collana diretta da Antonio Paolucci

Museo del Tesoro di Santa Maria dell’Impruneta Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio

a cura di Caterina Caneva

Edizioni Polistampa Musei del Territorio: l’Anello d’oro Museums of the Territory: The Golden Ring

Museo del Tesoro di Santa Maria dell’Impruneta

Ente promotore / Promoted by Ente Cassa di Risparmio di Firenze

In collaborazione con / In collaboration with Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per le province di Firenze, Prato e Pistoia Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Firenze, Prato e Pistoia Opificio delle Pietre Dure di Firenze Comune di Greve in Chianti Comune di Impruneta Comune di Tavarnelle Val di Pesa Regione Toscana Provincia di Firenze

Comitato scientifico / Scientific committee Presidente: Antonio Paolucci Cristina Acidini Luchinat, Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani, Paolo Galluzzi, Paola Grifoni, Carla Guiducci Bonanni, Leonardo Rombai, Bruno Santi, Maria Sframeli, Renato Stopani, Timothy Verdon

Progetto e cura scientifica / Project and scientific supervision Cristina Acidini Luchinat, Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani, Leonardo Rombai, Renato Stopani, Timothy Verdon

Testi di / Texts by Caterina Caneva, Rosanna Caterina Proto Pisani

Itinerari a cura di / Itineraries by Maria Pilar Lebole, Renato Stopani, Benedetta Zini

Glossario a cura di / Glossary by Valentina Tiracorrendo Coordinamento redazionale / Editorial coordination Lucia Mannini

Traduzioni per l’inglese / English translation English Workshop

Collaborazione alla schedatura delle opere / Collaboration on the drafting of the works of art cards Francesca Pisani

Immagine coordinata / Image coordination Rovaiweber design

Progetto grafico / Graphic project Polistampa

Referenze fotografiche / Photography Officine Fotografiche, Firenze Studio fotografico Tosi, Firenze Archivio fotografico Renato Stopani Archivio fotografico Andrea Ulivi Foto Lebole-Zini Foto Consorzio Chianti Classico www.piccoligrandimusei.it

In copertina: Antonio di Salvi, Pace con l’Assunta e il Cristo in pietà 1515, argento

© 2005 EDIZIONI POLISTAMPA Sede legale: Via Santa Maria, 27/r - 50125 Firenze - Tel. 055.233.7702 Stabilimento: Via Livorno, 8/31 - 50142 Firenze Tel. 055.7326.272 - Fax 055.7377.428 http://www.polistampa.com

ISBN 88-8304-954-3

Presentazione

Edoardo el 1986 veniva realizzato a San Martino a Ganga- Speranza N landi il primo museo di arte sacra nel quale la col- Presidente dell’Ente Cassa laborazione tra enti locali, autorità ecclesiastiche e orga- di Risparmio ni dello Stato preposti alla tutela trovava quel prezioso di Firenze punto di equilibrio che sarebbe diventato il fattore sa- liente di una lunga serie di analoghe iniziative cui l’En- te Cassa di Risparmio di Firenze avrebbe unito la pro- pria condivisione ed il sostegno economico. Quella data rappresentava uno dei primi segnali di in- versione di una tendenza secondo la quale, vuoi per mo- tivi logistici, vuoi per una non ancor ben affinata perce- zione della ricchezza delle risorse del territorio, si preferi- va accentrare il patrimonio d’arte delle parrocchie fora- nee in luoghi considerati più sicuri e controllabili. L’idea oggi prevalente del “museo diffuso” ribalta quella vecchia impostazione per restituire al territorio – grazie anche all’introduzione delle nuove tecnologie che aiuta- no a migliorare le esigenze della sicurezza – ciò che era stato prudentemente sottratto all’attenzione del pubblico e alla pietas popolare. Il Museo del Tesoro della basilica di Santa Maria di Im- pruneta fa parte di una fortunata serie di centri espositi- vi che oggi può contare su di uno strumento in più, volu- to e promosso dall’Ente Cassa di Risparmio, ma realizza- to grazie anche alla partecipazione degli altri soggetti isti- tuzionali, ossia il progetto Piccoli Grandi Musei, un si- stema di comunicazione integrato che si avvale di un por- tale internet (www.piccoligrandimusei.it), di mostre or-

7 ganizzate periodicamente nelle località interessate dal progetto e di piccole guide a stampa dei musei coinvolti. La presente guida del museo di Impruneta si inserisce in questo contesto ed è volta, nello spirito del progetto Pic- coli Grandi Musei, a far meglio conoscere e apprezzare questa bella realtà del nostro territorio. L’Ente Cassa di Risparmio di Firenze ha finanziato, ne- gli ultimi anni, anche importanti lavori di restauro al complesso della basilica di Impruneta che hanno riguar- dato le strutture architettoniche e, in particolare, il cam- panile. Ha inoltre rinnovato l’arredo espositivo del mu- seo aggiornandolo rispetto alle ultime soluzioni tecniche e secondo i più recenti criteri di ordinamento scientifico.

edoardo speranza 8 Prefazione

Antonio Tavarnelle Val di Pesa, nella raccolta vicariale di San Paolucci A Pietro a Bossolo, la Madre di Dio ci guarda regale e Direttore infinitamente malinconica. La Regina del Cielo sa che regionale per i Beni culturali quel bambino che stringe al petto le sarà tolto per la sal- e paesaggistici della Toscana vezza degli uomini. L’autore di questa tavola dipinta, al- ta 98 cm e larga 75, è Meliore, ultimo alfiere in Occiden- te della civiltà bizantina. Il tempo di esecuzione è circa l’anno 1270, quando Firenze era un fulvo dado di pietra irto di torri circondato di boschi e paludi e ancora non c’erano né né la cupola di Santa Maria del Fiore. Santa Maria di Impruneta, insigne basilica, santuario mariano caro da almeno seicento anni ai fiorentini. L’i- cona miracolosa, che la tradizione leggendaria dice ese- guita dall’evangelista Luca, è collocata nel tempietto che Michelozzo e Luca della Robbia hanno allestito per Lei. La Madonna di Impruneta è una Signora che conosce i suoi poteri e sa di essere l’infrangibile scudo di un popolo e di una nazione. E infatti la Vergine di Impruneta è sta- ta designata, per pronunciamento popolare, regina re- pubblicana di Firenze. E ogni volta con gran concorso di popolo, riti solennissimi, suppliche e voti di autorità. L’ul- timo evento politico che vide protagonista la Vergine di Impruneta risale a tempi relativamente recenti. Nell’e- state del 1944, nei giorni della ritirata tedesca e della guer- ra civile, l’immagine della Madonna, rimasta incolume nel suo altare devastato, era stata portata via dalla chie- sa e trasferita a Firenze dentro una ambulanza della Mi-

9 sericordia. Tre anni più tardi, dopo una accurata revi- sione curata dal laboratorio di Restauro della Soprinten- denza, la venerabile icona tornava processionalmente a Impruneta. Almeno 50.000 persone si raccolsero in piaz- za Pitti da dove partì il grandioso corteo e in diecimila seguirono la processione fino al santuario. Come nei tem- pi antichi la Madonna stava su un carro infiorato trai- nato dai buoi, scortato da carabinieri a cavallo, seguito dal clero, dalle autorità, dal popolo salmodiante. Attra- verso la città e la campagna ancora segnata dalle cicatri- ci della guerra, si ripeterono le scene di devozione e di fer- vore dei secoli passati. A peste fame et bello libera nos Domine: l’antica preghiera del popolo cristiano era sta- ta esaudita. Forse – sarà sembrato ai più – non senza l’in- tercessione della Madre Misericordiosa. È naturale che intorno alla Vergine di Impruneta si sia- no raccolti nei secoli straordinari tesori d’arte: codici mi- niati, argenti e smalti preziosi, ex voto di principi e di granduchi, stoffe liturgiche di tale rarità e splendore che le diresti degne della Corte del Paradiso. Greve in Chianti, ospizio di San Francesco, posto sulla strada per Montefioralle a dominare la piazza della ca- pitale chiantigiana. Abbiamo visto a Tavarnelle Val di Pesa la Madonna Ma- dre di Dio, luogo del Verbo che si è fatto Carne, vertigi- noso mistero teologico. A Impruneta, nel santuario che la celebra e nel museo che testimonia la devozione del suo popolo, la Madonna è la Regina, è lo scudo infrangibile, la Protettrice forte e misericordiosa. È il palladio di Fi- renze e della Toscana. A Greve in Chianti, nel museo che raccoglie le testimo- nianze religiose del capoluogo e del territorio, la Madon- na si presenta a noi nella iconografia della Madre Dolo- rosa. È la Donna che, nel gruppo plastico di Baccio da Montelupo in terracotta invetriata e policroma raffigu- antonio paolucci 10 rante il Compianto sul Cristo morto, rappresenta il do- lore di tutte le donne, in ogni tempo. Tre iconografie della Vergine, tre rappresentazioni del suo ruolo nella storia della salvezza, in tre musei di arte sa- cra della provincia fiorentina che in questo otto settembre (festa memoriale della Natività di Maria) abbiamo vo- luto fornire di speciale visibilità. Gli amici che hanno lavorato all’impresa (Cristina Aci- dini e Bruno Santi con Caterina Caneva, Rosanna Cate- rina Proto Pisani, Maria Sframeli) e l’Ente Cassa di Ri- sparmio che l’ha voluta e finanziata (Edoardo Speranza con Marcella Antonini e Barbara Tosti) avrebbero potu- to scegliere altri musei di arte sacra. Fra i tanti che popo- lano la provincia fiorentina (da Vicchio di Mugello a Montespertoli, da Lastra a Signa a Castelfiorentino, da San Donnino a Certaldo) e che hanno visto la luce gra- zie ai generosi finanziamenti del nostro istituto banca- rio, abbiamo scelto questi tre perché ci sono sembrati par- ticolarmente significativi sia della storia religiosa che del- la storia dell’arte e della civiltà in terra fiorentina e to- scana. Le guide che le mie righe introducono illustrano i tesori d’arte conservati nei musei vicariali di Impruneta, di Greve e di Tavarnelle. Sappia tuttavia il visitatore che quello che i libri illustrano e i suoi occhi potranno ammi- rare, non è che la minima parte della Bellezza che l’Arte e la Fede hanno ovunque distribuito sotto il nostro cielo.

prefazione 11

Piccoli grandi musei: una risorsa culturale diffusa in terra toscana

Bruno hi vuole usufruire di un panorama compiuto dell’arte Santi C sorta e diffusasi nella terra toscana, scandito dalle per- Soprintendente sonalità più rilevanti di una produzione figurativa che per il Patrimonio ha reso questa regione tra le più note, frequentate e am- storico, artistico ed mirate del mondo, può e deve indirizzarsi verso i musei etnoantropolo- gico delle più rappresentativi delle sue città d’arte: a Firenze gli Uf- province fizi, la Galleria dell’Accademia (e certo non solo per il di Firenze, Pistoia e Prato ), le varie collezioni di ; la Pinacote- ca nazionale a Siena; il Museo di Villa Guinigi a Lucca; il Museo di San Matteo a Pisa. In questi luoghi potrà avere un’idea esauriente di quello che hanno significato per la vicenda artistica italiana le scuole locali toscane, dalle origini fino ai giorni nostri: dalle Madonne romaniche o romanico-bizantine fino a Ottone Rosai, per sintetizzare banalmente un’esperienza artistica plurisecolare. Ma la Toscana presenta anche una rete fitta e diffusa di “piccoli” musei di arte sacra, ubicati in luoghi dalle ca- ratteristiche più svariate e che raccolgono opere che for- zatamente – per ragioni di sicurezza e conservazione o perché non più rispondenti agli scopi per cui erano state eseguite – hanno abbandonato le loro sedi di origine. Sono antiche canoniche, stanze di èremi e conventi, in- Il tempietto terni di oratori adibiti attualmente all’esposizione di im- dove è conservata magini di carattere religioso o di oggetti di culto, alcuni la Madonna di notevolissimo interesse. d’Impruneta all’interno Essi – i “piccoli” musei, intendo – riscattano, con la loro della basilica presenza testimone di una produttività artistica sciama-

13 ta dai centri maggiori fino alle più remote frazioni rura- li e collinari, la perdita irrimediabile di una valenza in- dispensabile per la comprensione completa di un’opera d’arte eseguita per devozione: il rapporto stretto con l’am- biente per cui fu realizzata. Grazie alla collaborazione tra gli enti locali, le proprietà ecclesiastiche, le soprintendenze e gli istituti finanziari, la provincia di Firenze ha assistito negli ultimi anni al rinnovamento di antichi musei o raccolte d’arte sacra nei luoghi prossimi al capoluogo: Impruneta, San Casciano, Montespertoli, Tavarnelle, Greve, Certaldo, Castelfio- rentino, Lastra a Signa e altri: centri dalla storia seco- lare, dalle presenze monumentali e artistiche di prima- rio interesse, hanno visto aggiornarsi e arricchirsi il pa- trimonio che già possedevano, lo hanno visto valorizza- to e illustrato appropriatamente da veri e propri catalo- ghi scientifici, che han preso forma grazie a un’istituzio- ne benemerita come gli Amici dei Musei, a cui tanto de- ve la diffusione della conoscenza del patrimonio cultu- rale locale, in una collana di indubbio rigore di conte- nuto e di singolare eleganza editoriale: la Biblioteca del- lo “Studiolo”. Ora – grazie ancora all’impegno dei funzionari delle so- printendenze e alla disponibilità dell’Ente Cassa di Ri- sparmio – su tre dei musei che abbiamo testé rammenta- to si è rivolta l’attenzione delle istituzioni interessate per rivitalizzarne la presenza, per una valorizzazione che possa ancora meglio attrarre quel pubblico che già da tem- po non si ferma soltanto nelle grandi città d’arte, ma vuo- le approfondire la conoscenza territoriale rivolgendosi an- che ai centri periferici, per scoprirne i patrimoni cultu- rali, la vicenda storica e comunitaria, di cui proprio que- sti musei sono l’espressione più immediata e comprensibi- le, proprio perché affidata alla visività. È nata così questa iniziativa, dal significativo titolo ap- bruno santi 14 punto di Piccoli grandi musei, affidata nella sua realiz- zazione a due profonde conoscitrici del patrimonio arti- stico presente nel territorio provinciale fiorentino, Cate- rina Caneva e Rosanna Caterina Proto Pisani, funzio- narie di soprintendenza ma anche – come è nella tradi- zione degli uffici di tutela – ricercatrici e studiose del pa- trimonio artistico loro affidato, che, con la cooperazione del gruppo operativo dell’Ente, hanno aggiornato i crite- ri espositivi dei musei di Impruneta, di Tavarnelle Val di Pesa e di Greve in Chianti e hanno preparato agili guide con cui avvicinarsi in piena sintonia al patrimonio colà esposto. Credo che la presidenza dell’Ente Cassa, la Diocesi fio- rentina, detentrice della massima parte dei beni esposti nei musei che si sono indicati, gli enti locali ospitanti, la Direzione regionale toscana dei beni culturali e paesag- gistici con il suo direttore (ed ex ministro, nonché impa- reggiabile conoscitore e sostenitore del patrimonio artisti- co territoriale, Antonio Paolucci), possano a buona ra- gione esprimere consapevole soddisfazione per questa ini- ziativa da loro voluta e organizzata, così come la “nuo- va” Soprintendenza per il Patrimonio storico-artistico (in realtà erede delle storiche Soprintendenze alle Gallerie e ai Beni artistici e storici), vede con soddisfazione realiz- zarsi – in mezzo all’impietosa realtà presente per la con- servazione del patrimonio culturale nazionale – ulterio- ri, adeguati strumenti di salvaguardia e conoscenza di un tessuto connettivo d’arte che attesta ancora quelli che so- no stati la vitalità, la creatività e l’ingegno della popola- zione toscana.

piccoli grandi musei 15

IlTesoro di Santa Maria

Il Tesoro di Santa Maria

Rosanna Impruneta, piccolo nucleo urbano a poche miglia Caterina dalla città, sulle colline intorno a Firenze, si tro- Proto Pisani A va un museo di particolare importanza per la prezio- sità delle opere custodite: il Tesoro di Santa Maria del- l’Impruneta. Il museo, infatti, collocato negli ambien- ti adiacenti alla basilica, ospita i doni elargiti nel cor- so dei secoli alla celeberrima immagine della Vergine di Impruneta, alla quale è dedicato uno dei santuari mariani più famosi di tutta la Toscana. A quest’immagine è legata un’antichissima e suggestiva tradizione, che narra come la sacra Immagine, dipinta dall’evangelista Luca, quindi non dipinta da mano uma- na (anche se l’immagine che si venera attualmente fu quasi totalmente ridipinta da Ignazio Hugford nel 1758), venne portata in Toscana da san Romolo. A se- guito delle persecuzioni, i seguaci del santo seppelliro- no l’immagine per nasconderla in prunetis, da cui sa- rebbe derivata l’etimologia del nome di Impruneta. Solo molti anni dopo si pensò di costruire un tempio dedicato alla Vergine sul monte delle Sante Marie, ma le mura costruite durante il giorno si disfacevano du- rante la notte, dichiarando che non era quello il luo- go adatto per l’erezione della chiesa. Si decise allora – La basilica di su consiglio dell’eremita di Bifonica – di affidare la scel- Santa Maria dell’Impruneta. ta del luogo a una specie di giudizio divino, caricando Sotto il portico le pietre delle mura su un carro tirato da buoi: laddo- a sinistra è l’ingresso ve i buoi si fossero fermati, si sarebbe costruito il nuo- al museo vo tempio dedicato alla Vergine. I buoi si inginoc-

19 chiarono proprio nel punto dove sorge l’attuale basili- ca di Santa Maria e si cominciò allora a scavare per get- tare le fondamenta della nuova costruzione. Fu pro- prio allora che, a un colpo di vanga più vigoroso, si udì una «voce languente», come racconta la cronaca del pievano Stefano Buondelmonti, e scavando si ritrovò la sacra Immagine della Vergine. Se la cronaca del pie- vano Stefano, del 1375 circa, è la prima fonte scritta del- la tradizione del ritrovamento della sacra Immagine, esiste un bassorilievo in marmo della metà del Quat- trocento che ne è la prima fonte figurativa. Il bassori- lievo, antico paliotto dell’altare della cappella della Ver- gine (prima che il Granduca Cosimo iii commissio- nasse il ricchissimo paliotto ancora posto sull’altare della Vergine) è l’emblema del museo. Il bassorilievo, variamente attribuito a diversi celebri artisti rinasci- mentali (Luca della Robbia, Michelozzo, il Filarete), racconta in maniera piana, ma con accenti di meravi- glia e raccoglimento, il momento focale del ritrova- mento della sacra Immagine. Il rinvenimento della sacra Immagine è un racconto che deriva certamente dalla tradizione orale e popola- re, ma come tutte le tradizioni ha una sua veridicità e un suo fondamento storico. Il collegamento della sa- cra Immagine con san Romolo, discepolo di san Pie- tro, significa rinviare il culto della Vergine di Impru- neta ai primi tempi della cristianizzazione in Toscana. La storia del disseppellimento dell’immagine rimanda inoltre alla scoperta di «gran copia di idoli e di figure di serpenti», come scriveva in pieno Quattrocento Gio- van Battista Casotti, pievano e storiografo di Santa Ma- ria dell’Impruneta, suggerendo che il luogo dove sor- ge la chiesa fosse in antico destinato a un’area sacra. Notizie certe sull’origine della chiesa risalgono solo al secolo xi, con la più antica testimonianza rappresen- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 20 tata dalla lapide in marmo – murata accanto alla por- ta d’ingresso – della consacrazione avvenuta il 3 gen- naio 1060 a opera del cardinale Umberto di Selva Can- dida, legato di papa Niccolò ii. Il ritrovamento del- l’impianto romanico della chiesa, durante i lavori di restauro a seguito della distruzione dell’ultima guerra, conferma questa datazione: importanti testimonianze romaniche dell’attuale chiesa sono la cripta, in corri- spondenza della zona centrale del presbiterio, e la tor- re campanaria. La chiesa di Santa Maria, a differenza di altri celebra- ti luoghi di culto, non nasce come santuario, ma co- me pieve, dotata di fonte battesimale e chiesa matrice, dalla quale dipendevano ben ventuno suffraganee, po- sta su una importante via di comunicazione, la Cassia Imperiale, una variante della via Cassia. Verso la metà del Trecento la crisi economica che in- vestì anche il florido comune di Impruneta e la peste nera del 1348 portarono a Firenze il culto di Nostra Donna. La Madonna di Impruneta venne ad affian- carsi allora alla Madonna di , che pro- teggeva dalla carestia, e alla Madonna della Santissima Annunziata, che aveva funzioni taumaturgiche. Il culto della Vergine venne esportato così a Firenze, assumendo caratteristiche proprie e originali: alla pri- ma processione a Firenze del 1354, descritta da Matteo Villani, a seguito della peste del 1348, seguì nel corso dei secoli un numero considerevole di processioni. Fu proprio in questo periodo che la chiesa si trasformò in santuario. La ristrutturazione della chiesa sulla ba- se delle nuove esigenze adottò il modello delle chiese conventuali toscane, con pianta ad aula, raddoppian- do la superficie per accogliere il crescente numero di pellegrini, per i quali vennero costruiti anche i loggia- ti della piazza, con funzioni di ricovero. La chiesa, pur

il tesoro di santa maria 21 conservando scarse tracce gotiche, ha mantenuto nel tempo l’impianto trecentesco. La presenza, durante il Quattrocento, del vescovo An- tonio degli Agli, uomo di raffinata cultura e in dime- stichezza e amicizia con Piero de’ Medici, Marsilio Fi- cino, Leon Battista Alberti, che ne fu pievano dal 1439 fino all’anno della sua morte il 1477, costituì un’alter- nativa al patronato della potente famiglia dei Buon- delmonti, che di Santa Maria si considerarono sempre fondatori e legittimi proprietari ex fundatione, dotatio- ne et defensione, esercitando il patronato sulla chiesa fi- no all’estinzione della famiglia nel Settecento. Tutti gli interventi quattrocenteschi sul complesso di Santa Ma- ria dell’Impruneta sono legati alla personalità di Anto- nio degli Agli, che ne fu munifico benefattore: dall’e- dificazione di un secondo chiostro rinascimentale, che si affiancava al chiostro del pievano Stefano, alla co- struzione di un muro di cinta che, circondando il com- plesso con torri angolari, conferiva alla chiesa l’aspetto di fortezza inespugnabile, con lo scopo di racchiudere e proteggere il sancta sanctorum, cioè i due tempietti gemelli che arricchivano l’interno della chiesa, desti- nati a custodire i simboli fondamentali della dottrina cristiana, le reliquie della Vera Croce donate dal cele- bre condottiero Pippo Spano e l’arcaica immagine ma- riana, ossia Cristo e la Vergine. I tempietti, opere en- trambe commissionate da Piero de’ Medici all’archi- tetto di famiglia Michelozzo, furono probabilmente eretti dallo stesso Michelozzo, in «compagnia», in que- gli anni, con Luca della Robbia, che ne eseguì le deco- razioni in terracotta invetriata, con grande libertà in- ventiva, ma seguendo rigorosamente le soluzioni pro- spettate per gli interni da Leon Battista Alberti e sug- gerendo, nello studio della luce, la forte influenza del pensiero di Marsilio Ficino di derivazione platonica. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 22 Risalgono invece al secolo xvi la risistemazione del co- ro poligonale, legata tradizionalmente ad Andrea Buondelmonti, divenuto poi arcivescovo di Firenze, le finestre timpanate e, alla fine dello stesso secolo, gli al- tari in pietra serena ornati poi da dipinti di pittori fio- rentini del Seicento (Domenico Passignano, Jacopo da Empoli, Matteo Rosselli). L’acme del fervore religioso e nello stesso tempo del profondo significato politico del culto di quest’imma- gine si raggiunse durante l’assedio di Firenze, quando la Madonna di Impruneta, che rimase a Firenze du- rante tutto il periodo, divenne il simbolo della libertà fiorentina contro l’invasore, vera e propria “Regina Re- pubblicana”. Ma con l’avvento dei Medici la “Regina Repubblicana” fu trasformata in “Madonna di Fami- glia” dalla dinastia granducale, che fu profondamente devota alla sacra Immagine. Fra le numerosissime processioni che segnarono l’ac- me del culto per la Vergine, due furono le più celebri, quella del 1633 per debellare la peste e quella del 1711 per scongiurare la fine della dinastia medicea. Fu pro- prio quest’ultima straordinaria processione a sancire il momento più alto del culto della Vergine, promuo- vendo il rinnovamento barocco della basilica su pro- getto dell’architetto granducale Alessandro Saller. Il santuario, sede della presenza del potere divino, di- venne palpitante d’oro, una sorta di introibo per favo- rire l’incontro del fedele con la sacra Immagine. Una ricchissima cantoria in legno laccato bianco, ma con una profusione di decorazioni dorate occupava l’inte- ra controfacciata, ospitando l’antico organo, raro stru- mento eseguito da fra Bernardo Argenta negli anni 1532-1535. Una serie di dipinti di grandi dimensioni, con il racconto dei miracoli della Vergine e preziose cornici, era appesa alle pareti laterali, mentre le finestre

il tesoro di santa maria 23 a cornice unica e gli altari cinquecenteschi erano de- corati da ricchi ornamenti e due enfatiche cupole do- rate sopraelevavano i tempietti michelozziani. Questo sontuoso aspetto barocco ha caratterizzato la basilica fino all’ultima guerra, quando l’insensato bombarda- mento del 28 luglio 1944 ha distrutto la chiesa. La ri- costruzione e il restauro realizzati nel dopoguerra – se- guendo il gusto purista in voga in quegli anni – han- no restituito l’immagine della basilica in un recupera- to stile tardo-rinascimentale, con la riapertura delle fi- nestre timpanate e con le capriate del soffitto in vista. Anche se in questi ultimi decenni la Soprintendenza ha lavorato al fine di restituire alcune testimonianze si- gnificative dell’assetto barocco perduto, la basilica di Santa Maria non è certamente più quella che aveva pro- mosso Giovan Battista Casotti e che nella sua ricca de- corazione celebrava fastosamente il culto della Ma- donna di Impruneta. In questo complesso ricco di storia e in fecondissimo dialogo con la sacra Immagine e il santuario, del qua- le è parte integrante, è ospitato il museo.

L’interno della basilica. Nel tempietto a sinistra è conservata l’immagine della Madonna museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 24 il tesoro di santa maria 25 Le processioni della Madonna di Impruneta

peste, fame et bello libera nos Domine. Era questa l’invocazione A che accompagnava la Vergine di Impruneta durante i suoi trasferi- menti a Firenze. La prima processione che portò la Madonna da Im- pruneta a Firenze, dando origine al rapporto strettissimo che si stabilì fra la città e l’icona imprunetina, avvenne nel 1354, pochi anni dopo la peste nera del 1348. È lo storico Matteo Villani, che aveva perso in que- sta peste il fratello Giovanni, a raccontarla nella sua Cronica: la Ma- donna venne portata a causa della siccità e tale processione si concluse con gran successo. A quest’epoca deve risalire il tabernacolo con il quale la Madonna veniva trasferita, ora esposto nella sezione dei paramenti sacri del museo, eseguito proprio tra il 1350 e il 1360 da un pittore bat- tezzato il Maestro di Tobia dagli affreschi con Storie di Tobia nell’ora- torio del Bigallo. Infatti a partire dalla seconda metà del secolo XIV, la Madonna venne portata a Firenze numerose volte per far fronte a guerre, assedi e inva- sioni straniere. Durante il periodo della Repubblica fiorentina, il culto per la Vergine di Impruneta fu particolarmente intenso: la Madonna fu traslata nel 1502 per l’elezione del Gonfaloniere a vita Tommaso Soderi- ni e durante l’assedio di Firenze – periodo nel quale la Madonna rima- se in città tutto il tempo – fu proclamata «unica et particolare Regina». Ancora maggiore fu il carisma della Madonna durante il periodo medi- ceo, quando i Medici si appropriarono del culto della sacra Immagine fi- no a battezzarla “Madonna di Famiglia”. Due sono le processioni più importanti e alle quali sono legati i nuclei più consistenti degli oggetti esposti nel museo: quella del 1633 per debel- lare il contagio della peste e quella del 1711 promossa da Cosimo III per scongiurare la fine della dinastia medicea.

museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 26 La processione del 1633 durò tre giorni dichiarati «solenni e festivi». Pre- sto venne dichiarata la fine del contagio e il 2 ottobre del 1633 una gran- de processione di ringraziamento si recò a Impruneta; la aprivano Cri- stina di Lorena e Ferdinando II, che portarono alla Madonna doni pre- ziosi, attualmente esposti nel museo. La processione del 1711 fu forse ancora più splendida. Il motivo reale di questa processione era quello di invocare la guarigione del Gran Principe, per quanto Cosimo adducesse le solite motivazioni: il pericolo del conta- gio, la carestia, la siccità. La Madonna tornò a Impruneta dopo due set- timane ricolma di doni, come risulta dalla nota esauriente del Casotti. Anche se il culto della Vergine venne ridimensionato dalla politica laica dei Lorena, le processioni sono continuate fino ai nostri giorni. Di re- cente, la Madonna è tornata a Firenze ben due volte: in occasione del- l’ultima guerra e per l’anno mariano del 1988. Rosanna Caterina Proto Pisani

il tesoro di santa maria 27 Pianta del museo

3 2 1 4

5

1 Saletta delle terrecotte Small hall of terracottas 2 Sala dei codici miniati Hall of illuminated manuscripts 3 Saletta del vescovo Antonio degli Agli Small hall of bishop Antonio degli Agli 4 Sala degli a rgenti Hall of s ilver 5 Sala dei p arati Hall of h angings Visita al museo

Caterina l Museo del Tesoro di Santa Maria dell’Impruneta Caneva I nasce nel 1987 e si amplia in seguito per rendere pro- gressivamente visibile al pubblico il ricco corredo di argenti, parati, codici miniati, ex voto, stratificatosi nel tempo intorno alla veneratissima icona della Vergine. La secolare devozione di cui essa è stata oggetto privi- legiato nel territorio fiorentino, e nella stessa Firenze, ha infatti convogliato nel santuario la riconoscenza o le speranze degli strati sociali più vari ma, cosa che più ha influito nell’accumularsi di quello che a ragione vie- ne detto “Tesoro”, anche la generosità, il gusto, la ric- chezza di tante nobili famiglie, con i Medici in testa. Il museo occupa un grande salone situato sopra il por- tico della facciata, costruito nel 1634 da Gherardo Sil- vani, uno degli architetti più in vista nella Firenze del periodo: qui è esposta la raccolta di argenti e orefice- rie. Altre sale dedicate ai paramenti sacri, ai codici mi- niati e agli ex voto in terracotta si trovano dislocate al- l’interno su piani intermedi.

29 Ingresso Al museo si accede attraverso l’ultima porta a sinistra sotto il portico addossato alla facciata della basilica. Nell’ingresso al piano terra si trovano i primi pannel- li didattici che nei punti chiave del percorso illustrano sinteticamente i temi e i contenuti che lo caratterizza- no: qui, in particolare, si informa il visitatore della sto- ria della basilica e dell’itinerario da seguire nel museo. Si sale la scala che conduce ai piani superiori: sul pri- mo pianerottolo si incontra la biglietteria e sul secon- do una piccola esposizione di incisioni di carattere de- vozionale e popolare relative all’immagine della Vergi- ne. Di qui a sinistra, salendo un’altra piccola rampa di scale, si accede a un pianerottolo in cui altri pannelli didattici illustrano il culto della Vergine imprunetina e la devozione speciale che i Medici le riservarono nel tempo; segue poi un piccolo ambiente di passaggio, sulle pareti del quale sono appese targhe votive di cot- to e quattro antichi “soppani” sempre in cotto.

Pianerottolo 1-10. editoria fiorentina dei secoli xviii e xix Dieci stampe devozionali raffiguranti la Vergine di Im- pruneta.

Saletta delle terrecotte Come le incisioni, anche queste targhe votive di terra- cotta testimoniano la diffusione della famosa immagi- ne mariana nell’area di pertinenza del santuario attra- verso derivazioni diverse, in questo caso in cotto, ma- teriale particolarmente diffuso nella zona per la pre- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 30 senza di diverse fornaci. Questa divulgazione ebbe uno sviluppo sistematico a partire dagli inizi del Settecen- to, all’epoca cioè di Cosimo iii e del pievano Giovan Battista Casotti: a quest’ultimo, autore di importanti Memorie Istoriche, si deve in particolare la storicizza- zione del culto della Vergine imprunetina, operazione che condusse tra l’altro al restauro della venerata im- magine da parte del pittore Ignazio Hugford. Ebbe al- lora inizio la circolazione di immagini a stampa cui tennero dietro anche traduzioni in rilievo a volte di- pendenti strettamente da quelle. Le più antiche pos- sono considerarsi varianti più o meno fedeli della ve- ra e propria icona che era per lo più invisibile, coper- ta dai “mantellini”, trasportata dentro un altarolo por- tatile con sportelli e, prima del restauro del 1758, an- che scarsamente leggibile. Solo dopo l’intervento fu in- cisa la prima vera effigie della Madonna, prototipo cui si ispirarono le diverse realizzazioni di ex voto di cui il museo espone una ricca esemplificazione dal secolo xviii al secolo xx. Si segnalano in particolare, nel pannello centrale, la bella targa di manifattura imprunetina della metà del secolo xviii, all’interno della quale l’immagine forte- mente stilizzata della Vergine appare dentro il suo ta- bernacolo a sportelli circondata da un festone culmi- nante in una testa di cherubino; altre versioni assai dif- fuse nel secolo xix ripropongono la sacra icona inseri- ta in una cornice trilobata con colonnine a spirale in stile dichiaratamente neo-gotico; la versione più tarda, con la Vergine all’interno di un’edicola trabeata di ti- po classico, adattata tra fine Ottocento e inizi Nove- cento, si complica nel tempo con l’aggiunta ai lati dei santi Pietro e Paolo.

saletta delle terrecotte 31 Parete destra 16. manifattura agresti, inizi del secolo xx La Madonna di Impruneta 11. manifattura imprunetina (?), 1902 secolo xx terracotta; cm 58x43 iscrizioni: «Carlo Agresti 1902» La Madonna di Impruneta terracotta; cm 49x20 17. manifattura imprunetina, iscrizione: «Madonna metà del secolo xviii dell’Impruneta» La Madonna di Impruneta post 1758 12. manifattura agresti, fine del terracotta; cm 75x53 secolo xix È la targa votiva di maggiori dimen- La Madonna di Impruneta sioni e di più largo respiro conserva- 1891 ta nel museo: riprende motivi rob- terracotta; cm 44x19 biani nel festone che la circonda e che si conclude in alto con una testa 13. manifattura imprunetina (?), di cherubino. Quanto all’immagine secolo xix della Madonna, questa dipende visi- La Madonna di Impruneta terracotta; cm 46x31

14. manifattura di signa, primi decenni del secolo xx La Madonna di Impruneta 1920 terracotta; cm 39x26 iscrizioni: «la vergine incoronata impruneta 13.v.1920»

15. manifattura imprunetina, inizi del secolo xx La Madonna di Impruneta 1901 terracotta; cm 46x30 17 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 32 bilmente dall’incisione stampata a 19. manifattura imprunetina Firenze nel 1758 dopo il restauro che fine del secolo xix rese l’icona visibile, anche se in gran La Madonna di Impruneta parte ridipinta. Come nelle stampe terracotta; cm 33x24 contemporanee gli sportelli del ta- bernacolo sono aperti e al di sopra è presente la grande corona imperiale 20. antonio vanni, secolo xx a due punte che fu sostituita dall’at- La Madonna di Impruneta tuale nel 1781 a cura della Compa- terracotta; cm 41x17 gnia dei Lombardi (n. 121). iscrizioni: «Virgo Imprunetana»

18. manifattura imprunetina, 21. manifattura imprunetina secolo xviii La Madonna di Impruneta inizi del secolo xx post 1758 La Madonna di Impruneta terracotta; cm 37x19 fra i santi Pietro e Paolo terracotta; cm 37x25

22. manifattura imprunetina (?) secolo xix La Madonna di Impruneta terracotta; cm 34x23

23. manifattura imprunetina (?) secolo xix La Madonna di Impruneta terracotta; cm 36x25

24. manifattura imprunetina, inizi del secolo xx La Madonna di Impruneta fra i santi Pietro e Paolo 1905 Terracotta; cm 50x40 18

saletta delle terrecotte 33 manda dichiaratamente a modelli robbiani, in particolare di Luca del- la Robbia, databili ai primi decenni del Cinquecento. È possibile, stan- te anche la simbologia devozionale cui i rilievi su descritti potrebbero ispirarsi, che questi soppani, con- servati da sempre nella basilica, fos- sero inseriti nella soffittatura origi- nale della canonica al tempo del pre- posto Andrea Buondelmonti (terzo decennio del Cinquecento).

25. manifattura imprunetina, primi decenni del secolo xvi

24 Soppano raffigurante un sole con Parete sinistra raggi e nastro ondulato terracotta; cm 38x51 Sulla parete di sinistra trovano po- sto esempi particolarmente signifi- 26. manifattura imprunetina, cativi dei caratteristici “soppani” primi decenni del secolo xvi imprunetini, tegole piane di cotto Soppano raffigurante una fascia o utilizzate a partire dal Cinquecento, cintura a rete in particolare nell’area fiorentina, terracotta; cm 38x51 per le soffittature interne ma anche, decorate con motivi a rilievo, nel- 27. manifattura imprunetina, l’intradosso dei soffitti. Ne troviamo primi decenni del secolo xvi qui quattro esemplari antichi che Soppano raffigurante un anello presentano a rilievo un sole con rag- d’amore gi e nastro ondulato, una fascia o terracotta; cm 38x51 cintura a rete circondata da un in- treccio di corde, un battente di por- 28. manifattura imprunetina, ta che riproduce la forma tradizio- primi decenni del secolo xvi nale in bronzo e un anello d’amore Soppano raffigurante un battente di che si conclude con due mani che si porta stringono. La fattura elegante ri- terracotta; cm 38x51 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 34 Sala dei codici miniati Caso alquanto raro in un complesso ecclesiastico così antico e ricco di vicende, il tesoro di Santa Maria del- l’Impruneta conserva ancora una dotazione di antichi codici miniati ragguardevole non solo per numero (un- dici corali), ma anche per la straordinaria qualità del- le miniature che li decorano e che li rendono ben no- ti agli specialisti. Essi costituiscono comunque solo una parte dell’originale corredo librario della basilica che, secondo un inventario del 1432, doveva essere assai più cospicuo. I codici sono esposti aperti ma, per motivi di conservazione, con periodiche variazioni di pagina: non è perciò possibile al visitatore prendere visione di tutte le splendide miniature distribuite all’interno di ciascun volume, ma quanto si vede rappresenta già un godimento per gli occhi e un oggetto di ammirazione per la sapienza tecnica e per la dedizione paziente dei miniatori. Queste traspaiono tanto dalle iniziali deco- rate più semplicemente come dalle scene più complesse delineate con segno elegante e vivace senso del colore. I manoscritti appartengono a due distinti periodi: il Trecento (sette corali) e il Cinquecento (quattro), dei quali i due più antichi sono esposti nella prima vetri- na a sinistra. Databili al terzo decennio del Trecento, essi sono espressioni di culture figurative assai diverse: il Graduale I essendo è opera fiorentina attribuita a Lip- po di Benivieni noto anche come pittore (una sua ta- vola è nel Museo d’arte sacra di San Casciano), men- tre l’Antifonario (Codice ii) risulta eseguito da un igno- to miniatore bolognese, uscito quindi da uno dei cen- tri di produzione più attivo e caratterizzato d’Italia. Entrambi i codici mostrano, pur nella sostanziale dif- ferenza formale, l’esigenza ormai sentita dai miniato- ri in questo scorcio di secolo di non limitarsi alla de-

35 corazione grafica della lettera iniziale della pagina (co- me nella prassi più antica), ma di comporre intorno o separatamente da questa una vera e propria illustra- zione con scene elaborate per numero di personaggi e spazialità. Si cominciano quindi a intravedere qui i rapporti spesso strettissimi con la grande pittura con- temporanea. Seguono cinque antifonari collocabili intorno alla metà del secolo e riconducibili all’ambito della produzione di artisti diversi ma legati per lo più alla bottega di Pa- cino di Bonaguida, con un risultato che raggiunge un buon livello di omogeneità: in questi è ormai eviden- te l’affrancamento della miniatura dalla semplice de- corazione delle iniziali. I due codici 30 e 32 (inventario ii e iv) nella seconda teca sono infatti ricchi di elementi ornamentali ma anche di figure che si impongono per evidenza fisica e spaziale, così come nel codice succes- sivo 33 (inventario v) esposto nella vetrina centrale. Sulla parete di fondo è visibile un grande polittico già attribuito al Maestro del raffigurante la Ver- gine col Bambino e i santi Pietro, Lorenzo, Giovanni e Stefano, eseguito negli anni 1360-1365 e proveniente dalla cappella sul Monte delle Sante Marie a Impru- neta. Nella vetrina al di sotto, sono esposti due an- tifonari (34 e 35, inventario vi e vii) nei quali molte delle miniature presentano caratteristiche riferite dal- la critica al Maestro delle Effigi Domenicane, la cui at- tività si colloca tra il 1337 e il 1345. A lui sono riferibi- li, ad esempio, le scene con la Lapidazione di santo Ste- fano, la Strage degli innocenti o la grande Dormitio Vir- ginis, che si valgono di composizioni variamente arti- colate, ricche di movimento e di senso drammatico. I quattro corali cinquecenteschi esposti nelle ultime due teche mostrano lo straordinario sviluppo di que- sta arte, che si è evoluta sapientemente sul piano com- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 36 positivo e cromatico con passaggi sempre più sfumati di colore e minuzia di dettagli nelle scene che accom- pagnano le grandi iniziali; anche lungo i bordi si svi- luppa una decorazione di segno elegante e di fantasia sbrigliata, con fregi vegetali o geometrici e piccole fi- gure grottesche o cartigli in cui l’occhio si perde come in un labirinto o in un gioco enigmistico. Tre di que- sti codici furono commissionati da Andrea Buondel- monti, pievano della basilica e poi arcivescovo di Fi- renze dal 1532, ad Antonio di Girolamo di Ugolino (Fi- renze 1479-1556) al quale si devono anche alcuni codi- ci miniati per il duomo di Firenze. Le sue grandi mi- niature adottano di solito una forma quadrata su fon- do d’oro, all’interno della quale le scene assumono un vivace sapore arcaico e la decorazione vegetale si com- plica, come nella Nascita della Vergine o Giuditta con la testa di Oloferne. Il quarto codice cinquecentesco, di miniatore fioren- tino della metà del secolo, unico salterio della raccol- ta, è caratterizzato da una sola iniziale istoriata con Gio- na salvato dalle acque, ma è particolarmente ricco di inventiva nei molti fregi ornamentali.

sala dei codici miniati 37 Prima vetrina a sinistra dell’ingresso

29. Attribuito a lippo di benivieni (documentato a Firenze dal 1296 al 1327) Graduale 1315-1320 ca. codice membranaceo, cc. iii, 304, i; mm 520x380 (inv. Codice I) Presentato alla mostra del tesoro di Firenze Sacra del 1933, il graduale è stato oggetto di studi approfonditi da parte della critica, che dopo attri- buzioni diverse ne ha alla fine asse- 29b gnato l’esecuzione a Lippo di Beni- vieni, un pittore che si pone in una posizione dissidente dalla stretta os- servanza giottesca, accentuando il patetismo duecentesco e conservan- do stilemi gotici evidenti. Se la de- corazione marginale ricalca modelli di miniature del tardo Duecento e in particolare della produzione d’Ol-

29c tralpe, le figure assumono talvolta un volume e una plasticità che sono pro- pri della pittura o della scultura con- temporanea. I tre particolari rappresentano la Mis- sione degli apostoli (c. 164r), Cristo (c. 37v) e l’Adorazione dei Magi (c. 35v). 29a museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 38 30. ignoto miniatore di scuola bolognese, secolo xiv Antifonario 1320-1330 ca. codice membranaceo, cc. i (cart.), 85, i (cart.); mm 400x300 (inv. Codice II) È l’unico tra i codici imprunetini che riveli un’area di produzione di- versa da quella fiorentina: presenta infatti caratteristiche della scuola bolognese, una delle più attive e connotate tra i diversi centri italiani in cui si decoravano i libri. Vi si os- servano una tendenza alla sobrietà nella decorazione delle lettere e una notevole semplificazione nelle sce- ne, concentrate sui dati essenziali del racconto senza indulgere in par- ticolari descrittivi. Quanto alle figu- 30 re, queste rivelano l’appartenenza a una fase transitoria nella produzio- ne bolognese, oscillando tra la fe- deltà alla tradizione bizantina e l’ac- quisizione delle novità giottesche.

Vetrina sulla parete sinistra 31. “primo miniatore pacinesco” e “secondo miniatore pacinesco” Antifonario secondo e terzo quarto del secolo xiv codice membranaceo, cc. iii, 239, i; mm 550x390 (inv. Codice III) Il corale contiene le antifone che se- guono a quelle contenute nel Codi- 31

sala dei codici miniati 39 ce vii (n. 35, nella vetrina di fondo). I nomi fittizi assegnati dalla critica ai due miniatori, che sembrano aver la- vorato in questo codice a qualche di- stanza l’uno dall’altro, derivano dal fatto che entrambi sono riconducibi- li alla scuola di Pacino da Bonaguida (da cui “miniatore pacinesco”). Fino alla carta 98v la decorazione è infatti leggermente più arcaica, vivace nel colore, ma parca di ambientazione scenica, mentre nelle carte seguenti risultano evidenti un approfondi- mento del partito decorativo e una nuova imponenza plastica e spaziale. Il particolare rappresenta: La pre- sentazione al tempio del “Secondo miniatore pacinesco”, c. 126v. 32 32. “primo miniatore pacinesco” Antifonario secondo quarto del xiv secolo codice membranaceo, cc. i, 271, i, mm 520x370 (inv. Codice IV) Il particolare rappresenta l’Annun- ciazione (c. 179r).

Vetrina di centro

33. “primo miniatore pacinesco” Antifonario secondo quarto del xiv secolo codice membranaceo, cc. 227; mm 520x380 (inv. Codice V) Il particolare rappresenta la Pentecoste e, sotto, la Predica di san Pietro(c. 872). 33 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 40 Vetrina di fondo mente la cintola a san Tommaso. Nel margine inferiore si snoda invece il 34. “primo miniatore pacinesco” Funerale della Vergine, il cui feretro e maestro delle effigi domenicane viene trasportato a spalle dai disce- Antifonario poli di Cristo. È forse questa una del- secondo quarto del xiv secolo le prime volte che i tre soggetti ven- codice membranaceo, cc. 262; gono raffigurati insieme: lo schema mm 520x370 (inv. Codice VI) definitivo della scena fu codificato Tutte le miniature in questo codice dall’Orcagna nel 1359 nel tabernaco- spettano secondo la critica al già ci- lo di Orsanmichele. L’originalità del- tato “Primo miniatore pacinesco”, la miniatura, nella quale la raffina- tranne quella a carta 158r che raffi- tezza cromatica ben si sposa con la gura a metà pagina nel fondo dell’i- sapiente e varia definizione dei per- niziale una affollata Dormitio Virgi- sonaggi, ha indotto i critici a ricono- nis con sopra l’Assunzione della Ver- scervi la mano dell’anonimo pittore gine che consegna contemporanea- detto “Maestro delle Effigi Domeni- cane” (v. illustrazione).

35. “primo miniatore pacinesco”, maestro delle effigi domenicane, “secondo miniatore pacinesco”, anonimo miniatore fiorentino Antifonario

34 35a

sala dei codici miniati 41 Sopra alla vetrina di fondo

36. scuola fiorentina metà del secolo xiv La Vergine col Bambino e angeli tra i santi Pietro, Lorenzo, Giovanni e Stefano 1360-1365 ca. tempera su tavola; cm 140x230 Impruneta, Cappella sul Monte delle Sante Marie Il polittico è stato in passato attribui- to al Maestro del Bargello, ribattezza- to di recente Maestro di Tobia (attivo tra il 1354 e il 1368), dalle storie di To- bia da lui affrescate nell’oratorio del- la Compagnia del Bigallo a Firenze.

