Anno 14 Numero 29 Dicembre 2009 Foglio della comunità italiana di Capodistria Il direttore della Direzione Generale per l'Europa Il segretario generale del governo Milan M. Cvikl del Ministero degli Affari esteri italiano, ambasciatore e Stanko Baluh, direttore dell'ufficio governativo Mario Salvatore Bova ricevuto dal presidente della per le minoranze hanno incontrato a palazzo Carli Can costiera, Flavio Forlani. (Foto Katonar) i rappresentanti della Can costiera. (Foto Katonar)

Il Sottosegretario agli esteri italiano, Alfredo Mantica, Il Comune città di Capodistria ha completamente con il presidente della Giunta di Unione italiana, rinnovato, nei mesi scorsi, i parchi giochi delle unità Maurizio Tremul. (Foto Katonar) periferiche dell'asilo italiano »Delfino blu« di Semedella e Bertocchi.

Il gruppo vocale Cluster di Genova ha partecipato alla tradizionale rassegna corale di Capodistria, con un concerto organizzato dal Coro misto »Obala« in collaborazione con la nostra Comunità. Tra i fans accorsi anche Chiara Vianello della IX classe della »Vergerio« (seconda da sinistra) alla quale cogliamo l'occasione per fare gli auguri per aver conseguito il primo premio alle recenti Gare di italiano svoltesi a Pola. (Foto Laura Vianello) La città Ciao Lino

Inaspettatamente, Lino ci ha lasciato sul finire dell’estate, quando le persone ancora indugiano nella pigra indolenza estiva e ancora, increduli, sono restii a fare i conti con gli impegni che li aspettano al varco del rientro vacanziero. Nella quiete pressocchè totale del momento la notizia è rimbalzata e ha avuto vasta eco, nel triste rituale del passaparola che accompagna solitamente tali tristi circostanze.

Nei giorni del cordoglio si sono smobilitate nel ricordo bufere della vita. Mi sono ritrovato così a pensare a Lino di Lino le persone semplici, i connazionali della sua mentre si inerpica in bicicletta, solitario, su una salita dura generazione che hanno condiviso con lui tanti episodi e interminabile, tutta serpentine, di quelle tappe epiche di e momenti di incontro, i cavresani di qua e di là del montagna che hanno fatto la storia del ciclismo degli anni confine uniti nel ricordo per l’amico scomparso, ma d’oro; l’immancabile berrettino e il viso contratto nello anche i rappresentanti istituzionali e le persone che sforzo di quest’ultima immane fatica. E questa immagine hanno compartecipato a un ideale di fede e militanza di un Bartali d’altri tempi, volonteroso e generoso nel cattolica che in Lino si è innestato su un’idea ecumenica gesto sportivo, si è sovrapposta a quella di un tranquillo del sociale intesa come partecipazione allargata e signore di mezz’età che aveva deciso di diventare, con pratica di solidarietà. Gli ultimi saluti a Lino, questo molta umiltà e tra lo scherno e la diffidenza iniziale di Presidente “anomalo” dal tratto umano e popolare, tanto qualcuno, un presidente “operaio”, che non disdegnava distante dal compassato impegno di ruolo degli Italiani il lavoro pratico e non sfuggiva alle incombenze del “di professione”, come a volte bonariamente lui stesso volontariato in una Comunità che aveva eletto a seconda soleva schernire, sono pervenuti dal profondo del cuore, casa.

rispecchiando quell’innata schiettezza e informalità che Chissà se Lino, in questi anni di impegno alla testa del hanno contraddistinto la sua persona e l’operato. sodalizio capodistriano ha sentito l’immanenza del Spesso mi sono ritrovato, nei giorni a seguire, a rievocare confronto e il peso del giudizio che incombeva nei suoi quell’immagine di quotidiana presenza in Comunità: un confronti. Perché si sa, tra il generoso Bartali e l’elegante coinvolgimento vissuto con vocazione e distante mille Coppi il paragone è stato spesso impietoso: i grandi miglia dall’impegno di facciata che a volte accompagna la disquisitori, i critici più sottili, gli snob impenitenti, routine di tali incombenze. Nella sopraggiunta solitudine perfino la grande massa sempre attratta dai sogni di gloria per l’abbandono di una persona cara o per la repentina e grandezza e altrettanto inclemente nel giudizio nei fine di situazioni consuete e rapporti consolidati, ci si momenti di debolezza e declino, la stragande maggioranza ritrova spesso a dover cercare di dare un senso al corso insomma si è sempre schierata per il “campionissimo” delle cose, per riordinare la confusione arrecata dalle Coppi ai danni dell’amico-rivale Bartali.

