Burc n. 23 del 19 Febbraio 2018 Sentiero Italia -

Il "Sentiero Italia – Calabria" nasce dall'idea di collegare tutto il territorio regionale con un unico percorso costituito da 35 tappe cercando di creare un'offerta strutturata con i servizi integrati nel territorio. Il sentiero, facente parte del "Sentiero Italia – Calabria", è un percorso escursionistico che attraversando longitudinalmente la regione collega le aree naturalistiche, paesaggi, borghi, aree protette che da , attraversando tutto il Parco Nazionale dell’,ilParco Regionale delle Serre ed il Parco Nazionale della Sila giunge sul Parco Nazionale del . La valenza storica e culturale di questo sentiero, per i luoghi che attraversa e per le vicende che lo hanno interessato nel corso degli ultimi due secoli, prevarica finanche l’inestimabile pregio paesaggistico e naturalistico del percorso, il quale si connota per la spettacolarità delle viste, l’eterogeneità dei paesaggi e la biodiversità vegetale che contraddistinguono l’intero territorio regionale.

Tale sentiero si colloca quindi sulla dorsale di riferimento della regione, è in sé l’arteria principale su cui scorre la storia indigena sia per quanto concerne gli aspetti naturalistici sia quelli culturali. Tuttavia nell’ambito del presente progetto si è individuato come obiettivo strategico quello di potenziare il valore storico, nonché naturalistico e turistico, del "Sentiero Italia – Calabria" , realizzando una rete di connessione tra lo stesso e tutti gli elementi caratterizzanti il territorio che attraversa.

Il Parco Nazionale d’Aspromonte nasce nel 1989 per la tutela e la salvaguardia ambientale dei territori della sezione aspromontana dell’ex Parco Nazionale della Calabria, esistito fino al 2002. Il territorio del parco d’Aspromonte è all’interno della provincia di Reggio Calabria e prende il nome dal Massiccio dell’Aspromonte che significa candido, e risale alle popolazioni greche della costa ionica che ammiravano le candide formazioni montuose del massiccio. è la cima più alta con i suoi 1955 m s.l.m. e offre un meraviglioso panorama della Calabria e della costa siciliana. Il territorio del parco presenta inoltre una grande varietà di specie vegetali e animali e gode di particolari condizioni climatiche che favoriscono un ambiente ricco di biodiversità.

Valutando la sentieristica ed i punti di interesse nell’ambito del Parco Nazionale dell’Aspromonte, sono stati individuati una serie di elementi, da mettere in connessione con il "Sentiero Italia – Calabria" , quali geositi, rilevanze naturalistiche e rilevanze culturali riferiti a 5 aree focus, che vedono al centro l’area protetta del Parco Nazionale dell’Aspromonte, a cui sono stati dati i seguenti nomi: Cuore Del Parco, Area della Piana di Gioia, Area dello Stretto, Area Grecanica e Area della Locride.

Le aree focus ricadono all’interno dell’area del Parco Nazionale dell’Aspromonte e, in generale, nell’ambito della più vasta area metropolitana di Reggio Calabria. Viene interessata la quasi totalità dei comuni facenti parte dell’Ente Parco; in particolare gli interventi di valorizzazione dei percorsi partono dalla città di Reggio Calabria e interessano i sentieri naturalistici (Sentiero dei Greci, Monte Sant'Elia, Valle delle Grandi Pietre, Laverde, Monte Antenna, Piani di Zervò), i borghi (Bova, , e ), i centri visita (, Bova, Gerace, Mammola, S. Eufemia d’Aspromonte, Stoccato, Osservatorio per la Biodiversità).

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria23 del 19 Febbraio" 2018 – Museo 1 Archeologico di Reggio Calabria

Dati percorso Il "Sentiero Italia – Calabria" parte dalle prime pendici collinari che circondano la città di Reggio Calabria, collegandosi pertanto, agevolmente, Tempo medio di percorrenza: alle principali rilevanze culturali della Città quali il Museo Nazionale della Estensione: 2,17 Km Magna Grecia e la Via Marina. L’edificio del Museo Nazionale della Magna Grecia, conosciuto anche come Quota di partenza: 104 m Palazzo Piacentini, dal nome del suo progettista, fa parte di quelle opere che Quota minima: 13 m vengono ricordate come gli edifici del “consenso”, del periodo fascista. Il fabbricato fu realizzato tra il 1932 ed il 1941, con volumetria massiccia che ne Località e Punti di Interesse: Reggio Calabria, enfatizza la monumentalità. L'edificio è costituito da un basamento bugnato Museo Nazionale della Magna Grecia, Via in pietra lavica scura, che raccorda il dislivello fra il corso Garibaldi e via Vittorio Veneto, dove si alternano grandi pilastri sporgenti in travertino e le Marina ampie finestre delle sale espositive. I prospetti, simmetrici e privi di articolazione verso l’esterno, presentano tra loro differenze notevoli: il più ricco di suggestioni architettoniche è quello rivolto verso il mare caratterizzato da un ordine gigante, che evoca il colonnato di un tempio, realizzato da coppie di pilasti in aggetto, i cui gli intercolumni sono costituiti da ampie superfici vetrate. Sulla facciata principale è scolpita una serie di grandi decori che riproducono le monete delle città della Magna Grecia. Il museo della Magna Grecia è uno dei musei archeologici più rappresentativi di quel periodo storico; noto al mondo grazie all'esposizione permanente dei famosi Bronzi di , esso accoglie anche una vasta esposizione di reperti provenienti da tutto il territorio calabrese. Il percorso museale tra le altre, comprende sezioni dedicate alla Preistoria e alle grandi architetture templari dei territori di , Kaulonia e Punta Alice.

La via Marina, che identifica generalmente il lungomare del centro storico di Reggio Calabria, occupa la fascia costiera compresa tra il porto ed il fortino a Mare (l'antico Castelnuovo nei pressi di punta Calamizzi). Essa è costituita da quattro vie: lungomare Falcomatà, lungomare Matteotti, corso Vittorio Emanuele III e viale Genoese Zerbi. Il Lungomare Falcomatà, definito da Gabriele D’Annunzio “il più bel chilometro d’Italia” è dedicato al sindaco Italo Falcomatà, protagonista della cosiddetta “Primavera di Reggio”. Il viale è caratterizzato dalla presenza di palazzi in stile liberty tra i quali spiccano palazzo Zani, palazzo Spinelli e villa Genoese Zerbi, oltre che di siti archeologici di epoca greco-romana. Sul lungomare sorge l’Arena dello Stretto, dedicata a Ciccio Franco, suggestivo teatro in stile greco che ospita eventi culturali e di intrattenimento; sul molo di Porto Salvo antistante l’Arena sorge il monumento a Vittorio Emanuele III. Gli imponenti alberi della Via Marina costituiscono il completamento del quadro urbano del litorale. In questo scenario si snoda un nastro ricco di alberi tropicali, sub tropicali e mediterranei che, grazie all’esposizione al sole verso sud-ovest, si possono considerare, secondo i botanici, del tutto ambientati, malgrado le differenze climatiche rispetto ai luoghi di originaria provenienza. Tra queste piante troviamo Ficus, Washingtonia, Phoenix, Yucca, Nolina, Casuarina, Araucari. Le piante, inoltre, nella loro varietà sono di notevole interesse sia per l’aspetto geo-botanico che per quello estetico-naturalistico, tanto che alcune di queste alberature, sono da considerarsi veri e propri monumenti verdi.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia Burc– Calabrian. 23 del 19 Febbraio" -2018 Mannoli - 2 Parco Archeologico di - Ecolandia

Dati percorso Il percorso collega il centro aspromontano di Mannoli, sito nel di Santo Stefano in Aspromonte al Pianoro Aspromontano in loc. «Piani di Tempo medio di percorrenza: Petile» fino ad arrivare al centro abitato di Calanna, proseguendo quindi fino al letto della fiumara di Gallico, risalendo poi verso i Piani di Arghillà, dove è Estensione: 23,28 km collocato il parco ludico Ambientale di Ecolandia.

Quota di partenza: 1129 m Il grande dislivello percorso (di oltre 1000 metri) consente all’escursionista di Quota massima: 1129 m attraversare le fasce vegetazionali aspromontane, potendo apprezzare una grande varietà di habitat e, scendendo dalla pendici aspromontane, una Quota di arrivo: 537 m splendida veduta dello stretto di . Località e Punti di Interesse: Mannoli, Di grande rilievo il parco Archeologico di Calanna che comprende uno dei più antichi siti della provincia di Reggio Calabria, scoperto nel 1953: una Calanna, Parco Archeologico di Calanna, necropoli pre-ellenica scavata in un canalone artificiale ricavato nel calcare Ecolandia conchiglifero. Ascrivibile ai secoli XIII-VII a.C. il sito risale dunque a circa tremila anni fa. Coperte per buona parte da lastroni di pietra squadrati alti circa 60cm, furono rinvenute e riportate alla luce numerose tombe “a grotticella artificiale” o “a forno”, con al loro interno sepolture sovrapposte e scheletri disposti in posizione fetale.

Tutti i reperti della necropoli protostorica, ad eccezione del corredo funebre della “Tomba n° 6” ancora custodito all’interno del Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria, sono oggi custoditi all’interno del Museo Archeologico Comunale di Calanna proprio in C.da Ronzo, a 50 metri dal luogo del rinvenimento.

Resti non ben determinati di una fortificazione tardo-romana o bizantina, inoltre, sono stati rinvenuti anche in località Imperio Superiore, a Villamesa, la più popolata delle frazioni del Comune di Calanna: ad un’altitudine di circa 600 metri slm si trovano ancora i resti di muri a secco, facenti probabilmente parte di una struttura difensiva, comunemente associata al nome di “castello vecchio”.

Sui probabili resti di una costruzione bizantina, è stato poi ampliato e riedificato in età normanna (periodo incerto ma databile intorno al 1200) il tracciato esterno di una imponente struttura difensiva, che dominava incontrastata tutto il territorio della Vallata del Gallico e lo Stretto di Messina: il sito archeologico conosciuto meglio come Castello Normanno. Attualmente, restano un lungo tratto di cinta muraria sul versante nord (circa 60 metri), e tutta una serie di resti murari disseminati in tutto il pianoro, alla cui base si è sviluppato il centro abitato di Calanna, sede amministrativa del Comune nonché centro storico.

Il sentiero conduce quindi ad Ecolandia, un Parco Ludico Tecnologico Ambientale che si sviluppa su una superficie di circa 100.000 mq, su una collinetta da cui è possibile ammirare il meraviglioso panorama dello Stretto di Messina.

Il Parco è dotato di un’area giochi continuamente in trasformazione, attrazioni ed installazioni dal valore scientifico ed educativo, che, ogni giorno, danno vita ad un’intensa attività di sperimentazione in vari campi, dalle tecnologie più innovative all’ecologia pratica, dalle coltivazioni biologiche alla bioarchitettura, con lo scopo di far toccare con mano le possibili potenzialità di una nuova cultura scientifica ed ecologica.

Elemento caratteristico e distintivo del Parco è la sua suddivisione ideale in quattro aree ispirate agli elementi della natura e della mitologia greca, i cui richiami sono subito evidenti: Aria, Terra, Acqua e Fuoco sono il filo conduttore di circuiti e percorsi tematici attrezzati, che si snodano tra il verde dei prati e l’azzurro infinito di questo scorci di Stretto.

Il Parco presenta aree destinate ad attività culturali, all’allestimento di spettacoli e di attività ludico ed applicazioni tecnologiche, oltre che punti di ristoro e spazi in cui poter praticare liberamente attività all’aria aperta.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio - Sentiero 2018 110 - Vivaio Forestale - Santo Stefano in 3 Aspromonte

Dati percorso Il percorso si dirama da Gambarie, località montana del Comune di Santo Stefano in Aspromonte, e conduce fino al centro storico del Comune di Santo Tempo medio di percorrenza: Stefano, passando per l’Osservatorio Regionale della Biodiversità in località Estensione: 7,24 Km Cucullaro (ex Vivai Forestali). Quota di partenza: 1320 m L’Osservatorio Regionale per la Biodiversità, posto a pochi chilometri da Gambarie sulla strada che porta a Santo Stefano in Aspromonte, è uno Quota massima: 1320 m strumento che il Parco Nazionale dell’Aspromonte e l’Università della Quota di arrivo: 800 m Calabria offrono per diffondere la conoscenza della flora, della fauna, degli habitat e degli ecosistemi della Calabria. Esso sorge nell’area in cui si Località e Punti di Interesse: Osservatorio trovavano i vivai dell’Azienda dello Stato Foreste Demaniali. L’osservatorio Regionale della Biodiversità loc. Cucullaro, dispone di sale attrezzate per consultare, attraverso un sistema Webgis, le Santo Stefano in Aspromonte informazioni sui Parchi Nazionali, le altre aree protette e la rete Natura 2000; è inoltre possibile accedere ai database e alle schede di fauna e flora e ad una sezione dedicata alla biodiversità della Calabria, in particolare al cambiamento climatico, ai problemi di impatto ambientale, alle classificazioni di specie marine ed agli elenchi di specie vegetali rare. La struttura prevede inoltre aree attrezzate per il campeggio, il picnic, il mini- climbing e il mini circuito per mountain bike. All’osservatorio si aggiunge un interessante percorso botanico: "Il Sentiero degli alberi… da un piccolo seme ai grandi rami verso il cielo"; dai semi piantati alcuni decenni orsono dai forestali sono nati grandi alberi, in parte tipici dell'Aspromonte, ma anche altre specie esotiche provenienti da tutto il mondo come le sequoie. L'itinerario si sviluppa in 8 tappe: si parte del centro visita dell'Osservatorio, si prosegue fino ai "terrazzamenti" e l'area scout, fino a terminare nell'area giochi. Il percorso didattico è costituito da cartelli segnaletici, esplicativi delle specie e delle caratteristiche botaniche che accompagnano la visione diretta degli alberi presenti lungo il cammino. Nelle otto tappe si possono esaminare ben 21 specie arboree quali l'Abete Bianco, il Pino Laricio, esemplari di Castagno, Pioppo e Leccio, Larice e Ontani, Ippocastano, Nocciolo, Acacia, Cipressi, degli esemplari di Sequoia, un filare di Betulle a delimitazione di una pineta, oltre che alberi di Agrifoglio, Faggi, Tiglio Selvatico, nonché un esemplare di Noce e un filare di Abete di Douglas.

