Pubblicazione on line della Collana ADAPT Newsletter in edizione speciale n. 26 del 31 agosto 2007 Registrazione n. 1609, 11 novembre 2001, Tribunale di Modena

In evidenza OhOh Capitano!Capitano! miomio Capitano!Capitano!

Un profilo di In onore di Bruno Trentin di G. Cazzola pag. 2 a cura di Giuliano Cazzola

Rassegna stampa pag. 31 on la morte di Bruno Trentin se ne educato. Nelle conclusioni fu lucido e C va anche un pezzo della mia storia. chiaro: ci invitò a sperimentare la costi- E rimane l’amara consapevolezza di tuzione delle sezioni sindacali aziendali averlo deluso. Insieme a , e a impostare qualche vertenza sull’am- Per saperne Trentin ha rappresentato, per decenni, biente di lavoro. Quattro anni dopo, nel- di più una delle «presenze» più importanti l’estate del 1969, a 28 anni, fui chiama- della mia vita e della mia formazione. to – ragazzo di bottega – a far parte di Per maggiori Potrei commentare per ore i suoi discor- quella «mitica» segreteria della Fiom approfondimenti si rinvia si, raccontare aneddoti, descrivere gli che fu protagonista dell’autunno caldo, al sito della Scuola di alta eventi che lo videro protagonista, ricor- di cui erano membri anche Elio Pastori- formazione in Relazioni dare le intuizioni audaci di cui fu artefice no, Elio Giovannini, Albertino Masetti, industriali e di lavoro di e che ormai appartengono all’epopea Bruno Fernex e Pio Galli. Ritrovai Bruno ADAPT – Fondazione del sindacalismo. Il primo incontro di- in segreteria confederale nel 1987 fino «Marco Biagi» retto con lui si svolse pochi mesi dopo il al 1993 quando lasciai il sindacato. Che www.fmb.unimore.it mio ingresso alla Fiom di nel dire di Bruno Trentin? Se Lama ha e- lontano 1965, quando venne a presie- spresso il volto popolare del sindacali- Si segnala in particolare dere una riunione del comitato direttivo smo italiano, Trentin ne ha impersonato la voce Concertazione, provinciale. Con me, Bruno fu cordiale l’aspetto colto, raffinato, intellettuale. alla sezione Indice A-Z. quel tanto che era necessario per essere (Continua a pagina 2)

All’interno:

Nota biografica e bibliografica pag. 14

Dallo speciale di Rassegna on line del lavoro, di politica ed economia sociale dedicato a Bruno Trentin

Articoli scelti:

Autonomia e progetto pag. 15

Un patto di programma pag. 21

Il futuro della Cgil pag. 25

L’intervento di Bruno Trentin al 2° Congresso nazionale dei democratici di Sinistra Pesaro 16-18 novembre 2001 Lavoro: la spada di Damocle della precarizzazione pag. 29

Coordinatore di redazione Marina Bettoni: [email protected]

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007

(Continua da pagina 1) confessava – aveva continuato a federale, fu promotore di una fase Lama era il leader che dava la li- ragionare in francese e a parlare di grande vivacità intellettuale del- nea, che spronava i lavoratori, in italiano. Non a caso, sono stati la confederazione che preparò la attraverso discorsi intessuti di af- sempre forti i suoi legami con la svolta seguita alle sconfitte della fermazioni esplici- classe politica e metà degli anni Cinquanta. Con- te, di sicurezze. I gli intellettuali clusa la lunga esperienza alla discorsi di Trentin I discorsi d’Oltralpe. Rien- Fiom, passò alla segreteria confe- erano ricchi di trato giovanissimo derale divenendo segretario gene- analisi problema- di Trentin in Italia partecipò rale, nel 1988, in un momento di tiche, di dubbi, di erano ricchi ad alcuni episodi grave crisi del gruppo dirigente. approfondimenti, della Resistenza. Ma la grande stagione di Trentin di metafore colte. di analisi Poi, laureatosi in coincide con l’avventura dell’au- Lama riusciva problematiche, giurisprudenza, tunno caldo. Certo, Bruno ebbe meglio nei comizi. problematiche, Trentin si recò dei partner eccezionali nei leader Trentin nelle di dubbi, negli Usa per un delle altre organizzazioni (Pierre grandi assemble- corso di specializ- Carniti, alla Fim-Cisl, e Giorgio e. Nei suoi mo- di zazione. Al ritor- Benvenuto alla Uilm-Uil), conce- menti migliori, approfondimenti, no, andò a lavora- pendo con loro un affascinate pro- aveva la capacità re nel mitico uffi- getto unitario. Il suo ruolo fu deci- di trascinare, in di metafore cio studi della sivo. E la grandeur di quegli anni un’importante Cgil. Senza mai gli restò attaccata come un desti- esperienza di ri- colte. abbandonare i no. flessione, quanti fondamenti della lo ascoltavano. E lo faceva con fede liberale ed azionista di fami- Giuliano Cazzola l’arma razionale della critica, at- glia, si iscrisse al Pci. Alcuni anni Senior advisor traverso un’implacabile denuncia dopo, divenuto responsabile del- Centro Studi Internazionali dei limiti e delle difficoltà. Riusciva l’ufficio studi e vice segretario con- e Comparati «Marco Biagi» ad inseguire una situazione lungo un labirinto di variabili, di inter- connessioni. E finiva sempre per convincere l’uditorio, anche nei Un profilo di Bruno Trentin momenti più difficili, che non c’era altra strada da seguire. Lama era di Giuliano Cazzola un capo temuto e rispettato che impartiva direttive; Trentin era un Se dovessi incontrare Bruno Tren- mia gioventù potrei commentare maestro, un professore che ti apri- tin, penso che farebbe fatica a per ore i discorsi di Bruno, un po’ va gli orizzonti del sapere. Il primo salutarmi. Io, invece, nei suoi con- come fanno le persone normali era isolato nella sacralità del fronti, avrei l’atteggiamento che si con gli avvenimenti sportivi o i leader indiscusso; il secondo era riserva ad un vecchio zio un po’ vecchi film oppure i ricordi di rinchiuso nella torre d’avorio di «suonato» che ormai dice sempre scuola. Che storia! Ho iniziato un’aristocrazia intellettuale inarri- le medesime cose: arsenico e vec- questo libro rivendicando il ruolo vabile. Una personalità di grande chi merletti, appunto. A pensarci dello spretato e promettendo fior spicco, non c’è dubbio. Per certi bene, Trentin è uscito di scena, di tradimenti ideologici e di livore versi un predestinato. Suo padre, anche se ha tuttora importanti antisindacale; invece tra un po’ mi Silvio, valoroso combattente della incarichi (è parlamentare europeo) metterò a piangere come un vitel- prima guerra mondiale, eletto de- e rimane irriducibilmente impe- lo. Il mio primo incontro con Tren- putato nel 1919 per il Blocco de- gnato in politica, fino al punto di tin avvenne pochi mesi dopo il mio mocratico, fu un importante stu- aderire alla corrente di Cesare Sal- ingresso alla Fiom di Bologna. Per dioso di diritto amministrativo e vi: una scelta che manifesta un’in- la verità, lo avevo osservato da un precursore del federalismo correggibile propensione a spacca- lontano al Congresso nazionale nonché uno dei pochi docenti uni- re il capello in quattro. È molto più della Cgil che si era svolto a Bolo- versitari che si rifiutarono di giura- presente di lui un «grande vec- gna nella primavera del 1965 e al re fedeltà al Fascismo. Per questa chio» come Vittorio Foa, il quale è quale avevo preso parte da dele- ragione, nel 1926, prese la via senza dubbio più fresco e vivace, gato, senza per altro capire gran dell’esilio in Francia, dove rimase nonostante l’età veneranda. Eppu- che del dibattito. Poi, una mattina, fino al 1943. In terra straniera re, non sarei sincero con i lettori e il mio Segretario generale Floriano continuò la sua attività politica che con me stesso se non riconoscessi Sita (un personaggio di cui varreb- lo vide tra i fondatori del movi- che Bruno Trentin ha rappresenta- be la pena parlare) annunciò che mento «Giustizia e libertà». La sua to, per decenni, una delle alla prossima riunione del Comita- libreria a Tolosa (la famosa Librai- «presenze» più importanti della to direttivo avrebbe partecipato rie du Languedoc) divenne un im- mia vita. Credo che se mi trovassi Trentin. Allora per venire da Roma portante punto di riferimento per con «quattro amici al bar» della a Bologna si impiegavano, col ra- gli antifascisti. Bruno Trentin nac- que durante l’esilio del padre a Pavie in Guascogna. Il francese fu * Brano tratto da C’eravamo tanto amati, Giuliano Cazzola, Sperling & la sua lingua madre. Per anni – Kupfer, Milano, 2001.

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 pido, 4 ore e 40 minuti di treno. E ri, aveva la capacità di associare si prendeva un convoglio che par- quanti lo ascoltavano ad una im- Sulle relazioni congressuali dei tiva dalla Stazione Termini alle portante esperienza di riflessione, leader sindacali della Fiom – è il 19,20 e arrivava a mezzanotte nel attraverso un’implacabile denuncia caso di aprire una parentesi – cor- capoluogo emiliano (Bologna era dei limiti, delle difficoltà. Riusciva revano vere e proprie leggende l’ultima fermata). I compagni del ad inseguire una situazione lungo metropolitane. Il più gettonato era Centro avevano appena il tempo un labirinto di variabili, di inter- Giovanni Roveda, che ne era stato di mangiare un boccone alla tavola connessioni. E finiva sempre per uno dei primi segretari dopo la calda della Stazione, poi andavano convincere l’uditorio che non c’era Liberazione. Roveda era un comu- a dormire. Così vidi Trentin il mat- altra strada da seguire. Lama era nista di ferro, perseguitato e car- tino successivo, pochi minuti pri- un capo temuto e rispettato che cerato durante il Fascismo. Poi, ma che iniziasse la riunione. Me lo impartiva le direttive, gli ordini; dopo il 25 luglio 1943, il Governo presentò Sita. Bruno fu cordiale Trentin era un maestro, un profes- Badoglio lo nominò tra i commis- quel tanto che era necessario per sore che ti apriva gli orizzonti del sari ai disciolti sindacati corporati- essere educato. La presenza di sapere. Il primo era isolato nella vi. Nell’immediato dopoguerra Ro- Trentin era un’occasione per i sacralità del leader indiscusso; il veda era alla direzione della Fiom, compagni di mettersi in mostra, di secondo era rinchiuso nella turris dove rimase fino al 1955 quando farsi conoscere. Ricordo ancora un eburnea di un’aristocrazia intellet- gli fecero pagare la sconfitta stori- intervento di Paolo Pedrelli, che tuale inarrivabile. Trentin parlava ca alla Fiat. La sede nazionale del era la giovane promessa comuni- a braccio, a lungo, seguendo trac- sindacato, allora, era a Torino. Si sta e che purtroppo ci ha lasciati ce di appunti molto estesi. Ricordo raccontava che Roveda avesse alcuni anni or sono in seguito ad ancora il Congresso della Fiom del uno strano modo di dirigere. un drammatico incidente stradale. 1970, pochi mesi dopo l’autunno Quando al lunedì partiva per veni- Trentin, nelle conclusioni, fu lucido caldo. Trentin, come suo solito, re a Roma (era infatti deputato) e chiaro. Ci invitò a sperimentare non scrisse la relazione, ma si pre- convocava i fiduciari provinciali la costituzione delle Sezioni sinda- sentò con un pacco di appunti alto nelle diverse stazioni. Ad ogni fer- cali aziendali e a impostare qual- almeno 30 centimetri. La seduta mata (i treni in quell’epoca ne fa- che vertenza sull’ambiente di lavo- inaugurale si svolse di pomeriggio cevano tante) l’interessato saliva, ro. Allora aveva 38 anni e aveva (era di luglio). Io fui incaricato di riferiva a Roveda e scendeva a sostituito da poco Lama alla se- svolgere il discorso d’apertura (il quella successiva, per far posto al greteria generale della Fiom. Il rituale voleva che toccasse al Se- suo collega dell’altra città. Del re- vice di Lama, il socialista Piero gretario più giovane, appartenente sto, per Roveda l’Italia che conta- Boni, aveva protestato, perché ad una corrente diversa da quella va era piuttosto corta. Pare che non gli sembrava giusto che un del relatore). Trentin, consapevole fosse una specie di leghista ante ragazzo con poca esperienza ope- del tempo necessario a svolgere la litteram. E che non fosse troppo rativa (Trentin veniva dall’Ufficio sua relazione, aveva programmato attento a quanto accadeva al di studi della Confederazione) gli una pausa. Arrivato ad un certo fuori del tradizionale triangolo in- passasse davanti, per il solo fatto punto (pressappoco, mi disse, ver- dustriale. Si narrava, infatti, che a – sosteneva – di essere comuni- so le 17-17,30) mi avrebbe fatto un Congresso della Fiom, un dele- sta. Così, si era trovata una solu- un cenno perché interrompessi gato meridionale aveva chiesto la zione salomonica. La carica era brevemente i lavori. Alle 16,45 mi parola, dopo la lettura dei nomi stata sdoppiata e i segretari gene- voltai verso la tribuna in attesa del proposti per i componenti del Co- rali erano diventati due: Boni e segnale convenuto. Ma Trentin mitato centrale (allora gli organi- Trentin, appunto. Anzi, Piero Boni continuava inesorabilmente a par- smi erano ristretti e venivano elet- aveva persino rivendicato ed occu- lare, implacabile, lucido come ti su lista rigidamente bloccata), pato la stanza che era stata di La- sempre. Il cenno atteso arrivò solo per lamentare che non vi fosse ma, dove troneggiava il busto di alle 18,30, quando ormai stavo incluso nessuno del Mezzogiorno. Bruno Buozzi e si trovava il tavolo rischiando un’artrosi. Nell’insieme Al che Roveda esplose in un «Ma per le riunioni di segreteria. Era un quella relazione durò quasi quattro come? Abbiamo messo due com- modo per farsi riconoscere una ore. Quando la trasse dalla regi- pagni di La Spezia!». Di Roveda sorta di primato, a titolo di mag- strazione e la stese per iscritto, erano celebri anche le performan- giore anzianità di servizio. Che molti mesi dopo, quel testo andò a ce oratorie. In un Congresso della dire di Bruno Trentin? Se Lama ha ruba come se fosse «Va dove di Fiom, svoltosi a Livorno in una rappresentato il volto popolare del porta il cuore» di Susanna Tama- torrida estate, Roveda impiegò sindacalismo italiano, Trentin ne ro. Ma, allora, tutto ciò che veniva circa cinque ore per svolgere la ha impersonato l’aspetto colto, dai mitici metalmeccanici sembra- sua relazione introduttiva. Divorò raffinato, intellettuale. Lama era il va oro colato. Ricordo ancora di un’intera colonna di ghiaccio, fatta leader che dava la linea, che spro- aver letto – con legittimo orgoglio a pezzi ed inserita man mano nel nava i lavoratori, attraverso di- – una relazione del mio maestro, bicchiere che aveva davanti. Alla scorsi intessuti di affermazioni e- Federico Mancini, ad un convegno fine aveva la camicia completa- splicite, di sicurezze. I discorsi di di giuristi svoltosi a Perugia, in cui mente intrisa di sudore. Per impe- Trentin erano ricchi di analisi pro- erano citati – come fonte del dirit- dire che i delegati, affranti e spos- blematiche, di dubbi, di approfon- to – documenti che, nel mio picco- sati, uscissero, ordinò di chiudere dimenti. Lama riusciva meglio nei lo, avevo contribuito a scrivere. In le porte del teatro. E mandò uno comizi; Trentin nelle grandi as- questi casi, chiunque avrebbe l’im- dei suoi fidi, il bolognese Giovanni semblee. Nei suoi momenti miglio- pressione di fare la storia. O no? Potassi (nomina sunt consequentia

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 rerum) a rintracciare coloro che tuito di cinque punti. L’impatto con si trasformarono in erogazioni mo- erano riusciti ad eclissarsi alla la categoria fu clamoroso. Ricordo netarie negoziate periodicamente, chetichella e a riportarli in sala. ancora il materiale di propaganda senza troppe storie. Ma la contrat- Potassi, raccontando l’episodio, che aveva come segno grafico una tazione articolata si spostò su ter- lasciava intendere di aver battuto, mano aperta: ogni dito rappresen- reni assai più delicati ed incisivi, palmo a palmo, la zona dei tava un capitolo della piattaforma. nel campo dell’organizzazione del «casini» (anche i sindacalisti non C’era stato, però, un prezzo politi- lavoro. Quella conclusione mi die- erano di legno), in quei tempi an- co da pagare. La Fim aveva dei de modo, tuttavia, di esporre il cora aperti e frequentati in modo problemi con la sua Confederazio- mio primo dissenso. Nella riunione interclassista (al massimo era una ne, allora diretta da Bruno Storti. del Comitato centrale della Fiom questione di prezzo delle La Cisl aveva sposato la politica chiamato a ratificare l’accordo di «marchette»). A questo proposito, dei redditi (abbiamo già avuto oc- rinnovo io manifestai in forma gar- divenne famoso un Segretario dei casione di parlare del problema e bata le mie perplessità, sostenen- giovani socialisti bolognesi, Giam- dei suoi risvolti politici) e voleva do che non dovevamo «mollare» piero Mezzoli, il quale scrisse in un che le sue federazioni fossero pru- sui premi. Mi rispose Piero Boni (la rapporto al Segretario della fede- denti sul piano delle rivendicazioni regola era che il gruppo dirigente razione provinciale, Silvano Arma- salariali. Così, per amore dell’uni- dovesse reagire come un sol uomo roli (un altro personaggio che me- tà, l’ultimo punto della famosa nei momenti di stretta), afferman- riterebbe, da solo, un apposito piattaforma era intitolato, laconi- do che in realtà io non avevo capi- capitolo) che era riuscito a com- camente, «modifica delle tabelle to nulla, che quella non era una battere l’assenteismo alle riunioni salariali»: non una parola di più o sconfitta. (rigidamente serali), instaurando, una di meno. Per far accettare al al termine, la prassi del giro – in quadro dirigente medio della Fiom Intanto, però, avevo cominciato a solidale comitiva – per le «case una scelta siffatta (in apparenza farmi conoscere come uno dei gio- chiuse» della città, ogni mercoledì. accomodante e rinunciataria) ci vani più brillanti delle new entry in La cosa, messa in piazza, procurò volle tutta l’abilità di Trentin, il Fiom. Avevo un buon rapporto con qualche fastidio al buon Mezzoli (al quale escogitò – lo ricordo come Piero Boni, col quale tenevo addi- Psi apparteneva la senatrice Lina fosse adesso – la formula dei rittura una corrispondenza, indiriz- Merlin, promotrice della legge abo- «contenuti non compiuti» della zando le mie lettere al suo indiriz- lizionista), il quale, però, tuttora piattaforma, che avrebbero trova- zo privato di Roma. Io gli espone- vivo e vegeto (e come sempre to un loro perfezionamento nel vo i miei problemi e lui mi rispon- ciarliero e prolisso) è ancora con- corso di una vertenza che, intanto, deva puntualmente. La segreteria vinto che quel «passare in rasse- aveva il merito di partire unitaria- nazionale della Fiom era una galle- gna» in fraterna compagnia fosse mente. In effetti, il salario non si ria di personaggi. Trentin e Boni giusto e positivo e, forse, anche rivelò essere uno dei principali erano i segretari generali. Poi c’e- politically correct. problemi (venne concesso alla fine rano altri tre comunisti. Nell’ordi- un aumento di circa il 5%). Lo ne, Bruno Fernex, torinese, ebreo, Ebbi modo ben presto di speri- scontro si svolse sul diritto di con- molto legato a Trentin, tanto che mentare l’abilità dialettica di Bru- trattazione articolata e sull’istituto un giornale francese lo aveva defi- no Trentin, durante l’interminabile che ne aveva rappresentato la nito le deuxième de Trentin, le vertenza per il rinnovo del contrat- bandiera: il premio di produzione. grand diable noire Fernex. Era il to dei metalmeccanici del 1966. Fu Dopo un bel po’ di ore di sciopero contrattualista della situazione la mia prima esperienza «in gran- (ne furono proclamate circa 200), insieme al secondo socialista, Elio de». Mi feci l’idea che le vertenze quando la categoria era cotta Pastorino, genovese, sornione e contrattuali fossero una specie di (ricordo delle scene drammatiche capace. Poi c’era Pio Galli; da Lec- «guerra dei sette anni». Quella del davanti ai picchetti, di bravissimi co era passato a Brescia, poi al 1966 durò – tutto compreso: dalla compagni che continuavano a Centro federale, dove era respon- elaborazione della piattaforma alla scioperare solo per disciplina, ma sabile dell’organizzazione (un inca- firma dell’accordo di rinnovo, sotto che ormai non reggevano più), la rico tipicamente sindacale in cui Natale – praticamente un anno. E delegazione degli industriali metal- sono raccolte le competenze che, fu una battaglia difficile, condotta meccanici pretese e ottenne di a livello ministeriale, riguardano sotto gli influssi di una mettere la camicia di forza alla gli Interni e il Tesoro). Ex partigia- «congiuntura» (fu in quei tempi contrattazione dei premi, nel sen- no, torturato dai tedeschi, da gio- che venne in voga la parola) assai so che venne stabilito, nel contrat- vane aveva lavorato in siderurgia poco brillante, di cui il padronato to nazionale stesso, le dinamiche al Caleotto. Aveva chiamato i suoi volle approfittare per rifarsi delle dei miglioramenti economici otte- figli con nomi che erano tutto un conquiste del 1963. Ho parlato di nibili attraverso la rinegoziazione programma: Ivan il maschio, Laika una vertenza interminabile: basti dei premi. In sostanza, l’istituto la femmina. Una volta gli chiesero pensare che in quel periodo trovai più tipico del contratto precedente quale fosse il libro che lo aveva il tempo per sposarmi e per impo- venne «imbragato» all’interno di più colpito: la risposta fu «Come stare la tesi di laurea, un lavoro percorsi predestinati al fine di venne temprato l’acciaio», la sto- impegnativo che mi costò tempo «burocratizzarne» il rinnovo. In ria del gruppo dirigente del Pcus. ma che mi diede pure molte soddi- questo modo, i premi persero il Albertino Masetti, bolognese, era il sfazioni. Fim, Fiom e Uilm riusciro- loro afflato romantico (quello della più anziano e caratteristico. La sua no a varare, per la prima volta, un ricerca di «elementi obbiettivi», era una storia tutta da raccontare. carnet rivendicativo unitario, costi- per intenderci) e, poco per volta, (Continua a pagina 6)

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CicloCiclo didi SeminariSeminari specialisticispecialistici

Scuola internazionale di Dottorato in Relazioni di Lavoro

Auditorium Marco Biagi – Modena

Programma provvisorio

17 settembre 2007

Mattina Internazionalizzazione dell’economia e capitale umano Intervento di Marina Murat

Pomeriggio L’evoluzione della contrattazione collettiva in Italia Intervento di Mario Grandi

18 settembre 2007

Mattina Seminario da definire

Pomeriggio L’evoluzione della contrattazione collettiva in Italia Intervento di Mario Grandi

19 settembre 2007

Mattina Tra tecnica e arte. La scrittura come strumento di ricerca e comunicazione Intervento di Giuseppe Baiocchi

Pomeriggio Un decennio di politiche del lavoro: rendimento occupazionale e indicatori di qualità Interventi di Marcello Signorelli, Diana Gilli

20 settembre 2007

Mattina Regole ed effettività della sicurezza sul lavoro: aspetti giuridici ed organizzativi Interventi di Tommaso Fabbri, Gaetano Natullo

Pomeriggio German Employment and Labour Law in Context (seminario in lingua inglese) Intervento di Manfred Weiss

21 settembre 2007

Mattina German Employment and Labour Law in Context (seminario in lingua inglese) Intervento di Manfred Weiss

La partecipazione è libera e aperta a tutti. Per iscriversi è sufficiente inviare il modulo di adesione compilato all’indirizzo [email protected] oppure al n. di fax 059.205.6068 Il modulo di adesione, il programma e tutte le informazioni per raggiungere la sede sono disponibili sul sito www.fmb.unimore.it.