35b Prima vetrina di destra seconda metà del xiv secolo (seconda dall’ingresso) codice membranaceo, cc. i, 300, i; mm 540x390 (inv. Codice VII) 37. antonio di girolamo di Il codice è, fra quelli riconducibili ugolino (Firenze 1479-1556) alla bottega di Pacino di Bonaguida, Graduale quello più ricco ma anche disomo- 1537-1538 geneo, per la presenza di diversi mi- codice membranaceo, cc. ii, 248; niatori con caratteristiche proprie e mm 530x370 (inv. Codice VIII) distinte e con un notevole divario Questo e i due codici seguenti furo- tra i diversi livelli di aggiornamento no commissionati tra il 1537 e il 1539 su modelli più attuali. da Andrea Buondelmonti, già pie- I particolari rappresentano la Strage vano della basilica di Impruneta e degli innocenti (Maestro delle effigi dal 1532 arcivescovo di Firenze. Alla domenicane, c. 122v) e la Natività carta 1r compare anche la data 1537 (Miniatore anonimo, c. 1082). e un medaglione con la scritta «ope- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 42 36 ra», allusiva all’Opera del duomo di Firenze, sotto il cui patronato il Buondelmonti deve aver fatto ese- guire i tre codici utilizzando un mi- niatore dello Scriptorium di Santa Maria del Fiore. Alcuni dei corali del duomo sono infatti opera dello stes- so Antonio di Girolamo, che vi ha dedicato maggiore accuratezza ri- spetto a questi imprunetini. Carat- terizza questo artista un tono sobrio ed elegante che si sbizzarrisce nei fre- gi con un repertorio che ricorda quello usato dai contemporanei nel- le tarsie lignee o nei bassorilievi or- namentali (nei soggetti vegetali pre- senta fra l’altro una lontana ascen- denza fiamminga). Meno impegna- to si rivela a volte nelle scene figura- te, nelle quali utilizza modelli an- che notissimi di pittura dell’ultimo 37

sala dei codici miniati 43 Quattrocento che traduce in un lin- guaggio piano, aneddotico, di presa immediata ma di tono attardato. Il particolare raffigura la Resurrezio- ne (c. 14v).

38. antonio di girolamo di ugolino (Firenze 1479-1556) Antifonario 1538-1539 codice membranaceo, cc. i, 221; mm 530x320 (inv. Codice IX) Sono evidenti le derivazioni di mol- 38a te delle miniature presenti in questo codice da esempi illustri di pittura tardo quattrocentesca: a carta 24v, ad esempio, nella scena con Giudit- ta vi è un preciso ricordo di Botti- celli, mentre nella carta 93r, trovia- mo in forma più corriva e popolare la citazione degli interni tante volte descritti dal Ghirlandaio e dalla sua bottega (v. illustrazioni).

Seconda vetrina di destra (prima dall’ingresso)

39. antonio di girolamo di ugolino (Firenze 1479-1556) Antifonario 1539 codice membranaceo, cc. i, 251, 16 pagine a stampa, i; mm 530x370 (inv. Codice X) I particolari rappresentano la Libe- razione di san Pietro dal carcere 38b museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 44 (c. 20v) e la Madonna che consegna la cintola a san Tommaso (c. 322).

40. anonimo miniatore fiorentino Salterio metà del secolo xvi codice membranaceo, cc. 122, 2 (acefalo e mutilo); mm 550x390 (inv. Codice XI) Solo una delle iniziali miniate di questo codice può definirsi istoriata (a c. 62v), mentre tutte le altre pre- sentano in basso esclusivamente l’arme dei Buondelmonti ma con un fregio laterale ricco e complesso. Il codice è da mettere in relazione con Filippo Buondelmonti, pievano del- l’Impruneta fino al 1603. Il nome del calligrafo è paulus. 39a

Alla parete di destra sono esposti i seguenti ritratti

41. ignoto pittore di scuola toscana seconda metà del secolo xvi Ritratto di prelato tavola; cm 104x90

42. ignoto pittore di scuola toscana seconda metà del secolo xvi Ritratto di gentiluomo tavola; cm 104x90 39b

sala dei codici miniati 45 Saletta del vescovo Antonio degli Agli Dalla sala dei codici miniati si accede a una saletta nel- la quale sono conservati solo due reperti, recuperati do- po la guerra nel sepolcro del vescovo Antonio degli Agli, entrambi preziosi esempi di manufatti del Quat- trocento.

43. manifattura 44. manifattura toscana, toscana, secolo xv secolo xv Cuscino del vescovo Velo del vescovo Antonio degli Agli Antonio degli Agli ante 1477 ante 1477 lana e seta; cm 29x29x2 lino e seta; cm 43x36

43a 43b

museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 46 Il cuscino del vescovo Antonio degli Agli

onsignor Antonio di Bellincione dell’antica e potente famiglia M degli Agli, «dottissimo in greco et in latino et uomo d’onestis- sima vita», secondo la definizione del suo biografo Vespasiano da Bi- sticci, fu dal 1439 pievano della chiesa di Santa Maria, che munificò di numerosi interventi architettonici, dove morì nel 1477. Nel corso dell’ultima guerra, il sepolcro del vescovo degli Agli, posto nella cappella della Maddalena, non subì gravi danni, ma si verificò lo spostamento del coperchio, tanto che si effettuò una ricognizione della salma. In tale occasione, si rinvennero il cuscino sul quale pog- giava la testa del vescovo e il velo che gli copriva il volto. Il velo, rea- lizzato a reticella ricamata, reca al centro il monogramma di Cristo circondato da raggi con motivi geometrici, stelle e fiori lungo il bor- do. Il cuscino, dagli smaglianti colori, presenta, nella parte anterio- re, un motivo di stelle a otto punte inscritte in cerchio, mentre un di- segno geometrico costituito da piccoli quadrati in lana orna la faccia posteriore. Al di là dell’originalità del gusto estremamente moderno di questo arredo funerario, ciò che sorprende è la tecnica a patchwork, che utilizza una trentina di frammenti di stoffe differenti (lane, se- te, lampassi, damaschi, velluti) di diversa provenienza: abiti, tap- pezzerie, lane domestiche. Il cuscino, un “origliere” o un “carello”, per i suoi motivi decorativi, soprattutto sul retro, trova i suoi raffronti più calzanti con le tarsie e i pavimenti cosmateschi, rinviando alle tombe dei cardinali nelle chiese romane e soprattutto ai cuscini dei monumenti funerari sui quali poggiano il capo i papi al tempo della cattività avignonese, cu- stoditi al Museo del Petit Palais di Avignone. L’oggetto, riferibile probabilmente già ai primi anni del Quattrocento per l’ampio respiro dei motivi geometrici, fu eseguito, per il gusto si- curo ed elegante, da un ambiente colto e raffinato. Rosanna Caterina Proto Pisani

saletta del vescovo antonio degli agli 47 Sala degli argenti Ripercorrendo all’indietro il cammino compiuto fin qui, si ritorna alla scala di accesso e salendo l’ultima rampa si entra infine nel grande salone rettangolare so- prastante al portico di Gherardo Silvani, che offre dal- le sue cinque finestre un bell’affaccio sulla famosa piaz- za di Impruneta, punto di partenza di tante proces- sioni storiche e sede di un’altrettanto storica fiera im- mortalata nel Seicento dal pennello di Filippo Napo- letano. Fino dall’ingresso si può cogliere in un colpo d’occhio l’imponenza numerica e la ricchezza dei doni preziosi confluiti nel Tesoro della basilica, come omaggio alla veneratissima icona della Vergine: i riflessi dell’argen- to bulinato e inciso in forme eleganti, le trasparenze lussuose del cristallo di rocca, gli smalti, gli ebani, le finiture d’oro, evocano la perizia di manifatture degne davvero di una Regina, ma danno anche la misura di una devozione che veniva così splendidamente uffi- cializzata quando i donatori erano i Medici o le fami- glie più insigni di Firenze. Dietro ciascuno di questi oggetti straordinari c’è la memoria di un periodo o di un evento luttuoso di cui si è impetrato il superamen- to, c’è il ricordo di un grande concorso di popolo che univa Impruneta e Firenze, e insieme la documenta- zione di un fasto che qui si è piegato a devoto omag- gio, a ringraziamento formale. Appena superata la porta di ingresso incontriamo un bassorilievo quattrocentesco di raffinata fattura che ci ricorda come tutto questo è cominciato: cioè col Ri- trovamento della sacra Immagine della Vergine di Im- pruneta, episodio qui narrato con un tono insieme po- polare e colto. Nel salone sono poi dislocate dieci ve- trine nelle quali il prezioso corredo è raggruppato ed museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 48 Botteghe Granducali, primi decenni del secolo XVII Crocifisso 1635 Argento sbalzato, cesellato e bulinato, ebano esposto in ordine grossomodo cronologico a partire da- gli oggetti realizzati nel Tre e Quattrocento, prose- guendo con quelli eseguiti nel corso del Sei e Sette- cento (senz’altro i più numerosi) e oltre. I più antichi e vari quanto a tipologia sono esibiti nella vetrina di fronte alla porta di accesso: a una croce astile in rame dorato (secolo xiii e xiv) sono accostati un’altra pre- ziosa croce in argento dorato e smaltato del 1425 circa, attribuita a Lorenzo Ghiberti, due paci in argento do- rato e smaltato attribuite ad Antonio di Salvi; oltre al famoso Reliquiario di san Sisto del 1614, che mostra evi- dentissimo il ricordo del sarcofago verrocchiesco nel- la di San Lorenzo. Il percorso quindi si dipana a partire dal lato destro dall’ingresso proseguendo fino al lato opposto del sa- lone. Alcuni raggruppamenti di oggetti sono obbliga- ti dalla omogeneità del dono, come il Finimento d’al- tare in cristallo di rocca donato da Cristina di Lorena, i vasi votivi donati da clero e famiglie nobili nel 1633 a seguito della processione con cui si ringraziava la Ver- gine per la fine della pestilenza, o la serie di candelabri e croce donati dai Riccardi nel 1711, in occasione di un’altra celebre processione. In altri casi oggetti di par- ticolare preziosità o importanza storica sono esposti da soli in una singola teca: è il caso del Reliquiario della santa Croce, donato da Maria Maddalena d’Austria nel 1620, o del Crocifisso, donato nel 1635 dal senatore fio- rentino Andrea Cioli. Più recenti, ma sempre preziosi documenti dell’evolu- zione del gusto e della tecnica, citiamo nelle vetrine successive il bacile decorato a sbalzo con il suo mesci- roba, un gruppo di eleganti calici, pissidi e candelieri, e le coperte di messale in velluto rosso e argento del se- colo xvii. Nella penultima vetrina, insieme alla coppia di ampolline in vetro e argento di gusto neoclassico e museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 50 alla coppia di candelieri di inizio Novecento dal dise- gno liberty, è esposto tra l’altro anche l’ultimo dono ufficiale offerto alla Vergine nel 1988 dagli orafi del in occasione dell’anno mariano: un ostensorio di manifattura napoletana del Settecento. Alle pareti del salone sono appesi ritratti e incisioni sto- riche: i primi ci mostrano l’aspetto ufficiale di alcuni fra i più importanti donatori, dalle granduchesse Cri- stina di Lorena e Maria Maddalena d’Austria, al gran- duca Ferdinando ii Medici all’imperatrice Maria Tere- sa d’Austria col figlio Giuseppe (ii). La discendenza di quest’ultima, qui raffigurata con maestria da Martin Mytens ii, il suo pittore preferito, occupò il trono di Toscana dopo l’estinzione dei Medici. Non si estinse tuttavia con i Medici la devozione per la Madonna di Impruneta, poiché anche la nuova dinastia Asburgo Lorena ne diede ampia testimonianza, come docu- menta un prezioso pettine donato dalla stessa Maria Teresa conservato in chiesa. Tra le stampe risultano di grande importanza documentaria e di grande impatto spettacolare l’incisione di Cosimo Mogalli raffiguran- te la Composizione della processione del 1711 e il disegno acquerellato dello stesso autore che illustra la Sosta del- la processione del 1711 in Piazza Pitti. A queste si sono aggiunte nel 2005 le lastre originali relative alle due sce- ne e, particolarmente interessante anche dal punto di vista storico, l’albero genealogico della famiglia Buon- delmonti, patrona per secoli della basilica.

sala degli argenti 51 La visita inizia dalla parete delle mura stesse lasciandoli poi li- a destra dell’ingresso beri di vagare fino a che, fermatisi spontaneamente, indicassero il luo- 45. scultore fiorentino go dove fondare la nuova cappella. (pasquino da montepulciano ?) Li vediamo in basso inginocchiati metà del xv secolo davanti all’icona (sepolta in antico Ritrovamento della sacra Immagine per proteggerla) che sta ritornando della Vergine di Impruneta alla luce durante i primi scavi per le dossale d’altare in marmo; fondamenta. Assistono all’evento cm 73,6x236,7 (inv. 1) vari personaggi tra cui l’eremita di Il bassorilievo è la più antica raffi- Bifonica. Poco più a destra è visibi- gurazione della leggenda del ritro- le la nuova chiesa già eretta con la vamento dell’immagine della Vergi- facciata romanica preceduta da un ne, ispirata fedelmente al racconto portico, come doveva essere appun- che il pievano Stefano ne aveva fat- to il santuario nella sua edizione to nella seconda metà del Trecento: quattrocentesca. il paesaggio collinare è quello che Il dossale faceva parte dell’altare del- circonda Impruneta. In alto sono vi- la Vergine nel tempietto a lei dedi- sibili la cappellina sul monte delle cato all’interno della chiesa prima Sante Maria, le cui mura crollavano che venisse donato da Cosimo iii de’ durante la notte, e i buoi col carro Medici il paliotto d’argento che vi è sul quale vennero caricate le pietre tuttora inserito. Il bassorilievo, stan-

museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 52 ti le sue notevoli qualità che abbi- nano immediatezza popolare e sa- pienti soluzioni scultoree, è stato at- tribuito dalla critica a scultori illu- stri come Michelozzo, Benedetto da Rovezzano, Luca della Robbia, Fila- rete, ipotesi degne tutte di rispetto in quanto l’opera, per cultura e tec- nica, rientra nell’area che accomuna gli artisti citati. In particolare si ri- 45a corda che Michelozzo e Luca della Robbia lavorarono probabilmente insieme poco prima della metà del Quattrocento al tempietto dedicato alla Vergine all’interno della basili- ca. Di recente è stata proposta un’at- tribuzione a Pasquino da Monte- pulciano, artista che ha subìto con- temporaneamente il fascino di Mi- chelozzo e di Luca, ma che ha lavo- 45b rato anche insieme al Filerete alle porte bronzee di San Pietro.

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sala degli argenti 53 Vetrina 1 sul recto l’unica decorazione è una (di fronte alla porta d’ingresso) cornice dentellata a rilievo, il verso presenta alcune incisioni i cui sog- 46. manifattura toscana, getti, ricorrenti in questo tipo di secoli xiii-xiv manufatto, sono qui eseguite con Croce astile una sensibilità più evoluta e natura- rame dorato, inciso e cesellato listica rispetto a esemplari analoghi: (la croce); bronzo dorato fuso al centro è l’Agnus Dei, mentre al- (Cristo); cm 35,5x21,5 (totale), l’estremità dei bracci sono i quattro cm 13x12,5 (Cristo) (inv. 2) simboli degli evangelisti, il toro di È l’oggetto più antico del tesoro del- Luca, il leone di Marco, l’aquila di la basilica: la sua linea semplice, la Giovanni e l’angelo di Matteo. sua decorazione essenziale fanno da- tare la croce al secolo xiii con l’ap- 47. Attribuita a lorenzo plicazione un secolo più tardi, in so- ghiberti (Firenze 1378-1455) stituzione dell’originale perduto, Croce astile del Cristo in bronzo che rimanda ad 1425 circa alcuni prototipi trecenteschi del- lamina d’argento sbalzato e l’ambito di Nicola Pisano. Mentre cesellato, parzialmente dorato e

46a 46b museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 54 smaltato su anima di legno; il Cristo è in argento fuso e cesellato; cm 47,5x30 (croce), cm 15x13,4 (Cristo) (inv. 3) La croce, impreziosita da smalti (in parte caduti) e dorature, presenta su tutta la superficie una sofisticata de- corazione a racemi; i bracci hanno terminali polilobati all’interno dei quali si inseriscono figure incise. Nelle formelle del recto sono visibi- li in alto Dio Padre, ai lati la Vergi- ne e san Giovanni, in basso san Za- nobi. Sul braccio lungo della croce esisteva anche un’altra formella og- gi perduta. Sul verso, nella formella centrale è la Vergine col Bambino tra gli evangelisti coi loro simboli, e san 47a Matteo doveva occupare la formel- la mancante. Fin dall’Ottocento la critica ha ri- conosciuto l’altissima qualità della croce e soprattutto del Cristo che trova riscontri nelle formelle della porta nord del battistero di Firenze, opera di Lorenzo Ghiberti, ma di quelle appena più tarda. La presen- za di san Zanobi crea un legame tra Impruneta e Firenze di cui Zanobi fu vescovo, mentre la Madonna col Bambino al centro può far pensare che la croce fosse destinata a una chiesa dedicata alla Vergine. Non es- sendo però citata nell’inventario di Impruneta del 1432 è probabile che questa fosse in origine eseguita per 47b

sala degli argenti 55 una chiesa fiorentina (forse Santa Maria del Fiore) e passata più tardi a Impruneta nei cui inventari dall’i- nizio del Cinquecento compare ap- punto una croce d’argento.

48-49. antonio di salvi (1450-1527) Pace con la Crocifissione Pace con l’Assunta e il Cristo in pietà 1515 argento parzialmente dorato, fuso, cesellato, bulinato; smalto, rame dorato; cm 19x13,5 (Crocifissione), cm 19x14 (Assunta) (inv. 4-5) iscrizione sul retro: «andreas bondelmontes pl.s.m. 48a imprunete hoc opus faciundum curavit ad.mdxv» Sul tergo delle paci un’iscrizione rac- chiusa in una decorazione con vo- lute e racemi ci consente di cono- scere oltre alla data, anche il nome del committente, Andrea Buondel- monti, appartenente alla famiglia che esercitava il patronato sulla chie- sa: pievano di Impruneta divenne arcivescovo di Firenze dal 1532 al 1545, mantenendo comunque sem- pre rapporti con la basilica, che ar- ricchì anche con il dono di alcuni codici miniati. Mentre l’iconografia della Crocifis- sione è conforme alla tradizione, quella dell’Assunta, che occupa un 48b museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 56 mandorla fiancheggiata da due an- geli, si presenta alquanto originale per la presenza, al di sopra, del Cri- sto in Pietà. L’assegnazione all’orafo Antonio di Salvi è ormai accettata dalla critica visti i confronti convincenti con al- tre opere dello stesso, nelle quali la citazione di motivi classici e illustri usati nel settore da diversi decenni viene integrata da motivi originali, poco utilizzati nelle oreficerie.

50. simone pignoni (notizie 1593-1614) Reliquiario di san Sisto 1614 49a argento sbalzato, cesellato e inciso; statuina di fusione; cm 36x43x19 (inv. 7) iscrizioni. Sul coperchio: «bartholomeus lanfredinius episcopus fesolanus divo romulo anno dm mdcxiiii»; sotto la cassa: «simon pign. sculpsit»; sotto la statuina: «s.ti xisti primi p.es.m.» Le iscrizioni sul reliquiario e i docu- menti antichi consentono di rico- struire la storia di questo capolavo- ro di oreficeria: la scritta sul coper- chio lo rivela commissionato nel 1614 dal vescovo di Fiesole Bartolo- meo Lanfredini per conservare le re- liquie di san Romolo, primo vesco- vo di Fiesole (dal quale secondo la 49b

sala degli argenti 57 tradizione fu anticamente portata in nella quale l’immagine della Ma- Toscana la sacra immagine di Im- donna fu trasportata da Impruneta pruneta). Passato l’oggetto in pro- a Firenze per impetrare la fine della prietà medicea, furono aggiunti sul peste, il granduca Ferdinando ii lo coperchio gli stemmi Medici-Lore- donò alla basilica in segno di rin- na e la statuina raffigurante san Si- graziamento, come risulta dalla re- sto, le cui reliquie furono sostituite lazione del Rondinelli del 1634. Era a quelle di san Romolo; infine, in oc- custodito insieme al Reliquiario del- casione della processione del 1633 la Croce nel tempietto omonimo.

50 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 58 La firma sotto la cassa fa riferimen- to a un orafo fiorentino attivo già al- la fine del Cinquecento quando ese- guì nel 1593 il busto reliquiario di una delle compagne di sant’Orsola per San Lorenzo a Montevarchi. Iscritto all’Arte della Seta dal 1603, è noto fin qui per questa sola opera, mentre è documentato nel 1607 un suo intervento di restauro sulla cro- ce dello Spigliati a Montevarchi e l’esecuzione di un calice per la chie- sa di San Giuseppe a Firenze. Il reliquiario presenta una struttura a urna che ricalca con grande sensi- bilità l’illustre modello del sarcofa- go verrocchiesco della sagrestia vec- chia di San Lorenzo, a dimostrazio- 51 ne del persistere a Firenze, nel gusto È un tipico esempio di dono alla e nelle diverse espressioni artistiche, Vergine da parte di un’appartenen- di modelli rinascimentali anche in te a una nobile famiglia fiorentina età barocca. Alla statuina a tutto che appone il suo nome all’oggetto tondo di san Sisto furono aggiunte a futura memoria. più tardi le chiavi nella mano sini- stra trasformandolo in san Pietro. 52. manifattura fiorentina (Bottega all’insegna del cancro) 51. manifattura fiorentina secolo xvii secondo quarto del secolo xvii Calice Coppia di candelabri 1633 datati 1633 argento sbalzato, cesellato, argento sbalzato, cesellato, inciso e fuso, parzialmente dorato; bulinato e inciso; cm 47x15 (inv. 10) h cm 24,4, coppa diametro cm 9, punzoni: marchio di Firenze piede diametro cm 11,5 (inv. 11) iscrizioni sulla base: «ginevra punzoni: marchio di Firenze, carnesecchi mozzi 1633», con cancro fuori campo stemmi Carnesecchi e Mozzi iscrizione sotto la base:

sala degli argenti 59 53. manifattura toscana, secolo xvii Conchiglia battesimale argento sbalzato e cesellato; h cm 13 (inv. 14)

54. cosimo merlini il vecchio (Bologna 1580-Firenze ? 1641) Pisside 1637 argento sbalzato, cesellato, inciso, parzialmente dorato, parti di fusione; h cm 31, coppa diam. cm 13,5, piede diam. cm 12,5 (inv. 13) iscrizioni sul coperchio: «cosmus merlinus bonon. fac. flor. 52 a.d. 1637»; negli ovali: «vinum «c.hip g.d. mdcxxxiii - admitte salutis, dulcedo anime, viaticum vot. intra sacrarium exauditionis vitae, azzimos pane, cun lactucis etreporta nob. antidotum agres, carne assa igni»; sulla croce reconc.» del puttino: «iugu meu suave» Il calice, di buona esecuzione e di ele- Vero capolavoro di oreficeria, uscito gante fattura, rivela il passaggio dalla dalle sapienti mani di Cosimo Merli- decorazione di stampo cinquecentesco ni il Vecchio – che per Impruneta ha all’esuberanza del barocco e risulta dal- eseguito anche il Reliquiario della Cro- l’iscrizione donato dalla Compagnia ce e la Grata in bronzo dorato conser- del Beato Ippolito Galantini in occa- vata in chiesa – la pisside è completa- sione della processione del 2 ottobre mente ricoperta di motivi decorativi 1633. La Compagnia era nota anche co- e di ovali con scene di straordinaria me Congregazione della Dottrina Cri- suggestione. Le spighe, i grappoli d’u- stiana, detta dei Vanchetoni, con sede va della tradizionale simbologia euca- nell’oratorio di San Francesco in via ristica si intrecciano infatti in com- Palazzuolo a Firenze. È un esempio plessi riferimenti dottrinali cui corri- delle donazioni fatte alla Vergine di spondono le scritte disseminate co- Impruneta dalle varie Compagnie e piosamente. Si tratta di uno splendi- Congregazioni del clero fiorentino. do esempio della tarda attività dell’ar- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 60 54b

54a 54c

sala degli argenti 61 tista che fu al servizio dei granduchi Vetrina 2 di Toscana (come più tardi il nipote (nella rientranza dello stesso nome) in un momento in della parete di destra) cui la sua produzione rivela che le sue preferite invenzioni di marca ultra- 56. Attribuito a cosimo merlini manieristica stanno subendo una pro- il vecchio gressiva trasposizione in senso baroc- (Bologna 1580-Firenze ? 1641) co. La qualità artistica e la preziosità Reliquiario della santa Croce della pisside non possono che riman- 1620 dare a un committente d’alto rango, argento sbalzato, che poteva avere accesso alla bottega cesellato bulinato e inciso, del grande orafo granducale. parti di fusione e vetro; cm 99x43 (inv. 8) 55. manifattura toscana, fine del iscrizioni sul piede: secolo xv e inizio del secolo xvi «maria magdalena archidux Pisside austriae m.d. etruriae rame dorato, sbalzato e cesellato; in honorem salutiferae crucis h cm 27, coppa diam. cm 13,5; a.d. mdcxx» piede diam. cm 12 (inv. 6) Secondo la tradizione a donare due importanti frammenti della Croce sarebbe stato il celebre condottiero Pippo Spano, appartenente a un ra- mo della famiglia Buondelmonti patrona della chiesa. Nel 1620 la granduchessa Maria Maddalena d’Austria, moglie di Cosimo ii, fece racchiudere i due frammenti in que- sto reliquiario che fu donato a Pie- ro Buondelmonti, pievano di Im- pruneta dal 1612 al 1624. Il prezioso oggetto, che reca sul piede tra volu- te e racemi lo stemma Medici-Au- stria e l’iscrizione dedicatoria, fu conservato nel tempietto di destra della basilica che era dedicato al San- tissimo Sacramento, ma che prese 55 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 62 rango della committente inducono a collocarne l’esecuzione all’interno delle sofisticate botteghe granduca- li, nelle quali come in questo caso, venivano assimilate anche sugge- stioni e tecniche d’oltralpe. In que- st’ambito la figura forse più rappre- sentativa del periodo è appunto Co- simo Merlini il Vecchio, attivo fin dal 1614 in quei laboratori. A lui si deve tra l’altro il grande Reliquiario della Passione donato dalla stessa Maria Maddalena alla cattedrale fio- rentina e datato 1620, che presenta caratteristiche analoghe di elegante preziosità e leggerezza, così come il Reliquiario dei santi Marco Papa, Amato Abate e Concordia Martire 56 della basilica di San Lorenzo, data- da allora il titolo di tempietto della to 1622. L’attribuzione al Merlini Croce. proposta da Proto Pisani fin dal Nel fusto il nodo inferiore è deco- 1987, sembra confermata da un do- rato con motivi di gusto manieri- cumento datato 29 agosto 1620 (Ar- stico e comprende quattro testine chivio di Stato di Firenze, in Tarchi di cherubini; il nodo superiore pre- 1989), nel quale è riferito che Raf- senta un’elegante baccellatura e un faello d’Orlando «dipintore» ha ste- drappeggio vasariano; la custodia so del cinabro «ad un’anima di rame vera e propria delle reliquie era for- di una crocie di mano di maestro mata da due lastre di cristallo (og- Cosimo Merlini che è andata al- gi sostituite da vetri) incorniciate l’Impruneta». Nel 1636 il Merlini fu in argento con motivi vegetali, vo- tra l’altro chiamato a eseguire anche lute e teste di putti. La teca è sigil- la Grata di protezione del tempiet- lata da una ceralacca con stemma to nel quale era conservato il reli- vescovile. quiario: altro argomento che può es- La qualità elevata, le caratteristiche sere considerato a favore della sua tecniche e stilistiche dell’oggetto e il paternità.

sala degli argenti 63 I doni dei Medici alla Madonna di Impruneta

l culto della Madonna di Impruneta raggiunse il suo acme con la di- I nastia medicea, che giunse a definirla “Madonna di Famiglia”. Se du- rante il Granducato di Cosimo I, piuttosto alieno da manifestazioni este- riori, vi furono solo due processioni, fu soprattutto durante la reggenza di Cristina di Lorena e di Maria Maddalena d’Austria, e quindi sotto Cosimo III, che il culto della Madonna di Impruneta fu in grande auge. Legato a Maria Maddalena d’Austria è uno degli oggetti più raffinati custoditi nella sala degli argenti del museo. Si tratta del Reliquiario del- la Croce eseguito da Cosimo Merlini nel 1620. Il reliquiario fu donato da Maria Maddalena d’Austria a Piero de’ Buondelmonti, pievano di Impruneta, per custodire i due grossi frammenti della croce, «una delle maggiori porzioni di questo sacrosanto legno che si veneri in tutta la Cri- stianità» (G. B. Casotti 1714, p. 35), donati dal celebre condottiero Pip- po Spano. Sempre a Maria Maddalena d’Austria è legato il finimento d’altare com- posto da quattro candelieri portacroce con croce, che compare negli In- ventari delle sue reliquie (Archivio di Stato di Firenze), anche se poi fu donato alla Madonna da Cristina di Lorena in occasione della proces- sione di ringraziamento a Impruneta il 2 ottobre 1633. Nella Nota de- gli oggetti donati alla Vergine, pubblicata da Francesco Rondinelli, bi- bliotecario del granduca, è ricordato «un bellissimo sepolcro d’argento dentro al quale è la testa di san Sisto, primo papa e martire». In realtà, il bellissimo reliquiario, che si fregia in alto delle armi Medici-Lorena e porta la statuina di san Sisto, fu commissionato nel 1614 all’orafo Simo- ne Pignoni dal vescovo di Fiesole Bartolomeo Lanfredini per custodire – come si legge nell’iscrizione – le reliquie di san Romolo, primo vescovo di

museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 64 Fiesole e santo legato alla leggenda imprunetina. Come e quando il re- liquiario entrasse a far parte del patrimonio mediceo non è dato sapere. Rondinelli ricorda inoltre due vasi in argento donati dai granduchi che, sebbene non rintracciati, dovevano essere simili ai vasi donati dal clero metropolitano fiorentino e dalle nobili famiglie Corsini, Salviati, Nic- colini per adornare la balaustra del tempietto della Vergine. Accanto ai sovrani, anche altri personaggi della corte medicea portarono all’Impru- neta doni preziosi eseguiti dalle botteghe granducali, come il Crocifisso in argento ed ebano del 1635 donato dal Gran Balì Andrea Cioli, sena- tore fiorentino che fu ambasciatore sotto Ferdinando I, Cosimo II e Fer- dinando II, divenendo poi segretario granducale. Probabilmente da le- gare alla committenza di corte, anche se non documentata, è la straor- dinaria pisside eseguita nel 1637 da Cosimo Merlini, uno degli orafi più raffinati al servizio dei Medici, che per lo schema iconografico partico- larmente complesso è stata definita «vera e propria catechesi eucaristica» (A. Paolucci 1980). Ad Anna Maria Luisa dei Medici, moglie dell’Elet- tore Palatino e devotissima alla Vergine di Impruneta, è da collegare un calice di Augusta della bottega di Franz Ignaz Stadler. Nell’Archivio del- la Fabbriceria di Santa Maria esistono documenti relativi ad altri doni mandati da Anna Maria Luisa dalla Germania, come i due grandi va- si d’argento con fiori e due candelieri con viticci, inviati nel 1712 come ex-voto per la guarigione del marito (G.B. Casotti 1714, p. 279). Cer- tamente il dono più bello e prezioso fu il paliotto in argento e bronzo e pietre preziose eseguito su disegno di Giovan Battista Foggini «dai più valenti artefici della Real Galleria», Cosimo Merlini il Giovane e Ber- nardo Holzmann, donato da Cosimo III, che rappresenta il granduca in- ginocchiato in umile preghiera all’altare della Madonna. Questa volta la Madonna non aveva fatto il miracolo e il 30 ottobre del 1713 moriva il Gran Principe Ferdinando, segnando con la sua morte l’inarrestabile declino della dinastia medicea. Rosanna Caterina Proto Pisani

sala degli argenti 65 Vetrina 3 (nella rientranza nezza esecutiva del Crocifisso, indu- della parete di destra) cono a ipotizzare un’esecuzione nel- le botteghe granducali: in questo 57. botteghe granducali, scorcio di secolo quegli artisti di- primi decenni del secolo xvii mostrano di aver fatto proprio il gu- Crocifisso sto introdotto a corte dalla stessa 1635 Maria Maddalena d’Austria con Argento sbalzato, cesellato l’accostamento dell’ebano e dei ric- e bulinato, ebano, il Cristo chi riporti in argento che ritroviamo è di fusione; cm 84x38; base anche ai terminali dei bracci della cm 28,5x30, 5; Crocifisso cm 55x38 croce. Particolari questi che ricorda- (inv. 12) no da vicino la decorazione tipica iscrizione nel cartiglio: della manifattura di Augusta di ini- «andreas ciolus senator zio secolo. florentinus primus a secretis ser. ferdinando magni ducis aetruriae donavit anno mdcxxxv» Vari sono gli argomenti che colloca- no in ambiente mediceo anche l’e- secuzione di questo prezioso Croci- fisso, che risulta entrato nell’inven- tario della chiesa nel 1636: primo fra tutti la dedica di Andrea Cioli sena- tore fiorentino che, ambasciatore della corte toscana sotto Ferdinan- do i, Cosimo ii e Ferdinando ii, era divenuto infine segretario di que- st’ultimo. Aveva sposato nel 1625 la cortonese Angelica Badii, dama d’o- nore di Cristina di Lorena e di Ma- ria Maddalena d’Austria. Sulla base è visibile anche lo stemma della fa- miglia Cioli. Questa stretta vicinan- za del donatore alla casa regnante, insieme alla grande qualità e alla fi- 57 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 66 La base è ottagonale e composta di quattro gradini: al centro del primo è apposta una elegante placchetta sbalzata che raffigura l’episodio bi- blico del serpente di bronzo che «Mosè innalzò per salvare il popolo d’Israele dai serpenti infuocati che lo avrebbero assalito» (Numeri 21,4-9), con la scritta Mors et vita duello. L’e- pisodio, qui inserito con sapiente ri- mando, prefigura il sacrificio di Cri- sto come si legge nel Vangelo di Gio- vanni: «Come Mosè ha innalzato il serpente nel deserto, così è necessa- rio che il Figlio dell’uomo sia innal- zato, affinché chiunque crede in lui non perisca» (Giovanni, 3,14-15). Il Cristo a tutto tondo, di forme bel- 58a lissime e slanciate, rimanda a esem- I candelieri e la croce compaiono ne- pi del Giambologna destinati alla gli inventari del 1616 relativi alle re- Santissima Annunziata e alla cappel- liquie appartenenti a Maria Madda- la Salviati nella chiesa di San Marco. lena d’Austria, granduchessa di To- scana (Archivio di Stato di Firenze), la quale commissionò nei primi de- Vetrina 4 (addossata alla parete cenni del Seicento diversi reliquiari a sinistra dell’ingresso) in cristallo di rocca (uno dei quali an- che nel tesoro di Impruneta). Fu 58. botteghe granducali, però la suocera Cristina di Lorena a primi decenni del secolo xvii donare questo splendido finimento Finimento d’altare composto nel 1633 in occasione della proces- da quattro candelieri e croce sione del 2 ottobre di quell’anno. ante 1632 Esemplari del prezioso cristallo era- cristallo di rocca, ebano con no già presenti nelle collezioni me- riporti d’argento, bronzo e rame dicee all’epoca di Cosimo i in oggetti dorato; h cm 58 e cm 60 lavorati a Milano o a Venezia. Fu (candelieri), h cm 100 (croce) (inv. 9) però con Francesco i che vennero in-

sala degli argenti 67 il finimento di Impruneta, che tra l’altro presenta lavorazioni diverse nella croce e nei candelieri, è invece quasi certa la sua esecuzione nelle botteghe granducali, in quel mo- mento sensibili anche alle novità in- trodotte dalla stessa Maria Maddale- na d’Austria, che amava gli accosta- menti di materiali diversi e preziosi come il cristallo e l’ebano.

Vetrina 5 (parete di fronte all’ingresso)

In questa vetrina è esposta la ricca serie di vasi votivi in argento, omo- genei per stile ed epoca, che caratte- rizza il Tesoro di Santa Maria del- l’Impruneta: i vasi, in tutto quindi- ci, furono donati in occasione della grande processione del 1633 dal cle- 58b ro metropolitano, da alcune com- trodotte anche a Firenze maestranze pagnie religiose e da famiglie nobili capaci di lavorare questo bellissimo che vi fecero apporre la loro dedica. materiale, raro e denso di riferimen- Erano destinati ad adornare la ba- ti simbolici che trovavano nell’uso li- laustra del tempietto della Vergine turgico la giusta valorizzazione. Un all’interno della basilica, alternati a finimento analogo, col cristallo la- candelieri e corredati probabilmen- vorato a spirale, fu donato dalla stes- te da gigli votivi. Si presentano ge- sa Cristina alla Santissima Annun- neralmente con piede circolare e ziata nel 1632, il cui disegno è stato corpo piriforme decorato con inci- attribuito a Matteo Nigetti, archi- sioni complesse ed eleganti cartelle tetto e coordinatore dal 1626 degli nelle quali sono inclusi simboli o intagliatori di corte. Se l’invenzione piccole scene; i più raffinati mostra- da parte di Nigetti non è sicura per no anche elaborati beccucci. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 68 59. manifattura fiorentina 60. manifattura fiorentina, (Bottega all’insegna del fiore di prima metà del secolo xvii cardo), prima metà del secolo xvii Coppia di vasi votivi Coppia di vasi votivi 1633 1633 argento sbalzato e inciso; argento sbalzato, cesellato, cm 27,5x17; piede diam. cm 10 bulinato e inciso, parti di fusione; (inv. 19) cm 30x18 (inv. 16) nelle tre cartelle: Crocifissione tra Simile alla coppia n. 68, questi due due frati, Maddalena ai piedi della vasi presentano una decorazione ana- croce e l’iscrizione: «la compagnia loga ma i beccucci non si raccorda- del crocifisso dei bianchi di no all’orlo superiore. Le tre cartelle firenze sotto sancta maria contengono gli stemmi delle tre no- nova faciebat l’anno 1633.» bili famiglie dei donatori Salviati, Corsini, Niccolini; al centro è una 61. manifattura fiorentina, tiara pontificia. prima metà del secolo xvii Vaso votivo 1633-1635 ca. argento sbalzato e inciso; cm 27,5x16,5; piede diam. cm 11 (inv. 20) nelle tre cartelle: Madonna incoronata col Bambino, san Lorenzo, stemma Strozzi- Machiavelli

62. manifattura fiorentina, prima metà del secolo xvii Vaso votivo 1633-1640 ca. argento sbalzato e inciso; cm 28x16; piede diam. cm 9,5 (inv. 23) nelle tre cartelle: Madonna col Bambino, san Giuseppe, stemma Strozzi-Machiavelli 59

sala degli argenti 69 63. manifattura fiorentina, prima metà del secolo xvii Vaso votivo datato 1633 argento sbalzato e cesellato; cm 27,5x17; piede diam. cm 10,2 (inv. 17) nelle tre cartelle: Annunciazione, una Croce e l’iscrizione: «la compagnia di s. ilario a colombaia al tempo che fu governatore m. pietro casini l’anno 1633». La Compagnia che aveva sede pres- so la chiesa di San Gaggio era una delle tappe della sacra icona duran- te il suo trasferimento a Firenze. 65a 64. manifattura fiorentina, prima metà del secolo xvii Vaso votivo datato 1635 argento sbalzato e cesellato; cm 26,5x16; piede diam. cm 10 (inv. 22) nelle tre cartelle: la Vergine Assunta, una Ruota e l’iscrizione: «compagnia e congregati della assunta sotto s. pietro scaraggi di firenze 1635».

65. manifattura fiorentina, prima metà del secolo xvii Coppia di vasi votivi datati 1634 argento sbalzato e inciso; 65b museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 70 cm 28,5x16,5; piede diam. cm 10 Bambino, San Domenico e uno (inv. 21) stemma con castello turrito e il nelle tre cartelle: San Francesco, motto libertà (famiglia Spigliati Maddalena penitente e l’iscrizione: Magalotti?) «homini della compagnia di s. maddalena posta ne chiostri 67. manifattura fiorentina, di s. +» prima metà del secolo xvii Anche la chiesa di Santa Croce co- Vaso votivo stituì una tappa nella processione 1630-1640 ca. del 1633. argento sbalzato e inciso; cm 29x17; piede diam. cm 10,2 66. manifattura fiorentina, (inv. 24) prima metà del secolo xvii (1633?) Tre le decorazioni incise, tre stemmi Vaso votivo della famiglia Berardi-Salviati. argento sbalzato e cesellato; cm 27,5x16; piede diam. cm 10,5 68. manifattura fiorentina, (inv. 18) prima metà del secolo xvii nelle tre cartelle: Madonna col Coppia di vasi votivi datati 1633 argento sbalzato, cesellato, bulinato e inciso, parti di fusione; cm 31x18 (inv. 15) iscrizioni sul collo del vaso: «archid. et cap. flor. b.mariae. v. eiusq. sacros. imagini imprunet. grassante pestilentia.d.d. a.s. mcdxxxiii»; sotto la base: «rodulf. marcello et berhar. de arena camerariis cap. flor.» Sono questi i pezzi di maggior pre- gio della serie dei vasi votivi, veri ca- polavori dell’oreficeria fiorentina del Seicento. Furono offerti, come risulta dalla scritta, dagli Arcidiaco- ni e dal Capitolo della Metropolita- 68

sala degli argenti 71 na fiorentina in ringraziamento alla datati 1721 Vergine di Impruneta per aver libe- argento sbalzato e cesellato; rato la città dalla pestilenza. h cm 47 x sezione base cm 15,5 I due vasi sono caratterizzati da tre (inv. 39) beccucci decorati da protomi antro- Eseguiti probabilmente per pomorfe con un motivo di ali che si accompagnare i candelieri del raccordano all’orlo superiore del va- 1633. so; il corpo è decorato con un ric- chissimo sfoggio di volute, foglie, fe- 71. adriano haffner stoni di frutta e, dentro due cartelle, (notizie 1703-1768) due teste di cherubino. La decora- Ostensorio zione dimostra il perdurare del sofi- 1713-1714 sticato e complesso repertorio tardo- argento sbalzato, cesellato, tornito manieristico, divenuto ormai quasi e inciso, parti di fusione; bronzo e il lessico tipico delle botteghe fio- rame dorato; h cm 64 x raggiera rentine e valido ancora nel quarto diam. cm 29 (inv. 40) decennio del Seicento.

69. manifattura fiorentina, prima metà del secolo xvii Vaso votivo datati 1641 argento sbalzato, cesellato e inciso; cm 30x17; piede diam. cm 10,5 (inv. 25) nelle tre cartelle, stemmi della famiglia Salviati-Strozzi, Salviati- Rucellai e la data 1641

Vetrina 6 (parete di fronte all’ingresso)

70. manifattura fiorentina prima metà del secolo xvii Coppia di candelieri 71 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 72 stemmi Orlandini e Patrizi h cm 23,6; coppa diam. cm 8,5; punzoni: aa in campo ovale piede diam. cm 11,5 (inv. 38) Donato dalla romana Olimpia Pa- punzoni: Leone passante, Croce trizi che, sposando il fiorentino Or- greca, illeggibile landini unificò le due famiglie, il prezioso oggetto di manifattura fio- 74. manifattura fiorentina, rentina è la prima opera nota di inizio del secolo xviii Adriano Haffner, oriundo tedesco, Calice che lavorò nella bottega di Giovan- argento sbalzato e cesellato, h. cm ni Guglielmo Petres, immatricola- 24,2; coppa diam. cm 8,5; tosi il 1713. Presenta un disegno e piede diam. cm 13,5 (inv. 29) una decorazione che ricordano i punzone: Leone passante modi di Giovan Battista Foggini, Donato dalla Compagnia di Santa forse il più grande esponente della Caterina o di San Bernardino “in scultura barocca in Toscana. Allo Pinti”. stesso Haffner si devono i due can- delieri presenti nel tesoro del museo 75. manifattura fiorentina, e databili al 1721 (n. 70 - inv. 39), che primi decenni del secolo xviii risultano fedeli repliche della coppia Pisside donata da Ginevra Carnesecchi argento sbalzato e cesellato, Mozzi nel 1633 (n. 50 - inv. 10). h cm 22,1; coppa diam. cm 9,5; piede diam. cm 9,5 (inv. 36) 72. manifattura fiorentina, punzoni: Leone passante, Torre, prima metà del secolo xviii Alabarda Calice datato 1720 76. manifattura fiorentina, argento sbalzato e cesellato; primi decenni del secolo xviii h cm 25; coppa diam. cm 9; Bacile e mesciroba piede diam. cm 13 (inv. 37) 1711 punzoni: Leone passante, Elmo, argento sbalzato e cesellato, parti Croce greca di fusione; mesciroba cm 26,5x12; bacile diam. cm 42,5 (inv. 27) 73. manifattura fiorentina, La grande qualità della lavorazione e terzo decennio del secolo xviii il valore ingente dei due pezzi indu- Calice cono ad accostarvi alcuni disegni di argento sbalzato e cesellato; Giovan Battista Foggini della biblio-

sala degli argenti 73 teca Riccardiana e degli Uffizi, ma anche le decorazioni presenti nel pa- liotto d’argento donato da Cosimo iii all’altare della Vergine. Il com- mittente non poteva essere da meno: può essere infatti identificato con l’a- bate Cosimo Serristori che risulta avere donato nel 1711 un «bacile d’ar- gento colla sue mesciroba di finissi- mo lavoro, di peso di libbre 6 e once 2» (Elenco dei doni del 1711 pubbli- cato dal Casotti nel 1713). Lo stesso abate donò nella medesima occasio- ne un bellissimo calice in argento, opera anch’esso dei più insigni tra gli orafi granducali (vedi n. 77 - inv. 28). 77. manifattura fiorentina inizio del secolo xviii 77 Calice argento di fusione, sottocoppa in argento sbalzato e cesellato; h cm 25,1 x coppa diam. cm 10; piede diam. cm 12 (inv. 28) 78. bottega di franz ignaz stadler (notizie 1686-1690) Calice 1696-1705 ca. argento sbalzato, cesellato e dorato; h cm 23; coppa diam. cm 9; piede cm 15 (inv. 31) punzoni: sul piede il marchio di Augusta e il punzone con tre lettere «fis» Come conferma la punzonatura che è indice della manifattura di Augusta, la 78 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 74 forma e la decorazione del calice lo col- argento sbalzato e cesellato; locano in area culturale non italiana, h cm 26,4; coppa diam. cm 9; mentre le lettere «fis» ci rimandano al- piede diam. cm 14 (inv. 30) l’orafo autore di una croce d’altare nel- iscrizioni: «tempore p. innocenti a la cattedrale di Esztergom. Lo stile in so. angelo commendatoris 1698» cui l’oggetto è eseguito suggerisce una punzoni: aquila con lettere rvp e datazione agli inizi del secolo xviii. g.c.n. e diversi altri Anche se mancano documenti al ri- guardo, è assai probabile che il calice 80. manifattura fiorentina sia giunto al Tesoro come dono del- inizio del secolo xviii l’ultima Medici, Anna Maria Luisa, Pisside moglie dell’Elettore Palatino. Devota argento sbalzato, cesellato e inciso; alla Vergine, ella risulta avere inviato h cm 15; coppa diam. cm 8; piede altri doni dalla Germania come, nel diam. cm 7,5 (inv. 35) 1712, due grandi vasi d’argento con fio- ri e due candelieri con viticci a titolo 81. manifattura fiorentina di ex voto per la guarigione del marito. primo decennio del secolo xviii Coperta del Missale Romanum 79. manifattura palermitana stampato nel 1702 ultima metà del secolo xvii velluto e argento sbalzato; Calice cm 37x25 (ciascun piatto della datato 1696 legatura) (inv. 33)

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sala degli argenti 75 nei piatti al centro: monogramma Opera di fattura elegante e di aspet- di Cristo, monogramma della to prezioso, può considerarsi ese- Vergine e Assunta guita quasi certamente in una bot- iscrizioni: «famiglia d. marenova» tega fiorentina.