Il territorio è quello del Comune di Santo Stefano in Aspromonte, centro che sorge sul versante tirrenico aspromontano della provincia di Reggio Calabria, da cui dista 33 km. È situato nella parte centro-occidentale della provincia, fra i due affluenti della fiumara di Gallico, sui rilievi del massiccio dell’Aspromonte, alle pendici del monte Basilicò, vicino al passo di Petrulli e al Parco Nazionale dell’Aspromonte. Il territorio comunale, a vocazione spiccatamente turistica, si presenta particolarmente interessante dal punto di vista paesaggistico ed ambientale, sia alle quote più basse, prevalentemente rurali, sia a quella più alte, maggiormente antropizzate e particolarmente indicate al soggiorno estivo e invernale. La vegetazione, fino ai mille metri di quota, è costituita prevalentemente da ulivo e castagno; oltre questa quota prevalgono faggio, pino e abete. Da Monte Scirocco, è possibile godere di panorami unici, con vista su Stretto di Messina, Isole Eolie ed Etna, mentre numerosi sono i pittoreschi ruscelli. Il territorio, in cui sgorgano ricche sorgenti di acque fresche e salubri, ha un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine molto accentuate: si raggiungono i 1.800 metri di quota. L’abitato conserva un suggestivo centro storico, con vicoli, scalette e fontanelle; situato su uno sperone, ha un andamento plano- altimetrico vario.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio - Lago 2018 Rumia – 4 Gambarie d’Aspromonte

Dati percorso Tempo medio di percorrenza: Il percorso parte da Gambarie d’Aspromonte, nel Comune di Estensione: 2,24 Km Santo Stefano in Aspromonte, per arrivare al Lago Rumia, nel Comune di . Quota di partenza: 1325 m Quota massima: 1334 m Il Lago Rumia è un lago artificiale ubicato in Aspromonte, nel territorio del comune di San Roberto ad un’altezza di 1300 m Quota di arrivo 1317 m circa, a 25 km in linea d’aria dalla costa. Il laghetto è immerso Località e Punti di Interesse: Lago Rumia, totalmente nel verde e sullo sfondo si vedono i grandi boschi Gambarie d’Aspromonte dell’alto Aspromonte. Il lago è attrezzato per la pesca della trota ed è un’importante meta escursionistica. Il laghetto è inserito nel villaggio "Rumia" sorto verso la seconda metà degli anni '60 del secolo scorso e divenuta metà turistica e di villeggiatura dagli amanti della montagna.

Gambarie è una località montana del Comune di Santo Stefano in Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. Ubicata a 1.350 metri s.l.m., si trova nel cuore del Parco Nazionale dell’Aspromonte a 35 km dal centro di Reggio Calabria, in una delle più importanti aree protette d‘Italia, sia per estensione che per valore naturalistico, faunistico e paesaggistico. Gambarie, tra le più vaste aree protette in Italia e patrimonio ecologico e naturalistico di grande pregio, è un'importante stazione turistica invernale, famosa per le sue piste, per gli impianti di risalita, per l'ambiente naturale ed i suggestivi paesaggi. Il turismo, attività alla base dell’economia locale, ha modificato e caratterizzato profondamente questo territorio. Gambarie, nata intorno agli anni 20 del Novecento, raggiunge la propria consistenza urbanistica negli anni 50, periodo in cui diviene il primo centro turistico montano del Mezzogiorno d’Italia; oggi si configura come una località che intercetta un ampio flusso di turisti provenienti particolarmente da Calabria e Sicilia, con una duplice offerta: la possibilità di villeggiatura durante i mesi estivi, e la pratica degli sport sulla neve in inverno. L’assetto urbano è costituito principalmente da un’orditura di strade interne con un nodo centrale costituito dal quadrivio formato dalle due Statali 183 e 184 e dalla Piazza Mangeruca. I principali punti di interesse sono: Piazza Mangeruca al cui centro è posta una fontana in pietra molto caratteristica, la Chiesa del Sacro Cuore, risalente alla metà dell'Ottocento e la Pineta.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc n. – 23 Calabria"del 19 Febbraio 2018 - Piani dell'Aspromonte - Melia di Scilla - Grotte di 5 Tremusa - Castello Ruffo di Scilla – Costa Viola

Dati percorso Il percorso, che ricade all’interno del Comune di Scilla, collega la località di Melia posta a 650 metri s.l.m. con il Castello Ruffo, Tempo medio di percorrenza: passando per le Grotte di Tremusa e la Costa Viola. Estensione: 26,37 Km Scilla è un Comune costiero tirrenico della provincia di Reggio Calabria situato alle pendici settentrionali dell’Aspromonte ed è Quota di partenza: 1324 m considerato uno dei luoghi più evocativi e di attrazione della Calabria Quota massima: 1324 m in cui storia e legenda si fondono per dare vita al mito. Il territorio di circa 44 Kmq ha una forma allungata in direzione ortogonale alla Quota di arrivo 12 m costa, tipica della maggior parte dei comuni aspromontani. Si inoltra per circa 15 Km nel massiccio sotto la vetta di Montalto, con Località e Punti di Interesse: Melia di Scilla, un’escursione altimetrica di 1.811 m. Grotte di Tremusa, Castello Ruffo di Melia è una frazione del Comune di Scilla situata ad oltre 650 metri Scilla, Costa Viola s.l.m., posta al confine con il Comune di San Roberto da cui è separata dalla Via Castagnarella, detta così per le numerose piantagioni di castagno. Le grotte di Tremusa, sono un sito naturalistico posto a circa 600 metri s.l.m. tra Scilla e Melia. Esse si sono formate in seguito all’azione meccanica dell’acqua che, erodendo gli strati meno resistenti già fratturati, ha dato origine alle cavità di diverse dimensioni caratteristiche del sito. Gli affioramenti presenti nell’area prossima alle grotte e quelli al loro interno, sono costituiti da rocce sedimentarie ed in particolare da arenarie fossilifere di colore chiaro risalenti al Pliocene, periodo geologico compreso tra 5,2 e 1,8 milioni di anni fa. L’azione chimica delle acque, infiltrate nel terreno, ha generato, le affascinanti forme tipiche delle grotte carsiche quali: stalattiti, stalagmiti, colonne e concrezioni di calcite. Le grotte di Tremusa sono tutt’oggi ancora attive; si possono osservare, infatti, al loro interno, delle goccioline d’acqua che, molto lentamente, permetteranno l’accrescimento delle concrezioni di calcite già esistenti. Il castello Ruffo di Scilla, noto anche come castello Ruffo di Calabria, è un'antica fortificazione situata sul promontorio scillèo, proteso sullo stretto di Messina. Il castello costituisce il genius loci della cittadina di Scilla, circa 20 km a nord di Reggio Calabria, e sicuramente uno degli elementi più caratteristici e tipici del paesaggio dello Stretto e del circondario reggino. Il castello ospita inoltre uno dei fari della Marina Militare, il faro di Scilla. Le prime tracce della fortificazione risalgono al V secolo a.C. Il castello venne restaurato a seguito degli ingenti danni apportati dai terremoti del 1783 e del 1908.

La costa viola si estende per circa 35 km tra lo Stretto di Messina e il basso Tirreno e si estende su cinque comuni (Scilla, , , Palmi e ) i cui territori si affacciano sul mare con un vasto entroterra restrostante. La linea di costa, stretta tra il mare e le montagne, è dominata da alte e frastagliate costiere oltre che da graziosi e suggestivi anfratti come la "grotta dello Sparviero". La strada costiera attraversa le pendici ricoperte dalla macchia mediterranea. Tutto il territorio è, inoltre, caratterizzato da terrazzamenti coltivati a vigneti a strapiombo sul mare. Le spiagge ed i vari litorali sono a tratti rocciosi, a tratti sabbiosi e a tratti ghiaiosi, dominati dai crinali dell'Aspromonte e del Monte Poro, che precipitano direttamente in mare. I fondali marini sono simili a quelli tropicali e presentano un ecosistema ancora integro.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria" 23 del 19 Febbraio - 2018 Gambarie d'Aspromonte – Sentiero 100 – anello del 6 Cippo Garibaldi

Dati percorso Il percorso interessa la località di Gambarie d’Aspromonte, Tempo medio di percorrenza: facente parte del Comune di Santo Stefano in Aspromonte .

Estensione: 5,21 Km Gambarie è una località montana del Comune di Santo Quota di partenza: 1326 m Stefano in Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria. Quota massima 1412 m Ubicata a 1.350 metri s.l.m., si trova nel cuore del Parco Quota di arrivo: 1362 m Nazionale dell’Aspromonte a 35 km dal centro di Reggio Località e Punti di Interesse: Gambarie Calabria, in una delle più importanti aree protette d‘Italia, sia d’Aspromonte per estensione che per valore naturalistico, faunistico e paesaggistico. Gambarie, tra le più vaste aree protette in Italia e patrimonio ecologico e naturalistico di grande pregio, è un'importante stazione turistica invernale, famosa per le sue piste, per gli impianti di risalita, per l'ambiente naturale ed i suggestivi paesaggi. Il turismo, attività alla base dell’economia locale, ha modificato e caratterizzato profondamente questo territorio. Gambarie, nata intorno agli anni 20 del Novecento, raggiunge la propria consistenza urbanistica negli anni 50, periodo in cui diviene il primo centro turistico montano del Mezzogiorno d’Italia; oggi si configura come una località che intercetta un ampio flusso di turisti provenienti particolarmente da Calabria e Sicilia, con una duplice offerta: la possibilità di villeggiatura durante i mesi estivi, e la pratica degli sport sulla neve in inverno. L’assetto urbano è costituito principalmente da un’orditura di strade interne con un nodo centrale costituito dal quadrivio formato dalle due Statali 183 e 184 e dalla Piazza Mangeruca. I principali punti di interesse sono: Piazza Mangeruca al cui centro è posta una fontana in pietra molto caratteristica, la Chiesa del Sacro Cuore, risalente alla metà dell'Ottocento e la Pineta.

Il Cippo di Garibaldi è un monumento commemorativo del famoso ferimento del Generale Giuseppe Garibaldi sull’Aspromonte avvenuto il 29 agosto 1862, ad opera dalle truppe Piemontesi, nel tentativo di risalire la penisola alla conquista di Roma. Esso è posto a 7 Km da Gambarie, sul luogo dove il generale venne colpito alla gamba. La secolare pineta, teatro dell’avvenimento, conserva ancora il gigantesco pino al quale si appoggiò il generale ferito e custodisce un Mausoleo voluto dai cittadini di S. Eufemia d’Aspromonte per onorare le gesta dell'eroe.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia – Calabria"Burc n. 23 del 19 Febbraio - Monte 2018 Basilicò - Pista da Sci - Puntone Scirocco - Gambarie 7 d'Aspromonte

Dati percorso Il percorso di sviluppa all’interno dei confini di Gambarie Tempo medio di percorrenza: d’Aspromonte formando un circuito chiuso che inizia e finisce Estensione: 11,00 Km al centro del paese.

Quota di partenza: 1314 m Monte Basilicò è una delle più belle cime dell’Aspromonte Quota massima: 1768 m che svetta a 1740 metri di altezza. La ricchezza della sua Quota di arrivo: 1315 m vegetazione è uno degli elementi che lo caratterizza: risulta, infatti, quasi interamente ricoperto da querceti decidui a Località e Punti di Interesse: Monte Basilicò, Pista da Sci, Puntone Scirocco, Cerro e Farnetto, castagneti e boschi misti sempreverdi. Uno Gambarie d'Aspromonte degli aspetti più interessanti è la sua suggestiva orografia: un susseguirsi di ripiani, costoni e valloni profondi con pendici marcatamente elevate tipici dei paesaggi aspromontani e con idrografia caratterizzata da corsi d'acqua di tipo torrentizio, brevi e ripidissimi, che danno origine alle note fiumare.

Gambarie è una stazione sciistica storica: qui nel 1956 è stata costruita la prima seggiovia del meridione. La tradizione sciistica è ancora attiva: due seggiovie e quattro skilift risalgono infatti il Monte Scirocco ed il Monte Nardello. Una seggiovia biposto collega il piazzale Mangeruca nel borgo di Gambarie a 1.300 metri s.l.m. con il Monte Scirocco a 1.660 metri. Le piste per lo sci alpino si snodano per 10 km offrendo panorami unici che arrivano fino allo stretto di Messina. I tracciati sono adatti sia agli sciatori di buon livello che ai principianti. Le quote variano tra i 1.350 e i 1.700 metri s.l.m. Numerosi sono i percorsi adatti alle racchette o allo sci di fondo che si dipanano nei boschi del Parco Nazionale dell'Aspromonte. Sopra Gambarie e dalla vetta del Monte Scirocco si domina l’intero pianoro, con sullo sfondo il mare ammirando contemporaneamente l’Etna da una parte e le isole Eolie nel Mar Tirreno meridionale dall’altra.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio - Sentiero2018 101 8 - Pentedattilo

Dati percorso Il percorso, esteso 42,95 Km parte dai Campi di Reggio da un’altitudine di Tempo medio di percorrenza: 1359 m s.l.m dal punto in cui il "Sentiero Italia – Calabria" attraversa la località Contrada Gornelle nel comune di Reggio Calabria, discendendo Estensione: 42,95 Km quindi il versante Aspromontano verso sud e seguendo il percorso della Quota di partenza: 1359 m strada Provinciale 3 attraverso i territori comunali di Reggio Calabria, , Bagaladi, di cui si raggiunge il centro abitato e correndo quindi Quota massima: 1405 m limitrofa alla fiumara Melito fino alla località Musupunti, una volta raggiunta Quota di arrivo: 294 la quale si imbocca una stradina che risale le pendici collinari della sponda Località e Punti di Interesse: Fiumara destra del torrente stesso, ascendendo verso il borgo di Pentedattilo. , Pentedattilo La Bovesìa, nota anche come Area grecanica e Area ellenofona, è un'area geografica della provincia di Reggio Calabria. La zona è culla secolare della minoranza linguistica ellenofona di Calabria; il versante Jonico meridionale dell'Aspromonte custodisce infatti immutate le tracce della sua antica natura di crocevia sul bacino del Mediterraneo. Quest'area ha assunto per molti secoli il ruolo di vera e propria isola e roccaforte culturale per una serie di motivi come la precarietà storica dei collegamenti ed un entroterra particolarmente impervio. L'isola ellenofona si estende oggi principalmente lungo la vallata della grande fiumara dell'Amendolea. I paesi sorgono a circa 15 km dalla costa, generalmente tutti su monti un tempo di difficile accesso e solcati da burroni, quindi dominati dal versante sud dell'Aspromonte.