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(Continua da pagina 4) deva nel racconto di particolari: il per farne cenno – erano tutti con i Antifascista, era stato in un lager. colore roseo delle gote, il sorriso sindacati dei Paesi Oltrecortina, in Nel dopoguerra aveva ricoperto lieto sulle labbra, l’azzurro degli particolare – a Bologna e in Emilia molti incarichi di partito, talvolta occhi sereni. Tutto per preparare Romagna – con la Ddr, che non anche con atteggiamenti discutibi- la stoccata finale. La morale della era riconosciuta dal governo italia- li. Pare si trattasse di storie di scena (la vita contro la morte) era no (corretti rapporti diplomatici si donne. Era l’attrazione per l’altro scritta in un cartello cinque metri instaurarono all’inizio degli anni sesso (con poca noncuranza verso per dieci: per un’infanzia serena, Settanta). Fino a quel momento si gli altrui vincoli coniugali) un trat- vota Pci. Per la cronaca: Albertino trattava di una vera e propria cuc- to comune a molti vecchi comuni- Masetti fu l’ultimo italiano a far cagna a nostro favore. Noi manda- sti che avevano passato anni di parte della segreteria della Fsm. vamo delegazioni a ripetizione gioventù in prigione. Allora, il par- La sua designazione preludeva (arrivare in Ddr era una specie di tito non perdonava. Fatto sta che oggettivamente ad un disimpegno avventura) attraverso la Germania il buon Masetti – fosse per affari di della Cgil. Il settimo Segretario Ovest, mentre i nostri «gemellati» donne o in seguito alla destaliniz- era del Psiup, Elio Giovannini: una non potevano venire. Quando si zazione – era piovuto alla Fiom, persona di grande serietà e prepa- arrivava nella patrie del sociali- dove dirigeva la siderurgia e gli razione, molto impegnato nel la- smo, in ognuno di noi scattava affari internazionali, allora rigida- voro. Suo figlio Roberto è un va- una sorta di lavaggio del cervello, mente inquadrati nella Federazio- lente giornalista economico. Non che ci avevano propinato di nasco- ne sindacale mondiale (la Fsm) erano da meno i leader provinciali. sto. Diventavamo tutti acritici am- che raccoglieva le organizzazioni Ezio Mantero e Massimino Bragar- miratori di quei sistemi e delle loro sindacali del blocco sovietico e do a Genova. Della Fiom di Milano meravigliose conquiste. E guarda- quelle vicine ai partiti comunisti era Segretario Annio Breschi, un vamo come dei provocatori quei come la Cgil e la Cgt francese). personaggio empirico, duro, estro- pochi che osavano prendere le Una volta, quando presiedeva una verso, privo di fronzoli ideologici. distanze. In occasione dei Con- riunione della Uis-Méteaux, la fe- Un comunista per caso. Il suo gressi nazionali, la delegazione dei derazione internazionale di cate- «aggiunto» socialista, Pierluigi sindacati sovietici era accolta con goria, divenne famoso per la sua Perotta, detto Piero, era invece tutti gli onori e all’intervento del cattiva pronuncia del francese, che acuto e brillante, abile nell’infilarsi suo capo era riservato un ruolo era la lingua di lavoro dell’organiz- nelle situazioni controverse ed importante nel dibattito. Ci rac- zazione (visto che l’inglese era indicare una via d’uscita. In garba- contavano che avevano avuto tan- quella del nemico americano). Ma- ta polemica con Aventino Pace, ti successi, superati gli obiettivi setti provò a dire che quelli che detto Tino (il Segretario di Torino, del piano quinquennale e migliora- erano d’accordo con la risoluzione assai arzigogolato ed introverso, to le condizioni dei lavoratori. Alla finale dovevano alzare la mano. ma tutto di un pezzo), Breschi so- fine ci rifilavano un busto di Lenin L’interprete in simultanea tradusse leva dire che a differenza dei tori- che sembrava di marmo. Invece «i puri vadano a lavarsi le mani». nesi che erano cresciuti alla scuola era di plastica, leggero come una Albertino era un grande affabula- di Gramsci, i milanesi avevano piuma. Chi provava a sollevarlo si tore. Era capace di tenere pallino avuto solo Turati. accingeva a mettere sotto sforzo i in una conversazione per ore, fa- Di Floriano Sita, Segretario di Bo- muscoli; invece, l’oggetto gli veni- cendo sbellicare dalle risate quelli logna, abbiamo già parlato. Basti va dietro come fosse una palla. che lo ascoltavano. Ricordo ancora solo aggiungere che era finito al una delle storie che raccontava sindacato dopo il «repulisti» che La descrizione del «contesto» ci ha con dovizia di particolari. Era Se- gli innovatori avevano compiuto a fatto dimenticare per un momento gretario del Pci in Umbria, quando, Bologna, dopo il XX Congresso del Bruno Trentin. Una personalità di durante una campagna elettorale, Pcus, quando anche in Italia era grande spicco, non c’è dubbio. Per i democristiani fecero installare in stato liquidato il gruppo dirigente certi versi un predestinato. Suo una piazza di Terni – a grandezza stalinista ed ex partigiano. A Mo- padre, Silvio, combattente della naturale – tante forche, col loro dena c’era un certo Eliselo Ferrari, prima guerra mondiale, eletto de- bravo fantoccio appeso per il collo, tuttora vivente ed impegnato a putato nel 1919 per il Blocco de- per quanti erano i dirigenti comu- scrivere libri sui rapporti con l’altro mocratico, fu un importante stu- nisti condannati a morte a Praga Ferrari, Enzo il Drake, quello delle dioso di diritto amministrativo e per volere di Stalin. La cosa susci- mitiche «Rosse» di Maranello. Ri- del federalismo e uno dei pochi tò una forte impressione. Masetti mase per circa 17 anni alla dire- docenti universitari che si rifiuta- raccontava di aver tenuto a freno i zione della Fiom modenese. Per rono di giurare fedeltà al Fasci- militanti di base (gli umbri erano farsi operare di un polipo alle cor- smo. Per questa ragione, nel assai trinariciuti) che volevano de vocali si recò in Germania Est. 1926, prese la via dell’esilio in incendiare le forche. Poi gli venne Tanta era la fiducia nel Francia, dove rimase fino al 1943. l’idea. Fece costruire una gigante- «socialismo realizzato» che rischiò In terra straniera continuò la sua sca altalena in cui si dondolava un di restare per sempre muto. Per attività politica che lo vide tra i enorme bambino di cartapesta mesi si condannò ad un assoluto fondatori del movimento «Giustizia vestito alla marinara, alla stregua silenzio. Dirigeva la sua organizza- e libertà». La sua libreria a Tolosa dei rampolli della famiglia Agnelli. zione con bigliettini scritti e tra- (la famosa Librairie du Languedoc) Provvedeva ad assicurare il moto smessi ai suoi collaboratori. divenne un importante punto di pendolare, a turno, un operaio I rapporti internazionali di quei riferimento per gli antifascisti. delle Acciaierie. Masetti si diffon- tempi – prendo quest’occasione Rientrato in Italia, venne arrestato

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 dalla polizia fascista il 19 novem- un cinema dove proiettavano l’in- da vicino, entrando a far parte – bre 1943. Liberato poco dopo, ma- dimenticabile «Casablanca», che giovinetto – della gloriosa segrete- lato di cuore si spense il 12 marzo fu il ricordo che si portò dall’Italia, ria nazionale della Fiom che dires- 1944. Bruno Trentin nacque du- al punto di iscriversi per sempre se quella lotta. Avevo 27 anni, rante l’esilio del padre a Pavie in tra i fans del film, prima ancora quando si produsse un insieme di Guascogna. Il francese fu la sua che Woody Allen lo riscoprisse nel- circostanze che mi imposero, pra- lingua madre. Per anni, confessò, la sua commedia ed Herbert Ross ticamente, di accettare una propo- continuò a ragionare in francese e ne ricavasse un film dal titolo sta onerosa sul piano degli affetti a parlare in italiano. Non a caso, «Provaci ancora, Sam». Al ritorno, personali, ma di grande rilievo sono stati sempre forti i suoi lega- andò a lavorare nel mitico ufficio professionale e politico. Piero Boni mi con la classe politica e gli intel- studi della Cgil. Abbandonò la fede era entrato in segreteria confede- lettuali francesi. Rientrato giova- liberale ed azionista di famiglia e rale al Congresso di Livorno del nissimo in Italia partecipò ad alcu- si iscrisse al Pci. Alcuni anni dopo, 1969. Elio Pastorino era candidato ni episodi della Resistenza. Si di- divenuto responsabile dell’ufficio come Segretario generale aggiun- ceva che, travestito da tedesco, studi e vice Segretario confedera- to della Fiom. Occorreva pertanto avesse contribuito ad un’azione di le, fu promotore di una fase di un «secondo» socialista. Dalla commando per liberare alcuni pri- grande vivacità intellettuale della Confederazione veniva la proposta gionieri. La circostanza veniva – Cgil che preparò la svolta seguita di Agostino Marianetti (un dirigen- sotto sotto – smentita da Piero alle sconfitte della metà degli anni te di notevoli capacità, visto che Boni, il quale aveva fatto il parti- Cinquanta. Poi, come abbiamo poi divenne Segretario confederale giano sul serio, guadagnandosi ricordato, andò a dirigere all’inizio prima, Segretario generale ag- una medaglia d’argento e facendo- degli anni Sessanta la Fiom in con- giunto di Lama, poi), il quale però si paracadutare (della cosa era dominio con Piero Boni. Il succes- «faceva ombra» a Pastorino e non molto fiero) dietro le linee nemi- so del 1963 gli procurò una trion- piaceva a Trentin. Così si pensò di che. Laureatosi in giurisprudenza fale elezione alla Camera in Puglia promuovere un giovane, ed io ero Trentin si era recato negli Usa per (allora non c’era l’incompatibilità). quello più in vista. Non che avessi un corso di specializzazione. Degli anni successivi e delle diffi- particolari meriti. Avevo scritto L’evento è stato ricordato centi- coltà incontrate abbiamo parlato. qualche articolo coraggioso per naia di volte da Marco Cianca, un La grande stagione di Trentin coin- «Sindacato moderno», il mensile giornalista del Corriere della Sera cide con l’autunno caldo. Certo, del sindacato curato da Alberto che ha intervistato spesso Trentin Bruno ebbe dei partner eccezionali Bellocchio. Ero stato tra i relatori (anche se il «traduttor dei tradut- nei leader delle altre organizzazio- di un Convegno dei giovani metal- tor d’Omero» nel caso di Trentin ni (Pierre Carniti, che pure non era meccanici, a forte impronta inno- era il fedele Bruno Ugolini, giorna- ancora Segretario generale della vativa e con alle spalle gli umori lista dell’Unità) non mancando mai Fim-Cisl, e alla della contestazione studentesca. di descriverlo come il «comunista Uilm-Uil). Ma il suo ruolo fu decisi- Un po’ poco. Ma bastò. Rimasi in che ha studiato ad Harvard». In vo. Di questa indimenticabile segreteria nazionale dal luglio del attesa di imbarcarsi – raccontava esperienza parlerò in altra parte. 1969 al gennaio del 1974. Mai più, Bruno Trentin – a Napoli entrò in Io ho avuto la ventura di viverla nella mia vita successiva, sono

Diritto delle Relazioni Industriali

Le prospettive di riforma del sistema italiano di Relazioni Industriali sono oggetto della sezione Ricerche all’interno del fascicolo n. 4/2006 di Diritto delle Relazioni Industriali, con contributi di Paolo Sestito, Pietro Ichino, Alessando Brignone, Mariella Magnani, Giuseppe Colavitti, Clara Enrico, Angelo Reginelli, Marco Lai, Antonio Vallebona.

Si segnala la recente pubblicazione del fascicolo n. 2/2007 con una sezione Ricerche dedicata alle prospettive di riforma del processo del lavoro e con interventi in materia di previdenza complementare. Prosegue inoltre il confronto sulle prospettive di riforma del sistema di relazioni industriali con il contributo di Italo Inglese, Sull’opportunità di una disciplina dell’efficacia del contratto collettivo.

I temi del lavoro coordinato e continuativo e del lavoro a progetto saranno oggetto, invece, della sezione Ricerche del fascicolo n. 3/2007 la cui pubblicazione è programmata per il prossimo mese di ottobre. Specifica attenzione sarà riservata al settore dei call center e alle questioni sollevate dalla procedura di stabilizzazione introdotta con la Finanziaria per il 2007.

Gli indici della Rivista, a partire dal 1991, primo anno di pubblicazione, sono disponibili sul sito internet www.fmb.unimore.it, sezione Pubblicazioni.

Si ricorda che i soci Adapt e gli abbonati al Bollettino Adapt hanno diritto al 10% di sconto sul costo annuale dell’abbonamento alla Rivista.

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 stato capace di compenetrarmi Prendeva forza, ogni giorno di più, serata all’aeroporto di Fiumicino. Il tanto a fondo in un’esperienza di l’idea dell’unità dei metalmeccani- giorno dopo la Commissione si militanza. E mai, come in quegli ci, intesa come costituzione di una doveva riunire a Milano. Giovanni- anni, ho preso parte ad un intenso grande federazione di categoria ni ed io aspettavamo Galli e non lo disegno di ricostruzione dell’unità aderente a tutte e tre le Confede- vedevamo arrivare. Sapevamo che sindacale. razioni. Il tema fu discusso, in al pomeriggio c’era stata una riu- Oggi nessuno si occupa più dei preparazione del Congresso nazio- nione di partito in cui si discuteva metalmeccanici. Quando i grandi nale della Fiom, in una Commis- del tema delicato dell’unità sinda- giornali dedicano ancora qualche sione per la elaborazione delle Te- cale. Pensavamo che l’avessero spazio ai problemi del lavoro, lo si, della quale facevano parte per messo sotto che, la mattina dopo, fanno per i Cobas del latte, per gli la segreteria, oltre a chi scrive, Pio gli altri comunisti, non vedendolo addetti a qualche servizio pubblico Galli ed Elio Giovannini. Vi erano arrivare avrebbero mangiato la essenziale. Soltanto Il Sole 24 Ore poi Annio Breschi, Tino Pace, Al- foglia. Invece, ad un certo punto, scrive articoli riguardanti qualche berto Belloccio, Aurelio Crippa (ora eccolo il Pio col suo sorriso aperto vertenza contrattuale. Del resto, parlamentare cossuttiano) ed altri e rassicurante. Capimmo che ave- neppure i sindacalisti si interessa- (non riuscirei a ricordare tutti i va tenuto duro. no più ai problemi sindacali in sen- nomi: giurerei però che c’erano E la conferma venne il giorno dopo so stretto. Provate a leggere le anche Antonio Lettieri e Gastone in Commissione. Ad un certo pun- interminabili interviste di Sergio Sclavi). to chiamò Trentin e volle parlare Cofferati al suo mentore, a quel La Commissione adottò risoluta- con Galli, chiedendogli formalmen- Massimo Giannini che lo ospita su mente la scelta dell’unità dei me- te di rappresentare ai compagni le . Il Segretario della talmeccanici. La cosa era malvista perplessità e i dubbi del Segretario Cgil parla di politica e basta. Non dalla Cgil e dal Pci. Provarono in generale. La conversazione durò una parola su problematiche atti- ogni modo di convincere Pio Galli per un tempo infinito, imbarazza- nenti alla condizione dei lavorato- ad introdurre un elemento di diffe- to, con lunghi silenzi. Galli invitava ri. D’Antoni, addirittura, ha fonda- renziazione. Ricordo ancora una Bruno a venire a Milano lui a spie- to un partito e coltiva un preciso progetto politico. I sindacalisti og- gi sono molto potenti, sono temu- ti, ma godono di assai poca stima, Diritti e tutele nel nuovo mondo del lavoro al di fuori dei loro ambienti. Con- Diritti e tutele nel nuovo mondo del lavoro tano soltanto i segretari generali: intorno a loro sono degli illustri sconosciuti. È inutile ripetere che, dopo l’autunno caldo, all’epoca Le ragioni per lo studio comparato ed interdisciplinare della loro epopea, i metalmeccani- delle relazioni di lavoro ci erano come il prezzemolo: invi- diati, contesi, onnipresenti, fieri ed VI Convegno Internazionale in ricordo orgogliosi della loro appartenenza. E non era solo un fenomeno mon- di Marco Biagi dano. In verità, si trattava di un’e- sperienza ben più corposa e com- Modena, 15 – 19 Marzo 2008 plessa. In un paio d’anni la Fiom triplicò gli iscritti (anche le altre Il VI Convegno internazionale in ricordo del Professor Marco federazioni ottennero buoni risul- Biagi, in programma a Modena dal 15 al 19 marzo 2008, sarà tati seppure inferiori). La conqui- dedicato ai problemi del nuovo mondo del lavoro. In particolare, sta della delega per la trattenuta si discuterà di come lo studio interdisciplinare e comparato delle dei contributi sindacali in busta relazioni industriali e di lavoro possa guidare la ricerca paga funzionò da moltiplicatore accademica, l’azione politica e le strategie delle parti sociali nella delle risorse. La scelta di far eleg- lettura della realtà che cambia. gere da tutti i lavoratori i delegati di gruppo omogeneo (che poi an- Docenti, ricercatori, dottorandi, esperti ed operatori delle davano a costituire i consigli di discipline lavoristiche (diritto, economia, organizzazione e fabbrica) sollecitò enormemente la gestione delle risorse umane) sono invitati a presentare militanza sindacale. Col senno di ricerche su casi di studio afferenti alle proprie realtà nazionali poi, possiamo riconoscere oggi di riferimento, ovvero agli sviluppi sul piano internazionale e che, insieme a quel clamore, c’e- comparato, con riferimento al problema della tutela dei diritti dei rano pure molti silenzi, in settori della classe lavoratrice che veniva- lavoratori nel nuovo quadro giuridico, economico ed no trascinati dalla marea montan- organizzativo. te dell’egualitarismo salariale, de- I contributi potranno essere redatti in lingua italiana o inglese. gli scioperi facili, della violenza Vi invitiamo a leggere il testo completo del call for paper e le strisciante. Allora, però, vedevamo indicazioni editoriali a cui attenersi per la presentazione al sito soltanto la nostra gloria; tutto era www.fmb.unimore.it. diventato possibile. Mancava sol- tanto di dare la scalata al cielo.

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 gare le sue opinioni, assicurando- pure aveva sostenuto coerente- processo di unificazione delle tre gli che avrebbe trovato una Com- mente le posizioni della Cgil all’in- confederazioni. La riunione si chiu- missione attenta e sensibile. terno della Fiom. Agostino Maria- se in una clima di ricomposizione Ma Trentin (qualcuno lo chiamava netti, che era da poco entrato a del gruppo dirigente. Al solito, io anche «il grande bugiardo») so- far parte della segreteria confede- persi l’occasione di essere saggio. steneva che non riteneva corretto rale, facendosi subito rispettare e Volli astenermi. Per motivare il forzare i lavori di una Commissio- temere, provocò una riunione tra mio voto sostenni che si era fatto ne di cui non faceva parte e che tutte le parti interessate. Per la un passo indietro rispetto alla spettava ai compagni della segre- Fiom andammo Galli ed io. L’in- maggiore chiarezza iniziale conte- teria farsi carico del suo parere. contro si svolse nell’ufficio di Lama nuta nelle Tesi. Non mi accorsi che A ricordare queste cose oggi al primo piano del palazzotto di in questo modo avevo rafforzato la (quando non comanda più nessu- Corso Italia. Canullo scoprì il suo mediazione di Trentin, il quale po- no) si ha la convinzione di non gioco. Marianetti fu logico, coeren- teva sostenere di aver sconfitto le essere capiti. In quei tempi la di- te ed implacabile, nel sostenere posizioni più estreme. Infatti, alla sciplina di partito era un legame che l’uomo giusto era Del Turco. fine della riunione mi salutò con serio, vissuto come una regola Evidentemente – come si capiva un calore insolito. La linea uscita morale prima di tutto. Le riunioni dall’atteggiamento di Lama – era da quel Comitato centrale arrivò riservate erano dure, spietate. Per intervenuto un accordo di ferro tra diretta al Congresso e venne be- quanti erano «messi sotto schiaf- le componenti all’interno della se- nedetta da Luciano Lama. Di fo» si trattava di prove ardue da greteria confederale. Canullo, pe- quanto accadde dopo abbiamo superare. A me capitò di assistere rò, resisteva. A quel punto prese parlato tracciando il profilo di La- ad un «processo comunista», una la parola Scheda. Fu un crescendo ma. Abbiamo ricordato come le tre sola volta; e mi è bastato. Ero an- di violenza verbale. Il Segretario Confederazioni avessero portato cora in segreteria nazionale della della Camera del Lavoro di Roma avanti un progetto di unità globale Fiom. Avevamo mandato due gio- era un uomo minuto e di bassa e come tale disegno si fosse fran- vani al sindacato provinciale di statura. Sotto l’incalzare di Scheda tumato davanti alla questione irri- Roma: Roberto Tonini come Se- si rannicchiava sempre più sulla solta della politica italiana: il pro- gretario generale ed Ottaviano Del poltrona. In quel momento pensai blema del rapporto tra le forze Turco (proprio colui che sarebbe che se mi fossi trovato al suo po- democratiche e il Partito Comuni- diventato Ministro delle finanze del sto mi sarei messo a piangere. sta. Ben presto si capì che la Cisl e Governo Amato) come Canullo, invece, aspettò che pas- la Uil non avrebbero retto la sfida «aggiunto». Tonini era molto por- sasse la tempesta, ribadì la sua di un’unità sindacale, impostata in tato da Trentin, ma si scontrò pre- posizione e si riservò di parlare modo da rendere vantaggi solo sto con i comunisti della Camera con i compagni. Ma si capì che non alla sinistra. Cominciava a deline- del Lavoro romana, allora diretta aveva più scampo. arsi, allora, una diversa articola- da Leo Canullo. Del Turco aveva zione del pluralismo sindacale in- capito l’antifona e cercava di man- Riprendendo il filo del racconto, torno a due poli: uno «avanzato», tenere buoni rapporti con la strut- ricordo che la segreteria della l’altro «moderato». Ma questo tura orizzontale. Il suo non era Fiom esaminò in anteprima le Tesi processo avrebbe comportato la opportunismo. A Del Turco non incriminate, in una riunione riser- diaspora organizzativa di Cisl e Uil, piaceva la retorica metalmeccani- vata svoltasi in casa di Albertino la separazione tra industria, agri- ca e neppure l’avanguardismo si- Masetti. I tre segretari che aveva- coltura e pubblico impiego. Le nistrorso da cui erano affetti tanti no fatto parte della Commissione Confederazioni scelsero di salvare giovani della Fiom (compreso To- furono messi sotto processo. Le il salvabile, dando vita ad una nini e, perché non ammetterlo, colpe maggiori se le prese Giovan- struttura federata (la Federazione anche il sottoscritto). A un certo nini che, in pratica, venne accusa- Cgil, Cisl e Uil) con organismi pari- punto, Tonini ne fece un’altra delle to di aver approfittato di me e di tetici e regole comuni. La Federa- sue (era accusato di un flirt con Galli. Purtroppo, il documento con- zione dei lavoratori metalmeccani- quelli del Manifesto). Canullo chie- teneva parecchie cose discutibili, ci (la gloriosa sigla Flm), che tene- se la sua testa e Trentin dovette nel campo della politica rivendica- va insieme le tre organizzazioni di mollarlo. Per trovare il suo sostitu- tiva soprattutto. Ma il nodo politico categoria, tentò di «forzare il bloc- to venne formata una commissio- stava nella scelta dell’unità dei co», convocando un’assemblea dei ne presieduta da me col compito metalmeccanici e nell’area di dis- delegati a Brescia, a cui presero di consultare tutti membri del Co- senso che il tema sollevava. Il Co- parte i gruppi dirigenti delle mitato direttivo. Vennero fuori tre mitato centrale chiamato a varare «federazioni amiche», allo scopo schieramenti: gli irriducibili di To- le Tesi si svolse a Bologna. L’in- di incoraggiare i «mitici metalmec- nini, i sostenitori di Del Turco, quietudine del gruppo dirigente canici» ad andare avanti. Ma an- mentre la parte allineata della della Cgil si vide dall’assenza di un che a Botteghe Oscure avevano componente comunista si attestò Segretario confederale autorevole. deciso in senso contrario. Il se- sul nome di Umberto Cerri, un Dovevamo cavarcela da soli. Dopo gnale venne chiaro e privo di equi- capo operaio della Fatme. Canullo, una appassionata discussione, voci. Trentin aveva voluto organiz- in sostanza, voleva prendere due Trentin estrasse l’asso dalla mani- zare, all’interno dell’Assemblea, un piccioni con una fava: estromette- ca. Decise di mediare, proponendo momento di dibattito con i rappre- re Tonini e portare alla Fiom una un emendamento grazie al quale sentanti dei partiti. Il Pci aveva persona di sua fiducia. Questa ma- l’unità dei metalmeccanici diventa- mandato Alfiero Grandi. Negli anni novra escludeva Del Turco, che va un momento importante di un successivi Grandi fece un’impor-

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 tante carriera sindacale e entrò a casione, accettò una candidatura e all’interno della Cgil e con la Cisl e far parte, come Sottosegretario venne eletto alla Camera. Il desti- la Uil. Come abbiamo avuto più alle Finanze, anche di alcuni Go- no, però, era in agguato. Alla fine volte occasione di ricordare, già da verni. Al momento degli avveni- del 1988, Pizzinato venne costret- alcuni anni si era aperta una dia- menti che sto raccontando, Grandi to a dimettersi (volle restare co- lettica tra partito e sindacato che era soltanto un giovane brillante, munque in segreteria confederale) creava non pochi problemi, ad membro della segreteria del Pci e la Cgil si rivolse come a un sal- ogni livello, ai militanti comunisti. bolognese. Era assolutamente evi- vatore a Trentin, incoronandolo Nei primi anni Novanta, però, la dente così che il partito voleva Segretario generale. Fu un mo- diaspora divenne esplicita ed uffi- prendere le distanze. La tavola mento assai felice. Nel vertice ciale. Non solo nacque un altro rotonda saltò ed anche l’unità dei confederale Bruno poteva contare Partito Comunista (il Prc), ma Fau- metalmeccanici. Trentin e gli altri su molti amici, su veri e propri sto Bertinotti (allora componente dirigenti si astennero nella vota- «metalmeccanici d’annata» (da della segreteria confederale, anco- zione che diede vita alla Federa- Ottaviano Del Turco al sottoscrit- ra iscritto al Pci-Pds) fondò una zione unitaria. Questa sovrastrut- to) che avevano lavorato con lui corrente di sinistra («Essere sin- tura partì con molte speranze e alla Fiom e che ne avevano un dacato») che nel Congresso del pretese. Venne sciolta, in modo grande rispetto. La Cgil usciva dal- 1991 raccolse circa un quarto dei spiccio e senza fronzoli, una deci- l’umiliazione di una leadership ina- consensi, con punte più alte nei na di anni dopo, quando ormai gli deguata. Trentin impresse una sindacati dell’industria e, in gene- avvenimenti l’avevano ridotta a un svolta radicale. La sua stessa per- rale, nelle grandi fabbriche. La simulacro. L’esperienza dei metal- sona era una garanzia di attenzio- vicenda della scala mobile era una meccanici, però, non andò perdu- ne e di interesse da parte dei me- questione tuttora aperta. Nel ta. Per anni i dirigenti appartenuti dia, del padronato e di tutti quanti «tormentone» del 1984 (il decreto a quell’esperienza occuparono si- gli apparati del potere. Per i lavo- di S. Valentino) e nel 1985 (il refe- stematicamente tutti i posti degli ratori era un mito. Allora la Cgil – rendum abrogativo promosso dal organigrammi ad ogni livello. E le dopo gli avvenimenti degli anni Pci, finito in una calorosa sconfit- scelte maturate nella categoria Ottanta – manteneva aperta una ta), Trentin era stato solidale con furono pedissequamente copiate, ferita a sinistra; erano nate le pri- la sua parte. Ma da persona intelli- anche laddove non ce erano pro- me organizzazioni di base, soprat- gente (ecco riemergere il «grande prio le condizioni. tutto nella scuola o tra i macchini- bugiardo») non se la sentiva di sti delle Fs e i portuali. Tutta gen- raccontare in giro che il taglio di Trentin guidò la categoria per altri te che era o era stata comunista. quattro punti (poi ridottisi a tre) di due rinnovi contrattuali (nel 1972 In un Convegno che si tenne a indennità di contingenza, maturata e nel 1976). Il tempo nei sindacati Chianciano Terme, a Trentin riuscì nel 1984, costituivano un attacco di categoria è scandito, infatti, un importante discorso conclusivo, reazionario alla classe lavoratrice. dalle scadenze dei contratti. Poi con il quale diede il segnale (con Elaborò, allora, la teoria del venne l’ora di passare in segrete- l’affermazione «anche i lavoratori vulnus, secondo la quale il proble- ria confederale, dove svolse il suo possono sbagliare») che la Cgil ma risiedeva tutto nell’offesa reca- lavoro operativo negli anni difficili non avrebbe più avuto atteggia- ta al sistema delle relazioni indu- a cavallo tra la fine del decennio menti codini nei confronti del c.d. striali, poiché il governo aveva Settanta e l’inizio di quello Ottan- movimento. proceduto senza un’intesa che ta. Alla Fiom gli successe Pio Galli. Ma i processi maturavano rapida- coinvolgesse tutte le organizzazio- Leale nei confronti di Lama, Tren- mente e nascevano problemi nuovi ni sindacali. La verità era un’altra: tin fu l’uomo del dialogo con i so- che si intrecciavano a quelli vecchi la Cgil non avrebbe mai potuto cialisti della Cgil e con le altre or- ed irrisolti. realizzare un accordo contro il pa- ganizzazioni sindacali: una linea di rere del Pci; le era quindi assolu- condotta che lo contrappose, nel Da Segretario confederale, Bruno tamente inibito di ricercare una decennio Ottanta, sempre più a Trentin si trovò ad affrontare anti- qualunque soluzione. Tanto che, Sergio Garavini, del quale pure era che pendenze provenienti dall’ini- quando la questione tornò a galla, stato amico ed alleato anni prima, zio degli anni Ottanta (la sorte all’inizio del decennio successivo nella dialettica interna alla Cgil, della scala mobile e l’assetto della (dopo che vennero meno le solu- quando Garavini dirigeva il regio- struttura della contrattazione) in zioni legislative che si erano nel nale del Piemonte, prima, la fede- un contesto assolutamente nuovo: frattempo trovate), la posizione razione dei tessili-abbigliamento, il crollo del Comunismo (la Cgil era ufficiale della Cgil, diretta dall’illu- poi. Quando, superata la fase della impegnata in un’assise a Firenze il minato Bruno Trentin, era ancora dura contrapposizione interna alla 9 novembre 1989, quando si sgre- quella per cui si doveva trovare Cgil, Lama decise di passare la tolò il Muro di Berlino), la trasfor- una forma di perequazione auto- mano, Trentin si acconciò lealmen- mazione del Pci e il tramonto defi- matica delle retribuzioni al costo te a sostenere la direzione di An- nitivo di quel monolitismo comuni- della vita, al punto da avanzare tonio Pizzinato, in qualità di padre sta (invero già parecchio in crisi) anche talune soluzioni tecniche. Il nobile della Confederazione, ma- che aveva rappresentato, tradizio- momento della verità venne il 31 gari un po’ stanco. Garavini (l’altro nalmente, la costituzione materia- luglio 1992. Era presidente del «fratello», a sentire Lama) fece le della Confederazione, nel senso Consiglio Giuliano Amato. La si- scelte differenti: uscì dalla segre- che la disciplina della componente tuazione dei conti pubblici era teria confederale per andare a di- di maggioranza aveva garantito la drammatica. Il governo, da poco rigere la Fiom. Poi, alla prima oc- tenuta dei patti e delle decisioni (Continua a pagina 12)

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ConvegnoConvegno

QualeQuale riformariforma perper ilil sistemasistema deglidegli ammortizzatoriammortizzatori sociali?sociali?

Princìpi, modelli gestionali e vincoli di spesa nel processo di modernizzazione del mercato del lavoro

21 settembre 2007

Auditorium Marco Biagi – Modena

Ore 15.00 – 16.30

Introducono il tema

Francesco Lauria, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Manuel Marocco, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Silvia Spattini, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Ore 16.30 – 17.30

Ne discutono

Domenico Garofalo, Università degli Studi di Bari

Franco Liso, Università degli Studi di Roma «La Sapienza»

Ore 17.30 – 18.45

Interventi programmati e dibattito

Daniele Capezzone, Deputato

Natale Forlani, Italia Lavoro S.p.A.

Paola Manzini, Regione Emilia Romagna (in attesa di conferma)

Maurizio Sacconi, Senatore della Repubblica

Cesare Damiano, Ministro del lavoro e della previdenza sociale (in attesa di conferma)

Coordina

Guido Gentili, Il Sole 24 Ore (in attesa di conferma)

Il modulo di adesione, il programma e tutte le informazioni per raggiungere la sede sono disponibili sul sito www.fmb.unimore.it.

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(Continua da pagina 10) organizzazioni, invece, io, Bruno sponsabilità di un’intesa che era costituito, aveva varato all’inizio di Trentin, sono rimasto solo a soste- vissuta dal popolo della Cgil come luglio una manovra da trentamila nere le posizioni che fino a poco una sconfitta. Da quel momento miliardi di lire. Occorreva, però, prima erano comuni. Al dunque, cominciò per Del Turco il count mandare ai mercati (dominati dal- sono stato costretto a firmare per down che lo portò fuori dalla Cgil la speculazione) un altro segnale non spaccare l’unità sindacale, (ce ne andammo lo stesso giorno forte. Amato pensò che fosse ve- mandare in frantumi la Cgil e nella primavera del 1993). Testi- nuto il momento per chiudere la prendermi la responsabilità di una monianze successive hanno fornito vertenza sul costo del lavoro che crisi di governo nel momento in nuovi elementi di conoscenza per si trascinava da anni, di rinvio in cui il Paese era in procinto di por- spiegare quello psicodramma. Un rinvio. Le parti sociali vennero tare i libri in tribunale». «Devo autorevole dirigente del Pds (di messe alle strette. Amato lasciò dire però – proseguiva Trentin – quel periodo) ha dichiarato recen- intendere che un mancato accordo che la Cgil è affetta da un “male temente che i vertici del partito (tra le altre cose era inclusa anche oscuro” (anche Giuseppe Berto avevano vietato a Trentin di stipu- la scomparsa di qualsiasi meccani- veniva scomodato) consistente lare accordi con il governo e che smo di rivalutazione automatica nella mancanza di autonomia». tutta quella messa in scena fu lo dei salari) avrebbe provocato le Così Del Turco era servito. Veniva stratagemma inventato dal dimissioni del governo e innescato allo scoperto, ancora una volta, il «grande bugiardo» per salvare una gravissima crisi politica in una «grande bugiardo». Nessuno pote- capra e cavoli. Logicamente, la fase assolutamente delicata. Si va credere, onestamente, ad una circostanza ha avuto la smentita svolse a Palazzo Chigi una tiratis- simile ricostruzione dei fatti. Tra dell’interessato. Ma la spiegazione sima riunione della segreteria del- l’altro, del tutto inutile, visto che il è più che verosimile: almeno rie- la Cgil (chi scrive era assente e ne risultato (la sottoscrizione dell’ac- sce a dare un supporto di raziona- porta ancora il cruccio) che decise, cordo) non era in discussione. Ep- lità ad una vicenda che altrimenti a maggioranza, di firmare. Il gior- pure, tutti ci sbracciammo a ma- ne ha ben poca. no dopo, Trentin annunciò le sue gnificare le lodi di cotanto Segre- dimissioni, motivate dalla circo- tario generale, insostituibile, indi- Esattamente un anno dopo, Bruno stanza che, sottoscrivendo l’accor- spensabile, impareggiabile. Ricor- Trentin portò la Cgil a sottoscrive- do, era venuto meno al mandato do che feci una dichiarazione alle re, con il Governo Ciampi, le altre ricevuto dagli organi dirigenti. Fu agenzie nella quale sostenevo che organizzazioni sindacali e le con- un gesto clamoroso, che tenne la Cgil doveva stipulare un’assicu- troparti, il Patto di S. Tommaso vivo il dibattito per tutto il mese razione con i Lloyd’s di Londra allo (dal nome del Santo celebrato in d’agosto, durante il quale i diri- scopo di conservare per sempre quel giorno), nel quale, tra i tanti genti della Cgil, appartenenti alle un leader siffatto. La discussione altri argomenti, veniva definito diverse componenti e sfumature, durò a lungo. Bruno tenne tutti pure un modello di relazioni con- si scambiarono polemiche dichia- sulle spine fino all’ultimo. trattuali (che non ha dato cattiva razioni, da sotto l’ombrellone o Con una sapiente regia di se stes- prova, che ha normalizzato i rin- dalle baite montane. All’inizio di so, annunciò il ritiro delle dimissio- novi e contribuito a combattere settembre, mentre la lira precipi- ni soltanto al terzo giorno, alla fine l’inflazione nel quadro di una poli- tava, l’Italia si preparava ad uscire di un discorso conclusivo (soli- tica dei redditi) imperniato su di dallo Sme e il governo aveva in tamente) lunghissimo. Ottaviano un sistema a due livelli, nazionale cantiere un’operazione da novan- Del Turco aveva commesso degli e decentrato, rivolto il primo ad tamila miliardi, ebbe luogo, alla errori. Sapeva benissimo che la allineare le retribuzioni al costo Scuola di Ariccia, l’attesa riunione posizione della Cgil era fuori mer- della vita, il secondo a compensa- del Consiglio generale della Cgil cato, che non era morta soltanto re in parte la maggiore produttivi- chiamato ad esaminare l’accordo la vecchia scala mobile (con gli tà. Negli ultimi tempi, Trentin do- del 31 luglio e il comportamento aggiustamenti a cui era stata sot- vette affrontare la diaspora berti- della delegazione, inclusa la que- toposta negli ultimi anni), ma qua- nottiana, che lo feriva anche sul stione delle dimissioni del Segreta- lunque sistema di indicizzazioni piano personale, perché Trentin rio generale. La vicenda correva delle retribuzioni. Ma aveva rite- aveva un’innata simpatia per per- sul filo di un rasoio. Era chiaro, nuto di non impegnare troppo la sonaggi come il superFausto. For- infatti, che l’accordo doveva esse- componente socialista (che non se temeva, in parallelo con quanto re firmato. Trentin era il primo a era fatta di eroi e di valorosi, ma era accaduto nell’ex Pci, una pos- sostenerlo. Il Segretario, però, di padri e madri di famiglia) in una sibile scissione della Cgil, che a- intendeva consumare una piccola logorante battaglia preventiva, vrebbe creato non pochi problemi vendetta interna nei confronti di all’interno della Confederazione. delle aziende più grandi e sindaca- Ottaviano Del Turco, dei socialisti Tanto, pensava, la contraddizione lizzate. Poi, Bruno cominciò a pre- e, forse, anche di qualcuno dei sarebbe scoppiata da sola. Se parare il passaggio di consegne a suoi compagni (come Sergio Cof- Trentin voleva accontentare i suoi , che aveva avuto ferati). Il suo ragionamento non con una nuova proposta, facesse la meglio sull’altro contendente, faceva una grinza, anzi era un ve- pure. Anche lui, riteneva Del Tur- Alfiero Grandi. Con un po’ di catti- ro e proprio sillogismo: in sede co, sa che la partita è persa. Inve- vo gusto decise di restare in Con- della Cgil si era definita una linea ce, al momento giusto, Trentin gli federazione. Per alcuni anni è sta- di condotta che puntava a conqui- aveva rigirato la frittata, ricordan- to una sorta di «convitato di pie- stare una diversa scala mobile dogli gli impegni assunti all’interno tra». Partecipava alle riunioni, di- «davanti al governo e alle altre della Cgil, attribuendogli la re- ceva la sua, presentava emenda-

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 menti. Ma ormai il suo tempo era si è sposato due volte. Dalla prima agli aspetti mondani della vita ro- passato. E pochi segretari sono moglie ha avuto due figli: un ma- mana. Ad un certo punto Bruno stati in grado di egemonizzare schio ed una femmina. La seconda venne a sedersi al mio fianco e un’intera organizzazione, al pari di moglie è una bella signora france- cominciò a sbadigliare vistosa- Cofferati. Poi è venuta l’elezione se, autorevole giornalista e scrit- mente. Alla quarta boccaccia, mi «liberatoria» al Parlamento euro- trice. Simpatico, colto, buon com- sembrò educato chiedergli se fos- peo. A vederlo, Trentin è cambiato pagnone, Bruno è capace, se del se stanco. Trentin mi rispose che anche fisicamente. È sempre stato caso, di essere anche puntiglioso e la notte prima non aveva dormito un bell’uomo, atletico, sportivo, cattivo. Una volta mise per iscritto perché era stato alla festa di De elegante, attento ad apparire più un durissimo attacco personale nei Michelis, travestito da sanculotto. giovane della sua età. Lasciata la miei confronti su Rassegna sinda- Io gli credetti. Più tardi chiacchie- carica di Segretario generale ha cale. Io stetti male un’intera gior- rando con Del Turco ed altri com- concesso a se stesso di invecchia- nata (tra l’altro, lessi l’articolo du- pagni, i quali facevano il conto dei re. Ora sembra il nonno di Heidi, rante un viaggio in treno); poi mi privilegiati che avevano preso par- la bambinella del fumetto: barba e venne l’estro di rispondere in mo- te alla performance della notte chiome rigidamente bianche, sotto do spiritoso, con una lettera pub- precedente, mi venne da dire che un cappellaccio nero. blicata sullo stesso giornale anche Trentin era stato invitato. (l’organo della Cgil), in cui lo chia- Mi risposero che era impossibile, Bruno Trentin ha lasciato un segno mavo «professore» e lo ringrazia- che Bruno non sarebbe andato indelebile nella storia del sindaca- vo per avermi corretto i compiti. nemmeno da morto ad un veglio- to italiano. Ha legato la sua opera La cosa finì in ridere. Da intellet- ne mascherato da De Michelis e alle innovazioni più audaci, alle tuale schizzinoso Trentin odiava gli che mi aveva preso in giro. A quel rivendicazioni più significative, alle sport popolari. Era l’unico in Cgil punto mi sentii autorizzato a chie- soluzioni organizzative che hanno che non seguiva le partite dei dergli delle benevole spiegazioni. cambiato il volto di un certo modo campionati del mondo. Nel 1982, Non mi ero interessato dei fatti di fare sindacato. quando tutti si appassionavano suoi, non gli avevo domandato I delegati e i consigli di fabbrica, per la Nazionale (Lama e Maria- nulla, non mi avevano incuriosito i strumenti mitici di un’archeologia netti non si perdevano una parti- «festeggiamenti di regime». Per industriale; le 150 ore come forma ta), che poi vinse il campionato quale ragione, allora, aveva pen- di scolarizzazione di massa; l’in- mondiale, Trentin faceva polemi- sato di prendermi in giro? Bruno quadramento unico tra operai ed camente il tifo per le squadre av- era fatto così. Ad un congresso impiegati; il piano d’impresa; la versarie o, quanto meno, sfidava i internazionale provocò un inciden- riforma del tfr: un lungo elenco di riti scaramantici dei colleghi tifosi. te diplomatico con Giorgio Benve- «scoperte» (non esaustive) ricon- A Bruno piaceva divertirsi; anche nuto (di cui non aveva molta sti- ducibili all’inventiva di Trentin. In nella fasi politicamente più delica- ma). Era il 1982 ed era in corso la lui, ovviamente, non tutto era per- te non ha mai rinunciato alla qua- guerra della Falkland. Benvenuto fetto. Gli si rimproverava, in parti- lità della vita. (sulla scia di Bettino Craxi) soste- colare, di essere una specie di Dio Per lui le ferie erano sacre. Scala- neva che l’Italia doveva avere Kronos, divoratore dei figli. Le tore da roccia, scoprì una nuova comprensione per le ragioni del- persone che gli erano più vicine, via dolomitica, negli anni Sessan- l’Argentina. Trentin – e questo va ne subivano l’influenza culturale. ta, e la chiamò «via Fiom». Un a suo merito, perché in quell’epo- Di Bruno Fernex abbiamo già par- brillante giornalista come Sergio ca io ho ascoltato ragionamenti lato. Ma ve erano altri come Enrico Turone (prematuramente scom- terzomondisti da Pietro Ingrao – Galbo, Roberto Tonini, Angelo Ai- parso) lo definì, in un articolo sul sosteneva la causa inglese. Nel bel roldi, Marco Calamai, Pietro Mar- Giorno, «il guascone che pensa mezzo del Congresso la segreteria cenaro, Gastone Sclavi, Paolo alle Dolomiti». Fu in assoluto il fece un annuncio: il signor Benve- Franco, Piero Santi, Ada Collidà. primo «pezzo» di colore dedicato nuto è desiderato al telefono dalla Tutti giovani colti, brillanti, di ad un sindacalista: allora suscitò Casa Rosada. Giorgio fece uno «sinistra», molto legati a Trentin e quasi uno scandalo. Di Trentin scandalo, pretese un’indagine, un po’ sacrificati da lui. In genera- erano divertenti le barzellette, che ricevette delle scuse ufficiali dalla le, un’intera generazione di giova- raccontava in dialetto veneto, for- presidenza del Congresso. Non si ni sindacalisti subì il fascino di se per rivisitare le sue radici. Ri- seppe mai come avesse fatto Bruno e godette della sua conside- cordo uno scherzo che mi fece. Io Trentin a combinare la beffa (si razione. Persino Sandro Antionaz- lavoravo allora in Emilia Romagna. disse che si era avvalso del fedele zi, che trent’anni dopo è stato il Venni a Roma per partecipare ad Bruno Ugolini). È certo, però, che candidato di bandiera della sinistra una riunione del Direttivo naziona- l’idea era stata sua. Come ricorda- a sindaco di Milano e che nei tem- le. Le chiacchiere di corridoio era- to più volte, Trentin amava i pi di cui parliamo era Segretario no tutte rivolte ad un ballo in ma- «progetti audaci». Ne era stimola- della Fim milanese, apparteneva schera (con costumi ispirati alla to intellettualmente al punto tale alla ristretta cerchia delle persone Rivoluzione francese) che la sera da dimenticare gli aspetti operati- che «dialogavano», anche se pole- prima aveva dato Gianni De Mi- vi. Era affascinato, ad esempio, da micamente, con Trentin. chelis, in quell’epoca nel pieno dei una istituzione della Cgt francese, Con fama di grande tombeur de fasti ministeriali. Io (diversamente grazie alla quale i lavoratori meno- femmes, si attribuiscono a Bruno dal mio amico Del Turco che inve- mati in maniera permanente in innumerevoli relazioni con le più ce commentava incuriosito l’avve- seguito ad un infortunio venivano belle donne della gauche. Trentin nimento) non ero troppo attento ri-professionalizzati, in un apposito

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Centro del sindacato, in ragione to del Comitato direttivo, dove metà degli anni Sessanta. Doveva delle loro concrete possibilità. So- riuscì ad avere comodamente ra- essere la sede per i corsi di forma- gnò tutta la vita di ripetere un’e- gione delle poche opinioni contra- zione sindacale, per le riunioni sperienza analoga nel nostro Pae- rie. Per convincere gli incerti, cor- degli organi dirigenti e l’attività se. Addirittura, nella prima confe- se anche la voce – risultata poi congressuale. Per un certo periodo renza stampa seguita alla sua ele- infondata – che un’importante svolse egregiamente la sua zione alla segreteria generale (al compagnia di assicurazione fosse «missione»: faceva parte, allora, posto del «defenestrato» Pizzina- interessata a finanziare l’affare. Il del gruppo di responsabili della to) inserì tale progetto tra gli o- suo disegno era quello di costituire scuola Cesare Calvelli, uno dei biettivi del suo programma. Natu- un Centro europeo di formazione pochi amici che mi è rimasto. Cir- ralmente non se ne fece niente. sindacale e una struttura per con- ca dieci anni dopo la segreteria Fortuna che in Italia i giornalisti vegni (con tanto di albergo a di- della Cgil decise di allargare l’edifi- hanno la memoria corta. Poi a sposizione), a un’ora di macchina cio (praticamente raddoppiandone Trentin erano disposti a perdonare da Roma (erano sue parole). Si i volumi e i posti letto). Fu come tutto. Alcuni anni dopo, una bene- vedeva ad occhio nudo che si trat- costruire una cattedrale nel deser- vola coltre di silenzio, infatti, coprì tava di una trappola e che alla Cgil to. L’ala nuova non è mai entrata l’ultimo «innamoramento» di Bru- stavano vendendo il Colosseo. Ma in funzione ed ora è degradata al no Trentin: la vicenda del Pischiel- tutti si infilarono dietro al pifferaio pari di una chiesa sconsacrata. È lo. Come scrisse Marco Cianca sul di Hamelin. Ben presto ci si accor- cambiato radicalmente il modo di Corriere della Sera, il Pischiello se che l’operazione era sbagliata. fare formazione sindacale: la mag- non era un ragazzotto romano un Pare che la Confederazione ci ab- gior parte dei corsi si svolge in po’ scanzonato, ma un borgo me- bia investito inutilmente in lavori modo decentrato. I militanti non dioevale, conservato in buono sta- di ristrutturazione una ventina di sono più disposti a rinchiudersi per to sulle rive del lago Trasimeno. miliardi e che ora sia proprietaria qualche settimana sui Castelli ro- La Regione Umbria, che ne era la di un bene vincolato nel suo utiliz- mani. Anche le riunioni si svolgono proprietaria, propose alla Cgil di zo economico, ma inservibile sempre meno nella scuola sinda- acquistarlo e all’uopo si dichiarava (anche perché la Cgil non è ogget- cale, a causa dei problemi del traf- disposta, persino, a modificare la tivamente in condizione di impe- fico. Anni or sono in Cgil hanno destinazione d’uso degli immobili, gnarsi in attività gestionali tanto pensato di vendere l’immobile di allo scopo di adibirli a funzioni di complesse) nelle funzioni immagi- Ariccia, ma è difficile trovare degli carattere sociale. La qual cosa giu- nate da Trentin. Bastava riflettere acquirenti che si sobbarchino l’o- stificava pure la dismissione a sull’esperienza della «storica» nere di una ristrutturazione (per prezzi «politici». Trentin volle che scuola di Ariccia, edificata con un albergo? per una clinica o una la Cgil perfezionasse l’acquisto. sfarzo di mezzi, buone soluzioni casa di riposo?). Solo che adesso Pur di farlo pretese persino un vo- architettoniche e spazi verdi, a si è aggiunto anche il Pischello.

