Universita' Degli Studi Di Roma
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FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA Corso di Laurea in Archivistica e Biblioteconomia Tesi di Laurea in Archivistica Contemporanea L E C A R T E DI BRUN O T R E N T IN C O NSE R V A T E 35(662/¶$5&+,9,26725,&2C G I L N A Z I O N A L E RELATORE LAUREANDA Prof.ssa Linda Giuva Martina Insalaco Matr. 1508469 CORRELATORE Prof. Giovanni Paoloni Anno Accademico 2013/2014 SOMMARIO Bruno Trentin. Fondo personale (1949-2011) NOTA BIOGRAFICA………………………………………….I NOTA ARCHIVISTICA…………………...…………………XI INVENTARIO 1 - Attività politica e sindacale, fascc. 13! 1 - Cgil, fascc. 6.................................................................... ! 2 - Parlamento europeo, fascc. 4........................................... ! 3 - DS, fascc. 2...................................................................... ! 2 - Appunti manoscritti e interventi, fascc. 25............ ! 3 - Materiali di studio e a stampa, fascc. 37................ 1 - Bozze di volumi, fascc. 4 ................................................ ! 4 - Post mortem, fascc. 8............................................. INDICI TAVOLE Intervista al professor Iginio Ariemma Appendice fotografica NOTA BIOGRAFICA «Quando parla uno come Trentin non ha senso chiedersi se appartenga alla destra o alla sinistra del partito comunista, perché quando parla uno come lui si capisce che il duro ripensamento critico e la ricerca creativa appartengono a tutti coloro che vogliono uscire dai luoghi comuni, dalle pigrizie» Giorgio Bocca, 1975 Le operazioni scientifiche relative al riordinamento di un archivio non possono prescindere dalla descrizione del soggetto produttore della documentazione. Dalla ricostruzione delle vicende storiche, del profilo istituzionale che lo identifica, delle funzioni e dei compiti che questo è chiamato a esercitare, infatti, emergono chiavi di lettura e di decodificazione dell’archivio stesso. Mi sono occupata dell’ordinamento delle carte che appartengono ad una delle figure più significative del sindacato e della sinistra italiana: Bruno Trentin, che alla causa dell’emancipazione dei lavoratori – con la sua attività di sindacalista, lo studio e l’elaborazione intellettuale – ha dedicato tutta la sua esistenza. La nota che segue vuole mettere in evidenza proprio questo aspetto della biografia di Trentin; per questo motivo ci soffermeremo soprattutto sugli anni che, a partire dal 1949, lo vedono impegnato con incarichi via via più rilevanti all’interno della Cgil. 1.1 La Resistenza, la Cgil, il Pci Trentin nasce il 9 dicembre 1926 a Cédon de Pavie, un paesino della Guascogna, in Francia, dove il padre Silvio – che sarebbe diventato uno dei capi di Giustizia e Libertà – era esule per l’opposizione al regime fascista. Durante gli anni dell’esilio francese, grazie alla frequentazione della famiglia Nitti, dei fratelli Carlo e Nello Rosselli e di esponenti dell’antifascismo spagnolo, matura la sua idea di libertà come valore assoluto: un’idea che lo accompagnerà per tutta la vita. Nell’estate del 1943 parte della famiglia Trentin rientra in Italia. Bruno, che in Francia ha già partecipato ad azioni contro i nazisti – e nel ’42 ha conosciuto il I carcere –, dopo l’8 settembre affianca giovanissimo il padre nell’organizzazione della Resistenza in Veneto. Il 19 novembre vengono entrambi incarcerati per due settimane; Silvio – malato di cuore – morrà pochi mesi dopo, in marzo. Bruno, che il padre ha affidato a Leo Valiani, partecipa alla lotta partigiana nelle formazioni di Giustizia e Libertà all’inizio nelle Prealpi venete, in seguito a Milano. La primissima fase della sua esperienza (dal settembre al novembre del ’43) è raccontata nel Journal de guerre che sarà tradotto e pubblicato in Italia nel 2008 presso Donzelli (Diario di guerra), con un saggio introduttivo di Iginio Ariemma. Sino al 1946 milita nel Partito d’Azione. Finita la guerra di liberazione, dal 1945 al 1949, si dedica agli studi universitari nella Facoltà di Giurisprudenza di Padova, dove aveva insegnato il padre. Vi consegue la laurea, il 16 ottobre 1949, con una tesi dal titolo: Giudizio di equità nei rapporti commerciali, con particolare riferimento alla dottrina della Corte Suprema degli Stati Uniti, che discute con il professor Enrico Opocher, dopo aver frequentato, grazie ad una borsa di studio, la prestigiosa Università di Harvard 1. Nel 1949, dopo la laurea, entra a fare parte dell’Ufficio studi della Cgil, dove lavorerà a stretto contatto con Vittorio Foa. La confederazione è guidata in quegli anni da Giuseppe Di Vittorio, che Trentin ricorderà come suo maestro. Nel 1950 si iscrive al Partito comunista italiano. È membro del comitato centrale del Pci dal 1960 al 1973, quando si dimette per motivi di incompatibilità con le sue responsabilità nel sindacato. 