Il sito di Pentedattilo è uno dei più affascinanti centri del versante ionico calabrese; dalla forte vocazione turistica, grazie ai suoi incantevoli panorami di particolare valenza paesaggistica e naturalistica, alla sapiente aderenza tra costruito e natura con le case che quasi si compenetrano nella roccia, vanta origini antiche e si presenta al visitatore con il suo caratteristico aspetto, arroccato sulla famosa rupe. Affascinante è il girovagare per l’antico borgo con i suoi vicoli, pittoresche case in pietra che conservano ancora le tipologie costruttive tradizionali utilizzando materiali locali, e che sono testimonianza di valori storici tramandati attraverso i secoli.

Pentedattilo, il cui nome, ha origine greca Pentedaktylos, che significa cinque dita, è situato sulle colline alle spalle della città di Melito Porto Salvo e dista circa 4 Km in linea d'aria dal mare. Nel panorama dei centri calabresi, Pentedattilo è un caso anomalo. Il piccolo nucleo, abbandonato completamente nei decenni scorsi, non supera i due ettari e conserva una planimetria medievale. Il sito di Pentedattilo è da considerarsi un monumento naturale e dal punto di vista paesaggistico è uno dei luoghi più suggestivi di tutta la regione.

La Roccia di Pentedattilo, che si solleva a strapiombo fino a 457 metri s.l.m. è unica nel paesaggio per la sua forma che, come è noto, richiama una grande mano. La rupe rocciosa rappresenta la più interessante tra tutte le formazioni geologiche che, determinate da secolari processi erosivi, costellano le pendici aspromontane dello Jonio. Arroccate sotto la protezione della grande mano si possono osservare le abitazioni, accatastate l'una sull'altra in un insieme di tetti, scalinate, finestre e balconi, il tutto intessuto su strettissime vie e percorsi del borgo.

La rupe costituisce un ambiente singolare che offre rifugio a numerosi rapaci ed a piante molto specializzate nell’adattarsi alla verticalità e alla scarsezza di substrato nutritivo. fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. 23 Calabria" del 19 Febbraio 2018- Diga del Menta - Cascate dell’Amendolea (Sentiero 9 132)

Dati percorso Il Sentiero 132 si sviluppa da quota 1.334 m s.l.m., per circa 2 Km, parte dalla Tempo medio di percorrenza: suggestiva zona in cui il Menta si tuffa nell’Amendolea, continua in direzione Estensione: 12,83 Km sud e regala all’escursionista squarci di vedute panoramiche della vallata che Quota di partenza: 1336 m si protrae fino allo al Mar Ionio, e sulle cascate dell’Amendolea (u Schicciu da Spana), arrivando in una gola scavata dal fiume in cui si trova un “gurnale” Quota massima: 1677 m fatto di acque cristalline in cui ci si può specchiare. L’attrattiva principale del Quota di arrivo: 1344 m percorso sono le Cascate dell'Amendolea, conosciute anche come Cascate Località e Punti di Interesse: Diga del Menta, Maesano, dal nome di una contrada che si trova più a valle. Le cascate, Cascate Maesano caratterizzate da tre salti che terminano in altrettanti “gurnali” (pozze) scavate dal centenario stillicidio dell’acqua sulla roccia, sono una delle mete più frequentate del Parco Nazionale dell’Aspromonte e l’appellativo che locali usano per contraddistinguerle è “u Schicciu da Spana”, tant’è che il toponimo Spanu è riportato su una carta del 1874 conservata presso l'Archivio di Stato di Reggio Calabria. “Schicciu” è il termine dialettale usato per indicare la cascata mentre “spana”, secondo il glottologo Gerhard Rohlfs, deriverebbe dal greco spanòs che significherebbe "imberbe, sbarbato". Infatti, le cascate si trovano proprio in una zona rocciosa e con vegetazione rada.

Il percorso si articola in tre livelli di difficoltà T (turistico) - E (escursionistico) - EE (escursionisti esperti), inizia con una pista forestale sterrata che si snoda nel bosco di faggio, pino laricio e abete bianco ed arriva a sfiorare il corso d'acqua, incantevole tratto di monte, dell’Amendolea. Il sentiero è caratterizzato, nel tratto intermedio, da un fondo fangoso, generato da acque sorgive che rendono l’ambiente ideale ad ospitare l’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata), piccolo anfibio anuro appartenente alla famiglia Bombinatoridae con un'appariscente livrea gialla del ventre usata per scoraggiare i predatori, specie di interesse comunitario in Italia, individuata dall’ISPRA, Istituto superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, come specie con popolazione in forte calo numerico.

All’uscita del bosco la pista forestale termina e si apre una radura che s'affaccia sulla vallata della Fiumara Amendolea fino al Mar Ionio. Il percorso diventa di tipo E (escursionistico) e scende lungo il costone caratterizzato dalla presenza di ginestra dei carbonai (Cytisus scoparius). Il sentiero degrada tagliando un pendio franoso caratterizzato dalla presenza di materiale lapideo, supera un valloncello in cui scorre l’acqua di una sorgente e ci regala i primi scorci delle cascate. Superati alcuni tratti adornati da maestose querce si giunge al punto panoramico dal quale si ha la visione completa delle cascate.

Da qui inizia il terzo tratto del sentiero classificabile come EE (escursionisti esperti), tratto ripido e accidentato che ci porta a quota 1.202 m s.l.m, in cui a margine di un boschetto di ontano e pini si trova un “gurnale”tipicodel tratto di monte delle fiumare aspromontane, qui il percorso finisce. Si rammenta al visitatore di non spingersi oltre perché si trova in zona A, Zona a Riserva integrale del Parco Nazionale dell’Aspromonte di eccezionale valore naturalistico, in cui l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. 23 Calabria" del 19 Febbraio 2018- Diga del Menta - Cascate dell’Amendolea (Sentiero 9 132)

Dati percorso Tempo medio di percorrenza: Estensione: 12,83 Km Quota di partenza: 1336 m Quota massima: 1677 m Quota di arrivo: 1344 m Località e Punti di Interesse: Diga del Menta, Cascate Maesano

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. 23 Calabria" del 19 Febbraio 2018- Diga del Menta - Cascate dell'Amendolea (Sentiero 9 132)

Dati percorso Nell’ambito del progetto speciale n 26 del 1979, in cui si stanziarono 80 Tempo medio di percorrenza: miliardi di lire, promosso dalla Cassa del Mezzogiorno, vennero programmati Estensione: 12,83 Km lo sbarramento sul torrente Menta, nel comune di (a quota 1431 m s.l.m.) in rockfill alto circa 90 m ed un primo lotto della galleria

Quota di partenza: 1336 m di derivazione e dell’opera di presa. La struttura, con una capacità di invaso Quota massima: 1677 m di circa 18 milioni di metri cubi d’acqua vide l’ultimazione dei lavori principali Quota di arrivo: 1344 m il 18.04.2000. Nel dicembre del 2002 l’intervento venne trasferito dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti alla Regione Calabria, con le attività Località e Punti di Interesse: Diga del Menta, Cascate Maesano in esso comprese e le opere realizzate. Al fine di completare lo schema di adduzione verso valle, vennero

predisposti ulteriori interventi, per la realizzazione di una condotta forzata in

acciaio, DN 900 di lunghezza pari a circa 8,2 Km, un pozzo per l’alloggiamento

della stessa nel suo ultimo tratto verticale e la realizzazione di una galleria

“bassa” in loc. S. Salvatore fino all’area della centrale idroelettrica.

Quest’ultima, pensata per lo sfruttamento del salto motore a fini

idroelettrici, prevede una macchina “Pelton” di potenza nominale pari a 13,6

MW. A partire dal rilascio della centrale idroelettrica è stato ideato un

impianto di potabilizzazione destinato alla produzione media di 500 L/s e

predisposto per il trattamento di picco pari a 1200 L/s, mentre l’adduzione a

valle si sviluppa in 9 “tronchi funzionali” e diramazioni periferiche per

complessivi 65 Km di condotte, la realizzazione di serbatoi di linea e di

testata, diramazioni periferiche ed altre opere complementari, dalla viabilità

di servizio ai manufatti ed agli impianti principali. Ad opere ultimate si fornirà

acqua ad uso potabile all'area comprendente i comuni calabresi costieri

dell’area dello Stretto: Reggio Calabria, e Villa S. Giovanni e,

in modo indiretto, ai comuni di Fiumara e Scilla a nord, Melito Porto Salvo,

Montebello Ionico, e San Lorenzo a sud, per un totale di

una popolazione servita di oltre 230.000 cittadini.

Sotto l’aspetto paesaggistico e botanico, l’invaso si trova in un contesto

pregevole, essendo immerso in un ambiente ricco di svariate essenze

arboree come maestosi esemplari di pino laricio, abete bianco, roverelle ed

ontani che adornano le aste torrentizie affluenti dello specchio d’acqua. Da

evidenziare le opere idrauliche realizzate secondo moderni criteri di

ingegneria naturalistica impiegando materiali esistenti in loco come pietrame

e legno.

Oltre il costone a valle dello sbarramento, percorrendo a piedi per 1km la

discesa costituita da una strada asfaltata l’escursionista arriva nella

suggestiva zona in cui il Menta si tuffa nell’Amendolea. Guadando la fiumara

inizia il percorso, che porta alla veduta delle cascate sull’Amendolea

originariamente chiamate “U schiucciudaSpana”eadun“gurnale”,pozza

d’acqua lungo il percorso dell’Amendolea, tipico del tratto di monte delle

fiumare aspromontane.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria"23 del 19 Febbraio 2018– Vecchio - Bova - Fiumara Amendolea 10 (Sentiero 102)

Dati percorso Il sentiero, esteso per 37,06 Km, parte dal "Sentiero Tempo medio di percorrenza: Italia – Calabria« in loc. Contrada Materazzelli a 1820 m Estensione: 37,06 Km di altezza s.l.m., al confine amministrativo tra i comuni Quota di partenza: 500 m di e Roghudi, e seguendo il sentiero 102, che, Quota massima 1797 m nel suo tratto iniziale, traccia il confine amministrativo Quota di arrivo: 521 m tra i comuni di Roghudi ed attraversando le Località e Punti di Interesse: Materazzelli, Ghorio, Roghudi vecchio, Fiumara Amendolea località Sorbarello, contrada Acquafredda, Contrada Scalia, Campi di S. Elia, Campicello, Piano di Gallona e Monumento Vitale, per poi addentrarsi nel territorio amministrativo di Roghudi attraversando le località di Messer Ianni, Pesdavoli, Monte Cavallo e Mesamalo, per arrivare quindi alla piccola frazione, oramai abbandonata, di Ghorio di Roghudi. Siamo oramai sui ripidi versanti che si affacciano sulla maestosa fiumara Amendolea. Cuore dell’area grecanica.

Proseguendo in direzione della stessa si arriva al borgo disabitato di Roghudi vecchio, le cui origini risalgono al 1050 e che sorge su uno sperono roccioso che s’innalza tra le rocce, nel letto della fiumara Amendolea. Il borgo è in una posizione pericolante, sull’orlo del precipizio.

In seguito a due forti alluvioni, verificatesi nel 1971 e nel 1973, venne dichiarato completamente inagibile. Per questo motivo gli abitanti furono costretti ad abbandonare definitivamente le loro abitazioni per trasferirsi prima nei comuni limitrofi e successivamente nel nuovo centro di Roghudi, distante 40 Km.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria"23 del 19 Febbraio 2018– Roghudi Vecchio - Bova - Fiumara Amendolea 10 (Sentiero 102)

Dati percorso Il sentiero percorre, per 2 Km circa, il letto della fiumara Tempo medio di percorrenza: Amendolea, per poi risalirne la sponda sinistra in direzione del Estensione: 37,06 Km centro abitato di Bova, arroccato a 915 m s.l.m., che Quota di partenza: 500 m rappresenta la capitale culturale dell’area Grecanica della Quota massima 1797 m Provincia di Reggio Calabria, ed è considerato uno dei borghi più belli d’Italia, gioiello etno-architettonico di arte Bizantina, Quota di arrivo: 521 m Normanna e medioevale. Località e Punti di Interesse: Materazzelli, Ghorio, Roghudi vecchio, Fiumara Bova (Chòra tu Vùa nella sua denominazione in lingua Amendolea grecanica) ha radici antichissime che risalgono al periodo della Magna Grecia (VIII secolo A.C.) e si è fortemente caratterizzata nel periodo Bizantino prima e Normanno poi (XI secolo) conservando numerosi beni culturali.

Il percorso quindi si dirige nuovamente verso la sponda sinistra della fiumara Amendolea, verso il borgo omonimo, sito nel comune di e sovrastato dal Castello Ruffo di Amendolea, probabilmente già presente in epoca Bizantina.

La fiumara Amendolea, una delle più ampie della Provincia ha un substrato geologico costituito da formazioni di arenarie e argille di origine miocenica, oltre che da depositi alluvionali nell’alveo.

La Fiumara non presenta sistemazioni idrauliche e conserva pertanto diversi aspetti di vegetazione ripariale (Tamericeti, Saliceti, Elicriseti), in buono stato di conservazione. La vegetazione dell’area vasta è rappresentata da boschi termofili e da macchia mediterranea riferibili alla classe dei Quercetea ilicis.

Ben rappresentata è la vegetazione rupicola caratterizzata da comunità inquadrabili negli Asplenietea trichomanis che ospitano le specie di maggiore interesse fitogeografico e conservazionistico.

Il letto della fiumara è caratterizzato da vegetazione azonale igrofila tipica dei corsi d’acqua a flusso intermittente dell’Italia meridionale (Nerio-Tamaricetea).

