Carlo Alberto Biggini: Il Custode Degli Ultimi “Segreti” Di Mussolini. Dalla

Total Page:16

File Type:pdf, Size:1020Kb

Carlo Alberto Biggini: Il Custode Degli Ultimi “Segreti” Di Mussolini. Dalla Carlo Alberto Biggini: il custode degli ultimi “segreti” di Mussolini. Dalla Basilica del Santo di Padova alla clinica milanese “San Camillo“ (26 luglio – 19 novembre 1945) Pubblicato su 1 giugno 2011 Carlo Alberto Biggini, rinomato professore di diritto costituzionale, nacque a Sarzana – un paese in provincia di La Spezia – il 9 dicembre 1902, da Maria Accorsi e da Ugo, un avvocato di estrazione socialista. Dopo aver conseguito brillantemente, nel novembre del 1928, la laurea in Legge presso l’ateneo di Genova, l’anno seguente si laureò a Torino anche in scienze politiche riportando la prestigiosa votazione di 110, lode e dignità di stampa. Il suo cursus studiorum si concluse nell’ottobre del 1930 con il conseguimento di un altro titolo accademico, quello in scienze corporative, stavolta presso l’università di Pisa. Inoltre, proprio nell’aprile di quell’anno, aveva coronato anche il suo sogno d’amore impalmando a La Spezia Maria Bianca Mariotti. Durante i suoi anni giovanili seguì le orme paterne abbracciando gli ideali socialisti finché, nel maggio del 1928, si verificò una repentina conversione al fascismo che lo indusse a chiedere perfino la tessera del P.N.F. Questa fase importante della sua vita, inoltre, coincise anche con la sua definitiva consacrazione sia a livello accademico e sia nell’ambito dell’establishment fascista, dove ricoprì varie cariche di un certo prestigio. Difatti a suggellare la sua affermazione giunse, il 6 febbraio del 1943, la nomina a ministro dell’Educazione Nazionale in sostituzione di Giuseppe Bottai, che gli fu conferita dal duce in persona[1]. Nel corso della famigerata riunione del Gran Consiglio che si svolse nella notte tra il 24 ed il 25 luglio 1943, votò contro l’ordine del giorno di sfiducia a Mussolini presentato da Dino Grandi, tentando finanche di ricucire lo “strappo” che si era prodotto, redigendo un pro-memoria per il duce che avrebbe dovuto consegnare al sovrano allo scopo di far rilevare che il voto espresso dal Gran Consiglio era da considerarsi a tutti gli effetti nullo perché viziato da alcune infrazioni regolamentari. Proprio per questo motivo nell’agosto successivo fu persino ricevuto dal re, ma non se ne fece nulla. La fiducia incondizionata che Mussolini nutriva nei suoi confronti non si affievolì neanche all’indomani della costituzione della Repubblica Sociale Italiana allorquando, varando il governo, lo riconfermò alla guida del dicastero dell’Educazione Nazionale, che Biggini decise di collocare nel palazzo Papafava dei Carraresi a Padova fin dall’ottobre successivo, dove si trasferì insieme alla propria famiglia. In questo periodo si distinse per alcuni provvedimenti di una certa importanza ripristinando, nel novembre del 1943, il metodo democratico nelle università ed esentando dal giuramento gli insegnanti. Per questa “grave” infrazione, il 12 settembre dell’anno successivo, rimediò perfino una denuncia al servizio disciplina del Partito Fascista Repubblicano ad opera del segretario Alessandro Pavolini. Ciò nonostante, nel maggio di quello stesso anno, non esitò ad interporre i suoi buoni uffici per salvare 44 professori dell’Università di Genova, tra cui vi erano anche alcuni suoi vecchi maestri. Come ha affermato in merito Luciano Garibaldi nel corso del recente convegno di studi su Carlo Alberto Biggini tenutosi a Sarzana: Senza limiti i suoi sforzi – sempre riusciti, in unità d’intenti con Gentile – per proteggere colleghi, scrittori, professori, salvarli prima dal confino e poi dalla deportazione in Germania, dar loro da lavorare e da mangiare, non stroncare le loro carriere. E soprattutto per cercare di evitare il sanguinoso