Nota biografica

Bruno Trentin è nato a Pavie, in Francia, il 9 dicembre del 1926. Suo padre Silvio fu uno dei pochi docenti universitari che non vollero giurare fedeltà al fascismo e per questo motivo dovette recarsi in esilio in Francia dove fu tra i fondatori del movimento «Giustizia e libertà». Dal 1941 al 1945 ha combattuto nelle file della Resistenza sia in Italia sia in Francia. Dal 1944 al 1946 è stato comandante di una brigata partigiana facente parte del gruppo «Giustizia e Libertà». Dopo la laurea in giurisprudenza a Padova, ha compiuto studi presso la Harvard University. Nel 1949 è entrato a far parte del Settore Studi Economici della Cgil. Dal 1960 al 1973 è stato membro del Consiglio comunale di Roma, e dal 1962 al 1972 deputato nazionale, sempre per il Partito Comunista Italiano. Ha successivamente abbandonato le attività parlamentari e politiche per incompatibilità con gli incarichi sindacali. Dal 1962 al 1977 è stato Segretario generale della Fiom e della Film. Dal 1977 al 1988 ha ricoperto la carica di Segretario confederale della Cgil, per poi divenirne Segretario gene- rale nel 1988. In questa veste, è stato tra i firmatari dell’Accordo del 31 luglio 1992 e il Protocollo sulla politica dei redditi del 23 luglio 1993. Ha lasciato la carica nel 1994. Dal 1995 al 1999 ha fatto parte del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (Cnel). Dal 1999 al 2004 è stato parlamentare europeo tra le fila dei Democratici di Sinistra, partecipando alle Com- missioni parlamentari per i problemi economici e monetari, per l’occupazione e gli affari sociali, per le relazioni con il Consiglio legislativo palestinese.

Tra le sue opere:

Da sfruttati a produttori, De Donato editore, 1977 B. Trentin, B. Ugolini, Il coraggio dell’utopia. La Sinistra e il sindacato dopo il taylorismo. Un’intervista di Bruno Ugolini, Rizzoli, 1994 Lavoro e libertà, Donzelli, 1994 La città del lavoro. Sinistra e crisi del fordismo, Feltrinelli, 1997 La libertà viene prima, Editori Riuniti, 2004

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Dallo speciale di Rassegna on line del lavoro, di politica ed economia sociale www.rassegna.it

AddioAddio BrunoBruno

Articoli scelti

Nuova Rassegna Sindacale n. 43 del 12 dicembre 1988

II primo intervento del nuovo segretario generale

Autonomia e progetto di Bruno Trentin

Le linee per la ricostruzione dell’identità politica e sindacale della Cgil nel discorso al direttivo confederale

Non voglio nascondere che sono pratica, ma di orientamento tra- e di una sorta di crisi di identità animato da sentimenti molto con- sparente, di condotta operativa che, nell’ambito della crisi genera- trastanti nel momento in cui ac- conseguente con rigorosa coeren- le del vecchio modello di sindaca- cetto la proposta della segreteria za. Anche perché avverto come, to, hanno colpito in modo partico- della Cgil, sentimenti molto con- da molti anni a questa parte, la lare la Cgil nel corso dei 10 anni trastanti anche perché esiste in prassi del sindacato, e non solo che stanno alle nostre spalle. An- me la volontà di dedicare tutte le della Cgil, sia andata spesso in tonio Pizzinato ha tentato di fare i energie che conservo al lavoro che direzioni diverse e si sia dilaniata conti con questa crisi di identità, attende tutti noi: la ricostruzione tra giuramenti conservatori e scommettendo con grande gene- piena di una trasparente identità pragmatismo senza princìpi. Voglio rosità e senza risparmio sulla ri- politica e sindacale della Cgil, in dire ancora che avverto questa fondazione della Cgil, sulla sua primo luogo di fronte ai lavoratori mia scelta come un fatto personal- capacità di rimettersi in questione che vogliamo rappresentare, e la mente doloroso perché essa avvie- senza fare – forse – tutti i conti tessitura di un nuovo rapporto di ne dopo l’amara decisione di Anto- con gli errori del passato. ricerca, di confronto e solidarietà nio Pizzinato. Le ambiguità, e doppiezze, le for- nel gruppo dirigente di questa or- Una decisione che ha sanzionato me di burocratizzazione che hanno ganizzazione. anche un mio personale fallimento inquinato lo stesso processo di Dobbiamo affrontare con maggiore e, credo, un giudizio di inadegua- formazione delle decisioni in questi rigore e audacia i problemi inediti tezza che coinvolge l’intero gruppo anni, lo hanno così esposto – più della condizione e dei diritti delle dirigente della Cgil. di ogni altro, non è un paradosso a donne e degli uomini che lavorano Io penso che Antonio abbia com- ben vedere –, a una reazione criti- in un rapporto di subalternità, in messo anche degli errori nella sua ca che investiva responsabilità una fase di sconvolgente trasfor- esperienza di direzione. E chi non precedenti alle sue e che coinvol- mazione degli assetti economici e li avrebbe commessi? Errori che geva noi tutti, come gruppo diri- sociali e degli stessi valori di que- forse, in alcuni casi, hanno potuto gente della Cgil. Voglio ribadire la sta società. involontariamente contribuire a mia convinzione che Antonio Pizzi- Nello stesso tempo non mancano esasperare più che a liberare la nato, proprio per queste ragioni, è in me i dubbi sulla capacità di reg- domanda di cambiamento che ci ancora un patrimonio prezioso per gere a una prova così complessa. investe tutti. Ma sono anche con- questa organizzazione, è una forza Una prova che richiede la massima vinto che la sua personale – e ne utile e necessaria al suo rinnova- apertura alla comprensione del sono sicuro del tutto contingente – mento. Difendo, quindi, la propo- nuovo, del diverso; modestia di esperienza sfortunata non ha die- sta avanzata da Ottaviano Del fronte a suggestioni che sembrano tro un oscuro complotto, come Turco (la permanenza nella segre- contraddire convinzioni sedimen- scrive ancora qualcuno, o il biso- teria, ndr) in tutta la sua portata e tate; rispetto pieno del pluralismo gno dell’organizzazione di pratica- nel suo preciso significato. Credo delle opzioni e delle proposte. Una re un rito sacrificale per esorcizza- che possa essere di qualche utilità, prova che richiede insieme una re la nostra incapacità di cogliere i almeno per chiarire lo stato d’ani- capacità di svolta nel breve perio- fasti del decisionismo modernista, mo con il quale assumo questa do; intendo non solo di decisione ma l’accumularsi di un malessere responsabilità, affrontare fin da

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 questo intervento un problema di una proposta di questo genere che può bene definirsi una propo- che non abbiamo lasciato alle no- che oggi appare più definita nei sta politica del grande padronato. stre spalle, che non abbiamo su- suoi obiettivi, nei suoi confini e Se questi momenti di grande reat- perato: fare i conti – farli fino in che, abbandonando le velleità rea- tività e iniziativa non ci fossero fondo – con quello che ho chiama- zionarie che non sono mancate in stati, e penso alla grande battaglia to il rischio di una crisi di identità passato di liquidare la forma sin- sul fisco che ancora continua, non della Cgil, venuta a maturazione dacato, intende però modificare saremmo qui a discutere dell’av- nell’ultimo decennio, un pericolo drasticamente le frontiere della venire di una organizzazione di che si è andato precisando negli contrattazione collettiva. quasi 5 milioni di iscritti. Ma come anni più recenti malgrado il fatto Si vuole occupare quella terra di non riconoscere che vi fu, di fronte che la Cgil abbia avuto il grande nessuno, rappresentata dalle con- a queste trasformazioni profonde, merito di cimentarsi con la que- dizioni di lavoro, dalla organizza- nella stessa cultura di governo stione generale della crisi del sin- zione del lavoro, dalla professiona- delle associazioni imprenditoriali, dacato e, in alcuni momenti, come lità, dalla formazione professiona- dei grandi apparati dello Stato, nell’ultimo suo Congresso naziona- le, dalla partecipazione dei lavora- una risposta politica povera di pro- le, cogliendo alcuni elementi fon- tori al governo delle trasformazio- poste alternative da parte del mo- damentali per indicare anche le ni, dalle grandi, inedite occasioni vimento sindacale? Un’incapacità prime linee di recupero. Ereditia- di progettualità e di sperimenta- sostanziale, cioè, a far diventare mo un periodo difficile nel quale le zione offerte dalle nuove tecnolo- senso comune tra i lavoratori una trasformazioni oggettive e sogget- gie e dalla crisi potenziale dei si- cultura di governo delle trasforma- tive dell’universo che rappresen- stemi tayloristici di gestione del- zioni, capace di occupare il campo tiamo, o che tentiamo di rappre- l’impresa. lasciato sguarnito da vecchi diritti, sentare – il mondo del lavoro su- È un compromesso sociale che vecchie certezze, vecchie conqui- bordinato con tutte le sue crescen- riconosce il sindacato, ma che ten- ste che i fatti avevano, oramai, ti diversità – si sono intrecciate de a respingere la contrattazione travolto. Come non riconoscere con errori e soprattutto con esita- collettiva in senso lato e quindi la che il nostro è stato per molti, zioni e contraddizioni nostre, le stessa pratica della concertazione, troppi anni, l’alternarsi di un mas- quali hanno messo duramente alla della codecisione che non ci fa simalismo difensivo e conservato- prova la credibilità di un sindacali- paura quando ne conosciamo gli re – «la scala mobile non si toc- smo dei diritti e della solidarietà. È obiettivi, le finalità e gli strumenti ca», la demonizzazione della fles- con questi errori, con queste con- entro i confini dell’area meno ga- sibilità del lavoro, la retorica del- traddizioni, con queste esitazioni rantita, meno retribuita e meno l’egualitarismo, tutti gli slogan uni- che dobbiamo fare i conti se vo- diversificata del lavoro salariato tariamente gridati nelle piazze gliamo dare credibilità, innanzitut- occupato. Al sindacato si ricono- mentre tutto cambiava di fronte to di fronte a noi stessi, alla nostra scerebbe quindi la rappresentanza alla nostra impotenza nei luoghi di ricerca, alle nostre proposte, alla – magari anche esclusiva e garan- lavoro – e di un pragmatismo, or- richiesta di fiducia che rivolgiamo tita – e il governo, sia pure solo mai, senza linee guida, senza prin- ai lavoratori sulla trasparenza e la salariale non dell’universo delle cipi rivisitati e convalidati. Come serietà dei nostri intenti. Solo con diversità del mondo del lavoro, negare che abbiamo dato tante, gli anni si è venuto precisando il come noi diciamo, ma di una sola troppe volte, lo spettacolo di un tentativo di un fronte composito di di queste diversità. Se volete si divorzio incomprensibile per i lavo- interessi imprenditoriali e anche di può pensare, caricaturando ma ratori fra la demagogia dei procla- burocrazie operanti nell’ammini- non troppo l’ipotesi del professor mi e l’opportunismo spicciolo del- strazione dello Stato, di configura- Mortillaro, ad esempio, all’appalto l’azione di tutela e di contrattazio- re nei fatti un nuovo tipo di com- di una riserva che lascerebbe al ne. Scusatemi questo ricordo che promesso sociale in questo paese, sindacato il ruolo di una sorta di ancora mi scotta: l’assemblea uni- dopo che la sorta di compromesso «commissario agli Affari indiani», taria di Montecatini resterà, nella sociale che si era venuta instau- cooptandolo così nel ceto politico storia minore del sindacalismo rando verso la metà degli anni di governo, ma scontando la sua italiano, come il momento in cui si sessanta, sotto l’egemonia di un separazione radicale dall’universo sprigionò unitariamente un’orgia di nuovo ciclo di lotte sindacali – molteplice dei lavoratori subordi- massimalismo rivendicativo, fra- nuovo anche dal punto di vista nati, anche di quelli meno remu- goroso quanto impotente, e come qualitativo, dei suoi contenuti – nerati e meno garantiti. Una sepa- l’atto che precedette la ritirata era stato travolto dai giganteschi razione che può diventare con il scomposta del movimento sinda- processi di ristrutturazione e di tempo culturale e umana che si cale verso le battaglie sulla scala riconversione e dai mutamenti tradurrebbe nel divorzio con le mobile. Lasciando così sgombro repentini nella stessa composizio- tensioni specifiche, concrete, sem- per molti anni il fronte vero delle ne sociale e culturale, anagrafica, pre mutevoli, espresse da questa ristrutturazioni, delle riconversioni, sessuale del mondo del lavoro di- massa enorme di lavoratori e di del decentramento, dei diritti e pendente, così come era stato tra- cittadini. Non sottovaluto affatto i delle speranze dei lavoratori e del- volto dall’impotenza propositiva momenti di tenuta, e in alcuni casi le lavoratoci in carne ed ossa. Non dei sindacati e delle forze di sini- di reattività positiva, che il movi- credo di parlare solo della Cgil, stra. Si tratta di un nuovo tipo di mento sindacale e la Cgil hanno quando rievoco questo periodo e compromesso sociale ed è forse la dimostrato di poter esprimere an- la nostra sostanziale impotenza prima volta che parti rilevanti di che nei periodi più bui, di fronte a culturale e politica, ma non siamo forze padronali sono protagoniste questa contro-offensiva e a questa qui per dare voti, ognuno può sce-

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 gliere tra la riflessione critica e sui contenuti, dalla cultura sinda- degli accordi che hanno spaccato il l’autogratificazione narcisistica. cale, dalla ricognizione delle tra- movimento sindacale. Basta rievo- Emblematica è stata, senza alcun sformazioni e dei problemi inediti care le battaglie e le discussioni su dubbio – e questa è una ferita che che esse pongono. Si avvia da lì un nuovo tipo di democrazia eco- ci portiamo dentro tutti – la vicen- un processo in cui le culture sinda- nomica, certamente imperfetto, da dell’accordo separato dell’84. cali lasciano sempre più il posto ad ma che rompeva vecchi schemi Una vicenda nata su un confronto ideologie di organizzazione o di anche della Cgil, come fu la di- voluto dalla Confindustria al quale gruppo, ideologie intese come sca- scussione intorno al piano di im- siamo andati senza un progetto di tole vuote che si possono riempire presa. Basta ricordare gli sforzi riforma della scala mobile davvero con qualsiasi contenuto. Avverto ricorrenti di darci non solo un’ela- elaborato, deciso e sostenuto dagli questo limite anche quando sento borazione ma anche proposte con- organismi dirigenti della Cgil, sen- la possibilità che risorga fra di noi crete sui temi dell’organizzazione za un’idea di rilancio dell’iniziativa la diatriba tra istituzione e movi- del lavoro e quindi della ricolloca- articolata del movimento sindaca- mento, tra centralizzazioni indefi- zione radicale delle politiche riven- le, se si escludono alcune proposte nite, indeterminate e movimenti di dicative del sindacato, assunte più o meno improvvisate, che han- base. Tra concertazione e contrat- come strumento non di risarci- no vissuto soltanto un momento tazione senza sapere su quali con- mento, ma di governo delle tra- nel corso delle trattative di quei tenuti si concerta, su quali conte- sformazioni, variabili dipendenti mesi. Non si è colta in quella occa- nuti si contratta. vere, ma riferite a progetti e a sione, non l’abbiamo colta noi – Avverto questo stesso rischio di compatibilità accettate dal sinda- affannati nella difesa ravvicinata di involuzione, tutta ideologica, cato. questo o di quel meccanismo della quando si ripropone la vecchia e Ho ricordato gli anni non troppo contingenza – non credo che l’ab- antica discussione sulla distinzione lontani in cui, con alle spalle studi biano colta con lucidità le altre che passa fra l’unità che vince e approfonditi, parlavamo di riforma organizzazioni, quella che era la l’unità che perde. Questo è già il della pubblica amministrazione, di questione di fondo: il tentativo di riflesso, a mio parere, di un pro- superamento del consociativismo mutare in quel modo il sistema cesso tipico di tutti i momenti di corporativo che regna nella mag- complessivo – altro che la scala crisi. Una crisi come quella del gior parte delle amministrazioni mobile! – della contrattazione col- sindacato è prima di tutto crisi di dello Stato; di riforma e di desta- lettiva. E questo, all’occorrenza contenuti e di cultura. Sono il pri- talizzazione dello Stato sociale; di anche con un decreto legge che, mato di organizzazione, il bisogno politica attiva del lavoro; di rifor- sanzionando un accordo separato, di autolegittimazione dei gruppi ma della politica dell’intervento faceva a pezzi tutta una cultura dirigenti o dei gruppi in genere straordinario e dei sistemi di spe- della Cisl sulla autonomia contrat- che si ritrovano all’interno di una sa; di riforma fiscale come stru- tuale di un sindacato libero. La grande organizzazione di massa a mento non meramente distributi- cosa più grave, nella Cgil, è che dettare le linee di condotta e non vo, ma di governo e di orienta- non ci siamo divisi, allora, sulla la ricerca in mare aperto, l’assillo mento delle risorse e delle loro riforma del salario e della scala e la proposta capace di costruire destinazioni; di diritti dei lavorato- mobile. Né, successivamente, sui consenso. Io penso che proprio in ri delle piccole imprese, dei giova- patetici tentativi – possiamo ormai questo contesto è venuto matu- ni, delle forze emergenti. Se riflet- chiamarli così – di recuperare a rando non soltanto un vuoto di tiamo bene, si è trattato sempre di posteriori i 4 punti tagliati, sotto- proposta, ma un vero e proprio proposte che hanno inciso solo valutando l’enorme portata che imbarbarimento culturale della marginalmente, salvo in parte per ebbe invece la modifica del decre- vita sindacale, un pressappochi- quanto riguarda la riforma fiscale, to sulla scala mobile che cancella- smo crescente che ha finito per sulla condotta concreta dell’orga- va un sistema di contrattazione indebolire e mettere in questione nizzazione, sull’orientamento di annua della retribuzione, il quale le stesse capacità professionali del massa dei lavoratori. avrebbe certamente determinato sindacato nella negoziazione del Si è trattato sempre di elementi di un cambiamento epoca e una re- nuovo. Questo in un momento in supporto della linea sindacale, di gressione forse irrimediabile del cui invece le stesse culture mana- argomentazioni a sostegno di una sistema di relazioni industriali. Ci geriali registravano evoluzioni di politica di schieramento in cui pri- siamo invece divisi, volenti o no- grande portata e di grande ric- meggiavano il patriottismo di or- lenti, su una logica di schieramen- chezza e, consentitemi, anche di ganizzazione, l’intesa di vertice tra to determinata dal rapporto con le grande libertà di indagine, lascian- i sindacati – senza mediazione altre organizzazioni o sulle valuta- do a noi, a seconda dei casi, la trasparente sul piano dei contenuti zioni rispetto alla politica del go- possibilità di trastullarci con i fondi – la logica dello schieramento par- verno in carica. Si avvia da lì – e di magazzino della cultura mana- titico fortemente condizionata, ne portiamo tutti pesanti respon- geriale di 30-40-50 anni fa. Eppu- come è stato in questi anni, dai sabilità – un processo che vede re non sono mancati grandi contri- rapporti parlamentari tra maggio- affermarsi sempre di più, anche al buti alla definizione di una nuova ranza e opposizione. nostro interno, quella politica degli capacità progettuale del sindacato Si tratta, quando elenco questi schieramenti che noi spesso addi- e della Cgil in primo luogo. Basta limiti, di problemi reali, ma a ben tiamo come il limite fondamentale rievocare le nostre fatiche, le no- vedere non risolvibili nell’autono- della cultura politica dei partiti stre sofferenze, le nostre battaglie mia e nell’unità di un sindacato se italiani. Una politica degli schiera- sulla riforma del salario e della le protagoniste di un’elaborazione, menti che si sgancia dalla ricerca scala mobile cinque anni prima di un’iniziativa unitaria anche nella

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Cgil, non diventano le culture sin- pensa alle scadenze che ci atten- prima di tutto su una strategia dacali. Se il dibattito, anche aspro, dono con la contrattazione nella rivendicativa chiara nei suoi obiet- non è libero sui contenuti e nella funzione pubblica, alle trattative tivi e nelle sue finalità, su nuove ricerca di un’unità che salvi sem- aperte nel settore privato su un forme di rappresentanza, di demo- pre i valori, i princìpi fondanti delle tema come quello dei contratti di crazia rappresentativa, su nuove organizzazioni sindacali diverse, e formazione-lavoro, alla necessità culture sindacali, più che su una il futuro di una proposta, di un di dare un divenire concreto alla politica dei quadri spesso condotta obiettivo, se questo è ritenuto giu- grande battaglia per la riforma del da noi in termini di piccolo cabo- sto e irrinunciabile. Questo vuol sistema fiscale, per la riforma del- taggio e separata da questa ricer- dire per un sindacato saper volare lo Stato sociale, per l’avvio di un ca di carattere più complessivo. alto, non accumulare dossier a nuovo corso dell’iniziativa nel Mez- Una politica di rifondazione è una sostegno di un’iniziativa politica zogiorno per l’occupazione. Non grande politica se approda alla che poi può andare nelle direzioni parlo evidentemente dell’accumu- definizione di princìpi condivisi e di più diverse rispetto al punto di larsi delle proposte che portano una nuova eticità del sindacato partenza. soltanto alla convergenza nella che dia ragione di una scelta di Se non ci abituiamo a questo ri- confusione, alla quale succedono, vita per ognuno dei suoi militanti. spetto per le idee, le proposte, le come è accaduto nel passato, o la Abbiamo bisogno non di ideologie culture che noi stessi abbiamo su- diaspora devastante delle espe- di organizzazione o di un sindaca- scitato o sollecitato, distruggiamo rienze concrete o la divisione e to mercificato, ridotto allo spetta- le forze vive che ne sono state tra l’impotenza. Parlo di priorità inde- colo dei suoi dirigenti su tutto lo le portatrici – e penso anche alle rogabili, una volta che sono state spettro dei mass media, dalle in- generazioni di intellettuali vicini o condivise, e quindi di proposte terviste a raffica ai café concert, militanti nel movimento sindacale rivendicative che diventino da un ma di un’identità di organizzazione che non hanno voluto e non vo- certo momento in poi anche vinco- per un sindacato come la Cgil che gliono essere «consiglieri del prin- li. Si tratta di rivendicazioni che sia anche fondata su princìpi etici cipe» ma che hanno dato il loro attengono alla sfera dei diritti col- e su impegni anche morali nei contributo, animati da uno spirito lettivi e individuali nel governo dei confronti dei suoi iscritti e dei suoi di milizia. Nello stesso tempo con- processi di riconversione della rappresentati, i quali possono es- duciamo l’intero confronto unitario flessibilità del lavoro fondati sull’u- sere seriamente messi alla prova in un vicolo cieco. nità di opportunità per tutti i lavo- in tutti gli aspetti dell’attività sin- Abbiamo bisogno, invece, di una ratori dipendenti pubblici e privati dacale. trasparenza del confronto unitario e rompendo le barriere che oggi Anche qui, non facciamoci illusio- che si può avere soltanto nella dividono queste categorie di lavo- ni: abbiamo da precisare, da me- chiarezza delle diverse opzioni ratori: si tratti della riforma del ditare, da definire insieme, se non rivendicative, delle diverse culture sistema delle relazioni contrattuali, vogliamo limitarci soltanto alla sindacali e delle loro ragioni. Ab- e delle relazioni che in questo am- retorica e alla propaganda. biamo bisogno dell’assunzione del bito intendiamo valorizzare, si Un impegno di questa natura do- dissenso come un problema da tratti di assumere coerentemente vrebbe costituire lo sforzo princi- risolvere, anche con compromessi tutte le implicazioni immediata- pale del gruppo dirigente della alla luce del sole. Abbiamo biso- mente operative e anche qui vin- Cgil. Esso comporta di necessità gno di dimostrare su questa base colanti della scelta europea. Si anche la definizione di regole chia- una grande flessibilità sulle quan- tratti, infine, di definire grandi o- re e, una volta condivise, rigorosa- tità e sulle tattiche dato che come biettivi di riforma dello Stato so- mente rispettate dal gruppo diri- sindacato rivendichiamo un diritto ciale, di stabilire in modo non opi- gente, in primo luogo, dalla segre- alla coerenza sui princìpi. È così e nabile le regole della solidarietà e teria nazionale al Comitato diretti- non diversamente che si evitano le della rappresentanza di un sinda- vo. Parlo di tre principi che mi rotture drammatiche che spesso cato che, in quanto organizzazione sembrano fondamentali, da recu- nelle vicende di questi anni sono confederale, più di altri è chiamato perare fino in fondo in questa fa- apparse improvvise, inspiegabili, a far rispettare,nell’interesse ge- se. Prima di tutto la difesa irriduci- perché clandestine nella loro ge- nerale dei lavoratori. Non saranno bile, intransigente, anche all’inter- nesi e nella loro formazione. Così scelte indolori perché questi dieci no dei gruppi dirigenti, del plurali- si evitano anche i compromessi anni non sono passati invano e smo politico e culturale della Cgil, incomprensibili. La prova che ci perché queste scelte incideranno, a cominciare dalla presenza in attende è proprio quella di riporta- quindi, su privilegi relativi, su pre- questa organizzazione di compo- re al centro del dibattito politico rogative acquisite dalle organizza- nenti di tradizioni diverse. Questo della Cgil e quindi se ne siamo zioni, dai gruppi di interesse o an- pluralismo, quello vecchio e quello capaci, se abbiamo tela da tesse- che dagli individui e soprattutto nuovo, è una ricchezza, è la condi- re, anche al centro del confronto sulla prassi inerziale che ha guida- zione della vitalità di una organiz- con le altre organizzazioni sinda- to per molti anni la nostra stessa zazione, della possibilità costante cali, una cultura di progetto, a esperienza contrattuale. Di questo di una verifica critica delle decisio- partire dalla quale misurarci con i c’è bisogno, però, se vogliamo ni dei gruppi dirigenti. Quindi dob- nostri interlocutori sociali e con il rilanciare una politica di rifonda- biamo garantire sempre la pubbli- sistema delle imprese. Sarà que- zione, come grande politica, così cità del dibattito che investe le sto il compito della Conferenza di come ci ha ricordato Antonio Pizzi- grandi opzioni strategiche della programma. Ma è già il nostro im- nato. Una politica di rifondazione Cgil senza scandalo, anche quando pegno, a partire da domani, se si diventa grande politica se si fonda esse esprimono dissensi rilevanti.

