio è con- rioeuropeo o forse già arioeuropeizzato117. fermato l’impiego del Carpino nero, quale princi- Il sistema agronomico a debbio si distingue nel pale legno da costruzione per i travi della capanna debbio su foresta e nel debbio su prato, a secondo dell’età del Ferro112. che il suolo da liberare sia ricoperto da un mantel-

108 MILANESE 1987, pp.343-347. da identificarsi con popolazioni che occupavano l’entroterra 109 MILANESE 1987, pp.343-347. della riviera di Ponente (LAMBOGLIA 1933a, pp.29-30), tutta- 110 via è interessante il riferimento alla cerealicoltura praticata DEL LUCCHESE et al. 1992, p.102. nell’interno, che dovette rivestire un ruolo importante nell’eco- 111 Nella fase 3 sono attestati carboni di olmo e di quercia; nella nomia indigena, tanto che l’incursione dei Romani provocò l’im- fase 4 carboni di pino e di quercia; nella fase 5 carboni di olmo mediata resa dei Liguri. e di pioppo (MILANESE 1987, p.385). 11 6 La definizione del debbio è tratta da SERENI 1981, pp.3-4. 112 Uscio 1990, p.198. I carboni di Carpino costituiscono il 60% 117 PETRACCO SICARDI 1958-59, p.74 pur riconoscendo l’ori- dei carboni attestati nell’orizzonte 2 dell’Età del Ferro. gine ligure del toponimo, gli attribuisce un’etimologia indoeu- 113 MILANESE 1985, p.188. ropea, avente il significato di “processo di fertilizzazione che 114 CASTELLETTI 1986, pp.41-44. avviene bruciando l’erba o le stoppie”. Cfr. anche SERENI 1981, pp.31-32, che non esclude invece che risalga ad ambiente 1 1 5 Sebbene la genericità della menzione non permetta una linguistico ancora prearioeuropeo. sicura determinazione geografica di tali Liguri Montani, forse 68 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

lo vegetale spontaneo arboreo e/o arbustivo oppure l’esistenza di una produzione vinicola in area gola- erbaceo. La scelta dei terreni da liberare con l’im- secchiana dall’età arcaica grazie al fondamentale piego del fuoco, che tra l’altro contribuisce anche a influsso culturale dell’Etruria padana, l’introduzione fertilizzarli con le ceneri prodotte dalla combustio- della coltivazione della vite nel Piemonte meridiona- ne, si concentra dapprima lungo le pendici piutto- le e verosimilmente sulla costa ligure non sembra sto brulle, sassose ed assolate, dove la pratica del essere anteriore alla seconda età del Ferro12 3 ; accan- disboscamento è resa più facile e veloce118. Si crea to a possibili prestiti culturali e tecnici etruschi, in quindi un’irregolare scacchiera di appezzamenti particolare in quelle zone a diretto contatto commer- che progressivamente si allargano a danno della ciale con le loro “enclaves” emporiche nell’alto Tirre- selva, i quali prima della semina possono essere no, si ritiene che lo sviluppo dell’attività vitivinicola dissodati sia mediante una superficiale lavorazio- sia dovuto all’influenza esercitata da Marsiglia, gra- ne a mano (debbio a zappa), sia con una rudimen- zie alla quale si sarebbe diffusa un tipo di coltivazio- tale aratura (debbio aratorio). ne a ceppo basso e con sostegno morto, tradizional- Esauritasi velocemente la fertilità del terreno, mente attribuito ad ambito culturale greco12 4 . anche a causa del forte dilavamento provocato dal L’importanza che il consumo del vino andò ad disboscamento, l’appezzamento a debbio dopo pochi assumere presso i Liguri nel corso della tarda età anni deve essere abbandonato alla vegetazione spon- del Ferro è confermata sia dalle fonti letterarie, tanea, con la conseguente rigenerazione della mac- come nel passo di Livio, che ricorda come i Liguri chia, qualora non subentri invece per una serie di fat- Ingauni poco prima della battaglia decisiva contro tori ambientali e storici una nuova formazione vege- l’esercito di Emilio Paolo nel 181 a.C.125, non pre- tale degradata, come la steppa (o prateria) mediter- sero le armi nisi exsatiati cibo vinoque, sia dalle ranea; solo dopo alcuni anni si può eventualmente fonti archeologiche, che attestano la capillare dif- ripetere nello stesso terreno la pratica del debbio11 9 . fusione delle anfore vinarie italiche negli insedia- Passando a considerare le fonti archeologiche, menti liguri tra III e II sec. a.C. esse si riferiscono essenzialmente a semi carboniz- Pur in assenza di conferme archeologiche l’esi- zati, che testimoniano la pratica della cerealicoltu- stenza di una viticoltura indigena è ipotizzabile ra, e a manufatti litici, adibiti a pratiche di maci- sulla base di un altro passo liviano, quando nel 180 natura dei cereali. Indizi di tal genere provengono a.C. A. Postumio debellò i Liguri Montani, deva- dal castellaro di Bergeggi (frumento, orzo, legumi- stando in modo sistematico il loro territorio e nose coltivate e selvatiche), dove sono stati ritro- facendo tagliare i loro vigneti126. vati anche macinelli e probabili macine120. Anche al Castellaro di Uscio sono documentati cereali 5. L’artigianato (frumento tenero ed orzo) e legumi (fava), come La pratica della filatura in ambito domestico, pure macine121. Attività di molitura sono attestate strettamente legata all’allevamento di ovini, è ben anche in insediamenti della tarda età del Ferro in documentata da numerose fuseruole, in genere Garfagnana e in alta Versilia122. biconoche e tronconiche, e da pesi da telaio; ritro- vamenti in tal senso sono stati effettuati in siti b) La viticoltura indigeni della Liguria di Ponente, della Garfagna- Mentre è accertata da prove dirette ed indirette na e dell’alta Versilia127.