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della Comunità Nazionale Italiana. Il mio intervento era improntato a un richiamo al risveglio delle coscienze, in bilico tra orgoglio per quel che siamo e possiamo rappresentare e coscienza della precarietà della nostra condizione di minoranza. Chissà che non possa sorreggerci su questa difficile strada, alla fin fine, anche l’esempio di una persona che, rischiando di passare alle volte per un simpatico “rompiscatole”, ha fatto leva in primo luogo sullo strumento della partecipazione e dell’attivismo ad oltranza per scardinare quel meccanismo della rassegnata indolenza, dell’autoreferenzialità piagnona, della chiusura individuale e qualunquista che condizionano alle volte il nostro vivere minoritario. Si prospettano tempi di estrema difficoltà per la Comunità Nazionale Italiana, che è posta di fronte a un bivio: o Lino Cernaz, con a fianco la moglie Zdenka, al concerto rinnovarsi e trovare le risorse per continuare a riprodursi dei Solisti Veneti lo scorso Natale ad Abbazia come tale, o sparire come soggetto collettivo. Diversi Di Bartali, Lino condivideva una grande dote: quella di segnali ci fanno capire che non sarà facile. non mollare mai sorretto da una tenacia inestinguibile, Ciao Lino, noi si cerca di andare avanti... un “rosigar i calcagni” pur di veder realizzata una sua Mario Steffè convinzione o progetto, un marcarti stretto soffiandoti sul collo magari per poi lanciarti la borraccia e lasciarti andare in fuga verso quell’agognato traguardo che si valuta, campione o gregario, da differenti prospettive, ma per entrambi altrettanto essenziale da cogliere. In quindici anni di attività vissuta fianco a fianco, io da dipendente dedito professionalmente al lavoro in Comunità, lui dapprima da attivista (vocazione mai dismessa) e poi in veste di Presidente, abbiamo sperimentato una strana simbiosi. Il suo contagioso attivismo e inguaribile positività hanno smussato le punte del mio scetticismo intellettuale, lui si è confrontato e ha sostenuto progetti di vario genere e ampia apertura, contando principalmente su un presupposto di lealtà e concordanza di fini ultimi nel nostro operato. Tanti anni addietro, in un mio contributo per il primo numero de “La città” ebbi modo di esprimermi, allora Il presidente insisteva sulla necessità di una stretta in veste di giovane Presidente della Comunità che si collaborazione tra scuola e Comunità. Una delle riformava a nuovo in un periodo di delicato trapasso che iniziative in questo senso è stata l'inaugurazione della aveva caratterizzato nei primi anni ’90 anche le vicende Sezione di scacchi per gli alunni delle elementari.

Minoranze, simposio su biblioteche

Nella sede della CI di Capodistria si è tenuto a metà novembre il convegno “Il libro e la biblioteconomia delle comunità nazionali, italiana ed ungherese, in ”. All’incontro hanno preso parte tredici relatori che lavorano nel settore biblioteconomico della nostra area nonchè dei comuni di Lendava e Murska Sobota. Obiettivo del simposio fare il punto sulle attività realizzate in Slovenia per promuovere il libro, le biblioteche e la cultura delle due nazionalità autoctone presenti sul territorio sloveno.

4 La città La Città, i titoli di 15 anni Con questo numero de La Città, il giornalino semestrale della CI di Capodistria compie 15 anni. Nell’occasione ci è sembrato opportuno fare un elenco dei temi trattati. Ci si accorge di quante cose siano accadute nella nostra Comunità e di quanto preziose risultino nel tempo talune testimonianze. La collaborazione di voi lettori è stata sempre fondamentale. Per cui se avete foto, argomenti da segnalare o storie da raccontare, saremo sempre pronti ad accoglierle anche in futuro. a.c.