1.2 Gli anni ’50 e la fabbrica che cambia Nello stesso anno dell’adesione al Pci, con il titolo «La società degli alti salari», esce su «Quarto Stato» – rivista diretta da Lelio Basso – una sua recensione al saggio di Gramsci «Americanismo e fordismo» da poco pubblicato. Nel 1952 gli viene affidato l’incarico di studiare il Piano Schuman sull’avvio della Ceca (Comunità europea del carbone e dell’acciaio). In giugno ne pubblica sui «Quaderni di Notizie economiche» un’analisi dettagliata dal titolo Le minacce del Piano Schuman. Dopo la sconfitta della Fiom (il sindacato dei metalmeccanici Cgil) alle elezioni della 1 La tesi è ora pubblicata in Bruno Trentin, tra il Partito d’Azione e il Partito Comunista. Gli anni dell’università di Padova, a cura di Iginio Ariemma, Ediesse, Roma, 2009. II Commissione interna Fiat – marzo 1955 – nel Direttivo Cgil dell’aprile Di Vittorio, ammettendo i ritardi della confederazione, pone le premesse per un forte cambiamento della strategia sindacale. Trentin viene inviato a Torino per studiare da vicino le condizioni dei lavoratori. Avvia così una riflessione sulle trasformazioni della fabbrica, del lavoro operaio e più in generale del capitalismo italiano – sul neocapitalismo – che lo vedrà tra i protagonisti della discussione avviata in materia. Frutto di questo lavoro la relazione (stilata insieme a Foa) al Congresso internazionale di studio sul progresso tecnologico e la società italiana del 19602 e quella presentata due anni dopo al convegno dall’Istituto Gramsci sulle Tendenze del capitalismo italiano3. Prende forma negli stessi anni un’analisi critica del «socialismo realizzato» nei paesi dell’Europa orientale. Nel 1956 Trentin è a fianco di Di Vittorio nella condanna dell’invasione sovietica dell’Ungheria; emerge il suo orientamento critico verso il socialismo di Stato, e l’idea di una rivoluzione dal basso in cui la conquista del potere politico non è l’elemento centrale e prioritario della via al socialismo. Nel 1958 è eletto vice segretario nazionale della Cgil. 1.3 Leader dei metalmeccanici Nel febbraio del 1962 diventa segretario generale della Fiom, incarico che ricopre sino al 1977 quando viene eletto segretario confederale. Dal 1973 al 1977 è anche segretario generale della Flm (Federazione lavoratori metalmeccanici). È deputato dal 1962 al 1966, anno in cui si dimette da parlamentare (prima della fine della legislatura) per l’incompatibilità tra gli incarichi sindacali e gli incarichi politico-istituzionali. Non vi è alcun dubbio sul fatto che Trentin sia stato tra i leader delle lotte operaie a cavallo tra gli anni ’60 e ’70. Protagonista con Pierre Carniti (Fim Cisl) e Giorgio Benvenuto (Uilm Uil) del cosiddetto «autunno caldo», fu il teorico del “sindacato dei consigli”, delle nuove forme di democrazia in fabbrica nate nel biennio ’68-69, i 2 In F. Momigliano, Lavoratori e sindacati di fronte alle trasformazioni del processo produttivo: atti del congresso internazionale di studio sul progresso tecnologico e la società italiana, Feltrinelli, Milano, 1962. 3 In Istituto Gramsci, Tendenze del capitalismo italiano, Atti del convegno, Roma 23-25 marzo 1962, Editori Riuniti, Roma 1962. III consigli dei delegati appunto, che considerò da subito gli organismi di base del sindacato. Delle vicende di quegli anni – ma non solo – scriverà a conclusione del suo impegno di direzione della Fiom in Da sfruttati a produttori. Lotte operaie e sviluppo capitalistico dal miracolo economico alla crisi (De Donato, Bari, 1977) e poi in due libri-intervista: L’autunno caldo. Il biennio 1968-69, con Guido Liguori (Editori Riuniti, Roma, 1999), e Il sindacato dei consigli, con Bruno Ugolini (Editori Riuniti, Roma, 1980). Entrato nella segreteria della Cgil Trentin affronta fra gli altri il tema della democrazia industriale elaborando l’idea del piano di impresa, e mette mano all’organizzazione di un’autonoma attività di ricerca della confederazione. Nascono così l’Ires (Istituto di ricerche economiche e sociali), l’Isf (Istituto superiore per la formazione) e la Consulta giuridica della Cgil. 1.4 “Il sindacato dei diritti” Il 29 novembre 1988, dopo le dimissioni di Antonio Pizzinato – che a sua volta nel 1986 aveva preso il posto di Luciano Lama – viene eletto segretario generale della Cgil. Resta al vertice della confederazione sino al giugno 1994 – gli succederà Sergio Cofferati –, lasciando un segno profondo: l’idea di un «sindacato dei diritti e della solidarietà», dotato di un «programma fondamentale», affermata in due successivi momenti: la Conferenza di programma di Chianciano dell’aprile 1989 e il XII Congresso Cgil dell’ottobre 1991. L’idea centrale, esposta alla conferenza di Chianciano – un’idea che rivoluziona la vecchia concezione della Cgil –, è che il sindacato non deve partire più dalla “classe” ma dalla “persona”: