I LIGURI APUANI Storiografia, Archeologia, Antropologia E Linguistica
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I LIGURI APUANI storiografia, archeologia, antropologia e linguistica di Lanfranco Sanna I Liguri Prima di affrontare la storia dei liguri apuani è bene fare alcuni riferimenti sull' etnogenesi dei Liguri. Quando compare per la prima volta il nome «ligure» nella storia? Αιθιοπας τε Λιγυς τε ιδε Σκυθας ιππηµολγους «E gli Etiopi e i Liguri e gli Sciti mungitori di cavalle» L’esametro, citato da Eratostene di Cirene e da lui attribuito a Esiodo, conserva la più antica memoria dei Liguri giunta fino a noi (VIII-VII sec. a.C.). I Liguri, secondo i Greci, erano gli abitanti dell’Occidente. Esiodo L’aggettivo «ligure» ha un carattere letterario e linguistico allogeno, perché si deve totalmente inquadrare nell’evoluzione della fonetica greco-latina Ligues > Ligures. Anche oggi nessun dialetto ligure possiede il termine dialettale per definire se stesso tale, né un abitante delle regioni vicine chiamerà mai “liguri” gli abitanti della Liguria. Ma da dove deriva questo nome? All’inizio «Liguri» avrebbe significato «abitanti della pianura alluvionale del Rodano». I contatti dei navigatori e poi dei coloni greci proprio con le tribù liguri del delta del Rodano spiegherebbero la sua estensione a tutto ethnos. Sinteticamente l’origine e l’evoluzione del nome dei Liguri avrebbe seguito questo percorso: - 700 a. C.: i primi navigatori greci prendono contatti commerciali con gli Elysici di Narbona. Gli abitanti scendono nella pianura sottostante la rocca assumendo il nome di Ligues derivato dal sustrato indigeno e attribuito loro dai Greci. - 600 a. C.: i Focesi fondano Massalia (Marsiglia) e per estensione chiamano Ligues le popolazioni indigene sia a est cha a ovest del Rodano. Tutto il territorio tra Pirenei e Alpi assume il nome di Ligustiké. - 500-450 a. C.: gli Elysici di Narbona sono sopraffatti dagli Iberi e il nome dei Liguri è sospinto verso est. Massalia espande i commerci, in concorrenza con gli Etruschi che hanno fondato Genova (*geneu = ginocchio), verso gli Ambrones delle Riviere e chiamano anche essi Ligues. - 400-300 a. C.: i Celti scendono lungo la valle del Rodano e Massalia è costretta ad espandersi verso ovest (Nizza, Monaco). Il nome dei Liguri si attesta sempre più a oriente. - 300-250 a. C.: l’ultima ondata dei Celti occupa completamente il territorio tra i Pirenei ed il Rodano. - I Liguri del golfo di Genova entrano nel gioco politico del Mediterraneo pro o contro Roma e Marsiglia. I Romani definiscono Ligures tutte le popolazioni non celtiche sovrastanti Massalia e Genova, loro alleate. - 228-170 a. C.: finite le guerre romano-liguri, i Romani chiamano Ligures gli abitanti della costa da Tolone a Luna e a sud del Po - 125-120 a.C.:i Romani fondano la Provincia Narbonensis dando il sopravvento ai Liguri e agli Iberi a svantaggio dei Celti. L'età del ferro in Lunigiana (dal IX sec.a. C. alla romanizzazione) A partire del IX sec. a.C. le diverse culture regionali corrispondono al progressivo definirsi etnico-linguistico dei popoli italici vissuti in epoca storica nei rispettivi territori. In val di Magra, nella valle del Serchio e nel massiccio apuano abitavano gli ambro-liguri o neoliguri che saranno in seguito chiamati Liguri Apuani. I Liguri Apuani, quando si scontrarono con i Romani, non potevano essere definiti correttamente un «popolo» come, rimanendo nell'area ligure, i Genuates, gli Ingauni, gli Intemelii, gli Statielli, i Taurini, i Veleiates, che disponevano di vere e proprie capitali come Album Intemelium, Album Ingaunum, Taurasia, Carystum, Genua e Veleia e avevano una economia più avanzata; essi costituivano, invece, un’estesa e popolosa confederazione di comunità gentilizie su base tribale, che basavano la loro economia prevalentemente sulla pastorizia transumante e quindi parzialmente nomade, e sulle periodiche scorrerie a scopo di rapina ai danni di popolazioni più progredite. I Liguri Apuani non arrivarono mai a disporre di una capitale e di città vere e proprie (Alba o Album) come i « popoli » ma il loro territorio era diviso in conciliabula, unità etnico-territoriali, composte a loro volta da castellari, insediamenti temporanei o permanenti posti su alture dove la popolazione si rifugiava in caso di attacco da parte dei nemici ed utilizzati fino alle guerre Romano-Liguri. Intorno ai castellari gravitavano un certo numero di vici (villaggi). I sepolcreti erano ad incinerazione, composti da tombe a cassetta con vasi cinerari e corredo e le statue-stele del gruppo C. Ricostruzione del guerriero apuano Legionario romano II sec. a.C. di Pulica, Fosdinovo (MS). III sec.a.C. Territorio dei liguri apuani La Tavola Peutigenaria, Pars IV, Segmentum IV; Rappresentazione delle zone Apuane con indicate le città di Pisa, Lucca, Luna, il nome "Sengauni" e, i Veleiates; il tratto Pisa-Luna non è rappresentato anche se esisteva già dal 200 a.C. come Aurelia Nova., mentre è tracciata l’Aurelia fino a Pisa e la via Clodia da Lucca a Luna.. Grazie alla Tabula Peutigenaria7 siamo in grado di conoscere chiaramente i limiti dei Veleiates posti a nord della catena montuosa che dal Gottero scende verso il mare in Alpe Pennino (il passo del Bracco). In questa zona la Tabula pone il popolo dei Segauni (errore di collocazione o sinonimo di Liguri Montani?). 