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio , Sentiero2018 102 11 - Frana Colella

Dati percorso Il percorso, della lunghezza di 13,47 Km si innesta sul sentiero 102, che rappresenta il sentiero di collegamento Tempo medio di percorrenza: tra il massiccio Aspromontano e l’area Grecanica, in Estensione: 13,47 Km prossimità di Roghudi Vecchio, proseguendo, dopo aver attraversato la fiumara Amendolea, verso Roghudi Nuovo Quota di partenza; 488 m e, dopo averlo attraversato, in direzione nord-ovest verso la frana Colella. Quota massima: 1325 m La grande Frana Colella è un geosito censito e schedato nel Quota di arrivo: 1325 m catalogo nazionale di rilevanza europea ed internazionale, Località e Punti di Interesse: Roghudi costituendo uno dei più estesi fenomeni franosi d’Europa, vecchio, Roghudi Nuovo, Frana Colella in rocce cristallino-metamorfiche. E' situato lungo il vallone Colella affluente destro della fiumara Amendolea La parte più alta dell’orlo di frana è collocato tra la cime di Monte Pietre Bianche (1436 m) a N e Punta d'Atò (1378 m) aSSE. Imponente manifestazione del fenomeno di “dissesto idrogeologico”, è stato riconosciuto come una Deformazione Gravitativa Profonda di Versante - D.G.P.V. (Guerricchio et al. 1996), che interessa quindi i versanti del vallone e le aree limitrofe. Il complesso roccioso costituito da gneiss occhiadini, filladi e scisti biotitici, è talmente tanto tettonizzato, alterato e argillificato, da acquistare effetti cromatici particolarmente spettacolari, i quali insieme alle forme complesse determinano un paesaggio surreale, quasi "lunare". La frana Colella esiste da oltre 70 anni e riversa un imponente quantitativo di detriti nella fiumara Amendolea

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio - Sentiero 2018 102 – 12 Rocca del Drako e Caldare del latte - Bova

Dati percorso La caratteristica principale del comune di Roghudi è quella di Tempo medio di percorrenza: essere suddiviso in due differenti porzioni non confinanti Estensione: 14,83 Km poste a grande distanza l'una dall'altra (circa 40 Km). La prima Quota di partenza: 652 m di esse è posta nelle vicinanze di , del cui Quota massima: 1264 m territorio comunale costituisce un'enclave, contenente l'attuale sede comunale e l'abitato di Roghudi Nuovo; la Quota di arrivo: 1264 m seconda è posta all'interno, sulle pendici meridionali Località e Punti di Interesse dell'Aspromonte, nella quale si trova l'abitato, ora abbandonato, di Roghudi Vecchio.

La parte di Roghudi Vecchio, abitata sin dal 1050 e facente parte di un'area grecanica, fu dichiarata totalmente inagibile a seguito delle due fortissime alluvioni avvenute nell'ottobre 1971 e nel gennaio 1973. La popolazione di Roghudi fu distribuita nei paesi limitrofi. Dopo diciotto anni, nel 1988, nasce la nuova Roghudi in prossimità della costa ionica alla periferia occidentale di Melito di Porto Salvo.

L'area ionica calabrese, tangente all'Aspromonte, è costituita da un territorio variabile e discontinuo, in cui si evidenziano: costoni frastagliati e ripidi, calanchi di rocce bianche, conglomerati che assumono forme bizzarre per l'erosione eolica e dilavamenti meteorici, ad esempio le Caldaie del Latte sulla fiumara Amendolea e la Rocca del Drago di Roghudi.

Dal punto di vista geologico le “Caldaie del Latte”, presentano rocce sedimentarie, arenarie e microconglomerati. In questi casi l’esfoliazione si realizza mediante il distacco e il crollo di spesse lastre curve che possono raggiungere lo spessore di oltre uno, e il volume di diverse decine di mc. Oltre al distacco di lastre rocciose, si produce il distacco di blocchi costituiti dai singoli ciottoli del conglomerato, liberati dalla massa che li ingloba per gli effetti della degradazione della matrice sabbiosa causata dall’umidità e della deflazione eolica. In questo caso si formano cavità caratteristiche note con il termine corso di “tafoni”.

fonte: http://burc.regione.calabria.it Amendolea –Burc Castello n. 23 del 19 Febbraio Amendolea 2018 – 13 Sentiero 102

Dati percorso Il percorso parte dal borgo di Amendolea risalendo verso il Castello Tempo medio di percorrenza: omonimo, per poi proseguire verso le località Tefani, monte Ghieti e Monte dell’Amendolea e ricongiungersi quindi con la strada Estensione: 5,27 Km Provinciale 243 che collega il borgo di Bova alla Frazione di San Quota di partenza: 175 m Salvatore. Quota massima: 823 m Amendolea (Aμυddαλία, Amiddalìa in greco di Calabria) è un piccolo paese, frazione del comune di Condofuri, situato al centro dell'area Quota di arrivo: 823 m grecanica della Provincia di Reggio Calabria, sovrastato dalla rocca su Località e Punti di Interesse: Amendolea, cui sorge imponente il Castello dei Ruffo. Castello Ruffo di amendolea Le origini del borgo e del Castello risalgono probabilmente all’epoca Bizantina.

Il Castello Normanno è stato edificato su una rupe posta a circa 400 m s.l.m., distante circa 8 km dalla costa ionica.

Il rudere si presenta con un muro di cinta che delimita uno spazio di ingresso a forma parallelepipeda da cui si accede ad una zona residenziale; di questa rimane una sala rettangolare con alte pareti e finestre ad arco e muri intervallati da piccole torri che hanno lungo il perimetro feritoie e merli che si adattano al ciglio roccioso. Una torre isolata fungeva da mastio. L’edificio presenta pianta irregolare con robusti muraglioni merlati che seguono il ciglio delle scarpate. Le mura, di pietrame intercalato con cocci di coppi, hanno un andamento curvilineo nella zona Nord-Est; la parte sud presenta una torre quadrangolare, mentre a Sud-Est il muro presenta una finestra ad arco che delimitava una sala oggi crollata.

La fortificazione comprende una prima torre cappella costruita anch’essa in età normanna, che presenta al secondo livello la chiesetta a pianta absidale, orientata, con ingresso rivolto a sud secondo la tradizione bizantina, e le panche laterali realizzate in muratura. Assieme ad una piccola cisterna sono questi gli elementi più antichi dell’edificio.

Una seconda cisterna, di grandi dimensioni, è databile tra il secolo XI e il XII. Allo stesso periodo sono ascrivibili le mura di recinzione e la seconda torre che custodisce la preziosa cappella palatina, una chiesetta estremamente raffinata.

Il terremoto del 1783 determinò nel terreno profondi cedimenti che si trascinarono gran parte delle strutture dell’area del castello, che fu di conseguenza abbandonata.

Ai piedi del Castello si trovano ì tre piccole chiese conservate allo stato di rudere: S. Caterina (XIII sec.), S. Sebastiano (XV sec.) e S. Nicola (XI sec.). In quest’ultimo edificio si conservano importanti testimonianze pittoriche di tradizione bizantina (sec. XII).

L'antico paese di Amendolea fu pesantemente danneggiato dal terremoto del 1908 e definitivamente abbandonato dopo l'alluvione del 1956 e fu poi ricostruito in in forma di piccolo borgo agro- pastorale.

fonte: http://burc.regione.calabria.it Burc n. 23 del 19 Febbraio 2018 14 Gallicianò - Bova – Sentiero 102

Dati percorso Il sentiero si sviluppa per circa sei chilometri all’interno della Tempo medio di percorrenza: vallata della fiumara Amendolea collegando Gallicianò a Bova, Estensione: 5,43 Km Quota di partenza 774 m i due più importanti centri dell’area ellenofona Quota massima: 774 m aspromontana. Il visitatore, durante il percorso, si immergerà Quota di arrivo: 601 m in uno scenario di rara bellezza paesaggistica, mettendosi in Località e Punti di Interesse: Gallicianò, Bova relazione con un ambiente incontaminato. Potrà ammirare la vegetazione arbustiva e arborea della nostra macchia mediterranea e attraverserà piccoli campi ancora coltivati con antichi metodi.

Dal sentiero si potranno ammirare i ruderi di insediamenti agroindustriali, come l’antico mulino di “Foculio”, e abitativi, a testimonianza di quella che fu la vita contadina dell’area. Lungo il tragitto si possono scorgere i centri storici simbolo dell’area grecanica che si inerpicano lungo la fiumara Amendolea, che rappresenta un ecosistema dalle mille sfaccettature.

L’escursionista si immergerà in una dimensione di assoluta simbiosi con l’ambiente circostante, fatto di profumi talvolta di ginestra e talvolta di origano, oppure ascoltando il concerto delle cicale che si mischiano ai campanelli dei numerosi greggi intenti a pascolare allo stato brado. A circa metà percorso si trova la fiumara Amendolea, che con le sue acque movimentava gli ormai abbandonati mulini di “Foculiu” che racchiudono storie di vita vissuta di una moltitudine di gente, intenta a macinare i cereali, occasione di aggregazione sociale spesso accompagnata dal famoso ed interminabile ballo della tarantella.

Dalla fiumara, volgendo lo sguardo verso i quattro punti cardinali, si scorgono, arroccati sui promontori, i paesi dei greci che convergono nella direzione di “Vua” (Bova), che rappresentava il centro amministrativo di maggior rilievo.

fonte: http://burc.regione.calabria.it Burc n. 23 del 19 Febbraio 2018 14 Gallicianò – Bova

Dati percorso Tempo medio di percorrenza: Estensione: 5,43 Km Quota di partenza 774 m Quota massima: 774 m Quota di arrivo: 601 m Località e Punti di Interesse: Gallicianò, Bova

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio - Sentiero 2018 104 - Samo - Gole della Fiumara Laverde - 15 Casalinuovo

Dati percorso Il percorso parte dal "Sentiero Italia – Calabria" dal Punto dove lo stesso passa dalla vetta più alta del Parco Nazionale Tempo medio di percorrenza: d’Aspromonte, Montalto, con i suoi 1955 m s.l.m., al confine amministrativo tra i comuni di Samo e . Estensione: 38 Km Montalto è caratteristico per i fantastici panorami: sorge infatti, Quota di partenza: 1926 m seppur ad altissima quota, molto vicino al Mar Tirreno, al Mar Jonio ed allo Stretto di Messina. Per gran parte dell'anno, Quota massima: 1926 m Montalto è sommerso dalla neve che solitamente è presente al suolo già a partire dal mese di ottobre e quasi sempre fino a Quota di arrivo: 744 m giugno. Località e Punti di Interesse: Montalto, La vetta di Montalto offre all’escursionista la possibilità unica di Casello di Canovai, Samo, Gole della fiumara ammirare il mar tirreno ed il Mar Ioinio contemporaneamente nonché, quando le condizioni metereologiche lo permettono, di Laverde, Casalinuovo osservare i vulcani dell’Etna, Vulcano e Stromboli. Il fascino di Montalto è arricchito dalla presenza, sulla sua sommità, del bronzo della statua del Redentore e da quello della Rosa dei Venti. Il tracciato, seguendo il sentiero 104 in direzione sud-est attraverso le località Serro Priolo, Croce Serrata, Taglio di Pollia, Finocchio, Torrente Ferraina, Villagio Canovai, contrada Croce di Dio sia lodato, Puntone Galera, Grottelle, Iofri, Mangusa, Puntone di Puntore, Passo Murato, Cinquina, fino a Raggiungere Samo, l'antica Precacore, paese di origine greca a circa 250 metri sul livello del mare, in una graduale discesa in direzione del versante ionico aspromontano di grande impatto paesaggistico. Il tratto iniziale del percorso ricade nel comune di Samo attraversando le splendide Faggete ed abetine che circondano la vetta di Montalto verso il rifugio Canovai sito ad una quota di 1354 m s.l.m. e proseguendo quindi in direzione del Puntone Galera, mantenendosi quindi sulla sinistra del letto della fiumara Laverde, ben visibile, fino a raggiungere il centro abitato di Samo. Da lì si percorre brevemente la via Laverde fino a raggiungere il letto della fiumara all’interno del quale si possono ammirare le spettacolari gole e le rilevanti peculiarità vegetazionali. Qui le pareti rocciose sono ricche di vegetazione con alberi che sfidano la legge di gravità; rocce metamorfiche sono percorse da sorgenti d’acqua che precipitando dalle pareti verticali. In continua leggera discesa il torrente dalle chiare acque si fa attraversare varie volte mentre le pareti alte anche 300 m fanno sentire l’escursionista piccolo ed inerme. La bellezza delle gole non deve far dimenticare al visitatore la pericolosità dei luoghi in quanto è costante il pericolo di caduta massi pertanto si raccomanda di indossare gli elmetti protettivi e di non avvicinarsi troppo dalle pareti restando il più possibile al centro delle gole.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio – Sentiero 2018 104 – Samo – Gole della Fiumara Laverde – 15 Casalinuovo

Dati percorso Le fiumare del versante ionico reggino rappresentano per le loro caratteristiche idrogeologiche e bioclimatiche un Tempo medio di percorrenza: ecosistema particolarissimo, ma nello stesso tempo estremamente fragile e mutevole. La fiumara Laverde è un Estensione: 38 Km sito di interesse comunitario (SIC) caratterizzato da gole Quota di partenza: 1926 m spettacolari, interessanti formazioni boschive e presenza di una ricca vegetazione rupicola su alte pareti rocciose. Le forti Quota massima: 1926 m limitazioni ambientali dovute soprattutto alle forti pendenze ed alla natura del terreno, restringono gli usi del territorio al Quota di arrivo: 744 m pascolo e al mantenimento dell’ambiente naturale: qui la Località e Punti di Interesse: Montalto, vegetazione è rappresentata da querceti e specie tipiche della macchia mediterranea. L’ambiente è quello tipico della Casello di Canovai, Samo, Gole della fiumara fiumara calabrese con interessanti formazioni boschive tra cui Laverde, Casalinuovo un bosco a Quercus ilex. La vegetazione ripariale è a tratti rigogliosa e ben conservata e s’alterna ad elementi puri di macchia mediterranea. Lungo le gole della fiumara le rupi stillicidiose ospitano una sorprendentemente ricca flora pteridofitica con specie rare quali Woodwardia radicans, Pteris cretica, Pteris vittata, Osmunda regalis. Tra la fauna sono stati segnalati anfibi quali Raganella italiana (Hyla italica), Rospo smeraldino (Bufo viridis) e Tritone italiano (Triturus italicus). Il sentiero prosegue poi seguendo un percorso che sale sul crinale di Monte Sellaro attraverso una pista sterrata che rapidamente ci regala stupendi panorami, sia delle gole sottostanti, sia del tratto di valle del Laverde. La pista sale passando tra alberi di leccio che si alternano ad ulivi, residuo di coltivazioni di tale nobile pianta su terrazzi strappati alla montagna. Salendo, adagiato alla sinistra dell’asse fluviale, si scorge l’abitato di Samo ed il piccolo borgo antico di Precacore, che mostra ancora segni di arte Greco-Bizantina. Il punto più alto del percorso si trova a quota 552 m s.l.m., in prossimità di un piccolo rifugio dove ci si può rifornire di acqua. Da qui inizia la discesa e compare subito un picco in primo piano che regala scatti fotografici di grande suggestione. Il sentiero, adornato da opere murarie che da epoche remote ad oggi ne hanno garantito la fruibilità, si snoda a mezzacosta e porta dolcemente il visitatore sino ad una pineta che sovrasta il punto di accesso all’alveo sottostante. Il monte Scapparrone con i suoi 1098 m s.l.m domina dall’alto; suggestivi sono gli enormi massi disseminati lungo il tragitto che evidentemente si sono adagiati lungo i fianchi del monte nei secoli.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio - Sentiero 2018 104 - Samo - Gole della Fiumara Laverde - 15 Casalinuovo

Dati percorso Tempo medio di percorrenza: Estensione: 38 Km Quota di partenza: 1926 m Quota massima: 1926 m Quota di arrivo: 744 m Località e Punti di Interesse: Montalto, Casello di Canovai, Samo, Gole della fiumara Laverde, Casalinuovo

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio – Sentiero 2018 104 – Samo – Gole della Fiumara Laverde – 15 Casalinuovo

Il sentiero prosegue quindi fino a raggiungere Casalinuovo, situato su una rupe alla destra del torrente Aposcipo. Oggi disabitato, alcuni autori ritengono che un tempo fosse abitato da una popolazione d'origine greca che pare praticasse il rito ortodosso. Tracce dell’origine ellenica si conservano ancora oggi in alcuni termini dialettali usati. Casalinuovo fu dato per inesistente nella metà del cinquecento, è registrato tra i borghi più danneggiati dal terremoto del 1783.