epilogo della guerra civile, in una gara di nobili sforzi che videro, dall’altra parte della barricata, il suo amico Corrado Bonfantini, capo delle formazioni partigiane socialiste, e, da quest’altra, accanto a lui, [2] Giorgio Pini, Edmondo Cione [e] Carlo Silvestri […] . Del resto la fiducia senza riserve che il duce riponeva nei suoi confronti è suffragata dal fatto che, nel corso del Consiglio dei Ministri del 24 novembre 1943, decise di affidargli persino il compito di redigere il progetto della nuova Carta costituzionale del nuovo Stato repubblicano, che Biggini mise a punto in soli quindici giorni. Tuttavia, considerata la piega decisamente negativa che stavano prendendo gli eventi bellici, a partire dal luglio del 1944, il ministro Biggini, per motivi di sicurezza, ritenne più opportuno trasferire la propria famiglia nella “Villa Gemma” nei pressi di Maderno, dove, suo malgrado, restò soltanto per poco tempo, fino all’ottobre successivo poiché, come tutti i gerarchi, ob torto collo fu costretto a portare i suoi familiari nella località di Zurs, da dove andò a prelevarli nel marzo dell’anno successivo. A quel punto, considerato che a partire dal febbraio del 1945 era stato sottoposto finanche ad una rigida sorveglianza da parte della banda Carità[3], per sfuggire ai suoi aguzzini, il 23 aprile successivo, alle 5 del mattino, abbandonò precipitosamente la residenza di villa Gemma a Maderno sul Garda, dopodiché, sul far della sera del 25 aprile, decise di rifugiarsi nella Basilica del Santo a Padova, contando sul fatto che questa struttura ecclesiastica godeva del diritto di extraterritorialità. Difatti, avendo mantenuto in passato i collegamenti tra Stato e Chiesa e, conoscendo il ministro provinciale dei francescani patavini, padre Andrea Eccher[4], nonché il rettore della Basilica, padre Lino Brentari, riuscì ad ottenere agevolmente l’autorizzazione dal vescovo diocesano, mons. Carlo Agostini, per rifugiarsi nel convento attiguo, dove restò nascosto senza adoperare alcun nome fittizio e tanto meno indossare l’abito talare. Appena giunto sul luogo, immediatamente, fu preso sotto la custodia di padre Eccher, il quale subito si preoccupò di mettere il suo nuovo ospite a suo agio. Tuttavia, nella concitazione della fuga, poiché era braccato e minacciato dai partigiani, Biggini aveva ritenuto opportuno non portare con sé la copia del carteggio tra il primo ministro inglese Winston Churchill e il duce del fascismo italiano, lasciandola sulla scrivania del suo studio a Maderno in una cartella di marocchino rosso. Evidentemente Biggini aveva ricevuto da Mussolini questi importanti documenti proprio in virtù della fiducia smisurata che riponeva nei suoi confronti, e poi perché era persuaso che sarebbe stato risparmiato dalla vendetta partigiana, in virtù dei suoi legami che aveva allacciato in tempi non sospetti con alcuni antifascisti come Corrado Bonfanti. Difatti, i partigiani avevano ricevuto l’ordine di non aprire il fuoco sulla sua “Aprilia” che quotidianamente percorreva la strada che da Padova lo conduceva alla residenza di Mussolini sul Lago di Garda, ben sapendo che spesso e volentieri il ministro si recava dal duce con una lista di persone da salvare che erano finite nel mirino dei nazi-fascisti. Senza contare, poi, i numerosi rapporti che aveva intrecciato anche con altri esponenti della Resistenza, i quali avevano con lui un debito di riconoscenza per essere riusciti a sfuggire all’arresto grazie proprio ad un suo provvidenziale intervento. Difatti, come sostiene giustamente lo storico Roberto Festorazzi nella sua relazione che ha svolto in occasione del recente convegno di studi sulla figura di Carlo Alberto Biggini tenutosi a Sarzana: Mussolini aveva scelto bene, affidandogli le carte che avrebbero dovuto scrivere la storia di domani. Biggini rappresentava, ai suoi occhi, una