118 SERENI 1955, pp.194-195. dato isolato di Tortona, dove semi di vite coltivata sono stati 119 SERENI 1955, pp.535-538; SERENI 1972, p.142, nota 1; rinvenuti in contesto di V sec. a.C. SERENI 1981, pp.45-47. 1 2 4 GAMBARI 1994, pp.31-32. L’ampia diffusione sulla costa 1 2 0 Cfr. DEL LUCCHESE et al. 1992, pp.102, 104-108; sono ligure di anfore vinarie etrusche tra V e IV sec. a.C. attesta documentati 14 esemplari di macinello in prevalenza di arena- l’importanza del commercio e del consumo di vino da parte ria e 7 esemplari di macina. delle popolazioni indigene. 125 1 2 1 Uscio 1990, pp.202-205. Le macine sono in ignimbrite, Liv. XL 28, 1 =FLLA 380. minerale importato dalle Alpi Marittime. 126 Liv. XL 41, 5 =FLLA 389. 122 Si tratta dell’insediamento di Monte Pisone, dove sono stati 1 2 7 Nel castellaro di Bergeggi sono state rinvenute numerose recuperati macinelli in arenaria ed eccezionalmente in pietra fusaiole fittili (DEL LUCCHESE et al. 1994, fig.23). Anche nel vulcanica (CIAMPOLTRINI 1996, p.50; fig. 18, 17-22) e di quel- complesso del Priamàr a Savona sono state rinvenute fusaiole lo del Colle delle Carbonaie, che ha restituito alcuni macinelli e pesi da telaio fittili di epoca preromana (cfr. Priamàr 1996, (cfr. CIAMPOLTRINI 1996, fig. 28, 18). Anche dagli insedia- p.30; fig.31,2). Sui ritrovamenti di Monte Pisone e di Colle delle menti indigeni di Monte Lieto, Monte Gabberi e Valdicastello Carbonaie in Garfagnana cfr. CIAMPOLTRINI 1996, p.49; in alta Versilia provengono frammenti di macine in conglome- fig.18,1-3; fig. 28, 13-17. Nell’insediamento di Monte Lieto sono rato quarzoso, panchina ed arenaria (Pietrasanta 1995, state rinvenute fuseruole bitroncoconiche e pesi da telaio tron- pp.95,97,103; fig. 60-61-62). co-piramidali (Pietrasanta 1995, p.95; figg. 54-55). Si ritiene 1 2 3 Sull’origine della viticoltura nell’Italia nord-occidentale, opportuno citare il ritrovamento di semi carbonizzati di lino con particolare riferimento al Piemonte, cfr. la sintesi di GAM- nell’abitato di Bora dei Frati, anche se si tratta di un insedia- BARI 1994, pp.31-37 in particolare sulla Liguria. Anche se è mento etrusco, poichè essendo quella del lino una coltura fina- possibile che i Liguri praticassero già precocemente una mode- lizzata alla tessitura, potrebbe essere stato recepita tramite sta viticoltura con l’impiego di vitigni selvativi, tuttavia sem- scambi anche dalle vicine popolazioni liguri (Etruscorum 1990, brano per ora mancare riscontri archeologici, ad eccezione del pp.259-260). Luigi Gambaro 69