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Dobbiamo abituarci cioè a non ché sono ragioni che hanno origini potremo forse affrontare con più confondere mai più gli attacchi alle antiche quanto quelle della demo- facilità i compiti immani che ci at- idee con gli attacchi alle persone. crazia. Si potrebbe ben dire con tendono, in modo particolare come Nello stesso tempo abbiamo biso- una parafrasi «no negotiation wi- segreteria e come Comitato diret- gno, con drammatica urgenza, di thout rapresentation». In questo tivo – così come risulta dalla con- una solidarietà effettiva nel mo- processo di formazione delle deci- sultazione –, rivedendo la divisio- mento delle decisioni e della loro sioni che intreccia democrazia rap- ne dei compiti all’interno della se- realizzazione operativa, anche presentativa e democrazia di man- greteria e dell’apparato confedera- quando queste sono prese a mag- dato il ruolo delle componenti, a le; immaginando nuove responsa- gioranza, si tratti di uno sciopero, mio parere, è e resta fondamenta- bilità di segreteria anche nel qua- di una trattativa, di un accordo le, e non lo si modifica con gli e- dro di un processo di rinnovamen- sindacale. L’emergere di diverse sorcismi. to; coinvolgendo il comitato diret- anime è solo l’espressione di Si tratta di un connotato genetico tivo nelle aree, nei dipartimenti di un’organizzazione allo sbando, che della nostra organizzazione, di un lavoro della Confederazione, de- recita a soggetto e che si governa aspetto rilevante del nostro plura- terminando una collegialità reale, sulla base degli umori dei suoi diri- lismo. È alla base del patto di fon- ma agile, nella conduzione delle genti: c’è bisogno di un rigore ve- dazione della Cgil. Scusatemi l’ov- vertenze. Togliendo, cioè, ai ro, ce lo chiedono i compagni. Noi vietà, ma l’unità della Cgil è la «ministeri» di Corso d’Italia la lot- dobbiamo farla finita, e parlo in Cgil. Chiunque la insidi, o la faccia tizzazione delle vertenze e delle primo luogo per me stesso, con il decadere a precario compromes- trattative, realizzando un comitato malcostume della fuga di notizie. so, opera ne deve essere consape- esecutivo più efficiente e un comi- Appena costituiamo una commis- vole – per distruggere questa Cgil. tato direttivo che recuperi piena- sione riservata sempre regolar- Se mi eleggerete, io mi impegno – mente la sua funzione di direzione mente, inflazioniamo l’afflusso di è uno dei pochi impegni che mi politica. Potremo così con grande notizie ai mass media e quando sento di assumere – a essere ga- franchezza, ce n’è bisogno, ridefi- scompaiono le commissioni riser- rante con Ottaviano Del Turco di nire i confini che segnano l’attività vate, allora cade anche l’attenzio- questa unità e di questo patrimo- e la scelta di ognuno di noi. Non ne dei mass media nei confronti nio. Si può pensare, certo, a un’e- sto parlando qui di ingegnerie isti- del sindacato. Dobbiamo farla fini- voluzione delle componenti, possi- tuzionali, di prerogative, di terreni ta con i commenti divaricanti di bile soltanto attraverso l’allentarsi riservati a questa o a quella istitu- fronte a una stessa decisione che delle discipline e delle omogeneità zione sindacale. Spesso un ap- abbiamo assunto magari in modo di orientamenti dettati spesso, proccio di questo genere ci porta e sofferto. Dobbiamo ridurre la no- anche se in modo non coercitivo, ci ha portato a risolvere i conflitti stra smania di protagonismo, per- da considerazioni esterne al sinda- che esistono all’interno della Con- ché queste cose sono avvertite dai cato. Si può pensare e si può lavo- federazione con invasioni di cam- militanti come una mortificazione rare soprattutto all’affermarsi di po, ripartizioni più o meno forzose loro e una loro personale umilia- una dialettica tra le culture di un del potere contrattuale di cui di- zione di fronte all’organizzazione. sindacato di progetto che non ri- spone la Confederazione nel suo Dobbiamo garantire sempre la spetti i confini delle componenti e insieme. No, parlo di funzioni, di possibilità reale di una verifica de- che non si limiti a raschiare i fondi compiti raccordati al patto costi- mocratica, innanzitutto nell’orga- di barile delle loro culture passate. tuente della Cgil, Anche se si trat- nizzazione, attraverso gli strumen- Se questa dialettica dell’autonomia ta di un patto che dobbiamo certa- ti della democrazia rappresentati- sindacale si accompagnerà sempre mente rivisitare e precisare. In- va, ma anche con i lavoratori che più alla consapevolezza crescente tendo dire che la ragione d’essere rappresentiamo. La democrazia di di ognuno di noi di essere dirigenti della Confederazione generale ita- mandato non è una brutta parola; di tutti gli iscritti, di tutte le anime liana del lavoro – che non è e non essa ci da, così come la democra- della Cgil e responsabili verso tut- deve essere una federazione di zia rappresentativa, la possibilità ti, anche verso quelli nei confronti strutture – è quella di garantire di correggere delle decisioni che dei quali dissentiamo, allora pos- prima di tutto un interesse gene- dobbiamo prendere molte volte in siamo sperare che un sistema di rale riconosciuto come tale dall’in- termini di assoluta rapidità perché lottizzazione temperata dei gruppi sieme dei suoi iscritti e dall’insie- siano efficienti. Abbiamo bisogno dirigenti potrà essere superato me delle sue strutture. Non uno di momenti di verifica democratica senza dar luogo all’emergere di spazio contrattuale o un diritto di che ci consentano anche di cam- maggioranze più o meno occulte o rappresentanza, ma un interesse biare, di adeguarci al fatto com- precostituite che romperebbero, generale di cui la Confederazione piuto o senza porre automatica- appunto, il patto di unità che la in primo luogo è depositarla e ga- mente un problema di fiducia nei Cgil incarna. Questa prima espe- rante, una volta che si è convenu- confronti del gruppo dirigente. Per rienza di consultazione – lo ricor- to su certi diritti, su certi poteri di questa via saremo lenti, dimostre- dava Ottaviano Del Turco – va contrattazione, su certe forme di remo – come è andato a spiegare nella direzione giusta; su questa solidarietà operante che attengono qualche dirigente sindacale in un strada nessuna componente potrà a questo interesse generale. Di varietà televisivo – di non saper accampare il monopolio della mas- questo in primo luogo il gruppo scegliere? Ce ne scusiamo. Chie- sima responsabilità della Confede- dirigente della Cgil deve essere diamo soltanto rispetto per le ra- razione. Anche riflettendo su que- garante, rinunciando alla figura gioni non ignobili di questa nostra sto nuovo modo di dirigere che spesso fastidiosa del controllore, lentezza, delle nostre cautele, per- vogliamo tentare di sperimentare, dell’ispettore sulle scelte contrat-

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 tuali delle singole strutture della progetto che sappia elevarsi al di progettuale e la democrazia sinda- Confederazione. E la difesa, la ve- sopra dell’interesse meschino di cale, l’unità fra le organizzazioni rifica di questo interesse generale organizzazione, o di volontà di rappresenti sempre per noi non un che costituisce innanzitutto il ter- primato, potrà rendere più com- mezzo, ma un valore in sé; come reno di direzione della Confedera- plessa e più impegnativa la nostra un valore in sé è la forza contrat- zione e dei suoi gruppi dirigenti, azione per l’unità rivendicativa tuale dei lavoratori, impossibile ne definisce i suoi obblighi e i suoi oggi e per l’unità sindacale doma- senza l’unità fra i sindacati, quindi doveri. Questo e non la contesa di ni. È più facile, infatti, mediare fra un vincolo per la nostra stessa spazi di contrattazione con le cate- apparati che fra diversi approcci concezione di sindacato di classe – gorie o le strutture territoriali. A culturali e rivendicativi, ed è ben o di solidarietà, se si preferisce tale proposito c’è il problema che più difficile in questo modo co- usare questo termine più blando. avvertiamo tutti di una riforma del struire davvero un’unità che reg- Dico questo con molta chiarezza, sistema contrattuale che va prepa- ga. Ma se il confronto sarà vero, anche se ciò può dispiacere a rato, meditato, non improvvisato, non ridotto a pochi iniziati, non qualcuno o essere visto come ma che rappresenta un compito immeschinito in pattuizioni occul- un’astrattezza. Per me è una scel- urgente; parlo – lo ripeto ancora – te, non solo esso risulterà più ricco ta di milizia sindacale. Non condi- dell’individuazione delle regole e più vivificante per tutti, ma sarà vido per questo le tesi recente- nell’ambito delle quali per la Cgil anche il solo, a mio parere, su- mente esposte da Franco Marini anche questo sistema di relazioni scettibile di approdare a risultati secondo il quale quando si ritiene industriali deve collocarsi. E quan- concreti, niente affatto precari. di essere trascinati verso l’abisso, do parlo di regole intendo molte Molte cose sono cambiate negli allora si può «lasciare la mano» e cose. Intendo la necessità di ga- orientamenti pragmatici delle altre fare a meno dell’unità. Al di là del- rantire il rispetto delle decisioni organizzazioni sindacali in questi le metafore, che valgono quello che abbiamo preso in materia di anni, anche se, a mio giudizio, non che valgono, quando, non in a- sciopero nei pubblici servizi, inten- in modo così radicale dal Congres- stratto, in questo periodo difficile, do la coerenza tra le decisioni che so ad oggi, quando abbiamo as- vi sono difficoltà fra Cgil, Cisl e Uil, prendiamo e l’impegno a non pro- sunto lucidamente determinate io domando con tutta sincerità se muovere azioni di sciopero che scelte. Il conseguimento di intese davvero l’unità con la Cgil può non siano rigorosamente unitarie, unitarie, malgrado la grande espe- portare la Cisl verso l’abisso, o intendo la contrattazione di diritti rienza rappresentata dai rinnovi spingere la Uil a passare le Alpi che noi tutti insieme avremo rico- contrattuali del 1987, appare a dimenticando le sue passate pas- nosciuto essere diritti individuali volte più difficile, persino nel mo- sioni libiche sulle sponde del Medi- indisponibili, intendo la valutazio- mento in cui si tratta di formulare terraneo. Ottenere più formazione ne in comune delle implicazioni piattaforme rivendicative comuni. per i giovani e destinare a questo generali che può avere una deter- Un nostro sforzo, un nostro impe- scopo il denaro pubblico dei con- minata rivendicazione o una deter- gno in tale direzione richiederà tratti di formazione-lavoro: è que- minata intesa per l’insieme del una maggiore trasparenza delle sto l’abisso? Acquisire nuove pos- movimento sindacale italiano e per nostre posizioni di partenza, una sibilità di garantire la retribuzione l’insieme delle strutture della Con- maggiore enfasi nella nostra vo- all’universo dei lavoratori e non federazione. Badate bene, con lontà di cercare un’intesa che salvi solo ad alcuni di qualche grande queste regole trasparenti di dire- i valori delle organizzazioni e non azienda, estendere i sistemi di zione che difendono l’interesse le indebolisca di fronte alle contro- informazione, di controllo sulle generale della Confederazione non parti. L’impegno che dovremmo condizioni di lavoro, di formazione sopprimeremo il conflitto fra le prendere con noi stessi è quello di di professionalità, come è avvenu- diverse istanze dell’Organizzazio- essere gli ultimi ad abbandonare to alla Olivetti: è questo l’abisso? ne. Forse ne sorgeranno di nuovi. un negoziato o la ricerca di un’in- Da questo punto di vista mi sento Basta immaginare il caso, non tesa, di essere quelli che non pro- di aggiungere all’elogio fatto re- proprio impossibile, in cui un’inte- muoveranno mai azioni di lotta centemente da Ottaviano Del Tur- sa sindacale, aziendale o di cate- che escludano un’altra organizza- co alla Fiom, l’elogio alla Firn e goria, trovi il sostegno maggiorita- zione sindacale, a meno che non si alla Uilm, che hanno saputo – du- rio dei lavoratori interessati e nello tratti di scioperare contro un ac- rante la vertenza Olivetti – sor- stesso tempo rappresenti una vio- cordo separato, concluso contro la montare molte esitazioni e seguire lazione di un interesse generale di nostra volontà, l’impegno di non una strada diversa da quella per- cui la Cgil deve farsi garante. Ma dare mai per concluso un confron- seguita alla Fiat cogliendone così i diamo al conflitto il suo contenuto to sulla strategia unitaria con le frutti – altro che abisso! – insieme politico esplicito e, quindi, la pos- altre confederazioni. Non è un’atti- alla Fiom. A questo proposito vo- sibilità di risolverlo nella traspa- tudine umile, questa, è la scelta glio dire anche, dato che sarebbe renza; togliamo, cioè, al conflitto – responsabile che spetta in primo finzione non parlarne, che va reso anche dentro le organizzazioni – luogo alla più grande organizzazio- merito all’avversario di classe, all’- ogni carattere di lotta fra centri di ne sindacale italiana che non ha azienda, di aver saputo scegliere e potere o interessi categoriali o paura di vincolare se stessa a una volere il confronto con tutte le or- regionali. Infine è necessario uno norma di condotta che ritiene giu- ganizzazioni sindacali, assumen- sforzo di ridefinizione della nostra sta, anche se altri si ritengono done le conseguenze: sapendo che autonomia progettuale, dei princì- liberi di decidere in modo diverso trattare con la Fiom voleva dire pi fondanti, anche in termini di o anche opposto. In questo senso trattare il governo consensuale eticità del nostro stare insieme; un penso ancora che con l’autonomia delle condizioni di lavoro. Di ciò va

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 dato merito all’intelligenza, ma gan –, se non si vince, si perde soprattutto stati d’animo di preoc- anche a qualcosa di più, alla sensi- sicuramente di meno; e divisi in- cupazione, di angoscia, quelli che bilità democratica di un gruppo vece si perde sempre. Nessun sin- mi animano. La mia ambizione è imprenditoriale. Quali princìpi o dacato può voler scambiare un sempre stata, e la ritengo un’am- valori fondanti rischia di perdere la interesse di bottega con un sia pur bizione molto grande, quella di Cisl in questi casi? lo credo nessu- piccolo miglioramento che spetta dare un contributo alla politica e no. A meno che, ed è qui una diffi- all’insieme dei lavoratori interes- all’esperienza concreta di questa coltà che insidia tutti noi, in gioco sati. Vogliamo discutere di queste organizzazione che è tutta la mia sia soltanto il primato o il privile- cose con gli amici, con i compagni vita. Con questa nuova responsa- gio di organizzazione. E, questo lo della Cisl e della Uil nel rispetto bilità cercherò di continuare in tale vediamo, purtroppo, in più di una che abbiamo per i loro valori e nel ambizione: di dare di più e meglio, circostanza, quando si presenta la rispetto che chiediamo loro per i difendendo le idee in cui credo, possibilità di migliorare un accordo nostri. Quando c’è questo rispetto rispettando le idee degli altri, cer- preconcluso e sorgono assurdi reciproco il confronto è sempre cando quindi in nome dell’unità di problemi di prestigio per un’orga- possibile ed è sempre costruttivo, questa organizzazione tutte le in- nizzazione che riteneva oramai ne guadagnamo tutti, anche se tese e le mediazioni che la renda- queste questioni definitivamente alla fine non ci trovassimo d’accor- no più forte, più efficace e più cre- omologate. Credo, invece, che do. Superiamo, comunque, questa dibile. Chissà che da ciò, dall’im- bisogna superare una concezione immagine di rissa fra sensali che pegno di tutti noi, non scaturisca in cui al primo posto vi siano i pa- troppo spesso il sindacato ha dato anche la rinascita di una concezio- triottismi, il prestigio di organizza- di sé di fronte all’opinione pubblica ne molto antica – ma quanto indi- zione o, Dio non voglia, forme di e ai lavoratori. Ho sentito come un spensabile oggi! –, quella della finanziamento del sindacato o di dovere di lealtà il bisogno di espri- milizia sindacale come educazione organismi nei quali il sindacato mere, da compagno ai compagni, ed emancipazione degli uomini. opera, che possono essere in alcu- lo stato d’animo, le intenzioni, for- Questo nostro non è un mestiere ni casi esplicitamente incentivanti se le velleità con le quali intendo come gli altri. È stato nel passato della neutralità del sindacato nei assumere questa pesante respon- e deve tornare ad essere una mis- confronti dei diritti fondamentali sabilità. Non ho mai ambito né sione e una ragione di vita. dei lavoratori. Insieme, di questo pensato di diventare segretario siamo convinti – e non è uno slo- generale della Cgil e oggi sono II nuovo segretario generale

Nuova Rassegna Sindacale n. 38 del 15 ottobre 1990

Intervista a Bruno Trentin

Un patto di programma di Renato D’Agostini

Le proposte del segretario generale per costruire una nuova, stabile, mag- gioranza nella Cgil

La proposta di Bruno Trentin di proposta di scioglimento della ranza con regole nuove. dare il via allo scioglimento della componente e il rilancio del pro- Trentin: Si è sempre pensato, e componente comunista nella Cgil gramma della Cgil? molte delle obiezioni alla mia pro- ha sorpreso il mondo sindacale, Trentin: La proposta di una gra- posta ripercorrono questa strada, che non ha lesinato consensi, ma duale dissoluzione della compo- che un’organizzazione come la Cgil non ha fatto mancare richieste di nente di unità sindacale, nella (ma il discorso vale anche per i chiarimento, domande sull’imme- quale si riconoscono gli aderenti al partiti) debba far riferimento a diato futuro della Cgil, precisazioni partito comunista, serve a rendere grandi opzioni ideali e poi essere sul rapporto con quanto avviene in credibile il rilancio nella Cgil, nella sufficientemente libera nella con- casa comunista, approfondimenti sinistra italiana e quindi anche nel dotta quotidiana (libera magari sul nesso tra programma e gover- partito comunista di un confronto anche nell’interpretare la coerenza no dell’organizzazione. Proviamo a ideale e politico sulle opzioni pro- tra questa e le grandi opzioni idea- girare alcune di queste domande grammatiche che il movimento li). Questo schema, questa conce- direttamente al segretario genera- sindacale e le forze della sinistra zione mi pare siano messi in crisi le della Cgil. Cominciamo dalla dovranno compiere nel nuovo sce- dai rivolgimenti profondi che stan- convocazione della componente nario di fine secolo. no avvenendo in Europa. È allora comunista a Roma all’Hotel Jolly difficile pensare di ricostruire un’u- per discutere della «proposta RS: Un comune patrimonio di va- nità o una maggioranza governan- Trentin» e del «programma rifor- lori, si dice, è possibile; il proble- te nella Cgil sulla base di valori matore». Che rapporto c’è tra la ma è come costruire una maggio- ideali che siano oggetto di profon-

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 di ripensamenti in ognuno di noi e temi: una serie dì premesse di RS: È possibile qualche esempio? in tutte le grandi organizzazioni valore, un nuovo cappello ideolo- Trentin: Certo, supponiamo di democratiche della sinistra in Ita- gico? scegliere, e io credo debba essere lia e in Europa. Trentini: Non penso affatto di la scelta prioritaria di un’organiz- Per questa ragione ho voluto lan- sostituire al monolitismo ideologi- zazione come la Cgil, l’obiettivo ciare provocatoriamente un con- co un monolitismo di programma. dell’autorealizzazione nel lavoro, fronto sul programma e cioè su Al contrario, credo che attraverso questo obiettivo, e non quello al- una serie di obiettivi vincolanti il programma sia possibile configu- trettanto legittimo della massima dell’azione quotidiana. Questo è rare una larga maggioranza capa- remunerazione. Una volta che lo si per me il solo modo possibile, non ce di gestire, nella trasparenza, è assunto, è necessario definire i mistificante, di definire sulla base una politica di riforma e di trasfor- modi concreti in cui può essere delle scelte che vanno concreta- mazione. realizzato (anche se penso che mente compiute anche regole di Questo è il senso dell’analogia, e non sarà mai realizzato completa- comportamento, valori etici che qui si ferma, tra le vicende del Pci mente). Il che vuol dire passare finiranno per delineare ulterior- e quello di un sindacato come la da una priorità generale alla defi- mente la natura del sindacato. Cgil. Si tratta di un’analogia meto- nizione di priorità ben concrete Partire dal programma e non dai dologica per l’individuazione, in sulle forme possibili e praticabili di valori, partire dalla coerenza fra una fase come quella che attraver- trasformazione, di umanizzazione programma e condotta quotidiana siamo, delle basi comuni della dell’organizzazione del lavoro. e non da un’astratta etica sindaca- convivenza. Credo che questa a- Che cosa implica? Intanto richiede le, mi sembra sia non tanto la nalogia debba essere esplicita e un’assoluta coerenza delle rivendi- strada migliore, ma quella obbliga- non nascosta perché proprio l’e- cazioni contrattuali (almeno quelle ta. Proprio per rendere credibile il sperienza travagliata che abbiamo che propone la Cgil) con questo rilancio di una simile proposta bi- vissuto nella Cgil in tutti questi obiettivo. Vuoi dire ripensare la sognava dimostrare che almeno la anni, malgrado tutto, dimostra che politica salariale, (quella del tem- componente di maggioranza pote- diverse culture possono convivere po di lavoro, la difesa delle condi- va trame tutte le implicazioni, co- e condividere un progetto. zioni di lavoro in rapporto a questo me quella di dissolversi progressi- obiettivo, se effettivamente viene vamente e di partecipare, senza RS: Proprio per questo, secondo considerato prioritario. Si introdu- alcuna identità precostituita di mi- alcuni, non vanno stravolte le re- ce così un vincolo alla condotta dei litanza partitica, a questa discus- gole del gioco. Non sarebbe più gruppi dirigenti che fossero chia- sione. opportuno distinguere tra proces- mati ad attuare, sia pure gradual- so programmatico e governo del- mente, un programma del genere RS: Si obietta che la proposta sia l’organizzazione? e vi sono delle coerenze da rispet- eccessivamente attenta ai proble- Trentin: Questa distinzione non è tare fra un obiettivo di questa na- mi aperti nel Pci. esatta. Vi può essere un’organiz- tura e aspetti importanti dell’ini- Trentin: Sicuramente c’è un rap- zazione che, per lo statuto che si è ziativa del sindacato che vanno in porto, anche se in seconda linea. data, per le regole democratiche ogni caso rivisitati: non può essere Sono convinto della necessità che che si impone, per i comporta- una qualsiasi struttura della con- un soggetto politico come il Pci menti reali, può consentire a trattazione sindacale a privilegiare debba rimanere all’altezza del ruo- quanti non condividono il pro- una strategia che favorisca l’auto- lo che ha svolto in passato. C’è la gramma di battersi per cambiarlo realizazzione della gente nel pro- convinzione, e credo non sia solo e comunque di sentirsi garantiti prio lavoro. Una struttura contrat- nostra, che una rottura nel partito nei loro interessi, nella loro condi- tuale che fosse nelle sue scadenze comunista rappresenterebbe una zione. Il patto di programma non periodiche, nei suoi livelli, preva- sconfitta per l’intera sinistra e per è per me, lo ripeto, un patto tota- lentemente centrata sulla riparti- il movimento sindacale, soprattut- lizzante, non presuppone l’accordo zione retributiva potrebbe essere to poi se dovesse avvenire su basi di tutti su tutto. Possiamo benissi- assolutamente antitetica e negare ideologiche, su opposte premesse mo immaginare che un program- ogni spazio a una politica di que- di valore che richiedono tutte di ma costruito per singoli punti da sto genere. Ecco profilarsi un altro essere ridiscusse attraverso una voti di maggioranza e da voti di vincolo per la condotta del sinda- lunga ricerca comune. minoranza riesca a far emergere cato. E potremmo fare altri esem- Ecco, abbiamo voluto come com- una maggioranza stabile che san- pi. ponente comunista lanciare un cisca un patto di governo della messaggio dando noi per primi un Cgil. Insisto, perché altrimenti ri- RS: Si potrebbe continuare con il esempio: un’unità delle diverse schiamo di identificare di nuovo il tema della democrazia economica. culture presenti nel Pci è possibile programma con una serie di op- Trentin: Si parla molto di demo- solo su opzioni programmatiche zioni ideologiche che vogliono dire crazia economica; non c’è forza che possono essere, certo, frutto sempre poco e che lasciano liberi i sociale o politica che non assuma del voto di maggioranze e mino- gruppi dirigenti di interpretarlo questo come slogan. Si sa che la ranze assolutamente articolate su come vogliono. Un programma democrazia economica abbraccia questo o quel punto del program- fatto non di sole opzioni ideali a decine di esperienze, di modelli fra ma. priori, ma di una serie di scelte loro diversi, se non alternativi. concrete, facilmente verificabili Quando affermiamo una determi- RS: Non c’è il rischio che il pro- nella pratica: questo è il salto da nata priorità,come quella dell’au- gramma diventi proprio quello che fare. torealizzazione o dell’umanizzazio-