risorsa ideale da spendere quando tutto era ormai perduto. L’ex ministro dell’Educazione Nazionale, con ogni probabilità, sarebbe sopravvissuto al bagno di sangue del passaggio storico che Mussolini stesso immaginava cruento, dominato da furore collerico e da un’esplosione di isteria collettiva contro i vinti. Biggini era un galantuomo, un pacificatore, un intellettuale illuminato. […] Le sue benemerenze presso gli antifascisti gli sarebbero valse a guadagnarsi la salvezza. Se dunque il candidato prescelto per l’Operazione Verità aveva grandi possibilità di portare a termine la sua missione, qualche cosa tuttavia intervenne a sconvolgere i piani. E quel qualche cosa era un fattore imponderabile, non [5] controllabile da nessuno . Del resto, proprio per questi motivi, Mussolini non aveva esitato ad affidargli persino la copia di tutti gli atti dei rapporti che aveva con gli inglesi. Si spiegherebbe così il motivo per cui il ministro Biggini sarebbe venuto in possesso anche dei famigerati carteggi tra Mussolini e Churchill[6]. Ad ogni modo, stando ad un’intervista rilascita l’11 settembre 1964 dall’allora ministro provinciale dei francescani conventuali padre Andrea Eccher al professor Fantelli, si afferma esplicitamente che in seguito, sempre con la sua approvazione, Biggini si rifugiò presso il Seminario Teologico patavino di “S. Antonio Dottore”, retto dai Frati Minori Conventuali della Provincia di S. Antonio, dove sarebbe rimasto nascosto per alcuni mesi, sotto mentite spoglie, insieme all’ex segretario del P.N.F., Carlo Scorza ed al responsabile dell’Alto Commissariato fascista per il Veneto Giuseppe Pizzirani. Circa i ricoverati politici – dichiara p. Eccher –: nel convento non fu accettato nessuno per evitare complicazioni diplomatiche per la S. Sede. Furono invece ospitati alcuni partigiani (e dopo la liberazione fascisti in numero ancora maggiore) nella tipografia del Messaggero di S. Antonio e in altri istituti dei frati in città. [Il padre Eccher] conobbe in quell’epoca molte persone protagoniste degli avvenimenti sia partigiani che fascisti,
Recommended publications
  • Santi Romano and the Perception of the Public Law Complexity
    1 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC LAW [Vol. 1 ITALIAN JOURNAL OF PUBLIC LAW (2009) 1-38 Santi Romano and the Perception of the Public Law Complexity Aldo Sandulli Abstract: Santi Romano, the major Italian scholar of Public Law, was protagonist of the «most extraordinary intellectual adventure that any twentieth- century Italian jurist ever lived»: he was the architecture of the complexity of Public Law. In the Italian legal field, he first and most clearly perceived the crisis of the State and the surfacing of social and corporate forces with interests that conflicted with those of the municipal legal order. In 1917, after a gestation period lasting almost a decade, he developed, adopting a realist perspective, his theory of the institutions in an essay entitled L’ordinamento giuridico. The article shows Romano’s contradictory personality and analyses the four periods of this complex and prismatic figure: the first, a five-year period of intense scientific activity - from 1897 to the beginning of the 20th Century – is mostly dedicated to the production of monographs, consistent with legal method approach; in the second stage – up to the coming of Fascism – Santi Romano gradually distanced from this ideas, by writing fundamental essays on institutionalism; the third period - ending with the Second World War - is mainly dedicated to a system re- construction, by means of publishing mostly manuals; at the end of his life, there is the last stage, during which he drew up his scientific will, the “Fragments”. TABLE OF CONTENTS I. Orlando’s Legacy II. Santi Romano: a Complex Scholar III. The Early Works and the “Principles” IV.