Come Africo anche Casalinuovo è stato gravemente danneggiato dalle alluvioni del 1951 e del 1953. Le persone che hanno vissuto in quel periodo raccontano il susseguirsi di piogge continue e lente che provocarono frane e trasportarono a valle valanghe di detriti, fango e pietre dalle montagne adiacenti. Imponenti sono i resti della chiesa parrocchiale del SS. Salvatore.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria" 23 del 19 Febbraio – 2018 Santuario Madonna di Polsi – Monoliti del Monte 16 Antenna

Dati percorso Il santuario della Madonna di Polsi, noto anche come santuario della Tempo medio di percorrenza: Madonna della Montagna, è un santuario mariano situato presso la frazione di Polsi del Comune di San Luca, in provincia di Reggio Calabria. È circoscritta Estensione: 8,29 Km fra i monti della vallata nel cuore dell'Aspromonte a 865 metri s.l.m. ed è Quota di partenza: 863 m attraversata dalla fiumara del Bonamico che, attraversando anche il paese di San Luca, conclude il suo corso nelle acque del mar Ionio. Nel periodo che va Quota massima: 1439 m da primavera ad ottobre, la zona intorno all'area sacra si anima con una Quota di arrivo: 1375 m consistente presenza di pellegrini, provenienti da tutta la provincia di Reggio Località e Punti di Interesse: Santuario della Calabria, dalla provincia di Messina e da altre zone della Calabria. La leggenda vuole che nel secolo XI, nel luogo dove ora sorge la chiesa, sia stata Madonna di Polsi, Monoliti del Monte rinvenuta da un pastore, una strana Croce di ferro, dissotterrata Antenna miracolosamente da un torello. La Croce è tutt’oggi conservata nel Santuario. A questo miracoloso rinvenimento si fa risalire l’origine del monastero che fu, per alcuni secoli, sotto la cura dei monaci dell’ordine di San Basilio Magno, praticanti il rito greco. Fu questo il periodo spiritualmente più ricco e intenso del monastero. Verso la fine del secolo XV, sotto il governo di Abati commendatari, spesso dimoranti lontano da Polsi, il Santuario subì un lento e graduale declino fino al secolo XVII. Fu durante la prima metà di questo secolo che, il Vescovo di Gerace Idelfonso del Tufo, iniziò un'ispirata opera di rinascita culturale e religiosa a favore del Santuario. Tutt'oggi all'interno del santuario vengono conservate la statua della Madonna della Montagna di Polsi, scultura in tufo di notevole bellezza e lucentezza, la Santa Croce e vari cimeli tra i quali la bara del principino di Roccella. Notevole è la Via Crucis, con le stazioni in bassorilievi bronzei, culminante con la statua del Cristo risorto il cui itinerario si snoda, per più di un chilometro, su un’erta boscosa, tra castagni e querce centenarie. In un piccolo museo, all’interno del Convento, sono conservati oggetti preziosi di varie epoche, paramenti sacri, immagini, libri e pergamene, ex voto, che sintetizzano la vera storia del Santuario.

Il Monte Antenna è il rilievo in destra idrografica della Fiumara Buonamico (San Luca), da cui si è staccata la Grande Frana che ha formato il Lago Costantino. Qui affiorano le caratteristiche Miloniti di Monte Antenna (paleozoiche). Il termine milonite individua perlopiù un processo, piuttosto che una roccia vera e propria. Le miloniti in questione derivano da un protolite granitoide che ha subito un intenso fenomeno di taglio lungo zone di faglia a scala crostale. Sono bianco-grigiastre e caratterizzate da una ben sviluppata scistosità e da aspetto coesivo a grana molto fine. I porfiroclasti feldspatici arrotondati sono ammantati da quarzo nastriforme allungato lungo la direzione di trasporto della deformazione. Il Geosito ha rilevanza internazionale ed ha importanza scientifica, educazionale, turistica associata al geoturismo.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio – 2018 Vallata delle 17 Grandi Pietre – Rocce di San Pietro

Dati percorso Nel cuore dell’Aspromonte, sul versante sud-orientale, poco distante dall’abitato di San Luca, si estende una grande valle Tempo medio di percorrenza: affacciata verso il Mar Jonio anticamente popolata da monaci basiliani, denominata “Valle delle grandi Pietre”. Tutta la zona, si Estensione: 4,42 Km estende a partire da rocca di Saracinò, incombente sull'abitato, comprendendo l'altipiano di Palazzo, le alture di Pietre di Febo, il Quota di partenza: 677 m massiccio di Pietra Castello, la valle di Buttiglierìo, la collina di Quota massima: 782 m Carlo, Pietra Lunga, Pietra Stranghiò, il Vallone di Salìce, Pietra Cappa, le Rocche di San Pietro, i piani di Livodaci e Cicerati, il Quota di arrivo: 782 m canyon di Cabelle, la rocca di Santo Jerasimo e Calarìa. Su questo tavoliere disomogeneo per altimetria, tagliato da frequenti e Località e Punti di Interesse: Pietra Cappa, suggestivi valloni e da profondi canyon, si elevano, ruderi della Chiesa Basilicale di San Giorgio, evidentemente modellate nei millenni dagli eventi naturali, delle eminenze rocciose di particolare bellezza ed effetto panoramico. Rocce di San Pietro Le più note sono: Pietre di Febo (m 870); Pietra Lunga (m 874); Pietra Stranghiò (m 798); Pietra Cappa (m 819) e Pietra Castello (m 943). La Valle delle Grandi Pietre, è composta da un ecosistema ancora miracolosamente intatto, affatto antropizzato. La presenza dell'uomo è limitata quasi esclusivamente alla sorveglianza del bestiame, che qui vive allo stato brado, da sempre. Nessuna altra attività economica sarebbe possibile per la conformazione rocciosa della zona e l'assenza di campi arabili. Il monolite di Pietra Cappa sovrastante il paese di Natile Superiore, è una tra le migliori rarità perfettamente conservate e presenti sul nostro territorio, occupa circa 4 ettari di terreno e con i suoi 140 metri di altezza risulta il più grande d’Europa. Situata sul versante orientale del Parco dell’Aspromonte, Pietra Cappa ha origini antichissime e appare citata già negli antichi monumenti medievali. Sul monolite aleggiano diverse leggende, legate alla lotta tra il bene e il male. Quella di origine cristiana vede come protagonista San Pietro. Gli unici segni di antropizzazione sono i resti bizantini che s’incontrano sul sentiero che conduce al monolite. Da visitare i ruderi della Chiesetta bizantina di San Giorgio a pianta quadrangolare a tre absidi, un tempo dotata di pavimento di marmo, di cui rimane qualche suggestiva colonna e qualche muro. Secondo le stagioni, si possono osservare vari uccelli da “passo” ma un occhio di riguardo va al falco pellegrino, che proprio su pietra Cappa nidifica e che, con un po’ di fortuna, lo si può ammirare in volo o nei pressi delle pareti rocciose. Con il toponimo di Rocce (o Rocche) di San Pietro si indica il sistema di rupi di matrice conglomeratica, nel Comune di , in posizione mediana tra Natile e Pietra Cappa. Esso domina il sottostante alveo del Torrente Menica, affluente della più importante Fiumara Careri. Queste rupi si caratterizzano tutte per il singolare aspetto delle loro sommità, a profilo tondeggiante e senza copertura arborea. Rispetto a Pietra Cappa, con cui condividono la natura geologica, esse si snodano sul territorio mantenendosi ad una quota più bassa e raggiungono la massima altitudine nell’estremità nord-occidentale (578 metri s.l.m.). È appunto qualche metro più in basso della cima situata a tale quota che si originano le Grotticelle artificiali, piccoli vani scavati dall’uomo nella roccia i cui ingressi, osservati da lontano, conferiscono al bastione che li ospita una parvenza vagamente antropomorfa. Gli ambienti principali delle Grotticelle artificiali sono due e interessano la porzione sommitale di un bastione roccioso di forma irregolarmente semiglobulare. Tali ambienti si sviluppano su due livelli sovrapposti e possiedono ciascuno due differenti ingressi.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio – Sentiero 2018 125 – Sentiero 122 – Mausoleo Garibaldi – Anello 18 del cippo Garibaldi

Dati percorso Il Cippo di Garibaldi è un monumento alla memoria del Tempo medio di percorrenza: famoso ferimento del Generale Giuseppe Garibaldi Estensione: 9,90 Km sull’Aspromonte avvenuto il 29 agosto 1862, ad opera dalle Quota di partenza: 1790 m truppe Piemontesi, nel tentativo di risalire la penisola alla Quota massima: 1821 m conquista di Roma. Esso è posto a 7 Km da Gambarie, sul Quota di arrivo: 1360 m luogo dove il generale venne colpito alla gamba. La secolare Località e Punti di Interesse pineta, teatro dell’avvenimento, conserva ancora il gigantesco pino al quale si appoggiò il generale ferito e custodisce un Mausoleo voluto dai cittadini di S. Eufemia d’Aspromonte per onorare le gesta dell'eroe.

A Catania Garibaldi prendeva possesso dei piroscafi Abbattucci e Dispaccio, “capitati nel porto di Catania”, e prendeva il mare nella notte. Dopo una breve navigazione notturna, alle quattro del mattino del 25 agosto 1862, sbarcava alla testa di tremila uomini in Calabria, tra Melito e Capo dell'Armi, nei pressi di S. Elia di Montebello Jonico. Appena i volontari presero terra ed imboccarono la strada del litorale verso Reggio Calabria, essi vennero bombardati da una corazzata italiana, mentre le avanguardie furono prese a fucilate da truppe uscite da Reggio, tanto da spingere Garibaldi a deviare per il massiccio dell'Aspromonte. In ogni caso la posizione di sbarco venne segnalata e la colonna intercettata. Garibaldi diede ordine di non rispondere al fuoco e proseguì per la montagna, lontano dai cannoni della Marina Regia e cercando di evitare di essere agganciato. La sera del 28 agosto 1862 la colonna raggiunse una posizione ben difendibile, a pochi chilometri da Gambarie, nel territorio di Sant'Eufemia d'Aspromonte. La colonna aveva marciato per tre giorni, e si sfamò saccheggiando un campo di patate. Nel frattempo si era ridotta a circa 1.500 uomini, a causa delle diserzioni e degli arresti. Verso mezzogiorno del 29 agosto Garibaldi fu informato dell'arrivo di una grande colonna del Regio Esercito, ma decise di rimanere ad aspettare la truppa.

Garibaldi, in piedi allo scoperto fra le due linee, ricevette due palle di carabina, all'anca sinistra e al malleolo destro. Garibaldi era appoggiato ad un pino, ancor oggi esistente, con in bocca un mezzo toscano quando sopraggiunse dalle linee del Regio Esercito il tenente Rotondo a cavallo: senza salutare intimò a Garibaldi la resa.

fonte: http://burc.regione.calabria.it Cippo Garibaldi Burc– Fortezzan. 23 del 19 Febbraio Ellenistica 2018 di 19 Serro di Tavolo

Dati percorso Il percorso, esteso 7,86 Km parte dall’anello del cippo Garibaldi Tempo medio di percorrenza: (Sentiero 122) percorrendo i Pianori Aspromontani in direzione Estensione: 7,86 Km Nord, attraversando le località Piano S. donato, S. Francesco, e Sambuco fino a giungere sul Piano di Spilinga, alla cui estremità Quota di partenza: 1163 m nord, è collocato il sito archeologico di Serro di Tavola. Quota massima: 1163 m Il sito si colloca a 985 m s.l.m. proprio sul limitare dell’alta scarpata Quota di arrivo: 988 m che separa i Piani d’Aspromonte dal sottostante altopiano, Località e Punti di Interesse denominato Piani della Corona, attestato a circa m 500 di quota.

La specificazione “di Tavola” attribuita al Serro è legata proprio alla percezione che genera della presenza di un terrapieno rettangolare, rialzato rispetto alla quota naturale del terreno circostante. Il sito archeologico è collocato in prossimità di quello che era un fondamentale percorso di collegamento tra la Piana di e Rhégion. Rispetto al possibile tracciato alternativo, che correva parallelo alla linea di costa e che venne ripreso in età moderna dalla strada borbonica, questo percorso sfruttava la possibilità di agevole risalita verso l’interno offerta dalla dorsale montagnosa di Serro di Tavola, con il vantaggio di abbreviare le distanze ed evitare la difficoltà di attraversare i fianchi dirupati dei valloni che si susseguono lungo la ripidissima fascia costiera tra Palmi e Villa San Giovanni. Per chi arrivava da Nord e intendeva raggiungere la colonia calcidese il costone montagnoso del Serro rappresentava un vero e proprio ponte di collegamento gettato tra i Piani della Corona e i Piani d’Aspromonte e rappresentava la migliore e più breve via di terra possibile. Questi percorsi consentivano di accedere alle più significative risorse agrarie di Rhégion rappresentate proprio dai Piani d’Aspromonte.

Appare di tutta evidenza pertanto l’importanza rivestita da questo sito, la cui interpretazione è stata molto controversa e oggetto di discussione, andando da una postazione di tipo militare, analoga ad altre postazioni di controllo individuate nel territorio reggino, ad una ipotesi di trasformazione dell’insediamento da una funzione militare ad una agricola in relazione alle diverse fasi di vita del complesso, ad una fattoria fortificata. Non è da escludere peraltro nel complesso trovassero sede anche forme di culto.