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 ne del lavoro, diciamo anche che Oggi l’unità è impacciata, se si parola che corrisponde purtroppo essa viene prima, che essa è il fine pensa bene, da un lato dal soprav- alla realtà), occorre che si tradu- della democrazia economica. Allo- vivere di vecchie premesse di va- cano in compromessi espliciti e ra si tratta di privilegiare quelle lore ormai totalmente indimostra- trasparenti, non offuscati da ideo- forme di democrazia economica bili e quindi dal richiamo (quando logie consunte, da processi alle che comportano una partecipazio- serve, si potrebbe dire con mali- intenzioni o dalle faide personali. ne alle decisioni, per esempio, e zia) a pregiudiziali di carattere Questo è il rischio che abbiamo di non soltanto ai benefici dell’impre- ideologico e dall’altro lato da con- fronte. Discutiamo pure per vede- sa. flitti che sorgono sempre più per la re se abbiamo le stesse idee in È facile vedere come, partendo da condotta quotidiana del sindacato. materia di democrazia economica, opzioni, priorità programmatiche, Vi è una dicotomia che diventa se parliamo delle stesse cose, do- sia possibile definire scelte che una specie di schizofrenia conflit- podiché tra posizioni diverse si stringano sempre più da vicino la tuale fra la cultura dei principi, possono trovare compromessi e condotta quotidiana del sindacato delle grandi premesse ideologiche, mediazioni assolutamente traspa- e da lì risalire a regole di convi- e la cultura del conflitto che evi- renti perché risulterà chiaro cosa venza nell’organizzazione, ai valo- dentemente è anch’essa attraver- si acquisisce e a cosa si rinuncia. ri, ai principi etici, a una nuova sata da contraddizioni profonde, di Credo ci sia bisogno di un bagno di deontologia del sindacato. valori che non appaiono più come verità, fuori dalle ideologie, per tali. Bisogna laicizzare il confronto, ristabilire un rapporto – non vorrei RS: Si tratta di un ritorno alle ra- cominciare a chiamare pane il pa- sembrare cinico – tra la pratica e i dici: definire oggi, come fu fatto ne, senza scomodare grandi prin- valori anche modesti ai quali ci si allora, i diritti, gli strumenti, le cipi e grandi parole. Cosa vuoi dire riferisce. forme della democrazia dal punto discutere, dividerci su chi crede o di vista del lavoro e cioè di quel non crede alla politica dei redditi, RS: Intanto, se verrà deciso il dis- pezzo della società che è rimasto alla democrazia economica, all’au- solvimento della componente co- ai margini della costruzione demo- tonomia del sindacato quando munista, si dovrà gestire la transi- cratica. queste parole non hanno riscontro zione. Trentin: Si arriva a questo. Con in scelte precise, in priorità coe- Trentin: La gestione del periodo un’enorme differenza: che alle renti e quindi in comportamenti di transizione la vedo affidata al- origini alcune grandi opzioni ideali, quotidiani assolutamente rigorosi? l’unità dell’attuale gruppo dirigente il socialismo, l’emancipazione del della Cgil nel promuovere la ricer- lavoro, sorreggevano questa ricer- RS: Accanto allo scontro sui gran- ca sul piano programmatico per ca. L’obiettivo del socialismo in di temi c’è quello sulle miserie individuare le basi minime di un gran parte del movimento sinda- quotidiane della politica, sindacale governo duraturo. Questo non cale dell’Europa occidentale – non e no. Perché il metodo che proponi vuol dire distinguere tra chi aderi- era una finzione – ha permeato dovrebbe risolvere più di quanto sce a occhi chiusi a un determina- quel concetto di solidarietà sul non possa un patto tra partiti? to programma e chi lo avversa, quale si è costruito il sindacato. Trentin: Perché si introduce un ma tra chi si riconosce in quello Oggi sappiamo laicamente che elemento di profonda trasparenza che ho chiamato il patto di pro- questi grandi ideali, che probabil- e la trasparenza è necessaria per il gramma e chi invece, pur militan- mente si ricostruiranno, non sono movimento sindacale, imprescindi- do nella Cgil, non vi si riconosce. più il punto di partenza, il dato bile, per poter gestire i compro- Si tratta poi di costruire da qui al acquisito dal quale muovere. Sap- messi che fanno parte della nostra congresso le regole che possano piamo invece che bisogna rico- vita quotidiana. L’unità, per fare assicurare, nel congresso stesso e struire insieme degli obiettivi e ancora un esempio, è un valore in dopo, un governo stabile e una delle pratiche che ridiano senso e sé per l’organizzazione sindacale convivenza di diverse culture, di credibilità a un’azione solidale dei (non è ideologia, ma una deduzio- diverse opzioni nella maggioranza lavoratori nel sindacato. Nuovi ne dall’esperienza pratica) e noi, e nell’opposizione, un governo di contenuti, nuova credibilità a que- come Cgil, abbiamo già compiuto tutte le forze che militano nella sta solidarietà che oggi attraversa questa scelta programmatica pre- Cgil. Questo vuoi dire indicare del- una crisi profonda di valori, oltre cludendoci tutta una serie di com- le regole che vincolino la Cgil al che una crisi obiettiva di fronte portamenti che invece vengono rispetto di determinate decisioni, agli elementi di diversità presenti non solo praticati, ma assunti co- stabilire concretamente gli spazi e nel mondo del lavoro. Quindi, un me valore da altre organizzazioni. i limiti del diritto al dissenso e alla ritorno alle origini, ma con altri Ma se l’unità è un valore in sé, si differenziazione, stabilire anche le punti di partenza. tratta di realizzarlo anche attra- regole attraverso le quali in ogni verso mediazioni, compromes- decisione siano salvaguardati i RS: Procedere in questo modo si,con posizioni diverse da quelle diritti delle minoranze. Questo si- aiuta o complica il mantenimento della Cgil. Le «miserie quotidia- gnifica anche definire le regole per di un’unità interna della Cgil e il ne», che sono il governo della eleggere i gruppi dirigenti e qui vi rapporto con le altre confederazio- Cgil, della politica unitaria, per è una difficile composizione da ni? non essere perdenti nel confronto trovare tra due esigenze fonda- Trentin: Credo che aiuti perché con l’insieme del movimento sin- mentali: il diritto degli iscritti a demistifica una necessaria discus- dacale, nel confronto del sindacato eleggere dirigenti sulla base delle sione politica e la ricerca culturale con i suoi interlocutori e i suoi an- proprie opzioni programmatiche e, sul fronte dell’azione rivendicativa. tagonisti (non ho paura di questa in secondo luogo, il diritto a giudi-

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 care e quindi anche eleggere i diri- questo o su quel punto. Credo alla genti sulla base di quelle che si possibilità di formare una nuova ritenga siano le capacità e le atti- maggioranza su un patto di pro- tudini a realizzare un determinato gramma che vada ben al di là di Bollettino programma. Non sono cose che si una legislatura, di un passaggio da risolvono in un giorno se si ag- un congresso all’altro. Anche se ADAPT-FMB giunge il vincolo di salvaguardare nella realizzazione quotidiana del comunque la presenza e la rappre- programma vi possono essere sentatività di culture o di esperien- maggioranze e minoranze diverse Frutto della collaborazione con ze che risultassero minoritarie. non potrà essere messa in que- il Centro Studi Internazionali e Tutto dipende dal comune sentire stione la continuità del governo Comparati “Marco Biagi”, che si determinerà nel gruppo diri- della Cgil. comprende due newsletters di gente nazionale e poi nei congres- aggiornamento sui temi del si della Cgil. RS: Nel programma ci sarà un lavoro e delle relazioni sindacato per l’alternativa o un industriali. RS: E se si scioglie solo la compo- sindacato per l’alternanza? nente maggioritaria? Trentin: Né l’uno né l’altro, se Bollettino Ordinario

Trentin: Non è stata posta alcuna non nel senso che un sindacato È una newsletter settimanale condizione al dissolvimento della che assume la democrazia e le sue di aggiornamento sui temi del componente di unità sindacale. regole non come mezzo ma come lavoro e delle relazioni Siamo consapevoli che le altre fine della sua azione nel campo industriali. Offre un’ampia componenti, almeno per un certo sociale non può non assumere il documentazione periodo, possono restare integre diritto all’alternanza come fonda- internazionale, comunitaria, nelle loro possibilità di decisione, mentale nella Cgil e tanto più nello nazionale, nonché regionale e di cooptazione dei gruppi dirigenti Stato democratico nel quale vivia- locale suddivisa per sezioni. che le rappresentano. È un rischio mo. Ma, detto questo, credo che Particolare attenzione viene che bisogna correre consapevol- l’obiettivo di un sindacato autono- dedicata alle tematiche: mente. Noi intendiamo inibirci la mo, soggetto politico, debba esse- certificazione e interpelli, possibilità di procedere ulterior- re quello di stabilire obiettivi di giurisprudenza italiana, mente alla cooptazione dei gruppi trasformazione, di riforma nella agenzie del lavoro, servizi per dirigenti da parte di una compo- società civile. Di volta in volta l’impiego, somministrazione, istruzione, formazione, nente, la quale finisce per essere questi obiettivi possono essere apprendistato, ricerca, autodesignata, perché non ci sono realizzati attraverso un’iniziativa università, mobilità dei elezioni degli organismi rappre- alternativa delle forze di sinistra lavoratori, immigrazione, sentativi delle componenti. Avre- ma anche con momenti di alter- contrattazione collettiva, mo l’opportunità di vedere militan- nanza delle stesse maggioranze di salute e sicurezza, orario di ti o dirigenti che non godono di governo. Se c’è un dato che dob- lavoro, lavoro sommerso. una candidatura privilegiata esse- biamo privilegiare come sindacato Inoltre mette a disposizione re l’oggetto anche di una politica dell’autonomia e dell’unità è ap- raccolte statistiche, note selettiva da parte di elettori che punto il riferimento a contenuti economiche e rapporti non accettano le stesse regole. precisi e a obiettivi precisi: un sin- istituzionali, segnalazione di Evidentemente le cose cambiereb- dacato non può non fare un’alle- bandi, concorsi e premi, bero se si trovasse, e mi auguro anza col diavolo per realizzare o- attività Adapt/Centro Studi che si trovi, un punto di vista co- biettivi che gli sono propri... Marco Biagi. mune su nuove regole per la for- mazione dei gruppi dirigenti fra RS: ...ma non è detto che il diavo- Bollettino Speciale tutte le componenti storiche che lo sia sempre lo stesso... Attivo dal novembre 2005, è hanno dato vita alla Cgil. Per e- Trentin: No, assolutamente, co- una newsletter di sempio riconoscendo uno spazio me non è detto che il Buon Dio approfondimento, a carattere alle componenti storiche e crean- abbia sempre ragione. In questo monografico, su singole done uno nuovo, con forme di ele- senso il modello del sindacato a- tematiche di attualità in zione meno guidate, meno vinco- mico di un governo di sinistra e di materia di diritto del lavoro, late alla totalità degli iscritti; que- un sindacato all’opposizione di un relazioni industriali, sta può essere una strada da per- governo conservatore è veramen- formazione, che segue il correre. te entrato in crisi. modello della struttura in Sono tutte ipotesi che, proprio per sezioni del Bollettino ordinario. aver abbandonato pregiudiziali Renato D’Agostini L’iscrizione al Bollettino è ideologiche e premesse di valore, gratuita. Per iscriversi è puntano a un governo stabile, a sufficiente inviare una mail di forme stabili di convivenza demo- richiesta all’indirizzo: cratica all’interno della Cgil. Non è [email protected], specificando certo nelle mie intenzioni, come nell’oggetto: iscrizione bollettino. qualcuno sembra temere, un go- Per richiedere la cancellazione verno della Cgil che cambierebbe specificare nell’oggetto della a ogni stormir di fronda, a ogni mail: cancellazione. cambiamento di maggioranza su

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007

Nuova Rassegna Sindacale n. 33 del 4 ottobre 1993

Intervista a Bruno Trentin – Situazione politica, crisi, sindacato

Il futuro della Cgil di Renato D’Agostini

Il sindacato dei diritti, l’unità e la fine del regime delle componenti partitiche. Tangentopoli e rischio di una involuzione del processo di rinnovamento

Autunno caldo si diceva una volta, dere la mano. Ci si deve assumere una logica correntizia tentando oggi è difficile trovare l’aggettivo la responsabilità di una proposta così di portare molti anni indietro i giusto: la crisi economica e in par- che ha l’obiettivo di cancellare la modi, le forme di maturazione dei ticolare quella dell’industria, una piattaforma programmatica di Ri- processi decisionali di questa or- battuta d’arresto nel processo di mini approvata allora da più del- ganizzazione. Da un lato la carat- rinnovamento democratico del l’85 per cento dei delegati. Perso- terizzazione partitica, per un certo paese, una situazione d’impasse nalmente mi batterei contro que- periodo, della componente che fa nel sindacato dopo l’accordo di sta impostazione. Contro gli obiet- riferimento al partito socialista, luglio e la consultazione dei lavo- tivi politici che si nascondono die- dall’altro la connotazione sempre ratori. La Cgil torna a far notizia tro un’apparente questione di più spinta di «Essere sindacato» per le sue vicende interne. Si a- tempi e di date. Penso in realtà come corrente partitica credo rap- pre, scrivono i giornali, la corsa che avremmo altro di cui occuparci presentino gli ultimi sussulti di un alla segreteria: Bruno Trentin la- di fronte a una crisi che va aggra- vecchio sistema. scia ancor prima della scadenza vandosi e manifestando sempre di Mi pare che oggi le posizioni alter- congressuale. Partiamo proprio più i suoi effetti sull’occupazione e native al programma di Rimini dalla Cgil e chiediamo al suo se- sulla composizione sociale della stiano entrando in crisi e che torni gretario generale: è vero quello classe lavoratrice ma che presenta in primo piano quella scelta che, che si dice? Il congresso si terrà anche delle straordinarie opportu- almeno a parole, fu compiuta da prima della normale scadenza? nità. tutti. Penso al Programma fonda- mentale, all’idea di un sindacato in Trentin: Toccherà agli organismi RS: A proposito di Rimini, c’è chi cui la dialettica e il pluralismo si eletti dal precedente congresso ne dichiara fallito il programma, esprimono sui programmi e non valutare l’opportunità di anticipare chi rivendica la divisione tra una sugli schieramenti. Qualcuno ha di qualche mese il prossimo con- maggioranza e una minoranza le- perso troppo tempo a organizzare gresso della Cgil. Per quanto mi gate ai partiti e c’è chi sostiene o una logica di frazione dentro la riguarda ho già avuto modo di dire riscopre la priorità dei programmi Cgil a scapito della possibilità e che non intendo ripropormi nel e la funzione autonoma degli orga- della capacità di portare un contri- ruolo che ricopro. nismi decisionali democraticamen- buto di idee. Si sono creati appa- Credo ci sia su questi problemi te eletti, tutto questo non è il se- rati che hanno finito per spendere qualche confusione dovuta anche gno della persistenza del regime gran parte della propria attività alla scarsa trasparenza del dibatti- delle componenti? nell’assicurarsi la sopravvivenza to politico interno. Voglio dire che Trentin: E la controprova del falli- piuttosto che far fronte con idee una cosa è la valutazione e la de- mento di un regime delle compo- nuove ai problemi drammatici che cisione dell’anticipo della data del nenti che il congresso di Rimini ha di fronte la società italiana e la congresso per dare maggiore spe- aveva contribuito ad affossare (e classe lavoratrice. ditezza e organicità agli obiettivi di prima di Rimini la decisione di al- carattere programmatico e di rin- cune componenti storielle di scio- RS: Non dovrebbe essere proprio novamento organizzativo che il gliersi). la Cgil, secondo la tua analisi, a Congresso di Rimini aveva definito rilanciare l’unità e il rinnovamento nelle sue grandi linee, altra cosa è RS: Ma che in realtà non ha affos- del sindacato, partendo dalle nuo- sostenere – magari fuori dalle sedi sato... ve regole democratiche? deliberanti della Cgil – che il Con- Trentin: Contro quel processo Trentin: E quello che stiamo cer- gresso di Rimini ha fallito tutti i che, credo, ancora adesso riflette cando di fare anche con la lunga e suoi obiettivi, che è morto e sepol- la volontà della stragrande mag- difficile preparazione della Confe- to e quindi ci vuole un nuovo con- gioranza dei militanti della Cgil, si renza d’organizzazione che dovrà gresso che rovesci l’impostazione è sviluppato un tentativo di rivalsa stabilire le nuove regole di un sin- strategica della Cgil. Si tratterebbe di alcune forze politiche, le più dacato dei diritti e della solidarie- di una proposta legittima ma an- coinvolte nella crisi dei modelli tà. Ci sono fatti e numerose inizia- drebbe presentata come tale: non ideologici degli anni ottanta, per tive di grande rilievo che ci condu- si può lanciare il sasso e nascon- ricostituire nell’ambito della Cgil cono alla Conferenza d’organizza-

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 zione in una situazione diversa di Rimini. spesso nasconde il tentativo di rispetto a sei mesi o a un anno fa. Per questo, malgrado le enormi superare difficoltà programmati- Chiunque voglia rileggere gli avve- difficoltà che attraversiamo, sento che con espedienti organizzativi e nimenti sociali e politici di questi che il filo rosso che da Rimini arri- la chiusura settaria abbiamo so- ultimi anni, al di là della cronaca di va fino ad oggi è diventato più stenuto la necessità di un proces- tutti i giorni, dovrebbe poter co- robusto e che deve rimanere la so unitario e credo che non solo gliere che un processo è andato guida della nostra iniziativa nei abbiamo tenuto, ma che abbiamo avanti. La cultura dei diritti da pa- mesi a venire, anche nei confronti fatto dei passi avanti. Il dibattito trimonio di un ristretto gruppo delle altre organizzazioni. Non ab- non è più lo stesso, nemmeno ri- dirigente è diventato patrimonio e biamo mai ceduto alla retorica spetto a pochi mesi fa. di massa. Si potrebbero citare dell’unità sindacale di chi la imma- molti esempi non solo di questa ginava come un appuntamento RS: La complessità richiede tempi presa di coscienza ma anche dei immediato, come frutto di un atto lunghi, ma c’è anche la necessità primi risultati che siamo riusciti a politico liberatorio da compiere di segnali visibili del raggiungi- strappare. Penso ad esempio alla una volta per tutte. L’unità sinda- mento di obiettivi come quello del- possibilità di organizzare e di rap- cale è un processo che va costrui- l’unità, del superamento di un re- presentare i diversi soggetti che si to, non per azzerare i pluralismi taggio corporativo e centralistico sono affacciati nella società italia- ma per definire le regole di un sin- dell’organizzazione sindacale. Il na, dagli immigrati ai lavoratori dacato generale. Abbiamo soste- riferimento regionale non si impo- precari al movimento delle donne. nuto in controtendenza rispetto ne sempre di più nella dimensione Penso soprattutto alla lotta contro alle altre organizzazioni l’idea di europea? Il sindacato delle Came- la giungla di disuguaglianze in ma- un processo unitario. È un’impo- re del lavoro non dovrebbe essere teria di diritti. È andata avanti una stazione concreta, programmatica, sempre di più il simbolo del radi- concezione del sindacato molto sulla quale io credo evolverà il di- camento nella società civile? diversa da quella che sembrava battito sull’unità sindacale. Penso Trentin: Non c’è dubbio. Ma biso- prevalere in altre organizzazioni e alla questione della rappresentan- gna guardarsi da soluzioni più anche in parti non piccole della za, al carattere propositivo di un simboliche che reali. Esiste un Cgil. Si è fatta sentire la concezio- sindacato degli iscritti rispetto alla problema fondamentale di decen- ne di un sindacato come rappre- grande massa dei lavoratori non tramento delle decisioni e di divi- sentante di tutti i lavoratori, re- organizzati cui spetta un potere sione dei poteri fra le diverse sponsabile nelle sue decisioni pri- deliberante. Penso alla ricerca di strutture dell’organizzazione. E ma di tutto di fronte ai propri i- nuove forme di rappresentanza vedo due poli che vanno forte- scritti, quando la Cgil ha assunto che non siano solo l’iscrizione al mente rivalutati: la Camera del una posizione chiara sulla riforma sindacato. Penso alla necessaria lavoro come nucleo in cui si realiz- della rappresentanza sindacale con chiarificazione su un grande tema za nel territorio la solidarietà tra un’iniziativa di legge che sta rac- come quello della partecipazione, lavoratori di diverse categorie, di cogliendo un sostegno sempre più anch’esso oggetto di molta retori- diverse professioni, sempre meno forte tra i lavoratori. Si è fatta ca. divisi da barriere insuperabili. La sentire anche con l’accordo di lu- Passi avanti sono stati fatti, altri mobilità del lavoro ripropongono glio e con la battaglia per la sua se ne dovranno fare anche alla problemi analoghi a quelli che si applicazione, per eleggere in tutti i luce dell’esperienza del movimen- dovettero affrontare agli albori del luoghi di lavoro, per la prima volta to sindacale europeo e internazio- movimento sindacale: la fluidità di in Italia, le rappresentanze sinda- nale, di fronte al fallimento di tut- mestieri, di professioni, di lavori – cali unitarie. te quelle esperienze in cui si è vo- anche nell’esperienza di vita di È andata avanti, contro tutta una luta confondere la funzione riven- una singola lavoratrice o di un la- cultura del vecchio sindacalismo, dicativa, propositiva e di controllo voratore – riporta in primo piano la decisione di uscire dai consigli del sindacato con la sua cooptazio- la necessità di trovare nei diritti il d’amministrazione degli enti previ- ne nella gestione di imprese pub- momento della unità e della soli- denziali e da tutti gli enti pubblici bliche o private. Non abbiamo mai darietà. L’altro polo è la rappre- in cui il sindacato era stato coin- ceduto a una logica settaria che di sentanza nei luoghi di lavoro e nel volto in una pratica consociativa volta in volta assume l’unità sinda- territorio dei lavoratori in carne e per assumere quella funzione di cale come soluzione di tutti i pro- ossa. Detto questo non ci sono controllo che spetta a una sinda- blemi o come il male peggiore: soluzioni miracolose. Neanche cato generale. Sono vere e proprie l’espressione di un sindacalismo quella del federalismo verso la riforme della società civile che soffocatore di ogni dialettica. La finale non ho obiezioni di fondo se hanno fatto registrare passi avanti battaglia contro il modello del sin- non la paura che con le parole si nella coscienza collettiva e anche dacato unico è venuta dal Con- eviti di affrontare i problemi. C’è nella visione unitaria dei tre sinda- gresso di Rimini, non dai suoi op- un problema che il movimento cati confederali con convergenze positori: li è nata l’idea di una co- sindacale non ha risolto in tutta la impensabili solo qualche anno fa. stituzione democratica del movi- sua storia e che è sempre più diffi- È con questi fatti, che credo siano mento sindacale che riconosca il cile risolvere: quello di conciliare destinati a segnare il percorso di diritto al pluralismo e alla separa- democrazia e solidarietà. Nessuna una riforma istituzionale della so- zione, la differenza, anche orga- rappresentanza sindacale azienda- cietà civile, che bisogna fare i con- nizzativa, come diritto inalienabile le, nessuna autonomia delle Ca- ti per vedere cosa rimane e cosa di ogni cittadino e di ogni lavora- mere del lavoro o delle Regioni va superato rispetto al Congresso tore. Tra la retorica dell’unità che può risolverlo. Il problema è quello