N. 0 – Gennaio 1995 Gli spilungoni del Circolo. Vent’anni di basket (Roberto Siljan)

N. 1 – Giugno 1995

Attualità Insieme per voltare pagina (Mario Steffè) L’augurio del sindaco (Aurelio Juri) Gli elettori premiano la »Lista per la Comunità« Come e perchè creare un centro di cultura italiana Attualità (Marco Apollonio) Il senso dell’unitarietà (Maurizio Tremul) Ma un progetto simile è rimasto solo sulla carta Maratone statutarie al comune (Mario Steffè) (Isabella Flego) Bilinguismo, migliorarne l’applicazione (Antonio Rocco) Cultura E sui pennoni ritorna la bandiera Riscoperta del pittore Bartolomeo Gianelli (Alberto Cernaz) Semedella, devozione e riconciliazione (A. Cernaz) Biografia del Gianelli nelle opere di Francesco Semi Semedella, l’omelia di padre Umberto Decarli Gli asili italiani a Capodistria nel dopoguerra (Amelia Sanremo. Riflessione post-festivaliera (Andrea F) Buonassisi, Marisa Gandusio) Comunità Cronaca di una »Ginnasiade«. (Martina Gamboz) Il Gruppo ricerca »Girolamo Gravisi« (Flavio Forlani) Sport Cultura Far conoscere la Comunità pedalando (Emiliano Gandusio) il Vecchio (Ive Marković)

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Vergerio, cenni sul cognome Lettere Il catalogo Gianelli »No go combatù per questo tipo de egoismo« (Tina Tedeško) »Co’ Toni Parussola sona la ramonica« (Siora Maria) Messaggi: Marucci Vascon, Armando Grmek Scuola L’incontro della gioventù a Rimini (Ingrid Maraspin) Il gruppo »Giovani ecologi« del Carli (Roberta Vincoletto) N. 3 – Dicembre 1996 Sport Quelli che il calcetto… (Gianni Miglioranza) Necrologi: Manlio Vidovich

N. 2 – Luglio 1996

Attualità Sarò il deputato di tutti (Roberto Battelli) Branduardi a Capodistria (Roberto Colussi) Con nastrino o senza il tricolore non sventola (F. Forlani) Il Club dei consiglieri CNI al Consiglio comunale Comunità Attualità La rassegna »Histria Jazz« Vigilare sul rispetto dei nostri diritti Bertocchi, presto una CI (Leo Fusilli e Gianfranco Vincoletto) Commiss. comunale per le questioni della CNI Rinnovata la Società sportiva della CI (Fulvio Richter) (Isabella Flego) San Martino in Comunità Comunità Cultura Costituzione Gruppo folcloristico (Katia Pazzanin – Jošt) Libri della Civica accolti alla CI (I. Marković) »Musicanti istriani«. Un CD dedicato ai canti popolari Il medico capodistriano (F. Forlani) Cultura Piazzale Carpaccio e la colonna di S. Giustina (A. Cernaz) , illuminista tra Patria ed Europa (Marco Rubrica: »L’angolo della creatività« (poesie di Mojca Tonel). Apollonio) Espressioni capodistriane. (dal dizionario di G. Manzini). Il primo dizionario del dialetto capodistriano Ricette natalizie (Siora Maria) »Corpi-Tjela«, libro di Marco Apollonio Scuola Semedella 1996 (col Coro dei fedeli fiumani) Si costruisce la nuova scuola a Crevatini Scuola Con la scuola in montagna (Gregor Abram) »Istria magna«. Atlante geo-gastronomico (Nicola Klemenc) »Visto da noi«. Pagina a cura del Ginnasio Carli »La scola in Belveder«. (Con versi di Domenico Venturini) Necrologi: Apollinio Abram, Guerrino Vincoletto

6 La città N. 4 – Luglio 1997 N. 5 – Gennaio 1998

Attualità Un programma per non scomparire (Claudio Geissa) Il Fondo promozione per le attività della CNI Convenzione RTV Capodistria-Università studi di Trieste