Sulla parete d’ingresso, al centro Vetrina 7 (parete d’ingresso)

82. manifattura fiorentina, 83. ignoto argentiere primi decenni del secolo xviii fiorentino, primi decenni del Portello della Vergine di Impruneta secolo xviii datato 1711 Finimento di sei candelabri e croce lamina in argento sbalzato e datato 1711 cesellato su supporto di legno argento sbalzato, cesellato, dorato; cm 152x71 bulinato, tornito e inciso; il Cristo Si tratta dello sportello che dal 1711 fino alla seconda guerra mondiale copriva la tavola della Vergine sul- l’altare del tempietto nella basilica: danneggiato dai bombardamenti è stato restaurato col recupero anche dei frammenti lignei. È ricordato nella nota dei doni offerti nel 1711 in occasione della grande proces- sione: donatore in questo caso fu l’antica Compagnia dell’arcangelo Raffaele, detta del Raffa. Difatti, tra i ricchi rabeschi d’argento in forma di tralci di rose e gigli, al centro del portello si vede un medaglione raf- figurante Tobiolo che sta tirando fuori il pesce dall’acqua assistito dall’angelo Raffaele; sullo sfondo, separata da un albero, è una veduta di città nella quale è forse da rico- noscere una Firenze idealizzata. 83a museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 76 è di fusione; la croce è in lamina Merlini questi lavorava in quegli an- d’argento su anima di legno; ni al paliotto d’argento per l’altare hcm58,2 (candelieri), h totale della Vergine su commissione del croce cm 109 (inv. 26) granduca Cosimo iii: è probabile iscrizioni nelle cartelle: «domus che la famiglia Riccardi, una delle riccardi cum cassandra più importanti a Firenze, abbia vo- capponi coniuge/ dei parae luto con questo dono, commissio- virgini mariae imprunetae suam invisentim florentiam/ d.d.d. anno domini mdccxi» Il finimento, di lavoro squisito e di lega perfetta, fu donato dal marche- se Francesco Riccardi, dalla moglie Cassandra Capponi e dal figlio Co- simo con l’obbligo di essere esposto sull’altare della Vergine sia nei gior- ni festivi che feriali. Il carattere so- fisticato di questi oggetti bene li col- loca nell’ambiente artistico fiorenti- no di fine Sei e inizio Settecento, la cui scena era dominata da scultori di rango come Foggini e Soldani, at- tivi anche per i Riccardi. Alcuni di- segni di questi due artisti, che han- no contribuito a tradurre il lin- guaggio della scultura fiorentina dal tardo-manierismo al barocco, sono stati di fatto messi in relazione con i candelieri e la croce. Ai nomi dei due scultori su citati va però ag- giunto anche quello di Holzmann, specie in relazione alla figura del bel- lissimo Cristo non ancora morto ma che sta per spirare, come quello di recente attribuito all’artista nella chiesa di San Lorenzo. Insieme al 83b

sala degli argenti 77 nato agli artisti più legati alla corte, 85. manifattura fiorentina, offrire alla Vergine un finimento prima metà del secolo xviii d’altare degno per qualità e raffina- Coppia di reliquiari tezza del paliotto d’argento del 1730 ca. granduca. lamina d’argento sbalzato e legno laccato; cm 59,5x15,5 (inv. 42) Come le tre cartegloria (n. 84) furo- Vetrina 8 (centrale) no donati dalla Compagnia di San Carlo dei Lombardi. 84. manifattura fiorentina, primi decenni del secolo xviii 86. manifattura fiorentina Serie di tre cartegloria primo-secondo decennio del lamina d’argento sbalzato e legno; secolo xviii cm 43x52 (la centrale); cm 35,5x28 Coperta del Missale Romanum (le laterali) (inv. 41) 1713 La sigla loˆb collega la serie alla velluto e argento sbalzato; cm 36x24,5 Compagnia di San Carlo detta dei (ciascun piatto della legatura) Lombardi che, tra molti altri doni, (inv. 34) offrì per nove anni a partire dal nei piatti: monogramma di Cristo 1695 un vaso d’argento. e la Vergine Assunta

84 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 78 87. manifattura fiorentina Palmatoria 1716 argento inciso; cm l 28,5 x h 3,5 x 9,3 (diam. del piatto reggicera) (inv. 32)

88. manifattura fiorentina metà del secolo xviii Coppia di reliquiari a ostensorio lamina d’argento sbalzata e cesellata su supporto di legno; cm 52,5x19 (inv. 44)

89. manifattura fiorentina, metà del secolo xviii Reliquiario a ostensorio lamina d’argento sbalzata e cesellata su supporto di legno; cm 36x18 (inv. 43) 85

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sala degli argenti 79 Il culto della Madonna di Impruneta al tempo dei Lorena

on l’estinzione della dinastia medicea e l’avvento dei Lorena, nel C Settecento si ebbe un certo contenimento del culto della Vergine. La politica illuminista tendeva alla promozione di uno Stato laico e avver- sava certe manifestazioni esteriori, come il culto delle immagini, le pro- cessioni, le reliquie. Nell’ambito della stessa Chiesa si manifestavano ten- denze venate di giansenismo che consideravano queste manifestazioni forme di superstizione. Fu proprio alla fine di quel secolo, nel 1784, che si giunse alla distruzione degli ex voto della Santissima Annunziata, co- sa che per fortuna non avvenne a Impruneta, dove si corse però il serio rischio di veder cancellato il culto della Vergine. Infatti, un documento che vale la pena richiamare, ci consente di co- noscere il momento preciso in cui l’immagine venne ridipinta, al fine di mantenere in vita il culto della Madonna di Impruneta. Al pieva- no di Impruneta, membro della famiglia dei marchesi Giugni, giunse dunque la notizia che il comandante supremo della reggenza, il conte di Richecourt, desiderava vedere l’immagine della Vergine. Allora «il prudente pievano, sentita l’importanza di una tal visita, credé suo do- vere di vederla prima di lui (giacché ad antiquo nessuno l’aveva vedu- ta e molto più scoperta, avendo quest’immagine sette mantelline una sopra l’altra) quindi è che a chiesa serrata, e segretamente la fece sco- prire; ma qual fu la sua sorpresa trovando un’asse quasi nera, sopra la qual credesi fosse dipinta, e che non distingueasi neppure le tracce del- la supposta Madonna. In tale emergenza, qual partito prendere? Se il conte di Richecourt la vede, è certo che faceva bruciare l’asse, e la de- vozione della Madonna dell’Impruneta sarebbe cessata fino da quel tem-

museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 80 po. Il migliore fu quello di farla subito ridipingere, e fu scelto a que- st’effetto il sig. Ignazio Hugford, che oltre ad essere stato un buon pit- tore dei suoi tempi, univa eziandio molta religione e pietà, come atte- stano i suoi discepoli da me benissimo conosciuti; il quale portatosi al- l’Impruneta in casa del Pievano Giugni, dipinse la Madonna con il Bambino Gesù sulla maniera antica». Nell’anno 1758, dunque, Igna- zio Hugford restaurò e ridipinse in gran parte la Madonna. L’opera- zione politica, promossa dall’astuto pievano perché non cessasse il cul- to, fu anche un’operazione che possiamo definire filologica. Ignazio Hugford, pittore molto devoto, era anche un amante di cose antiche e aveva compiuto operazioni analoghe su dipinti simili. Quando la ta- vola di Impruneta è stata portata di recente a Firenze per essere esami- nata dall’Opificio delle Pietre Dure, nel laboratorio della , si è notato che il supporto del dipinto è una tavola databile al- meno al XIII secolo (ma nulla esclude che possa essere addirittura più antica), mentre della pittura originale non resta che il 10% della su- perficie pittorica complessiva; tutto il resto è opera dello Hugford, il qua- le però, pur ridipingendo quasi integralmente l’immagine, rispettò le zone dove si conservava il colore originale. Il culto della Madonna di Impruneta, dunque, continuò a esistere (vi furono ancora processioni nel Settecento), anche se ridimensionato, come è evidente dal numero e dalla qualità degli oggetti del Museo, a eccezio- ne del Reliquiario di santa Teodora, probabilmente opera di un orafo austriaco, donato da Pietro Leopoldo all’arcivescovo Martini e da que- sti portato nel 1784 a Impruneta. La Madonna, allora, sembrò ritorna- re ai tempi della sua giovinezza, vedendo limitato il suo culto alla sola Impruneta e alla campagna circostante.

Rosanna Caterina Proto Pisani

sala degli argenti 81 Vetrina 9 90. orafo austriaco (?), ultimo quarto del secolo xviii Reliquiario di santa Teodora ante 1784 argento sbalzato, cesellato, inciso e bulinato, parti di fusione; cm 49x57x29,5 (inv. 45) punzoni: ak in ovale su fondo puntinato Si tratta di un interessante esempio di oreficeria neoclassica, di fattura pro- babilmente nordica. Donato dal gran- duca Pietro Leopoldo di Lorena ad Antonio Martini, arcivescovo di Fi- renze dal 1781 al 1809, passò a Impru- 91 neta nel 1784 come risulta da docu- piede diam. cm 14 (inv. 47) menti nell’Archivio dell’Opera di iscrizioni: «la società Santa Maria del Fiore. Si compone di promotrice fiorentina con le due urne sovrapposte contenenti le re- oblazioni dei fedeli 22 maggio liquie: la superiore è fiancheggiata da 1872 alla vergine ss.ma due angeli e sormontata dalla statui- dell’impruneta questo calice na della santa incatenata a un masso. offre.»

91. manifattura fiorentina, 93. manifattura romana, orafo metà del secolo xix giuseppe boroni Coppia di candelabri (notizie 1787-1830) 1830-1850 ca. Coppia di ampolline argento fuso e marmo; h cm 40 e inizio del secolo xix cm 37; base cm 14,5 (inv. 49) argento sbalzato e cesellato, parzialmente dorato e vetro; h cm 92. manifattura romana 21,5 x diam. cm 5,5 (inv. 46) Calice iscrizioni: fatte da e.b. e punzone b datato 1822 Le ampolline sono riferibili alla ce- argento sbalzato e cesellato e fuso; lebre famiglia di argentieri attiva an- h cm 34; coppa diam. cm 9,5; che per il Vaticano. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 82 95. manifattura italiana, prima metà del secolo xx Coppia di candelieri 1925 ca. argento sbalzato, cesellato e stampato; cm 4,5x15 (inv. 54) iscrizioni: «proposto e popolo/ rag. prof. c. mercato» punzoni: 800 e un calice I due candelieri dall’elegantissimo disegno liberty testimoniano la con- tinuità del culto della Vergine anche nel secolo scorso: furono donati nel 1925, anno in cui la chiesa di Impru- neta fu consacrata basilica minore.

93 96. manifattura fiorentina, 94. manifattura napoletana, metà del secolo xix fine del secolo xviii Palmatoria Ostensorio argento sbalzato e cesellato; argento sbalzato, cesellato, inciso, cm l 28,2 x h 7 x 11 (diam. del fuso, parzialmente dorato; piatto reggicera) (inv. 52) h cm 63,5, raggiera cm 23 iscrizioni: «i commercianti di 97. manifattura fiorentina ponte vecchio-firenze 16.4.1988» Candelabro punzoni: tre corone, al disotto 1833 dell’ultima la lettera p (?) argento sbalzato e cesellato, anima L’oggetto, piuttosto elaborato, pre- in argento e piombo; senta tutte le caratteristiche delle ore- cm 59x21; base cm 21x21 (inv. 48) ficerie napoletane del periodo con re- stemma della famiglia Benci, con miniscenze barocche innestate su lettere g.b.b. elementi neoclassici. Fu donato da- gli orafi del Ponte Vecchio in occa- 98. manifattura fiorentina, sione dell’ultimo trasferimento a Fi- prima metà del secolo xix renze dell’immagine della Vergine di Navicella con cucchiaino Impruneta in occasione dell’anno argento sbalzato e cesellato; mariano nel 1988. cm 9,5x19 (inv. 51)

sala degli argenti 83 99. manifattura fiorentina, 103. manifattura fiorentina, fratelli scheggi secolo xvi prima metà del secolo xix Sigillo di Pietro e Giovanni Turibolo Buondelmonti 1836 legno e metallo, h cm 5, argento sbalzato e cesellato; diam. cm 2 hcm30; piede diam. cm 9; dono di Alberto Bruschi braciere diam. cm 13 (inv. 50) Come la navicella presenta la sigla 104. manifattura fiorentina, op˜a dell’imp˜ta. secolo xvii Sigillo di Casa Medici legno e metallo; cm 8, Vetrina 10 diam. cm 1,5 dono di Alberto Bruschi 100. libro di capitoli e sermoni della congregazione di santa 105. manifattura fiorentina, maria secolo xix datato 1538 Medaglione dono di don Giulio Cesare Staccioli argento sbalzato; cm 10,9x8,5 (inv. 53) 101. giovan battista casotti iscrizioni in basso: «opa» (pievano dal 1726 al 1737) È il medaglione indossato dal sagre- Memorie istoriche stano durante le cerimonie più im- della miracolosa immagine portanti. La sigla «opa» corrisponde di Maria Vergine dell’Impruneta, all’Opera di Santa Maria dell’Im- Firenze 1714 pruneta di cui la pigna è simbolo.

102. orafo fiorentino, 106. manifattura fiorentina, secolo xix secolo xix Anello del cardinale Elia Serie di tre carteglorie Dalla Costa lamina d’argento sbalzato e oro e topazio (?), cesellato su anima di legno; diam. cm 3 cm 30x38 (la centrale), donato nel 1988 cm 23x18,5 (le laterali) museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 84 Alle pareti sono appesi alcuni ritratti e incisioni (dall’ingresso a destra)

107. Albero genealogico della famiglia Buondelmonti, patrona della chiesa di Impruneta compilato da Scipione Ammirato nel 1571; incisione su carta, bulino e acquaforte, in due parti di cm 49x50 ca. ciascuno consegnato in comodato a tempo indeterminato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze, 2005

108. ignoto pittore toscano 107 del secolo xvii 111. martin mytens (Stoccolma Maria Maddalena d’Austria, moglie 1695 - Vienna 1770) L’imperatrice Maria Teresa di Cosimo II olio su tela; cm 103x85 d’Austria e il figlio Giuseppe deposito delle Gallerie fiorentine olio su tela; cm 165x120 (Inv. 1890, n. 4323) dono della Pro Loco di Impruneta e di monsignor Cesare Staccioli, 2003 109. ignoto pittore toscano del secolo xviii Cristina di Lorena granduchessa di Toscana in abiti vedovili olio su tela; cm 146x117 deposito delle Gallerie fiorentine (Inv. 1890, n. 5241)

110. copia da justus suttermans, secolo xvii Ferdinando II de’ Medici olio su tela; cm 91x75 deposito delle Gallerie fiorentine (Inv. 1890, n. 2922) 111

sala degli argenti 85 112. alessandro saller - cosimo mogalli La processione del 1711 1714 ca. incisione; cm 57x40 L’incisione è tratta dalle Memorie Istoriche di G.B. Casotti. 115 113. cosimo mogalli 116. cosimo mogalli (Firenze 1667-1730) (Firenze 1667-1730) Tabernacolo della sacra immagine La processione del 1711: della Madonna di Impruneta composizione della processione 1714 ca. incisione; cm 89x69 incisione; cm 44x35 deposito del Comune di Impruneta L’incisione è tratta dalle Memorie Istoriche di G. B. Casotti.

114 a e b. giovan battista casotti (pievano dal 1726 al 1737) Due pagine manoscritte dalle “Memorie Istoriche”, Firenze 1714 116 115. cosimo mogalli 117 aeb. Due lastre originali per le (Firenze 1667-1730) incisioni di Cosimo Mogalli relative La processione del 1711 in Piazza alla processione del 1711 Pitti rame, mm 555x694, mm 555x692 disegno acquerellato; cm 89x64,5 consegnate in comodato a tempo deposito del Comune di indeterminato dall’Ente Cassa di Impruneta Risparmio di Firenze, 2005

museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 86 Sala dei parati In fondo al salone una breve rampa di scale in discesa immette nella sala dei parati, l’ultima del museo ma non la meno preziosa. Tra i ricchi doni di cui la basi- lica veniva fatta oggetto, non erano infatti ultimi per importanza e qualità i paramenti sacri che aumenta- vano il prestigio della chiesa mostrando nel contempo la generosità dei donatori che spesso vi facevano ap- porre i loro stemmi. La raccolta, il cui primo inventa- rio risale addirittura al 1432, comprende oggi esempla- ri che datano dal Quattrocento fino alla fine del Set- tecento. Nell’archivio della basilica è conservato tut- t’oggi un ricchissimo materiale che documenta non so- lo la consistenza delle donazioni in questo settore, ma ci fornisce anche informazioni preziose per gli studi sui tessuti antichi. Fra questi una particolare attenzione meritano, in quanto caratteristici di Impruneta, i fa- mosi mantellini con i quali veniva coperta l’immagine della Vergine, che sono esposti nelle vetrine sui lati lun- ghi della sala. Quanto alle pianete e agli altri parati, il più antico fra gli esposti risulta essere una pianeta di manifattura ita- liana del secolo XVI in velluto cesellato verde (teca a si- nistra dell’ingresso) in cui appare stilizzato l’antico mo- tivo dei fiori di cardo. Della stessa epoca e di manifat- tura toscana è il bel paliotto di velluto rosso ricamato esposto in fondo alla sala sotto al tabernacolo proces- sionale a trittico, con sportelli mobili dipinti, realizza- to probabilmente nel 1354 in occasione della prima pro- cessione con cui la grande icona della Vergine fu tra- sportata a Firenze. All’altare del tabernacolo era desti- nata la tovaglia in garza ricamata a balze con fili di se- ta policromi dell’ultimo quarto del secolo xvi, esposta nella vetrina a destra dell’ingresso.

87 Le altre pianete esposte nella vetrina a sinistra dell’in- gresso (ma la basilica ne conserva molte altre in depo- sito) sono databili ai secoli xvii e xviii e presentano una ricca tipologia di tessuti: quella di damasco verde della prima metà del Seicento ha applicato in basso uno stemma dipinto raffigurante la Madonna col Bam- bino e san Giovanni; le due pianete del Settecento, di manifattura forse veneziana, rappresentano nella raffi- nata selezione dei colori del tessuto (lampasso) due splendidi esempi del disegno tipico del periodo, noto come bizzarre. Un’altra preziosa pianeta dello stesso se- colo spicca per uno straordinario e complesso ricamo d’oro su fondo di raso, mentre quella che può forse es- sere riferita a manifattura francese risulta tagliata in un sontuoso Gros liseré broccato con grandi inflorescen- ze rosse, viola e azzurre. Si veda come alcune di queste pianete presentino in basso, come prima si accennava, gli stemmi fatti applicare dai munifici donatori.

Manifattura italiana (Toscana ?) secolo XVI Mantellina (part.) 1568 seta, filato metallico cm 187,5x118 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 88 A partire dalla vetrina a destra tralci fioriti. Lo stemma applicato in dell’ingresso basso è quello della famiglia pistoie- se Panciatichi che donò la mantelli- 118. manifattura italiana na prima del 1774, anno in cui fu (Toscana ?) compilato un inventario nel quale è ultimo quarto del secolo xvi già descritta. Tovaglia da altare lino, seta, filato metallico; cm 120. manifattura italiana o 578x80 francese Si tratta di una tovaglia in garza nel- secondo quarto del secolo xviii la quale si alternano strisce di di- Mantellino mensioni diverse, ricamate a punto ante 1731 stuoia in seta gialla, verde chiaro, seta e filato metallico; cm 177x109 verde oliva, celeste, blu, rosa chiaro, Il mantellino è in lampasso brocca- rosa salmone, rosso, viola chiaro e to con disegno esuberante che rive- scuro, argento filato e argento dora- la la conoscenza di tessuti indiani. I to. Il disegno del ricamo compren- motivi esotici distribuiti simmetri- de racemi con fiori e foglie e tralci camente sono contenuti entro cor- vegetali secondo motivi tipici delle nici che imitano le trine. Lo stem- grottesche. La tovaglia era usata per ma applicato è quello della famiglia coprire l’altare su cui posava il ta- Strozzi. È già contenuta in una de- bernacolo costruito nel Trecento per scrizione del 1731. trasportare l’icona della Vergine fuori dalla sua sede abituale. Sulla parete di fondo 119. manifattura italiana (Toscana ?) 121. scuola fiorentina metà del secolo xviii metà del secolo xiv Mantellino Tabernacolo processionale con ante 1774 sportelli mobili della Vergine di seta e filato metallico; cm 176x114,5 Impruneta Sul taffetas celeste detto “a pelo stri- 1350-1360 ca. sciante”, risalta un raffinato ricamo tempera su tavola; cm 147x33 in argento più fitto nella zona supe- (ciascuno sportello) riore con motivi a rocaille e rami di La prima processione della Madon- ulivo e, al centro, tre cornucopie con na a Firenze, citata dalla Cronica di

sala dei parati 89 per la prima volta nel 1369 allorché la Vergine viene nuovamente trasfe- rita a Firenze. Nella parte esterna de- gli sportelli mobili sono raffigurati l’Annunciazione, san Zanobi, san Filippo, san Giovanni Battista e san Cristoforo; all’interno in alto, santa Caterina d’Alessandria e san Luca, al di sotto angeli musicanti. Le pitture sono state attribuite (Bo- skovits 1993) a un seguace di Maso di Banco, già conosciuto come Maestro del Bargello, ma ribattezzato di re- cente Maestro di Tobia (attivo tra il 1354 e il 1368), dalle storie di Tobia da lui affrescate nell’oratorio della Com- pagnia del Bigallo a Firenze. Nume- rose ridipinture presenti sugli sportel- li interni sono però riferibili all’inter- vento di un pittore del Quattrocento e rendono più difficile l’identificazio- ne dell’autore il cui stile, più eviden- te nella zona esterna, è caratterizzato da grande eleganza espressiva. Quan- to alla committenza, è possibile che a ordinarne l’esecuzione fosse la fami- glia Bardi di Vernio che col pievano 121 Federigo de’ Bardi contendeva allora Matteo Villani, avvenne nel 1354. il patronato della chiesa alla famiglia Questa custodia a forma di trittico Buondelmonti: per la loro cappella in con la teca centrale trilobata fu pro- Santa Croce si erano appunto rivolti babilmente eseguita in quell’occa- a Maso di Banco. sione non solo per comodità di tra- La devozione popolare ha causato nel sporto, ma anche per proteggere e tempo un ulteriore arricchimento del nascondere l’icona aumentandone tabernacolo con l’aggiunta di alto di la sacralità. Viene comunque citata una corona (vedi qui di seguito). museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 90 122. manifattura fiorentina, ultimo quarto del secolo xviii Corona 1781 ottone argentato e bronzo dorato su struttura di ferro; cm 63x55x28,5 La corona attuale, donata dalla Compagnia dei Lombardi e restau- rata nel 1873, ha sostituito nel 1781 la corona imperiale a due punte che 122 compare sul tabernacolo nella stam- Vetrina di fronte all’ingresso, pa del 1758. a seguire 123. manifattura italiana, 124. manifattura italiana o fine del secolo xvi francese Paliotto primo quarto del secolo xviii seta, filato metallico e legno; Mantellino cm 100x211 seta e filato metallico; cm 156x120 Il tessuto è velluto tagliato e rica- mato ad applicazione: il motivo 125. manifattura italiana piuttosto complesso è ancora di ma- (Toscana ?), seconda metà del trice tardo manieristica e compren- secolo xvii de un bordo a racemi e altre elabo- Mantellino rate decorazioni a volute terminan- seta, lino e filato metallico; ti in fiamme e fulmini. cm 184x108

123

sala dei parati 91 I “mantellini” della Madonna di Impruneta

paramenti sacri esposti nel museo non sono che una parte limitata – I come risulta dagli antichi inventari – del corredo tessile della basili- ca, incrementato nel corso dei secoli dai preziosi doni alla Vergine, so- prattutto in occasione delle famose processioni del 1633 e del 1711. Nel nu- mero limitato degli oggetti – tutti di altissima qualità – è necessario sot- tolineare la presenza di un nutrito gruppo di “mantellini”, oggetti speci- fici, propri del corredo della Madonna di Impruneta. I mantellini sono tende rettangolari, destinate a coprire immagini di culto, come per esem- pio la Santissima Annunziata a Firenze, accrescendone l’aura di sacra- lità. Nel caso specifico della Madonna di Impruneta, il mantellino non serviva solo a coprire l’immagine sull’altare, ma accompagnava la Ma- donna nelle sue processioni. Il primo inventario esistente della basilica, del 1432, non ricorda nei suoi elenchi mantellini, lasciandoci incerti se all’epoca vi era l’usanza di te- nere coperta l’immagine. Già nel 1466 tuttavia furono donati alla Ver- gine quattro mantellini e altre donazioni sono ricordate nel 1470 e nel 1547. Sappiamo inoltre che la Compagnia di sant’Ilario, legata da profon- da devozione alla Vergine, durante le processioni aveva il privilegio di scoprire l’immagine. Nel documento settecentesco relativo alla ridipin- tura dell’immagine da parte di Ignazio Hugford, il pievano Giugni, per poter vedere la Madonna, dovette scoprire sette mantellini. Così nelle in- cisioni di Stefano della Bella, Cosimo Mogalli e in una incisione sette- centesca della Biblioteca Marucelliana (vol. LXXIV, n.90), la Madonna è sempre coperta dai mantellini che, proteggendola dagli sguardi e con- ferendole il mistero di una maggiore sacralità, erano certamente gli og- getti che si trovavano a contatto diretto della sacra Immagine. Per que- sto motivo i mantellini erano doni privilegiati fatti alla Vergine insieme

museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 92 a pianete, piviali e tovaglie, come ricordano la Nota dei doni del Ron- dinelli e gli Elenchi del Casotti. In un bellissimo mantellino in taffetas laminato d’argento ricamato, cu- stodito per motivi di conservazione in sagrestia, la marchesa Giulia Spa- da Riccardi spiega in una lunga iscrizione della fodera, il motivo del suo dono, per la salvezza sua e del figlio. La cospicua campionatura esposta nella sezione dei tessuti del museo ap- partiene a epoche e manifatture diverse, presentando esemplari di pro- duzione toscana, veneziana e francese databili dal Cinquecento al Set- tecento. La realizzazione dei mantellini in tessuti diversi (velluti, rasi, damaschi, taffettà) e con varie tecniche (ricamo, broccatura, cesellatu- ra), ci consente di seguire la storia del tessuto dai disegni cinquecenteschi delle fiammelle e del fiore di cardo fino ai raffinati motivi sei-settecente- schi di tessuti a pizzo o delle sete bizzarre dai fantastici disegni di gusto orientaleggiante. La presenza, sui mantellini, di iscrizioni o armi nobiliari ci permette inoltre di approfondire la storia della sacra Immagine e i suoi rapporti con la città di Firenze. I mantellini esposti nel museo furono offerti da diversi donatori: corpo- razioni (Battiloro, Rivenditori, i due mantellini cinquecenteschi in vel- luto rosso), compagnie (Compagnia delle Stimmate, la stessa che aveva commissionato nel 1634 a Gherardo Silvani il portico della chiesa e che lo donò insieme a una pianeta e a un paliotto dello stesso tessuto), nobi- li famiglie (Caccini da Verrazzano, Strozzi, Alemanni Franceschi, Pan- ciatichi). In alcuni di essi la parte centrale è decorata dal monogramma della Vergine sormontato da una corona. Infine, in occasione della pro- cessione del 1711, la Compagnia dell’Arcangelo Raffaele donò alla Vergi- ne un portello in argento (attualmente nella sezione degli argenti del mu- seo) che doveva costituire una protezione fissa sull’altare e che ha salva- to la sacra Immagine dai bombardamenti dell’ultima guerra. Rosanna Caterina Proto Pisani

sala dei parati 93 126. manifattura italiana pra la scritta «Stimmate di Firenze (Venezia ?) o francese, secondo 1711». Il tessuto è un damasco broc- quarto del secolo xviii cato a fondo verde cosparso di maz- Mantellino ze fiorite che si alternano in vertica- Seta, lino e filato metallico; le a tralci vegetali. cm 180x120 128. manifattura italiana 127. manifattura italiana (Toscana ?), secolo xvi fine del secolo xvii - inizi del Mantellina secolo xviii 1568 Mantellino seta, filato metallico; cm 187,5x118 seta, filato metallico, lino; Il mantellino è formato da una stri- cm 183x118 scia centrale di velluto tagliato rica- Questa mantellina insieme a un pa- mato e da due fasce laterali in pre- rato fu donata nel 1711 dalla Com- zioso velluto cesellato bouclé. Il di- pagnia della Stimmate in occasione segno in queste fasce presenta un della più volte citata processione, tralcio sinuoso quadrettato avvolto come è evidente dal cartiglio appli- a un tronco fogliato con palmette; cato con al centro ricamate cinque si riconoscono anche due tipi di fio- stigmate sanguinanti, con al di so- ri di cardo e altre inflorescenze. In alto è ricamata la data 1568 e al cen- tro, tra le fiammelle dello Spirito Santo, il simbolo bernardiniano, in basso è la scritta relativa ai donatori «Rivenditori».

129. manifattura italiana, metà del secolo xvi Mantellino seta, filo metallico, lino; cm 192x118 Si tratta di un velluto tagliato rica- mato a fiamme disposte a scacchie- ra; al centro è un medaglione rica- mato su tessuto di raso con l’imma- gine della Madonna col Bambino 127 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 94 131. manifattura italiana o francese secondo quarto del secolo xviii Parato composto da pianeta e velo seta e filato metallico; cm 120x72 (pianeta); cm 61x61 (velo)

132. manifattura italiana (Venezia ?) o francese inizi del secolo xviii Parato composto da pianeta, manipolo e stola 1711 seta, filati metallici; cm 122x78, cm 95x20, cm 236x20 La pianeta in lampasso broccato fa parte di un parato comprendente

128 (recuperato da un parato preceden- te) e al di sotto un cartiglio con la scritta «Battilori De Casavechi». Lo stemma in basso è quello della fa- miglia Casavecchia, che evidente- mente era in relazione con i dona- tori «Battilori».

Vetrina a sinistra dell’ingresso

130. manifattura italiana, inizi del secolo xviii Parato composto da pianeta e stola seta, filato metallico, lino; cm 117x76 (pianeta); cm 229x24 (stola) 132

sala dei parati 95 manipolo e stola: la cartella in bas- so contiene la scritta «Fratelli della Compagnia di S. Ilario a Colom- baia, Fi 1711», che ricorda ancora una volta come occasione del dono la già citata processione. Nel primo Settecento si riscontra nella produzione dei tessuti anche un’ispirazione a motivi giapponesi resi in forme astratte e fantastiche, il cui stile venne soprannominato biz- zarre: questa pianeta ne è uno splen- dido esempio. Analogo stile anche se un po’ più tardo si riscontra nella pianeta se- guente, donata dai «Benefattori del- la Galleria di s.a.r.» che non sap- piamo se riferire alla “Galleria dei Lavori”, cioè alle botteghe e offici- 133 ne granducali o alla Galleria degli 135. manifattura italiana, secolo Uffizi. xvi-xvii Parato composto da pianeta e 133. manifattura italiana manipolo (Venezia ?) seta e lino; cm 122x68, cm 90x17 primo quarto del secolo xviii Il tessuto dei laterali della pianeta è Parato composto da pianeta, stola e della metà del secolo xvi, il tessuto velo della croce e della colonna è della fi- seta e filato metallico; cm 118x75, ne del xvi secolo-inizi del xvii secolo. cm 38x20, cm 64x66

134. manifattura italiana, prima metà del secolo xvii Parato composto da pianeta e stola ante 1633 seta e filato metallico; cm 121x75, cm 260x22,5 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 96 Bibliografia logo a cura di A. D’Addario e A. Pao- lucci, Firenze 1980. R. Orsi Landini, Schedatura ministe- F. Rondinelli, Relazione del contagio riale OA presso l’Ufficio Catalogo della stato in Firenze l’anno 1630 e 1633 con Soprintendenza, Firenze 1983. un breve ragguaglio della miracolosa G. Roncaglia, Un inventario dei beni immagine della Madonna dell’Impru- mobili della chiesa plebana di S. Ma- neta, Firenze 1634. ria dell’Impruneta, in «Rivista d’Ar- G.B. Casotti, Relazione della venuta in te», 1986, xxxviii, serie iv, vol. ii. Firenze della miracolosa immagine di A. Paolucci-B. Pacciani-R. Caterina Maria Vergine dell’Impruneta, l’anno Proto Pisani, Il tesoro di Santa Ma- MDCCXI, Firenze 1713. ria all’Impruneta, Firenze 1987 (i). G.B. Casotti, Memorie istoriche della R. Tarchi, Una lettera di Maria Mad- miracolosa immagine di Maria Vergi- dalena d’Austria sulla reliquia della ne dell’Impruneta, Firenze 1714. Santa Croce in S. Maria Impruneta, in S. Bandera, Schedatura ministeriale «Rivista d’Arte», 1989, xli, serie iv, OA presso l’Ufficio Catalogo della So- vol. v. printendenza, Firenze 1973. M. Scudieri-M. Sframeli-R. Cateri- A. Paolucci, Il tesoro di Santa Maria del- na Proto Pisani, Il tesoro di Santa l’Impruneta, in «Antichità viva», xv, n. Maria all’Impruneta, Firenze 1990 (ii). 4, 1976. R. Caterina Proto Pisani (a cura di), A. Paolucci, Mostra di oreficerie sacre Basilica dell’Impruneta 1944-1992, Fi- restaurate nella basilica di Santa Ma- renze 1991. ria dell’Impruneta, in «Prospettiva», M. Boskovits, The Origin of Florentine n. 11, 1977. Painting (1100-1270), in R. Offner - M. Mannini, Schedatura ministeriale K. Stewinweig, A critical and histo- OA presso l’Ufficio Catalogo della So- rical Corpus of Florentine Painting, Fi- printendenza, Firenze 1980. renze 1993, se. i,vol. i. A. Paolucci, in La comunità cristiana R. Caterina Proto Pisani (a cura di), fiorentina e toscana nella dialettica re- Il Museo di Santa Maria all’Imprune- ligiosa del Cinquecento, Firenze, cata- ta, Firenze 1996.

sala dei parati 97

Itinerari

Da Firenze al Museo del Tesoro di Santa Maria di Impruneta

Renato l di là delle leggende fiorite intorno al suo ritro- Stopani A vamento, l’attrazione esercitata dall’immagine miracolosa della Madonna di Impruneta costituisce una conferma del ruolo di importante centro religio- so svolto dalla pieve imprunetina nell’area collinare immediatamente a sud di Firenze. Circoscritta inizial- mente al solo ambiente rurale, in collegamento con la funzione esercitata dalla pieve in ordine ai bisogni re- ligiosi della popolazione contadina, la fama del simu- lacro si estese poi anche alla città, facendo nascere la particolare devozione dei fiorentini per la Sacra Im- magine. Cosicché, come scrisse Emanuele Repetti nel suo Dizionario geografico fisico storico della Toscana (Fi- renze 1832, vol. ii, p. 573), «spesse fiate il governo fio- rentino in casi di guerra o per disavventure di pesti- lenze, di lunga siccità, o di ostinate piogge, ebbe ri- corso alla miracolosa immagine della Madonna del- l’Impruneta, il cui venerato tabernacolo con gran tre- no, grandissimo concorso e devozione veniva proces- sionalmente portato a Firenze». Il fenomeno, se da un lato trasformò la pieve facen- dole assumere i caratteri di un santuario, dall’altro portò a una ragguardevole crescita del primitivo vil- laggio rurale di Impruneta, che assunse la caratteri- stica conformazione urbana – ancor oggi rilevabile – per cui l’abitato, per usare ancora le parole del Re- petti, risulta costituito da un «complesso di varie bor- gora staccate le una dalle altre, lungo le quali per di-

101 verse direzioni trovansi altrettante vie che sboccano nella vasta piazza della devota chiesa». Parallelamente all’espandersi della fama della Sacra Im- magine, si accrebbe la ricchezza della pieve imprune- tina, e sarà proprio in virtù dell’ingente sua dotazione patrimoniale, e dai redditi che da questa derivavano, che saranno possibili i ricorrenti interventi di amplia- mento delle strutture architettoniche della chiesa, non- ché la ricchezza delle sue suppellettili sacre e la forma- zione del “tesoro” della basilica.

Tre itinerari per Impruneta

Appena usciti da Firenze, più strade conducono a Im- pruneta, dipartendosi dai fondo valle della Greve e del- l’Ema per risalire le colline che fanno da spartiacque tra i due fiumi. Un primo percorso inizia dalla strada statale Cassia (l’antica via romana) oltre il Galluzzo, in corrispondenza della popolosa frazione di Tavarnuzze. Una ripida salita porta in breve a Montebuoni dove, su un’altura sovrastante il corso della Greve, sorgeva il castello che fu quartier generale dei Buondelmonte, i grossi feudatari della zona che detennero «ab imme- morabili» il giuspadronato della pieve di Impruneta. Attualmente Montebuoni è un piccolo abitato dall’a- spetto antico, tutto raccolto attorno alla sua chiesetta dedicata a san Pietro, nel cui interno si trova una Ma- donna col Bambino di scuola fiorentina del xiv secolo. La strada prosegue con andamento serpeggiante toc- cando la borgatella di Bagnolo, con la sua vetusta par- rocchiale intitolata a San Martino, e snodandosi poi con andamento pianeggiante per una campagna intensa- mente coltivata che conserva ancora i tratti del tipico paesaggio agrario toscano della mezzadria. Case colo- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 102 niche occhieggiano tra il rigoglìo degli olivi (coltiva- zione di gran lunga prevalente), mentre doppi filari di cipressi indicano la presenza di ville padronali. Anche lungo il tracciato della strada si affacciano i caratteri- stici edifici delle case mezzadrili, con le loro aie e ca- panne; lo stesso accade per alcune ville-fattorie, essen- do la strada costeggiata da ampi fabbricati padronali che sovente contemplano anche piccoli oratori privati. In breve si giunge a Impruneta e ci si immette nella vasta piazza Buondelmonti, dove sorge la basilica di Santa Maria (fig. 1-2), un edificio che ben poco con- serva della pieve documentata sin dall’xi secolo: è del 3 gennaio 1060, infatti, la notizia che ricorda la consa- crazione della primitiva chiesa, a opera del cardinale Umberto di Silvacandida, legato del pontefice Niccolò ii. Alcuni resti dell’antico edificio plebano sono inglo- bati nella fiancata destra: grazie a essi è possibile rico- struire i caratteri della chiesa romanica, che doveva es- sere a impianto basilicale, con tre navate spartite da

Fig. 1. Impruneta, basilica di Santa Maria

da firenze al museo del tesoro di santa maria di impruneta 103 cinque archeggiature per lato sorrette da pilastri quadrangolari, e con una cripta in corrispondenza della zona centrale del pre- sbiterio. Quest’ultima, an- cora integra, è un piccolo ambiente absidato diviso in navatelle da colonne in arenaria con capitelli sor- montati da grossi pulvini e scolpiti con caulicoli e palmette; una testa uma- na sporge da uno di essi con plastica rilevanza. Nella cripta, cui attual- mente si accede da un Fig. 2. Basilica di Santa Maria, chiostro trecentesco che la torre campanaria si sviluppa sul lato destro della chiesa, sono stati sistemati anche alcuni resti di un ambone duecentesco a tarsie marmoree. Risale alla seconda metà del Trecento l’ingrandimento che fece assumere alla chiesa l’aspetto a un’unica nava- ta che attualmente la caratterizza. Nella stessa occasio- ne è probabile sia stato realizzato anche il vasto ambiente voltato, impropriamente chiamato sala d’armi dei Buondelmonti, che dà sul chiostro trecentesco. È inve- ce degli anni centrali del Quattrocento la ristruttura- zione che portò alla sistemazione dell’edificio così co- me oggi lo vediamo, con i due tempietti robbiani al suo interno. Nel quadro del riordinamento generale di tut- to il complesso fu aggiunto anche il rinascimentale chio- stro piccolo e fu realizzato un sistema di fortificazioni che racchiusero la chiesa e gli edifici a essa collegati en- tro un circuito murario rafforzato da torri angolari. L’al- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 104 to e robusto campanile, un’alta torre merlata del xiii secolo, si prestò “na- turalmente” a fungere da cassero. La basilica assun- se quindi l’aspetto di un fortilizio, che in parte è stato attenuato da succes- sivi restauri e abbellimen- ti, compreso il porticato seicentesco di Gherardo Silvani anteposto alla fac- ciata, dal quale si accede, oltre che alla chiesa, ai lo- cali che ospitano il Museo del Tesoro di Santa Maria dell’Impruneta. Si può giungere a Impru- Fig. 3. Chiesa di San Felice a Ema neta anche per la cosid- detta via di Pozzolatico, un itinerario che ha inizio dal Poggio Imperiale, sulla destra della grande villa, e che procede con un percorso tortuoso fra rustici muri di recinzione e costruzioni signorili (Villa Gherardesca, Il Gelsomino). Un tratto rettilineo in ripida discesa precede la frazione di San Felice a Ema, la cui chiesa è una costruzione tardo-romanica (fig. 3), trasformata internamente nel Settecento rispettando però l’im- pianto originale. Oltre allo schema basilicale a tre na- vate (gli attuali sostegni delle archeggiature inglobano gli originali pilastri circolari), della costruzione primi- tiva rimane integra la facciata con i tre portali, di cui quello centrale decorato nella lunetta con intarsi geo- metrici di marmo bianco e serpentino. Nella sagrestia si conserva una Madonna col Bambino, parte di un po- littico di Giovanni del Biondo (1387).

da firenze al museo del tesoro di santa maria di impruneta 105 Lasciata la chiesa, la strada prosegue attraversando il torrente Ema e cominciando poi a risalire il colle di Pozzolatico, punteggiato di ville e case coloniche. Sia- mo in una zona che, come tutta la campagna più pros- sima a Firenze, più precocemente si ricoprì di una fit- ta rete di poderi e si dotò di quegli elementi costituti- vi tipici delle terre “appoderate” che, a livello insedia- tivo, furono la “casa da lavoratore” e la “casa da pa- drone”, rispettivamente antenate della casa colonica e della villa-fattoria. Si giunge in breve a Pozzolatico, abitato formatosi at- torno a un nucleo più antico al cui centro emerge la massiccia torre campanaria della chiesa intitolata ai Santi Stefano e Caterina (fig. 4), che solo in parte ha conservato gli originali caratteri tardo-romanici, mo- dificati da un “ammodernamento” del xviii secolo. Nell’interno si conserva una tavola (Madonna col Bambino), attribuita a Jacopo del Casentino inqua-

Fig. 4. Pozzolatico, Chiesa dei Santi Stefano e Caterina museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 106 drata da una tela di Giovanni Martinelli (1647), ol- tre a una Madonna e santi dell’Allori. Con forte pendenza la strada risale le colline che fun- gono da spartiacque tra Val di Greve e Val d’Ema, in- contrando sul suo cammino la piccola frazione di Mez- zomonte. Prosegue poi in direzione di Monte Oriuolo, incassa- ta tra muretti; artistici tabernacoli sei-settecenteschi sorgono ai bivi che via via s’incontrano. Il paesaggio all’intorno, dominato dagli oliveti che si distendono lungo i fianchi delle colline dai dolci pendii, è tutto sparso di case coloniche e di ville pa- dronali che, oltre Monte Oriuolo, sempre più spes- so si affacciano sulla strada. Poco prima di Impru- neta si tocca il piccolo abitato de Il Desco, all’inizio del quale è una bella casa padronale cinquecentesca con antico frantoio ancora funzionante. Siamo or- mai alla periferia di Impruneta: l’ultima parte del percorso si svolge tra il muro che recinge il parco al- berato della Villa Accursio e le prime case dell’abi- tato imprunetano. Un terzo itinerario per raggiungere Impruneta è quel- lo per Mezzomonte, che si diparte dall’abitato di Pian dei Giullari, dove ha inizio l’antica Strada Impruneta- na. La via transita sotto il poggio di Monteripaldi, che evidenzia ancora le ferite aperte dalle antiche cave di pietraforte dalle quali proviene la maggior parte del materiale che in passato è servito a costruire i princi- pali monumenti di Firenze. Una breve diramazione permette di raggiungere la chiesa di San Michele a Monteripaldi, già monastero, della quale sono state ri- portate alla luce le strutture medievali, oltre a un sug- gestivo chiostrino trecentesco. Si prosegue per il fondo valle dell’ Ema e, in pros- simità delle Cascine del Riccio, una borgatella di

da firenze al museo del tesoro di santa maria di impruneta 107 aspetto moderno, in località Ponte a Iozzi, si vali- ca il torrente. Una strada, sulla sinistra, conduce alla chiesa di San Giusto a Mezzana (o a Ema), all’interno della quale si trovano una pala del Maestro di Serumido, che rap- presenta la Madonna col Bambino tra uno stuolo di An- geli e i santi Antonio e Barnaba, e un affresco di Luigi Sabatelli raffigurante San Giusto. Si prosegue risalendo il colle di San Gersolè per la ripi- da Erta de’ Catinai, in un paesaggio punteggiato di vil- le-fattorie che, oltre ad attestare l’antichità dell’organiz- zazione dell’agricoltura secondo il sistema poderile, con le loro architetture testimoniano la proiezione sulla cam- pagna dei prodotti elaborati dalla cultura artistica citta- dina. San Pietro in Jerusalem (poi corrottasi in San Gersolè) è l’originaria intitolazione del- la chiesa che ha dato nome al- la collina: l’edificio, che sorge in prossimità della strada, è una costruzione a un’unica na- vatella i cui originali caratteri romanici sono stati parzial- mente riportati alla luce da un recente restauro (fig. 5). La strada transita poi per il pic- colo abitato di Mezzomonte, nei cui pressi è la grandiosa ed elegante Villa Corsini, che fu già del cardinale Giovanni Carlo de’ Medici: all’ interno sono sale e loggiati affrescati, tra gli altri, dal Passignano, da Giovanni da San Giovanni e da Bernardino Poccetti (fig. 6). Fig. 5. Chiesa di San Gersolè museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 108 Fig. 6. Mezzomonte, panorama

S’incontra quindi la Villa Parenti, sul monte Oriuolo, dopo la quale, con un percorso pressoché pianeggian- te, si raggiunge Impruneta.

I dintorni dell’Impruneta

Le strade che da Impruneta si dirigono verso sud attra- versando quello che Guido Carocci (I dintorni di Fi- renze, ii, Firenze 1907, p. 327) definisce «il vasto alti- piano compreso tra le valli della Greve e dell’Ema», si svolgono per la parte più settentrionale del Chianti fio- rentino. Anche se estesi vigneti hanno un po’ ovunque sostituito le tradizionali coltivazioni promiscue, il pae- saggio ha conservato, almeno a livello insediativo, l’im- pronta lasciata sul territorio da secoli dell’organizzazio-

da firenze al museo del tesoro di santa maria di impruneta 109 ne dell’agricoltura imperniata sul sistema poderile. La campa- gna appare quindi punteggiata di case coloniche e di ville-fat- torie, gli insediamenti isolati ti- pici delle terre “appoderate”. Ma non mancano neppure le te- stimonianze dell’insediamento che distinse la campagna nell’età pre-comunale, rappresentate dai piccoli agglomerati di case (i villaggetti rurali) disposti attor- no o nei pressi di una chiesa, che non di rado ha conservato gli originali caratteri romanici. Così è, ad esempio, per la chie- setta di Luiano, un tempo suf- fraganea della pieve di Impru- neta. Ricordata sin dal 1001 nelle carte dell’abbazia di Pas- signano, Sant’Andrea a Luiano Fig. 7. Chiesa di Sant’Andrea a Luiano si trova sulla strada per San Ca- sciano val di Pesa. È una piccola costruzione a un’uni- ca navata con abside terminale e conserva un prezioso paramento murario a filaretti di alberese (fig. 7). Sulla parete di fondo s’imposta un campaniletto a vela coe- vo alla chiesa, ma rifatto nella parte superiore (la co- lonnina marmorea che si conserva all’interno è proba- bile che un tempo dividesse i due fornici). Anche la chiesetta di Quintole, raggiungibile peraltro dalla via per Mezzomonte, dipendeva dalla pieve di Im- pruneta (fig. 8). Intitolata a San Miniato, la chiesa pos- siede una pianta a croce latina e ha un piccolo portica- to che la recinge da tre lati. Conserva intatto il sempli- ce portale romanico con l’archivolto a grossi conci di al- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 110 berese, ma è rimaneggiata nelle pareti laterali e nel tran- setto, ove si aprono due piccole cappelle trecentesche le cui volte ogivali un tempo dovevano essere affrescate. Altre chiese già suffraganee della pieve di Impruneta si trovavano lungo le vie che da Firenze portavano alla basilica; di esse e delle superstiti strutture delle primi- tive costruzioni romaniche che conservano si è già par- lato (Santo Stefano e Caterina a Pozzolatico, San Pie- tro a Gerusalemme). Molteplici e significative testimonianze, sia delle tipo- logie abitative legate al sistema poderile, sia degli inse- diamenti della campagna nell’età pre-comunale, si tro- vano poi nell’area gravitante sul tracciato stradale che raccorda Impruneta con la via Chiantigiana, nonché lungo il percorso di quest’ultima e sulle sue dirama- zioni che s’inoltrano nel Chianti.

Fig. 8. Chiesa di San Miniato a Quintole

da firenze al museo del tesoro di santa maria di impruneta 111

Il cotto di Impruneta

Maria Pilar autenticità e la spontaneità dell’artigianato artisti- Lebole ’co è viva espressione e sintesi del proprio territo- e Benedetta L Zini rio. La forza del paesaggio toscano, i colori del sole, l’alternarsi tra la spontaneità degli scenari naturali e un rinnovato rigore architettonico; il continuo richiamo a tradizioni ancora vive evocate dal patrimonio artisti- co del passato, trovano a Impruneta quel naturale pas- saggio tra il rigore urbano della vicina Firenze e la dol- cezza delle colline chiantigiane. Impruneta è sinonimo dell’artigianato artistico di ter- racotta, e lo rappresenta nel mondo. L’ antica terra imprunetina, lavorata abilmente già da tremila anni, quando gli Etruschi costruivano vasi e or- ci per conservare vino e olio e i Romani si servivano di recipienti per il trasporto marittimo di alimenti du- rante i grandi viaggi, è ancora la protagonista indi- scussa nel territorio e nel paesaggio. Le prima notizia sul tipo di lavorazione del manufat- to in cotto tipico imprunetino risale al 1098 e dunque si attesta già in epoca medievale. Addirittura alcuni documenti risalenti al 1308 testi- moniano la volontà dei mezzinai e orciolai di Impru- neta di creare degli ordinamenti e procedere alla ste- sura di uno specifico statuto per tutelare gli interessi economici e controllare le attività produttive del con- tado. La produzione più attiva al tempo si concentra- va per la maggior parte nei pressi del popolo di Santa Maria, mentre quella diffusa nella vicina Petigliolo e

il cotto di impruneta 113 Strada in Chianti pareggiava il numero dei fornaciai imprunetini. Le fornaci si trovavano solitamente lungo i corsi d’ac- qua, dove abbondava l’argilla ed erano piccoli stabi- limenti a conduzione familiare attivi durante la bel- la stagione per garantire una migliore resa della lavo- razione. Gli artigiani ancora una volta sono stati protagonisti importanti nel Rinascimento. Gli embrici in terracot- ta della cupola del duomo di Firenze, scelti da Bru- nelleschi, solidi e al tempo stesso leggeri, provenivano infatti dalle fornaci imprunetine, così come innume- revoli edifici e cupole di monumenti fiorentini hanno assunto le calde tonalità del rosso terracotta. E ancora da Impruneta provengono i pavimenti delle dimore dei granduchi e dei palazzi nobiliari, ma anche più semplicemente il cotto delle case coloniche e del- le ville del contado. I maggiori scultori e artisti fioren- tini si cimentarono con la terracotta e la bottega dei Della Robbia sperimentò tutti i possibili metodi di la- vorazione, che ebbero il momento di maggior svilup- po nel Cinquecento. Ancora a testimoniare l’attività produttiva di Impru- neta, alcuni documenti attestano la vendita di mezza- ne, catini ed embrici, vasi di terra da bucato destinati all’ospedale fiorentino di Santa Maria Nuova e all’o- spedale degli Innocenti da parte di stovigliai. Nel Tre e Quattrocento nel centro di Impruneta si contano me- diamente una decina di fornaci. Nel xvi secolo, ceramisti e fornaciai concentrano la lo- ro attività su Firenze, rifornendo i principali edifici cit- tadini di brocche, mezzane con manico, orci e catini di ogni dimensione, vasi e laterizi. Per tutto il Sei e Settecento le testimonianze dei ma- nufatti mostrano la sapiente maestria dei ceramisti nel museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 114 porre una verniciatura piombica con o senza ausilio dell’ingobbio, sull’argilla imprunetina. Le terrecotte da giardino, con il grande sviluppo del- l’arte topiaria settecentesca, divengono la specializza- zione dei ceramisti che si inseriscono nel crescente mer- cato delle terracotte ornamentali.