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 di consentire la mediazione fra Stato federalista. E scandaloso che dei lavoratori interessi, domande e soggettività Ci troviamo come forze sociali, difendano non il posto di lavoro – diverse attraverso mezzi democra- come forze politiche, di fronte a questo è il fatto nuovo nella vicen- tici, questa è la sola alternativa un problema che è molto comples- da di Crotone –, ma un futuro per possibile alla disgregazione corpo- so. La solidarietà si impone con la una regione che come tutto il Mez- rativa che si presenta oggi come stessa radicalità della democrazia zogiorno rischia di essere desertifi- un rischio sempre più radicale. Si e del decentramento. cata alimentando una spirale re- tratta di ripensare le rappresen- Se manca uno di questi termini, cessiva che travolgerà anche il tanze all’interno di un sindacato abbiamo l’autoritarismo. Che si Nord. che oggi, nella composizione dei può imporre in nome della solida- suoi iscritti, non è affatto il riflesso rietà contro il decentramento e il RS: Ci sono molti segnali di stallo della società italiana e soprattutto pluralismo o con la parcellizzazio- nel processo di rinnovamento de- della classe lavoratrice nelle sue ne corporativa, anticamera, come mocratico. La degenerazione della trasformazioni. Per arrivare al insegna Fellini nel suo «Prova nostra democrazia si è manifesta- principio democratico fondamenta- d’orchestra», della richiesta di un ta attraverso lo stragismo, il peso le «una testa un voto» bisogna direttore. Questa è la grande e della criminalità organizzata, la prima ricostituire un «corpo elet- inedita difficoltà che il sindacali- corruzione che i magistrati milane- torale» che rifletta, anche attra- smo si trova ad affrontare. Un si hanno portato allo scoperto. verso forzature lucidamente deli- problema completamente cancel- Non c’è il rischio che il non fare berate, la ricchezza della composi- lato dai cosiddetti movimentisti- piena luce su tutti questi aspetti zione sociale della classe lavoratri- che, anche nella Cgil. hanno cre- finisca per far regredire anche ce italiana. duto nel radicalismo rivendicativo Tangentopoli e piegarla al gioco identificandosi con la lotta di auto- politico? RS: C’è forse un equivoco nell’uso difesa dei gruppi relativamente più Trentin: C’è il rischio che diventi del termine «federalismo»: si rife- forti della classe lavoratrice. una parentesi nella politica italiana risce a esperienze di entità auto- in cui la stessa dialettica tra le nome che decidono di associarsi. RS: A proposito della solidarietà, il forze politiche e le forze sociali si Non è il caso dell’attuale esperien- tema è stato di grande momento avviterebbe alla ricerca di soluzio- za sindacale italiana, ma questo nella vicenda dell’Enichem di Cro- ni parziali ed effimere. Con Tan- non significa che non ci sia la ne- tone. In molti hanno voluto accre- gentopoli è venuto alla luce uno cessità di un decentramento dei ditare una separazione piuttosto degli aspetti più appariscenti della poteri e di un’autonomia che ri- rozza degli interessi: da una parte crisi della nostra democrazia, ma è specchi maggiormente la società i sostenitori dell’economia di mer- pur sempre un epifenomeno. italiana. cato, dall’altra gli statalisti, gli as- Pur non sottovalutando la dram- Trentin: Non mi spaventa il ter- sistenzialisti, tra i quali ovviamen- maticità della situazione di alcune mine, ma non posso ignorare che te veniva incluso il sindacato. Non regioni del paese, la stessa crimi- è stato rilanciato da forze che han- è questo un modo per emarginare nalità organizzata è un epifenome- no dato un contenuto distorto, una cultura laica della solidarietà e no rispetto alla crisi della demo- separatista, alla cultura federali- con essa le forze che la rappresen- crazia. sta. Non ho preclusioni per un’idea tano? Sembra che ci si dimentichi che i che fa parte della mia cultura, del- Trentin: Certamente. Una sorta di miliardi distribuiti ai partiti politici la mia formazione e ne condivido regressione culturale ha investito sono stati soltanto la punta di un l’obiettivo fondamentale: il federa- non pochi politologi che riscoprono iceberg, la piccola contropartita lismo nelle sue esperienze reali, oggi quelle concezioni darwinisti- della enorme distruzione delle ric- dagli Stati Uniti alle forme più arti- che che abbondavano negli Stati chezze della collettività. Tangento- colate, diverse, come in Germania, Uniti prima degli anni trenta. Sa- poli, la penetrazione della crimina- è stato una delle forme per affron- rebbe interessante fare nel nostro lità organizzata in tanti gangli del- tare il governo degli obiettivi soli- paese come si è fatto altrove, una lo Stato sono l’aspetto più appari- dali di una nazione nel rispetto di ricerca sulla cultura reazionaria. scente di un rapporto tra Stato e diversità e di autonomie che anda- Tutto questo denuncia tanta catti- mercato, domanda pubblica e im- vano salvaguardate. Per il sinda- va coscienza. Si è parlato di assi- prenditorialità che, alla faccia della cato il problema muta di natura, stenzialismo proprio nel caso di mano invisibile di Smith, ha deter- non si tratta di contemperare gli quei lavoratori di Crotone che si minato il modello economico italia- interessi di regioni o di Stati pove- sono trovati a fronteggiare gli ulti- no. Per questo sorprende la pover- ri con quelli ricchi, di rispettare le mi attimi di una crisi figlia delle tà culturale della classe politica tradizioni di un Sud degli Stati U- avventure dell’industria privata nel italiana di fronte al problema di niti, con un Nord industriale. Non Mezzogiorno rimuovendo comple- Tangentopoli. Sorprende persino il si tratta di costruire la coesisten- tamente quello che la nostra eco- modo in cui le stesse forze della za, ma l’unità nell’azione di lavora- nomia di mercato ha provocato sinistra, obnubilate dall’obiettivo trici e lavoratori che non sono di- nelle grandi industrie del Nord. Lo sacrosanto di andare più presto versi solo per collocazione territo- scandalo non sono più le vicende possibile a una consultazione degli riale ma per condizione, per valori della Montedison nel rapporto con elettori, alla verifica della nuova culturali, per identità. Il corporati- l’Eni; lo scandalo non è la distru- legge elettorale approvata dal Par- vismo può convivere benissimo zione della ricchezza avvenuta lamento, rimuovono il confronto anche con una struttura decentra- negli ultimi dieci anni con la finan- con questo Stato che ha partorito ta del sindacato così come in uno ziarizzazione dell’economia. Tangentopoli.

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Si dovrebbe arrivare a una discus- schieramenti che prescindono dai sindacato di offrire una sponda sione sulla legge Finanziaria non contenuti programmatici. all’una o all’altra operazione politi- ridotta a rissa sulle cifre da spen- Il caso di Segni e di Alleanza ca in campo né di resuscitare l’e- dere, a un confronto serio sulla democratica sono emblematici. Il sperienza storica del sindacato e riforma della pubblica amministra- «monoideismo» di Segni, la legge del partito operaio. Il problema è zione, del governo della spesa elettorale maggioritaria prima e che l’involuzione politica potrebbe pubblica per aggredire la radice poi l’elezione diretta del primo mi- richiedere qualche impegno stra- del sottogoverno clientelare e cor- nistro, per me è un mistero. Così ordinario. ruttore. Non vedo una tensione come quello che Segni e Ad pen- Trentin: Certo, ma senza mai so- riformatrice ma piuttosto il rischio sano della riforma della pubblica pravvalutare le proprie forze e che Tangentopoli diventi solo un amministrazione, dell’organizza- sapendo che siamo di fronte a un episodio, più marcato di altri, della zione della società civile, del futu- processo lungo. Prima che si rico- corruzione dei partiti politici italia- ro dello Stato sociale, di una politi- struisca una nuova cultura politi- ni senza accorgersi che abbiamo a ca del lavoro. Non credo che la ca, occorrerà del tempo. Oltre che che fare con un sistema corruttore soluzione sia quella di immaginare una cultura bisognerà ricostruire non solo dei partiti ma potenzial- nuove formule organizzative che un linguaggio della crisi, della ri- mente di tutte le forme di organiz- possano dar luogo a nuovi schiera- forma. Quando rifiutiamo di tirare zazione della società civile. Si sono menti. Le tradizioni di appartenen- fuori una ricetta miracolistica e spese decine e decine di migliaia za hanno un peso nella vita demo- mistificatoria per la crisi che ab- di miliardi per non costruire una cratica, il rapporto storico con i biamo di fronte, come quella delle nuova realtà sociale e industriale diversi gruppi sociali è destinato 35 ore di lavoro per tutti, propo- nel Sud, per non tutelare i cittadini anche nel futuro a contrassegnare niamo anche una iniziativa pro- effettivamente più deboli, per non le forze politiche quelle nuove e grammatica, una riflessione aperta garantire un sistema equo, di pari quelle che nasceranno. Tutte le a tutti sui nuovi modelli d’organiz- opportunità, nella previdenza, nel- forze politiche hanno però bisogno zazione dei tempi di lavoro e di l’assistenza sanitaria. Ci sarebbe di ridefinire il loro rapporto anche vita. Ecco, in questo caso le forze bisogno di un sussulto profondo con schieramenti sociali come politiche sapranno rinunciare alla che aggredisca alla radice questi quello dei lavoratori dipendenti. stanca ripetizione di vecchi slogan mali che, se non saranno rimossi, Va bene immaginare forme anche che vivono e muoiono a seconda potranno riprodurre domani nuove molto mobili di assemblee pro- delle congiunture? Certo dobbiamo Tangentopoli. Il sindacato dovrà grammatiche. nelle quali si possa- avere la consapevolezza che con battersi per una nuova legislazione no confrontare esperienze diverse, lo scarto tra le trasformazioni gi- sulla spesa pubblica e sulle pari e tra queste anche quelle del mo- gantesche della società industriale opportunità dei cittadini per af- vimento sindacale, purché lo sco- su scala mondiale e la maturazio- frontare la più grave crisi econo- po esplicito non sia quello di stabi- ne di una nuova cultura politica mica dal dopoguerra che è, in lire a priori questo o quel cartello dovremo convivere e combattere grande misura, figlia dello stesso elettorale di forze politiche ma per qualche tempo. sistema che ha portato a Tangen- quello di ricostruire un linguaggio topoli. comune che consenta a ogni forza Renato D’Agostini di trarre da questo confronto l’ar- RS: .Non potrebbe proprio il sin- ricchimento necessario per ristabi- dacato promuovere una sorta di lire un rapporto tra partiti e citta- consulta democratica cui partecipi- dini, tra sindacati e lavoratori. C’è no diverse organizzazioni della un divario spaventoso tra le ango- società civile per imprimere una sce della vita quotidiana di ognuno spinta nel senso che hai indicato? e il linguaggio della politica e Trentin: Temo le formule magi- spesso anche quello del sindacato. che. Soprattutto quelle dietro le quali c’è la disperata ricerca di RS: Non si tratta di propone al

Scuola Internazionale di Dottorato in Diritto delle Relazioni di lavoro

Sarà aperto fino al 30 Ottobre 2007 il bando di ammissione alla Scuola Internazionale di Dottorato in Diritto delle Relazioni di lavoro.

Consulta tutte le informazioni sulla procedura di Ammissione alla Sezione Ammissione e Offerta formativa al sito www.fmb.unimore.it.

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L’intervento di Bruno Trentin al 2° Congresso nazionale dei democratici di sinistra Pesaro 16-18 novembre 2001

Lavoro: la spada di Damocle della precarizzazione di Bruno Trentin

Dopo un dibattito certo ricco che ne sulla quale il terrorismo assas- re risorse sicure a quei paesi e partiva da tre mozioni immodifica- sino tenta di costruire la sua ege- liberare i paesi dell’Unione Europe- bili e incomunicabili e che ci ha monia su un universo di emargina- a dal «ricatto petrolifero». E per trovato inevitabilmente divisi, ma ti.Per esempio, sostenendo una quando riguarda la società italia- preoccupati di trovare alcuni punti battaglia per la riforma istituziona- na, si tratta di trarre tutte le con- comuni di riferimento – come la le dell’Unione Europea verso una seguenze di una riaffermata cen- repulsa del neoliberismo autorita- Federazione di Stati nazioni – me- tralità del lavoro e dei lavori, come rio negatore della società civile o glio tardi che mai se come partito fattori di identità per un numero come il posto ed il ruolo del lavoro e non come singoli compiamo que- sempre più grande di persone, di – forse ora esiste la possibilità di sta scelta senza più indugi, e reti- donne e di uomini e, particolar- proiettare la nostra ricerca, senza cenze soprattutto dopo le chiare mente per quanti si dedicano a schieramenti precostituiti, verso il parole del Presidente Ciampi – con nuove attività professionali qualifi- presente e verso il futuro, di fron- iniziative forti per dare sostanza, cate. Su questo punto Piero Fassi- te alle sfide che stanno davanti a corpo alla formazione di un’Europa no ha dato un contributo impor- noi e non alle nostre spalle. Non capace di parlare con una sola tante. Questo vuol dire emanci- sto proponendo pasticci ecumenici voce e di agire come un soggetto parci sia da una cultura, sempre ma di mettere alla prova la nostra politico unitario.Nella costruzione perdente, della resistenza al cam- capacità di compiere scelte impe- di un governo economico dell’Eu- biamento, sia dall’egemonia delle gnative, di definire priorità vinco- ropa monetaria, capace di impri- culture neoliberali della flessibilità, lanti con la partecipazione critica mere un nuovo corso alla crescita come via all’occupazione che ha di tutti, nel nostro partito e nella economica e un miglioramento penetrato a volte nelle nostre fila. coalizione in cui militiamo. Dopo il qualitativo dell’occupazione; nel- La flessibilità del lavoro è certa- cambiamento epocale della situa- l’adozione di forme di cooperazio- mente un portato delle nuove tec- zione mondiale, dopo la tragedia ne avanzata in Europa, fra gli Stati nologie, con le quali fare i conti. dell’11 settembre, è possibile e regioni che vogliono davvero Ma la sua diffusione – senza un mantenere ancora fra noi il discri- cimentarsi con i problemi la cui governo consapevole del cambia- mine sterile sulla sospensione o mancata soluzione segna il ritardo mento – non cambia in nulla il meno dei bombardamenti, di fron- dell’Europa – non parliamo del- problema dell’occupazione come te ad una trama terroristica che l’Italia – nella sfida competitiva l’abbiamo documentato dati alla assume anch’essa una dimensione che accompagna la globalizzazio- mano e può, invece, più facilmen- mondiale? O non dovrebbe, piutto- ne: la ricerca l’innovazione la for- te emarginare milioni di persone sto, essere compito nostro, il defi- mazione lungo tutto l’arco della da un’attività lavorativa professio- nire una strategia che faccia del- vita· le grandi infrastrutture della nalmente valida e fare pesare sul- l’Unione Europea un soggetto poli- comunicazione nell’assunzione di l’intero mondo del lavoro e sui tico di dimensione mondiale, an- un ruolo europeo e di una soluzio- singoli lavoratori la spada di Da- che nella lotta al terrorismo? Per ne europea nella risposta alla sfida mocle della perdita, in qualsiasi esempio, superando la penosa della globalizzazione, dopo avere momento, del posto di lavoro, del- dislocazione dei governi europei in colpito, per i paesi dell’Unione mo- l’attacco al diritto di sciopero. una rincorsa in ordine sparso ver- netaria le forme di speculazione a Questo vuol dire, infatti, la preca- so la benevolenza del governo a- breve termine sul tasso di cambio; rizzazione del lavoro.Ecco allora la mericano e costruendo, invece, superando, cioè, prima di tutto in centralità di una battaglia che fac- con pervicacia una iniziativa unita- Europa ogni forma di protezioni- cia della Ricerca dell’Innovazione e ria dell’Unione Europea per gettare smo nei confronti delle merci indu- della Formazione lungo tutto l’arco le basi, attraverso una Conferenza striali e agricole che provengono della vita, finanziata e controllata Internazionale di una soluzione dai pesi più poveri; annullando il non solo dallo Stato, dalla Comu- rapida della questione palestinese debito di questi paesi; contrastan- nità Europea e dall’impresa ma con il riconoscimento di uno Stato do ogni violazione dei diritti umani anche dai lavoratori; se questa sovrano, fondato sull’unità e la e dei diritti del lavoro, prima di diventa, assieme alla riforma degli continuità territoriale della Palesti- tutto da parte delle multinazionali ordinamenti scolastici e dei sistemi na, e su un progetto di coopera- che hanno una sede in Europa o di formazione per i giovani, gli zione economico, finanziato dal- delle loro succursali; stabilendo, adulti, gli anziani e gli immigrati, l’Europa, fra lo Stato Palestinese, come Unione Europa, accordi di la grande e costosa priorità della lo Stato Sovrano di Israele. E, in lunga durata i paesi produttori di politica economica e sociale di un questo modo, colpendo al cuore la materie prime, cominciando dai governo riformatore. Una priorità radice di umiliazione e disperazio- produttori di petrolio, per garanti- per la quale combattere sin da

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 ora, come forza di opposizione con scusatemi se vi annoio di contenu- partito o l’unità di un movimento un’autonoma cultura di governo; ti – sul diritto alla formazione per- sindacale o lo stesso dialogo con sia, a mio avviso, come sindacato manente, all’informazione, alla un movimento complesso come i nella contrattazione collettiva. certezza del contratto e su quello no global o i new global come spe- L’occupabilità attraverso la ricerca della conquista di un diritto alla riamo si costruiscono giorno per e la formazione – soprattutto a rappresentanza dei lavoratori, che giorno intorno ad un progetto, al favore dei soggetti meno tutelati – consenta anche qui di ridare cer- dibattito trasparente che può na- non è soltanto, in queste condizio- tezza alla contrattazione collettiva, scere da una proposta di cambia- ni, un problema rilevante di politi- la Sinistra italiana ed il Sindacato mento che rifiuti di annegare sul ca redistributiva è la strada obbli- potranno riconquistare i suoi titoli mito poco riformista della gover- gata alla piena occupazione alter- di nobiltà. Lo sciopero dei metal- nabilità. E qui scontiamo ancora il nativa in molti casi, ad una ridu- meccanici e la grande manifesta- limite e l’anomalia della cultura zione indiscriminata delle imposte; zione di Roma hanno un senso se politica di molta parte della sini- ma il perno di una riforma del costituiranno una tappa verso la stra italiana. La debolezza o l’uso Welfare State che consenta alle ricostruzione di un grande fronte pienamente strumentale di una società europee di misurarsi, at- unito che espanda le frontiere sul- cultura del progetto. Dividendoci, traverso il lavoro, con la sfida del- la libertà anche nei luoghi di lavo- e se occorre nella fase di costru- l’invecchiamento della popolazio- ro. La risposta delle tre confedera- zione di un progetto, aprendo il ne, per respingere nuovi attacchi zioni all’attacco all’articolo 18 di- confronto fuori dalle nostre file, alle pensioni e per consentire di mostra che ne esistono le condi- senza alcuna logica di potenza o fare fronte ai nuovi bisogni delle zioni. Assumere questi obiettivi tentazioni egemoniche, saremo generazioni più anziane. E diventa come alcune delle priorità ineludi- molto più vicini ad una unità e ad al tempo stesso una grande batta- bili di una forza riformatrice con una solidarietà fra diversi ad un glia di libertà così come sono state ambizioni europee, può sembrare partito pluralista e culturalmente tutte le battaglie per il controllo e ad alcuni un possibile elenco della autonomo, capace di dialogare la padronanza della conoscenza, spesa da fare valere come acces- senza arroganze e senza mimeti- per la partecipazione informata sorio in un generico programma smi con le forze della società civi- alle decisioni dell’impresa. Una da dimenticare il giorno dopo, co- le. Lì, dove avvengono i cambia- grande battaglia di libertà contro me sino ad ora è stato. E quindi, si menti più profondi di un paese e di gli intenti restauratori e autoritari pensa a queste o ad altre scelte un popolo, lì dove maturano pro- che si esprimono con l’attacco del- progettuali che dovremo cercare di blemi che attendono dalla politica la Confindustria e del suo governo costruire insieme, come qualcosa progettuale e non dal piccolo ca- allo stato dei diritti dei lavoratori. di utile, certo, ma che è altro dalla botaggio più o meno corporativo, Il ruolo che assume, oggi più di grande politica, dal dibattito sul una risposta e una soluzione. ieri – su questo punto bisogna es- futuro dell’Ulivo, sul futuro della sere chiari – la lotta per difendere Sinistra italiana come parte del 17 novembre 2001 l’articolo 18 sui licenziamenti indi- movimento socialista europeo, sul Bruno Trentin viduali, in una strategia dell’occu- tipo di unità da costruire nel no- pazione, del miglioramento della stro partito, superando ogni pa- qualità del lavoro, del controllo triottismo di correnti o di cordate, sull’organizzazione del lavoro e del sul dibattito aspro che divide, in tempo, non può essere quello di questi mesi, il movimento sindaca- limitarsi alla difesa dei cosiddetti le italiano. Ma non è così. L’espe- garantiti.No, si tratta di garantire rienza ci ha dimostrato in abbon- la certezza del contratto, prima di danza, che se un movimento, tutto, particolarmente nei confron- un’alleanza, una coalizione rimane ti dei lavoratori a tempo determi- ferma nella difesa delle proprie nato, a part-time e della massa conquiste e delle proprie identità, dei lavoratori parasubordinati o contro chi intende cancellare con semi-autonomi senza sicurezza una precisa strategia politica; se sociale. Questo afferma la carta un’alleanza o un partito o un sin- europea dei diritti fondamentali: dacato si arroccano sulla difensiva, per impedire che la sorte delle dedicandosi, nello stesso tempo, persone, in un mercato del lavoro alla difficile impresa della salva- sempre più diversificato, sia con- guardia degli equilibri interni, della segnata, in assenza di colpe gravi difesa di vecchie regole consociati- e con una piccola multa, alla di- ve di direzione, la divisione è alle screzionalità o agli umori antisin- porte. E ci sarà sempre la divisio- dacali degli imprenditori.Una gran- ne fra chi pensa di potere conce- de battaglia di libertà, dunque, dere di più all’avversario per non che costituisce a mio avviso, un’al- farsi isolare e chi pensa, che non tra faccia della nostra battaglia per ci sia salvezza fuori dalla difesa conquistare pienamente in questo intransigente dell’esistente. Una paese uno stato di diritto che altri lunga e difficile storia ci ha, inve- vogliono insidiare dalle fondamen- ce, dimostrato che le alleanze, le ta.Su questi obiettivi, concreti – e coalizioni e la stessa unità di un

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RassegnaRassegna stampastampa nazionalenazionale

Corriere della Sera, 24 agosto 2007

Dalla lotta partigiana agli studi ad Harvard, firmò l’accordo sulla scala mobile

Addio a Bruno Trentin, il sindacalista intellettuale di Enrico Marro

Il sindacalista dai modi aristocrati- va al sindacato, all’ufficio studi Ma per Trentin non era solo que- ci, protagonista della storia della economici della Cgil. Nel ‘50 l’iscri- sto. Si trattava di abbattere il tabù Cgil operaia nel dopoguerra. Bruno zione al partito comunista. Ma è della scala mobile e in definitiva di Trentin è stato il più intellettuale nella confederazione guidata pri- accettare che avevano ragione Cisl tra i segretari del maggiore sinda- ma da Giuseppe Di Vittorio, poi da e Uil (nonché la componente so- cato italiano, ma questo non gli ha e infine da Lucia- cialista della Cgil) che già nel 1984 impedito di lasciare un segno con- no Lama che la sua ascesa sarà si erano messe sulla strada del creto in momenti importanti della inarrestabile. È la lunga esperien- superamento della spirale prezzi- vita nazionale, traghettando la za al vertice dei metalmeccanici salari. Trentin riuscì a far digerire Cgil su posizioni via via più rifor- Fiom (1962-1977) durante l’au- questo passo alla Cgil spiegando miste e moderne, anche a costo di tunno caldo delle conquiste sinda- che in gioco c’erano la salvezza forti contraccolpi interni. Come cali che lo lancia alla segreteria del Paese dalla bancarotta e l’unità quando, il 31 luglio del ‘92, firmò generale della Cgil, nel 1988, dopo sindacale. Per questo si assunse la l’accordo col governo di Giuliano la breve segreteria di Antonio Piz- responsabilità di firmare anche Amato che mette- zinato. Una Cgil senza il via libera della sua orga- va definitivamen- smarrita sceglie nizzazione. Forse potè farlo anche te fine alla scala Il 31 luglio lui per ritrovare perché i partiti, compreso l’ex Pci mobile e subito un punto d’equili- (che invece nell’84 aveva imposto dopo si dimise del 1992 firmò, brio e una guida a Lama la rottura), si trovavano perché aveva di- sicura. E se Lama, nel momento di loro maggior de- satteso il manda- con gli altri con la svolta del- bolezza. In ogni caso seppe dimo- to della Cgil, che leader sindacali, l’Eur del 1978 («il strarsi leader, convincendo il suo poi lo convinse, salario non è una sindacato, a posteriori, della giu- per acclamazione, l’accordo variabile indipen- stezza della sua posizione. Ed evi- a restare. Il co- col governo dente») aveva tando quella scissione a sinistra raggio, insomma, preparato la stra- che invece aveva subito il Pci. non gli è manca- che mise fine da all’abbandono Tenne unita la confederazione, ne to. Del resto, la di posizioni massi- promosse l’autonomia con decisio- famiglia gli era agli scatti maliste, Trentin ni pesanti nella liturgia della sini- stata d’esempio. automatici porta a compi- stra, come lo scioglimento formale Il padre Silvio, mento questo pro- della componente comunista, de- ricco proprietario della scala cesso. E ci riesce cretato non a caso nella storica terriero, docente mobile in un momento tra scuola sindacale di Ariccia. Certo, di diritto ammini- i più difficili per la non scaldò mai il cuore delle plate- strativo e deputa- sua organizzazio- e. Non aveva il carisma e la poten- to antifascista, nel 1925 aveva ne. Era crollato il muro di Berlino, za oratoria di Lama. Le sue rela- venduto tutto e si era rifugiato in era scomparso il Pci che dopo la zioni erano scritte come un saggio Francia per non sottostare al regi- svolta della Bolognina voluta da di sociologia del lavoro. Anche se me. Qui Bruno era nato il 9 dicem- Achille Occhetto si era trasformato non lo avrebbe mai ammesso, a- bre del 1926, a Pavie. E in Francia nel Partito democratico di sinistra. veva un tratto un po’ snob, con si forma e segue le orme del padre Traumi storici per la Cgil, capitati quell’eleganza ricercata, i gilet impegnandosi nella resistenza mentre la situazione economica e scozzesi, la pipa, la borsa sempre contro i tedeschi prima a Tolosa e di bilancio dell’Italia precipitava e piena di libri e giornali che leggeva poi, dal ‘43, in Veneto come co- il sindacato veniva chiamato da durante le riunioni dando l’impres- mandante di una brigata partigia- personaggi legati alla stessa Cgil sione di non ascoltare gli altri, l’a- na di Giustizia e Libertà. Finita la come Giuliano Amato e il governa- more per la Francia dove spesso si guerra, Trentin si laurea in Giuri- tore Carlo Azeglio Ciampi (che in rifugiava in compagnia della mo- sprudenza a Pavia e perfeziona gli Banca d’Italia aveva la tessera glie, la nota giornalista francese studi ad Harvard. Già nel ‘49 arri- Cgil) ad accettare grandi rinunce. Marcelle Padovani. Ma alcune sue