7 La Tabula Peutigeriana (da Peutinger, umanista e antichista) è una copia del XII-XIII secolo di una carta romana probabilmente redatta da M. Vipsiano Agrippa, genero di Augusto, costruttore del primo Pantheon. La Tabula Peutingeriana fu rinvenuta nel 1507 da Konrad Celtes, bibliotecario dell’imperatore Massimiliano I. Il luogo del ritrovamento resta tutt'ora ignoto, mentre la sua denominazione corrente la si deve al secondo proprietario, Konrad Peutinger, cancelliere di Augsburg. Sono quattro gli elementi fondamentali sui quali si basano le nostre conoscenze sugli Apuani: - tombe a cassetta - statue-stele gruppo C - castellari - storiografia romana Le tombe a cassetta Le tombe a cassetta sono la testimonianza del rito ad incinerazione che è stato praticato costantemente in Lunigiana: è una pratica che deriva dai famosi « Campi di urne» cioè delle grandi necropoli ad incinerazione, comuni ad un gruppo di culture dell'età del Bronzo europee. In Italia fu portato dal popolo delle Terramare e dal settentrione si diffusero su tutta la penisola. Ma, mentre altrove il rito dell'inumazione conviveva con quello dell’incinerazione, in Lunigiana l'incinerazione è esclusiva e si ripete invariabilmente senza apprezzabili varianti per lunghi secoli. Si mantiene nella sostanza anche dopo la romanizzazione con la sola variante del materiale: non più lastre di pietra ma tegoloni, non più rozza ceramica, ma vasi accessori e cinerei in uso nel mondo romano. Sono chiamate tombe a cassetta perché sono costituite da un pozzetto lapideo realizzato con sei rozze lastre di pietra locale, quattro costituiscono le pareti e due il fondo e il coperchio. Distribuzione delle tombe nel territorio dei Liguri Apuani. cerchio nero: anteriori al V sec. a.C.; cerchio punteggiato: V-III sec.a.C.; cerchio vuoto: II-I sec.a.C.. (Da «Rivista di Studi Liguri», 1964, p. 199) Tombe a cassetta della necropoli di Cafaggio, Ameglia (SP)8 8 Ai piedi della collina di Costa Celle, sotto il borgo medievale di Ameglia (SP), la necropoli di Cafaggio è l’area cimiteriale di un forte nucleo di Liguri Apuani, che commerciavano con Etruschi e Celti e si avvalevano di un importante scalo marittimo alla foce del fiume Magra, futura sede del portus Lunae. Le tombe, 54, sono costituite da cassette realizzate con lastre di pietra scistosa provenienti dal vicino promontorio del Corvo e custodiscono le urne con i resti inceneriti dei defunti e il corredo funerario. Ogni struttura, che poteva anche accogliere più sepolture accomunate da vincoli di parentela e/o sociali, veniva poi coperta da un cumulo di pietre che aveva anche la funzione di segnacolo. I materiali dei corredi, in particolare il vasellame, consentono di datare la necropoli all'ultimo quarto del IV° sec. a.C. quando una frana ne determina il seppellimento e l'abbandono. L'area fu di nuovo frequentata in età romana e tardo antica (I-II sec. p. C.) e con inumazioni nella nuda terra. Il corredo è composto da un cinerario fittile nel quale vengono raccolti i resti del rogo funebre insieme ad alcuni oggetti che costituivano l’ornamento della persona. Così fra i frammenti di ossa combuste si possono trovare spirali per capelli, anelli, fibule e fibbie. L’imboccatura del cinerario è protetta da una ciotola capovolta (ciotola-coperchio), spesso in ceramica nera. A completamento del corredo vengono deposti i cosiddetti vasi accessori e cioè tazze, bicchieri, coppe piattelli e ollette. L'esame dei corredi permette di stabilire il sesso del defunto. Le sepolture femminili si individuano attraverso oggetti di ornamento come spirali per capelli, anelli, orecchini, vaghi e La panoplia L’armamento è riferito a individui adulti e consiste in armi da difesa e da offesa. Per la difesa i guerrieri di Cafaggio indossavano il solo elmo, in ferro o in bronzo, completato dalle paragnatidi per la protezione delle guance. Non sono stati rinvenuti scudi nonostante le fonti antiche li nomini come elemento peculiare della panoplia ligure. Le spade sono in ferro con foderi i cui motivi ornamentali riconducono al mondo celtico. Completano l’armamento lance e giavellotti questi ultimi arma specifico dei Liguri come ricordato anche dagli storici antichi. La foggia delle armi e i loro elementi tecnici e decorativi sono riconducibili a tipi diffusi in aree celtiche celtizzate oppure indicano provenienze da officine di ambito etrusco o centro-italico. Disegno di guerriero apuano armato di pennato. Il pennato, una specie di roncola, attrezzo usato ancor ora in Lunigiana, è stato considerato da alcuni studiosi l'arma nazionale degli Apuani. Stranamente però non è raffigurato in nessuna statua-stele né è presente nella panoplia delle tombe a cassetta.