L’Impruneta

Il paese di Impruneta dista dal centro di Firenze circa tredici chilometri. Tante sono le varianti per raggiun- gerlo. Si può percorrere l’autostrada a1 uscendo a Fi- renze-Certosa, oppure passando per il piazzale Miche- langelo o ancora per il Poggio Imperiale attraversando le frazioni di Pozzolatico e Mezzomonte. Per il nostro itinerario abbiamo scelto quest’ultima variante, sicu- ramente più tortuosa e per alcuni tratti molto stretta, ma più interessante dal punto di vista paesaggistico. Le colline di Impruneta sono comprese fra i fiumi Greve ed Ema che delimitano per alcuni tratti il confine co- munale. Questo incantevole paesaggio collinare, come tutta l’area del Chianti, si contraddistingue per la pro- duzione vitivinicola e per le coltivazioni a oliveti, ma i dintorni di Impruneta offrono al visitatore la parti- colare occasione di addentrarsi nella tipica produzio- ne della terracotta. Dalle cave di Impruneta si estrae infatti un particola- re tipo di argillite. La resistenza al tempo e alle intem- perie della terra presente nella zona chiamata “galestro” o terraforte, conferisce una certa durezza, una partico- lare tonalità cromatica e resistenza ai lavori in terra- cotta. Il galestro è un deposito sedimentario in fase di trasformazione in pietra con scarsa permeabilità al- l’acqua, forte salinità e poca plasticità in fase di essic-

il cotto di impruneta 115 cazione, caratteristiche che lo rendono particolarmente diffi- cile da lavorare. Questa terra ha permesso ai fornaciai e ai vasai impruneti- ni la lavorazione di una serie di oggetti d’uso per l’arredamen- to e per i rivestimenti che si conservano nel repertorio clas- sico di Impruneta. La produ- zione presente oggi, realizzata con la materia prima comple- tamente naturale e seguendo procedimenti tradizionali, ri- Fig. 1. Impruneta, casset- guarda orci da olio, conche, te per le lettere in cotto grandi vasi, con decorazioni che vanno da semplici rosoni fino a tralci e festoni di frutta molto ricchi; e ancora maschere, palmette sti- lizzate, capitelli, fontane, meridiane e statue che orna- no giardini, ville e palazzi. L’armonia e l’equilibrio tra la materia e il prodotto finito hanno permesso agli ar- tigiani del Chianti di specializzarsi nelle tecnica e nei motivi decorativi. Un nutrito repertorio simbolico ac- comuna la produzione imprunetina: dai festoni a fo- glie di acanto, largamente usati nel periodo classico a simbolo di trionfo e di gloria, alla cornucopia, simbo- lo di fecondità, felicità e abbondanza, alla luna e al so- le, simboli del ritmo della vita. Trovandosi a passeggiare per le vie del centro storico di Impruneta non si potrà non apprezzare il continuo riferimento alla più grande ricchezza locale: il cotto. Qui le targhe delle strade, i numeri civici e le cassette per la posta sono sempre realizzate in cotto (fig. 1). Un mirabile esempio di questa suprema armonia di ti- pici oggetti d’artigianato è quello fornito dalla vasta museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 116 produzione delle aziende artigiane che si trovano nei dintorni del paese di Impruneta, molte delle quali al Ferrone, zona ricchissima di fornaci. Addentrandoci nelle manifatture di cotto, sorprende l’ampiezza delle superfici all’aria aperta coperte da ampie tettoie in cui gli oggetti vengono lasciati a essiccare naturalmente, proprio seguendo la più antica tradizione degli Etru- schi, e si mostrano al visitatore sull’aia delle fornaci, come antichi testimoni di solidità e leggerezza. Trattandosi per la maggior parte di aziende artigiana- li, la cui attività si concentra sulla produzione e sui mo- delli dettati dalla tradizione locale, resta difficile invi- tare il visitatore alla scelta di un’azienda in particolare, poiché in tutte le manifatture presenti si riconoscono la qualità e l’autenticità del cotto imprunetino. Tuttavia, lasciando l’abitato di Impruneta in direzio- ne Falciani, in via di Cappello incontriamo una delle aziende artigiane più conosciute: la m.i.t.a.l. Il capo- stipite di questa famiglia fornacina fu Anselmo Ma- riani, con fornace al Ferrone e poi con quella più fa- mosa di Impruneta. L’azienda produce oltre a mate- riali tradizionali come quelli per l’arredamento anche figure e statue di varia dimensione. Sempre in località Falciani, lungo la via provinciale Chiantigiana, un’altra fornace artistica, quella di Pesci Giorgio e Figli produce dal classico orcio a vari ogget- ti come cassette, anfore e ornamenti. Arrivati al Ferrone in via delle Fornaci scopriamo il la- boratorio suggestivo de La fornace Masini, dall’am- biente un po’ scuro, dove gli artigiani lavorano la cre- ta secondo l’antica tradizione. La produzione si basa su metodi di lavoro prevalentemente manuali. Ogni manufatto è un pezzo unico: un vaso può essere pla- smato a calco, stendendo e modellando la creta su stampi di gesso, e quindi con il “lavor tondo”, così si

il cotto di impruneta 117 dice in gergo, l’artigiano gira intorno allo stampo e stende e modella la creta “a banchi” sull’esterno. Una volta compattata la terra, il manufatto è rifinito con l’aggiunta di bordi e decorazioni. La produzione include oltre trecento modelli adatti per l’arredo di interni ed esterni. Sempre nella zona del Ferrone, in via Europa l’azien- da Terrecotte Corsiani Alessandro produce oggetti tra- dizionali e pezzi personalizzati rilasciando al cliente un certificato con documentazione di pezzo unico. Visi- tando la fornace si assiste alle varie fasi di lavorazione. Per l’essiccazione, i vasi, gli orci, le cassette posano mi- nimo venti ore e durante questo tempo l’argilla perde una grande quantità d’acqua. Ne consegue la cottura effettuata a temperature da 750 gradi fino a 1000 gra- di. Oltre cinquanta ore di cottura e poi lentamente si abbassa la temperatura fino ad arrivare al raffredda- mento. Per finire, il bagno con l’acqua garantisce una maggior resistenza alle variazioni di temperatura. Nella via Imprunetana per Tavarnuzze incontriamo una fornace che conserva il fascino e le caratteristiche dell’antico edificio in cui si sviluppava tutta la produ- zione e la vita lavorativa di un’intera famiglia già dalla fine del Cinquecento. Immersa nella quiete della cam- pagna toscana, fra viti, olivi e cipressi, restaurata e ri- portata agli antichi splendori dall’impegno e dalla de- dizione della famiglia che ancora oggi vi lavora, la for- nace Poggi Ugo produce cotto tradizionale per esterni come vasi, cassette, ciotole, fontane, alle quali affian- ca una collezione di moderno design. La fornace, tra le più grandi della zona, si compone di ambienti aper- ti da archi, di locali chiusi a vespaio, di logge e cortili. Così come appariva nel Cinquecento, l’edificio con- serva ancora oggi tutto il fascino e le caratteristiche di un tempo. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 118 La selezione delle aziende è stata realizzata a discrezione degli auto- ri e non può considerarsi in alcun modo esaustiva rispetto alle azien- de presenti nell’area citata. Si ringraziano le aziende artigiane per la disponibilità a collaborare durante la fase di ricerca. Grazie ad Aldemaro Becattini, Roberto Berti, Omero Soffici e Re- nato Stopani; il personale delle pro loco di Impruneta e di San Ca- sciano, l’Ufficio turistico di Castellina in Chianti e per le imma- gini gentilmente concesse il Consorzio del Marchio Storico del Chianti Classico. Un ringraziamento particolare va a Rino Ca- pezzuoli per il sostegno operativo generosamente offertoci. Per una lettura specifica sul territorio chiantigiano si invita alla let- tura di: E. Massei, Artigianato del Chianti, radici, modelli e tradizioni, Vi- terbo 2000. E. Bosi-G. D’Eugenio-M. Lorenzi-I. Moretti, Chianti, storia e itine- rari, Firenze 2003. Per le riviste: «Greve in Chianti 2005», con il patrocinio del Comu- ne di Greve in Chianti; «InChianti» periodico bimestrale; «Chianti travel, Country life», con il patrocinio del Consorzio del Marchio Sto- rico Chianti Classico. Foto di Benedetta Zini.

il cotto di impruneta 119 Artigiani e industrie del cotto a Impruneta

Per gentile concessione dell’Ufficio informazioni Turistiche del Co- mune di Impruneta andrei lorenzo cotto chiti via Imprunetana (sede legale, laboratorio per Tavarnuzze, 20/b ed esposizione) 50023 Impruneta via Provinciale Chiantigiana, 169 tel. 055.2313842 località Il Ferrone www.lorenzoandrei.it 50023 Impruneta tel. 055.207030 artenova fax 055.2072763 via della Fonte, 76 50023 Impruneta impruneta spa tel. e fax 055.2011060 via Provinciale Chiantigiana, 67 www.impruneta.com/ loc. Falciani artenova.htm 50023 Impruneta [email protected] tel. 055.2326064 benci mario fax 055.2326069 via di Cappello, 22 www.cottoimpruneta.it 50023 Impruneta cotto ref tel. 055.2011891 via di Cappello, 26/41 bianchini arrigo ceramiche 50023 Impruneta d’arte tel. 055.2011013 via. T. Caruel, 3 fax 055.2313210 50023 Impruneta www.cottoref.it tel. 055.683499 [email protected] fax 055.684699 europa impruneta srl ceramiche vecchia europa via Montebuoni, 98 la piccola fornace 50023 Impruneta via G. Rossa, 16 tel. 055.8797268-2373428 50023 Impruneta fax 055.8797633-2373429 tel. 055.209244 www.europaimpruneta.com corsiani terrecotte fornace pesci spa via Europa, 10/12 via delle Fornaci, 26/a 50023 Impruneta 50023 Impruneta tel. 055.2010000 tel. 055.2012117 fax 055.2012224 fax 055.2011488 www.terrecottecorsiani.it www.fornacepesci.it museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 120 f.lli masini poggi ugo via delle Fornaci, 57/59 via Imprunetana 50023 Impruneta per Tavarnuzze, 16 tel. 055.2011683 50023 Impruneta tel. 055.2011077 fax 055.2313211 fax 055.2313852 www.fornacemasini.it www.poggiugo.it fornace.masini@dadait [email protected] mario mariani ricceri giuliano via di Cappello, 29 via Europa, 12 50023 Impruneta 50023 Impruneta tel. 055.2011950 tel. e fax 055.2011365 fax 055.2011137 www.ceramichericceri.com [email protected] m.i.t.a.l. ricceri sergio di angiolo mariano e figli via di Fabbiolle, 12/16 via di Cappello, 31 50023 Impruneta 50023 Impruneta tel. e fax 055.2313790 tel. e fax 055.2011414 [email protected] www.mital.rtd.it [email protected] sannini impruneta spa via Provinciale Chiantigiana, 135 orlandi tullio e claudio località Il Ferrone via Fornaci, 1 50023 Impruneta 50023 Impruneta tel. 055.207076 tel. 055.850585 fax. 055.207021 www.sannini.it [email protected] [email protected] pesci giorgio & figli srl vanni luca via Provinciale Chiantigiana, 36 via Europa, 7 località Falciani 50023 Impruneta 50023 Impruneta tel. 055.2312247 tel. 055.2326285 vanni marco fax 055.2326607 via di Cappello, 14 www.terrecottepescigiorgio.com 50023 Impruneta [email protected] tel. 055.2313572

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Le magie gastronomiche di Impruneta

Maria Pilar mpruneta è un piccolo paese arroccato sui colli tra Lebole I Greve e Firenze, una realtà apparentemente di mi- e Benedetta nima entità, ma che nasconde inimmaginabili prima- Zini ti nel campo dell’artigianato e dell’enogastronomia, ol- tre che nell’arte e nell’architettura. Visitando Impru- neta e i suoi dintorni, appare quasi incredibile la fama e il prestigio raggiunti negli anni da questo paese: una piazza, poche case, campi verdi e rigogliosi tutto in- torno, quasi ci trovassimo in un luogo sperduto in pie- na campagna. Siamo in realtà a pochi passi da Firen- ze, anzi, la si vede bene da qui Firenze; si vedono i suoi tetti rossi e lucenti di embrici, proprio quelli nati dal- le sapienti mani dei fornaciai imprunetini di qualche secolo fa, e ancora intatti e bellissimi. Il caso di Impruneta è particolare: qui artigianato ed enogastronomia fondano la loro storia in una tradi- zione contadina antica, fatta di semplicità e robustez- za. L’imponente produzione di laterizi, destinata alle costruzioni più importanti e prestigiose, non ha mai soppiantato quella che è stata la prima e principale at- tività dei maestri artigiani di questa zona, ovvero la pro- duzione di orci da olio e mezzane, destinati alla casa contadina e più in generale all’agricoltura. È proprio l’agricoltura, infatti, a rappresentare una del- le principali e più importanti attività della zona, a par- tire dall’ottimo olio extravergine d’oliva, per qualità uno dei migliori dell’area fiorentina, favorito dal clima freddo e secco e dalla terra generosissima. Oggi l’olio di Impruneta è uno dei prodotti più apprezzati della tradizione enogastronomica toscana, grazie soprattut-

123 to alla sua terra generosa, al clima favorevole, ma an- che a una tradizione agricola antica, rispettosa degli usi passati, tramandati di padre in figlio e ancora oggi mo- tivo di orgoglio per i suoi abitanti. Il primo segreto di Impruneta va forse ricercato nella sua particolarissima e fortunata posizione. Abbracciando le valli dei fiumi Greve e Ema, la sua terra è fertilissima e generosa, mentre il clima molto rigido nella stagione in- vernale ha favorito la coltivazione dell’olivo, e quindi la produzione di un olio eccellente, capace di conservare ottime qualità anche dopo alcuni mesi dalla spremitura. Del resto l’olio in Toscana – lo sappiamo tutti – ha una cultura antica, fatta di poche e semplici regole, man- tenute religiosamente nei secoli: è proprio a Imprune- ta che l’olio si fa ancora come un tempo. Qui, le olive vengono brucate, ovvero raccolte una a una diretta- mente dalla pianta, in modo da ostacolare la fermen- tazione dei frutti conseguente alla pratica della bac- chiatura (tecnica che consiste nel percuotere il fusto dell’albero con una pertica per far cadere le olive), mol- to diffusa in altre zone d’Italia. Le olive vengono quin- di spremute, rigorosamente a freddo, grazie a impo- nenti e robuste macine di pietra. Da questo procedi- mento deriva un olio eccellente che si contraddistin- gue per il particolarissimo colore verde brillante e per quel retrogusto amarognolo che lo ha reso famoso nel mondo. Appena spremuto, infatti, quest’olio si carat- terizza di note fruttate e amarognole, profonde e pic- canti. Con il tempo il retrogusto forte tende ad atte- nuarsi, il colore verde intenso si avvicina progressiva- mente alle tonalità del giallo, il sapore diviene più ro- tondo, mantenendo accenti fruttati che si rintraccia- no più marcatamente nel gusto della mandorla. Ottimo sia in prima spremitura che dopo qualche me- se, l’olio di Impruneta, come gran parte degli oli to- scani, ha un gusto intenso e particolare che ne fa pre- ferire un uso a freddo piuttosto che a caldo. Lo provia- mo sulla classica “fettunta”: una fetta di pane legger- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 124 mente abbrustolito coperta da alcune foglie di cavolo caldo (solo nella stagione invernale) bollito in acqua e sale e condita con olio giovane, appena uscito dal fran- toio. Un modo facile per gustarne appieno il sapore par- ticolarissimo. Sempre a freddo l’olio è il complemento ideale per condire fagioli e vegetali in genere, e giusto poche gocce sulla carne alla brace, a cottura ultimata, ne esaltano incredibilmente il sapore. Per conoscere questi sapori, si consiglia una visita di podere in podere per assaggiare uno dei migliori oli del mondo, accompagnato a dell’ottimo pane toscano, e per degustare il vino visitando le cantine dove si pro- duce e si conserva il Chianti. Anche le uve di Impru- neta meritano infatti una menzione particolare. Im- pruneta è stata la prima località italiana che ha cele- brato, nel lontano 1926, la Festa dell’uva. Da allora, ogni anno, l’ultima domenica di settembre il paese in- tero scende in strada per partecipare alla festa, che nel corso degli anni ha perso l’originario carattere agreste per diventare un moderno spettacolo, che richiama sempre più turisti, italiani e stranieri. Del resto, la bel- lezza del luogo e l’allegria della sagra sono uno sfondo ideale per la degustazione del Chianti Classico e per l’esposizione di prodotti dell’artigianato locale. La tipicità del vino di Impruneta è stata tuttavia in qual- che modo penalizzata dalla grande fama dei vini del cir- condario, ma non dobbiamo dimenticare che siamo già in Chianti, seppure solo all’inizio. Anche qui i filari di vi- ti corrono lungo le colline, mentre le “macie” trattengo- no il terreno favorendo una buona esposizione delle vi- ti. Una recente collaborazione con il consorzio del Chian- ti Colli Fiorentini (prodotto nella poco distante San Ca- sciano) ha tuttavia favorito la rinascita dell’ottimo vino di Impruneta, garantendogli una maggiore diffusione e dandogli il giusto e meritato riscontro anche all’interno di un mercato che in questa zona potrebbe essere quasi considerato saturo. Il vino è pastoso, fresco, aspro, di bre- ve conservazione. Lo immaginiamo volentieri in un bel

le magie gastronomiche di impruneta 125 fiasco toscano, ad accompagnare, come vedremo, un piatto dal carattere deciso come il tipico “peposo”.

Itinerario tra i sapori di Impruneta

Situato in prossimità del casello Firenze-Certosa del- l’autostrada a1 e del raccordo Firenze-Siena, il paese di Impruneta è la prima tappa per raggiungere il Chianti fiorentino, sia quello servito dalla via Chiantigiana sia quello attraversato dalla via Cassia. Due aree contigue e simili, seppure con reciproche e importantissime pe- culiarità. Impruneta ha saputo raccogliere il messaggio di tutte e due e sintetizzarlo, a sua volta, con una tra- dizione di gusto e semplicità unici, tutti da scoprire. Oltrepassata la Certosa di Firenze, sulla via Cassia, a meno di un chilometro dallo svincolo Firenze-Certo- sa, nella frazione di Bottai, località che prende il suo nome dall’antica tradizione degli artigiani costruttori di botti di questa zona, troviamo la Vinoteca al Chian- ti. Dal luogo in cui sorge la vinoteca si transitava an- ticamente per raggiungere il Chianti, prima di fermarsi a Tavarnuzze, il paese le cui numerose taverne (da cui il nome) permettevano la degustazione del vino e il ri- poso del viaggiatore. La vinoteca offre un’ampia gam- ma di vini che valorizzano la produzione locale, ma propone anche una scelta italiana e internazionale. Imboccata la strada in direzione Tavarnuzze, prendiamo il primo bivio a sinistra e percorriamo la bella via Im- prunetana, immersa nella verde campagna fiorentina. Qui troviamo la Fattoria La Querce, collocata in un pa- lagio turrito il cui nucleo originario risale al Trecento, con ampliamenti successivi. Si tratta di una piccola azienda agricola che offre la possibilità di visitare le pro- prie cantine. La produzione nasce da sette ettari di vi- gneti, impiantati tutti con i tradizionali vitigni della zo- na: Sangiovese (per la maggior parte), ma anche Ca- naiolo, Colorino, Malvasia e Trebbiano. La cantina di museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 126 vinificazione ospita tini di fermentazione e vasche in ac- ciaio inox e un locale situato gran parte sotto terra, adi- bito alla conservazione delle bottiglie in affinamento. Sotto la villa è invece presente la cantina di invecchia- mento, dove si possono ammirare le antiche botti in le- gno e le barriques e dove è possibile la degustazione. An- che un olio extravergine dal profumo particolarmente pronunciato nasce in questa fattoria ed è stato recente- mente premiato come uno tra i migliori della provincia. Sempre nella via Imprunetana segnaliamo La Fattoria di Bagnolo, bellissima tenuta anticamente denomina- ta Al Fonte che fu per un certo periodo, dalla metà del Quattrocento, proprietà dei Machiavelli. Oggi vi si coltivano cinque ettari di vigneti a Indicazione Geo- grafica Tipica, cinque ettari di vigneti Chianti Colli Fiorentini docg e più di seimila piante d’olivo, il tut- to inserito in un programma europeo per la riduzione dell’utilizzo di sostanze chimiche in agricoltura. A Impruneta, il cui nome sembra derivare dal latino in pruinetis, ossia fra i rovi, scopriamo anche tante gu- stose curiosità che hanno fatto di questo piccolo pae- se un gioiello della produzione enogastronomica to- scana. La tradizione agricola di Impruneta, seppure abbia nell’olio il suo prodotto d’eccellenza, si è man- tenuta intatta negli anni, dando vita a una produzio- ne non quantitativamente notevole, ma decisamente eccellente per qualità e gusto. Passeggiando nei din- torni di questo paese si ha la sensazione di attraversa- re il paesaggio agrario di un paio di secoli fa, con una larga produzione di coltivazioni promiscue tipiche dell’economia mezzadrile. Con l’olio extravergine si condisce la zuppa contadina, originaria proprio del contado di Firenze, detta ribollita. È un piatto tipico della stagione invernale perché l’in- grediente principale, oltre al pane raffermo toscano sen- za sale, è il cavolo nero. Questa minestra contiene pane, patate, cavolo nero, fagioli cannellini ed erbe di stagione. Ci riserviamo inoltre una gustosa curiosità: Impruneta

le magie gastronomiche di impruneta 127 lega infatti il suo nome anche a uno dei piatti più fa- mosi della cucina fiorentina che sembra sia nato pro- prio qui, in mezzo a orci e laterizi, in un mondo con- tadino e poverissimo. Secondo la tradizione pare che sia proprio questo paese ad aver dato i natali a un sapori- tissimo stufato di muscolo tipico della cucina fiorenti- na: il peposo. Narra la leggenda che ser Filippo Brunel- leschi avrebbe gustato questo piatto inventato dai mae- stri del cotto della zona, i così detti “fornaciai” – da qui il nome di peposo alla fornacina – preparato abboc- cando ai forni per la cottura dei mattoni le pentole con lo stufato, che lasciavano cuocere lentamente per tutto il giorno. Affascinato dal grande potere nutritivo di questo piatto e dal suo gusto prepotente, Brunelleschi lo proponeva agli operai impegnati nell’estenuante im- presa del duomo di Firenze, per riscaldarli e rinvigorir- li. La variante di peposo che si mangiava allora, era leg- germente diversa da quella diffusa oggi e vedeva l’at- tuale salsa di pomodoro sostituita da un ottimo vino rosso, ovviamente di produzione imprunetina, che at- tribuiva al piatto un gusto tutto particolare. Non ci è dato di sapere se questa leggenda corrispon- da in pieno alla verità, ma è indubbio che il sapore for- te e piccantissimo del peposo, servito rigorosamente caldo e preferibilmente in ciotole alte di coccio che ne preservano calore e gusto, sia un piatto da provare, sia per il sapore unico e particolarissimo sia per la grande energia che infonde. Un altro gustoso sapore del Chianti, che non trove- rete comunemente nei menù delle trattorie locali, perché richiede molto tempo per la preparazione, è l’arista di cinta senese cotta sul mattone. La cinta è un pregiato suino originario della zona di Siena dalla ti- pica fascia più chiara intorno alla pancia, che sembra formare una cintura. Per un giorno la carne viene la- sciata a bagno e insaporita con alcuni odori tipici to- scani, tra cui il finocchio selvatico e successivamente portata a cottura nel forno a legna. Una volta tolta la museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 128 legna, l’arista ultima la cottura sui mattoni per circa dodici ore, immersa nel sugo. Anche nella finocchiona, un insaccato tipico toscano composto di carni magre e grasse di suino tritate insie- me, si sente l’aroma del finocchio. Questa volta sono presenti i semi di finocchio selvatico ed è un tipico an- tipasto servito nelle trattorie e nei ristoranti della zona. Molto gustosa, la finocchiona è servita insieme al pro- sciutto, ai salami e ai classici crostini neri di fegatini. Per finire con un dolce tradizionale, ricordiamo che durante la stagione della vendemmia, tra settembre e ottobre, la tipica schiacciata con l’uva, arricchisce ogni menù. È un dolce dal sapore antico, come l’uso con- tadino di abbinare il pane al vino, che nasce proprio da queste campagne. Un po’ grossolana è quella origi- nale preparata dal fornaio con ingredienti semplici e arricchita da chicchi d’uva nera fresca e da una spol- verata di zucchero.

Aziende agricole dell’Impruneta vinoteca al chianti fattoria di bagnolo via Cassia, 2 via Imprunetana 50029 Loc. Bottai per Tavarnuzze, 48 Firenze-Certosa 50023 Impruneta tel. 055.2373267 tel. 055.574410 – 055.577575 – fax 055.2379737 055.2313403 www.vinotecaalchianti.it fax 055.580149 – 055.2313403 www.bartolinibaldelli.it fattoria la querce via Imprunetana per Tavarnuzze, 41 50023 Impruneta tel. e fax 055.2011380 www.laquerce.com

le magie gastronomiche di impruneta 129

Glossario Acquerello i due contenitori, uno per il vino l’al- Tecnica di pittura che consiste nello tro per l’acqua, adoperati nella cele- stendere su carta, pergamena o stof- brazione eucaristica, sia per la con- fa, colori mescolati a gomma arabica servazione degli olii sacri. e stemperati in acqua al momento dell’uso. Consente di ottenere effetti Annunciazione di trasparenza. L’episodio è narrato nel Vangelo di Lu- ca: Maria riceve nella sua casa di Naza- Affresco reth la visita dell’arcangelo Gabriele Tecnica di pittura su supporto mura- che, inviato da Dio, le annuncia la na- le che utilizza come legante la calce scita di un figlio concepito dallo Spiri- dell’intonaco con la quale il muro è to Santo. Tre gli elementi essenziali: la preparato. Vergine, l’angelo e la colomba dello Spirito Santo, il cui tragitto, spesso Agnus Dei tracciato da un fascio di luce, rappre- Dal latino: “Agnello di Dio”, è il sim- senta l’incarnazione di Cristo attraver- bolo di Cristo, figlio di Dio, che si sa- so lo Spirito Santo. L’episodio accoglie crifica per l’uomo riscattandolo dal diverse varianti. In epoca bizantina peccato originale. l’Annunciata compare accanto ad un pozzo, dove si era recata ad attingere Agresti, manifattura acqua. Nella pittura rinascimentale ita- L’attività della famiglia Agresti, forna- liana si svolge in una ambientazione ar- ciai di Impruneta, è documentata a chitettonica che spesso diviene prete- partire dalla seconda metà del xviii se- sto per numerosi dettagli descrittivi. I colo; la fornace, chiusa nel 1990, ri- pittori nordici dello stesso periodo col- masta integra, documenta l’antica tec- locano frequentemente la Vergine al- nica di lavorazione della terracotta uti- l’interno di cattedrali, a richiamare la lizzata fino a quasi tutto il xx secolo. simbologia della Madonna come Altare Chiesa cristiana. L’iconografia contro- riformista pone l’attenzione sulla co- Nelle chiese cattoliche è la tavola sul- lomba che scende dal cielo avvolta in la quale il sacerdote celebra il sacrifi- una luce abbagliante. L’arcangelo Ga- cio eucaristico e che ha assunto la for- briele è alato, con una veste bianca; so- ma della tavola dell’ultima cena. litamente regge un giglio (il suo attri- Ambone buto), o un ramo di ulivo. Attributi ri- Tribuna rialzata, chiusa su tre lati da correnti di Maria sono: il giglio bian- un parapetto e aperta nel quarto sulla co, segno di verginità e purezza; il vaso scalinata d’accesso dove il sacerdote sa- che spesso lo contiene, simbolo del- liva per leggervi l’Epistola e il Vangelo. l’Incarnazione; il libro del quale inter- rompe la lettura all’arrivo dell’angelo. Ampolla/ampollina Suppellettile sacra. Solitamente ha Antifonario corpo globulare e imboccatura stroz- Testo parziale del Messale che raccoglie zata; il termine viene utilizzato sia per le antifone (canti alternati) che la tra- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 132 dizione dice raccolte da San Gregorio Baccellatura Magno (secolo vi). Contiene l’incipit Motivo ornamentale a rilievo costi- – talvolta l’intero testo – dei canti con tuito da serie di elementi convessi si- le relative notazioni musicali. mili a baccelli di legumi, tipico del- l’arte classica e rinascimentale. Antonio di Girolamo di Ugolino (Fi- renze 1479-1556) Bacile Miniatore, iscritto nel 1500 all’Arte V. mesciacqua. dei Medici e degli Speziali, aveva una fiorente bottega al canto dei Pazzi; si distingue per lo stile sobrio ed ele- Bassorilievo gante dalle composizioni vivaci; co- V. rilievo. stante è il tono intimo e domestico con il quale l’autore è solito illustrare Battiloro la storia sacra. Operaio addetto alla lavorazione del- l’oro per ridurlo in lamine o fogli sot- Architrave tilissimi. In architettura, l’insieme degli ele- V. anche cesellatura; doratura. menti orizzontali sostenuti da colon- ne o pilastri. Benedetto da Rovezzano (Pistoia 1474-Vallombrosa 1554 circa) Argentatura Scultore formatosi in Versilia, tra il V. doratura. 1505 e il 1515, lavora su prestigiose commissioni fiorentine e francesi. Tra Arme le sue opere si segnalano: l’Arca se- Il corredo distintivo costituito dallo polcrale di san Giovanni Gualberto per scudo, dagli ornamenti e dai contras- la chiesa di , ora in quel- segni onorifici di una famiglia o di un la di , e la tomba del gonfa- ente. loniere Pier Soderini per la chiesa del Carmine, entrambe a Firenze. Assunzione della Vergine L’Assunzione è il momento in cui l’a- Bernardiniano, simbolo nima della Vergine, riunita al corpo, viene insieme a questo sollevata dagli V. monogramma. angeli verso il Paradiso. La Vergine è spesso rappresentata al centro di una Boroni, Giuseppe (notizie dal 1787 al mandorla. Nell’iconografia tradizio- 1830) nale è sormontata dal Padre benedi- Orafo, figlio del maestro Bartolomeo, cente; talvolta viene incoronata da che aveva eseguito numerose opere parte del Figlio (Incoronazione della per la basilica Vaticana, teneva una Vergine). Il soggetto, affermatosi per bottega a Firenze, insieme ai fratel.li. la prima volta nella scultura gotica, Nella sua ampia produzione si riscon- conosce grande diffusione durante la tra spesso l’eleganza raffinata propria Controriforma cattolica. dell’argenteria neoclassica romana.

glossario 133 Borsa (o busta) sa si tiene. Il libro dei capitoli è la rac- Custodia piatta per contenere il cor- colta delle deliberazioni del c. porale formata da due quadrati rigidi decorati; i suoi colori variano a se- Cartegloria conda del calendario liturgico. Si usa- Nome indicante ciascuna delle tre va appoggiata sul calice. formule delle parti fisse della celebra- zione eucaristica. Si intende anche la Broccato tabella che dal xvi secolo viene usata Tessuto a grandi disegni operati, di se- sull’altare durante la Messa, come ta, lino, canapa, talvolta con fili d’o- promemoria delle formule. ro e d’argento, i cui intrecci mostra- no un caratteristico effetto in rilievo. Cartella Bulino Tabella che accoglie iscrizioni o an- Utensile costituito da una piccola asta che semplici ornati, in tutte le arti d’acciaio con un’impugnatura di le- gno; la caratteristica punta a becco Cartiglio produce un taglio acuto, mentre Elemento decorativo, disegnato o quello della ciappola, strumento ana- scolpito, che riproduce una pergame- logo, può essere di varie forme (ton- na o un rotolo, disteso o avvolto, sul do, piano, rigato). quale sono riportati passi biblici, V. incisione; sbalzo. iscrizioni o stemmi. Calice Suppellettile ecclesiastica costituita Cesellatura da una coppa sostenuta da uno stelo Operazione di modellatura della su- e provvista di base. Viene usato per il perficie di oggetti in metallo, esegui- vino che, durante la celebrazione eu- ta mediante cesello. caristica, diviene il sangue di Cristo. V. anche patena. Cesello Strumento non tagliente e di fogge Candeliere differenziate che, battuto con un Sostegno in legno, metallo, ceramica martelletto su una lastra metallica, o altro materiale, destinato a reggere abbassa la sua superficie senza aspor- una sola fiamma o, quando sia collo- tarne la materia. cato sull’altare, anche più fiamme e di V. anche sbalzo. piccole dimensioni. Candelabro Codice Grande candeliere, dotato di più bracci. Manoscritto antico composto da più carte rilegate a libro, prima di papiro Capitolo e poi di pergamena, contrapposto al Collegio e assemblea di canonici, fra- volumen, un insieme di fogli avvolti a ti o religiosi, appartenenti a una cat- rotolo. I c. accoglievano spesso ricche tedrale o collegiata, e luogo in cui es- decorazioni miniate (V. miniatura). museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 134 Conchiglia tre dure, tessere di pasta vitrea e oro, L’immagine, simbolo pagano di amore, a formare disegni geometrici come è utilizzata nell’iconografia religiosa cri- decori di elementi architettonici e stiana come simbolo del pellegrinaggio suppellettili. Le loro produzioni sin- a Santiago, e, più in generale, di ogni tetizzano la policromia tipica dei pellegrinaggio; una valva veniva usata marmorari romani con repertori de- dal pellegrino per raccogliere l’acqua e corativi (dischi, fasce, riquadri) vici- portarla alla bocca. Le due valve della c. ni ai modi bizantini. stanno a significare anche le due vite: quella terrena e quella ultraterrena. Costolone Corale Elemento strutturale portante di una Canto liturgico di comunità religio- copertura (volta o cupola), costituito sa; nome dato anche ai codici che da nervature aggettanti sull’intrados- contengono i canti corali, cattolici o so e/o sull’estradosso della copertura, protestanti, indicati con nomi speci- e utilizzato per scaricare il peso delle fici a seconda del loro uso liturgico. strutture di sostegno. V. anche codice. V. anche volta.

Cornice Cristo in Pietà Profilo aggettante che articola la su- perficie degli edifici segnando il bor- Con tale denominazione si indica do di un elemento architettonico l’immagine iconografica dell’Uomo (piani, finestre, porte ecc.). Il termi- di dolori, ovvero di Cristo che mostra ne indica anche l’elemento impiega- le piaghe delle mani, del costato e dei to per inquadrare e isolare un sogget- piedi; talvolta ha accanto a sé gli stru- to, pittorico o plastico, dall’ambien- menti della passione. Rappresenta- te circostante; generalmente è in le- zione ispirata dalla tradizione devo- gno, stucco o disegnata. zionale, l’episodio non è narrato nei Vangeli. Corporale Piccolo panno quadrato di lino, di- Croce steso al centro dell’altare durante e al Formata da due assi, verticale e oriz- termine della Comunione o quando zontale, intersecantesi fra loro, e di- si espone il Santissimo Sacramento. venuta, con o senza il Crocifisso, il V. anche borsa. simbolo principale del cristianesimo. Cosmati C. d’altare: posta su piedistallo e ap- Il nome indica alcune famiglie di poggiata all’altare, con Cristo in rilievo. marmorari attivi a Roma e nel Lazio C. astile: sorretta da una lunga asta, è tra la fine dell’xi e la fine del xii se- portatile e viene utilizzata per aprire colo come decoratori e architetti. Le le processioni. Ha due lati figurati: in loro opere sono caratterizzate da un quello anteriore è solitamente rap- sistema ornamentale che impiega tas- presentato il Cristo, in quello poste- selli di marmi bianchi e colorati, pie- riore i simboli evangelici.

glossario 135 Damasco Dossale Drappo lavorato per la copertura di Tessuto operato di seta con ordito e tra- mobilio o oggetti di riguardo. Si in- ma dello stesso colore, che danno for- tende anche il riquadro, contenente ma a disegni lucidi su fondo opaco. opera di pittura o di oreficeria, posto dietro l’altare o sul piano della mensa. Della Robbia, Luca (Firenze 1400 circa-1482) Edicola Vano inserito nella superficie mura- Noto come iniziatore della produzio- ria interna o esterna di un edificio, ne della maiolica è interprete origina- composto da un coronamento a tim- le dei ritmi lineari e luminosi di Ghi- pano poggiante su elementi a colon- berti, del plasticismo di Nanni di na o pilastro, nel quale trova posto Banco, e dell’esperienza donatelliana. una statua o un’immagine sacra. Agli inizi degli anni Quaranta del Quattrocento risalgono i primi rilie- Evangelici, simboli vi in terracotta colorata applicati in Nell’iconografia cristiana primitiva i complessi architettonici e scultorei. quattro evangelisti sono raffigurati Della sua copiosa produzione ricor- come creature alate e con protomi diamo, solo quali esempi, la Madon- animali. San Girolamo (fine iv seco- na di via dell’Agnolo, la Madonna del lo) giustifica l’accostamento degli roseto, e la Madonna della mela oggi animali agli autori dei Vangeli: Mat- presso Museo del Bargello a Firenze. teo è rappresentato da un angelo per- ché il suo Vangelo inizia con l’Incar- nazione; Marco è un leone perché Doratura esordisce con la figura del Battista che «grida nel deserto» con voce po- Tecnica usata per l’applicazione del- tente come quella del leone; Giovan- l’oro su diversi supporti: su legno, per- ni è rappresentato dall’aquila, l’uc- gamena, cuoio, carta, pareti ecc. l’oro cello che vola più in alto nel cielo, è applicato in lamina o in polvere, se- perché la sua visione di Dio è la più condo diverse procedure; per la dora- diretta; Luca infine con il toro, ani- tura di superfici in metallo, analoga- male sacrificale, perché il suo Vange- mente alla tecnica dell’argentatura, si lo inizia con il sacrificio del sacerdo- procede con l’amalgama: lega di oro te Zaccaria. Con il Rinascimento gli puro, o argento, e mercurio che, stesa animali e l’angelo continuarono ad sul metallo opportunamente prepara- essere rappresentati soltanto come to e riscaldato, comporta l’evapora- semplici attributi. Attributi seconda- zione del mercurio e l’adesione del ri di tutti e quattro i santi sono il li- metallo prezioso al supporto. bro e il cartiglio.

Dormitio Virginis Ex voto Oggetto, esposto in luoghi sacri, rea- V. Morte della Vergine. lizzato e offerto in dono a divinità o museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 136 a santi per grazia ricevuta o in adem- tura con cesello o altri strumenti. Si pimento di una promessa. distingue una “fusione a pieno” quan- do lo stampo è aperto e il metallo li- Filarete, Antonio Averulino o Averli- quido lo riempie completamente, e no, detto il (Firenze 1400 circa-Roma una “fusione in cavo” che si avvale di 1469 circa) forme chiuse e richiede uno spessore Scultore e architetto, formatosi nel- molto sottile del metallo. l’ambiente umanistico fiorentino fu probabilmente aiuto di bottega di Garza Ghiberti. Esegue la Porta bronzea di Tessuto a velo fitto in seta leggera o in San Pietro a Roma (1433-1445). Sog- cotone. giorna a Firenze (1448) e a Venezia (1449), quindi nel 1451, è a Milano im- Giona pegnato nelle più importanti fabbri- Personaggio vetero-testamentario, in- che cittadine, tra le quali si ricorda ghiottito da un pesce e poi liberato do- l’Ospedale Maggiore (1465). Portato- po tre giorni, la sua storia prefigura, già re degli ideali rinascimentali in Lom- nell’arte paleocristiana, la morte e re- bardia, opera al contempo il recupero surrezione del Cristo ed esemplifica critico della tradizione gotica locale. l’intervento di Dio in favore del fedele. Finimento Insieme strutturato di oggetti elegan- Giuditta ti o preziosi che formano una deco- Secondo il libro di G., del Vecchio Te- razione. stamento, era un’eroica e bellissima fanciulla ebraica di Betulia che, per li- Foggini, Giovan Battista (Firenze berare la sua terra dagli Assiri, si recò 1652-1725) nel campo nemico dove, sedotto il ca- Inviato da Cosimo iii de’ Medici a Ro- po Oloferne, gli mozzò la testa che ma, con l’incarico di copiare le statue portò con sé a Betulia. antiche, l’artista si inserisce nell’am- biente del barocco romano; a Firenze Ghiberti, Lorenzo (Firenze 1378-1455) esegue opere di scultura e architettu- Orafo, scultore, architetto e scrittore, ra, tra le quali ricordiamo, solo quali nel corso della sua feconda attività ela- esempi, i Rilievi con Storie di sant’An- bora la tradizione gotica toscana in di- drea Corsini, alla Chiesa del Carmine, rezione di una maggiore solidità e sin- e Palazzo Viviani della Robbia. tesi compositiva traducendo i moduli del gotico internazionale anche in ope- Funerale della Vergine re monumentali, tra le quali ricordia- V. Morte della Vergine. mo soltanto il San Giovanni Battista (1412-1415), la statua di San Matteo Fusione (1419-1422). Sua anche la terza porta È il processo per ottenere sculture o del battistero fiorentino che Miche- rilievi mediante una colata di metal- langelo definì “del Paradiso”, termina- lo fuso in uno stampo; comporta ta nel 1452. Tra gli aiuti della sua bot- sempre una fase successiva di rifini- tega fu anche il giovane Donatello.

glossario 137 Graduale re ricordiamo il Paliotto in argento Gruppo di versetti che si cantano du- ancora oggi nel tempietto della Ver- rante la Messa. Una volta si cantava- gine nella basilica di Santa Maria a no mentre il diacono saliva i gradini Impruneta, eseguito su disegno del dell’ambone: di qui il nome. Per g. si Foggini (1714). intende anche il libro contenente ta- li versetti. Hugford, Ignazio (Firenze 1703-1778) Figlio di un orologiaio inglese chiama- Gros to alla corte granducale fiorentina, al- Tessuto, in seta, lino ecc, a grosse ma- lievo del Gabbiani, il suo capolavoro è glie. considerato il dipinto raffigurante la Contessa Matilde che dona i suoi beni Grottesca alla Chiesa, oggi presso la chiesa di San Decorazione parietale con motivi ve- Bartolommeo in Pantano a Pistoia. In- getali e/o animali fantastici tipica del- segnante nell’Accademia del Disegno la pittura del xvi secolo e della scuo- di Firenze, promosse edizioni illustra- la di Raffaello; il nome deriva dal fat- te su artisti del suo tempo e di epoche to che imitava un tipo di pittura pa- passate. Si rivela inoltre abile ritratti- rietale che decorava le Terme di Tito, sta, e restauratore di dipinti antichi. a Roma, le quali, al momento della loro scoperta (xvi secolo) si presenta- Incisione vano semisepolte e simili a grotte. Disegno eseguito sopra una superfi- cie dura, detta matrice, sia a mano, Haffner, Adriano (notizie dal 1703 al mediante uno strumento a punta 1768) (bulino, ciappola), sia chimicamente, Argentiere al seguito della bottega mediante sostanze corrosive, a scopo fiorentina di Giovanni Petres, di cui decorativo o per riproduzione a stam- eredita il marchio, viene definito pa. Per I. si intende anche il prodot- «oriundo tedesco» nell’atto di imma- to ottenuto. tricolazione; ha ricoperto anche la ca- rica di saggiatore dell’Arte della seta. Intaglio La sua attività è oggi documentata da Tecnica di lavorazione a scavo. Si ot- una ricca produzione, in gran parte di tiene incidendo con strumenti me- arredi liturgici, eseguiti per le chiese tallici legno, marmo, avorio ecc. se- del territorio fiorentino. guendo un disegno prestabilito. Holzmann, Bernardo (notizie dal Laccatura 1705 al 1721) Tecnica antichissima mediante la qua- Orafo attivo a Firenze, esegue nume- le oggetti in legno o altri materiali ven- rose e pregiate commissioni per la gono ricoperti con una sostanza resi- corte granducale. Molte delle realiz- nosa a scopo protettivo e/o decorativo. zazioni dell’artista derivano dai mo- delli di Soldani e Foggini, celebri ar- Lampasso tisti cui spesso ricorrevano prestigio- Tessuto operato in filati di seta di gran- se famiglie della città. Tra queste ope- de pregio, molte volte arricchito con museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 138 trame d’oro e d’argento, dall’aspetto Madonna col Bambino pesante; costituito da una trama di V. Vergine col Bambino. fondo, solitamente in taffetà, con effet- ti di trame supplementari che forma- Maestro del Bargello no sulla stoffa un particolare disegno. Seguace di Maso di Banco, oggi no- to come Maestro di Tobia. Liberty Termine derivato dal nome dei ma- Maestro delle Effigi domenicane gazzini londinesi di Arthur Lesenby, V. Pacino di Bonaguida. specializzatisi nella vendita di pro- dotti di gusto floreale, indica una Maestro di Tobia (documentato dal corrente di gusto attiva prevalente- 1354 al 1368) mente in Italia, agli inizi del secolo Anonimo pittore, identificato con un xx, nel campo elle arti decorative e seguace di Maso; il nome convenzio- legata ai modelli dell’art nouveau fran- nale gli deriva dagli affreschi con Sto- cese, caratterizzato dall’impiego di rie di Tobia nell’oratorio della Com- motivi calligrafici floreali dalla linea pagnia del Bigallo a Firenze. flessuosa. Maiolica Lippo di Benivieni (documentato a Tecnica di smaltatura applicata a ce- Firenze dal 1296 al 1327) ramica che impiega una vernice a ba- se di silicato di potassio, ossido di Pittore e miniatore fiorentino, la sua piombo e stagno. Applicato lo smalto bottega è documentata a partire dal si procede alla decorazione dell’ogget- 1296; la sua attività è riconosciuta tra to con colori a base di ossidi metalli- le maggiori e più originali espressio- ci e, infine, all’applicazione di una co- ni della tendenza dissidente dal lin- perta vetrosa che conferisce lucentez- guaggio giottesco e incline al recupe- za all’oggetto. Dopo la cottura viene ro degli stilemi gotici e del patetismo applicato il cosiddetto lustro, un pig- espressivo duecenteschi. Il Compian- mento che determina un caratteristi- to sul Cristo morto del Museo civico di co riflesso metallico. La m. consente Pistoia è riconosciuta quale apice del- l’uso di pochi colori per la difficoltà la sua qualità espressiva. della loro resistenza alla cottura. Liseré Manipolo Ornamento a forma di nastro che co- Insegna liturgica, costituita da una stituisce il bordo di un tessuto, soli- striscia di tessuto, nello stesso colore tamente di diverso colore. della pianeta, che veniva portata dal sacerdote nel corso della Messa, pen- Liturgici, libri dente da entrambe le parti, sul brac- Contengono i testi e le prescrizioni cio sinistro. per i gesti in uso nelle celebrazioni cattoliche (Messale, Breviario, Ponti- Mantellina ficale, Rituale, Martirologio, Ceri- Piccola veste senza maniche che cade moniale e Memoriale dei riti). fino alle ginocchia. È portata dai car-

glossario 139 dinali, dai vescovi, dagli abati e dagli lavanda delle mani insieme a un piat- altri dignitari ai quali è stata conces- to fondo, detto bacile. sa. Si intende anche le tende rettan- golari, spesso riccamente lavorate e Messale preziose, destinate a coprire la sacra Uno dei sei libri liturgici che contie- immagine della Madonna di Impru- ne tutti i testi necessari per la cele- neta, funzione che ha determinato brazione delle liturgie e delle celebra- l’appellativo di m. a tali paramenti, zioni dell’anno; contiene le orazioni attestata anche nel santuario della del sacerdote, sia quelle fisse che quel- Santissima Annunziata a Firenze. le variabili. Mytens, Martin ii (1695-1770) Michelozzi, Michelozzo (Firenze Pittore di origine svedese assai ap- 1396-1472) prezzato presso la corte medicea di Fi- Architetto e scultore allievo di Ghi- renze; tra le sue produzioni ricordia- berti e collaboratore di Donatello, è mo soltanto il ritratto imprunetino di prosecutore della lezione brunelle- Maria Teresa d’Austria con il figlio schiana attraverso l’elaborazione di un Giuseppe. elegante accordo tra il misurato goti- co fiorentino e la ricerca di nitide im- Matrice postazioni spaziali ispirate all’antico; Modello impiegato per ottenere la tra i suoi più noti progetti ricordiamo forma di stampa; realizzato in rame o il complesso di San Marco (1436-1443) ottone. e a Firenze e le ville medicee di Cafaggiolo (post Mensa 1451) e Careggi (1457 circa). Il piano dell’altare. Miniatore pacinesco, primo e secondo Merlini, Cosimo il Vecchio (Bolo- V. Pacino di Bonaguida. gna 1580-Firenze 1641) Orafo raffinato, nato a Bologna, im- Miniatura matricolato nell’Arte di Por Santa Arte di illustrare e decorare grafica- Maria a Firenze, è a capo di una fio- mente testi manoscritti. “Miniare” rente bottega sul Ponte Vecchio. Ese- deriva dalla parola minium con la gue importanti e numerose commis- quale nel Medioevo si indicava il ci- sioni per la corte medicea. Il suo sti- nabro o solfuro di mercurio, di colo- le raffinato si caratterizza per le ele- re rosso vivo, usato per dipingere le ganti sintesi tra ricchezza decorativa iniziali degli antichi codici. Per esten- ed impianto formale. Tra le poche sione si intende qualsiasi dipinto di opere certe ricordiamo soltanto il Re- piccolo formato eseguito con minu- liquiario della Croce, presso la basili- zia di particolari. ca di Santa Maria a Impruneta (1620). V. anche codice. Mesciacqua Mogalli, Cosimo (1667-1738) Recipiente con beccuccio che veniva Appreso il disegno dallo scultore Fog- utilizzato nelle liturgie solenni per la gini, si dedicò quasi esclusivamente al- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 140 l’incisione riproduttiva, dimostrando lezione della leggenda che vuole che notevole perizia nell’uso del bulino. La la Vergine non fosse morta, ma ad- sua produzione comprende soggetti dormentata nei tre giorni precedenti religiosi, mitologici e storici, di vedu- la sua resurrezione. La scena può so- te e scene di genere. Tra gli autori ri- vrapporsi a quella dell’Assunzione del- prodotti compaiono Andrea del Sarto, la Vergine. Tiziano, Veronese, lo Schiavone, Pal- ma il Giovane, Guercino, Van Dyck. Nascita della Vergine Descritto nei soli Vangeli apocrifi e Monogramma nella Legenda Aurea (secolo xiii); il te- Unione o intreccio di due o più let- ma conosce ampia diffusione nell’ar- tere. te occidentale dove è tramandato dal M. di Cristo: Intreccio delle lettere secolo xiii fino al Seicento. L’evento greche x (chì) e p (rho), iniziali della di Anna, che dopo l’annuncio del- parola greca “Christòs”, cioè Cristo; l’angelo dà alla luce la piccola Maria, oppure delle iniziali di ixtus (pesce) è solitamente ambientato in una co- e xpistos (Cristo), due termini che al mune abitazione, spesso molto cura- tempo stesso erano simboli conven- ta nei dettagli dell’arredamento, do- zionali dei cristiani, in uso a partire ve si ritrovano molte donne; Gioac- dal ii secolo. La sigla può anche esse- chino, se presente, ha una posizione re formata dalle lettere latine i, h e s, secondaria. a volte sormontate dalla croce, ad in- Navicella dicare l’espressione: «(vincerai) con È il contenitore dell’incenso destina- questo segno», con riferimento alla to a essere deposto sui carboni arden- croce sovrastante. ti del turibolo, mediante un cucchiai- M. bernardiano (da San Bernardo di no di metallo. Chiaravalle): insieme delle tre lettere ihs racchiuse entro un disco solare Nicchia raggiante. Cavità aperta nel vivo di un muro che contiene il più delle volte una statua: Morte della Vergine può avere pianta semicircolare, ret- Nella letteratura apocrifa e nella Le- tangolare o poligonale. genda Aurea (secolo xiii) compaiono differenti versioni dell’episodio, già Nigetti, Matteo (Firenze 1570 attestate a partire dal iv secolo. Tra le circa-1648) più diffuse ricordiamo: l’annuncio, Architetto e scultore noto come espo- in cui compare un angelo che conse- nente del Manierismo fiorentino, fu gna la Palma del Paradiso a Maria, allievo di Bernardo Buontalenti, con annunciandole la morte dopo tre il quale lavorò al Palazzo Non Finito giorni; la Comunione, amministrata (1593). Tra i suoi più noti interventi alla Vergine da san Giovanni Evange- quello per la Cappella dei Principi, lista, o da Cristo, tra i temi più ri- cappella funebre della famiglia Medi- correnti nel periodo della Contro- ci nella chiesa fiorentina di San Lo- riforma; la Dormitio: ispirata ad una renzo.

glossario 141 Olio (pittura a) niatore pacinesco, vivacemente narra- Tecnica di pittura su tela o tavola che tivo e semplificato; quello più recen- utilizza pigmenti impastati con olii te, intorno alla metà del xiv secolo, grassi, con l’aggiunta di olii essenzia- nelle figure più solide e nel ritmo or- li al fine di rendere i colori più tra- namentale del Secondo miniatore pa- sparenti e meno vischiosi. L’impiego cinesco e nel linguaggio dolce ed dell’olio come emulsionante consen- espressivo, dai vivi accostamenti cro- te di ottenere un’ampia gamma di matici, del cosiddetto Maestro dad- pigmenti e gradazioni cromatiche do- desco. A metà tra i due estremi è sta- vute anche alle diverse modalità di to riconosciuto l’intervento del cosid- applicazione possibili del colore. detto Maestro delle effigi domenicane (documentato dal 1337 al 1345). La Ostensorio realtà di una grossa bottega, attiva ol- Arredo sacro, a forma di tempietto o, in tre la scomparsa di Pacino di Bona- tempi più recenti, di disco solare rag- guida e specializzatasi, nel tempo, nel giante, entro il quale l’ostia consacrata settore della miniatura, darebbe ra- è esposta all’adorazione dei fedeli. gione delle differenti interpretazioni attraverso le quali lo stile del maestro Pace viene trasferito in questi codici. Tavoletta decorata – spesso in metal- Pala d’altare li preziosi –, raffigurante un’immagi- Grande tavola, dipinta o scolpita, si- ne sacra, utilizzata per la preghiera tuata sull’altare; talvolta si compone personale o presentata al bacio dei fe- di più pannelli (v. anche: polittico). Si deli per il perdono. trova spesso inserita in una ricca cor- V. anche Annunciazione. nice oppure nella struttura architet- tonica dell’altare stesso. Pacino di Bonaguida (documentato a Firenze tra il 1303 e il 1339) Paliotto Pittore e miniatore, annovera, tra le Paramento anteriore dell’altare posto sue opere più note, il polittico della sotto la mensa, generalmente di mar- Galleria dell’Accademia di Firenze, mo; può essere in avorio, argento, o dallo stile monumentale di ascenden- anche in tessuti ornati e ricamati. za giottesca, animato da tensioni de- corative gotiche, e la tavola dell’Albe- Pannello ro della Vita, presso la stessa Galleria, Riquadro ornamentale scolpito o di- dove prevale il linguaggio più scandi- pinto. Si intende anche ciascuna par- to e narrativo ripreso nelle miniature. te di un polittico. L’illustrazione dei cinque Antifonari imprunetini, ad opera di più mani, at- Paramento tribuita all’ambito della sua bottega, I p. liturgici sono l’insieme delle vesti copre un ampio arco di tempo: il ter- indossate dai celebranti durante la li- mine più antico è riconosciuto nello turgia cristiana e, per estensione, an- stile pacinesco degli inizi del Trecen- che gli oggetti posti sull’altare e i to, attribuito al cosiddetto Primo mi- drappi decorativi. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 142 Pasquino da Montepulciano (attivo cento, dal busto reliquiario realizzato nella prima metà del secolo xv) per San Lorenzo a Montevarchi (1593); Scultore formatosi nell’ambiente uma- attualmente è rappresentata soltanto nistico fiorentino, fu collaboratore di dal Reliquiario imprunetino di san Si- Filarete alle Porte bronzee di San Pie- sto (1614). tro a Roma (1433-1445), nelle quali ap- pose il proprio nome. Sua anche la rea- Pisside lizzazione del portale di San Domeni- Coppa di argento o di altro metallo co a Urbino. La sua attività, ad oggi prezioso, dorato all’interno e chiuso ancora poco conosciuta, rivela anche da un coperchio, in cui si conservano l’influenza di Luca della Robbia. le ostie consacrate. Si custodisce nel tabernacolo dell’altare. La tipologia Patchwork più frequente è a forma di croce. Dall’inglese “lavoro su toppe” è un’ antica tecnica che consiste nel confe- Polittico zionare coperte, canovacci e ogni ti- Dipinto o rilievo formato di tre o più po di oggetto in tessuto, assemblan- pannelli uniti tra loro sia material- do pezzi di stoffa di aspetto e di ori- mente, da cerniere, o cornici, che gine differenti. concettualmente, attraverso i sogget- ti rappresentati. Patèna V. anche pannello e cornice. Piccolo piatto tondo, spesso in me- tallo prezioso, usato nella Messa per Punzonatura posarvi l’ostia consacrata e per copri- Impressione di un marchio o cifra di re il calice. riconoscimento mediante punzone. Pianeta Ampia veste liturgica con un’apertura Punzone tonda per la testa, indossata dal sacer- Utensile di acciaio che porta incisa ad dote durante la Messa, deriva dal man- una estremità una lettera, un nume- tello da viaggio di antico uso romano. ro, o una cifra da incidere su materiali a scopo distintivo o decorativo. Pieve Primitiva comunità parrocchiale, in- Reliquia dicava la circoscrizione ecclesiastica Frammento sacro del corpo o ogget- rurale, diffusa nell’Italia settentrionale to venerato perché appartenente (o e centrale, costituita da un territorio legato) alla persona di Cristo (la Cro- con una chiesa principale, con annes- ce), della Madonna o di Santi. so battistero, che aveva giurisdizione sulle maggiori chiese del distretto. Reliquiario Custodia, di varie forme e materiali, Pingoni, Simone (documentato dal per la conservazione delle reliquie. 1593 al 1614) Può avere diverse forme, spesso pen- Orafo fiorentino, la sua attività è do- sate per l’esposizione ai devoti. cumentata, già alla fine del Cinque- V. anche reliquia.

glossario 143 Rilievo Santa Caterina d’Alessandria Tecnica scultorea di decorazione che La sua leggenda, che ha inizio nell’al- consiste nel far emergere le figure dal- to Medioevo, la ricorda donna nobi- la superficie sulla quale sono scolpite; le, erudita e bella che convinse della quando la figura si stacca dal fondo per verità del Cristianesimo i filosofi ales- meno della metà del suo spessore si ha sandrini fatti venire a Roma dall’im- il bassorilievo, l’altorilievo quando peratore Massenzio (iv secolo), per sporge per più della metà. Quando le confutarla. Tipici attributi sono la figure si staccano per metà del proprio ruota chiodata, strumento del suo spessore si parla di mezzorilievo. martirio, la spada, la corona, la pal- ma, l’anello e il libro; frequente an- Saller, Alessandro (Firenze, prima che la raffigurazione del suo matri- metà del xviii secolo) monio mistico con Cristo. Architetto fiorentino apprezzato dal- la corte granducale, tra i suoi inter- San Cristoforo venti, ad oggi scarsamente documen- La raffigurazione più diffusa, trasmes- tati, ricordiamo il progetto per l’alta- sa dalla Legenda Aurea (secolo xiii) è re della Madonna del Rosario, per la quella del santo gigante intento a tra- chiesa di Santa Reparata a Pimonte ghettare da una riva all’altra di un fiu- (Barberino di Mugello, 1741). me un bimbo che si rivelerà essere Ge- sù, caricandolo sulle spalle. Il culto del Salterio santo è attestato già dal v secolo. Libro dei salmi. Nella liturgia catto- lica è la collezione di salmi che fa par- te dell’ufficio divino. San Filippo Uno dei dodici apostoli, che secondo Salvi, Antonio di (Firenze 1450-1527) la tradizione avrebbe evangelizzato la Orafo, allievo di Antonio del Pollaio- Frigia. Incerto il suo martirio: fu pro- lo, lavora insieme al cugino in una babilmente crocifisso capovolto. Le propria bottega. Ultimo rappresen- sue reliquie sono custodite nella chie- tante della tradizione pollaiolesca, la sa romana dei dodici Apostoli. sua feconda attività è documentata in quasi tutte le chiese di Firenze e in San Giovanni moltissime del contado. Dell’autore Il più giovane tra gli apostoli, Figlio citiamo la sola formella raffigurante il di Zebedeo e Maria Salomè, è consi- Convito di Erode, per il dossale d’al- derato l’autore di uno dei quattro tare di San Giovanni (Firenze, Museo Vangeli canonici e dell’Apocalisse, dell’Opera del Duomo, 1478-1480). che avrebbe redatta durante l’esilio nell’isola di Patmos, dove si recò Sancta sanctorum scampato alle persecuzioni dell’impe- La parte più sacra ed interna del tem- ratore Domiziano (81-96): Quest’ul- pio di Gerusalemme. Oggi nelle chie- timo lo avrebbe fatto immergere in se cristiane con tale termine si indica un calderone di olio bollente, dal il tabernacolo in cui è conservata la pis- quale il santo sarebbe uscito illeso. side. L’agiografia lo indica autore del mi- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 144 racolo della resurrezione di Drusiana gelo e con un toro. La tradizione vuo- e di quello, altrettanto diffuso, del ve- le che egli abbia eseguito un quadro leno, al quale egli sopravvisse tramu- che rappresentava la Madonna e per tandolo in un serpente, frequente at- questo è considerato protettore degli tributo del santo. Nella rappresenta- artisti e raffigurato con tavolozza e zione dell’Ultima cena compare a vol- pennelli. Non molto chiare sono le no- te con il capo appoggiato sul petto di tizie sulla sua morte: forse martirizza- Cristo ed in quella della Crocifissione to, oppure morto in pace a 84 anni in è raffigurato accanto alla Madonna, Bitinia, i suoi resti vennero successiva- che Cristo gli affida in punto di mor- mente portati a Costantinopoli. te. Insieme a Pietro ed a suo fratello V. anche Evangelici, simboli. Giacomo è tra gli apostoli che assi- stono alla Trasfigurazione sul monte San Paolo Tabor. Il simbolo che lo contraddi- Spesso accompagnato all’immagine di stingue è l’aquila. san Pietro apostolo, fondatore insieme V. anche Evangelici, simboli. a lui della Chiesa quale simbolo della sua componente ebraica, Paolo ne rap- San Giovanni Battista presenta invece quella pagana. Tra gli Ultimo profeta, primo santo e pre- attributi la spada, strumento del suo cursore di Gesù Cristo. Istituì sulle ri- martirio; il libro o il cartiglio, che al- ve del Giordano il sacramento del ludono alla stesura delle Epistole. battesimo; battezzò anche Cristo e ri- conobbe in lui il Messia; suoi attri- San Pietro buti sono l’agnello e la veste di pelli. Rappresentato nella tipologia dell’a- Può anche reggere la ciotola per l’ac- postolo, talvolta indossa mitria e pi- qua del battesimo o un favo di miele. viale, poiché fu il primo papa della Comune è la rappresentazione della Chiesa cattolica. L’attributo che lo sua testa mozzata portata su un vas- identifica è quello delle chiavi, sim- soio da un’ancella o da Salomè che la bolo dell’incarico conferitogli da Ge- aveva voluta in pegno. sù di custodire le porte del cielo; altri attributi sono: il gallo; la croce capo- San Lorenzo volta, strumento del suo martirio; più La graticola è il suo attributo e memo- raramente la barca. ria del suo martirio; viene rappresenta- to giovane, tonsurato e vestito con la San Raffaele, arcangelo dalmatica. Primo diacono e martire Citato solo nell’Antico Testamento, i della Chiesa romana, è raffigurato spes- suoi attributi non sono precisi, ma so- so in coppia con santo Stefano. litamente appare raffigurato vestito da pellegrino con bastone e bisaccia San Luca accanto al giovanetto Tobiolo, mentre Autore del terzo Vangelo e degli Atti lo accompagna nel suo viaggio. È in- degli Atti degli apostoli, fu, verosimil- vocato come protettore dai mali e dal- mente, un greco convertitosi al cri- le infermità del corpo e considerato il stianesimo. Viene solitamente rappre- Patrono dei viandanti, degli infermi sentato intento alla scrittura del Van- e degli adolescenti.

glossario 145 San Romolo anche l’incredulità dell’Assunzione Martire, discepolo di san Pietro e pri- della Vergine, a conferma della quale il mo vescovo di Fiesole, per primo dif- santo invocò una prova. La Madonna fuse il cristianesimo nella regione di Fi- avrebbe allora gettato dal cielo una renze. Ucciso, secondo la tradizione, cintola, che Tommaso raccolse. Ge- sotto Domiziano (81-96), il suo corpo neralmente è raffigurato come un gio- sarebbe stato portato fuori dalla città, vane sbarbato, con l’attributo della presso il torrente Mugnone, dove nel squadra da disegno, la cintola della iv secolo sorse una cattedrale. Le sue Vergine oppure con la lancia o il pu- spoglie vennero traslate a Fiesole, nel- gnale, strumenti del suo martirio. la nuova cattedrale, nel 1028. San Sisto Santo Stefano Papa e martire di origine greca, operò Primo diacono presso la prima co- la riappacificazione tra la chiesa di munità cristiana di Gerusalemme, si Cartagine e quella di Roma. Fu cat- distinse per eloquenza e ardore di fe- turato mentre celebrava la messa nel- de e carità. Le sue reliquie sono a Ro- le catacombe di San Callisto e deca- ma, accanto a quelle di san Lorenzo, pitato durante la persecuzione di Va- protomartire della Chiesa romana, leriano (iii secolo). Trovò sepoltura così come Stefano lo era stato della nelle stesse catacombe di San Calli- prima comunità apostolica. È ritrat- sto. to giovane, talvolta tonsurato; suo at- tributo sono le pietre con le quali subì la lapidazione per aver accusato gli San Zanobi ebrei di aver assassinato il Messia, in La sua leggenda agiografica lo indica mano o conficcate nel capo sangui- diacono a Costantinopoli tra iv e v nante. secolo, quindi vescovo di Firenze, do- ve è venerato tra i santi patroni. Il suo Santa Teodora culto è legato alla fama dei suoi pote- Donna bellissima vissuta ad Alessan- ri taumaturgici e di esorcista. Raffi- dria intorno alla fine del Terzo seco- gurato come santo vescovo, tra i suoi lo; la leggenda racconta della sua pro- attributi è spesso un modellino del messa di verginale castità agli occhi di duomo di Firenze, o il giglio. Dio. Condannata per la sua fede cri- stiana ad essere condotta al postribo- Sbalzo lo viene decapitata per suo stesso de- Arte e tecnica di decorazione usata siderio insieme al soldato Didimo che per i materiali preziosi, quali l’oro e aveva tentato di sottrarla a tale sorte. l’argento, ma praticata anche per il ra- me e il bronzo. Consiste nel ridurre il San Tommaso metallo in lamina sottile per ricavar- Assai diffusa, a partire dal xiii secolo, ne la raffigurazione voluta a rilievo, è la rappresentazione della sua incre- modellandola in negativo, e operan- dulità di fronte alla resurrezione di do quindi la rifinitura dal davanti con Cristo. I Vangeli apocrifi ricordano il cesello e il bulino. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 146 Silvani, Gherardo (Firenze 1579-1675) La scena si svolge generalmente nel Architetto legato a schemi tardoma- cortile del palazzo di Erode: i soldati nieristici, in accordo con il clima con- con le spade sguainate strappano i servatore dominante all’epoca in To- bambini dalle braccia delle madri scana, fu tra i principali esponenti mentre il pavimento è coperto dai ca- dell’architettura fiorentina del Sei- daveri dei piccoli. Il culto degli Inno- cento. Dell’autore ricordiamo quali centi come primi martiri risale a un pe- esempi i progetti per l’ampliamento riodo molto antico dell’era cristiana. di palazzo Panciatichi (1620) e per la facciata su via Tornabuoni di palazzo Stola Strozzi a Firenze. insegna, che fa parte dei paramenti li- turgici di vescovi, sacerdoti e diaconi; Smaltatura costituito da una striscia di tessuto Tecnica di decorazione applicata a ce- posta sopra la veste e discendente in ramica e metallo. due liste verso il basso, è diversamen- I più diffusi procedimenti per la s. dei te indossata a seconda del grado del- metalli sono il cloisonné, che prevede l’ordine. la stesura dello smalto entro zone de- limitate da sottili fili metallici e il Stadler, Franz Ignaz (documentato champievé, che prevede l’inserimento dal 1686 al 1690) dello smalto entro piccoli alveoli pra- Orafo austriaco, nato a Bodendorf; ticati su una lastra metallica. opera chiave per la ricostruzione del- la sua attività è una croce d’altare del Il termine indica anche il processo di Tesoro della cattedrale di Esztergom, impermeabilizzazione della terracotta datata 1686, anno nel quale è docu- che diviene di grande uso a partire dal mentato anche il suo matrimonio con xv secolo, dando luogo ad un partico- la vedova di un altro orafo, Berchtold. lare tipo di produzione, la maiolica. Sustermans, Justus (Anversa 1597 -Fi- Smalto renze 1681) vernice vetrosa cui sono aggiunte Pittore, studia a Parigi; nel 1621 è a Fi- componenti coloranti, che ha la pro- renze come pittore della corte gran- prietà di diventare una superficie lu- ducale. In tale veste dipinge una nu- cida e compatta grazie alla cottura ad merosa serie di ritratti di membri del- alte temperature. la famiglia Medici. Le sue qualità di V. smaltatura. ritrattista lo portarono a lavorare pres- so molte corti europee e italiane, Tra Strage degli innocenti i suoi ritratti più noti, oltre a quelli di L’episodio, tratto dal Vangelo di Mat- Galileo, citiamo solo quelli di Pan- teo, racconta del re Erode il Grande dolfo Ricasoli e Francesco de’ Medici. che, informato della nascita di un bambino destinato a divenire re dei Tabernacolo Giudei, temendo l’usurpazione del Edicola chiusa da uno sportello, posta suo potere, ordinò lo sterminio di tut- sull’altare, in cui è conservata la pissi- ti i fanciulli di Betlemme e dintorni. de. Si intende anche una nicchia o una

glossario 147 piccola cappella, posta lungo una stra- la tela o taffetas, con 2 fili di ordito e da o inserita nello spessore di un mu- 2 di trama, con uguale effetto al di- ro, contenente un’immagine sacra. ritto e al rovescio; la saia, che sortisce un effetto diagonale inclinato a destra Tela o sinistra; il raso (o satin): a seconda Costituisce una delle superfici più usa- che sia più evidente l’ordito o la tra- te per la pittura a olio; di lino o di ca- ma, si hanno rasi ad effetto di ordito napa, talvolta anche in cotone, juta, o rasi ad effetto di trama. seta o altre fibre; la sua tipologia varia di grossezza e intreccio a seconda del- Timpano le epoche, dei luoghi e delle esigenze Terminazione architettonica a coro- espressive. Prima incollata su tavola, in namento di un prospetto, general- seguito fu tesa su telaio per favorire il mente a forma triangolare, liscia o, più trasporto dei dipinti; quest’ultimo uti- spesso, decorata a rilievo, delimitata lizzo si diffonde dalla seconda metà del dagli spioventi del tetto e dalla parte xv secolo sostituendosi definitiva- superiore del prospetto che viene co- mente a quello su tavola a partire dal sì a costituire la base del triangolo. xvii secolo. Il termine indica anche l’opera pittorica eseguita su tela. Tobia / Tobiolo, storie di Telaio Il racconto biblico ambientato nel vii secolo a.C. in Assiria, vuole che l’ar- Nell’arte della tessitura è il congegno cangelo Raffaele incontri Tobia, altri- che serve ad intrecciare i fili dell’or- menti detto Tobiolo, figlio di Tobi dito con quelli della trama. Si inten- che era rimasto cieco, mentre è in de anche l’inquadratura, in genere li- viaggio per recuperare il denaro pa- gnea, sulla quale viene tesa la tela per terno. Incitato da Raffaele, Tobiolo dipingere. riuscì ad afferrare il pesce che cercava Tempio di morderlo, mentre si bagnava nel Struttura architettonica solitamente a fiume Tigri, e dal cuore, fegato e fie- pianta centrale e copertura a cupola. le strappati all’animale ricavò i rime- Per estensione, ogni tipologia che ri- di contro i demoni e le malattie ocu- propone tale struttura. lari. Il racconto prosegue con l’in- contro con Sara. Tessuto Tecnica ed arte che consiste nell’in- Trabeazione treccio di una serie di fili chiamati or- Struttura orizzontale del tempio gre- dito e mantenuti paralleli e in tensio- co, costituita di architrave, fregio e ne, con un’altra serie che vi si inseri- cornice. In generale è l’insieme degli sce trasversalmente, chiamata trama, elementi orizzontali sostenuti da co- ottenuto mediante il telaio. I tessuti lonne, pilastri e piedritti. si dicono uniti quando l’intreccio non presenta disegni speciali, opera- Trittico ti in caso contrario. Si distinguono tre Polittico costituito di tre pannelli uni- tipi base di tessuto: ti fra loro. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 148 Turibolo con al centro la croce o il mono- Suppellettile sacra, spesso preziosa- gramma di Cristo, impiegato per co- mente argentata, formata da una cop- prire il calice all’inizio e alla fine del- pa con coperchio, sollevabile median- la Messa. te tre catenelle, che contiene un pic- Si intende anche la stoffa, spesso pre- colo braciere (navicella), nel quale ven- ziosamente ricamata, che viene posta gono fatti bruciare grani di incenso. sul volto del defunto, nella sepoltura.

Vanni, Antonio (Impruneta, docu- Vergine col Bambino mentato dal 1882 al 1895) L’iconografia bizantina della Madon- Abile modellatore di argilla imprune- na ieratica e frontale, con in braccio tino ha conservato vive tradizioni e il Bambino vestito e benedicente, in mestieri paesani nelle scene riprodot- piedi e di spalle alla Madre è presen- te sopra i suoi bassorilievi. te in Occidente già dall’vii secolo. In- torno al xiv secolo si affermano inve- Vasi votivi ce tipologie che sottolineano l’aspet- Sono il calice, la pisside, l’ostensorio, la to terreno e intimo del rapporto tra teca e la lunetta. Si possono intende- la Madre e il Figlio, i cui vari atteg- re anche il corporale, la palla, il puri- giamenti ed attributi identificano dif- ficatoio, il mesciacqua, le ampolline, il ferenti tipi iconografici. turibolo, la navicella, la patèna, il sec- chiello e l’aspersorio, la borsa del cor- Volta porale, il velo del calice, il campanel- lo, le tre ampolle che contengono gli Copertura a superficie ricurva di un oli sacri. ambiente o di parte di esso, costitui- ta da una estensione interna concava Velluto (intradosso) ed una esterna convessa Tessuto con superficie coperta di pelo, (estradosso). costituito da due orditi, uno per il tes- Caratteristica basilare della volta è di suto di base (grosso taffetas o raso) e scaricare lateralmente la spinta che l’altro per il pelo, ottenuto mediante deve essere contenuta dagli appoggi l’inserimento di un filo di cui si pos- della volta stessa. sono tagliare le sporgenze anelliformi. Voluta Velo Elemento decorativo curvilineo dif- Quadrato di stoffa degli stessi colori fuso in pittura, scultura e architet- liturgici dei paramenti, ricamato e tura.

glossario 149

English Translation The treasury of Santa Maria of divine decision, so the stones for dell’Impruneta the walls were loaded onto a cart pulled by oxen: wherever the oxen By Rosanna Caterina Proto Pisani stopped there the new temple, dedi- cated to the Virgin, would be built. The oxen knelt down exactly on the In Impruneta, a small town a few point where the current basilica of miles from the city, on the hills Santa Maria stands and then excava- around , there is a museum tions began to lay the foundations of of particular importance because of the new construction. It was precise- the valuable works kept there: the ly at that time that, following a more Treasury of Santa Maria of Imprune- vigorous stroke of a spade, a “lan- ta. In fact, the museum, adjacent to guishing voice” was heard, as re- the basilica houses the gifts lavished counted in the chronicle by the parish through the centuries on the Virgin priest Stefano Buondelmonti, and, of Impruneta, to whom is dedicated continuing to dig, the sacred Image of one of the most famous Marian the Virgin was recovered. If the shrines in all of . chronicle of the parish priest Stefano To this image is linked a very ancient Buondelmonti, from about 1375, is and suggestive tradition, that narrates the first written source of the tradi- how the holy Image, painted by the tion regarding the recovery of the holy evangelist Luke, therefore not paint- Image, there is a marble bas-relief ed by a human hand (even if the im- from the mid-15th century that is its age that is currently venerated was al- first figurative source. The bas-relief, most totally repainted by Ignazio the ancient frontal from the Chapel Hugford in 1758), was brought to Tus- of the Virgin (prior to Grand Duke cany by Saint Romulus. As a conse- Cosimo iii’s commission for the very quence of the persecutions, the saint’s rich frontal, still in place on the Vir- followers buried the image so as to gin’s altar) is the museum’s symbol. hide it in prunetis (i.e. among the The bas-relief, variously attributed brambles), from which the etymology to different Renaissance artists (Luca of Impruneta is derived. della Robbia, Michelozzo, and Fila- Only many years later it was decided rete), shows in a clear manner but to build a temple dedicated to the vir- with accents of wonder and medita- gin on the Monte delle Sante Marie, tion the central moment of the holy but the walls erected during the day Image’s recovery. collapsed during the night, indicating The recovery of the Holy Image is a that it was not the right site for the tale that certainly comes from an oral building. It was then decided – on the and popular tradition, but, like all tra- advice of the hermit of Bifonica – to ditions, it has its own truthfulness and entrust the choice of the site to a sort historical foundation. The connec- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 152 tion between the Holy Image and Cassia Imperiale, an alternative route Saint Romulus, a disciple of Saint Pe- to the Via Cassia. ter, indicates that the cult of the Vir- Towards the middle of the 14th centu- gin of Impruneta refers back to the ry the economic crisis that also hit the early years of the Christianization of flourishing community of Impruneta Tuscany. The story of the unearthing and the Black Death of 1348 brought of the image also refers to the recov- the cult of Our Lady to Florence. The ery of “gran copia di idoli e di figure Madonna of Impruneta started to be di serpenti”, (a large quantity of idols venerated at that time, together with and figures of snakes), as written in the Madonna of Orsanmichele, who the middle of the 15th century by Gio- protected against famine, and the van Battista Casotti, parish priest and Madonna of Santissima Annunziata, historiographer of Santa Maria in Im- that had a thaumaturgical role. pruneta, suggesting that the site Thus the cult of the Virgin spread to where the church stands was used as Florence, assuming its own original a place of worship in ancient times. characteristics: the first procession to Documented historical information Florence in 1354, described by Matteo on the church’s origin goes back only Villan, after the 1348 plague, was fol- to the 11th century, the oldest evidence lowed over the centuries by a consid- being represented by a marble plaque erable number of processions. – on the wall next to the entrance – It was precisely during this period that remembering the consecration, that the church became a shrine. The took place on 3 January 1060, by Car- church’s renovation, on the basis of dinal Umberto di Selva Candida, the new requirements of its role as a legate for Pope Nicholas ii. The re- shrine, adopted the model of a Tus- covery of the church’s Romanesque can convent church, with a hall plan structure, during restoration work that doubled its surface, so as to wel- following the destruction during the come the growing number of pil- last war, confirms this date: important grims, for whom the open galleries of Romanesque remnants in the current the square were also constructed, in church are the crypt, corresponding order to be used for shelter. The to the central area of the presbytery, church, while preserving only a few and the bell tower. Gothic traces, has maintained its 14th The church of Santa Maria, unlike century structure over time. other celebrated places of cult, was During the 15th century, the presence not founded as a shrine, but as a parish of Bishop Antonio degli Agli, a man church, with a baptismal font and as of refined culture who was on famil- mother church, from which as many iar and friendly terms with Pietro dei as twenty-one suffragan churches Medici, Marsilio Ficino and Leon were dependent; it was placed on an Battista Alberti, and who was the important communication route, the parish priest there from 1439 until the

english translation 153 year of his death in 1477, represented Marsilio Ficino’s thought, of platonic a change from the patronage of the inspiration. powerful Buondelmonti family, From the 16th century, instead, is the which had always considered them- new arrangement of the polygonal selves the founders and legitimate choir – traditionally linked to Andrea owners ex fundatione, dotatione et de- Buondelmonti, who later became the fensione of Santa Maria, exercising archbishop of Florence – the gabled their patronage on the church until windows and, from the end of the the family died out in the 18th centu- same century, the altars in pietra sere- ry. All the 15th century interventions na (a type of grey sandstone) later on the Santa Maria in Impruneta adorned with paintings by 17th centu- complex are tied to the personality of ry Florentine painters (Domenico Antonio degli Agli, who was a gener- Passignano, Jacopo da Empoli, Mat- ous benefactor. From the construc- teo Rosselli). tion of a second Renaissance cloister, The climax of the religious fervor and, built next to the cloister of parish at the same time, of the deep political priest Stefano Buondelmonti, to the meaning of this image’s cult was construction of a boundary wall that, reached during the siege of Florence, surrounding the complex with corner when the Madonna of Impruneta towers, gave the church the aspect of which had remained in Florence dur- an impregnable fortress, with the ob- ing this whole period, became the ject of enclosing and protecting the symbol of Florentine freedom from sancta sanctorum, namely the twin the invader, the true Regina Repub- aedicules that enriched the church in- blicana (Republican Queen). But terior, meant to hold the fundamen- with the beginning of the Medici rule, tal relics of the Christian doctrine, the the Regina Repubblicana was trans- relics of the True Cross donated by the formed into the “family Madonna” by famous condottiere Pippo Spano and the grand ducal dynasty, which was the archaic Marian image, that is deeply devoted to the Holy Image. Christ and the Virgin. The aedicules, Among the extremely numerous pro- both commissioned by Piero dei cessions that marked the climax of the Medici to the family architect Mich- cult of the Virgin, the most famous elozzo, were probably erected by ones were that of 1633 to eradicate the Michelozzo himself – in “company”, plague and that of 1711 to prevent the at that time, with Luca della Robbia, Medici dynasty from dying out. who carried out the glazed terracotta The shrine, seat of the presence of the decorations – with great inventive divine power, was rendered shining freedom, but rigorously following, for with gold, a sort of introibo to favor the interior, the indications of Leon the faithful’s encounter with the holy Battista Alberti and evoking, in the Image. A very rich choir in white lac- study of light, the strong influence of quered wood, but with a profusion of museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 154 gilded decorations occupied the en- The Processions of the Madonna tire inner façade, housing the antique of Impruneta organ, a rare instrument crafted by Fra Bernardo Argenta in 1532-1535. A “A peste, fame et bello libera nos series of large-size paintings inside Domine”(i.e., From plague, famine precious frames, with the story of the and war, o Lord, deliver us). This was Virgin’s miracles, was hung on the the invocation that accompanied the side walls while the 16th century altars Virgin of Impruneta during her trans- were decorated by rich ornaments, fers to Florence. The first procession that and two striking gilded domes in- brought the Madonna of Impruneta to creased the height of the aedicules by Florence, giving birth to the very close Michelozzo. This sumptuous relation that sprang up between the city baroque aspect characterized the and the Impruneta icon, took place in basilica until the last war, when the 1354, a few years after the black death senseless air-raid of 28 July 1944 de- of 1348. The historian Matteo Villani, stroyed the church. The reconstruc- who had lost his brother Giovanni dur- tion and the restoration carried out af- ing this plague, described it in his Cron- ter the war – following the purist taste ica: the Madonna wasbrought there be- in fashion during those years – has re- cause of the drought and the procession turned the basilica’s appearance to a ended successfully with the coming of the sort of late Renaissance style, with the rains. The original tabernacle of the re-opening of the gabled windows Madonna, now displayed in the section and the ceiling with the roof trusses of sacred paraments in the museum, goes visible. back to this time, executed exactly be- Even if in these last few decades, the tween 1350 and 1360 by a painter called Soprintendenza has worked in order the Master of Tobias after the frescoes to return some important parts of the with the Stories from the life of Tobias lost baroque structure, the basilica of in the oratory of the Bigallo: the Madon- Santa Maria is certainly no longer na was placed in this tabernacle to be what Giovan Battista Casotti had carried to Florence by the Buondelmonti wanted which, in its rich decoration, brothers and other members of noble sumptuously celebrated the cult of families. the Madonna of Impruneta. For almost two centuries, from 1354 to The museum is housed inside this 1540, we can count about twenty-five complex rich in history, in a very en- processions, during which the Madon- riching connection with the holy Im- na, venerated as Our Lady of the Rains, age and the shrine, of which it is an was taken to Florence because of the integral part. weather, preventing both drought and flood, thus also facing the problem of famine. But soon after, the recourse to the Madonna of Impruneta against the

english translation 155 terrible scourge of the plague which she Impruneta; Cristina of Lorraine and had already succeeded in defeating in Ferdinando II, who led it, presented the the 1383 and 1400 processions led to at- Madonna with some gifts, which are the tributing specific virtues to the Virgin in most precious ones currently on display order to face any difficulty, transform- in the museum. ing her into a telluric mother-god, ca- The 1711 procession was perhaps even pable of influencing even the political more splendid. The real reason for this sphere. procession was to beseech the recovery of In fact, from the second half of the 14th the Grand Prince; even if Cosimo put century until the first half of the 15th cen- forward the usual motivations: the dan- tury, the Madonna was brought to Flo- ger of contagion, famine and drought. rence many times in order either to pre- The Madonna returned to Impruneta vent or end wars, sieges and foreign in- after two weeks overflowing with gifts. vasions. During the Florentine Repub- Casotti made an exhaustive and precise lic, the cult of the Virgin of Impruneta list of the most important gifts that was particularly intense: the Madonna proved to be extremely useful in the mu- was brought there for the 1502 election seum’s re-organization. of the Life Gonfalonier Tommaso Even if the cult of the Virgin was scaled Soderini and during the siege of Flo- down by the lay policy of the Lorraines, rence – a period in which the Madon- yet the processions have continued up to na remained in the city the whole time our time. Recently, the Madonna has re- – was proclaimed the “only and special turned to Florence twice: the first time Queen”. Even greater was the Madon- right after the war and then in 1988, for na’s charisma during the Medici period, the Marian year. when the Medici family made the cult Rosanna Caterina Proto Pisani of the sacred Image their own to the point of baptizing her the “Family Madonna”. Two were the most important proces- sions and to these are related the most consistent groups of objects displayed in the Museum: the one of 1633 in order to overcome the contagion from the plague and the one of 1711 at the request of Cosi- mo III in order to avoid the end of the Medici dynasty. The 1633 procession lasted three days which were declared “solemn and fes- tive”. Soon after, the end of the conta- gion was declared and on 2 October 1633 a large thanksgiving procession went to museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 156 Visiting the museum on the basilica’s façade. In the ground floor entrance are the first of the di- By Caterina Caneva dactic panels that, at key points of the itinerary, synthetically illustrate the themes and works presented: here, in The Museum of the treasury of San- particular, the visitor learns about the ta Maria of Impruneta was set up in basilica’s history and the itinerary to 1987 and enlarged later on in order to follow. allow the public to see more and more Go up the stairs that lead to the up- of the rich collection of silver works, per floors: the ticket office is on the hangings, illuminated codices, and ex first landing and a small display of de- voto offerings accumulated over time votional and popular engravings re- around the highly venerated icon of lated to the image of the Virgin is on the Virgin. The secular devotion of the second one. From here to the left, which she was the privileged object in there is another small flight of stairs the Florentine area and in Florence it- which leads to another landing where self, conveyed to the shrine the grati- other didactic panels illustrate the tude and hopes of all social levels, but cult of the Impruneta Virgin and the – what most influenced the accumu- special devotion that the Medici fam- lation of precious ex voto offerings – ily showed to her over time; then there also the generosity, taste and wealth of is a small through room on whose many noble families, first among walls are hung terracotta votive them the Medicis, grand dukes of plaques, for the most part related to Tuscany. The museum occupies a the Madonna’s image. large hall situated directly above the arcade on the basilica’s façade, built in 1634 by Gherardo Silvani, one of the Second landing most famous architects in Florence at that time: here the collection of silver 1-10. florentine printing and goldsmith’s art works are dis- 18th and 19th centuries played. The other halls dedicated to Group of ten devotional prints portray- sacred furnishings and paraments, to ing the Virgin of Impruneta illuminated codices and to terracotta ex voto offerings are distributed inside on the intermediate floors.

Entrance

You enter the museum through the last door on the left under the arcade

english translation 157 Small Hall of the out. It is of Imprunetan production Terracottas from the middle of the 18th century, there is a highly stylized image of the As the engravings before, even these Virgin within her doored tabernacle terracotta votive plaques testify to the surrounded by a swag culminating in spread of the famous Marian image in a little cherub’s head; other very wide- the area relevant to the shrine through spread 19th century versions show the different materials, in this case, terra- sacred icon inside a tri-lobed frame cotta, particularly common here be- with small spiral columns, in a plain- cause of the presence of several kilns. ly neo-Gothic style; the later version, This diffusion had a systematic devel- with the Virgin inside a classical-style opment beginning from the early 18th trabeated aedicule, made between the century, namely, at the time of Cosi- late 19th and early 20th centuries, was mo iii and the parish priest, Giovan enriched over time with the addition Battista Casotti, author of the impor- of Saints Peter and Paul to the sides. tant Memorie Istoriche, (Historic Mem- ories): we owe him, in particular, to The works are described from the wall have put the cult of the Impruneta to the right Virgin in a historical context, an op- 11. imprunetan production (?) eration that led, among other things, th to the restoration of the venerated im- 20 century age by the painter Ignazio Hugford. The Madonna of Impruneta The circulation of printed images Terracotta; 49x20 cm. started at that time, together with 12. agresti worksh op sculptural versions sometimes closely end of the 19th century connected to them. The oldest of these The Madonna of Impruneta can be considered, more or less, faith- 1891 ful versions of the real icon that was Terracotta; 44x19 cm. most of the time invisible, as in pub- lic appearances it was always placed in- 13. imprunetan production(?) side a small portable altar with doors 19th century and, before the restoration, the image The Madonna of Impruneta was also hard to discern. Only in 1758 Terracotta;46x31 cm. was the first true image of the Madon- na reproduced – a prototype which, 14. made in signa from that moment on, inspired the early decades of the 20th century different ex voto works, of which the The Madonna of Impruneta museum displays many examples 1920 from the 18th to the 20th centuries. Terracotta; 39x26 cm. In particular, the beautiful plaque in Inscriptions: “La Vergine incoronata the central panel should be pointed Impruneta 13.v.1920” museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 158 15. imprunetan production 19. imprunetan production beginning of the 20th century end of the 19th century The Madonna of Impruneta The Madonna of Impruneta 1901 Terracotta; 33x24 cm. Terracotta; 46x30 cm. Inscriptions: “La Vergine icoronata 20. antonio vanni Impruneta 13.v.1920” 20th century The Madonna of Impruneta 16. agresti workshop Terracotta; 41x17 cm. beginning of the 20th century The Madonna of Impruneta 21. imprunetan production 1902 beginning of the 20th century Terracotta; 58x43 cm. The Madonna of Impruneta with Inscriptions: “Carlo Agresti 1902” Saints Peter and Paul Terracotta; 37x25 cm. 17. imprunetan production mid-18th century 22. imprunetan production (?) The Madonna of Impruneta 19th century Post 1758 The Madonna of Impruneta Terracotta; 75x53 cm. Terracotta; 34x23 cm. It is the largest and most important vo- tive plaque held in the museum: della 23. imprunetan production (?) Robbian motifs are repeated in the 19th century swag that surrounds it, ending with a The Madonna of Impruneta small cherub’s head at the top. As for Terracotta; 36x25 cm. the image of the Madonna, it is derived from the engraving printed in 1758 in 24. imprunetan production Florence after the restoration that beginning of the 20th century made the icon visible again, although The Madonna of Impruneta with in large part re-painted. As in the print, Saints Peter and Paul the tabernacle’s doors are open, and Terracotta; 50x40 cm. above there is the large two-pointed imperial crown that was substituted with the current one in 1781 by the Left wall Compagnia dei Lombardi (Company of the Lombards) (n. 121). On the left wall, there are some par- 18. imprunetan production ticularly important examples of the 18th century characteristic Impruneta soppani, flat The Madonna of Impruneta terracotta tiles used beginning from Post 1758 the 16th century, particularly in the Flo- Terracotta; 37x19 cm. rentine area, for internal ceilings, but

english translation 159 also, decorated with relief motifs on Hall of Illuminated Codices the intrados of the ceilings. The four ancient exemplars here show a sun with rays and an undulating ribbon, a Although rather rare in such an an- mesh band or belt surrounded by in- cient ecclesiastical complex which tertwined ropes, a doorknocker that went through so many events, the imitates the traditional bronze device, treasury of Santa Maria of Impruneta and a love ring that ends with two still preserves a considerable endow- clasped hands. The elegant workman- ment of illuminated codices, not on- ship plainly refers to della Robbian ly in terms of numbers (eleven choir models, in particular those of Luca del- books), but also in terms of the extra- la Robbia, datable to the early decades ordinary quality of the illuminations of the 16th century. It is possible – also that decorate them and that have given the devotional symbology the re- made them well known to experts. liefs described above might have been However, they are only a part of the inspired by – that these soppani, tradi- basilica’s original book collection tionally kept in the basilica, were part that, according to ancient docu- of the original ceiling at the time of the ments, must have been much more re- provost Andrea Buondelmonti (third markable. The codices are displayed decade of the 16th century). open, but, for preservation reasons, the pages are periodically turned: 25. imprunetan production therefore it is not possible for the vis- early decades of the 16th century itor to see all of the splendid illumi- Flat terracotta tile depicting a sun with nations contained inside each vol- rays and a wavy ribbon ume, but what can be seen truly rep- Terracotta; 38x51 cm. resents a treat for the eyes and a source of admiration for the technical skill 26. imprunetan production, early th and patient dedication that shine decades of the 16 century through the initials, from the more Flat terracotta tile depicting a mesh simply decorated ones to the more band or belt elaborate scenes elegantly outlined Terracotta; 38x51 cm. and with lively assorted colors. The manuscripts belong to two dis- 27. imprunetan production th th tinct periods: the 14 century (seven early decades of the 16 century th Flat terracotta tile depicting a love ring choir books) and the 16 century Terracotta; 38x51 cm. (four), of which the two oldest are in the first display case on the left. Dat- 28. imprunetan production able to the third decade of the 14th cen- early decades of the 16th century tury, they are expressions of very dif- Flat terracotta tile depicting a door ferent figurative backgrounds: a Flo- knocker Terracotta; 38x51 cm. rentine work, the Gradual I is attrib- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 160 uted to Lippo di Benivieni, also originally kept in the chapel on known as a painter (one of his panels Monte delle Sante Marie in Im- is in the Museum of Sacred Art in San pruneta. In the display case below, Casciano), while the Antiphonary two antiphonaries (vi and vii) are dis- (Codex ii) was done by an unknown played, in which many of the illumi- Bolognese illuminator, from one of nations have characteristics attributed the most active and distinguished by critics to the Master of the Do- production centers in Italy. Both minican Effigies, whose work is set codices show, even in their substantial between 1337 and 1345. For example, formal differences, the need felt by the the scenes with the Stoning of Saint illuminators of that period not to lim- Stephen, the Massacre of the Innocents it themselves to the graphic decora- or the large Dormitio Virginis, with tion of the initial letter of the page (as various compositions rich in move- in the older practices), but to com- ment and drama, are referable to him. pose, around or separately from the The four 16th century choir books dis- letter, a real illustration with complex played in the last two cases show this scenes as regards the number of peo- art’s extraordinary development, that ple displayed and the use of space. masterly evolved on a chromatic and Therefore, you begin to see here the compositional plane with an increas- often very close relations with the ing use of color shading and a metic- great painting of the time. ulous attention to detail in the scenes Then there are five antiphonaries that accompany the large initials; from around the middle of the cen- there is also an elegant decoration of tury, traceable to various artists’ work, unbridled imagination along the but mainly linked to Pacino di edges, with botanic or geometric dec- Bonaguida’s workshop which show a orations and small grotesqueries or good level of homogeneity: in these, cartouches where the eye gets lost as the freeing of illumination from the if in a labyrinth or in a puzzle game. simple decoration of the initial letters Three of these codices were commis- is by now evident. The two codices in sioned by Andrea Buondelmonti, the the second display case (ii and iv) are, basilica’s parish priest and later the in fact, very rich in ornamental ele- archbishop of Florence from 1532, to ments, but also in figures that stand the same illuminator Antonio di out because of their physical and spa- Girolamo di Ugolino (Florence 1479- tial importance, as is the next codex 1556) who also illustrated some illu- (v) in the central display case. minated codices for the Florence On the back wall, there is a large cathedral. His large illuminations polyptych attributed to the Master of usually have a square shape with a Bargello depicting the Virgin with gold background from which the Child and Saints Peter, Lawrence, John scenes derive a lively archaic flavor and Stephen, dated 1360-1365 and and the botanic decoration becomes

english translation 161 more and more complicated, as in the 30. unknown illuminator of the Birth of the Virgin or Judith with the school of bologna Head of Holofernes. Antiphonary The fourth codex, by a mid-16th cen- 1320-1330 circa tury Florentine illuminator, the only Parchment codex, cc. i (Cart.), 85, i Psalter in the collection, is character- (cart.); 400x300 mm. (inv. Codex II) ized by only one initial adorned with It is the only one among the Impruneta figures of Jonah Saved From the Wa- codices that was created outside of the ters, but its many ornamental decora- Florentine area: in fact, it has charac- tions are richly inventive. teristics typical of the Bolognese school, one of the most active and sig- nificant among the various Italian cen- ters where books were decorated. You First display case on the left of the en- can see in it a tendency towards sobri- trance ety in the letters’ decoration, but also a great simplification of the scenes, 29. Attributed to lippo di benivieni concentrated on the essential points of (recorded in Florence from 1296 to the story, without indulging in de- 1327) scriptive details. As for the characteris- Gradual tics of the figures, these belong to a transitory phase in Bolognese produc- 1315-1320 circa tion, oscillating between fidelity to the Parchment codex, cc. iii, 304, i; Byzantine tradition and the acquisi- 520x380 mm (inv. Codex I) tion of the Giottesque innovations. Displayed at the 1993 Tesoro di Firen- ze sacra exhibition, the gradual was the object of in-depth studies by crit- Display case on the left wall ics that, after various attributions, fi- nally assigned it to Lippo di 31.“first illuminator follower of Benivieni, a painter who took a dissi- pacino” and “second illuminator dent position from the strict confor- follower of pacino” mity to Giotto, emphasizing the 13th Antiphonary century pathos and maintaining evi- Second and third quarters of the 14th dent Gothic stylistic methods. If the century secondary decoration closely follows Parchment codex, cc. iii, 239, i; the illumination models of the late 13th 550x390 mm. (inv. Codex III) century and particularly of works The choir book contains the anti- from the other side of the Alps, the phonies that follow those contained figures at times assume a volume and in Codex vii (display case on the back a plasticity that are more typical of the wall). The fictitious names given by painting or sculpture of the time. critics to the two illuminators who ap- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 162 pear to have worked on this codex at nations in this codex are the work of different times, are derived from the the previously cited “First illuminator fact that both can be traced back to follower of Pacino”, except that at half the school of Pacino da Bonaguida page of leaf 158 retro that portrays, on (hence, “illuminator follower of Paci- the initial’s background, a crowded no”). As far as leaf 98v the decoration scene of the Dormitio Virginis with the is, in fact, slightly more archaic, using Assumption of the Virgin above who, at lively colors but poor in scenic back- the same time, is handing over her belt grounds, while on the following to Saint Thomas. In the lower margin, leaves there is an evident expansion of instead, there is the Funeral of the Vir- the decorations and a new plastic and gin, whose coffin is carried on the spatial stateliness in the figures. shoulders of Christ’s disciples. It is per- haps one of the first times that the three 32.“first illuminator follower of subjects are depicted together: the pacino” scene’s definitive scheme was codified Antiphonary by Orcagna in 1359 in the tabernacle in Second quarter of the 14th century Orsanmichele. Parchment codex, cc. i, 271, i, The originality of the illumination, in 520x370 mm. (inv. Codex IV) which the chromatic sophistication is thoroughly combined with the know- ing and varied definition of the per- Center display case sonages, has persuaded the critics to attribute it to the unknown painter 33.“first illuminator follower of called the “Master of the Dominican pacino” Effigies. Antiphonary Second quarter of the 14th century 35.“first illuminator follower of Parchment codex, cc. 227; 520x380 pacino”, master of the domenican mm. (inv. Codex V) effigies, “second illuminator fol- lower of pacino”, anonymous flo- rentine illuminator Rear display case Antiphonary Second half of the 14th century 34.“first illuminator follower Parchment codex, cc. i, 300, i; of pacino” and master of 540x390 mm. (inv. Codex VII) the domenican effigies This codex is, among those attributable Antiphonary to Pacino di Bonaguida’s workshop, the Second quarter of the 14th century richest but also the least homogeneous Parchment codex, cc. 262; 520x370 one, because of the contribution of var- mm. (inv. Codex VI) ious illuminators with their own dis- According to the critics, all the illumi- tinct and typical characteristics and

english translation 163 with a great diversity of knowledge re- lion with the inscription “opera”, al- garding the more current models. luding to the Opera of Florence’s cathedral, under whose patronage Buondelmonti must have ordered the Above the rear display case three codices using a well-known illu- minator. Some of the cathedral’s choir 36. florentine school books are, in fact, works by the same mid-14th century Antonio di Girolamo, who devoted The Virgin and Child between Saints greater care to them in comparison to Peter, Laurence, John and Stephen the Impruneta ones. A sober and ele- 1360-1365 circa gant tone characterizes this artist who Tempera on a wooden panel; 140x230 expressed himself freely in the decora- cm. tions with a body of work that recalls Impruneta, Chapel on Monte delle the one used by his contemporaries in Sante Marie wood marquetry or in ornamental In the past, the polyptych was attrib- bas-reliefs (besides, there is a distant uted to the Master of the Bargello, re- Flemish influence in the botanical cently re-named the Master of Tobias subjects). At times, he shows himself (active between 1354 and 1368), for the to be less committed in the figure stories from the life of Tobias in the fres- scenes, in which he simplifies even coes he painted for the oratory of the very well-known models from late 15th Company of the Bigallo in Florence. century painting, interpreting them in a simple anecdotal language, of an im- mediate hold but anachronistic tone. First display case on the right (the second from the entrance) 38. antonio di girolamo di ugoli- no (Florence 1479-1556) 37. antonio di girolamo di ugoli- Antiphonary no (Florence 1479-1556) 1538-1539 Gradual Parchment codex, cc. i, 221; 530x320 1537-1538 mm. (inv. Codex IX) Parchment codex, cc. ii, 248; 530x370 Many of the illuminations present in mm. (inv. Codex VIII) this codex are evidently inspired by This and the following two codices the illustrious examples of late 15th were commissioned between 1537 and century painting: on leaf 24 verso, for 1539 to the same illuminator by An- example, the scene with Judith pre- drea Buondelmonti, formerly the cisely recalls Botticelli, while in leaf 93 parish priest of the Impruneta basilica recto, we find, in a more popular and who became the archbishop of Flo- careless form the reproduction of the rence in 1532. On leaf 1 retro there al- interiors depicted so many times by so appears the date 1537 and a medal- Ghirlandaio and his workshop. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 164 Second display case on the right Small hall of Bishop Anto- (before the entrance) nio Degli Agli