Le strutture archeologiche emerse a Serro di Tavola si segnalano per la loro indubbia peculiarità sia sotto il profilo della realizzazione tecnico-costruttiva che per la singolare planimetria, ancora senza confronti del tutto soddisfacenti, almeno in area magnogreca. Il ritardo intervenuto nella pubblicazione dello scavo, rimasto fino ad oggi sostanzialmente inedito salvo brevi anticipazioni, ha peraltro impedito la piena conoscenza del sito valutandone il significato sulla base di dati oggettivi fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. 23 Calabria" del 19 Febbraio 2018 – Piani di 20 Zervò – Monte Fistocchio (Sentiero 100)

Dati percorso Il percorso attraversa due zone SIC: piani di Zervò nel Comune di … e Monte Tempo medio di percorrenza: Fistocchio e Monte Scorda nel Comune di… Estensione: 21,38 Km Il sito comprendente i Piani di Zervò costituisce una porzione del bacino del Torrente Lago, uno dei tanti affluenti del Fiume Petrace lungo circa 37 Km e Quota di partenza: 1330 m con un bacino idrografico di 102 Km2. Il sito compreso tra gli 800 e i 1.150 Quota massima: 1542 m metri s.l.m. ha una morfologia pianeggiante coperta da sottili depositi conglomeratici continentali. La sua morfologia é riconducibile a una Quota di arrivo: 1179 m superficie d’abrasione marina formatasi durante le fasi d’innalzamento Località e Punti di Interesse: Piani di Zervò, tettonico dell’area all’inizio del Pleistocene. Il sito ospita una fustaia di Monte Fistocchio, Monte Scorda faggio, talora mista ad abete bianco, nelle cui radure si localizzano cespuglieti mesofili con diverse specie rare. L’area é attraversata da numerosi piccoli corsi d’acqua alimentati da sorgenti posti ai piedi del massiccio cristallino metamorfico di Monte Misafumera (1390 m). Le rocce scisti biotitici con gneiss biotitici e granatiferi, graniti granitoidi e ortogneiss intrusi da pegmatiti sono resistenti all’erosione e impermeabili e permettono la formazione di piccoli ambienti umidi che rappresentano importanti siti di riproduzione degli anfibi. Dal punto di vista bioclimatico, il sito appartiene alla fascia submediterranea superiore della regione temperata, con regime oceanico. Il sito comprende una faggeta mesofila in ottimo stato di conservazione.

Il sito di Monte Fistocchio e Monte Scorda rappresenta una porzione dello spartiacque tra Mar Ionio e Mar Tirreno e, in particolare, tra il bacino idrografico del fiume Petrace a ovest e della Fiumara Buonamico e Careri ad est. Il sito é caratterizzato morfologicamente da una dorsale con due alti morfologici Monte Fistocchio di 1.567 m s.l.m. e Monte Scorda 1.572 m s.l.m. ed un basso morfologico rappresentato dal Passo Cerasara di 1.406 m s.l.m. La dorsale é costituita da rocce metamorfiche ed intrusive di età paleozoica. In particolare, l’area compresa tra Monte Scorda e Passo Cerasara é costituita da rocce metamorfiche di medio e alto grado attraversate da filoni plutonici (pegmatiti), mentre Monte Fistocchio é formato da rocce metamorfiche di basso grado (quarzoso-feldspatici). Il sito è caratterizzato da fustaie di faggio talora frammisto ad abete bianco. Numerosi sono i piccoli ruscelli che ospitano diverse rare specie vegetali igrofile e nemorali, alcune delle quali endemiche della Calabria. Dal punto di vista bioclimatico, il sito appartiene alla fascia submediterranea superiore della regione temperata, con regime oceanico. La faggeta mesofila è in ottimo stato di conservazione, con ambienti rivulari ricchi di specie rare ed endemiche, quali Lereschia thomasii, importante relitto terziario endemico della Calabria, e Soldanella calabrella, endemismo calabrese appartenente al gruppo di S. hungarica Simonkai, specie che ha la massima diffusione sui Carpazi.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio – Sentiero 2018 123 – Ponte dell’Albara - Passo del Mercante – 21 Passo del Cervo

Dati percorso Il percorso in questione si sviluppa all’interno di una Tempo medio di percorrenza: Estensione: 7,21 Km bellissima faggeta ad una altitudine media di 1420 m Quota di partenza: 1450 m s.l.m. Quota massima: 1506 m Quota di arrivo: 1381 m Il sentiero, censito al numero 123 del catasto sentieri Località e Punti di Interesse: Ponte dell’Albara, Passo parte dal "Sentiero Italia – Calabria" nel suo tratto che del Mercante, Passo del Cervo attraversa la zona montana del comune di ed attraversa le località Ponte dell’Albara, Passo del Mercante, e Passo del Cervo, prima di ricollegarsi allo stesso "Sentiero Italia – Calabria" dopo circa 3,5 Km della sua percorrenza dopo l’attraversamento del del Vallone di Cistunari in località Piano della Melia.

Caratteristico il Ponte dell’Albara che permette l’attraversamento del Vallone del Mercante.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria" 23 del 19 Febbraio 2018– Sentiero 22 100 – Sentiero 102 – Pietra Salva

Dati percorso Tempo medio di percorrenza: Il percorso, esteso per 4,84 km si diparte dal "Sentiero Italia – Calabria" una volta superato il Piano la Melia in corrispondenza del Vallone del Grillo nel comune di Estensione: 4,84 Km Cosoleto, proseguendo verso nord ed attraversando il Piano di Buda ed i Piani di Pietra Quota di partenza: 1331 m Salva e ricollegandosi quindi, attraverso il sentiero 102 al "Sentiero Italia – Calabria" una volta giunti nel territorio amministrativo di .

Quota massima: 1372 m La vegetazione prevalente è costituita da Faggete e pinete, boschi nei quali spicca, Quota di arrivo: 1372 m imponente, una massiccia pietra, della forma di un cono irregolare avente un’altezza di circa 5,6 metri ed una circonferenza di circa 20 metri, visibile per un ampio tratto di Località e Punti di Interesse: Pietra Salva territorio.

Su un suo fianco, nei pressi di un solco naturale di dilavamento, sono stati incisi dei rozzi gradini, per facilitare l'ascesa dell'uomo. La roccia reca, dunque, i segni di un manufatto e, all'altezza di circa quattro metri, presenta due anfratti naturali.

Nell’estate del 1925 il dott. Francesco Leuzzi, illustre professore deliese dell’Università di Napoli, rinvenne un’ascia dell’epoca chelliana. È un’ascia di pietra verde serpentina aspromontese, scoperta in una cavernicola nei pressi di Pietra Salva, nell’interstizio tra il terreno e la roccia. La zona intorno, a quel tempo, era coltivata a grano, e la grotta faceva da riparo ai contadini che lavoravano nel circondario e che avevano, senza averne colpa, fatto scempio di quanto avevano trovato ritenendolo privo di importanza.

Solo la rivista «Albori» nel 1925 pubblica del rinvenimento dell’ascia e nel ’27 della “cavernicola paleolica di Pietrasalva” con il ritrovamento di altre due asce chelliane. Il rinvenimento all’epoca suscitò un certo rumore nell’ambiente scientifico. Il Professore anticipò delle considerazioni sull’aspetto geologico del territorio, che in Italia vennero viste con una certa ilarità ma che suscitarono la curiosità dei ricercatori francesi dell’Istituto Paleontologico di Parigi, che due anni più tardi confermarono le ipotesi del nostro luminare giungendo alle stesse conclusioni.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia Burc– Calabria" n. 23 del 19 Febbraio – 2018 Cascate sul 23 Fiume Calivi di Santa Cristina d’Aspromonte

Dati percorso Il percorso parte dal "Sentiero Italia – Calabria" , Tempo medio di percorrenza: all’altezza del Sanatorio di Zervò dirigendosi verso il Estensione: 11,56 Km monte di Zervò (1075 m s.l.m.) e proseguendo poi lungo Quota di partenza: 1149 m la strada Santa Cristina d’Aspromonte – Zervò fino a Quota massima: 1149 m giungere alle porte del centro abitato ed innestandosi Quota di arrivo: 810 m brevemente sulla Strada Statale 112 fino a giungere al Località e Punti di Interesse ponte sul Torrente Calivi a partire dal quale inizia una stradella che costeggia la sinistra idrografica del torrente stesso.

Risalendo a monte per poche decine di metri si incontra subito una briglia con una cascata e, alla base, un laghetto (“gurna”).

Per proseguire occorrerà inerpicarsi su uno stretto sentiero, sulla sinistra idrografica, che permette di superare la briglia. Da questo punto in poi si percorrerà il greto del torrente, ora a destra, ora a sinistra, con frequenti attraversamenti del corso d’acqua. Si giungerà quindi nei pressi di una piccola gola, chiamata “Passo dell’Agonia”, che si supera facilmente arrampicandosi sulle rocce della parete (sulla sinistra idrografica) levigata dall’acqua.

Dopo circa 20-30 minuti di cammino, alternandosi sulle due sponde del torrente e su tratti appena accennati di sentiero, si giunge in vista di un pianoro, c.d. “Piano Calivi“, sul quale insistono le vestigia di un’area probabilmente dedicata ad attività ortive, sulla quale si rinvengono numerosi muretti a secco.

Continuando il percorso le pareti che costeggiano il torrente si innalzano, il letto forma alcune curve a gomito e, improvvisamente, ci si ritrova al cospetto della «cascata Teresa». Si tratta di un salto di una quindicina di metri, alla base del quale si forma il consueto laghetto di acqua limpida.

Proseguendo attraverso una lecceta ed una ripida salita si giunge alla «cascata Paola», leggermente più bassa della prima ma ugualmente suggestiva e che sgorga in una pozza di acqua cristallina.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria" 23 del 19 Febbraio 2018– Sentiero 24 221 Stoccato Contrada Palazzo

Dati percorso                       R        R     Tempo medio di percorrenza: R                    ! "R    ## # R        !!   Estensione: 5,59 Km      $     %     &' (     Quota di partenza: 1069 m  )  !     )      $    %#  * Quota massima: 1104 m  %%  # R+ %  ,'(! -     #    #    *       #      Quota di arrivo: 1104 m %   #    ! $  R      * *      #    * R    Località e Punti di Interesse             /* #          %     !   *   &## %   $ ##       $     / #   /    *        #   ! 2      %   $  R          /    R   # 3! -   /       R              ! 5   *      /   !6'  !!!                  *  ##       % *       7Pinus nigra laricio8!                 ##          /      / * #   9  /! "R/      *  /            ! $      %     %   %         R/    -  ! 5 /  #   #                         R %    #  $## $   !6;'  !!! ## #   )  !  #      ## # R  #        *      %       #* !  #     #        #    /     $##             !  ! "      ##        <  *  #   %      #  ,6! =              R             &*#  $   $  R9 ! !! 5     #  $  #       !   $ %        %      #          *     ## #        )                *    9*   ! "    #  *    #         #              "  ! " #     *        $  $     / #   (6  > (6       #          $$   ;      #*! "R $  $    $   9 ! !!          ! !! 9    /   *   $ /  R  *      3 ! ? $ /     *   *     ! !!            $     *    ! 5                 $$   / #   ##      #     ! "R             %        R   !    / %      *  $   !             %%     #*                     $  #  !       !          ##        % *         #           @       R   !

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria"23 del 19 Febbraio 2018 – Aria del 25 vento

Dati percorso L'Aspromonte è caratterizzato dalla configurazione a scala di Tempo medio di percorrenza: superfici orizzontali (o solo un po' inclinate) che si scaglionano Estensione: 3,80 Km verso il mare, divise fra loro da ripide scarpate e Quota di partenza: 1067 m spigolosamente intagliate dal solchi di numerose fiumare. Dai Quota massima: 1081 m terrazzi più elevati che fiancheggiano la Serra, dirama una cortina di graniti (solo in qualche punto sormontati da Quota di arrivo: 986 m conglomerati e marne terziarie che vi si inerpicano da Località e Punti di Interesse entrambi i versanti) in direzione della cupola terminale della penisola: di modo che fra i due grossi massicci s'innesta per poco più di 20 km una cresta alquanto esile (non è larga più di 7 km.), simile a una muraglia, uniforme, dai fianchi ripidi, ma spianata in cima - o solo qua e là leggermente ondulata da erosione regressiva - ad altitudini fra 850 m (piano di Umina) e poco meno di 1100 m (piano di Alati): e la zona di piano di Melia, ove il ciglione tabulare risulta più largo - cioè 1 km. - ha un'altitudine media di 920-980.

Imboccando una stradina sterrata, che si innesta sulla SP 36 aspromontana, in prossimità del piano di Alati dal versante ionico del pianoro sommitale del massiccio aspromontano è possibile inoltrarsi nei rimboschimenti di pini e nei boschi di faggi dei pianali settentrionali dell'Aspromonte. Esattamente al centro delle due Rocce dell'Agonia passa un sentierino che scende ripidamente in mezzo a rupi nella boscaglia tenendosi sulla sinistra di un profondo e ripido canalone. Penetra nel bosco di lecci, passa da uno stazzo abbandonato, raggiunge una sorgente intubata e scende fino ad una masseria posta proprio alla base della località Aria di vento. Per rientrare al puto di partenza, occorrerà prendere l'apposita stradina che solca le ondulazioni collinari alla base di Aria di vento oppure tagliare liberamente su di esse. Il percorso è lungo e tortuoso e bisogna tener conto che occorrerà risalire a piedi tutto il tratto di stradina comprese le ultime, erte rampe.

Alcune delle rupi di Aria di vento sono ottime per l'arrampicata sportiva ma non esistono vie attrezzate. Nel caso ci si voglia cimentare in tentativi di arrampicata occorre comunque usare cautela e prudenza sia per la natura della roccia sia per la difficoltà di ottenere soccorso in caso di incidente.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio – Sentiero 2018 220 – Bosco Trepitò – Cascate del Torrente Barvi 26 (Cascate Mundu e Galasia)

Dati percorso Il percorso, lungo 7,89 Km si snoda interamente nel territorio Tempo medio di percorrenza: di , partendo dal "Sentiero Italia – Calabria" in Estensione: 7,89 Km direzione nord attraversando il «Bosco Tripitò» ed il «piano Quota di partenza: 1040 m Puzzonaro», scendendo quindi verso la vallata del torrente Quota massima: 1040 m Barvi, risalendo il quale si raggiungono le cascate, «Mundu» e «Galasìa». Quota di arrivo: 946 m Località e Punti di Interesse: Bosco Trepitò, Il paesaggio che circonda laghetti limpidi e salti d’acqua tra Cascate Mundu, Cascate Galasia rocce granitiche, dislivelli e strette gole, è caratterizzato da una ricca vegetazione composta da querce, lecci, faggi, grosse liane di vitalba e da rare varietà di felci tra le quali la felce gigante bulbifera (Woodwardia radicans).