È attribuito a specialisti di origine etrusca la terato tra IV e III sec. a.C., come risulta confer- pratica della metallurgia,in particolare della lavo- mato archeologicamente dalla capillare diffusione razione del ferro, documentata a Genua tra V e IV negli abitati indigeni di ceramiche da mensa, con- sec. a.C. sia sotto forma di materia prima (blocchi tenitori da trasporto e in misura minore di metal- di ematite dell’Elba), sia come scorie riferibili alla lo pregiato1 3 1. Nel corso del IV sec. a.C. la pro- lavorazione, che doveva avvenire in forni, ubicati gressiva crisi delle città etrusche meridionali è anche nell’area sommitale dell’o p p i d u m1 2 8; dalla compensata dallo sviluppo di contatti commercia- stessa area provengono inoltre tracce di fusione di li tra area ligure e altri centri produttivi sia del- minerali di piombo, che potrebbero rappresentare l’Etruria settentrionale (Volterra e Pisa) che del- la prova archeologica dell’estrazione dell’argento, l’area laziale-campana (Atelier des Petites destinato alla coniazione129. E s t a m p i l l e s )1 3 2. Non bisogna tuttavia trascurare l’esistenza di 6. Il commercio altre direttrici commerciali originantisi sia dall’am- L’avanzamento degli studi sul commercio biente focese-massaliota, come risulta documentato etrusco arcaico nel Tirreno permette di avanzare tra IV e III sec. a.C. dalla capillare diffusione di anfo- nuove ipotesi sulle forme e i modi, con cui anche la re e ceramiche fini, che da quello celtico, dal quale costa ligure fu almeno parzialmente interessata giunsero significativi apporti per quanto riguarda da questo fenomeno. I ritrovamenti nel Golfo di l’armamento e l’ornamento personale13 3 . La Spezia e presso la foce del Magra, che si La richiesta di almeno parte di questi manufat- aggiungono alle numerose testimonianze della ti dipendeva dalla progressiva introduzione di Versilia e in forma più discontinua a quelle del nuove usanze, derivate dall’influsso greco ed etru- Golfo del Tigullio (necropoli di Chiavari) e di sco, come il banchetto, incentrato sul consumo del Genova, ripropongono il problema di un avvio di vino, considerato presso diverse società indigene tale fenomeno già nel VII sec. a.C. con sviluppo protostoriche un bene di prestigio e di scambio, nella tarda età arcaica e nel V sec. a.C., culminato riservato alle élites134. con la nascita dell’emporio genovese, avente Tali oggetti giungevano, oltre che come botti- anche funzioni di irradiamento commerciale e cul- no, derivato da razzie e incursioni dei Liguri con- turale verso il Ponente ligure e almeno parzial- tro i centri romani ed etruschi della pianura mente verso il Basso Piemonte1 3 0. padana e dell’Etruria settentrionale e dalla pra- Passando alla tarda età del Ferro si può affer- tica della pirateria, anche grazie a scambi com- mare che un asse privilegiato tra il mondo tirreni- m e r c i a l i1 3 5, che prevedevano come controparte co centro-italico e la costa ligure si mantiene inal- indigena la fornitura di materie prime, partico-