    [Show full text]
  • Bozza (27 Marzo)
    22. Il “ridotto” della Valtellina «... Le milizie fasciste di Petain si avvicinano, punteranno su Grosio per farne terra bruciata...». Giuseppe Rinaldi, Ribelli in Valgrosina Quanto ci può essere stato di serio e quanto invece di farneticante nel progetto relativo al “Ridotto alpino repubblicano” della Valtellina, ideato dal capo delle Brigate Nere Alessandro Pavolini in collaborazione con il generale Rodolfo Graziani, l’ambasciatore tedesco Rudolf Rahn e il generale delle SS Karl Wolff su... istigazione dello stesso duce del fascismo Benito Mussolini? L’ultima spiaggia alle pendici del Bernina e dell’Ortles-Cevedale, verrebbe da dire avvalendoci di un burlesco ossimoro. Sonia Residori, comunque, mostra di crederci: «Negli ultimi mesi di guerra parve prendere corpo l’“ultimo ridotto”, localizzato già nell’estate del 1944 nella Valtellina e ideato da Alessandro Pavolini, nel quale condurre l’estrema battaglia dell’onore, o meglio una resistenza a oltranza alle Armate Alleate. Si trattava di un progetto che prevedeva la distruzione di strade, ponti, dighe e ferrovie, un progetto ambizioso e delirante, per creare l’“Alcazar del fascismo” di cui parla anche Vincenzo Costa, l’ultimo federale di Milano, nelle sue memorie, un progetto di cui egli avrebbe continuato a seguire 1 Sonia Residori, Una legione in armi, lo sviluppo durante l’autunno».1 Cierre edizioni Istrevi, pag. 100. 2 Joseph Darnand (Coligny, 19 mar- zo 1897 – Châtillon, 10 ottobre Ed a maggior ragione ci devono credere i partigiani della Valtellina, come 1945), già pluridecorato sul fronte leggiamo sulle pagine biografiche di Giuseppe Rinaldi: «Da alcuni giorni si attende franco-tedesco, nel primo conflitto in alta Valtellina un nuovo massiccio rastrellamento.
    [Show full text]
  • Youth, Gender, and Education in Fascist Italy, 1922-1939 Jennifer L
    James Madison University JMU Scholarly Commons Senior Honors Projects, 2010-current Honors College Spring 2015 The model of masculinity: Youth, gender, and education in Fascist Italy, 1922-1939 Jennifer L. Nehrt James Madison University Follow this and additional works at: https://commons.lib.jmu.edu/honors201019 Part of the European History Commons, History of Gender Commons, and the Social History Commons Recommended Citation Nehrt, Jennifer L., "The model of masculinity: Youth, gender, and education in Fascist Italy, 1922-1939" (2015). Senior Honors Projects, 2010-current. 66. https://commons.lib.jmu.edu/honors201019/66 This Thesis is brought to you for free and open access by the Honors College at JMU Scholarly Commons. It has been accepted for inclusion in Senior Honors Projects, 2010-current by an authorized administrator of JMU Scholarly Commons. For more information, please contact [email protected]. The Model of Masculinity: Youth, Gender, and Education in Fascist Italy, 1922-1939 _______________________ An Honors Program Project Presented to the Faculty of the Undergraduate College of Arts and Letters James Madison University _______________________ by Jennifer Lynn Nehrt May 2015 Accepted by the faculty of the Department of History, James Madison University, in partial fulfillment of the requirements for the Honors Program. FACULTY COMMITTEE: HONORS PROGRAM APPROVAL: Project Advisor: Jessica Davis, Ph.D. Philip Frana, Ph.D., Associate Professor, History Interim Director, Honors Program Reader: Emily Westkaemper, Ph.D. Assistant Professor, History Reader: Christian Davis, Ph.D. Assistant Professor, History PUBLIC PRESENTATION This work is accepted for presentation, in part or in full, at Honors Symposium on April 24, 2015.