Attualità 50.mo della CI, considerariamolo un punto di partenza (Marco Apollonio) Risultati elezioni per i consigli delle CI Attività consiglieri seggio specifico (Alberto Scheriani) Venite in Comune. Ci sarò (Vicesindaco Bruna Alessio) Bilanci semestrali CI Crevatini (A. Scheriani) e Can comunale Comunità (M. Steffè) S. Martino alla CI di Bertocchi Lo statuto CI e gli ostacoli alla registrazione (M. Tremul) Foto: 30.mo della CI (1977) Semedella, rimessa in funzione la campana Storia e cultura Comunità Quando nacque il Circolo eravamo maggioranza (M. Steffè) »Genitori fantasiosi«, portano in scena le fiabe (Susanna Il Teatro del Popolo di Capodistria, seconda parte (G. Bertok – Kuhar) Visintin) »Salotto donna«. Iniziativa d’incontro (Isabella Flego) I Marchesi Gravisi (I. Flego) Mostra etnologica »Come eravamo« Scuola Storia e Cultura »Lettera ad un’amica« (Samanta Eler) Il Palazzo Pretorio, appena restaurato (A. Cernaz) »Una giornata del 2213« (Valentina Lacovich) Il teatro del Popolo di Capodistria (Giorgio Visintin) Ex alunne: tre dottori e un avvocato Capodistria e Rovigo ripristinano i legami (I. Marković) Sport Mostra dedicata a Oreste Dequel. Profilo del ciclista Oreste Brainich. (Ferdi Vidmar) I Monti di Muggia (Alunni di Crevatini) Attività ciclisti Scuola Necrologi: Mario Riccobon, Sergio Perini Shakespeare ed Elisabetta di Gavran. (Allievi del Carli) Sport Lo sport a Cap. negli anni ‘50 (Ferdi Vidmar) Associazione sportiva: orari e responsabili delle squadre

7 La città N. 6 – Luglio 1998 N. 7 – Febbraio 1999

Attualità Attualità Capodistria ripristina lo stemma Il nuovo Consiglio della Can Nuovo Console: Maria Rosa Chicco Ferraro Contro la divisione del Comune (A. Scheriani) Comunità Comunità Ospiti: Fulvio Tomizza, Paolo »Pablito« Rossi Ricordo di Albina e Angelo Lojk. Concerti: Sergio Endrigo (in Museo) Costituito il coro »InCanto« diretto dalla console Chicco »Carosello club«, imparare giocando Ferraro. La Filodrammatica di Bertocchi (Franca Kovačič) Le gite: Lussino, Monte Maggiore, Firenze. Storia e cultura Varie Sanpieri di Gianni Pellizzer Branko, da Musica per voi a Unomattina Sulle tracce della Mitteleuropa (M. Steffè) (intervista di Marisa Furlan) La poedia dialettale di Tino Gavardo (a.c) Barba Tonin (Antonio Firmi), la memoria di Monte San Marco La tradizione di S. Nazario (don Giovanni Gasperutti) Storia e cultura Antonia Apollonio centenaria (intervista) Libro di Isabella Flego su Girolamo Gravisi Scuola Prešeren tradotto da Giorgio Depangher Asilo: in scena »Il vestito nuovo dell’imperatore«. 50.mo di Radio Capodistria (A. Rocco) Laureati: Mauro Bonifacio, Lorella Flego Le trasmissioni del 50.mo (Bruno Fonda) Concorso »L’Europa e i giovani« (V. Lacovich) Un carro allegorico del 1960 (Giovanni Miglioranza) Ricerca: »I cimiteri dei Monti di Muggia« (V classe – Crevatini) Gli affreschi della Rotonda del Carmine (Laura Vianello) Joannis Kapodistrias. (A. Cernaz) Scuola Novennale: Vergerio »scuola pilota« Poesie di Tara Nanut Necrologi: Antonia Apollonio, Rosa Riccobon, Stefania 15 anni Cernaz, Giuseppina Steffè, Bruno e Silvana Bertok, Dario Katonar, Maria Vincoletto

8 La città N. 8 – Giugno 1999 N. 9 – Dicembre 1999

Attualità Comunità Il Forum transfrontaliero delle donne (I. Flego) Folhistria, Folkest. Un anno nel segno della musica. (M. Comunità Steffè) La gita Ui-Upt a Perugia e Assisi Ambiente, tema in Consiglio comunale (I. Flego) Vescovado, scoperta lapide romana Esempi di pessime traduzioni Semedella ‘99 col coro Halietum Gita nell’entroterra istriano (Ciacio) Asilo: in scena »La bella e la bestia« Sportivi: tante attività con scarsi mezzi (Fulvio Richter) Bertocchi: incontro asili sloveno e italiano Varie Nasce »Carosello Club«, laboratorio di giochi I Petarossi de Bossamarin (intervista a Nora Urbanaz) Varie I cortivani Favento-Guzzi di Centora valle (intervista a Quando in pescaria se parlava cavresan (intervista a Rosetta Giuseppe Favento) Mondo) Religione. Il catechismo in italiano a Capodistria (Ondina Bossedraga, la patria dei pescatori (intervista a Narciso Gregorich) Romano) Capodistria su Internet (Paolo Rasman) Quando si pescava nello Stagnon (M. Steffè) Piatti nostrani di pesce (Bacci, Zetto, Decarli, Pellaschiar) Aneddoti di italiani che hanno prestato servizio nell’esercito Detti istriani sul pesce (tratto da G. Vatova) jugoslavo Pino Auber, il capodistriano volante (A. Cernaz) Storia e cultura Storia e cultura Jana Belcijan vince il »Campiello giovani ‘99« »I cortivani dell’agro capodistriano« (Giannandrea Gravisi) La stampa italiana a Capodistria dopo il ‘45 (Alessandra La stampa capodistriana nell’Ottocento (A. Argenti Tremul) Argenti Tremul) Una tomba siamese a Capodistria (L. Nalesini) La prefazione de »Il male viene dal nord« di Fulvio Tomizza »Tonina« di I. Flego premiata in Italia Lettere Folkest ‘99 nel segno di Bregović. Commento al numero precedente. (Marucci Vascon) Laureati: Alessandra Argenti Tremul, Dean Krmac Necrologi: Norma Crevatin, Zelmira Čač, Maria e Lionello Scuola Fontanot, Dario Katonar, Letizia Brainich, Virginia Favento. Intervista alla preside uscente Nadia Vidovich La posidonia nella baia capodistriana (Martina Orlando)