Il torrente produce salti d’acqua di notevoli dimensioni tra le quali le più suggestiva sono la cascata Mundu (in zona viene chiamata U schioppu ru Munnu ), il cui nome deriva dal grecanico con il significato di “nudo, spoglio”, avente un salto di circa 20 metri e terminando in una limpida pozza con un grosso masso al centro.

Più a monte si incontra quindi la cascata chiamata Galasìa, che produce un salto di circa 20 metri. La sua denominazione deriva dal vocabolo grecanico che significa “rovina, burrone”. Tra la gente locale è conosciuta anche con il nome di “crapa janca”.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria"23 del 19 Febbraio 2018– Cascate 27 Caccamelle – Monte Tre Pizzi (Sentiero 123)

Dati percorso Il sentiero si innesta sul "Sentiero Italia – Calabria" in prossimità del Villaggio Moleti, immerso nel verde dei boschi con villette circondate da Tempo medio di percorrenza: faggeti, pinete e abetaie, che è oggi la località più importante del Estensione: 10,37 Km comune di Ciminà per lo sviluppo turistico montano. Il centro è sorto e si è sviluppato negli ultimi decenni nell’omonimo altopiano, dove un Quota di partenza: 975 m tempo c’erano solo capanne di frasche usate dai pastori per i pascoli Quota massima: 1019 m estivi e casette di edificate con muri a secco. Ogni anno, il 15 agosto, presso il villaggio viene svolta la Festa della Montagna di Maria SS. Quota di arrivo: 515 m Assunta, che negli ultimi anni si è trasformata in una vera propria festa Località e Punti di Interesse: Villaggio Moleti, della montagna, in quanto si è arricchita di tante attività finalizzate alla Cascate Caccamelle, Monte Tre Pizzi promozione del territoriale. Caratteristico è il piccolo laghetto artificiale creato per l’antincendio ed il Villaggio Natura, con il suo parco giochi.

Il sentiero, dalla lunghezza di circa 10 Km, ha origine dalla pista forestale che porta alla sorgente «Acqua Calda», a quota 280 m s.l.m., nel punto in cui la pineta di Piano Moleti lascia il posto all’abetaia. Si prosegue in direzione sud ovest attraverso splendile leccete e radure coperte da felce aquilina (Pteridium aquilinum L.) su cui emergono peri selvatici (Pyrus pyraster L.). A circa 2 Km si piega a destra per raggiungere il belvedere di Monte Antoniello, cima rocciosa rivestita in parte da erica (Erica arborea L.), che regala all’escursionista una bellissima veduta sulla vallata del torrente Gelsi Bianchi e sulla costa ionica. Proseguendo lungo il sentiero si scende attraverso una fitta lecceta e si arriva su un crinale; qui si svolta a sinistra e scendendo lungo il compluvio si raggiunge il torrente Nessi e si guada. Il sentiero prosegue a mezzacosta sino a raggiungere una deviazione che conduce il visitatore innanzi ad una particolare conformazione, risultato dell’erosione prodotta dalle acque nel corso di svariati millenni; è la Cascata Caccamelle, incassata nella roccia in cui scorre, il cui nome richiama il pentolone che i pastori usano per la produzione del formaggio. Il sentiero prosegue e conduce verso C.da Mandrievecchie giungendo alle «Terrate», tipiche strutture di un’architettura pastorale ormai in disuso che fornivano riparo alla capre. Il sito è davvero impressionante per il numero di vani che si possono ancora notare e per la notevole mole di lavoro impiegata per realizzarlo. Il sentiero prosegue attraverso zone anticamente coltivate alternate a boschi di leccio. Si possono osservare, in prossimità degli impluvi, notevoli esemplari di Clematis vitalba, liana europea penzolante dai rami che la sorreggono. Il tratto finale del percorso, che aggirando la vetta di Monte Petrotondo ci porta a quota 704 m s.l.m. su monte Tre Pizzi, è uno dei più panoramici e suggestivi che possiamo incontrare nel Parco Nazionale d’Aspromonte. La denominazione «Tre Pizzi» deriva dalla particolare conformazione del monte, con tre enormi torrioni di roccia che svettano sul versante verso il mar Jonio. Il panorama è vasto e va da Capo Bruzzano a Monte Due Mari. Su un lato la vallata di , sull’altro Ciminà, posto ai piedi di questo meraviglioso e spettacolare monolite. Da quassù, si possono individuare le successioni di crinali e cime che a sud degradano verso la costa ionica: si distinguono Monte Colaciuri, Serro Macalandrà, Monte Pinticudi con la grotta di Nino Martino ed il possente Monte Sperone. Più a sud ancora: i monti Scapparrone e Iofri con il suo taglio netto, e, seminascosto da Monte Perre, Puntone Galera. Le frane sul Bonamico, le Grandi Pietre e Montalto, coronano nella parte interna il panorama di questa fascinosa e vasta area.

Tra le tre guglie del monte si trovano i ruderi di una chiesetta, distrutta dal terremoto del 1908, dedicata ai Santi Pietro e Paolo, che testimonierebbero la presenza, già nel XII Sec, di monaci eremiti ed il fatto che il sito è stato meta di pellegrini che vi convenivano in occasione della fiera del bestiame intitolata a San Pietro.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria"23 del 19 Febbraio 2018– Cascate 27 Caccamelle – Monte Tre Pizzi (Sentiero 123)

Dati percorso Tempo medio di percorrenza: Estensione: 10,37 Km Quota di partenza: 975 m Quota massima: 1019 m Quota di arrivo: 515 m Località e Punti di Interesse: Villaggio Moleti, Cascate Caccamelle, Monte Tre Pizzi

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio – Sentiero 2018 232, Sentiero 205, Sentiero 222, Piani dello Zomaro, 28 Museo Botanico, Pietra di S. Trabus

Dati percorso Il percorso, esteso 4,18 Km parte dal "Sentiero Italia – Tempo medio di percorrenza: Calabria" dalla località Piano Stempato del comune di , attraversando i Piani dello Zomaro in Estensione: 4,18 Km direzione nord-ovest, attraverso le località «Chiusa Quota di partenza: 991 m grande» e «Piano di S. Trabus» fino a giungere alla Pietra di S. Trabus. Quota massima: 991 m Lo Zomaro è un altipiano posto a circa 900 m di altezza Quota di arrivo: 812 m s.lm., geologicamente prodotto da sollevamenti Località e Punti di Interesse: Museo Botanico, differenziati dovuti all'azione di faglie dirette, che in un Villaggio Zomaro, Pietra di S. Trabus tempo geologicamente breve hanno sollevato il massiccio di cui fa parte. È un luogo ricco di acque sorgive e dalla vegetazione ricchissima, composta da faggi, lecci, abeti, ginestre ed altre piante mediterranee, con un sottobosco ricco di muschi e funghi. Tra le specie vulnerabili abbiamo la Woodwardia radicans, antica e rarissima felce gigante sopravvissuta al Cenozoico. Tra gli animali più frequenti scoiattoli, tassi e volpi e, tra l'avifauna, gufi e nibbi. Una volta giunti nel Pianoro di S. Trabus, in prossimità del suo margine occidentale, si incontra un lastrone di pietra su cui è stata incisa una croce, e delle dimensioni orizzontali di 3 x 1,5 m

fonte: http://burc.regione.calabria.it Sentiero Italia – GeraceBurc n. 23 del 19– Febbraio Grotte 2018 di Parrere 29 – Sorgenti Termali «Acque Sante Locresi»

Dati percorso Il percorso, esteso per 19,64 Km, parte dal "Sentiero Italia – Calabria" in loc. Piano Maschera nel comune di ed arriva alle Sorgenti Tempo medio di percorrenza: Termali di Antonimina attraversando località di notevole interesse tra cui il borgo medioevale di Gerace che viene descritto come uno tra i più Estensione: 19,64 Km belli d’Italia. Da visitare, inoltre, le numerose grotte al cui interno sono state Quota di partenza: 709 m rinvenute testimonianze di epoca preellenica, in particolare reperti risalenti al Neolitico, oggi conservati nel Museo Civico della Città di Quota massima: 957 m Gerace. In particolare le Grotte di Kau (dal greco baratro/voragine), la Grotta di Sant’Antonio al Castello che viene fatta risalire al X secolo, le Quota di arrivo: 714 m Grotte di Parrere a pianta ovale con un sedile scavato nella roccia e un piccolo altare, la Necropoli di Contrada Stefanelli con le sue cinque Località e Punti di Interesse: Canolo Nuova, chiesette rupestri risalenti ai secoli VII e VIII, una delle quali dedicata a Gerace, Grotte di Parrere, Sorgenti Termali Santa Maria di Nives. “Acque Sante Locresi) Gerace, ubicata in una posizione incantevole e strategica, controlla un territorio di dimensioni notevoli con oltre 80 km di costa ionica e presenta testimonianze storiche che vanno dal periodo pregreco al pieno medioevo. La cittadina conserva l’impianto urbanistico medievale praticamente intatto. Poche sono le tracce relative all’epoca greca e romana: recenti scavi archeologici nell’area della Cattedrale hanno portato alla luce tracce di frequentazione di quest’ultimo periodo. Il centro nacque come filiazione di Locri attorno all’VIII secolo e conserva testimonianze medievali nella città alta, nel cosiddetto Borgo Maggiore e nei dintorni. Configurandosi come “castrum” bizantino, Gerace conserva ancora il Castello nella parte alta della città e un gran numero di chiese sparse nel fitto tessuto urbano. Tra esse sono degne di nota le piccole chiesette ad aula di San Giovannello (la chiesa più antica che sia oggi in Italia officiata dagli Ortodossi), dell’Annunziatella, la chiesa rupestre di San Nicola del Cofino. La Cattedrale, che nasce su un sacello di epoca bizantina incluso nella Cripta sottostante il monumentale transetto, è una basilica protoromanica a tre navate divise da 20 colonne di spolio di età imperiale, con la facciata ad Ovest e il complesso sistema absidale ad Est che si impone per bellezza, dimensioni e armonia nello skyline della città diventando attrattore culturale e turistico di tutta la Locride e non solo. Si tratta certamente di una delle architetture ecclesiastiche più belle e importanti del Meridione d’Italia, testimonianza viva di un lungo periodo di splendore della città che, al tempo di Ruggero II il Normanno è definita come “città bella, grande e illustre”. Degna di attenzione è anche la chiesa di Santa Maria del Mastro nel Borgo maggiore che conserva al suo interno tracce dell’originario impianto medievale. La Locride, ricordata come patria di Zaleuco, Nosside, Timeo, sorge a 327 metri sul livello del mare, ed è dominata dal Monte San Pietro (vulcano inattivo) denominato "tre pizzi" per la particolare forma della sommità a tre punte; di interesse le "Acque Sante Locresi", consorziate nello stabilimento termale "Antonimina-Locri". La città di Antonimina sorge nei pressi di Locri (Km 8,5), fondata intorno al 1400, riveste oggi una certa importanza per le sorgenti di acque clorurate che vi sgorgano e che sono largamente utilizzate presso le omonime Terme. Le acque, conosciute come "Acque Sante Locresi" erano note già nell'antichità. Sono oggi utilizzate per bagni in piscina e in vasca, per aerosol e fanghi. La creazione della moderna struttura termale delle Terme del Consorzio Termale Antonimina risale al 1870. Le acque ricche di solfato di sodio e di cloruri, batteriologicamente pure, sgorgano a una temperatura di circa 35 gradi (con una portata di 12 litri al minuto) sul lato destro della fiumara di Gerace denominata Merici o San Paolo, in un’amena vallata circondata da colline nei pressi del monte Tre Pizzi. Catalogate come termo-minerali isotoniche, lievemente solfuree-salso-solfato-alcaline e con tracce di iodio, esse sono da sempre state utilizzate per vari tipi di affezioni, tra cui le malattie dell’apparato cardio-circolatorio e respiratorio ma anche nelle patologie dermatologiche, muscolo- scheletriche, otorinolaringoiatriche e ginecologiche. La struttura termale, creata nel 1870 nella frazione Bagni Termali, a breve distanza da Antonimina, Gerace e Locri, accoglie al suo interno diversi centri specializzati e numerose strutture sportivo-ricreative.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia –Burc Calabria" n. 23 del 19 Febbraio - Sentiero2018 231 30 Sentiero 205 - Villa Comunale di Cittanova

Dati percorso Il percorso si sviluppa nel comune di Cittanova, partendo Tempo medio di percorrenza: dal "Sentiero Italia – Calabria" in contrada Imbonello e proseguendo verso nord-ovest in direzione del centro Estensione: 7,55 Km abitato di Cittanova, passando da una quota di 952 m Quota di partenza: 973 m s.l.m. ad una quota di 440 m s.l.m. Quota massima: 973 m Il sentiero, per i primi 3 Km costeggia la Strada Statale 111 Quota di arrivo: 437 m Locri Gioia Tauro, proseguendo poi lungo il crinale fino ad arrivare alla sommità del monte Cuccolo ad 821 m s.l.m., Località e Punti di Interesse: Cittanova, Monte dal quale si può ammirare una splendida vista panoramica Cuccolo, Villa Comunale di Cittanova di Cittanova. Il sentiero degrada poi verso il centro abitato arrivando a collegarsi alla Villa Comunale «Carlo Ruggiero», importante monumento Nazionale realizzata su progetto dell’ingegnere-agronomo svizzero Enrico Fehr, estesa per 2,5 Ha e che rappresenta un concreto e riuscitissimo esempio di unione vegetale tra specie botanicamente ed ecologicamente distanti tra loro, grazie alle peculiari condizioni micro-climatiche. Sono presenti le essenze tipiche della fascia mediterranea tra cui il leccio, il pino domestico, l’alloro ed il corbezzolo accanto ad essenze esotiche quali i maestosi cedri del Libano ed i cedri dell’Atlante, le Sequoie della California, esemplari pressocché unici in Italia. Dalla parte orientale del Nord America proviene il Liriodendron Tulipifera, l’albero dei tulipani, mentre alla flora dell’india appartiene la Gerstroemia Indica, uno dei quali ha raggiunto dimensioni insolite per questa specie. Il Viale che limita la Villa verso i cancelli d’ingresso è fiancheggiato da due filari di Quercia rossa, mentre le Palme delle Canarie ornano la parte del giardino ove è ubicato il busto di Carlo Ruggero. Sono presenti inoltre esemplari di Cycas Revoluta, simili alle palme nell’aspetto ma in realtà molto differenti dal punto di vista evolutivo, poiché risalenti al Giurassico, nonché il Ginkgo Biloba.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia Burc– Calabria"n. 23 del 19 Febbraio – 2018 Palazzo De Agostino di Canolo Vecchio – Guglie 31 Rocciose di Canolo