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 sentenze arrivarono fino all’ultimo europeo. Senza farsi notare parte- suoi citò Marx: «Mai i sindacati degli iscritti: «Che i lavoratori pos- cipava alle grandi manifestazioni debbono essere in qualche modo sono aver torto lo sappiamo tutti, del sindacato, si mischiava sul pal- collegati con una associazione po- ma ancora non lo abbiamo mai co con i vecchi e i nuovi dirigenti. litica o posti in qualche modo sotto detto»; «la classe operaia non è Il 23 marzo 2002, vedendo la folla la sua dipendenza». Lasciate le più centrale, bisogna passare alla oceanica del Circo Massimo radu- cariche nella Cgil si era fatto cre- difesa dei diritti individuali»; nata da Cofferati a difesa dell’arti- scere un leggera barba. Bianca. «l’inflazione è un vincolo». Nel ‘94, colo 18 dello Statuto dei lavorato- Ordinata. Che gli aumentava la quando lasciò la guida della Cgil ri, norme che il governo di Silvio caratura di grande saggio e di pa- nelle mani del riformista Sergio Berlusconi avrebbe voluto abroga- dre nobile della sinistra che già in Cofferati, si ebbe la dimostrazione re, un lampo di commozione gli vita gli spettava. Poi, esattamente che la Cgil ne aveva fatta di stra- aveva velato gli occhi. Tra i tanti un anno fa, il 23 agosto del 2006, da. Per sé volle l’Ufficio Program- messaggi che Trentin lascia alla quella tragica caduta dalla biciclet- ma, ma ben presto capì che non Cgil forse uno più di tutti è ancora ta mentre, in vacanza, percorreva poteva fare in alcun modo ombra attuale. È quello nel quale invitava la bella ciclabile fra San Candido e al nuovo leader che stava rapida- la sua amata organizzazione a su- Lienz. Il ricovero in rianimazione mente affermandosi. Tornò al par- perare «il male oscuro». Non sa- per un trauma cranico dal quale tito (era già stato parlamentare peva bene neppure lui in cosa non era più guarito. comunista dal 1962 al 1972) e fu consistesse, ma in definitiva, spie- deputato al parlamento europeo gò, era la carenza di autonomia Enrico Marro nel gruppo del Partito socialista dalla politica. E per convincere i

Corriere della Sera, 24 agosto 2007

Intervista a Giuliano Amato

Amato: quella notte lui firmò e io non mi dimisi dal governo di Enrico Marro «Mi è impossibile ricordare da di fronte all’altro». Era il 1992, Poi la Cgil lo convinse a restare quando conoscevo Bruno e questo uno dei momenti più difficili della e così lei se lo ritrovò di fronte le dà la misura di quanto tempo Repubblica. Amato, socialista, era quando varò la Finanziaria da sia passato. La nostra collabora- presidente del Consiglio con la 90 mila miliardi di lire. zione è diventata stretta sul finire missione di salvare il Paese dalla «Sì. Ricordo la riunione con Cgil, degli anni Settanta, quando fum- bancarotta. Il 31 luglio mise da- Cisl e Uil prima del consiglio dei mo i soci fondatori dell’Ires, il cen- vanti ai sindacati un accordo pren- ministri che avrebbe varato la ma- tro studi della Cgil. Lui stava in dere o lasciare che sanciva la fine novra. Sapevo che i sindacati, pur segreteria confederale, io insegna- della scala mobile: Trentin, allora consapevoli che quei sacrifici fos- vo all’Università. Trentin, insieme segretario generale della Cgil, fir- sero necessari, non potevano dar- col segretario ge- mò contro il pare- mi il loro consenso. Trentin, anche nerale Luciano re della sua orga- allora, dimostrò le sue caratteristi- Lama, mi chiamò Per lui nizzazione e del che, che ne facevano un perso- a presiedere l’I- il sindacalismo suo partito (il Pci naggio unico tra i sindacalisti». res. Da allora non era diventato Quali caratteristiche? ci siamo più persi era una Pds), ma poi si «Lui sentiva molto la sua missione di vista. Fino a missione ... dimise. di sindacalista che aveva assegna- quel tragico inci- È vero che lei gli to alla sua vita, nonostante avreb- dente di un anno Disse no disse: «O firmi be potuto aspirare a ruoli più pre- fa ...». Giuliano allo sciopero o io mi dimet- stigiosi, ma gli era rimasto molto Amato ha appena to»? del padre, professore universita- appreso della generale, «Io dissi “O firma- rio, esule in Francia sotto il fasci- morte di Bruno un atto te o mi dimetto” smo. Trentin era un forte sosteni- Trentin, l’uomo di coraggio perché mi rivolsi tore delle ragioni operaie, ma che ha segnato un di coraggio anche a Cisl e Uil. manteneva il gusto e la disciplina pezzo della storia decisivo Quello fu il mo- tipici dello studioso». della Cgil e della mento più difficile Questo cosa c’entra con lo sinistra italiana. E rivede come in con Bruno, perché per la prima scontro del ‘92? un flashback le sequenze principali volta si creò una tensione tra di «Nella riunione di cui le dicevo, di un lungo sodalizio, che a un noi. Lui firmò, ma il Pds disse che che come si può immaginare non certo punto «ci ha visti anche non io avevo ricattato i sindacati e fu facile, Trentin volle comunque più uno accanto all’altro, ma uno Trentin ritenne di dimettersi». fare alcune proposte costruttive.

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Mi suggerì il piano per l’informatiz- Che per fortuna non ci furono. «No, non c’era bisogno. Io sapevo zazione della pubblica amministra- «E questo, a distanza di anni pos- che Trentin non è mai stato un zione che lanciai con la costituzio- so dirlo, fu il più grande contributo sindacalista chiuso, interessato ne dell’Aipa e mi propose la tassa- di collaborazione che il sindacato e solo alla protesta. Lui ha sempre zione delle moto di grossa cilindra- Trentin diedero al mio governo. La cercato di cogliere i nessi che le- ta e di altri beni di lusso, che ac- decisione di non fare lo sciopero gano l’interesse dei lavoratori con colsi. Poi, dopo qualche settimana, generale, ma di governare lo l’interesse generale. Ci siamo andò in piazza, a Torino, per le scontento disseminandolo in mani- spesso scambiati libri. Abbiamo manifestazioni sindacali contro la festazioni regionali, mi aiutò non parlato molto, ma di altro. Ricordo manovra e fu il primo, purtroppo, poco a superare quel passaggio». alcune conversazioni sulla musica a beccarsi i bulloni di chi avrebbe Negli anni successivi ne avete classica, che lui amava molto» voluto manifestazioni più veemen- riparlato? ti». Enrico Marro

L’Unità, 24 agosto 2007

Unità. Dalla parte dei lavoratori di

Bruno Trentin è stato un innovato- svolta culturale. fase drammatica. Poi gli effetti re permanente, è stato un uomo Infine i due accordi del 1992-1993 economici della contrattazione po- che ha segnato molto anche la molto complessi, soprattutto il tevano slittare nel tempo. Questo storia recente del sindacato. La primo. Bruno Trentin lo firmò e si passaggio chiave, fondato, rigoro- Cgil di oggi affonda una parte del- dimise perché non aveva ottempe- so, non gli fu reso possibile. Ciò le sue radici nei cambiamenti dei rato il mandato. Fu una fase molto malgrado, lui firmò. Fece prevale- primi anni Novanta, un periodo drammatica della vita della Cgil, re il senso di responsabilità su cui che segna la sua identità moder- quella in cui Trentin fu più colpito. il presidente del Consiglio di allo- na, e Bruno Trentin è stato in que- Ricordo il suo viaggio in Corsica, ra, Giuliano Amato, lo aveva nei sto un protagonista. con le dimissioni, il travaglio di fatti sfidato. Ho avuto con lui i contatti più una scissione tra il mandato avuto Con l’accordo del 1993, invece, stretti quando divenne segretario e il senso di responsabilità: fece Bruno Trentin ridisegnò la politica generale ed io, con Sergio Coffera- prevalere il senso di responsabili- dei redditi, della concertazione, ti e Alfiero Grandi, entrai in segre- tà. Di recente, quando trattando della politica contrattuale: quel teria. Trentin non avrebbe voluto sulle pensioni Romano Prodi ha modello ha segnato, anche que- quell’incarico, il periodo era diffici- detto «o firma la Cgil o mi dimet- sto, l’ultimo ventennio della storia le, ma dopo Pizzinato era lui il sin- to», ho pensato molto a Bruno delle relazioni industriali. Lui, teo- dacalista di maggior prestigio. Ac- Trentin, a quello rico dell’autono- cettò per senso di responsabilità. che ha vissuto. Con l’accordo mia dei consigli La sua lezione, la sua eredità sta Quando tornò dal- dei delegati, capi- soprattutto nell’aver rifondato l’i- la Corsica, ci fu del 1993, sce il valore della dentità della Cgil, di averla basata un consiglio gene- ridisegnò formalizzazione sul programma, non più sull’ap- rale, era settem- la politica dei redditi, delle regole con- partenenza per logiche di partito. bre, fu una riunio- della concertazione, trattuali e della Il congresso del 1991 segnò una ne molto tesa, lo della politica politica di con- trasformazione in parte epocale, convincemmo a della politica fronto. Il ‘93 rap- non più una Cgil retta da un patto ritirare le dimis- contrattuale: presenta il culmi- tra forze politiche, ma da un’iden- sioni. Ero respon- modello che ha ne di questa sta- tità programmatica. E con regole sabile dell’orga- segnato l’ultimo gione. di democrazia formali e sostanziali nizzazione, poi fui ventennio Non c’è dubbio che hanno consentito all’organiz- il segretario ag- che la sua storia, zazione di passare indenne attra- giunto, quelle sue della storia il suo lavoro, ab- verso tutte le trasformazioni politi- lacerazioni l’ho delle relazioni biamo lasciato che, partitiche e istituzionali del- vissute da vicino. industriali un’impronta pro- l’ultimo ventennio. Un contributo Quello che non gli fonda nella storia molto alto, a mio avviso. E poi andò giù dell’accordo del ‘92 non recente della Cgil, non solo in l’identità della Cgil come sindacato fu il fatto che dovette accettarlo: quella «antica», cioè quella degli dei diritti, collettivi e individuali, lui voleva che si sospendessero gli anni Cinquanta quando lavorava un messaggio culturale di grandis- effetti della contrattazione azien- all’Ufficio studi, oppure dell’Autun- sima modernità perché si superò il dale, non una moratoria di quella no caldo che lo vide alla guida dei diritto specifico dell’appartenenza contrattazione. Trentin voleva sal- metalmeccanici della Fiom: prota- al lavoro, per considerare il diritto vare il principio secondo cui si po- gonista indiscusso sia dell’idea di cittadinanza. Fu una grande teva negoziare anche in quella dell’unità dal basso del movimento

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BOLLETTINO ADAPT – NEWSLETTER IN EDIZIONE SPECIALE N. 26 DEL 31 AGOSTO 2007 sindacale, sia del rapporto tra o- fondamentali. Chiuso, apparente- riflessioni sul Partito Democratico, perai e studenti, un rapporto sem- mente scontroso, freddo, glaciale, ne capiva l’importanza ma temeva pre fortissimo. Bruno aveva un’at- era però capace di grande ironia le modalità di costruzione del pro- tenzione speciale per i temi della oltre che di grandi tormenti. E di cesso. Poi quest’anno di silenzio. cultura, della formazione. sorridere sulle vicende del mondo, I funerali spero si facciano, come Poi ho ricordi del suo essere. Il del sindacato, della politica. è giusto, nella sede della Cgil. Mi suo amore per il rigore, quasi cal- Anche quando ha lasciato la Cgil, piacerebbe molto che la nostra vinista nell’intransigenza, l’attac- ha continuato a seguirne le vicen- scuola di Ariccia portasse il suo camento al merito sopra ogni co- de, con rispetto, ma seguiva tutto. nome sa. Molto determinato quando im- Un attaccamento davvero forte. postava le battaglie che riteneva Infine ricordo anche le sue ultime Giglielmo Epifani

La Repubblica, 25 agosto 2007

Questa politica sta perdendo il senso delle istituzioni

Ciampi ricorda Trentin: la concertazione salvò il Paese di Roberto Mania

Carlo Azeglio Ciampi parla del- telli, con l’indicazione del tasso Era l’ultimo ostacolo da superare l’«amico Bruno» e, per contrasto, programmato di inflazione, e come insieme alla richiesta (poi respin- pensa alla politica di questi ultimi già avevo sostenuto nelle mie ta) degli industriali di prevedere tempi. Ricorda il senso di respon- Considerazioni finali dell’82 indi- un solo livello di contrattazione. sabilità che quattordici anni fa, nel cando le tre politiche per il risana- Un compromesso, un’assunzione luglio del ‘93, condusse all’accordo mento. Riduzione della spesa pub- di responsabilità, una manifesta- sulla politica dei redditi, e osserva blica, politica monetaria autonoma zione di senso delle istituzioni, da la forsennata e preoccupante ga- della Banca centrale, politica sala- parte di Trentin e degli altri attori loppata dell’antipolitica di questo riale non inflazio- sociali. Ora è tut- 2007. «Con Bruno – dice l’ex pre- nistica. Era l’im- Uomini come Bruno to cambiato. «È sidente della Repubblica – c’era pianto della Banca vero: quello spiri- una stima reciproca molto forte. d’Italia, nella defi- sapevano assumersi to oggi non c’è Mi dispiace che sia scomparso. Era nizione del quale le loro più», osserva una persona di grande lealtà e di ebbe un ruolo di responsabilità, Ciampi. «Quello profonda rettitudine. Lo amavo rilievo l’attuale spirito si è perso molto, lo sentivo vicino pur aven- Ministro dell’Eco- non c’è più spirito. – insiste – perché do avuto rapporti personali limita- nomia, Tommaso Prevale a mio avviso c’è ti». Lo ha appena detto – con le Padoa-Schioppa». il particolarismo, un’involuzione stesse parole – anche a Marcelle L’accordo del lu- che ha colpito la Padovani compagna del leader glio ‘93 divenne la la ricerca classe politica sindacale, durante una lunga con- «pietra angolare» del successo italiana. Si è per- versazione telefonica. Non ci fu del risanamento fine a se stesso. so il senso delle contaminazione, come si direbbe mentre si frantu- istituzioni da par- oggi, tra Ciampi e Trentin. Sempli- mava la prima E invece te di non pochi cemente perché non ce ne fu biso- Repubblica. E lì dovrebbe essere politici. Prevale il gno. «Tra noi c’era un nesso idea- c’è quello che l’ex il contrario particolarismo, la le molto forte, grazie a una matri- presidente chiama ricerca del suc- ce culturale comune, quella del «il filo rosso» che cesso fine a se movimento di “Giustizia e libertà”. lega il Ciampi Governatore e il stesso. E invece dovrebbe essere il Ma ci conoscemmo solo dopo, Ciampi «di colpo proiettato a Pa- contrario, come scriveva Vincenzo quando io ero Governatore della lazzo Chigi». Dove – nel complica- Cuoco nelle pagine conclusive del Banca d’Italia e lui stava alla to negoziato per la politica dei suo Saggio storico sulla rivoluzio- Cgil». È sul ‘93, però, che il ricor- redditi – apprezza «l’autorevolezza ne napoletana del 1799: «Quello do di Ciampi diventa – come dice di Bruno Trentin». «Perché Bruno che conta non sono gli uomini ma – «penetrante». «Perché – spiega – dice – non era uno dei tanti: era gli ordini, cioè le istituzioni». Che – assimilammo allora il concetto Bruno Trentin». Il quale – ricorda riguardano tutti i cittadini: dai po- della politica dei redditi. Fu un’o- Ciampi «accettò che nei rinnovi litici in senso stretto a coloro, co- perazione profondamente innova- biennali dei contratti non ci fosse me i sindacalisti o gli imprenditori, tiva quella di eliminare ogni effetto alcun automatismo nel recupero che si muovono sulla scena pubbli- inflazionistico dalla politica salaria- dell’eventuale scarto tra l’inflazio- ca difendendo interessi e valori. In le, come aveva intuito Ezio Taran- ne programmata e quella reale». questa chiave la Banca d’Italia è

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come i sindacati: fucina a difesa menti delle tariffe fino al 18 per lazzo Chigi. Per me, dopo 47 anni anche del senso delle istituzioni. cento mentre, sulla base dell’infla- passati alla Banca d’Italia, fu una Ecco perché con Trentin si creò un zione programmata che avevamo scommessa». Che fu vinta anche rapporto personale così intenso. concordato, non si poteva andare con Trentin. Ma è appunto di Tren- «Perché – ragiona Ciampi – sape- oltre l’8-9 per cento. Non cedem- tin che Ciampi vuole ancora parla- va, seguendo l’insegnamento di mo, tenemmo duro, nonostante re. Della sua adesione al comuni- Guido Calogero, che ci vuole il ri- cominciassero a mancare i riforni- smo, per esempio. «Come molti di spetto, non la tolleranza, verso menti alle pompe di benzina e a Giustizia e libertà, intrisi di studi l’alterità». Da qui la capacità di ritardare la distribuzione delle der- crociani o di principi liberal- dialogare, di ascoltare e di com- rate alimentari. Alla fine la spun- socialisti, scelsero di aderire ad un prendersi. Ecco perché funzionò tammo. La politica era cambiata. partito di massa per fare politica, allora la concertazione, e anche Era nata la politica dei redditi». anche Trentin prese quella decisio- perché oggi appare più difficile, Lasciandosi alle spalle l’«abisso» ne, ma la sua matrice culturale pur restandone qualche traccia». del ‘92. «Quando – riflette ancora era un’altra. Io imboccai una stra- Ciampi ricorda il suo «metodo di Ciampi – da Governatore spiegavo da diversa, fondando a Livorno governo», con Trentin ma anche al presidente Scalfaro: guardi che una piccola sezione del Partito d’A- con Sergio D’Antoni per la Cisl, il problema non è tanto il tasso di zione il cui più giovane iscritto era con Pietro Larizza per la Uil e con cambio; il problema è che non il povero Umberto Colombo». Le Luigi Abete per la Confindustria. riesco più a collocare, a qualsiasi strade si incrociarono più tardi. «La più grande vittoria che otte- prezzo, i titoli di Stato. Questo è «E sono ricordi – conclude Ciampi nemmo sul campo, dopo la firma l’abisso, l’Argentina. Scalfaro se – che mi creano tanta emozione». del protocollo del luglio ‘93, fu ne rendeva conto e per questo quella contro lo sciopero degli au- l’anno successivo, dopo il governo Roberto Mania totrasportatori. Chiedevano au- Amato, decise di chiamarmi a Pa-

Il Tempo, 27 agosto 2007

La vita e le scelte difficili che hanno scritto la storia di Alessandra Servidori

Oggi si celebrano i funerali di Bru- decise, a maggioranza, di firmare. della delegazione, inclusa la que- no Trentin e di lui desidero ricor- Il giorno dopo, Trentin annunciò le stione delle dimissioni del segreta- dare l’impresa più importante, nel- sue dimissioni, motivate dalla cir- rio generale. Era chiaro, infatti, l’interesse del Paese, di cui fui te- costanza che, sottoscrivendo l’ac- che l’accordo doveva essere firma- stimone: la soppressione della cordo, era venuto meno al manda- to. Trentin era il primo a sostener- scala mobile, l’istituto contrattuale to ricevuto dagli organi dirigenti. lo, però in sede Cgil si era definita che produceva inflazione. Sono Fu un gesto cla- una linea di con- passati 15 anni da quel il 31 luglio moroso, che tenne dotta che puntava 1992. Era Presidente del Consiglio vivo il dibattito L’uomo a conquistare una Giuliano Amato e la situazione dei per tutto il mese della Cgil diversa scala mo- conti pubblici era drammatica: il d’agosto, durante bile; davanti al Governo, da poco costituito, aveva il quale i dirigenti che seppe Governo e alle varato all’inizio di luglio una ma- della Cgil, appar- essere altre organizza- novra da trentamila miliardi di lire. tenenti alle diver- zioni, invece, Amato pensò che fosse venuto il se componenti e sindacalista Trentin era rima- momento per chiudere la vertenza sfumature, si moderno e severo sto solo a soste- sul costo del lavoro che si trasci- scambiarono pole- custode nere le posizioni nava da anni, di rinvio in rinvio. Le miche dichiarazio- che fino a poco parti sociali vennero messe alle ni. All’inizio di set- della forza prima erano co- strette. Un mancato accordo (tra tembre, mentre la e del dialogo muni. Al dunque, le altre cose era inclusa anche la lira precipitava, era stato costret- scomparsa di qualsiasi meccani- l’Italia si preparava ad uscire dallo to a firmare per non spaccare l’u- smo di rivalutazione automatica Sme e il Governo aveva in cantie- nità sindacale, mandare in frantu- dei salari) avrebbe provocato le re un’operazione da novantamila mi la Cgil, prendersi la responsabi- dimissioni del Governo e innescato miliardi di lire, ebbe luogo, alla lità di una crisi di Governo e per il una gravissima crisi politica in una Scuola di Ariccia, l’attesa riunione Paese, di portare i libri in tribuna- fase assolutamente delicata. A del Consiglio generale della Cgil le. Trentin accusò la Cgil di essere Palazzo Chigi una tiratissima riu- chiamato ad esaminare l’accordo affetta da un «male oscuro» chia- nione della segreteria della Cgil del 31 luglio e il comportamento mato «mancanza di autonomia».

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Bruno tenne tutti sulle spine fino lunque sistema di indicizzazioni sarmare la contrarietà del Pci ad all’ultimo. Con una sapiente regia, delle retribuzioni. Il Paese era sal- un accordo che salvò l’Italia. annunciò il ritiro delle dimissioni vo. Ed anche la Cgil. Segreti sve- soltanto al terzo giorno di discus- lati successivamente dimostrarono Alessandra Servidori sione, alla fine di un discorso lun- che tutto il marchingegno di Bruno ghissimo. Non era morta soltanto Trentin, dalle dimissioni, al Consi- la vecchia scala mobile ma qua- glio generale, erano servite a di-

ApprofondimentiApprofondimenti ee documentazionedocumentazione

Per ulteriori approfondimenti si veda il sito www.fmb.unimore.it, Indice A-Z, voce Concertazione.

In questa sezione del sito è possibile consultare una biblioteca virtuale, completa ed in continuo aggiornamento, di documentazione sul diritto del lavoro e sulle discipline ad esso connesse, organizzata in un indice analitico, in ordine alfabetico. È una banca dati che svolge anche funzione di supporto alle pubblicazioni scientifiche di Adapt.

In particolare si segnalano:

23 luglio 1993 - Protocollo “Giugni” sul costo del lavoro.

31 luglio 1992 – Protocollo d’intesa sulla politica dei redditi, la lotta all'inflazione e il costo del lavoro.

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ASSOCIAZIONE PER GLI STUDI INTERNAZIONALI E COMPARATI SUL DIRITTO DEL LAVORO E SULLE RELAZIONI INDUSTRIALI

Direttore

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Redazione

Marouane Achguiga; Carmen Agut Garcia; Francesco Basenghi; Eliana Bellezza; Bellinvia Tiziana; Chiara Bizzarro; William Bromwich; Giuliano Cazzola (senior advisor); Alessandro Corvino; Lorenzo Fantini; Rita Iorio; Simona Lombardi; Stefano Malandrini; Flavia Pasquini; Niccolò Persico; Pierluigi Rausei; Alberto Russo; Olga Rymkevitch; Anna Maria Sansoni; Simone Scagliarini; Iacopo Senatori; Carlotta Serra; Silvia Spattini; Chiara Todeschini.

Coordinatore di redazione

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La documentazione è raccolta in collaborazione con:

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