    [Show full text]
  • Il Partito Nazionale Fascista in Toscana. 1939-1943 Di Renzo Martinelli
    Studi e ricerche Il partito nazionale fascista in Toscana. 1939-1943 di Renzo Martinelli Nella vicenda storica del Pnf, la fase con­ li. A questa contraddizione generale si univa­ clusiva — quella compresa tra l’allontana­ no inoltre problemi e ostacoli di vario gene­ mento di Starace dalla carica di segretario re, tali da complicare ulteriormente l’analisi (ottobre 1939), che segue di poco l’inizio del del quadro complessivo, e da suggerire l’uti­ secondo conflitto mondiale, e il 25 luglio lità di un esame localmente determinato, più 1943 — si manifesta con i segni più evidenti ravvicinato e preciso, e capace nello stesso di una crisi profonda, indubbiamente aggra­ tempo di verificare ipotesi di carattere gene­ vata dalla guerra, ma i cui elementi di fon­ rale. Gli studi locali disponibili confermano do appaiono di lungo periodo. Gli scom­ la fecondità di questa direzione di ricerca, pensi e le contraddizioni che si sviluppano, anche se limitati, in genere, a una dimensio­ in termini macroscopici, in questi ultimi an­ ne provinciale che, mentre rispecchia la real­ ni del regime, ripropongono infatti le que­ tà amministrativa e organizzativa dello Stato stioni relative al rapporto partito/Stato e e del partito fascista, non appare sempre ido­ partito/società: interrogativi mai risolti nea a cogliere gli aspetti più significativi del compiutamente sul piano teorico, nonostan­ Pnf1. Un ambito territoriale più vasto — la te i frequenti dibattiti interni e le discussioni regione — deve forse essere preso in conside­ apparse sulla stampa, e che anche nella razione a questo fine. prassi avevano trovato soluzioni incerte e La stessa genesi del movimento fascista, ambigue.
    [Show full text]
  • Repression of Homosexuals Under Italian Fascism
    ªSore on the nation©s bodyº: Repression of homosexuals under Italian Fascism by Eszter Andits Submitted to Central European University History Department In partial fulfillment of the requirements for the degree Master of Arts Supervisor: Professor Constantin Iordachi Second Reader: Professor Miklós Lojkó CEU eTD Collection Budapest, Hungary 2010 Statement of Copyright Copyright in the text of this thesis rests with the Author. Copies by any process, may be made only in accordance with the instructions given by the Author and lodged in the Central European Library. Details may be obtained from the librarian. This page must form a part of any such copies made. Further copies made in accordance with such instructions may be not made with the written permission of the Author. CEU eTD Collection ii Abstract This thesis is written about Italian Fascism and its repression of homosexuality, drawing on primary sources of Italian legislation, archival data, and on the few existent (and in most of the cases fragmentary) secondary literatures on this puzzling and relatively under- represented topic. Despite the absence of proper criminal laws against homosexuality, the Fascist regime provided its authorities with the powers to realize their prejudices against homosexuals in action, which resulted in sending more hundreds of ªpederastsº to political or common confinement. Homosexuality which, during the Ventennio shifted from being ªonlyº immoral to being a real danger to the grandness of the race, was incompatible with the totalitarian Fascist plans of executing an ªanthropological revolutionºof the Italian population. Even if the homosexual repression grew simultaneously with the growing Italian sympathy towards Nazi Germany, this increased intolerance can not attributed only to the German influence.