9 La città

Foto: VIII classe del ‘64 a Capodistria, I cl. del ‘68 a Nasce il Gruppo teatrale giovanile Bertocchi. Asilo: in scena »Winnie the Pooh« Necrologi: Mario Viola, Giorgio Pausin, Nerina Resinović Foto: I classe 1968 di Capodistria, I cl. ‘70 di Crevatini (Genzo), Mira Mondo, Pierina Castellani, Luciano e Lidia Varie Novello Il sito web di Ottavio de Manzini (P. Rasman) Rubrica: Lettera dal Siam (L. Nalesini) Necrologi: Francesco Semi (intervista a Bruno Maier), Mario N. 10 – Luglio 2000 Urbanaz

N. 11 – Dicembre 2000

Attualità Folkest 2000 a Capodistria con Joe Cocker Comunità Riaperta la sede sociale * primo numero con foto a colori (chiesetta di San Tommaso) »Il coro della CI di Capodistria« (intervista a Silvio Stancich) »C’era una volta una mandolinistica« (Ada Soldatich-Rosch) Attualità »Beati i fioi«. Ancora sulla Filodrammatica (Adalgisa Braico) Per sopravvivere la Comunità deve aprirsi (pres. Lino Cernaz) Mostre: »Sogni di segni al muro« pubblicità tra 1900 – 1940, Grazie per aver difeso il seggio specifico (Roberto Battelli) S. Nazario – attrezzi processionali Capodistria e Venezia (intervista a Gianumberto Ferraro) Serate letterarie: Berti, Šalamun, Tomizza, Matvejević, Luglio. Fondi veneti per iniziative a Capodistria Gita: Pisa, Lucca e a Roma nel segno del Giubileo. L’antico cimitero vicino al Duomo Storia e cultura Nuove tabelle con i nomi dei palazzi »Versi per una vita persa« di L. Decarli Comunità Una ricerca sui »mascheroni« (F. Forlani) Nuova sezione: il Gruppo lavori manuali Brano tratto da »Nonna Tonina« di I. Flego Corso di disegno artistico con Martina Žerjal »S. Nazario tra storia e tradizione« (I. Marković) Il Gruppo dei minicantanti (Senija Geissa) Sport ASCI, si dimette presidente Richter ASCI, costituita squadra di calcio a 11 Crevatini: Sezione fotografia (Scheriani) L’ASCI organizza il Memoriale »Oreste Brainich« Primo bilancio per la CI di Bertocchi (Forlani) Scuola Fondato lo »Juventus club -Capodistria«