39. antonio di girolamo di ugoli- From the Hall of Illuminated Codices, no (Florence 1479-1556) one enters a small hall in which there Antiphonary are only two exibits, yet extraordinary 1539 for their originality and historical im- Parchment codex, cc. i, 251, 16 print- portance. ed pages, i; 530x370 mm. (inv. Codex X) 43. tuscan production 15th century 40. anonymous florentine Pillow of Archbishop Antonio degli Agli illuminator Prior to 1477 Psalter Wool and silk; 29x29x2 cm. 44. Mid-16th century tuscan production, 15th century Parchment codex, cc. 122, 2 (first part Veil of Archbishop Antonio degli Agli missing and mutilated); 550x390 mm. Prior to 1477 (inv. Codex XI) Linen and silk; 43x36 cm. Only one of the illuminated initials in this codex can be defined as illustrat- ed (on leaf 62 verso), while all the oth- The Pillow of Archbishop ers have only the Buondelmonti coat- Antonio degli Agli of-arms in the lower part, yet with a rich and elaborate lateral decoration. Monsignor Antonio di Bellincione from the ancient and powerful degli Agli family, “extremely learned in Greek and On the wall on the right are displayed in Latin and a man of great honesty”, the following portraits according to the characterization by his biographer Vespasiano da Bisticci, from 41. unknown painter of the tus- 1439 he was the parish priest of the can school church of Santa Maria which he en- second half of the 16th century dowed with numerous architectural in- Portrait of a prelate terventions and where he died in 1477. Wooden panel; 104x90 cm. During the bombing the church under- 42. unknown painter of the tus- went in the course of the last war, the can school sepulcher of Bishop degli Agli did not second half of the 16th century suffer serious damage, but the cover Portrait of a gentleman moved, so that, at the war’s end, an in- Wooden panel; 104x90 cm. spection of the remains took place. On that occasion, the pillow on which the bishop’s head rested and the veil that cov-

english translation 165 ered his face were recovered. The veil, Hall of silver works made from embroidered netting, had Christ’s monogram in the center, sur- Go back and return to the access stair- rounded by rays with geometric motifs, way; up the last flight, you enter fi- stars and flowers along the edge. But, in nally the large rectangular hall above the darkness of the tomb, the greatest as- Gherardo Silvani’s arcade, that, from tonishment was caused by the incredi- its five windows, offers a lovely view ble pillow, that must have glittered al- of Impruneta’s famous square, the de- most like a kaleidoscope with dazzling parture point of so many historical colors and an array of geometric designs processions and the site of an histori- of stars, triangles, diamonds, squares in cal fair immortalized moreover by the shades of pink, white, green, azure, pur- brush of Filippo Napoletano. ple, blue. On the front of the pillow, Right from the entrance one can ap- there are eight-pointed stars inside cir- preciate the impressive number and cles, while a geometric design made up the richness of the valuable gifts that of small wool squares adorns the back. converged to the basilica’s Treasury, as Beyond the originality of the extremely homage to the much venerated icon modern taste of these funerary furnish- of the Virgin: the reflections of the en- ings, what is surprising is the patchwork graved and etched silver works in ele- technique, that uses about thirty differ- gant forms, the sumptuous trans- ent pieces of fabric (wools, silks, lampas, parences of rock crystal, the enamels, damasks, velvets) from different sources: the ebony, the gold trimmings, call to clothes, upholstery, home-woven wools. mind a skilled craftsmanship truly The pillow, an “origliere” or a “carello” worthy of a queen, but also makes for its decorative motifs, especially on the clear the high level of devoutness that back finds its most striking likeness to was so splendidly shown when the the Cosmati tarsias and floors, recalling donors were the Medicis or the most the cardinals’ tombs inside the Roman distinguished families of Florence. churches and, above all, the pillows of Behind each one of these extraordi- funerary monuments on which the popes nary objects, there is the memory of of “Avignon Captivity” lay, housed in a sorrowful time or event for which the Petit Palais museum in Avignon. one implored a positive outcome, It is difficult to date this object that there is the memory of a great crowd probably goes back to the very early years of people that, going from Imprune- of the 15th century because of the exten- ta to Florence and backwords, united sive geometric motifs; despite the re-use the two towns, and besides they are of fabrics, the elegant execution, full of the evidence of a splendor that, here, discerning taste, refers to a cultured and yielded to devout homage, to formal refined milieu. thanksgiving. Just past the entrance door, we see a Rosanna Caterina Proto Pisani finely-made, 15th century bas-relief museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 166 that reminds us of how all this began: jects of a special value or historic im- namely, with the Recovery of the Sa- portance are displayed by themselves cred Image of the Virgin of Impruneta, in separate cases: such is the case with an episode narrated here with a tone the Reliquary of the Holy Cross, do- both popular and cultured. In the nated by Maria Maddalena of Austria large hall, there are eleven display cas- in 1620 or the Crucifix donated in 1635 es in which the valuable collection is by the Florentine senator Andrea grouped and displayed more or less in Cioli. chronological order beginning with Among more recent but still valuable the objects from the 14th and 15th cen- documents of the evolution of taste turies, continuing with those made in and technique, let us mention in the the 17th and 18th centuries (definitely subsequent display cases, the em- the most numerous) and beyond. The bossed basin with its Eucharist flagon, oldest and most varied in types are ex- a group of elegant chalices, ciboria and hibited in the display case in front of candelsticks, and missal covers in red the access door: an astylar cross in velvet and silver from the 17th century. gilded copper (13th and 14th centuries) In the last display case, together with stands near another precious cross in a pair of neo-classical ampullae in glass gilded and enameled silver from 1425 and silver and a pair of Liberty design circa attributed to Lorenzo Ghiberti, candelsticks from the beginning of the and two pax boards in gilded and 20th century, is displayed the latest of- enameled silver attributed to Antonio ficial gift offered to the Virgin in 1988 di Salvi; in addition, the famous 1614 by the goldsmiths of the Ponte Vec- Reliquary of Saint Sixtus, that very chio on the occasion of the Marian closely recalls the Verrocchio sar- year: an 18th century monstrance of cophagus in the Old Sacristy of San Neapolitan production. Lorenzo. Portraits and historical engravings are The tour starts from the right side of hung along the walls of the hall. The the entrance continuing as far as the first ones show us the official aspect opposite side of the large hall. Some of some of the most important groupings of objects are bound by the donors, from the Grand Duchesses homogeneity of the gift, like the Al- Cristina of Lorraine and Maria Mad- tar Set in Rock Crystal donated by dalena of Austria, to Grand Duke Cristina of Lorraine, the votive vessels Cosimo iii of the Medici family, to donated by the clergy and noble fam- Empress Maria Teresa of Austria and ilies in 1633 following the procession her son Joseph (ii). The descendents to thank the Virgin for the end of the of Maria Teresa of Austria, depicted plague or the series of candelabra and here with mastery by her favorite cross donated by the Riccardi family painter, Martin Mytens ii, held the in 1711, on the occasion of another cel- throne of Tuscany after the Medicis ebrated procession. In other cases, ob- died out. The devotion for the

english translation 167 Madonna of Impruneta did not come cart on which the stones of the walls to an end with the Medicis, since al- were loaded and which were then left so the new Hapsburg Lorraine dy- free to wander until, stopping of nasty showed ample testimony of it. their own accord, they would indi- Among the prints of great documen- cate the place where the new chapel tary importance and great spectacu- should be built. In the lower part, we lar impact are an engraving by Cosi- see them kneeling before the icon mo Mogalli depicting the Composi- (buried in the past to protect it) that tion of the Procession of 1711, and a wa- is returning to light during the first tercolor drawing by the same artist excavations for the foundations. Var- that illustrates the Halt of the 1711 Pro- ious figures attend the event, among cession in Piazza Pitti, (in order to be- them the hermit of Bifonica. A little seech the Virgin for the recovery of more to the right is the new church the heir to the throne, Grand Prince built with a Romanesque façade and Ferdinando.) Recently, the original a front arcade, exactly as the shrine printing plates of the two subjects de- used to be in the 15th century. It is in- scribed above have been added to the teresting to note that the painting’s collection. iconography is different from the one of the current panel restored by Hugford, in which the Virgin, seat- The visit starts from the wall to the right ed on a throne, holds the Baby Jesus of the entry door on her knees. The altar-frontal was part of the altar 45. florentine sculptor (pasquino of the Virgin in the aedicule dedicat- da montepulciano ?) ed to her inside the church before mid-15th century Cosimo iii de’ Medici donated the Relief representing the recovery of the silver frontal that is still inside it. Of- Holy image of the Virgin of Impruneta ten the critics have differently attrib- Marble; 73.6x236.7 cm. (inv. 1) uted the bas-relief, owing to its no- The bas-relief is the oldest represen- table qualities that link together pop- tation of the legend of the recovery ular immediacy and sophisticated of the Virgin’s image, faithfully in- sculptural solutions, to illustrious spired by the account of the parish sculptors such as Michelozzo, priest Stefano Buondelmonti written Benedetto da Rovezzano, Luca della in the second half of the 14th centu- Robbia, Filarete, all hypotheses wor- ry: the hilly landscape is the one thy of respect since the bas-relief, for which surrounds Impruneta. In the its culture and technique, falls into upper part, one can see the little the area that groups all the above chapel on the Monte delle Sante mentioned artists. In particular, it is Marie, whose walls would fall during to be remembered that Michelozzo the night, and also the oxen with the and Luca della Robbia probably museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 168 worked together a little before the 47. Attributed to lorenzo ghiberti mid-15th century on the aedicule ded- (Florence 1378-1455) icated to the Virgin inside the basili- Astylar cross ca. Recently, an attribution to 1425 circa Pasquino da Montepulciano has been Enameled and carved silver lamina, put forward. This was an artist who partially gilded and enameled on a was influenced by both Michelozzo core of wood; the Christ is in carved and Luca, but who also worked to- cast silver; 47,5x30 cm. (cross), 15x13,4 gether with Filarete on the bronze cm. (Christ) (inv. 3) doors of Saint Peter, signing them The cross, embellished by enamels with his name. (partly lost) and gilding, presents a so- phisticated decoration with racemes on the whole surface; the limbs have Display case 1 (in front of the entry door) poly-lobed ends inside of which are engraved figures. In the recto of the 46. tuscan production panels one can see God the Father at 13th-14th centuries the top, the Virgin and Saint John at Astylar cross the sides, and Saint Zanobius at the Engraved, chiselled and gilded copper bottom. On the long limb of the cross (the cross); gilded cast bronze there was another panel, now lost. On (Christ); 35,5x21,5 cm. (the whole), the verso in the central panel, there is 13x12,5 cm. (Christ) (inv. 2) the Virgin with Child among the This is the oldest object in the basili- evangelists with their symbols, but ca’s treasury: its simple line and deco- Saint Matthew, who probably was on ration date the cross to the 13th centu- the lost panel, is missing. ry with the addition, a century later, Since the 19th century, critics have rec- in substitution for the lost original, of ognized the extremely high quality of the bronze Christ that recalls some 14th the cross and especially of the Christ century prototypes from the circle of that can be compared to the panels of Nicola Pisano. While on the recto the the north door of the Baptistery in only decoration is a denticulate frame Florence, the work of Lorenzo Ghib- in relief, the verso has some engravings erti belonging to a later phase. The of subjects recurrent in this type of presence of Saint Zanobius among the handicraft, but rendered here with a engraved figures creates a connection more mature and naturalistic sensi- between Impruneta and Florence tivity in respect to similar exemplars: where Zanobius was bishop, while the in the center is the Agnus Dei, while presence in the center of the Madon- at the end of the limbs are the sym- na with Child makes one think that bols for the four evangelists, a bull for the cross may have been made for a Luke, a lion for Mark, an eagle for church dedicated to the Virgin. How- John and an angel for Matthew. ever, as it was not listed in the 1432 Im-

english translation 169 pruneta inventory, it is probable that ing the mandorla flanked by two an- this was originally crafted for a Flo- gels, is rather original for the presence rentine church (perhaps Santa Maria of the Christ in Pietà, above. del Fiore) and later passed to Im- The attribution to goldsmith Anto- pruneta where a silver cross appears in nio di Salvi is now accepted by ex- the inventories from the beginning of perts, given the convincing compar- the 16th century. isons with other works by him, in which the reproduction of classical 48-49. antonio salvi (1450-1527) and illustrious motifs used in the sec- Pax with the Crucifixion tor for decades is integrated with new Pax with Our Lady of the Assumption motifs, little used in goldsmithery. and Christ in pietà 1515 50. simone pignoni (historical infor- Partially gilded, cast, carved, engraved mation 1593-1614) silver; gilded enameled copper; 19x13.5 Reliquary of Saint Sixtus cm (Crucifixion), 19x14 cm. (Our La- 1614 dy of the Assumption) (inv. 4-5) Embossed, carved and chiseled silver; Inscription on the back: “andreas cast statuette; 36x43x19 cm (inv. 7) bondelmontes pl.s.m imprunete Inscriptions. On the lid: “bartholo- hocopus faciundum curavit meus lanfredinius episcopus fes- ad.mdxv” olanus divo romulo anno dm md- On the back of the small pax boards, cxiiii”; sunder the casket: “simon an inscription enclosed within a dec- pign. sculpsit”; under the statuette: oration with swirls and racemes lets us “s.ti xisti primi p.es.m.” know, besides the date, the name of The inscriptions on the reliquary and the client, Andrea Buondelmonti, ancient documents allow the history who belonged to the family patron of of this masterpiece of goldsmithery to the church: parish priest of Imprune- be reconstructed: the inscription on ta, he was the archbishop of Florence the lid reveals that it was commis- from 1532 to 1545, always maintaining, sioned in 1614 by the bishop of however, a relationship with the basil- Fiesole, Bartolomeo Lanfredini, in or- ica, that he enriched also with the do- der to preserve the relics of Saint Ro- nation of some illuminated codices. mulus, the first bishop of Fiesole (by The year 1515 is related to the two vis- whom, according to tradition, the sa- its made that year in Impruneta by cred image of Impruneta was brought Pope Leon x (Cardinal Giovanni de’ to Tuscany). The signature under the Medici) thus explaining the two com- casket refers to a Florentine goldsmith missions. already active at the end of the 16th While the iconography of the Cruci- century when, in 1593, he made the fixion conforms to tradition, that of reliquary bust of one of the compan- Our Lady of the Assumption occupy- ions of Saint Ursula for San Lorenzo museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 170 in Montevarchi. A member of the Silk cised silver; 47x 15 cm. (inv. 10) Guild since 1603, he is known up to Stampings: mark of Florence now only for this work, while a 1607 Inscriptions on the base: “ginevra document mentions a restoration car- carnesecchi mozzi 1633”, with the ried out by him on the Spigliati cross Carnesecchi and Mozzi coats-of- in Montevarchi and the execution of arms. a chalice for the church of San A typical example of a gift to the Vir- Giuseppe in Florence. When the reli- gin by a member of a noble Floren- quary passed into Medici property, tine family that added her name to the the Medici-Lorraine coats-of-arms donated object. were added as well as the statuette of Saint Sixtus, whose relics replaced 52. florentine production (Work- those of Saint Romulus; finally, on the shop with the crab insignia) occasion of the 1633 procession, in Chalice which the image of the Madonna was 1633 transported from Impruneta to Flo- Embossed, carved, incised and cast rence so as to implore the end of the silver, partially gilded; h. 24.4 cm, cup plague, Grand Duke Ferdinando ii diameter 9 cm, base diameter 11.5 cm. donated it to the basilica as a sign of (inv. 11) thanksgiving, as written in Rondinel- Stampings: mark of Florence, crab li’s 1634 account. It was kept together outside the field. with the Reliquary of the Cross in the Inscription under the base: “c.hip Aedicule of the same name. g.d. mdcxxxiii - admitte vot. intra The reliquary has an urn-like struc- sacrarium exauditionis etreporta ture that, with great sensitivity, close- nob. antidotum reconc.” ly follows the illustrious model of the The chalice, finely executed and of el- sarcophagus by Verrocchio in the old egant workmanship, reveals the pas- sacristy of Saint Lorenzo, demon- sage from 16th century decoration to strating the persistence in Florence of the exuberance of the Baroque and, ac- Renaissance models of taste and artis- cording to the inscription, was donat- tic expression that lasted even into the ed by the Compagnia del Beato Ippoli- Baroque Age. Keys were later added to Galantini, (Company of the Blessed to the left hand of the statuette of Ippolito Galantini), on the occasion of Saint Sixtus, transforming him into the 2 October 1633 procession. The Saint Peter. Company was also known as the Con- gregazione della Dottrina Cristiana, 51. florentine production (Congregation of Christian Doc- second quarter of the 17th century trine), otherwise called dei Vanchetoni, Pair of candelabra with their seat in the oratory of San 1633 Francesco in Via Palazzuolo. It is an Embossed, carved, engraved and in- example of the gifts that were given to

english translation 171 the Virgin of Impruneta by the vari- grand dukes of Tuscany, as later would ous Companies and Congregations of be his grandson bearing the same the Florentine clergy. name, at a moment in which his work reveals that his favorite creations of an 53. tuscan production ultra-mannerist nature were undergo- 17th century ing a progressive transposition to a Baptismal shell Baroque direction. The artistic quali- Embossed and carved silver; h. 13 cm. ty and the preciousness of the pyx can- (inv. 14) not but refer to a high ranking client, who had access to the workshop of the 54. cosimo merlini the Elder (Bolo- grand ducal goldsmith. gna 1580 - Florence ? 1641) Pyx 55. tuscan production 1637 end of the 15th century and beginning Embossed, carved, incised, partially of the 16th century gilded silver, cast parts; h. 31 cm, cup Pyx diam. 13.5 cm, base diam. 12.5 cm. Gilded, embossed and carved copper; (inv. 13) h. 27 cm, cup diam. 13.5 cm; base di- Inscriptions on the lid: “cosmus mer- am. 12 cm (inv. 6) linus bonon. fac. flor. a.d.1637”; in the ovals: “vinum salutis, dul- cedo anime, viaticum vitae, azzi- Display case 2 (in the recess of the right- mos pane, cun lactucis agres, hand wall) carne assa igni”; on the cross of the little putto: “iugu meu suave” 56. Attributed to cosimo merlini the A true masterpiece of goldsmithery, Elder (Bologna 1580 - Florence ? 1641) from the skilled hands of Cosimo Reliquary of the holy cross Merlini the Elder – who had also 1620 made, for Impruneta, the Reliquary Embossed, carved, engraved and in- of the Cross and the gilded bronze cised silver, cast parts and glass; 99x43 Grating preserved in the church – the cm. (inv. 8) pyx is completely covered by decora- Inscriptions on the base: “maria mag- tive motifs and ovals with scenes of ex- dalena archidux austriae m.d. traordinarily symbolic grandeur. The etruriae in honorem salutiferae ears of grain and grape bunches of tra- crucis a.d. mdcxx” ditional Eucharistic symbology inter- According to tradition, it was the cel- twine in complex doctrinal references ebrated condottiere Pippo Spano, which correspond to the copiously member of a branch of the Buondel- disseminated inscriptions. It is a monti family who were patrons of the splendid example of the artist’s late church, who donated two important works; he was in the service of the splinters of the Cross. In 1620 the museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 172 Grand Duchess Maria Maddalena of by Maria Maddalena to the Floren- Austria, wife of Cosimo ii, had the tine cathedral. It shows similar char- two fragments enclosed in this reli- acteristics of elegant preciousness and quary that was donated to Piero lightness, as does the reliquary of Buondelmonti, parish priest of Im- Saints Mark the Pope, Amatus the pruneta from 1612 to 1624. The pre- Abbot and Concordia the Martyr in cious object bearing on the base, the Basilica of San Lorenzo, dated among swirls and racemes, the 1622. Proto Pisani’s 1987 attribution Medici-Austria coat-of-arms and the to Merlini, based on its high quality, dedicatory inscription, was kept in- refined execution and on weighty styl- side the basilica in the aedicule on the istic comparisons, seems confirmed right, dedicated to the Holy Sacra- by a document dated 29 August 1620 ment – which since then took the (Archivio di Stato di Firenze, in Tarchi name of Tempietto della Croce (Aedi- 1989), in which it is reported that Raf- cule of the Cross). faello d’Orlando “painter” had spread The lower knot element on the shaft some cinnabar “on the copper core of is decorated with mannerist-style mo- a cross by the Master Cosimo Merli- tifs and includes four little cherub ni which has gone to Impruneta”. In heads; the upper knot element has an 1636, moreover, Merlini was also elegant embossing and a drapery in the called to make a protective Grating for style of Vasari; the actual reliquary the aedicule in which the reliquary case was formed by two sheets of crys- was kept: an argument that can be tal (today substituted by glass) framed considered in favor of his paternity. in silver with plant motifs, swirls and heads of putti. The shrine is sealed with sealing wax stamped with the bishop’s coat-of-arms. The high quality, the technical and stylistic characteristics of the object and the client’s rank lead to placing its execution in the sophisticated grand ducal workshops, in which, as in this case, even techniques and ideas from the other side of the Alps were assim- ilated: in this circle the most repre- sentative figure of the period was, per- haps, Cosimo Merlini the Elder, ac- tive in the grand ducal workrooms from 1614. Among his works figures the great Reliquary of the Passion, dated 1620 and given, this one as well,

english translation 173 The gifts of the Medici family to the lished by Francesco Rondinelli, the Madonna of Impruneta Grand Duke’s librarian. In the same Nota, among the objects do- The cult of the Madonna of Impruneta nated by the Medicis, is mentioned “a reached its climax with the Medici dy- beautiful silver sepulcher, inside of nasty that came to define her as the which is the head of Saint Sixtus, the “Family Madonna”. If, during the first pope and martyr”. In reality, this grand duchy of Cosimo I, rather averse beautiful reliquary decorated at the top to exterior manifestations, there were with the Medici-Lorraine armorial only two processions, it was especially bearings and bearing a statuette of Saint during the regency of Cristina of Lor- Sixtus, was commissioned to the gold- raine and of Maria Maddalena of Aus- smith Simone Pignoni in 1614 by the tria, and so under Cosimo III, that the Bishop of Fiesole Bartolomeo Lanfredi- cult of the Madonna of Impruneta was ni in order to hold – as written in the in great favor. inscription – the relics of Saint Romu- Related to Maria Maddalena of Austria lus, first Bishop of Fiesole and the saint is one of the most refined objects kept in connected to the Impruneta legend. the Hall of Silver in the Museum. It is How and when the reliquary became the Reliquary of the Cross made by part of the Medici patrimony is not Cosimo Merlini in 1620. The reliquary known. In addition, Rondinelli men- was donated by Maria Maddalena of tions two silver vessels donated by the Austria to Piero de’ Buondelmonti, Grand Dukes that, even though miss- parish priest of Impruneta, to keep the ing, must have been similar to the ones two large splinters from the cross, “one donated by the metropolitan Florentine of the largest portions of this sacrosanct clergy and by the noble Corsini, Salviati wood that is venerated in all of Chris- and Niccolini families to adorn the tendom” (G. B. Casotti 1714, p. 35), do- balustrade of the Virgin’s aedicule. nated by the celebrated condottiere Pip- Next to the sovereigns, other figures from po Spano. the Medici court brought precious gifts Again linked to Maria Maddalena of from the grand ducal workshops to Im- Austria is the altar set composed of four pruneta, such as the 1635 Crucifix in sil- cross holder candlesticks with a cross, ver and ebony donated by the Gran Balì which was already listed in the Inven- Andrea Cioli, Florentine senator who tari (inventories) of her relics (Archivio was an ambassador under Ferdinando di Stato di Firenze), even if it was do- I, Cosimo II and Ferdinando II, finally nated to the Madonna by Cristina of becoming the Grand Duke’s secretary. Lorraine on the occasion of the thanks- Probably related to a court’s commis- giving procession to Impruneta on 2nd sion, even if undocumented, is the ex- October 1633, as one reads in a margin traordinary pyx of 1637 by Cosimo Mer- note of the same manuscript and as con- lini, one of the most refined goldsmiths firmed by the Nota (list) of the gifts pub- in the service of the Medicis; it has been museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 174 defined a “real Eucharistic catechesis” Display case 3 (in the recess of the right- for its particularly elaborate icono- hand wall) graphic scheme (A. Paolucci 1980). A chalice from the workshop of Franz 57. granducal workshop Ignaz Stadler in Augusta is connected to second quarter of the 17th century Anna Maria Luisa dei Medici, wife of Crucifix the Palatine Elector and great devotee of 1635 the Virgin of Impruneta. In the Archiv- Embossed, carved and engraved sil- io della Fabbriceria di Santa Maria, ver; ebony, the Christ is cast; 84x38 there are documents related to other gifts cm; base 28.5x30, 5 cm; Crucifix 55x38 sent by Anna Maria Luisa from Ger- cm (inv. 12) many, such as the two large silver vases Inscription on the cartouche: “an- with flowers and two candlesticks deco- dreas ciolus senator florentinus rated with tendrils, sent in 1712 as an primus a secretis ser. ferdinando ex-voto offering for the recovery of her magni ducis aetruriae donavit an- husband (G. B. Casotti 1714, p. 279). no mdcxxxv” Certainly, the most beautiful and valu- Various elements link even the execu- able gift was the frontal in silver and tion of this precious Crucifix – in- bronze with precious stones made ac- cluded in the church’s 1636 invento- cording to the design of Giovan Battista ry – to the Medici milieu: first of all Foggini “by the most skillful craftsmen the dedication by Andrea Cioli, Flo- of the Royal Gallery”, Cosimo Merlini rentine senator, who, an ambassador the Younger and Bernardo Holzmann; of the Tuscan court under Ferdinan- donated by Cosimo III, it depicts the do i, Cosimo ii and Ferdinando ii, fi- Grand Duke kneeling in humble prayer nally became the latter’s secretary. In at the altar of the Madonna. This time 1625, he had wed Angelica Badii of the Madonna had not fulfilled the mir- Cortona, a lady-in-waiting for Cristi- acle and, on 30th October 1713, Grand na of Lorraine and Maria Maddalena Prince Ferdinando died, marking with of Austria. Also the coat-of-arms of his death the unavoidable decline of the the Cioli family is visible on the Medici dynasty. base.The close relationship of the donor to the ruling house, together Rosanna Caterina Proto Pisani with the great quality and refinement of the Crucifix’s execution, seem to in- dicate that it was made in the grand ducal workshops, which at that time showed their assimilation of the taste brought to the court by Maria Mad- dalena of Austria, with the combina- tion of ebony and the rich silver ap- pliqués that we also find at the ends

english translation 175 of the limbs of the cross. These details The candlesticks and the cross appear are closely reminiscent of the typical in the 1616 inventories of the relics be- decoration of the Augusta production longing to Maria Maddalena of Aus- at the beginning of the century. tria, Grand Duchess of Tuscany (Ar- The octagonal base has four levels: in chivio di Stato di Firenze, Guardaro- the center of the first one, there is an ba 348, cc. 112-113), who, in the early elegant little embossed plaque that decades of the 17th century, commis- portrays the Biblical episode of the sioned various reliquaries in rock crys- bronze snake that “Moses put upon a tal (one of which is also in the treasury pole to save the people of Israel from of Impruneta). It was, however, her the burning serpents which would as- mother-in-law, Cristina of Lorraine, sail them” (Numbers 21:4-9), with the who donated this splendid set in 1633 inscription “Mors et vita duello”. The on the occasion of the 2 October pro- episode, inserted here with a skilful cession of that year. Cristina, born and cross-reference, prefigures the sacri- educated in France at the court of her fice of Christ as found in the Gospel grandmother Caterina de’ Medici, According to John: “And as Moses gave a great impetus to the working of lifted up the serpent in the wilderness, the precious crystal already present, even so must the Son of man be lift- with exemplars from Milan or Venice, ed up: that whosoever believeth in in the Medici collections at the time him should not perish” (John, 3: 14- of Cosimo i. It was, however, under 15). The full-relief Christ, an ex- Francesco i that arrived in Florence tremely beautiful and slender figure, skilled workers, capable of working is reminiscent of exemplars by Gi- this beautiful material, rare and full of ambologna, destined for Santissima symbolic references that found in Annunziata and the Salviati chapel in liturgical use their proper enhance- the church of San Marco. ment. A similar set, with the crystal worked in spirals too, was also donat- ed by Cristina to the church of San- Display case 4 (against the wall to the tissima Annunziata in 1632; the design right of the entrance) was attributed to Matteo Nigetti, ar- chitect and coordinator of the court’s 58. granducal workshop cutters from 1626. If Nigetti’s design early decades of the 17th century of the Impruneta set is not sure, almost Altar set composed of four candlesticks certain is its execution in the grand and a cross ducal workshops, at that time sensitive Prior to 1632 to the novelties introduced by Maria Rock crystal, ebony with gilded silver, Maddalena of Austria herself, who bronze and copper appliqués; h. 58 cm loved the combination of diverse and e 60 cm. (candlesticks), h. 100 cm. precious materials such as crystal and (cross) (inv. 9) ebony. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 176 Display case 5 (the first along the exter- 60. florentine production nal wall) first half of the 17th century Pair of votive vessels In this case is displayed the rich series 1633 of silver votive vessels, homogenous as Embossed and engraved silver; regards style and period, that charac- 27.5x17 cm; base diam. 10 cm.(inv. 19) terize the treasury of Santa Maria of on the three tablets: Crucifixion be- Impruneta: the vessels, fifteen alto- tween two friars, the Magdalene at the gether, were donated on the occasion foot of the cross and the inscription: “la of the great procession of 1633 by the compagnia del crocifisso dei metropolitan clergy, by some reli- bianchi di firenze sotto sancta gious companies and by noble fami- maria nova faciebat l’anno 1633” lies, that had their dedications added to them. They were destined to adorn 61. florentine production the balustrade of the aedicule of the first half of the 17th century Virgin inside the basilica, alternating Votive vase with candlesticks and probably 1633-1635 circa equipped with votive lilies. They gen- Embossed and engraved silver; erally have a circular base and a pyri- 27.5x16.5 cm; base diam. 11 cm (inv. form body decorated with elaborate 20) engravings and elegant tablets enclos- on the three tablets: The Crowned Vir- ing symbols or small scenes, but the gin with Child, Saint Lawrence, most refined also show elaborate lips. Strozzi-Machiavelli coat-of-arms

59. florentine production (Work- 62. florentine production shop with the thistle flower insignia) first half of the 17th century first half of the 17th century Votive vase Pair of votive vessels 1633-1640 circa 1633 Embossed and engraved silver; 28x16 Embossed, chiseled, engraved and in- cm; base diam. 9.5 cm. (inv. 23) cised silver, cast parts; 30x18 cm. (inv. on the three tablets: Madonna with 16) Child, Saint Joseph, Strozzi-Machi- Salviati, Corsini and Niccolini coats- avelli coat-of-arms of-arms on the tablets; the papal tiara in the center 63. florentine production Similar to the previous pair, these two first half of the 17th century vessels are similarly decorated but the Votive vase spouts are not connected with the up- 1633 per edge. The three tablets contain the Embossed and chiseled silver; 27.5x17 coats-of-arms of the three noble donor cm; base diam. 10.2 cm. (inv. 17) families. on the three tablets: Annunciation, a

english translation 177 Cross and the inscription: “la com- on the three tablets: Madonna with pagnia di s. ilario a colombaia al Child, Saint Dominic and a coat-of- tempo che fu governatore m. arms with a turreted castle and the pietro casini l’anno 1633” word libertà (Spigliati Magalotti The Company which had its seat at family?) the church of San Gaggio, one of the stops of the sacred image when it was 67. florentine production carried to Florence. first half of the 17th century Votive vase 64. florentine production 1630-1640 circa first half of the 17th century Embossed and engraved silver; 29x17 Votive vase cm; base diam 10.2. cm. (inv. 24) 1635 Three engraved decorations, the three Embossed and chiseled silver; 26.5x16 coats-of-arms of the Berardi-Salviani cm; base diam. 10 cm. (inv. 22) family. on the three tablets: Our Lady of the Assumption, a wheel and the inscrip- 68. florentine production tion: compagnia e congregati del- first half of the 17th century la assunta sotto s. pietro scarag- Pair of votive vessels gi di firenze 1635 1633 Embossed, chiseled, engraved and in- 65. florentine production cised silver, cast parts; 31x18 cm (inv. first half of the 17th century 15) Pair of votive vessels Inscriptions. On the neck of the vase: 1634 “archid. et cap. flor. b.mariae. v. Embossed and engraved silver; eiusq. sacros. imagini imprunet. 28.5x16.5 cm; base diam. 10 cm. (inv. grassante pestilentia.d.d. a.s. 21) mcdxxxiii”; under the base: “ro- on the three tablets: Saint Francis, the dulf. marcello et berhar. de are- repentant Magdalene and the inscrip- na camerariis cap. flor.” tion: “homini della compagnia di These are the most valuable pieces of s. maddalena posta ne chiostri di the series of votive vessels, true mas- s. +” terpieces of 17th century Florentine Also the church of Santa Croce was goldsmithery. They were offered, as one of the stops of the 1633 procession. indicates the inscription, by the Archdeacons and the Florentine Met- 66. florentine production ropolitan Chapter in thanksgiving to first half of the 17th century (1633?) the Virgin for having freed the city Votive vase from the plague. Embossed and chiseled silver; 27.5x16 The two vessels are characterized by cm; base diam. 10.5 cm. (inv. 18) three spouts in the form of anthropo- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 178 morphic heads with a wing motif con- Embossed, chiselled, turned and en- necting with the upper edge of the ves- graved silver, cast parts; gilded bronze sel; the body is richly decorated with and copper; h 64 cm. x diam. of rays swirls, leaves, fruit swags and, inside 29 cm. (inv. 40) the two tablets, two little cherub heads. Orlandini and Patrizi coats-of-arms. The decoration demonstrates the pro- Stampings: “aa in an oval field” traction of the sophisticated and elab- Donated by the Roman Olimpia Pa- orate late-mannerist repertoire, which trizi who, upon marrying the Floren- had by then almost become the typi- tine Orlandini, united the two fami- cal language of the Florentine work- lies, the precious monstrance of Flo- shops and was still in use in the fourth rentine production is the first known decade of the 17th century. work of Adriano Haffner, a silver- smith of German extraction, who 69. florentine production worked in Giovanni Guglielmo Pe- first half of the 17th century tres’ workshop which he joined in Votive vase 1713. It displays a design and a deco- 1641 ration that are reminiscent of Giovan Embossed, chiselled and engraved sil- Battista Foggini, perhaps the greatest ver; 30 cm. x 17; base diam. 10.5 cm. exponent of baroque sculpture in Tus- (inv. 25) on the three tablets, coats-of- cany. The two candlesticks present in arms of the Salviati-Strozzi family, the the museum’s treasury and dating Salviati-Rucellai family and the year back to 1721 are also works by Haffn- 1641. er (n. 70 - inv. 39); they are faithful replicas of the pair donated by Ginevra Carnesecchi Mozzi in 1633, as Display case 6 (the second along the ex- if they had been especially made to go ternal wall) along with them (n. 50 - inv. 10).

70. florentine production 72. florentine production first half of the 18th century Chalice Pair of candlesticks 1720 1721 Embossed and chiseled silver; h. 25 Embossed and chiseled silver; h 47 cm cm; cup diam. 9 cm; base diam. 13 cm. x base section 15.5 cm. (inv. 39) (inv. 37) Probably made to match the 1633 stampings: walking Lion, Headpiece, candlesticks. Greek Cross

71. adriano haffner 73. florentine production (Historical information 1703-1768) third decade of the 18th century Monstrance Chalice 1713-1714 Embossed and chiseled silver; h. 23.6

english translation 179 cm; cup diam. 8.5 cm; base diam. 11.5 tori who donated in 1711 a “silver basin cm. (inv. 38) with its very finely worked Eucharist stampings: walking Lion, Greek flagon, weighing 6 pounds and 2 Cross, an illegible one ounces” (List of the gifts of 1711 pub- lished by Casotti in 1713). On the 74. florentine production same occasion, the same abbot do- beginning of the 18th century nated a very beautiful silver chalice, Chalice also a work by the most distinguished Embossed and chiseled silver, h. 24.2 among the grand ducal goldsmiths cm; cup diam. 8.5 cm; base diam. 13.5 (see n. 77 - inv. 28). cm. (inv. 29) stamping: walking Lion 77. florentine production Donated by the Company of Saint beginning of the 18th century Catherine or Saint Bernard “in Pinti”. Chalice Cast silver, saucer in embossed and 75. florentine production chiseled silver; h. 25.1 cm x cup diam. early decades of the 18th century 10 cm; base diam 12. cm. (inv. 28) Pyx Embossed and chiseled silver, h. 22.1 78. workshop of franz ignaz sta- cm; cup diam. 9.5 cm; base diam. 9.5 dler cm. (inv. 36 ) (historical information 1686-1690) stampings: walking Lion, Tower, Hal- Chalice berd 1696-1705 circa Embossed, chiseled and gilded silver; 76. florentine production h. 23 cm; cup diam. 9 cm; base 15 cm early decades of the 18th century (inv. 31) Basin and Eucharist flagon Stampings: on the base the mark of 1711 Augusta and a stamping with three Embossed and chiseled silver, cast letters “fis” parts; Eucharist flagon 26.5x12 cm; As confirmed by the stamping that in- basin diam. 42.5 cm. (inv. 27) dicates its Augusta production, the The fine quality of workmanship and shape and the decoration of the chal- the great value of the two pieces lead ice set it in a non-Italian cultural area, to compare them to some of Giovan while the letters “fis” refer to the Battista Foggini’s designs kept in the goldsmith who made an altar cross in and at the Uf- the Cathedral of Esztergom. The style fizi, but also to the decorations on the in which the object was executed sug- silver frontal donated by Cosimo iii gests a dating at the beginning of the for the altar of the Virgin. The client 18th century. Even if documents in this could be no less: in fact, he can be regard are missing, it is very probable identified with Abbot Cosimo Serris- that the chalice was added to the Trea- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 180 sury as a gift by the last Medici, An- Door of the Virgin of Impruneta na Maria Luisa, who was the wife of 1711 the Palatine Elector from 1696. De- Embossed and chiseled silver lamina vout to the Virgin, she is thought to on a gilded wooden support; 152x71 have sent other gifts from Germany cm such as, in 1712, two large silver vases From 1711 until the second world war, with flowers and two candlesticks this door covered the panel of the Vir- decorated with tendrils as ex-voto of- gin on the altar of the aedicule in the ferings for the recovery of her hus- basilica. It was damaged by bombing band. raids and later restored even usings- mall fragments of wood recovered 79. production from palermo from the original. It is recorded in the Chalice list of gifts offered in 1711 on the oc- 1696 casion of the great procession: the Embossed and chiseled silver; h. 26.4 donor in this case was the ancient cm; cup diam. 9 cm; base diam. 14 cm. Compagnia dell’arcangelo Raffaele (inv. 30) (Company of Archangel Raphael), known as Del Raffa. In fact, among 80. florentine production the rich silver arabesques in the shape beginning of the 18th century of shoots of roses and lilies, in the cen- Pyx ter of the door, one sees a medallion Embossed, chiseled and engraved sil- representing Tobias who is pulling a ver; h. 15 cm; cup diam. 8 cm.; base fish from the water helped by the an- diam. 7.5 cm. (inv. 35) gel Raphael; in the background, sep- arated by a tree, is a view of the city 81. florentine production in which is perhaps possible to recog- first decade of the 18th century nize an idealized Florence. Cover of the “Missale Romanum” This door, being a rigid protection, 1702 actually substituted the little gold Velvet and embossed silver; 37x25 cm cape that until then had protected the (each part of the binding) (inv. 33) image and it can be considered a work in the appliqués in the center: Christ’s of elegant workmanship and precious monogram, monogram of the Virgin aspect that almost certainly was exe- and Our Lady of the Assumption cuted in a Florentine workshop. inscription: famiglia d. marenova

Display case 7 (entry wall) On the entry wall, in the center 83. unknown florentine silver- 82. florentine production smith early decades of the 18th cen- early decades of the 18th century tury

english translation 181 Set of six candelabra and a cross silver frontal for the altar of the Vir- 1711 gin, commissioned by Grand Duke Embossed, chiseled, engraved, turned Cosimo iii: it is likely that the Ric- and incised silver; the Christ is cast; cardi family, one of the most impor- the cross is a silver lamina on a core of tant in Florence, wanted, with this wood; h. 58.2 cm (candelabra), total donation commissioned to the artists h. cross 109 cm (inv. 26 ) more closely linked to the court, to of- Inscriptions on the tablets: «domus fer the Virgin an altar set almost riccardi cum cassandra capponi equaling, for its quality and refine- coniuge/ dei parae virgini mariae ment, the grand duke’s silver frontal. imprunetae suam invisentim flo- rentiam/ d.d.d. anno domini mdc- cxi» Display case 8 (center) The set, of exquisite workmanship and perfect alloy, was donated by 84. florentine production Marquis Francesco Riccardi, his wife early decades of the 18th century Cassandra Capponi and their son Series of three altar cards Cosimo on condition that it were dis- Embossed silver lamina and wood; played on the altar of the Virgin both 43x52 cm (the central one); 35.5x28 cm on working days and holidays. The (the side ones). (inv. 41) sophisticated character of these ob- The initials loˆb link the altar cards to jects places them in the artistic Flo- the Company of Saint Charles called rentine milieu of the late 17th and ear- of the Lombards which, among many ly 18th centuries, which was dominat- other gifts, offered the Virgin a silver ed by sculptors of rank such as Foggi- vessel each year, for nine years, start- ni and Soldani, who also worked for ing from 1695. the Riccardi family. Some designs by these two artists, that contributed to 85. florentine production translating the language of Florentine first half of the 18th century sculpture from late mannerism to Pair of reliquaries baroque, have actually been put in re- Embossed silver lamina and lac- lation to the candelabra and the cross. quered wood; 59.5x15.5. cm (inv. 42) In addition to the names of the two Like the three altar cards (no 84) they sculptors mentioned above, Holz- were donated by the Company of mann’s name should be added, espe- Saint Charles of the Lombards. cially in relation to the beautiful fig- ure of the dying Christ who is about 86. florentine production to breathe his last just like the one in first-second decades of the 18th cen- the church of San Lorenzo, recently tury attributed to the artist. Together with Cover of the “ Missale Romanum” Merlini, he worked at that time on the 1713 museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 182 Velvet and embossed silver; 36x24.5 The Cult of the Madonna of Im- cm (each part of the binding) (inv. 34) pruneta at the time of the Lorraines in the appliqués: Christ’s monogram and Our Lady of the Assumption With the end of the Medici dynasty and the accession of the Lorraines, in the 18th 87. florentine production century, the cult of the Virgin was some- Palmatoria how restrained. The Enlightenment pol- 1716 icy tended to promote a lay state and was Engraved silver; l. 28.5 x h. 3.5 x 9.3 adverse to certain exterior displays, such cm. (diam. of the wax plate) (inv. 32) as the cult of the images, the processions, and the relics. Inside the Church itself 88. florentine production there were trends tinged with Jansenism mid-18th century that considered these manifestations to Pair of monstrance reliquaries be forms of superstitions. It was right at Embossed and chiseled silver lamina the end of that century, in 1784, that on a wooden support; 52.5x19 cm. they went as far as destroying all the ex- (inv. 44) voto offerings in Santissima Annunzia- ta, something which, luckily, did not 89. florentine production happen in Impruneta, where the cult of mid-18th century the Virgin, however, ran a serious risk Monstrance reliquary of vanishing. Embossed and chiseled silver lamina In fact, a document that is worth citing, on a wooden support; 36x18 cm. (inv. enables us to know the precise moment 43) in which the image was re-painted, with the purpose of keeping the cult of the Madonna of Impruneta alive. The parish priest of Impruneta, a member of the Giugni marquis family, heard that the supreme commander of the regency, the count of Richecourt, wished to see the image of the Virgin. So “The pru- dent parish priest, knowing the impor- tance of such a visit, believed it was his duty to see it before him (since for a long time, no one had seen or even uncovered it, as the image had seven capes, one on top of the other) so it was that in a locked church, and secretly, he had it uncov- ered; but what was his surprise upon finding an almost black board, on which he believed [the image] was

english translation 183 painted, and not being able to discern ta, therefore, continued to exist (there even a trace of the supposed Madonna! were still processions in the 18th centu- In such an emergency, what was to be ry), even if re-scaled, as it is evident from done? If the count of Richecourt saw it, the number and quality of the objects in it is certain that he would have the pan- the Museum, with the exception of the el burned, and the devotion to the Reliquary of Saint Theodora, proba- Madonna of Impruneta would cease bly the work of an Austrian goldsmith, from that time on. The best [solution] donated by Pietro Leopoldo to Arch- was to have it re-painted immediately, bishop Martini who brought it to Im- and, to this purpose, Mr. Ignazio Hug- pruneta in 1784. The Madonna, at that ford was chosen, who, besides having time, seemed to return back to the be- been a good painter in his time, com- ginnings, being her cult limited only to bined, thank God, a lot of religion and Impruneta and the surrounding coun- piety, as his pupils, well-known to me, tryside. attest. He settled in Impruneta in the house of the Parish Priest Giugni and Rosanna Caterina Proto Pisani painted the Madonna with the Child in the ancient manner.” Thus, in 1758, Ig- nazio Hugford restored and re-painted the Madonna in large part. The politi- cal operation, promoted by the astute parish priest so as to prevent the cult from dying out, was also an operation that we can call philological. Ignazio Hugford was, in fact, a very devout painter, but he was also very fond of an- tiques and he had performed parallel operations on similar paintings. When the Impruneta panel was brought to Florence to be examined at the Opificio delle Pietre Dure, in the laboratory at the Fortezza da Basso, they found out that the painting’s support is a wooden panel dating at least to the 13th century (but nothing excludes that it may as well be older), while what remains of the original painting’s overall surface is but 10%; all the rest is Hugford’s, who, how- ever, respected the original colors despite almost completely repainting it. The cult of the Madonna of Imprune- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 184 Display case 9 fedeli 22 maggio 1872 alla vergine ss.ma dell’impruneta questo cali- 90. austrian goldsmith (?) ce offre.” last quarter of the 18th century Reliquary of Saint Theodora 93. roman production, goldsmith Prior to 1784 giuseppe boroni (historical informa- Embossed, chiseled, incised and en- tion 1787-1830) graved silver, cast parts; 49x57x29.5 Pair of ampullinae cm (inv. 45) Beginning of the 19th century Stampings: ak in an oval on a back- Embossed and chiseled silver, partial- ground punched with dots ly gilded and glass; h. 21.5 cm x diam. This is an interesting example of neo- 5.5 cm. (inv. 46) classical goldsmith’s art, probably of Inscription: e.b Nordic workmanship. It was donated Stamping: b by Pietro Leopoldo and Antonio The ampullinae are to be attributed Martini, the latter archbishop of Flo- to the famous family of silversmiths rence from 1781 to 1809,and passed to who also worked for the Vatican. Impruneta in 1784 as recorded in doc- uments in the Archivio dell’Opera di 94. neapolitan production Santa Maria del Fiore. It is made up end of the 18th century of two overlapping urns containing Monstrance the relics of the saint. The upper one Embossed, chiseled, incised, cast sil- is flanked by two angels with on top ver, partially gilded; h. 63.5 cm, rays a statuette presenting the saint 23 cm chained to a rock. Inscriptions: “i commercianti di ponte vecchio - firenze 16.4.1988” 91. florentine production Stampings: three crowns, under the mid-19th century last one is the letter p (?) Pair of candelabra The object, rather elaborate, shows all 1830-1850 circa the characteristics of Neapolitan Cast silver and marble; h. 40 cm and goldsmith’s workshops of the period 37 cm; base 14.5 cm. (inv. 49) with baroque-style elements grafted onto neo-classical ones. It was donat- 92. roman production ed by the goldsmiths of the Ponte Vec- Chalice chio on the occasion of the latest 1822 transfer of the image of the Virgin of Embossed chiseled cast silver; h. 34 Impruneta to Florence in the Marian cm; cup diam. 9.5 cm; base diam 14. year of 1988. cm. (inv. 47) inscription: “la società promotrice 95. italian production fiorentina con le oblazioni dei first half of the 20th century

english translation 185 Pair of candlesticks Thurible 1925 circa 1836 Embossed, chiseled and moulded sil- Embossed and chiseled silver; h. 30 ver, cm. 4.5x15 (inv. 54) cm.; base diam. 9 cm.; brazier diam. Inscriptions: “proposto e popolo/ 13 cm.(inv. 50) rag. prof. c. mercato” Like the incense boat it has the initials Stampings: 800 and a chalice opa of the impta. The two candlesticks, of an extreme- ly elegant Liberty design, testifies to the continuity of the cult of the Vir- Display case 10 gin even during the last century: in particular, they were donated in 1925, 100. book of chapters and ser- the year in which the church of Im- mons of the congregation of san- pruneta was consecrated as a minor ta maria basilica. 1538 donated by Father Giulio Cesare Stac- 96. florentine production cioli mid-19th century Palmatoria 101. giovan battista casotti Embossed and chiseled silver; l,28.2 x Memorie istoriche della miracolosa im- h.7 x 11 cm. (diam. of the wax plate) magine di Maria Vergine dell’Imprune- (inv. 52) ta, Florence 1714.