    [Show full text]
  • Ruling Elites.Indb
    António Costa Pinto is a professor Dictators do not rule alone, and a governing elite stratum is always ANTÓNIO COSTA PINTO After the so-called ‘third wave’ of de- of politics and contemporary Euro- formed below them. This book explores an underdeveloped area in the study ANTÓNIO COSTA PINTO mocratisation at the end of the 20th pean history at the Institute of Social of fascism: the structure of power. The old and rich tradition of elite studies Edited by century had significantly increased the Sciences, University of Lisbon. He has can tell us much about the structure and operation of political power in the number of democracies in the world, been a visiting professor at Stanford dictatorships associated with fascism, whether through the characterisation of the survival of many dictatorships has University (1993) Georgetown Uni- had an important impact. Taking as the modes of political elite recruitment, or by the type of leadership, and the versity (2004), a senior associate mem- starting point the dictatorships that ber at St Antony’s College, Oxford relative power of the political institutions in the new dictatorial system. emerged since the beginning of the University (1995) and a senior visiting Analyzing four dictatorships associated with fascism (Fascist Italy, Nazi 20th century, but mainly those that fellow at Princeton University (1996) Germany, Salazar’s Portugal and Franco’s Spain), the book investigates the were institutionalised after 1945, the and at the University of California, dictator-cabinet-single party triad from
    [Show full text]
  • Consensus for Mussolini? Popular Opinion in the Province of Venice (1922-1943)
    UNIVERSITY OF BIRMINGHAM SCHOOL OF HISTORY AND CULTURES Department of History PhD in Modern History Consensus for Mussolini? Popular opinion in the Province of Venice (1922-1943) Supervisor: Prof. Sabine Lee Student: Marco Tiozzo Fasiolo ACADEMIC YEAR 2016-2017 2 University of Birmingham Research Archive e-theses repository This unpublished thesis/dissertation is copyright of the author and/or third parties. The intellectual property rights of the author or third parties in respect of this work are as defined by The Copyright Designs and Patents Act 1988 or as modified by any successor legislation. Any use made of information contained in this thesis/dissertation must be in accordance with that legislation and must be properly acknowledged. Further distribution or reproduction in any format is prohibited without the permission of the copyright holder. Declaration I certify that the thesis I have presented for examination for the PhD degree of the University of Birmingham is solely my own work other than where I have clearly indicated that it is the work of others (in which case the extent of any work carried out jointly by me and any other person is clearly identified in it). The copyright of this thesis rests with the author. Quotation from it is permitted, provided that full acknowledgement is made. This thesis may not be reproduced without my prior written consent. I warrant that this authorisation does not, to the best of my belief, infringe the rights of any third party. I declare that my thesis consists of my words. 3 Abstract The thesis focuses on the response of Venice province population to the rise of Fascism and to the regime’s attempts to fascistise Italian society.
    [Show full text]
  • The Power of Images in the Age of Mussolini
    University of Pennsylvania ScholarlyCommons Publicly Accessible Penn Dissertations 2013 The Power of Images in the Age of Mussolini Valentina Follo University of Pennsylvania, [email protected] Follow this and additional works at: https://repository.upenn.edu/edissertations Part of the History Commons, and the History of Art, Architecture, and Archaeology Commons Recommended Citation Follo, Valentina, "The Power of Images in the Age of Mussolini" (2013). Publicly Accessible Penn Dissertations. 858. https://repository.upenn.edu/edissertations/858 This paper is posted at ScholarlyCommons. https://repository.upenn.edu/edissertations/858 For more information, please contact [email protected]. The Power of Images in the Age of Mussolini Abstract The year 1937 marked the bimillenary of the birth of Augustus. With characteristic pomp and vigor, Benito Mussolini undertook numerous initiatives keyed to the occasion, including the opening of the Mostra Augustea della Romanità , the restoration of the Ara Pacis , and the reconstruction of Piazza Augusto Imperatore. New excavation campaigns were inaugurated at Augustan sites throughout the peninsula, while the state issued a series of commemorative stamps and medallions focused on ancient Rome. In the same year, Mussolini inaugurated an impressive square named Forum Imperii, situated within the Foro Mussolini - known today as the Foro Italico, in celebration of the first anniversary of his Ethiopian conquest. The Forum Imperii's decorative program included large-scale black and white figural mosaics flanked by rows of marble blocks; each of these featured inscriptions boasting about key events in the regime's history. This work examines the iconography of the Forum Imperii's mosaic decorative program and situates these visual statements into a broader discourse that encompasses the panorama of images that circulated in abundance throughout Italy and its colonies.
