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Scarica Il Booklet 1 UN GIARDINO IN PALAZZO Gli orti pensili della Reggia medicea Terrazzo di Saturno, Museo di Palazzo Vecchio 23 maggio - 25 settembre 2016 2 3 Il giardino pensile proposto sul Terrazzo di Saturno in Palazzo Vecchio rievoca gli orticini presenti a metà Cinquecento nella reggia ducale di Cosimo I de’ Medici e di Eleonora di Toledo. Vi invitiamo a leggere le pagine seguenti per comprendere il come e il perché di questo “apparato effimero” dedicato alla natura e alle piante, sperando di offrire un ulteriore spunto per la visita di questo meraviglioso palazzo. Per ragioni di sicurezza sarà possibile fruire del terrazzo e del giardino in massimo 30 persone contemporaneamente. Si raccomanda di non toccare le piante. 4 IL PALAZZO DUCALE Serena Pini Era […] il Duca con tutta la famiglia sua, con la corte dalla residenza di famiglia in lasciando la Casa de’ Medici, andato ad habi- via Larga (oggi via Cavour) al palazzo già tare nel Palagio publico Seggio proprio già della sede del governo repubblicano della città, Signoria, e dello Stato di Firenze, havendo si avvenuto nel maggio del 1540. Il giovane fatto adagiare ad uso di Principe quelle stan- Cosimo era subentrato ad Alessandro de’ ze, che già erano state de’ Priori, e del Gonfa- Medici, primo duca di Firenze, da poco più loniere; e seggio d’alcuni Magistrati […]. E di tre anni, ma era già riuscito ad assicurare quello fece volendo mostrare che era Principe stabilità al suo governo sconfiggendo i assoluto, e arbitro del Governo, e torre l’animo fuoriusciti repubblicani nella battaglia a coloro, che presumessero, come altre volte era di Montemurlo. Un anno prima aveva avvenuto, che fosse diviso il governo della Città sposato Eleonora, figlia di Pedro Álvarez da quello della famiglia de’ Medici. di Toledo che dal 1532, per volontà dell’imperatore Carlo V, ricopriva la carica (G.B. Adriani, Istoria de’ suoi tempi, 1583) di viceré di Napoli. Cresciuta tra i rigori del cattolicesimo spagnolo e i fasti della corte di Così i contemporanei del duca Cosimo I Napoli, Eleonora di Toledo avrebbe segnato de’ Medici ricordavano il suo trasferimento la storia del ducato fiorentino, per la svolta 5 aristocratica dello stile di vita del casato di ronda. Un altro terrazzo era al piano mediceo portata dai suoi usi e costumi e per nobile, affacciato sul cortile della Dogana le sue spiccate doti amministrative. Moglie e adiacente alla cappella di Eleonora, devota, avrebbe dato alla luce undici figli, seppure realizzato pochi anni dopo la sua prima di morire di malaria nel 1562. morte. Successivamente diviso in due con la costruzione di un camerino centrale, Il trasferimento della corte rese necessario recava dipinta sulle pareti una finta loggia un radicale intervento di ristrutturazione aperta su paesaggi, oggi quasi del tutto e ampliamento dell’antica sede dei Priori, svanita. Un terrazzo e un terrazzino erano «acciocché il Duca in quel Palazzo potesse «nell’appartamento nuovo» della Guardaroba, abitare più comodamente» (B. Segni, Storie tra via dei Gondi e via dei Leoni. Sullo fiorentine dall’anno 1527 all’anno 1555, 1723) e stesso lato dell’edificio ma verso sud, tra le in modo consono alla dignità del suo ruolo. «stanze nuove» del Quartiere degli Elementi, I lavori iniziarono ancora prima del 1540 si apriva un altro terrazzo dedicato alla con la realizzazione dell’appartamento duchessa e, in suo onore, intitolato alla dea della duchessa Eleonora al piano nobile del Giunone. Progettato per accogliere una nucleo originario dell’edificio e proseguirono fontana e una statua antica della divinità che nei decenni successivi con l’edificazione di sarebbe dovuta arrivare da Roma, rimase nuovi corpi di fabbrica verso via dei Leoni, incompiuto e venne in seguito tamponato la costruzione di scale, la sopraelevazione e trasformato nella stanza dove oggi si può della Sala Grande e la decorazione di tutti ammirare il Putto con delfino di Andrea del gli ambienti, sotto la direzione prima di Verrocchio. Nel medesimo Quartiere degli Battista del Tasso e poi di Giorgio Vasari. Elementi, ma sull’angolo tra via dei Leoni e via della Ninna, si trova infine l’unico Se ai tempi della Signoria l’unico luogo nel terrazzo rimasto invariato dai tempi della quale i Priori potevano recarsi a prendere sua costruzione che nei mesi di clima mite aria e «spasseggiare» (Segni 1723) era quello diviene accessibile al pubblico, offrendo del ballatoio o camminamento di ronda che una vista spettacolare del lato sud-orientale corona la parte più antica del palazzo, una della città. Edificato da Battista del Tasso delle caratteristiche della trasformazione (1551-1555) e successivamente decorato da cinquecentesca dell’edificio fu la comparsa Giorgio Vasari e Giovanni Stradano (1560- di un gran numero di spazi aperti, di logge, 1566), è dedicato al dio Saturno che nelle terrazzi e terrazzini, per lo più destinati allo tavole del soffitto, rovinate dal disastroso svago della duchessa e delle dame di corte. incendio del 1690, appare celebrato in