97. florentine production 102. florentine goldsmith Candelabrum 19th century 1833 Ring of Cardinal Elia della Costa Embossed and chiseled silver, silver Gold and topaz and lead core; 59 cm. x 21 cm.; base donated to Impruneta in 1988 21x21 cm. (inv. 48) Coat-of-arms of the Benci family with 103. florentine production the letters g.b.b 16th century Seal of Pietro and Giovanni Buondel- 98. florentine production monti first half of the 19th century Wood and metal Incense boat with small spoon donated by Alberto Bruschi Embossed and chiseled silver; 9.5x19 cm.(inv. 51) 104. florentine production 17th century 99. florentine production, scheg- Seal of the Medici House gi brothers Wood and metal first half of the 19th century donated by Alberto Bruschi museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 186 105. florentine production 109. unknown tuscan painter of 19th century the 18th century Medallion Maria Cristina of Lorraine Grand Embossed silver; 10.9x8.5 cm. (inv. 53) Duchess of Tuscany in widow’s clothes Inscriptions in the lower part: opa Oil on canvas; 146x117 cm. It is the medallion used by the sac- Storeroom of the Florentine Galleries ristan during the most important cer- (inv. 1890 n.5241) emonies. The initials “opa” stand for Opera di Santa Maria of Impruneta 110. copy from sustermans whose symbol is a pinecone. Ferdinando II de’ Medici Oil on canvas; 91x75 cm. 106. florentine production storeroom of the Florentine Galleries 19th century (inv. 1890 n. 2922) Series of three altar cards Embossed and chiseled silver lamina 111. martin mytens (Stockholm 1695 on a core of wood; 30x38 cm. (the cen- – Vienna 1770) tral one), 23x18.5 cm. (the lateral ones) The empress Mary Therese of Austria and her son Joseph Oil on canvas 165x120 cm. On the walls there are some portraits a gift by the Pro Loco of Impruneta and engravings (from the entry door to and monsignor Cesare Stacciali, 2003 the right)

107. Family tree of the Buondelmonti 112. alessandro saller - cosimo family, the patrons of the church of Im- mogalli pruneta The procession of 1711 Drawn up by scipione ammirato in 1714 circa 1571 Engraving; 57x40 cm. Engraving on paper, burin and nitric The engraving is taken from the acid, in two parts, 49x50 cm. circa each Memorie Istoriche by Giovan Battista given in open-ended commodatum Casotti by the Ente Cassa di Risparmio di Firenze in 2005 113. cosimo mogalli (Florence 1667-1730) 108. unknown tuscan painter of Tabernacle of the sacred image of the the 17th century Madonna of Impruneta Maria Maddalena of Austria, wife of 1714 circa Cosimo II Engraving; 44x35 cm. Oil on canvas; 103x85 cm. The engraving is taken from the Storeroom of the Florentine Galleries Memorie Istoriche by Giovan Battista (inv. 1890 n. 4323) Casotti.

english translation 187 114 a and b. giovan battista casotti Hall of altar hangings (parish priest from 1726 to 1737) Two handwritten pages from the “Memorie Istoriche”, Florence 1714. At the back of the hall, a short flight of stairs goes down to the Hall of Al- 115. cosimo mogalli tar Hangings, the last one in the mu- (Florence 1667-1730) seum but not the least valuable. The procession of 1711 in Piazza Pitti Among the rich gifts the basilica re- Watercolor drawing; 89x64.5 cm. ceived, the sacred paraments, which Storeroom of the Commune of Im- increased the church’s prestige, were pruneta not in fact, as to importance and quality, the least precious. They 116. cosimo mogalli showed at the same time the donors’ (Florence 1667-1730) generosity, who often had their coats- The procession of 1711: composition of of-arms added to them. The collec- the procession tion, whose first inventory goes back Engraving; 89x69 cm. as far as 1432, today includes exam- storeroom of the municipality of Im- ples dating from the 15th century up pruneta to the end of the 18th century. Still to- day in the basilica’s archives, there is 117 a and b. Two original plates used for a very rich literature that documents the engravings by Cosimo Mogalli of the not only the amount of the donations 1711 procession in this sector but also provides valu- copper, 555x694 mm., 555x692 mm. able information for the study of an- given in open-ended commodatum tique fabrics. Among the latters, par- by the Ente Cassa di Risparmio in ticular attention is to be paid to the 2005 famous capes with which the image of the Virgin was covered, since they are characteristic of Impruneta. These capes are displayed in the cas- es along the long sides of the hall and about which is a separate chapter. As for the chasubles and the other sacred hangings, the oldest among those dis- played, is a chasuble of Italian pro- duction from the 16th century in green damask velvet (casket on the left of the entrance) in which appears the stylized ancient motif of thistle flowers. From the same period and of Tuscan production is the beautiful museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 188 frontal in embroidered red velvet dis- Starting from the display case to the played in the back of the hall under right of the entrance the processional triptych tabernacle, with movable painted doors, proba- 118. italian production (Tuscan ?) bly executed in 1354 on the occasion last quarter of the 16th century of the first procession and inside of Altar cloth which the large icon of the Virgin was Linen, silk, metallic yarn; 578x80 cm. carried to Florence In the display case This is a gauze altar cloth in which on the right of the entrance there is a stripes of different sizes alternate, em- gauze altar cloth, embroidered in broidered in yellow, light green, olive stripes with polychrome silk threads green, sky blue, blue, light pink, from the last quarter of the 16th cen- salmon pink, red, light and dark pur- tury, which was used on the taberna- ple silk; spun silver and gilded silver. cle’s altar. The embroidery design includes The other chasubles shown in the dis- racemes with flowers and leaves and play case to the left of the entrance shoots according to the motifs typical (but the basilica keeps many others in th th of the grotesqueries. The altar cloth storage) are datable to the 17 and 18 was used to cover the altar on which centuries and have a rich typology of the tabernacle, built in the 14th centu- fabrics: the one in green damask from th ry and used to transport the icon of the first half of the 17 century has a the Virgin out of her usual seat, lay. coat-of-arms in the lower part repre- senting the Madonna with Child and Saint John; the two 18th century cha- 119. italian production (Tuscan?) subles, perhaps of Venetian produc- mid-18th century tion, in the refined selection of the Cape fabric’s colors (lampas), are two splen- Before 1774 did examples of the typical pattern of Silk and metallic yarn; 176x114.5 cm. the period know as Bizzarre. Another On the light blue taffeta called “a pe- precious chasuble from the same cen- lo strisciante” (glossy), the refined tury stands out for its extraordinary embroidery stands out. The embroi- and elaborate gold embroidery on a dery is in silver and thicker in the up- satin background, while the one per part; it consists of rocaille motifs which may possibly be of French pro- and olive branches and, in the center, duction is made of sumptuous liseré three horns of plenty with sprays. The Gros, brocade with red, purple and coat-of-arms added in the lower part azure florescence pattern. Note how belongs to the Panciatichi family from some of these chasubles have, in their Pistoia which donated the cape before lower part, aswe mentioned above, 1774, the year in which an inventory the coats-of-arms of their generous already containing a description of donors. the cape itself was compiled.

english translation 189 120. italian or french production, The “capes” of the Madonna of Im- second quarter of the 18th century pruneta Cape Prior to 1731 The sacred paraments displayed in the Silk and metallic yarn; 177x109 cm. museum are only a limited part – as it The cape is of brocaded lampas with comes out from the ancient inventories a lively design that reveals a good – of the basilica’s textile sets, increased knowledge of Indian fabrics. The ex- over the centuries by precious gifts to the otic motifs symmetrically distributed Virgin, especially on the occasion of the are contained in frames that imitate famous processions of 1633 and 1711. In lacework. The coat-of-arms belongs the limited number of objects – all of the to the Strozzi family. The cape was al- highest quality – it is necessary to em- ready contained in a 1731 description. phasize the presence of a large group of “capes”, specific objects, specially made for the Madonna of Impruneta. The capes are rectangular cloths, used to cov- er devotional images, as for example, the Santissima Annunziata in Florence, in- creasing their aura of sacredness. In the specific case of the Madonna of Im- pruneta, the cape was not just used to cover the image on the altar but it also accompanied the Madonna in her pro- cessions. The Basilica’s first existing inventory, from 1432, does not mention any capes in its list, leaving the doubt if at the time there was the custom of keeping the im- age covered. Anyway, it turns out that already in 1466 four capes were donat- ed to the Virgin and other donations are recorded in 1470 and 1547. In addition, we know that the Company of Saint Hi- lary, linked by deep devotion to the Vir- gin, during the processions, had the privilege of uncovering the image. In the 18th century document about the re- painting of the image by Ignazio Hug- ford, the parish priest Giugni, in order to see the Madonna, had to lift seven capes. So, both in the engravings by Ste- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 190 fano della Bella and Cosimo Mogalli as ry of the Holy Image and its connection well as in an 18th century engraving of with the city of Florence. the Biblioteca Marucelliana (vol. The capes displayed in the museum were LXXIV, no. 90), the Madonna is always offered by various donors: corporations covered by capes that, protecting her such as the Gold-beater’s and Trades- from being looked at and conferring on men’s which donated the two 16 th cen- her the mystery of a greater sacredness, tury capes in red velvet; companies such were certainly the objects that came in- as the (Company of the Stigmata, the to direct contact with the holy Image. same one which had commissioned the For this reason, the capes were privileged arcade of the church to Gherardo Sil- gifts made to the Virgin together with vani in 1634 and which donated the chasubles, pluvials and altar cloths, as cape together with a piece of altar hang- recorded in the Nota dei doni (list of ings made from the same fabric); noble gifts) by Rondinelli and the Elenchi families such as the families: Caccini da (lists) by Casotti. Verrazzano, Strozzi, Alemanni In a very beautiful cape of embroidered Franceschi, Panciatichi. In some of these silver lamé taffeta, kept, for reasons of capes, the central part is decorated with preservation, in the sacristy, Marquess the Virgin’s monogram surmounted by a Giulia Spada Riccardi explains, in a crown. Finally, on the occasion of the long inscription on the lining, the rea- 1711 procession, the Company of the son of her gift: for her and her son’s sal- Archangel Raphael gave the Virgin a sil- vation. ver door (currently in the museum’s sec- The remarkable sampling displayed in tion of silver works) that must have been the museum’s section of fabrics belongs a permanent protection on the altar and to different eras and productions with which saved the Sacred Image from examples of Tuscan, Venetian and bombing raids during the last world French production datable from the 16 th war. century to the 18th century. The capes were made of different fabrics (different Rosanna Caterina Proto Pisani kinds of velvet, satin, damask, taffeta) and using various techniques (embroi- dery, brocading, damasking), that en- ables us to retrace the history of fabrics from the 16 th century designs ranging from little flames and thistle flowers to the refined 17th-18th century motifs of lace or silk Bizzarre fabrics with fantastic designs of oriental style. The presence, on the “capes”, of inscrip- tions or noble armorial bearings enables us to deepen our knowledge of the histo-

english translation 191 On the rear wall external side, is characterized by a great expressive elegance. As for the 121. florentine school client, it is possible that it was com- mid-14th century missioned by the Bardi family from Processional tabernacle with movable Vernio that, in the person of the doors of the Virgin of Impruneta parish priest, Federigo de’ Bardi, con- 1350-1360 circa tended for the patronage of the Tempera on wooden panel; 147x33 church with the Buondelmonti fam- cm. (each door) ily: for their chapel in Santa Croce, The first procession of the Madonna they had in fact turned to Maso di to Florence, cited in Matteo Villani’s Banco. Cronica, was in 1354. This case in the Popular devotion brought over time a shape of a triptych with a central tri- further enrichment of the tabernacle lobed shrine was probably made on with the addition of a crown at the that occasion not only for ease of trans- top (see the following) port but also to protect and hide the icon in order to increase her sacred- 122. florentine production ness. It was, however, cited for the first last quarter of the 18th century time in 1369 when the Virgin was car- Crown ried again to Florence. In the external 1781 part of the movable doors are repre- Silver-plated brass and gilded bronze sented: the Annunciation, Saint on an iron structure; 63x55x28.5 cm. Zanobius, Saint Philip, Saint John the The current crown donated by the Baptist and Saint Christopher; on Compagnia dei Lombardi (Company their inside in the upper part, Saint of Lombards) in 1781 and restored in Catherine of Alexandria and Saint 1873, substituted in 1781 the two- Luke and below them musician angels. pointed imperial crown that appears The pictures were attributed (Bosko- on the tabernacle in the 1758 print. vits 1993) to a follower of Maso di Banco, also known as the Master of 123. italian production the Bargello, but recently renamed end of the 16th century the Master of Tobias (active between Frontal 1354 and 1368), after his frescoes of the Silk, metallic yarn and wood, 100x211 stories from the life of Tobias in the cm. oratory of the Compagnia del Bigal- The fabric is made of velvet cut and lo in Florence. The numerous re- embroidered with appliqués: the paintings on the internal doors are rather elaborate motif is still late man- however related to the intervention of nerist and includes a hem with a 15th century painter making the racemes and other elaborate spiral identification of the artist more diffi- decorations ending in flames and cult, whose style, more evident on the thunderbolts. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 192 Display case in front of the entrance, fol- 128. italian production (Tuscan ?) lowing 16th century Cape 124. italian or french production 1568 first quarter of the 18th century Silk, metallic yarn; 187.5x118 cm. Cape Silk and metallic yarn; 156x120 cm. The cape is made up of a central vel- vet stripe cut and embroidered and 125. italian production (Tuscan ?) by two side bands of brocaded bouclé velvet. The design in these second half of the 17th century bands has a sinuous checked shoot Cape wrapped around a leafy trunk with Silk, linen and metallic yarn; 184x108 palmettes; there are also two types of cm. thistle flowers and other flores- cences. In the upper part of the cape 126. italian (Venice ?) or french is the date 1568 embroidered and in production the center, among the little flames of second quarter of the 18th century the Holy Spirit, the Bernardinian Cape symbol, in the lower part is the in- Silk, linen and metallic yarn; 180x120 scription related to the donors cm. “Tradesmen”.

127. italian production, end of the 129. italian production 17th century-beginning of the 18th century mid-16th century Cape Cape Silk, metallic yarn, linen; 183x118 cm. Silk, metallic thread, linen; 192x118 This cape together with a piece of cm. hangings was donated in 1711 by the The cape is in velvet, cut and em- Compagnia della Stimmate (Com- broidered with flames arranged in pany of the Stigmata) on the occa- an echelon formation; in the center sion of the often mentioned proces- is an embroidered medallion on sion, as it evidently comes out from satin with the image of the Madon- the cartouche applied with the five na with Child (salvaged from previ- bleeding stigmata embroidered in ous hangings) and below is a car- the center, above is the inscription touche with the inscription “Bat- “Stimmate di Firenze 1711”. The fab- tilori De Casavechi.” The coat-of- ric is brocaded damask with a green arms in the lower part belongs to the background scattered with sprigs of Casavecchia family, that evidently flowers that alternate vertically with was related to the “Gold-beaters” shoots. donors.

english translation 193 Display case to the left of the entrance della Galleria di s.a.r.” (Benefactors of the s.a.r. Gallery), that we do not 130. italian production know whether to refer to the Galleria beginning of the 18th century dei Lavori, namely to the grand ducal A set of hangings made up of a chasuble workshops or to the Uffizi Gallery. and a stole Silk, metallic yarn, linen; 117x76 cm. 133. italian production (Venice ?) (chasuble), 229x24 cm. (stole) first quarter of the 18th century Set of hangings made up of a cha- 131. italian or french production suble,a stole and a veil second quarter of the 18th century Silk and metallic yarn; 118x75 cm., A set of hangings made up of a chasuble 38x20 cm., 64x66 cm. and a veil Silk and metallic yarn; 120x72 cm. 134. italian production (chasuble), 61x61 cm. (veil) first half of the 17th century Set of hangings made up of a chasuble 132. italian production (Venice ?) and a stole beginning of the 18th century Prior to 1633 A set of hangings made up of a chasuble, Silk and metallic yarn; 121x75 cm., a maniple and a stole 260x22,5 cm. 1711 Silk, metallic yarns; 122x78 cm., 95x20 135. italian production cm., 236x20 cm. 16th century The planet in brocaded lampas is part Set of hangings made up of a chasuble of a set of hangings that includes a ma- and a maniple niple and stole: the tablet in the low- Silk and linen; 122x68 cm., 90x17 cm. er part contains the inscription “Fra- The fabric of the sides of the chasuble telli della Compagnia di S. Ilario a Co- is from the mid-16th century, the fab- lombaia, Fi 1711”, that once again re- ric used for the cross and the column calls the already cited procession as the (central part) is from the end of the occasion of the donation. In the early 16th century-beginning of the 17th 18th century, in the production of fab- century. rics there is also an inspiration from Japanese motifs in abstract and fan- tastic forms; the style was called “biz- zarre”, and this chasuble is a splendid example of it, perhaps even of French production. A similar style even if of a slightly lat- er period is found in the following chasuble, donated by the “Benefattori museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 194 From Florence to the acquired a characteristic urban con- Museum of the Treasury formation – still detectable today – in of Santa Maria in which the built-up area, still quoting Impruneta Repetti’s words, was made up of a “se- ries of various suburbs separated from By Renato Stopani each other, along which in various di- rections are as many roads that lead into the vast square of the devout Besides the legends born around its re- church.” As well as the Sacred Image’s covery, the attraction exerted by the fame, also the wealth of the Im- miraculous image of the Madonna of pruneta parish increased, and it was Impruneta confirms the role that the exactly thanks to its considerable Impruneta parish church had asan im- properties, and the revenues derived portant religious center in the hilly from them, that the recurring en- area immediately to the south of Flo- largements of the church’s architec- rence. The fame of the sacred image, tural structures were made possible, as initially limited only to the rural envi- well as the richness of its sacred fur- ronment, and related to the function nishings and the creation of the basil- the parish church had with regard to ica’s “treasury”. the religious needs of the rural popu- lation, extended later to the city too, leading to the birth of the Florentines’ Three Itineraries to Impruneta special devotion for the Holy Image. So that, as Emanuele Repetti wrote in Just outside of Florence, several roads his Dizionario geografico fisico storico lead to Impruneta, departing from della Toscana (Historical Physical Geo- the Greve and Ema river valley floors graphic Dictionary of Tuscany) (Flo- climbing up the hills that divide the rence, 1832, vol. ii, p. 573), “many two rivers. A first itinerary on the Cas- times the Florentine government in sia state road (the ancient Roman case of war or for misfortunes of road) beyond Galluzzo, starts from plagues, long drought or persistent the densely populated village of rains, had recourse to the miraculous Tavarnuzze. A steep slope shortly image of the Madonna of Impruneta, leads you to Montebuoni where, on a whose venerated tabernacle with great rise overlooking the Greve river, stood retinue, very large crowd and devotion the castle that was the headquarters of was carried in procession to Florence.” the Buondelmonte family, the great The phenomenon, if, on the one feudatories of the area that held “ab hand, transformed the parish church, immemorabili” the jus patronatus of turning it into a shrine, on the other, the Impruneta parish. Currently Mon- it led to a considerable growth of the tebuoni is a small village with an an- early rural village of Impruneta, that cient look, built up all around the

english translation 195 small church dedicated to Saint Peter, which must have had a basilican inside of which is a Madonna with structure, with a nave and two side Child of the 14th century Florentine aisles divided on each side by five school. arches supported by quadrangular The road continues with a twisting pillars, and with a crypt in the central course, passing through the small vil- part of the presbytery. The crypt, still lage of Bagnolo, with its ancient fully preserved, is a small apsidal in- parish church dedicated to Saint Mar- terior divided into small aisles by tin, and then winding along the val- sandstone columns whose capitals are ley across an intensely cultivated topped with large dosserets and countryside that still preserves the as- sculpted with tendrils and palmettes; pect of the typical Tuscan agricultur- a human head projects from one of al landscape of sharecropping. Farm- them with plastic importance. In the houses peep from the luxuriance of crypt, which currently is entered from the olive trees (the predominant cul- a 14th century cloister standing on the tivation, by far), while two rows of cy- right side of the church, some remains presses lining the road indicate the of a 13th century ambo with marble presence of country villas. The char- marquetries are housed. acteristic buildings of sharecroppers’ The enlargement that gave the church houses also overlook the route of the its current single nave appearance, road, with their farmyards and huts; dates back to the second half of the the same applies to some farm-villas, 14th century. It is possible that the large being the road lined with large vaulted interior, improperly called the landowners’ buildings that often have Buondelmonti hall of arms, which even small private oratories. overlooks the 14th century cloister, was Shortly after, you reach Impruneta built on the same occasion. But it was and enter the vast Buondelmonti the mid-15th century renovation that Square, where you find the basilica of gave the church its current appear- Santa Maria, a building that has re- ance with the two Della Robbian tained very little of the parish church aedicules inside of it. In the general documented since the 11th century: in reorganization of the whole complex, fact it is from 3rd January 1060, the the small Renaissance cloister was al- piece of news that recalls the conse- so added and they built a system of cration of the original church, by Car- fortifications, that enclosed both the dinal Umberto Silvacandida, legate of church and the buildings adjacent to the pontiff, Nicholas ii. Some remains it inside a wall fortified with corner of the ancient rural building are in- towers. The tall and massive bell tow- corporated into the right side of the er, a tall 13th century battlement tow- basilica. These remains have made it er, was “naturally” used as a keep. The possible to reconstruct what were the basilica thus acquired the aspect of a features of the Romanesque church, small fortress; an appearance that was museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 196 partly mitigated by the subsequent where the constituent elements typi- restorations and embellishments, in- cal of the “parceled” land holdings cluding the 17th century arcade by which, as regards buildings, were the Gherardo Silvani placed before the “worker’s house” and the “landown- façade, through which you enter not er’s house”, respectively the forerun- only the church but also the premis- ners of the casa colonica, (farmhouse) es that house the Museum of the Trea- and the villa-fattoria (farm-villa), de- sury of Santa Maria in Impruneta. veloped. You can also reach Impruneta by the You arrive shortly afterwards in Poz- so-called Via di Pozzolatico, an itiner- zolatico, a village which developed ary that begins at the Poggio Imperi- around a more ancient nucleus in the ale, to the right of the grand villa, and center of which rises the massive bell that proceeds along a tortuous route tower of the church dedicated to between rustic enclosure walls and el- Saints Stephen and Catherine, that egant buildings (Villa Gherardesca, Il has only partly preserved its original Gerlsomino). There is a steep descent late-Romanesque characteristics, mo- on a straight stretch of the road before dified by an 18th century “moderniza- the village of San Felice a Ema, with tion”. Inside there is a panel (Madon- its late Romanesque church whose in- na with Child) attributed to Jacopo terior was redesigned during the 18th del Casentino enclosed in a painting century, even if respecting its original by Giovanni Martinelli (1647), as well structure. Of the original building, as a Madonna and Saints by Allori. besides the basilican plan with one With a steep slope, the road once nave and two aisles (the current sup- again goes up the hills that divide the ports of the arches incorporate the Greve Valley and the Ema Valley, go- original circular pillars), also the ing through the small village of Mez- façade with its three portals remains zomonte. It then continues towards intact. The central one is decorated in Monte Oriuolo, lined with low walls; the lunette with geometric mar- there are 17th and 18th century artistic quetries in white marble and serpen- tabernacles at the crossroads along the tine rock. In the sacristy is a Madon- way. na with Child, part of a polyptych by The surrounding landscape, mainly Giovanni del Biondo (1387). covered with olive groves that stretch Leaving the church, the road contin- along the gently-sloped hillsides, is ues and crosses the Ema stream and scattered with farmhouses and country then begins to climb the hill to Poz- villas that, beyond Monte Oriuolo, are zolatico, dotted with villas and farm- erected closer to the road.A little before houses. You are in an area that, like all Impruneta is the small village of Il De- the countryside closest to Florence, sco, at the entrance of which is a beau- was covered in earlier times by an ex- tiful 16th century landowner’s house tensive network of tenant farms and with an ancient but still working oil

english translation 197 mill. You are now on the outskirts of the antiquity of the agricultural orga- Impruneta: the last part of the itiner- nization based on the tenant farm sys- ary takes place between the wall that tem, with their architectural struc- encloses the park planted with trees of tures bear witness to the strong influ- Villa Accursio and the first houses of ence that the ideas coming from Flo- the town of Impruneta. rence’s artistic culture had in the A third itinerary to reach Impruneta countryside. is the one passing through Mez- San Pietro in Jerusalem ( whose name zomonte, that departs from the village was later corrupted to San Gersolè) of Pian dei Giullari, where the ancient was the original name of the church Strada Imprunetana, (Impruneta which gave the name to the hill: the Road), begins. The road passes at the building that rises close to the road, is foot of the knoll of Monteripaldi that a little single nave building whose still shows the scars from the ancient original Romanesque characteristics pietraforte (a kind of grey sand- have been partially returned by a re- stone)quarries from which came the cent restoration. majority of the material that was used Then the road goes through the small in the past to build the main monu- village of Mezzomonte, near which ments of Florence. A short detour can the elegant and magnificent Villa be taken to go to the church of San Corsini, once belonging to Cardinal Michele in Monteripaldi, formerly a Giovanni Carlo de’ Medici, stands: monastery, of which the medieval inside there are halls and open gal- structures as well as a small yet strik- leries frescoed by, among others, ing 14th century cloister have been Passignano, Giovanni da San Gio- brought back to light. vanni and Bernardino Poccetti. Then You continue along the bottom of the you come across Villa Parenti on Ema Valley and, close to Cascine del Monte Oriuolo, after which, on a Riccio, a little modern-looking village, practically level route, you reach Im- you cross the river at Ponte a Iozzi. pruneta. A road to the left leads to the church of San Giusto in Mezzana (or in Ema), inside of which are an altar- The surroundings of Impruneta piece by the Master of Serumido that depicts the Madonna with Child Be- The roads that head south from Im- tween a Host of Angels and Saints An- pruneta crossing what Guido Caroc- thony and Barnabas, and a fresco by ci (I dintorni di Firenze, ii, Florence Luigi Sabatelli portraying Saint Justus. 1907, p.327) defined as “the large up- You continue going up the hill of San land included between the Greve and Gersolè along the steep Erta de’ Cati- Ema river valleys”, unwind through nai, in a landscape dotted with farm- the northernmost part of the Floren- villas that, in addition to attesting to tine Chianti area. Although extensive museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 198 vineyards have replaced a little every- cade that runs along three of its sides. where the traditional mixed farming, The simple Romanesque portal is in- the landscape has preserved, at least as tact with the archivolt made of big al- regards buildings, the imprint left on berese stone ashlars, but the side walls the area by centuries of an agricultur- and the transept were readapted and al organization based on the tenant there are two small 14th century farm system. The countryside appears chapels whose ogival vaults must, dotted with farmhouses and farm-vil- once, have been frescoed. las, the isolated dwellings typical of Other churches, once suffragan of the the “parceled” land holdings. parish church of Impruneta, stood But neither is lacking evidence of the along the roads that led from Florence settlements that characterized the to the Basilica; these, together with the countryside during the period prior surviving architectural structures to the medieval communes, repre- from the original Romanesque build- sented by the little conglomerations ing that they still preserve, have al- of houses (the small rural villages) ready been mentioned ( the churches built around or near a church, that has of Santo Stefano e Caterina in Pozzo- in many cases preserved its original latico and San Pietro a Gerusalemme). Romanesque characteristics. Then there are numerous and signif- Thus it is, for example, for the little icant examples, both of the housing church of Luiano, once a suffragan typologies linked to the tenant farm church of the Impruneta parish system and of the country settlements church. Mentioned beginning from in the period before the medieval 1001 in the documents of the abbey of communes, in the area gravitating Passignano, Sant’Andrea in Luiano is around the road route that connects along the road to San Casciano val di Impruneta with the Via Chiantigiana, Pesa. It is a small single nave building as well as along the latter’s route and with an apse at the end and it still has its detours that cross the Chianti area. a precious wall face in alberese stone. On the back wall, there is a little bell gable contemporary to the church, whose upper part has been re-built (the little marble column kept inside the church probably once divided the two fornices.) Also the little church in Quintole, reachable taking the road to Mez- zomonte as well, was subordinate to the parish church of Impruneta. Ded- icated to San Miniato, the church has a Latin cross plan and has a small ar-

english translation 199 Impruneta’s terracotta earthen jug and jar makers’ will to in- production troduce regulations and proceed to the drawing up of a special statute in By Maria Pilar Lebole and Benedetta order to safeguard their economic in- Zini terests and control the productive as- sets of the surrounding countryside. At the time, the most active terracot- The authenticity and spontaneity of ta makers worked mainly in Im- artistic handicrafts are a lively expres- pruneta and its surroundings, while sion and synthesis of their own terri- the number of potters, in nearby tory. The amazing Tuscan landscape, Petigliolo and Strada in Chianti to- the colors of the sun, the succession gether equaled the number of kiln of natural sceneries and of a renewed owners and kilnmen in Impruneta. architectural precision, the continu- The kilns were usually built along the ous reference to still alive artistic tra- waterways, where clay was plentiful. ditions echoing the artistic heritage of They were smallfamily businesses and the past, here in Impruneta find their they were active during the summer natural development, mid-way be- in order to have better quality. tween the urban rigor of nearby Flo- Once again we notice how craftsmen rence and the gently rolling hillsides were important protagonists of the Re- of the Chianti area. naissance. As a matter of fact, the ter- Impruneta is synonymous with artis- racotta flat tiles used for the dome cov- tic terracotta handicrafts and it repre- ering of the cathedral in Florence – sents them all over the world. The an- chosen by Brunelleschi himself for be- cient Impruneta “earth”, which has- ing at the same time resistant and light been worked for more than three – were made in Impruneta’s kilns. In- thousand years, going back to the deed, also innumerous buildings and time when the skillful Etruscans made cupolas in Florence came to have the vases and jars to keep their wine and warm reddish shade of terracotta. oil and the Romans made use of ter- Floor tiles inside grand dukes’ resi- racotta containers to transport provi- dences and noble palaces were made in sions on their long sea voyages, is still Impruneta, too but even – more sim- the undisputed protagonist both of ply – the floor tiles of farmhouses and the area and of the landscape. villas in the surrounding countryside. The earliest record mentioning the The greatest Florentine sculptors and type of workmanship used for the artists measured themselves against hand-manufactured terracotta items clay and inside the Della Robbia typical of Impruneta is dated 1098, workshop all possible techniques re- therefore it was already relevant in the lated to it, which reached major Middle Ages. Actually, some docu- heights during the 16th century, were ments dated 1308 testify Impruneta’s experimented. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 200 Sill more evidence of the productive the villages of Pozzolatico and Mez- activity going on in Impruneta at the zomonte. For our itinerary the latter time is found in documents stating is the road we have chosen, because, the sale of earthen jugs, flatand bent while it is certainly the most winding roof tiles and basins, as well as earth- and includes very narrow stretches, it en wash tubs made for the hospital of also offers the most interesting land- Santa Maria Nuova and the Ospedale scapes. degli Innocenti in Florence. All The hills surrounding Impruneta are through the 14th and 15th centuries, the found in between the rivers Greve and centre of Impruneta counted an aver- Ema, which define in part the borders age of ten terracotta kilns. During the of the communal territory of Im- 16th century, potters and kiln-owners pruneta. These enchanting hills, like were selling the bulk of their produc- the whole Chianti area, are known for tion to Florence, providing the main their wine production and are char- households with ewers, earthen jugs, acterized by their olive groves. But the oil jars and basins of every dimension, surroundings of Impruneta also offer as well as bricks and tiles. Objects the visitor the unique opportunity to manufactured during the 17th and 18th become acquainted with the produc- centuries reveal the craftsmen’s mas- tion of typical terracotta items. terly skill at applying a plumbic paint- The clay excavated from the Im- ing on clay objects, with or without pruneta quarries belongs to a partic- engobe or slip– a thin earth finishing ular type of argillite. Indeed the earth coat. found in the area which is called gale- During the 17th century, characterized stro or terraforte (that is to say strong by a great development of the topiary earth) has time-proof and weather- (i.e. the art of trimming trees and proof properties that impart a certain hedges into shapes) many potters spe- hardness, chromatic tone and resis- cialized in garden terracotta items and tance to terracotta items. Galestro is a entered the growing market of deco- sediment in the process of turning in- rative terracottas. to stone: it is scarcely permeable to water, highly saline and not very plas- tic while drying up - all of which are Impruneta features that make it particularly dif- ficult to work on. Impruneta lies about 13 kilometers This type of clay has enabled potters away from the centre of Florence. as well as brick and tile makers from There are many ways to get there: fol- Impruneta to create a series of useful lowing the A1 motorway as far as the household objects and building ma- Firenze-Certosa exit or going through terials that are still part of this area’s , or even typical production. Impruneta’s cur- through Poggio Imperiale crossing rent production, still made of an en-

english translation 201 tirely natural basic material and fol- under which the pieces are left to air- lowing traditional techniques,con- dry – in accordance with the ancient sists of earthenware oil jars, vessels Etruscan tradition – while the fin- and large pots, with decorations rang- ished objects are set in the front yard ing from simple rosettes to intricate for the visitors to see, testifying to age- sprays andelaborate fruit swags; but it old solidity and lightness. also includes masks, stylized pal- Being for the most part handicraft mettes, capitals, fountains, sundials businesses, whose production is cen- and statues to adorn gardens, villas tered on the items and models derived and buildings. The harmony and bal- from local traditions, it is difficult to ance between the raw material and the indicate which kiln in particular finished product have made it possi- might appeal most to the visitor, also ble for the craftsmen of the Chianti because the quality and genuineness area to specialize both in the tech- of Impruneta terracotta is present nique and in decoration motifs. All everywhere. the Impruneta production has in However, leaving Impruneta behind common a wide symbolic repertory and moving towards Falciani, you ranging from acanthus leaf swags, come across one of the best known widely used during the classical an- terracotta producers, m.i.t.a.l., on via tiquity as a symbol of triumph and di Cappello. The progenitor of this glory, to the horn of plenty – symbol lineage of clay workers was Anselmo of prosperity, happiness and abun- Mariani, who ran a kiln in Il Ferrone dance, and finally the sun and the before opening the more famous one moon, which symbolize the rhythm in Impruneta. Aside from the tradi- of life. tional production ofdecorative gar- Strolling down the streets of the old den items, they produce figures and town centre, one cannot help appre- statues of various dimensions. ciating the numerous references to the Still in Falciani, along the Chianti- greatest local resource: terracotta. giana provincial road lies another Here street signs, street numbers and artistic kiln, that of Pesci Giorgio e post boxes are all made of fired clay. Figli, whose products range from the A wonderful example of this extraor- typical pitcher to various objects such dinary harmony of typical terracotta as flowerboxes, amphorae and orna- handicrafts is the one furnished by the ments. vast production of the various handi- Once you have reached Il Ferrone, on craft businesses located around Im- Via delle Fornaci you can visit an at- pruneta, many of which in Il Ferrone tractive shallow lit workshop called La where kilns abound. Entering the dif- fornace Masini where craftsmen ferent terracotta factories, one is im- mould the clay the antique way, work- pressed by the vast areas of outdoor ing mainly by hand. Each piece is space covered with wide open sheds unique. A flowerpot can be modeled museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 202 by flattening and shaping the clay in grapevines, olive trees and cypresses, plaster moulds, after which comes the the old kiln has been renovated and so-called lavor tondo (a slang expres- thus brought back to its antique sion) for which the craftsman will in- charm thanks to the dedication of the deed go round the mould pressing and family who is working there still to- modeling the clay on the outside in a day. The kiln of Poggi Ugo produces special fashion called a banchi. Once traditional terracotta pottery for out- the clay has been compacted, the vase door decoration such as flowerpots, will be adorned with rims and deco- boxes, bowls and fountains, to which rative elements. has been added a collection of mod- Their production includes over 300 ern design pieces. Among the largest models of indoor and outdoor deco- in the area, the kiln includes spaces rative objects. with arched openings, rooms with On via Europa, still inside the Il Fer- wasp nest masonry work for air cir- rone area, Terrecotte Corsiani Alessan- culation, loggias and courtyards, ex- dro produce traditional objects and actly as it was in the 16th century, of- personalized and custom-made pieces fering us a beautiful glance into that that come with a unique piece certifi- age. cate. A visit to the kiln will introduce The firms mentioned in this text have you to the various stages of the pro- been freely selected by the authors and duction process. Flowerpots, pitchers do not by any means constitute an ex- and flowerboxes are left to dry at least clusive list of the producers in the 20 hours and during this time clay re- area. We would like to thank the ter- leases a big quantity of water. After- racotta producers for their help dur- wards the objects are fired at temper- ing the research phase. atures ranging from 750° to 1000° Thanks to Aldemaro Becattini, Ro- centigrade. Firing goes on for more berto Berti, Omero Soffici and Rena- than 50 hours, after which the tem- to Stopani; to the staff of the Com- perature is slowly brought down un- munal Tourist Boards of Impruneta, til the pieces are completely cooled San Casciano and the Tourist Office down. Finally, watering the objects Castellina in Chianti and to the Con- will give the earthenware greater re- sorzio del Marchio Storico del Chianti sistance to temperature changes. Classico for kindly allowing us to use On Via Imprunetana per Tavarnuzze their pictures. A special thanks goes to you come across a kiln that has main- Rino Capezzuoli for the operational tained the charm and characteristics support generously offered to us. of the old building where all the pro- duction and the working life of a whole family went on already from the late 1500s. Set in the midst of the quiet Tuscan countryside among

english translation 203 For specific literature in Italian on the Terracotta Craftsmen Chianti area, we suggest: and Industries E. Massei, Artigianato del Chianti, radici, modelli e tradizioni, Viterbo 2000. Courtesy of the Tourist lnformation Of- E. Bosi - G. D’Eugenio - M. Loren- fice of the Comune di Impruneta zi - I. Moretti, Chianti, storia e itin- erari, Firenze 2003. andrei lorenzo As to the magazines we suggest: via Imprunetana per Tavarnuzze, “Greve in Chianti 2005”, with the pa- 20/b tronage of the Comune di Greve in 50023 Impruneta Chianti; the bimonthly periodical tel. 055.2313842 “InChianti”; “Chianti travel, Coun- www.lorenzoandrei.it try life”, with the patronage of the Consorzio del Marchio Storico Chi- artenova anti Classico. via della Fonte, 76 Photos by Benedetta Zini 50023 Impruneta tel. e fax 055.2011060 www.impruneta.com/artenova.htm [email protected]

benci mario via di Cappello, 22 50023 Impruneta tel. 055.2011891

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corsiani terrecotte via Europa, 10/12 50023 Impruneta museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 204 tel. 055.2010000 f.lli masini fax 055.2012224 via delle Fornaci, 57/59 www.terrecottecorsiani.it 50023 Impruneta cotto chiti tel. 055.2011683 (sede legale, laboratorio ed espo- fax 055.2313211 sizione) www.fornacemasini.it via Provinciale Chiantigiana, 169 fornace.masini@dadait località Il Ferrone 50023 Impruneta mario mariani tel. 055.207030 via di Cappello, 29 fax 055.2072763 50023 Impruneta tel. 055.2011950 impruneta spa fax 055.2011137 via Provinciale Chiantigiana, 67 loc. Falciani, 50023 Impruneta m.i.t.a.l. di angiolo mariano e tel. 055.2326064 figli fax 055.2326069 via di Cappello, 31 www.cottoimpruneta.it 50023 Impruneta tel. e fax 055.2011414 www.mital.rtd.it cotto ref [email protected] via di Cappello, 26/41 50023 Impruneta orlandi tullio e claudio tel. 055.2011013 via Fornaci, 1 fax 055.2313210 50023 Impruneta www.cottoref.it tel. 055.850585 [email protected] [email protected] europa impruneta srl pesci giorgio & figli srl via Montebuoni, 98 via Provinciale Chiantigiana, 36 50023 Impruneta località Falciani tel. 055.8797268-2373428 50023 Impruneta fax 055.8797633-2373429 tel. 055.2326285 www.europaimpruneta.com fax 055.2326607 www.terrecottepescigiorgio.com fornace pesci spa [email protected] via delle Fornaci, 26/a 50023 Impruneta poggi ugo tel. 055.2012117 via Imprunetana per Tavarnuzze, 16 fax 055.2011488 50023 Impruneta www.fornacepesci.it tel. 055.2011077

english translation 205 fax 055.2313852 Impruneta’s Magic Cuisine www.poggiugo.it [email protected] by Maria Pilar Lebole and Benedetta Zini ricceri giuliano via Europa, 12 50023 Impruneta Impruneta is a small town situated on tel. e fax 055.2011365 the hills between Greve and Florence. www.ceramichericceri.com Seemingly insignificant, it conceals [email protected] unimaginable treasures in the fields of handicraft, oenogastronomy, as well ricceri sergio as of art and architecture. via di Fabbiolle, 12/16 Wandering about Impruneta and its 50023 Impruneta surroundings, it seems hardly possible tel. e fax 055.2313790 that such a small town has reached [email protected] over the years such fame and prestige. One square, a few houses, lush green sannini impruneta spa fields all around: almost as if we were via Provinciale Chiantigiana, 135 in an isolated place somewhere in the località Il Ferrone open country. Yet we are just a stone’s 50023 Impruneta throw from Florence – actually we tel. 055.207076 have a splendid view of Florence from fax. 055.207021 up here. We can see its red rooftops www.sannini.it laid with terracotta tiles, the very ones [email protected] that were born out of the skilled hands of Impruneta’s kilnmen some cen- vanni luca turies ago, and are still intact and via Europa, 7 beautiful. 50023 Impruneta Impruneta’s case is particular: local tel. 055.2312247 oenogastronomy and handicraft both sprang out of its ancient rural tradi- vanni marco tions, based on simplicity and ro- via di Cappello, 14 bustness. The massive production of 50023 Impruneta terracotta bricks and tiles made for tel. 055.2313572 the largest and most prestigious con- structions has never superseded what was the earliest and main activity for the master craftsmen of the area: the production of terracotta oil jars and vessels made for farmhouses and, more generally speaking, for farm life. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 206 And indeed, agriculture represents widespread in other regions of Italy. one of the main and most important Then the olives are pressed, rigorous- sectors of the local economy, starting ly cold-pressed (no heat is used dur- with the production of an excellent ing the extraction process), making extra virgin olive oil - among the best use of massive and solid granite mill- ones in the Florentine area - thanks to stones. This method yields an excel- a chilly and dry climate and a very fer- lent oil characterized by an especially tile soil. Today Impruneta’s oil is one bright green color and by a distinct of the most appreciated products of bitterish aftertaste that has made it fa- Tuscan traditional oenogastronomy, mous all over the world. Indeed, when mostly thanks to a very fertile soil and freshly pressed, this oil has character- to a favorable climate, but also to the istic fruity and bitterish notes, persis- maintenance of old methods of culti- tent and spicy. With time, this after- vation and preparation, transmitted taste will mellow, the intense green from father to son and still a source of color will progressively become al- pride for Impruneta’s inhabitants. most yellow and the flavor becomes Impruneta’s number one secret lies less stinging, while maintaining fruity perhaps in its very special and fortu- accents reminiscent of almond taste nate location. Set between two val- in particular. leys, those of the rivers Greve and Excellent immediately after pressing Ema, it benefits from extremely fer- as well as after a few months, Im- tile and generous soil, while its rigid pruneta’s oil – as most Tuscan oils – winter climate has favored the culti- has an intense and special flavor vation of olive trees and consequent- thanks to which many prefer to con- ly the production of a high quality oil sume it as a condiment rather than in that will preserve its properties even the preparation of hot dishes. We test up to a few months after pressing. it on the classic fettunta: a slice of Moreover, as we all know, Tuscan slightly toasted bread sometimes olive oil has a very old culture that topped with a few hot black cabbage consists in a few simple principles re- leaves (only in winter) boiled in salted ligiously preserved over the centuries. water, and seasoned with new oil, just In Impruneta in particular, olive oil is come out of the olive mill. An easy way still made according to these age-old to fully appreciate its unique flavor. principles. Here, olives are first hand Always as a condiment, olive oil is al- picked one by one, directly from the so the ideal companion for beans and tree, in order to prevent the fruits all kinds of vegetables, while a few from fermenting as a consequence of drops on a slice of grilled meat, once beating down the olives (a technique cooking is over, will magnificently ex- which consists in hitting the tree alt its taste. branches with a pole in order to make To experience these flavors, a tour of the olives fall down) which is very local farms is strongly suggested. This