Dati percorso Il sentiero parte da Canolo Nuova e si estende per una lunghezza di 12,7 Km; principali punti di interesse sono il Palazzo De Agostino di Canolo Vecchia e le Tempo medio di percorrenza: Guglie rocciose di Canolo, anche dette Torri di Canolo. Estensione: 12,72 Km Canolo è un comune della provincia reggina, situato sul versante orientale del massiccio dell'Aspromonte; esso si divide principalmente in due grossi Quota di partenza: 948 m centri e diverse contrade. Il centro urbano di Canolo Vecchio racchiude la Quota massima: 948 m maggior parte della storia canolese, con i suoi edifici antichi e storie di illustri personalità. Dopo aver resistito ai terremoti di Reggio e Messina del 1783 e Quota di arrivo: 668 m del 1908, Canolo fu duramente colpita da una disastrosa alluvione nel 1951. A seguito di ciò si rese necessario trasferire il centro abitato sui Piani della Località e Punti di Interesse: Canolo Nuova, Melia, dove sorse l'attuale Canolo Nuova. Non tutti accettarono il Torbiera di Canolo, Palazzo De Agostino, trasferimento quindi nel borgo antico rimasero diverse famiglie. Con il Guglie rocciose, Canolo Vecchia passare degli anni, il nuovo centro divenne sempre più popoloso, grazie anche alla numerosa presenza di terreni per il pascolo e campi per la coltivazione. Il maestoso Monte Mutolo fa da cornice al paese. Con le sue vette di pietra rocciosa, le cosiddette Torri di Canolo o Guglie rocciose di Canolo, si è guadagnato il soprannome di "Dolomiti del Sud", tanta è la somiglianza per forma e caratteristiche al massiccio dolomitico del Nord Italia. Le sue pareti sono meta per numerosi appassionati di arrampicata, che sfruttano soprattutto la stagione primaverile ed estiva per scalare le sue tortuose pareti e godere dalla cima di panorami incantevoli e suggestivi. Intorno al paese si sviluppa anche una rete sentieristica che, collegandosi con numerosi altri sentieri, fanno di Canolo un punto di partenza per poter esplorare l'Aspromonte. Al panorama mozzafiato si affiancano numerose formazioni rocciose del sottosuolo: la grotta di Zagaria, nelle viscere del monte Giunchi, è la più grande tra tutte. Attraverso un cunicolo si giunge ad una spazio completamente ornato di stalattiti e stalagmiti, vero spettacolo sotterraneo. Non meno importanti sono la grotta di Kau, con i suoi ritrovamenti archeologici, la grotta dell'Eremita con profondi pozzi di circa 100 metri e la grotta di Marmo.

Nei pressi di Canolo Nuova, invece, il folto bosco ha fatto si che si sviluppassero numerose aree picnic e sentieri di passeggio intorno ai laghetti, con la possibilità per i più fortunati di avvistare qualche esemplare della fauna selvatica. Sempre qui è possibile osservare la Torbiera più a meridione d'Europa; proprio per questo motivo è stata posta sotto tutela dell'Unione Europea. Gli edifici storici non mancano: primo fra tutti il Palazzo De Agostino, costruito nel '700, è dotato di un portone d'ingresso di alto valore architettonico, opera delle maestranze dell'epoca. Tra i santuari ricordiamo quello antichissimo dedicato a Maria SS. di Prestarona e la chiesa di San Nicola di Bari. La leggenda vuole che proprio la bacchetta del Santo, rappresentata da una formazione rocciosa nella parete di Monte Petto, protegga il paese dal crollo di quest'ultimo.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia Burc– Calabria"n. 23 del 19 Febbraio – 2018 Palazzo De Agostino di Canolo Vecchio – Guglie 31 Rocciose di Canolo

Dati percorso In prossimità di Canolo Nuovo, in loc. Piano Gulata, è presente un ambiente Tempo medio di percorrenza: di torbiera, ricadente all’interno del Parco Nazionale dell’Aspromonte e più Estensione: 12,72 Km precisamente nel S.I.C. IT9350134 “Canolo Nuovo, Zomaro, Zillastro”. Quota di partenza: 948 m L’area di interesse ha un’estensione di circa 1 ettaro e risulta notevolmente Quota massima: 948 m disturbata dalla presenza di pascolo e di captazione idrica; in particolare, Quota di arrivo: 668 m parte della torbiera è scomparsa in seguito alla canalizzazione dell’acqua Località e Punti di Interesse: Canolo Nuova, Torbiera di per la realizzazione di un abbeveratoio. Canolo, Palazzo De Agostino, Guglie rocciose, Canolo Vecchia L’area in cui ancora permane la torbiera è caratterizzata da tipi di vegetazione ascrivibili alle classi Scheuchzerio-Caricetea fuscae R. Tx. 1937, Isoëto-Littorelletea Br.-Bl. & Vlieger in Vlieger 1937, Molinio- Arrhenatheretea R. Tx. 1937 e Cytisetea striato-scoparii Rivas-Martinez 1974.

L’ambiente, dal punto di vista vegetazionale, è composto da cinque fitocenosi diverse. La prima è l’associazione Sphagno inundati-Caricetum stellulatae Brullo, Scelsi & Spampinato 2001 (Classe Scheuchzerio-Caricetea fuscae), vegetazione delle torbiere caratterizzata da Sphagnum inundatum Russ. (= Sphagnum subsecundum Nees ex Sturm. var. inundatum), a cui si accompagnano le briofite Polytrichum commune L., Aulacomnium palustre (Hedw.) Schwägr, Calliergonella cuspidata (Hedw.) Loeske e carici cespitosi quali Carex tumidicarpa Anderss., Carex stellulata Good. e Carex punctata Gaudin, che si impiantano sullo strato muscinale.

Procedendo verso i margini della torbiera si nota la terza fitocenosi, che rientra nella classe Molinio-Arrhenatheretea R. Tx. 1937, caratterizzata dalla dominanza di Juncus effusus L..

In seguito, si insediano comunità arbustive, in cui domina Genista brutia Parl., che si accompagna costantemente a Cytisus scoparius (L.) Link, Erica arborea L., Pteridium aquilinum (L.) Kuhn. e Viola messanensis, formando la quarta fitocenosi, l’associazione Cytiso scoparii-Genistetum brutiae Brullo, Scelsi & Spampinato 2001 (Classe Cytisetea striato-scoparii).

Nella parte più esterna, si notano cespuglieti in cui dominano Cytisus scoparius (L.) Link. e Pteridium aquilinum (L.) Kuhn., che costituiscono la quinta ed ultima fitocenosi, l’associazione Polygalo-Cytisetum scoparii Brullo & Furnari in Barbagallo et al. 1982 (Classe Cytisetea striato-scoparii).

Transetto del sito di Piano Gulata – Canolo Nuovo (RC):

A. Classe Cytisetea striato-scoparii; a1. Ass. Polygalo-Cytisetum scoparii; a2. Ass.Cytiso scoparii-Genistetum brutiae. B. ClasseScheuchzerio-Caricetea fuscae; b. Ass. Sphagno inundati- Caricetum stellulatae. C. Classe Isoëto-Littorelletea; c. Ass. Ranunculo fontani-Potametum polygonifolii. D. Classe Molinio-Arrhenatheretea.

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero Italia – Calabria"Burc n. 23 del – 19 Sentiero Febbraio 2018 dei Greci 212 32 – Miniere Macariace – Mammola al Mu.Sa.Ba.

Dati percorso Il Sentiero dei Greci, si sviluppa partendo dalla porta del Parco Nazionale dell’Aspromonte, e risalendo il fiume Torbido ed il Passo della Sella (Seja), Tempo medio di percorrenza: arriva al Passo della Liminina attraversando i Piani di San Nicodemo.

Estensione: 12,85 Km Il Sentiero ha rappresentato per millenni la via più breve di comunicazione Quota di partenza: 835 m per le antiche popolazioni della Magna Grecia. Infatti, i Locresi usavano i corsi del Torbido e dello Sciarapotamo, nell’altro versante dell’Aspromonte, Quota massima: 835 m per raggiungere il mare Tirreno e le colonie di Medma () e Hipponion (Vibo Valentia). Quota di arrivo: 159 m Il Percorso, che supera in dislivello di 600 m, è oggi frequentato da Località e Punti di Interesse: Santuario si S. escursionisti ma soprattutto da pellegrini che i venerdì del mese di luglio ed Nicodemo, Miniere di Macariace, Mammola, agosto raggiungono il Santuario di San Nicodemo. Questo, sotto l’aspetto Museo Laboratorio Mu.Sa.Ba storico, religioso e culturale, è uno dei luoghi di culto più importanti della Calabria.

San Nicodemo visse sul monte Kellerano, da asceta ed in preghiera, sino alla sua morte che avvenne nel 990. Nei pressi del Santuario, tra i luoghi interessanti da visitare, si trova la cappelletta dove morì San Nicodemo e la grotta di San Fantino, luogo di preghiera e di penitenze. Interessati sono i resti del pavimento di pietre ed i basamenti dei muri perimetrali dell’oratorio bizantino dedicato a san Michele Arcangelo.

Dal punto di vista naturalistico il percorso ci porta ad attraversare la fascia mesomediterranea inferiore, caratterizzata dalla presenza di maestosi esemplari di Quercus virgiliana ed Erica arborea, e quella superiore contraddistinta da un’imponente lecceta che in alcuni punti ospita esemplari di Fraxnus ornus.

Particolarmente suggestivo è il vallone Salino dove si regista la presenza della “Woodwardia radicans”, rara felce gigante, la cui origine risale al periodo Terziario. Il torrente salino è anche conosciuto per le sue due cascate dette “Schioppo di Salino”.

Lungo il Passo della Sella particolarmente manifesta è l’attività antropica. Infatti, il percosso è adornato dai resti di numerosi ruderi di case coloniche, muretti a secco e terrazzamenti sui quali ancora oggi si trovano ulivi ormai facenti parte della macchia mediterranea che ha riconquistato il suo spazio naturale.

Dal sentiero si può avere accesso al geosito della miniera Macariace, dove si trova l’area geologica dell’estrazione di zolfo ed arsenico ed i ruderi della vecchia miniera.

Proseguendo lungo il percorso si raggiunge il Centro abitato di Mammola ed il Parco Museo Laboratorio Mu.Sa.Ba

fonte: http://burc.regione.calabria.it "Sentiero ItaliaBurc – n. Calabria"23 del 19 Febbraio 2018– Sorgenti Termali Acque Sulfuree «Bagni di Guida» di 33

Dati percorso Il percorso, esteso per 26,38 Km parte dal Comune di in Località Tempo medio di percorrenza: «Ferdinandea» in corrispondenza della residenza estiva situata Estensione: 26,38 Km all’interno di una vasta tenuta che apparteneva al re Ferdinando II di Borbone; questi, dal 1832, la scelse come residenza estiva per le sue Quota di partenza: 1055 m battute di caccia, facendo costruire una imponente villa.

Quota massima: 1161 m Si tratta di una costruzione squadrata a forma di u, a due piani, Quota di arrivo: 385 m molto austera, con al centro un ampio cortile. Il complesso, Località e Punti di Interesse: Residenza estiva reale circondato da un rigoglioso giardino al cui centro si trova un grazioso Ferdinando II di Borbone, Cattolica di Stilo, laghetto artificiale, disponeva anche di una cappella e di un museo, stazione termale «Bagni di Guida» di Bivongi oggi non più esistente, in cui erano custoditi diversi oggetti (tele, ceramiche, etc.) di notevole interesse artistico. Nei pressi era una grande fonderia, di cui rimangono resti imponenti: come è stato rilevato, si trattava di una singolare unione tra residenza di caccia e stabilimento siderurgico, luogo in cui convivevano appartamenti reali e stalle, chiesa, caserme e alti forni (nella tenuta era infatti la sede della direzione delle Regie Ferriere e della Fonderia). Il percorso prosegue poi lungo la strada Statale 110 bis, e la strada provinciale 9, per raggiungere i centri abitati di prima e Bivongi dopo.

A breve distanza da Bivongi si trovano le sorgenti alcalino solforose di “Bagni di Guida” (o “Acque Sante”), raggiungibili risalendo il torrente Stilaro lungo la sua sponda destra: qui sorgevano uno stabilimento termale e una casa-albergo di moderna concezione, monumenti “industriali” di grande interesse. Tra il patrimonio di “archeologia industriale” di Bivongi si segnalano anche uno stabilimento termale e una struttura ricettiva ad esso collegata in uso fino alla fine degli anni Quaranta/inizi anni Cinquanta del XX secolo. A breve distanza dal centro abitato di Bivongi si trovano, infatti, le sorgenti delle acque alcalino solforose della località denominata “Bagni di Guida” o “Acque Sante” (con riferimento alle loro virtù terapeutiche). Recentemente analizzate, le acque di Bivongi sono classificate come oligominerali fluorurate e sulfuree, risultando pertanto adatte nelle cure di diverse affezioni. La tradizione narra che la scoperta delle capacità curative di queste acque fu del tutto fortuita in quanto un pastore si avvide che le sue capre trovavano giovamento immergendosi in alcune pozzanghere; egli stesso volle provare e ne trasse sollievo. La voce si sparse e un numero sempre crescente di persone andò lì per curare i propri malanni. Intorno al 1850 fu costruito un piccolo stabilimento termale con delle vasche nelle quali immergersi e con una condotta per convogliare l’acqua verso un locale caldaia che la riscaldasse mediante fuoco a legna. All’interno dell’edificio sono ancora presenti le vasche in muratura smaltata, inserite nel pavimento, e gli ugelli di adduzione dell’acqua riscaldata dal sistema a serpentina collegato alla caldaia. Lo stabilimento, all’epoca uno dei più avanzati stabilimenti termali della Calabria, fu attivo fino alla fine degli anni Quaranta/inizi anni Cinquanta del Novecento. Nei pressi sorge anche una “casa albergo”; tale termine denota correttamente la tipologia di questa edilizia ricettiva legata alle cure termali; la struttura era infatti destinata a soggiorni prolungati, offrendo tutti gli agi di una casa d’abitazione per famiglie. Costruito agli inizi del Novecento e rimasto attivo per ben 50 anni, l’albergo si inserisce perfettamente nella cultura dei “luoghi di cura” che a fine Ottocento/inizi Novecento davano lustro e notorietà alle aree termale. L’intera struttura è stata oggi recuperata in vista di suo un riutilizzo finalizzato all’attività termale e ricettiva.

fonte: http://burc.regione.calabria.it