Uno dei primi fu il terrazzo decorato da relazione con la sottostante sala di Clemente Francesco Bachiacca e detto appunto di VII come padre di Giove e fondatore, Eleonora che si trova sul lato di via della insieme a Giano, della mitica età dell’oro Ninna, al di sopra delle stanze del Quartiere dell’antica Roma. dei Signorini riservate alla duchessa e alle sue dame di compagnia, oggi non accessibile ma visibile dal camminamento 6 GLI ORTICINI DI palazzo Elisabetta Stumpo e Valentina Zucchi 7 È proprio nel Terrazzo di Saturno che pren- de vita un orto pensile, a evocazione degli orticini realizzati per volere dei duchi nella loro nuova residenza. Veri e propri castoni vegetali innestati fra le severe mura di pietra forte dell’edificio per sopperire alla man- canza di un giardino propriamente detto, proporre un’occasione di piacere e di svago e soddisfare ogni necessità o ghiribizzo, come «poter quasi di camera corre l’insalata, e di notte col lume della lucerna, e avere le frutte a ore strane» (G. V. Soderini, Trattato degli orti e dei giardini, pubblicato nel 1814). Orti pensili che facevano peraltro bella mostra di sé anche nella prima residenza familiare, Palazzo Medici, dove sopra una delle logge interne spiccava un magnifico giardino di agrumi, così come in molti altri palazzi nobiliari fiorentini: «…si hanno a fare i bei giardini pensili […] e tutti habbino buon’ aria et aiole, altresì fonti e spalliere et vasi, et così vi si possi andare in detti giardini pensili di più stanze della casa gran conforto a tutti che habitano in simil case, che possono andare di casa negli orti e giardini» (A. Del Riccio, Agricoltura Sperimentale, 1595). Che cos’erano gli orticini? Il termine poteva indicare limitate porzioni di giardino ma anche grandi vasi o contenitori - in terracotta o in bronzo - nei quali coltivare piante e primizie. Nel Palazzo ducale questi «orti» non potevano mancare, considerando l’interesse e l’affezione che sia Cosimo I de’ Medici sia Eleonora di Toledo nutrivano per il mondo della natura: da una parte il duca, attento studioso delle scienze naturali, capace di promuovere un vero “Rinascimento botanico” in Toscana. A lui si deve nel 1544 la decisione di chiamare allo Studio di Pisa il più celebre botanico italiano, Luca Ghini, affidandogli la realizzazione di un giardino dei semplici 8 finalizzato all’insegnamento accademico, un governo Medici, 1781). Luoghi di delizie laboratorio sperimentale «d’utile alli scolari». capaci di dilettare e stupire, cui faceva eco un A Ghini spetterà un anno dopo anche la progetto decorativo che proprio alla natura creazione dell’orto botanico fiorentino, si ispirava ampiamente. Basta osservare nel ancora oggi esistente, nei pressi del convento palazzo i soffitti decorati e le pareti dipinte di San Marco. Dall’altra la duchessa, che già per scorgervi numerosissime raffigurazioni nel palazzo paterno a Napoli, Castel Nuovo, floreali e trionfi di frutta e primizie, allegorie aveva goduto di meravigliosi giardini della floridezza dello stato mediceo ma affacciati sul golfo e che, giunta a Firenze, anche testimonianze accurate delle nuove seguirà con cura la realizzazione dei giardini piante arrivate da ogni parte del mondo. Né delle diverse residenze medicee. Fra questi possiamo dimenticare il piccolo scrittoio l’immenso giardino della nuova reggia di Cosimo dipinto da Francesco Ubertini di Pitti, che lei stessa aveva contribuito detto il Bachiacca, nel quale l’iconografia ad acquistare, ma anche gli orticini del botanica trova il suo apice: sulle pareti si palazzo di piazza, probabilmente collocati stagliano numerose piante, frutti e ortaggi, alla sommità dell’edificio, in prossimità quasi una sorta di erbario murale. del camminamento di ronda: «fu la nuova abitazione adornata con tutto il fasto, e la Gli orticini di Palazzo Vecchio non sono Duchessa vi aggiunse ancora la delizia con sopravvissuti fino a noi, ma lo studio l’annesso di alcuni orti pensili che fecero delle fonti consente di desumere preziose l’ammirazione della Città.» (R. Galluzzi, indicazioni per tentare di delinearne i Istoria del Granducato di Toscana sotto il tratti salienti. Possiamo in primo luogo 9 immaginare una natura che non poteva delle testimonianze iconografiche. Ecco rinnegare quello “spirito di geometria” che il giardino propone vasi di agrumi, tipico dell’uomo rinascimentale: ed è per spalliere di frutti, cespugli di melograni e di questo che l’allestimento del giardino, rose, ortaggi e primizie, erbette aromatiche, ritmato da partiture regolari e animato da forme topiate (ovvero modellate dalla piante in vaso armonizzate entro grandi mano dell’uomo) di bosso e alloro, echi contenitori, suggerisce ordine e simmetria, dei fantasiosi sempreverdi rinascimentali pure attualizzati in chiave contemporanea. «in foggia di palloni, guglie, cavalli, draghi, animali che son di grande spasso a quelli che Poi, appunto, la dissimulazione dei vasi vengono a visitar cotal luogo» (Del Riccio all’interno di più ampi cassoni, al fine di 1595).
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