    [Show full text]
  • The Japanese Warrior in the Cultural Production of Fascist Italy
    Revista de Artes Marciales Asiáticas Volumen 12(2), 82­100 ~ Julio­Diciembre 2017 DOI: 10.18002/rama.v12i2.5157 RAMA I.S.S.N. 2174‐0747 http://revpubli.unileon.es/ojs/index.php/artesmarciales Bushido as allied: The Japanese warrior in the cultural production of Fascist Italy (1940­1943) Sergio RAIMONDO*1,2, Valentina DE FORTUNA3, & Giulia CECCARELLI3 1 University of Cassino and South Lazio (Italy) 2 Area Discipline Orientali Unione Italiana Sport per Tutti (Italy) 3 Free Lance Translator (Italy) Recepción: 17/10/2017; Aceptación: 19/12/2017; Publicación: 27/12/2017. ORIGINAL PAPER Abstract Introduction: After the signing of the alliance among Japan, Germany and Italy’s governments in September 1940, several journals arose in order to spread the Japanese culture among people who knew very little about Italy’s new allied. Some documentaries also had the same function. Methods: The numerous textual and iconographical references concerning the Japanese warriors’ anthropology published in some Italian magazines during the 1940s have been compared, as well as to the few Italian monographs on the same theme and to some documentaries by Istituto Nazionale Luce, government propaganda organ. This subject has also been compared to the first Italian cultural production, concerning Japan, which dated back to the first decades of the 20th century. Moreover different intellectuals’ biographies of those times have been deeply analyzed. Results: Comparing to each other the anthropological references about Japan in the Italian cultural production during the Second World War, we can notice a significant ideological homogeneity. This can be explained through their writers’ common sharing of the militaristic, hierarchical and totalitarian doctrine of the Fascist Regime.
    [Show full text]
  • La Guerra È Perduta Ma Mussolini Temporeggia, Mentre Il Re E Gli Industriali Si Defilano Nazionalsocialista
    30 commenti giovedì 25 luglio 2002 Enrico Manera tazione scomposta. Di lì in poi si susse- guivano le riunioni in cui si affacciava, più o meno chiaramente, l’ipotesi di pro- el tardo pomeriggio del 24 lu- porre a Mussolini di «mettersi da parte». glio 1943 si apre la lunga riunio- Mentre Roma subiva un pesante Nne del Gran Consiglio del fasci- bombardamento, Mussolini incontrava smo protrattasi fino a notte fonda, che Hitler a Feltre, il 19 luglio. L'intenzione decreta la caduta di Benito Mussolini. È del duce di convincere l’alleato tedesco a un crollo impietoso, l’atto definitivo di sciogliere il patto di alleanza per condur- un sistema di potere durato vent’anni le re l’Italia fuori dal conflitto, non veniva cui fondamenta, pregne del sangue degli nemmeno prospettata. Il Führer, deciso oppositori, della violenza delle guerre co- a mantenere fino all’ultimo la sua linea loniali, della vergo- politico-militare, gna delle leggi raz- si impegnava a in- ziali e del sostegno viare in Italia altre dei poteri forti, truppe: una minac- hanno incomincia- cia - appena velata to a sgretolarsi da - di occupazione. tempo, dall’inter- A questo pun- no. to, allo stallo del- Dalla fine del l’iniziativa di Mus- 1942 le condizioni solini si contrappo- della popolazione ne l’azione cospira- erano state messe toria dei gerarchi. a dura prova dalla Il 22 luglio Dino guerra e dai bom- Grandi, presidente bardamenti; svaria- della Camera dei ti segnali indicava- fasci e delle corpo- no che la rottura razioni, incontra di un legame di fi- Mussolini e gli pro- ducia con il regi- spetta i contenuti me si era ormai dell’ordine del completamente giorno che segnerà consumata.