english translation 207 is a way of tasting one of the world’s ket that in this particular area might best oils accompanied by fine Tuscan well be considered saturated. Im- bread as well as Chianti wine by vis- pruneta’s wine is mellow, fresh, tart, iting the cellars where it is produced and does not keep very long. We can and kept. Speaking of wine, the well picture it inside a nice Tuscan grapes of Impruneta deserve a special flask to be served with – as we shall mention. Impruneta was the first see – a dish of strong character such place in Italy, in faraway 1926, to cel- as the typical peposo. ebrate a Grape Festival, la Festa del- l’uva. Since then, every year on the last Sunday of September the entire vil- An itinerary of flavors in Impruneta lage fills the streets to celebrate. Through the years, the celebration Located near the tollgate Firenze-Cer- has lost its original rural character to tosa on the A1 motorway and the become a modern event attracting an Firenze-Siena junction, the village of increasingly growing number of Impruneta is the first stop on the way tourists, both Italian and foreign. And to the Florentine Chianti area, which actually, the beauty of the place and can be divided into two parts: one the cheerfulness of the festival are an served by the Via Chiantigiana and ideal setting for Chianti Classico tast- one by the Via Cassia. These two ad- ing as well as for an exhibition of lo- jacent areas are similar to one anoth- cal handicrafts. er even though each has reciprocal The typicalness of Impruneta’s wine and important characteristics of their has nevertheless been damaged in a own. The small town of Impruneta certain way by the enormous fame of has been able to capture the message wines produced in the nearby areas. from both and, in its turn, to elabo- But let’s not forget that however we rate upon this common heritage its are inside the Chianti area, even if on- proper traditions of good taste and ly at its commencement. Also in Im- simplicity - not to be missed. pruneta do rows of grapevines run Past the Florence Carthusian along the hillsides where they receive monastery, less than one kilometer a good exposure to sunlight while the away from the Firenze-Certosa junc- macie (i.e., low stone walls) terrace tion, on the Via Cassia in the hamlet the ground. A recent collaboration of Bottai – whose name comes down with the consortium of the Chianti from the long line of coopers (i.e., bot- Colli Fiorentini (produced in nearby tai) who used to work in this area – San Casciano) has fortunately fos- we find the wine shop Vinoteca al Chi- tered the rebirth of the excellent Im- anti. It stands at a turning point of the pruneta wine, granting it a wider dis- antique route leading to the Chianti tribution and a proper and well-de- area. Travelers would transit through served recognition even inside a mar- here before making a stop in Tavar- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 208 nuzze, whose numerous taverns five hectares of “Typical Geographic (hence the name of the village) offered Origin” (Indicazione Geografica Tipi- wine tasting and accommodation. ca) vineyards, five hectares of guaran- The wine shop offers a large selection teed docg quality Chianti Colli of the local production, as well as a Fiorentini and more than six thou- range of other Italian and interna- sand olive trees. All farming is done tional wines. following the guidelines of a Euro- You turn into the road leading to pean Union program aimed at reduc- Tavarnuzze, then take the first left ing the use of chemical agents in agri- turn to follow the beautiful Via im- culture. prunetana among the green Floren- In Impruneta – whose name appar- tine countryside. Nearby stands the ently derives from the Latin in pru- Fattoria La Querce with its turreted inetis, i.e. “among the brambles” – we mansion dating back to the 1300s and discover a number of savoury surpris- enlarged by subsequent additions. It es that have turned this tiny village in- is a small farm offering the possibili- to one of Tuscan oenogastronomy’s ty to visit its cellars. The property jewel. Farming traditions in Im- counts seven hectares of vineyards pruneta have remained intact over the where they grow the traditional local years and even if olive oil has always varieties of vines: Sangiovese (most- been the number one choice product, ly), but also Canaiolo, Colorino, Mal- the area has developed a notable agri- vasia and Trebbiano. In the wine- cultural production, not very big in making cellar there are fermenting quantity, but excellent for quality and vats and stainless steel tanks as well as taste. Walking about the village sur- a room built mostly underground roundings, you get the feeling of wit- which is used to keep the bottles dur- nessing a rural landscape from some ing the refining process. In the base- 200 years ago, with large areas of ment of the villa instead we find the mixed cultivations typical of an econ- aging cellar where old wooden barrels omy based on sharecropping. and barriques can be admired while Olive oil serves as a condiment in ri- enjoying the wine tasting. The farm bollita, a rich peasant soup from the also produces an extra virgin oil with Florence countryside. It is a typical a particularly pronounced aroma that winter dish for the main ingredient, has recently won a prize as one of the besides stale unsalted Tuscan bread, is best oils in the province. black cabbage. The soup also contains Still along the Via Imprunetana, let us potatoes, white beans and seasonal point out La Fattoria di Bagnolo, a vegetables. beautiful estate once called Al Fonte Now on to another tasty dish: the his- that was for a certain period around tory of Impruneta is linked to one of the mid-fifteenth century owned by the Florentine cuisine’s most famous the Machiavelli family. Today it has dishes, which was apparently invent-

english translation 209 ed here among terracotta jars and the name cinta that is belt). The meat tiles, in a poor rural environment. is marinated in water seasoned with Tradition has it that the typical Flo- typical Tuscan herbs such as wild fen- rentine beef stew called peposo comes nel and then roasted in a pan in a from Impruneta. As the legend goes, wood-burning oven after the wood Filippo Brunelleschi himself tasted has been taken away. The meat will the dish in Impruneta among the ter- continue to cook in its juice over Im- racotta masters known as “fornaciai” pruneta bricks for approximately (and hence the name peposo alla for- twelve hours. nacina). They used to set the saucepan The aroma of wild fennel is also found with the stew on the edge of the kiln in finocchiona, a typical Tuscan sea- and let it cook slowly all day long. Im- soned sausage made of lean and fat pressed by the great nutritive value minced pork. The seeds of wild fen- and the powerful taste of the dish, nel are used this time. Very savoury, Brunelleschi started offering it to Finocchiona is served as an hors d’oeu- workers involved in the exhausting vre in local trattorias and restaurants task of building the Duomo of Flo- together with prosciutto, salami and rence, to warm themselves up and small pieces of toast topped with a gain new vigor. The peposo prepared chicken liver preparation called cros- in those days was slightly different tini ai fegatini. from today’s, for instead of tomato And to finish with a traditional sauce they used an excellent red wine dessert, let us mention the tradition- – from Impruneta, of course – that al schiacciata con l’uva (a flat cake with gave the dish a distinctive taste. grapes) which, during grape harvest The legend might be only partly true, season between September and Octo- but what is certain is that the rich, nu- ber, enriches every menu. This is a tritious and spicy peposo, to be served dessert with an old-fashioned taste, as hot and preferably in terracotta bowls ancient as the peasant habit of dip- to keep it warm and tasty, is worth try- ping bread in wine, and it was born ing both for its unique flavor and for right here in this countryside. The the energy that it gives. original baker’s recipe, somewhat rus- Another savoury dish from the Chi- tic, is prepared with simple ingredi- anti area, rarely offered in local trat- ents and enriched with fresh black torias because it takes a long time to grapes and a sprinkling of sugar. cook it, is arista di cinta senese (chine of cinta senese) cooked in a saucepan on hot terracotta bricks. Cinta is a choice breed of swine indigenous to the area of Siena, with a distinctive light-colored stripe around the belly which looks a bit like a belt ( hence museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 210 Farms of Impruneta Glossary vinoteca al chianti Aedicule via Cassia, 2 An opening in the surface of an in- 50029 Loc. Bottai ternal or external wall of a building, Firenze-Certosa composed of a tympanum crowning tel. 055.2373267 resting on elements in the shape of fax 055.2379737 columns or pillars, in which a stat- www.vinotecaalchianti.it ue or a holy image is placed. Agnus Dei fattoria la querce From the Latin i.e. “Lamb of God,” via Imprunetana per Tavarnuzze, 41 it is the symbol of Christ, the son of 50023 Impruneta God, who sacrificed His life for man tel. e fax 055.2011380 redeeming him from original sin. www.laquerce.com Agresti, business The Agresti family business, kiln fattoria di bagnolo owners of Impruneta, is recorded as via Imprunetana per Tavarnuzze, 48 beginning from the second half of 50023 Impruneta the 18th century; the kiln, which tel. 055.574410-055.577575-055.2313403 closed down in 1990, still fully pre- fax 055.580149-055.2313403 served, provides evidence of the an- www.bartolinibaldelli.it cient technique used for almost the entire 20th century. Altar Table on which the priest celebrates the Eucharistic sacrifice, which de- rived its shape from the Last Sup- per’s table. Altar frontal This term refers to the panel, con- taining a painting or goldsmith’s works, placed behind the altar or on the top of the mensa. Altar piece Large panel, either painted or sculpt- ed, situated on the altar; sometimes it is composed of more than one pan- el (see also polyptych). It is often in- serted in a rich frame, or in the ar- chitectural structure of the altar itself.

english translation 211 Ambo Armorial Bearings A raised tribune, closed on three A group of items made up of a sides by a parapet and which in the shield, ornaments and honorific fourth opens onto the access stair- identification marks of a family or case. It was the place where the an organization. priest went in order to read the Assumption of the Virgin Epistle and the Gospel. The Assumption is the moment in Ampulla / ampullina which the Virgin’s soul, reunited A piece of sacred furnishings, it usu- with her body, is lifted together ally has a globular body and a nar- with the latter by angels towards row neck. The term refers to the two Heaven. The Virgin is often repre- containers, one for the wine and the sented in the center of a mandorla. other for the water, used during the In traditional iconography, it is sur- Eucharist, as well as to the three mounted by the benedictory Fa- containers for holy oils. ther; sometimes she is crowned by The Annunciation her Son (Coronation of the Virgin). Antiphonary The subject, which imposed itself Text part of the Missal that collects for the first time in Gothic sculp- the antiphonies (alternating chants) ture, spread extensively during the that tradition says were collected by Catholic Counter-Reformation. th Saint Gregory the Great (6 centu- Basin ry). It contains the incipit – at times See Eucharist flagon the entire text – of the chants with Bas-relief the pertinent musical notations. Antonio di Girolamo di Ugolino See relief (Florence 1479 - 1556) Benedetto da Rovezzano (Pistoia An illuminator and, from 1500, a 1474 - Vallombrosa 1554 circa) member of the Arte dei Medici e A sculptor who had his training in degli Speziali, (Guild of Physicians Versilia, between 1505 and 1515, he and Apothecaries) who had a flour- worked on prestigious Florentine ishing workshop at the corner of via and French commissions. Among dei Pazzi; he is known for the sober his works we will point out: the and elegant style consisting of live- Monumental Sarcophagus of Saint ly compositions; the tone with John Gualbert for the church of San- which the artist customarily illus- ta Trinita, now in the church of San trated the holy history is constant- Salvi, and the tomb of the Gon- ly intimate and domestic. falonier Pier Soderini for the Architrave (or Lintel ) church of the Carmine, both in Flo- In architecture, the group of hori- rence. zontal elements supported by Bernardian symbol columns or pillars. See Monogram museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 212 Birth of the Virgin lar tool, may have various shapes Described only in the apocryphal (round, flat, ruled). Gospels and the Golden Legend (13th See engraving; embossing century); the theme was widespread Burse (or case) in western art where it was handed A flat case to hold the corporal, down beginning from the 13th cen- formed by two rigid decorated tury to the 17th century. The event squares; its colors vary according to when Anna, after the angel’s an- the liturgical calendar. It was rested nouncement gives birth to the little on the chalice. Mary, is set in an ordinary dwelling, Candelabrum often very carefully furnished, Large branched candlestick. where many women are found: Candlestick Joachim, when present, has a sec- A support in wood, metal, ceramic ondary position. or other materials, used to hold a Book of Anthems single candle or, when it is placed The name given to codexes that on the altar, even several small- contain the choral chants and sized candles. songs, either Catholic or Protes- Canvas tant, having specific names accord- It is one of the most used surfaces ing to their liturgical function for oil painting; usually made of Boroni, Giuseppe (historical infor- linen or hemp but sometimes also mation from1787 to 1830) of cotton, jute, silk or other fibers; A goldsmith and the son of Master its typology varies by weight and Bartolomeo, who had executed nu- weave according to the different merous works for the Vatican basil- eras, places and expressive needs. At ica. He had a workshop in Florence first glued to a wooden panel, it was together with his brothers. In his then stretched on stretcher bars to vast production, one often finds the make the transportation of paint- refined elegance typical of Roman ings easier; the latter procedure be- neo-Classical silverworks. gan to spread from the second half Brocade of the 15th century definitively sub- A damask fabric with large patterns, stituting the one on wooden panel in silk, linen, hemp, sometimes beginning from the 17th century. with gold and silver threads, woven The term also refers to the pictori- so as to show a characteristic effect al work executed on canvas. in relief. Cape Burin Small garment without sleeves that Implement made up of a small steel falls to the knees. It is worn by car- rod with a beaked point and a dinals, bishops, abbots and other wooden handle; it produces a sharp high dignitaries to whom it has cut while that of the graver, a simi- been granted. The same term may

english translation 213 also be referred to the rectangular the wine that, during the Eucharis- cloths, often richly worked and tic celebration, becomes the blood precious, used to cover the holy of Christ. image of the Madonna of Im- See also pate pruneta, a role that brought about Chapter the name of cape to such para- A college and an assembly of ments, documented also in the canons, friars or monks, belonging shrine of Santissima Annunziata in to a cathedral or a collegiate church. Florence. The term also refers to the place in Cartegloria / Altar cards which the assembly is held. The Term which refers to each of the book of chapters is a collection of three formulas for the fixed parts of the resolutions of such a college. the Eucharistic celebration. It also Chasuble (or Planet) refers to the card that since the 16th Loose liturgical vestment with a century has been used on the altar round opening for the head, worn during the Mass as a memorandum by the priest during the Mass. It is of the formulas. derived from the ancient Roman Cartouche (or Scroll Ornament) traveling cloak. Decorative element, either drawn or Chisel sculpted, that reproduces a parch- Non-cutting implement in differ- ment or a scroll, spread open or rolled ent shapes that, hit with a small up, on which Biblical passages are hammer on a metal plate, lowers its quoted and inscriptions or coats-of- surface without taking away the arms are reproduced. material. See also embossing Casting Chisel working It is a process used to create sculp- Modeling the surfaces of metal ob- tures or reliefs through the pour- jects, carried out by means of a chis- ing of molten metal into a mold; el. it always involves a subsequent Choral finishing phase with a chisel or Liturgical chants and singing of a other implements. We call it “full religious community. relief casting” when the mold is Christ in Pietà open and the liquid metal fills it Such a denomination refers to the completely; whereas a “hollow iconographic image of the Man of casting” makes use of closed molds sorrows, that is of Christ, showing and requires a very thin layer of the wounds in His hands, chest and metal. feet; sometimes the instruments of Chalice the Passion are next to Him. The A piece of ecclesiastical furnishings Representation is inspired by devo- made up of a cup supported by a tional tradition; the episode is not stem ending in a base. It is used for narrated in the Gospels. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 214 Codex toires (disks, bands, squares) close Ancient manuscript composed of to the Byzantine style. several leaves, first of papyrus and Cross then of parchment, bound togeth- Formed by two intersecting axes, er as a book, as opposed to the vol- one vertical and one horizontal, it umen, namely, a group of sheets became, with or without the Cru- wound into a roll. Codices often cified Christ, Christianity’s princi- contained rich illuminated decora- pal symbol. tions (see illumination). Altar cross: standing on a pedestal Cornice and placed on the altar, with Christ A projection that subdivides the in relief. surfaces of buildings marking the Astylar cross: supported by a long edge of an architectural element staff, it is portable and used in or- (floors, windows, doors, etc.); it al- der to lead a procession. With fig- so refers to the element used to ures on bothsides: Christ is usually frame and isolate a subject, either portrayed on the front one, while pictorial or plastic, from the sur- evangelical symbols are represented rounding environment, and it is on the back. generally in wood, stucco or drawn. Damask Corporal Fabric made of silk with warp and A small square white linen cloth, weft of the same color that create spread at the center of the altar dur- glossy patterns on an opaque back- ing and at the end of the Commu- ground. nion Service or when the Blessed Death of the Virgin Sacrament is exposed. See also burse In apocryphal literature and in the Cosmati Golden Legend (13th century); differ- The name indicates some families ent versions of this episode already of marble workers active in Rome appeared beginning from the 4th and Lazio between the end of the century. Among the most wide- 11th and the end of the 12th centuries spread let us mention: the presage, as decorators and architects. Their in which an angel appears and gives works are characterized by an orna- the Palm of Paradise to Maria, an- mental system that used plugs of nouncing that she will die in three white and colored marble, semi- days; the Communion, adminis- precious stones, tesserae of a vitre- tered to the Virgin by Saint John the ous paste and gold, to create geo- Evangelist, or by Christ, among the metric designs as décors for archi- most recurrent themes during the tectural elements and furnishings. period of the Counter Reforma- Their production synthesized the tion; the Dormitio (i.e. the eternal polychromy typical of Roman mar- rest): inspired by a lesson of the leg- ble workers with decorative reper- end that has it that the Virgin was

english translation 215 not dead, but only asleep in the eling it from the verso (i.e. the back) three days preceding her resurrec- and then giving the finishing touch tion. This scene may take the place from the recto (i.e. the front) with of that of the Assumption. a chisel and a burin. Della Robbia, Luca (Florence 1400 Enamel circa - 1482) Vitreous paint to which coloring Known as the initiator of majolica components are added, which has production he is the original inter- the property to become a shiny preter of the luminous and linear compact surface thanks to the high rhythms of Ghiberti, the plasticism temperature firing. of Nanni di Banco, and of the Do- See enameling natellian experience. The first col- Enameling ored terracotta reliefs inserted in ar- Decorative technique used both for chitectural and sculptural complex- ceramics and metals. The most es go back to the early 1440’s. From widespread procedures for metal his copious body of work we re- enameling are cloisonné, that con- member, only as examples, the sists in spreading the enamel with- Madonna of Via dell’Agnolo, the in areas bordered by fine metal Madonna of the Rose Garden and the wires and champievé that consists in Madonna of the Apple today housed inserting the enamel in small alve- at the Bargello Museum in Florence. oli made on a metal plate. Dormitio Virginis The term also refers to the process See Death of the Virgin of terracotta waterproofing that be- Dossal came widely used beginning from An elaborate cloth to cover a piece the 15th century, leading to a partic- of furniture ornotable objects. ular type of production known as Embossed decoration known as majolica. “Baccellatura”(i.e. in the shape of Engraving legume pods) Drawing carried out on a hard sur- Ornamental relief motif made up of face, called matrix, either by hand, a series of convex elements similar using a pointed instrument (burin, to legume pods, typical of classical graving tool), or chemically, using and Renaissance art. corrosive substances, for decoration Embossing or printing reproduction. Engrav- Art and technique of decoration ing is also the name of the resulting used for precious materials such as product. gold and silver, but performed also Eucharist flagon on copper and bronze. It consists in A receptacle with a lip that was used reducing the metal to a very thin in solemn liturgies for the washing lamina in order to obtain the de- of hands together with a bowl, sired representation in relief, mod- called basin. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 216 Evangelical, symbols damask otherwise. There are three In early Christian iconography, the basic types of fabric: cloth or taffe- four evangelists are portrayed as ta with two warp yarns and two weft winged creatures with animal ones, with the same effect both on heads. Saint Jerome, at the end of the right side and the reverse side; the 4th century, first justified the as- twill, that achieves a diagonal effect sociation of the animals with the slanting either right or left; satin: authors of the Gospels: Matthew is depending on whether the warp or represented by an angel because his the weft is more evident, satin may Gospel begins with the Incarna- have either a weft or a warp effect. tion; Mark by a lion because he Filarete, the nickname of Antonio starts his with the figure of John the Averulino or Averlino, (Florence Baptist who “cries in the desert” 1400 circa – Rome 1469 circa) with a powerful voice, like that of a A sculptor and an architect, who lion; John is represented by an ea- developed his background in the gle, the bird that flies the highest in Florentine humanistic milieu, he the sky, because his vision of God is was probably an apprentice in the the most direct; and finally Luke by workshop of Ghiberti; he executed a bull, a sacrificial animal, because the bronze Door of Saint Peter’s in his Gospel commences with the Rome (1433-1445). He lived in Flo- sacrifice of the priest Zachariah. rence (1448) and in Venice (1449), During the Renaissance the animals then in 1451 he was in Milan busy and the angel continued to be por- working in the most important trayed only as simple attributes of building-sites in the city, among the four Evangelists. Secondary at- which we will mention only the Os- tributes for all four saints are a book pedale Maggiore (1465). He and a cartouche. brought Renaissance ideals to Lom- Ex-voto bardy, and he carried out at the Object, displayed in holy places, ex- same time the critical recovery of ecuted or offered as a gift to a di- the local Gothic tradition. vinity or to saints for favors received Foggini, Giovan Battista (Florence or to keep a promise. 1652-1725) Fabric Sent by Cosimo iii de’ Medici to Technique and art that consists in Rome with the assignment to copy weaving a series of yarns called ancient statues, the artist entered warp, kept parallel and taut, with into the Roman baroque milieu; in another series that is inserted cross- Florence he executed sculptural and wise called weft, carried out by architectural works, among which means of a loom. The fabrics are we would like to mention just as ex- called plain when the weave does amples, the Reliefs with the Stories not present any special pattern, from the Life of Saint Andrew Corsi-

english translation 217 ni, in the Church of the Carmine, powder, according to different pro- and in Palazzo Viviani della Robbia. cedures. Fresco Gold-beater Painting technique on a wall sup- A worker whose job consisted in port that makes use of the lime of beating gold into sheets of gold or the wall plaster as a binder. into gold leaves. Frontal See also chisel work and gilding The front parament of the altar, Gradual generally made of marble, which is A group of versicles that are sung placed under the mensa; it can also during the Mass. Once they were be made of ivory, silver or even of sung while the deacon went up the ornate embroidered fabrics. stairs of the ambo. The term derives Funeral of the Virgin from the Latin word for step, gradus. See Death of the Virgin The word Gradual also refers to the Gauze book containing such versicles. A thickly webbed fabric in light silk Gros or cotton. A thick grainy fabric in silk, Ghiberti, Lorenzo (Florence 1378- linenetc. 1455) Grotesquerie He was a goldsmith, a sculptor, an Wall decoration with botanical architect and a writer, who, in the and/or fantastic animal motifs course of his prolific activity, took which was typical of 16th century the Tuscan Gothic tradition to- painting and of the school of wards a greater compositional so- Raphael; its name derives from the lidity and synthesis translating in- fact that it imitated a type of wall ternational Gothic models also in- painting discovered ( in the 16th cen- to monumental works, among tury), in the Baths of Titus in Rome which we will just mention the at that time half buried and similar Saint John the Baptist (1412-1415) to caves. and the statue of Saint Matthew Haffner, Adriano (historical infor- (1419-1422). His is also the third mation from 1703 to 1768) door of the Florentine baptistery, A silversmith belonging to the Flo- finished in 1452 whichMichelange- rentine workshop of Giovanni Pe- lo defined “of Paradise”. Among the tres, of which he inherited the hall- assistants in his workshop was the mark, was defined“of German ex- young Donatello as well. traction” in the registration deed; Gilding he also held the position of assayer A technique used to apply gold on for the Arte della Seta(i.e. the Silk various supports: i.e. wood, parch- Guild). His activity is today attest- ment, leather, paper, walls, etc. The ed by a copious body of work, large- gold can be applied in leaves or in ly consisting of liturgical furnish- museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 218 ings, executed for churches in the was used in the Middle Ages to re- Florentine area. fer to cinnabar, which is mercury Holzmann, Bernardo (historical in- sulfide, a vivid red color, that was formation from 1705 to 1721) used to paint the initial letters in the A goldsmith working in Florence, ancient codice. In a wider sense, the he carried out numerous and valu- term miniature can refer to any able commissions for the grand small-sized painting executed with ducal court. Many of the works a meticulous attention to details. made by the artist were derived Illuminator, follower of Pacino, first from designs by Soldani and Foggi- and second ni, celebrated artists to whom many See Pacino di Bonaguida of the city’s prestigious families of- Incense-boat ten turned to. Among the pieces for It holds the incense that is eventu- which the artist is remembered is ally placed on the burning coals of the silver Frontal still kept today in the thurible, by means of a small the aedicule of the Virgin in the metal spoon. basilica of Santa Maria in Im- Intaglio pruneta, based on a design by Fog- gini (1714). Technique of working by removing Hugford, Ignazio (Florence 1703- part of the material. Wood, marble, 1778) ivory etc. are carved by using met- The son of an English watchmaker al instruments following a pre-es- called to work at the grand ducal tablished design. court, and a pupil of Gabbiani. His Jonah masterpiece is considered the paint- Old Testament figure, swallowed by ing depicting the Countess Matilda a fish and then freed three days lat- Donating her Possessions to the er, his storyprefigures, already in pa- Church, today at the church of San leo-Christian art, the death and Bartolomeo in Pantano, in Pistoia. resurrection of Christ and exempli- A teacher at the Accademia del Dis- fies God’s intervention in favor of egno (Academy of Drawing) in Flo- the faithful. rence, he promoted illustrated edi- Judith tions on artists of his time and past According to the book of Judith, in eras. In addition, he was a skillful the Old Testament, she was a hero- portraitist as well as a restorer of an- ic and beautiful young Hebrew cient paintings. woman from Bethulia who, in or- Illumination or Miniature der to free her land from the Assyr- The art of illustrating and decorat- ians, went to their camp where, af- ing manuscripts. The verb, “to ter seducing the enemies’ chief miniature”, that is to illuminate, Holofernes, she cut off his head and derives from the word minium that took it with her to Bethulia.

english translation 219 Lacquering knowledged as the climax of his ex- A very ancient technique through pressive quality. which objects made of wood or oth- Lisere er materials are covered with a A ribbon-like ornament that makes resinous substance for decorative up the border of a fabric, usually of and/or protective purposes. a different color. Lampas Liturgical books A damask fabric of great value made They contain the texts and pre- with yarns of silk, embellished very scriptions of the acts used in often with wefts of gold and silver, Catholic celebrations: Missal, Bre- with a heavy appearance; it is made viary, Pontifical, Ritual, Martyrolo- up of a background weft, usually in gy, Ceremonial and Memorial of taffeta, with supplementary weft ef- the rites. fects that create a particular pattern Loom on the material. In the art of weaving, it is the ma- Liberty chine that is used to weave the warp The term Liberty, used in Italian, yarns with those of the weft. is derived from the name of Arthur Majolica Lesenby Liberty’s shops in Lon- An enameling technique applied to don, specialized in the sale of flo- ceramics that makes use of a paint ral-style products, and it indicates consisting also of a mixture of potas- a stylistic current active prevalent- sium silicate, lead oxide and tin.Af- ly in Italy, in the early 20th centu- ter having applied the enamel one ry, in the field of decorative arts, starts to decorate the object with linked to art nouveau models, cha- metallic oxide based colors and, fi- racterized by the use of calligraph- nally, to spread a finishing glaze that ic floral motifs having a flexuous makes the object shiny. After firing, line. one applies the so-called gloss, a pig- Lippo di Benivieni (documented in ment that produces characteristic Florence from 1296 to 1327) metallic tints. Majolica allows the Florentine painter and illuminator, use of only a few colors owing to his workshop is recorded beginning their low resistance to firing. from 1296; his work is recognized as Maniple among the greatest and most origi- Liturgical emblem, made up of a nal expression of the tendency dis- strip of fabric in the same color as senting from Giotto’s language and the planet that is worn by the priest inclined towards the recovery of during the Mass, hanging down, on both Gothic stylistic methods and the left arm. the 13th century expressive pathos. Master of the Bargello His Mourning over the Dead Christ A follower of Maso di Banco, today in the Pistoia City Museum is ac- known as the Master of Tobias. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 220 Master of the Dominican Effigies Gothic and the search for clear spa- See Pacino di Bonaguida tial layouts drawn from antiquity; Master of Tobias (documented from among his most well-know plans 1354 al 1368) we remember the San Marco com- An unknown painter, identified as plex (1436-1443), Palazzo Medici a follower of Maso’s; his conven- Riccardi, on Via Larga and the tional name derives from the fres- of Cafaggiolo (post- coes that depict the Stories from the 1451) and Careggi (1457 circa). Life of Tobias in the oratory of the Missal Compagnia del Bigallo in Florence. One of the six liturgical books that Matrix contains all the texts necessary for A hard surface used in the printing the celebration of the liturgies and trade; made of either copper or the celebrations through the year; it brass. contains the priest’s prayers, both Mensa the fixed and the variable ones. The top surface of an altar Mogalli, Cosimo (1667 - 1738) Merlini, Cosimo i the elder (Bologna Having learned drawing from the 1580 - Florence 1641) sculptor Foggini, he devoted him- A refined goldsmith, born in self almost exclusively to engravings, Bologna, member of the Guild of demonstrating notable skill in the Por Santa Maria in Florence, he use of the burin. His body of work managed a flourishing Florentine includes religious, mythological and workshop on the Ponte Vecchio. He historical subjects, views and genre carried out numerous and impor- scenes. Among the painters whose tant commissions for the Medici works he reproduced, there are An- court. His refined style is character- drea del Sarto, Titian, Veronese, ized by the elegant syntheses of dec- Schiavone, Palma the Younger, orative richness and formal struc- Guercino, Van Dyck. ture. Among the few works cer- Monogram tainly attributed to him, we will A union or intertwining of two or mention only the Reliquary of the more letters. Cross, at the basilica of Santa Maria Christ’s monogram: an intertwining in Impruneta (1620). of the Greek letters x (chi) and P Michelozzi, Michelozzo (Florence (rho), the first letters of the Greek 1396-1472) word Christòs, that is Christ; alter- An architect and a sculptor, pupil of natively, the initials of ixtus (fish) Ghiberti and a collaborator of Do- and xpistos (Christ), two terms natello. He continued the lesson of that were at the same time tradi- Brunelleschi through the elabora- tional symbols of Christians, in use tion of an elegant combination be- beginning from the 2nd century on. tween the measured Florentine The abbreviation can also be for-

english translation 221 med by the Latin letters i, h and s, Oil (painting) at times surmounted by the cross, A technique of painting on canvas which stand for: “In hoc signum” or wooden panels using pigments that is “with this sign (you will mixed with thick oils, with essential win)”, with reference to the cross oils added so as to make the colors above. Bernardian monogram (after more transparent and less viscous. Saint Bernard of Clairvaux): the The use of oil as an emulsion makes three letters i, h and s, together, are it possible to have a wide range of enclosed in a radiant sun’s disc. pigments and chromatic gradations Monstrance also due to the different ways in A piece of sacred furnishings, in the which the color can be applied. shape of an aedicule or, in more re- ssxt. cent times, of a radiant sun’s disc, in Pacino di Bonaguida (documented which the consecrated host is ex- in Florence between 1303 and 1339) posed to the adoration of the faith- A painter and illuminator, among ful. his best-known works are: the polyp- Mytens, Martin ii (1695-1770) tych in the Gallery of the Accademia of Florence, which has a monumen- A painter of Swedish origin who tal style of Giottesque influence, and was highly appreciated at the is animated by decorative Gothic Medici court in Florence; from his tensions and the panel with the Tree body of work we will just mention of Life, at the same Gallery, where the the Impruneta portrait of Maria more articulated and narrative lan- Teresa of Austria with her son guage taken from illuminations pre- Joseph. vails. The illustrations of the five Im- Niche pruneta Antiphonaries, the work of A cavity made in a wall, usually con- many hands, attributed to his work- taining a statue: it can be semi-cir- shop, covers a long period of time: cular, rectangular or polygonal. the oldest term is recognized in the Nigetti, Matteo (Florence 1570 circa style of Pacino from the early 14th - 1648) century, attributed to the so-called An architect and sculptor known as “First Illuminator follower of Paci- an exponent of Florentine Manner- no”, lively narrative and simplified; ism, he was a disciple of Bernardo the most recent one, from around Buontalenti, with whom he worked the mid-14th century, is recognized in at the Palazzo Non Finito (1593). the more solid figures and the orna- Among his best-known interven- mental rhythm of the “Second Illu- tions is that for the Chapel of the minator follower of Pacino” as well Princes that is the funerary chapel as in the sweet and expressive lan- of the Medici family in the Floren- guage, from the lively chromatic jux- tine church of San Lorenzo. tapositions, by the so-called maester museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 222 in the style of daddi. In the middle be- His work, still little known even to- tween these two extremes is found day, reveals the influence of Luca the work by the so-called Master of della Robbia. the Dominican Effigies (recorded Patchwork from 1337 to 1345). The reality of a From English, it is an old technique large workshop, active even after the that consists in making blankets, tea death of Pacino di Bonaguida and towels or any type of fabric items, which specialized, over time, in illu- by sewing together differently pat- minations, would justify the differ- terned patches cut from various ent interpretations through which kinds of fabric. the master’s style was transferred in Paten these codices. A small round plate, often of pre- Panel cious metal, used during the Mass A sculpted or painted ornamental to hold the consecrated host and to board. It also means each part of a cover the chalice. polyptych. Pax Paraments A small decorated board or plate, of- The liturgical paraments are the set ten made of precious metals, depict- of vestments worn by the celebrants ing a holy image, used for personal during the Christian liturgy and, in prayer or presented to the faithful for a wider sense, also the objects the “holy kiss” of forgiveness. placed on the altar and the decora- See also Annunciation tive drapes. Pignoni, Simone (documented from Parish 1593 al 1614) The early parochial community. Florentine goldsmith, his work is The term designated an the ecclesi- documented from the end of the astical rural district, widespread 16th century, by the reliquary bust throughout northern and central executed for San Lorenzo in Mon- Italy, made up of district an area tevarchi (1593); he is currently rep- with a main church and its annex resented only by the Reliquary of baptistery that had jurisdiction over Saint Sixtus (1614) in Impruneta. the main churches in the district. Polyptych Pasquino da Montepulciano (active A painting or relief formed by three in the first half of the 15th century) or more panels joined together both Sculptor trained in the milieu of materially by hinges or frames, as Florentine humanism, he collabo- well as conceptually through the rated with Filarete on the bronze subjects represented. doors of Saint Peter’s in Rome, in Psaltery which he added his own name Book of psalms. In the Catholic (1433-1445). He also carried out the liturgy, it is the collection of psalms portal of San Domenico in Urbino. that are part of the divine office.

english translation 223 Punch dos and/or on the extrados of the Steel utensil that has a letter, a num- roof, and used to distribute the ber or a cipher engraved on one end structures’ support weight. used to make a decorative or dis- See also vault tinguishing impressionon the ma- Saint Catherine of Alexandria terial to which it is applied. Her legend that began in the Early Pyx Middle Ages records a beautiful, A cup made either of silver or of an- erudite noblewoman who con- other precious metal, gilded on the vinced of Christianity’s truth the inside and closed by a cover, in Alexandrian philosophers who which the consecrated particles are were summoned to Rome by Em- kept. It is kept in the altar’s taber- peror Maxentius (4th century), so as nacle. It is frequently in the shape to prove her wrong. Her typical at- of a cross. tributes are a spiked wheel, the in- Relic strument of her martyrdom, a Part of the body of a saint or a wor- sword, a crown, a palm, a ring and shipped object belonging to or a book; her mystic marriage with linked to the figure of Christ (the Christ is frequently depicted, too. Cross), the Madonna or the saints. Saint Christopher Relief The most widespread representa- A decorative sculptural technique tion, transmitted by the Golden that consists in making the figures Legend (13th century) is that of the come outfrom the surface on which giant saint intent on carrying a they are being carved; it is called child on his shoulder across a river. bas-relief when the figure stands out This child will turn out to be Jesus. from the background by less than The saint’s cult was already affirmed half of its thickness, instead we call in the 5th century. it high-relief when it sticks out by Saint John more than half. When the figures See Evangelists are detached by half of their own Saint John the Baptist thickness, it is called half-relief. The last of the prophet, the first Reliquary saint and the forerunner of Jesus A receptacle, in various shapes and Christ. He instituted the sacrament materials, used to hold relics. It can of baptism on the banks of the Jor- have different shapes, which are of- dan; he also baptized Christ and ten conceived for displaying the recognized him as the Messiah. His relics to the devotees. attributes are a lamb and a hide gar- Rib ment. He also holds a bowl for the A load-bearing structural element baptismal water or a honeycomb. of a roof (vault or dome), made up Another common depiction of him of ribbings projecting on the intra- is the one of his cut-off head being museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 224 carried on a tray by a maidservant he was the first pope of the Catholic or by Salome who had wanted it out church. The attribute that identifies of revenge. him is that of the keys, a symbol of Saint Lawrence the task conferred on him by Jesus The gridiron is his attribute as well to guard the gates of Heaven; oth- as memorial of his martyrdom; he er attributes of his are the rooster, is depicted as a young tonsured man the upside down cross, the instru- dressed in a dalmatic. The first dea- ment of his martyrdom, and less con and martyr of the Roman frequently a boat. Church, he is often represented Saint Philip with Saint Stephen. One of the twelve apostles who, ac- Saint Luke cording to tradition, evangelized The author of the third Gospel and Phrygia. The form of his martyr- of the Acts of the Apostles, heprob- dom is uncertain: he was probably ably wasa Greek who converted to crucified upside down. His relics Christianity. He is usually depicted are kept in the Roman church of the while writing the Gospel and with Dodici Apostoli. a bull. Tradition says he carried out Saint Raphael the Archangel a painting portraying the Virgin, Cited only in the Old Testament, and for this reason he is considered his attributes are not precise but he the patron of artists and is depicted usually appears dressed as a pilgrim with a palette and brushes. The in- with staff and knapsack next to the formation about his death is not lad Tobias, while accompanying very clear: maybe he was martyred him on his journey. He is invoked or he died peacefully when he was as the protector from illnesses and 84 in Bytinia, his remains were lat- infirmities of the body and is con- er brought to Constantinople. sidered the Patron Saint of travel- See also evangelists. ers, invalids and adolescents. Saint Paul Saint Romulus Often accompanied by the figure of A martyr, a disciple of Saint Peter Saint Peter the Apostle,co-founder and the first bishop of Fiesole, he with him of the Church and sym- first spread Christianity in the Flo- bol of its Hebrew component, rence region. According to tradi- while Paul represents the pagan tion, he was killed during the per- one. Among his attributes are a secutions ordered by Emperor sword, the instrument of his mar- Domitian; his body was carried out tyrdom, and a book or scroll that al- of the city, close to the Mugnone lude to the draft of the Epistles. torrent, where in the 4th century a Saint Peter cathedral was built. His remains Depicted as an apostle, sometimes were moved to the new cathedral in he wears a miter and a pluvial, since Fiesole in 1028.

english translation 225 Saint Sixtus spread, beginning from the 13th cen- Pope and martyr of Greek origin, he tury. The Apocryphal Gospels also organized the reconciliation be- record his incredulity at the As- tween the church of Carthage and sumption of the Virgin, for which he the Roman one. He was captured demanded proof as confirmation of while celebrating the mass in Saint the event. The Madonna threw a Callistus’ catacombs and decapitat- girdle from Heaven that Thomas ed by Valerianus (3rd century). He picked up. Generally, he is depict- was buried in the same Saint Cal- ed as a beardless youth, with the at- listus’ catacombs. tribute of a set square, the Virgin’s Saint Stephen girdle, a lance or a dagger, that were Protomartyr, already when he was the instruments of his martyrdom. the first deacon of the first apostolic Saint Zanobius community in Jerusalem, he stood According to his hagiographic leg- out for his eloquence as well as for end he used to be a deacon in Con- his fervent faith and . His stantinople between the 4th and 5th relics are in Rome, next to Saint centuries, and then the bishop of Lawrence’s, a protomartyr belong- Florence, where he is venerated as ing to the Roman Church, just like one of the city’s patron saints. His Stephen had been a martyrof the cult is due to the fame of his thau- first apostolic community. He is maturgical and exorcism powers. commonly portrayed as a young Portrayed as a bishop saint, his at- deacon, at times tonsured, dressed tributes often include a model of with a dalmatic. His specific at- the cathedral of Florence or the lily tribute are the stones used to kill of Florence. him, either held in a hand or into Saller, Alessandro (Florence, first half his bleeding head. of the 18th century) Saint Theodora A Florentine architect appreciated A very beautiful woman who lived by the grand ducal court; among his in Alexandria around the end of the works, until now insufficiently doc- 3rd century; her legend recounts her umented, let us mention the design promise of virginal chastity in the for the altar of the Madonna of the eyes of God. Condemned for her Rosary, for the church of Santa Christian faith to be taken to a Reparata in Pimonte (Barberino di brothel, she was decapitated by her Mugello, 1741). own wish together with the soldier Salvi, Antonio di (1450-1527) Didymus who had attempted to Goldsmith; pupil of Antonio del rescue her from death. Pollaiolo, he appears in records of Saint Thomas 1475 as a member of the Por Santa The representation of his increduli- Maria Guild in Florence. Last ex- ty at the risen Christ is very wide- ponent of the Pollaiolo tradition, museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 226 his prolific activity is documented atichi and for the façade, on Via in practically every church in Flo- Tornabuoni, of the rence and numerous churches of in Florence the countryside. To mention but Silvering one of his works, he is the author of See gilding the panel representing The Banquet Stadler, Franz Ignaz (documented of Herod (1478-80) made for the from 1686 al 1690) frontal of San Giovanni church in Austrian goldsmith born in Boden- Florence, now at the Museum of the dorf. A key-piece for the recon- Opera del Duomo in Florence; this struction of his poorly documented commission confirmed his entry in- career is an altar cross from the Trea- to the city’s artistic circle. sury of Esztergom’s cathedral (Hun- Sancta sanctorum (Holy of Holies) gary). The cross is dated 1686, year The holiest and innermost part of in which he was wedded to the wid- the Temple of Jerusalem. Today the ow of another goldsmith, Berch- term is used in Christian churches told. He died in 1690. to indicate the tabernacle where the Stamping pyx is kept. Impression of an identifying mark Service or number through the use of a A set made up of elegant or precious punch objects that constitute a decoration. Stole Shell Emblem, that is part of the liturgi- This image, a pagan symbol of love, cal paraments of bishops, priests is used in Christian religious and deacons; made up of a strip of iconography as a symbol of the pil- fabric placed on the vestment and grimage to Santiago di Compostela, descending in two strips, it is worn and more generally, of any pilgrim- differently according to the degree age; one half of the shell was used by of the order. pilgrims to drink water. The two Stretcher Bars halves of the shell symbolize the two It refers to the framing, generally lives: life on earth and the afterlife. made of wood, on which a canvas Silvani, Gherardo is stretched to be able to paint. (Florence 1579-1675) Sustermans (Antwerp 1597 - Florence An architect, among the principal 1681) exponents of 17th century Floren- A painter, he studied in Paris; in tine architecture linked to late- 1621 he was in Florence as the mannerist models, in tune with the painter of the grand ducal court. dominant conservative climate in Thus he painted a numerous series Tuscany at that time. Some exam- of portraits of Medici family mem- ples of this artist’s work are the plans bers. His qualities as portraitist for enlarging the Palazzo Panci- took him to many Italian and Eu-

english translation 227 ropean courts. Among his best- was bathing in the Tigris river. known portraits, besides those of From the heart, liver and bile he Galileo, we just cite those of Pan- tore out of the fish he obtained dolfo Ricasoli and Francesco de’ remedies against demons and eye Medici. diseases. The tale continues with his Tabernacle meeting Sarah. An aedicule closed by a door placed Trabeation on the altar, in which the pyx is Horizontal structure of a Greek kept. It also means a niche or a small temple, made up of the architrave, chapel, placed along a road or in- frieze and cornice. In general, it is serted into a wall and containing a the sum of the horizontal elements holy image. supported by columns, pillars and Tablet piers. A plate with inscriptions or even sim- Triptych ple ornamentations, in all the arts. Polyptych made of three wooden Temple/Aedicule panels joined together. Architectural structure usually Tympanum round with a cupola roof. In a wider Architectural crowning of a façade, sense, any typology that re-propos- generally triangular, smooth or, more es such a structure. often, decorated with a relief, de- Thurible fined by the slope of the roof and A piece of sacred furnishings, often the upper part of the façade that embellished with silver, formed by forms the base of the triangle. a cup with cover, which can be Vanni, Antonio (20th century) raised by means of three small Sculptor, designer and restorer born chains and containing a small bra- in Impruneta at the end of the 19th zier (incense boat), in which grains century; he was the owner of a flour- of incense are burnt. ishing workshop, still active today, Tobit or Tobias the Elder/ Tobias or specializing in hand-made terracot- Tobia the younger, Stories from the ta pieces, especially bas-reliefs fol- Life of lowing the ancient Impruneta tech- According to the biblical tale set in niques for working clay. Assyria in the 7th century bc, the Vault archangel Raphael meets Tobias (al- Curved surface covering a space or so known as Tobias the Younger) part of it, made by an internal con- son of Tobit (also known as Tobias cave extension (intrados) and an ex- the Elder) who was blind, on his ternal convex one (extrados). A fun- way to recover his father's money. damental characteristic of the vault Encouraged by Raphael, young To- is to laterally discharge the thrust bias succeeded in catching the fish that must be carried by the supports that was trying to bite him while he of the vault itself. museo del tesoro di santa maria dell’impruneta 228 Veil ry. Around the 14th century, instead A square cloth in the same liturgi- typologies underlining the earthly cal colors as the paraments, edged by and intimate rapport between galloons, embroidered and with a Mother and Son prevailed; their cross or the monogram of Christ in various attitudes and attributes its center, used to cover the chalice identify the different iconographic at the beginning and at the end of types. the Mass. The same term may also Volute be referred to the rectangular Curvilinear decorative element cloths, often richly worked and pre- used widely in painting, sculpture cious, used to cover the holy image and architecture. of the Madonna of Impruneta, a role that brought about the name of Votive vessels cape to such paraments, document- They are the chalice, the pyx, the ed also in the shrine of Santissima monstrance, the casket and the Annunziata in Florence. lunette. In a wider sense also the cor- Velvet poral, the pall, the purificator, the Fabric with a pile-covered surface Eucharist flagon, the ampullinae, the constituted of two warps, one for thurible, the incense boat, the paten, the base cloth (thick taffeta or satin) the holy water pot and sprinkler, the and another for the pile which is burse of the corporal, the veil of the createdby looped threads that can chalice, the bell, the three ampullae be cut. that contain holy oils, etc. Virgin with Child Watercolor The Byzantine iconography of the Painting technique that consists of hieratic and frontal Madonna, with spreading transparent colors mixed the dressed and benedictory Child, with gum arabic and diluted with standing and turning His back to water when using them on paper, His mother, is already present in the parchment or cloth. It creates ef- West beginning from the 7th centu- fects of transparency.

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Indice

7 Presentazione di Edoardo Speranza 9 Prefazione di Antonio Paolucci 13 Piccoli grandi musei: una risorsa culturale diffusa in terra toscana di Bruno Santi 17 Il Tesoro di Santa Maria 19 Il Tesoro di Santa Maria di Rosanna Caterina Proto Pisani 29 Visita al museo di Caterina Caneva 30 • Saletta delle terrecotte 35 • Sala dei codici miniati 46 • Saletta del vescovo Antonio degli Agli 48 • Sala degli argenti 87 • Sala dei parati

99 Itinerari 101 Da Firenze al Museo del Tesoro di Santa Maria di Impruneta 113 Il cotto di Impruneta 123 Le magie gastronomiche di Impruneta

131 Glossario

151 English Translation Finito di stampare in Firenze presso la tipografia editrice Polistampa Novembre 2005