1 2 8 Cfr. il contributo di M.Milanese in Città ritrovata 1996, colanti in area ligure possa derivare dalla fusione di monete d’o- pp.35-37; MELLI 1998c, p.433 che collega strettamente all’in- rigine romana od etrusca (cfr. il caso dell’armilla in argento della fluenza etrusca l’introduzione della lavorazione dei metalli. tomba femminile di Pian del Santo, databile ai decenni centrali del III sec. a.C.). Su tale ipotesi cfr. CIAMPOLTRINI 1995a, 1 2 9 MILANESE 1987, pp.308-309; MILANESE 1993, p.305; p.112. Una conferma del lungo permanere di contatti tra Liguri PIANA AGOSTINETTI 1996b, pp.206-207. Non è possibile ed Etruschi potrebbe essere data anche da un importante docu- escludere la possibilità che la materia prima per l’estrazione mento epigrafico, un graffito vascolare dalla necropoli di Ame- dell’argento, oltre che di importazione, derivasse da un’attività glia, su cui è riportato in lingua etrusca un antroponimo ligure estrattiva in ambito regionale, resa almeno teoricamente pos- (En i l a s t u s ) (cfr. GAMBARI, COLONNA 1988, p.154). sibile dall’esistenza di mineralizzazioni piombo-argentifere in diverse parti della Liguria (cfr. sul problema DEL SOLDATO 132 In generale sul commercio nella Liguria costiera tra IV e III 1996). sec. a.C. cfr. SPADEA 1998, pp.79-81. Su Genova cfr. le consi- derazioni di DE MARINIS 1998, p.66 e MELLI 1998c, pp.434- 130 In generale cfr. SPADEA 1995, pp.356-358; SPADEA 1998, 435. La diffusione di analoghe merci anche nel Piemonte meri- pp.79-81; DE MARINIS 1998, p.63. G. Colonna comprende tra dionale è sicuramente legata all’esistenza di vie commerciali di i motivi che avrebbero spinto gli Etruschi verso le terre liguri la attraversamento appenninico, come l’asse Polcevera-Scrivia ricerca di risorse minerarie e di schiavi, nonchè la possibilità di (cfr. la sintesi sulla Liguria interna in GAMBARI, VENTURI- arruolamento di mercenari (COLONNA 1998, p.265). Sulle NO GAMBARI 1988, pp.137-138). numerose testimonianze di insediamenti etruschi in Versilia cfr. Etruscorum 1990. Sui dati della Liguria orientale costiera 133 Sulle anfore massaliote l’unico tentativo di sintesi regiona- cfr. DURANTE 1998a, pp.82-83 con bibliografia. Di ecceziona- le è quello tentato da MILANESE 1990. Sulle panoplie celtiche le interesse è il ritrovamento a Lerici di una stele raffigurante in area ligure, a testimonianza di probabili infiltrazioni anche un guerriero ligure con datazione tra tardo VII ed inizi VI sec. di gruppi celtici, cfr. le armi della necropoli di Ameglia a.C., che presenta peculiari elementi tipologici e iconografici, (DURANTE 1998a, pp.82-83 con bibliografia precedente). indizi di un influsso da parte della scultura funeraria dell’E- 134 Il ruolo del vino nella Liguria protostorica potrebbe avvici- truria settentrionale; essa rappresenta un’ulteriore riprova, narsi a quanto è riconosciuto per la società gallica della Narbo- insieme alle altre statue-steli lunigianesi dell’età del Ferro, di nese (cfr. TCHERNIA 1987, pp.330-331; LAUBENHEIMER un processo di acculturazione in senso etrusco, che caratterizza 1990, pp.71-75). la Liguria orientale in età arcaica (cfr. GERVASINI, MAGGIA- 13 5 I Liguri erano definiti oltre che duri et agrestes anche me n - NI 1998, pp.28-61, in particolare pp.38-50). Su Genova cfr. il da c e s (mentitori); quest'ultimo epiteto in genere veniva attribui- contributo di M. Milanese in Città ritrovata 1996, pp.35-36; to dai Romani a popolazioni che praticavano attività di mercatu- MELLI 1998c, pp.433-434. ra marittima e la pirateria (cfr. GIARDINA 1994, pp.45-46). 13 1 È stato ipotizzato che almeno parte dei monili d’argento cir- 70 LA LIGURIA COSTIERA TRA III E I SECOLO a.C.

larmente lana e legname, richieste per esigenze mente attestato dalle fonti, che dovette avere belliche da Roma e dai centri etruschi alleati, importanti implicazioni anche di carattere econo- come Pisa, durante la prima guerra punica136. mico, fungendo da veicolo di trasmissione, oltre Un’ultima considerazione deve essere fatta che di idee, anche di manufatti, come merci, sul fenomeno del mercenariato ligure, ampia- monete, armi.

1 3 6 CIAMPOLTRINI 1996, p.60; CIAMPOLTRINI 1995a, pp. è documentato presso le popolazioni celtiche transalpine (cfr. 111-112; CIAMPOLTRINI, PIERI 1997, pp. 42-44. Come mone- Diod. V,26,3 che accenna alla consuetudine di barattare uno ta di scambio da parte indigena per procurarsi il vino e le merci schiavo in cambio di un’anfora). italiche è possibile che venissero utilizzati anche schiavi, come