    [Show full text]
  • ITALY: Five Fascists
    Da “Time”, 6 settembre 1943 ITALY: Five Fascists Fascismo's onetime bosses did not give up easily. Around five of them swirled report and rumor: Dead Fascist. Handsome, bemedaled Ettore Muti had been the "incarnation of Fascismo's warlike spirit," according to Notizie di Roma. Lieutenant colonel and "ace" of the air force, he had served in Ethiopia, Spain, Albania, Greece. He had been Party secretary when Italy entered World War II. Now the Badoglio Government, pressing its purge of blackshirts, charged him with graft. Reported the Rome radio: Ettore Muti, whipping out a revolver, resisted arrest by the carabinieri. In a wood on Rome's outskirts a fusillade crackled. Ettore Muti fell dead. Die-Hard Fascist. Swarthy, vituperative Roberto Farinacci had been Fascismo's hellion. He had ranted against the democracies, baited Israel and the Church, flayed Fascist weaklings. Ex-Party secretary and ex-minister of state, he had escaped to Germany after Benito Mussolini's fall. Now, in exile, he was apparently building a Fascist Iron Guard. A Swiss rumor said that Roberto Farinacci had clandestine Nazi help, that he plotted a coup to restore blackshirt power, that he would become pezzo grosso (big shot) of northern Italy once the Germans openly took hold of the Po Valley. Craven Fascist. Tough, demagogic Carlo Scorza had been Fascismo's No. 1 purger. Up & down his Tuscan territory, his ghenga (corruption of "gang") had bullied and blackmailed. He had amassed wealth, yet had denounced the wartime "fat and rich." Now, said a Bern report, Carlo Scorza wrote from prison to Vittorio Emanuele, offering his services to the crown.
    [Show full text]
  • Performing Fascism: Opera, Politics, and Masculinities in Fascist Italy, 1935-1941
    Performing Fascism: Opera, Politics, and Masculinities in Fascist Italy, 1935-1941 by Elizabeth Crisenbery Department of Music Duke University Date:_______________________ Approved: ___________________________ Bryan Gilliam, Advisor ___________________________ Benjamin Earle ___________________________ Philip Rupprecht ___________________________ Louise Meintjes ___________________________ Roseen Giles Dissertation submitted in partial fulfillment of the requirements for the degree of Doctor of Philosophy in the Department of Music in the Graduate School of Duke University 2020 ABSTRACT Performing Fascism: Opera, Politics, and Masculinities in Fascist Italy, 1935-1941 by Elizabeth Crisenbery Department of Music Duke University Date:_______________________ Approved: ___________________________ Bryan Gilliam, Advisor ___________________________ Benjamin Earle ___________________________ Philip Rupprecht ___________________________ Louise Meintjes ___________________________ Roseen Giles An abstract of a dissertation submitted in partial fulfillment of the requirements for the degree of Doctor of Philosophy in the Department of Music in the Graduate School of Duke University 2020 Copyright by Elizabeth Crisenbery 2020 Abstract Roger Griffin notes that “there can be no term in the political lexicon which has generated more conflicting theories about its basic definition than ‘fascism’.” The difficulty articulating a singular definition of fascism is indicative of its complexities and ideological changes over time. This dissertation offers
    [Show full text]