10 La città

Gita: Da Aquileia a Cividale, nel segno dei patriarchi Capodistria al giro di boa (intervista al vicesindaco Scheriani) Incontro delle ex coriste della CI Premio comunale alla prof. Nadia Vidovich Storia e cultura 30 anni di Tv Capodistria (A. Rocco) »La Contrada« a Capodistria (M. Steffè) Comunità Che italiano parlano i nostri alunni? (Emanuela Gherardi) Mostre: Forografi CNI, Vittoria Marziari Donati, Pino Auber L’attuazione del bilinguismo (Marialuisa Maier Sponza) Gite: Lago Maggiore e Carso. A Isabella Flego il premio »La frontiera« Presentazione dei cibi tradizionali di Pasqua Il viaggiatore Antonio Zetto (Carla C. Mocavero) Duomo: concerto Cameristi e Madrigalisti triestini »Ciacole in piassa«: ricordi della Filodrammatica (Lidia Visita e concerto dei connazionali di Sissano Colarich) Storia e cultura Girolamo Vida, autore capodistriano del ‘500 (A. Cernaz) Sulle tracce del Vergerio nel Baden Wurttemberg (Ada La tomba di Giacomo De Grassi a Bangkok (L. Nalesini) Soldatich-Rösch) Scuola La seconda edizione di »Tomizza e noi« (M. Steffè) Foto: I classe del ‘66, VII cl. del ‘75. Raccogliere l’erdità di Giorgio Depangher (citazioni e brani Varie scelti) Rubrica: Come cambia la città (A. Scheriani) Presentazione Atti XXX del Crs di Rovigno »Muja iera tuto per noi« (Maria Pia Casagrande, Giampaolo Nasce a Lubiana l’Istituto di cultura italiana (Donatella Pohar) Opara) Un armo capodistriano andrà alla Regata di Venezia (M. Valentina Lacovich a Miss Italia nel mondo (intervista) Steffè) Internet, i siti dei giornali (P. Rasman) Palazzo Pretorio torna al centro della vita cittadina (a.c.) Articolo del »Corriere illustrato« del 1956 su Nicolò e Luigia »Pagine grigie della città« (I. Flego) Zetto Scuola Necrologi: Giuseppe Godina, Romano Farina »Artisti in erba«. Allievi del Carli in Comunità (E. Gherardi) Poesie: Sara Settomini e Marco Loredan All’»Arillo« del Carli, la palma del miglior periodico N. 12 – Luglio 2001 scolastico Alunni della Vergerio premiati dall’IRSE a Pordenone »Istria-Veneto: imparare giocando« Asilo: rappresentazione di »Robin Hood« Foto: VIII classe del ‘80, IV dell’88, III dell’81. Sport Giochi UI, Capodistria in auge a Cittanova Varie »El salmastro dela Staion« Intervista a Primo Bertok 50.mo sacerdozio di don Giovanni Gasperutti Da Fagagna a Capodistria passando per Udine (Mauro Missana) Primo quiz a premi Necrologi: Leo Fusilli, Giorgio Depangher, Luciano Fiorencis, Giustina Bacci, Antonio Firmi, Anna Perossa

Attualità Bertocchi Riflessioni dopo un viaggio a Sarajevo (R. Battelli)

11 La città N. 13 – Dicembre 2001 N. 14* – Giugno 2002

Attualità * L’edizione è contrassegnata per errore con il numero 12. Due parole sulla Finanziaria e sull’Edit (R. Battelli) Regata storica di Venezia 2001, impressioni e foto (M. Steffè) Comunità A 10 anni dalla guerra per l’indipendenza (Aurelio Juri) Folkest a Capodistria: non solo musica »Se ci ripenso mi vengono i brividi« (Fabio Steffè) Il progetto “Labirintomare” (M. Steffè) Il discorso di Tremul per la visita di Ciampi a Fiume Libri: “Fondi librari” di I. Marković, XXX Atti Crs, “A Fiume Bruno Scapini nuovo Console un’estate” E. Mestrovich, “Gorizia 2001” A. Rupel, “Memorie Comunità storiche” Prospero Petronio (a cura di F. Forlani) Un anno di attività alla CI di Bertocchi (Franca Kovačič) Mostre: Pino Auber, “Artisti in erba” allievi del “Carli”, Gite: l’Istria centro-orientale “Tradizioni pasquali”, D. Marziari Donati, A. Catellani, G. Poesia: raccolta »Il volo libero« di Edo Zanco Borta, “Ascoltare le pietre bianche”, C. Škapin, Mostre: »Recycling« di Charles Škapin Concerti: Franco Platino, Madrigalisti di Trieste, Gruppi CI Concerti: SAC »Marco Garbin« Rovigno, »New Fellowship Sissano, Festival operetta, “Una volta se cantava cussì…”, C. Ministries« D’Avena, The new fellowship ministries, Stella Splendens Storia e cultura Teatro: “Michelangelo” DI Fiume, La Contrada; Una vita per l’attività culturale delle CI Gite: Breda di Piave, Gruppi CIC a Sissano e Matterada, Istria Tutto su Salara (intervista a Paola Zettin) orientale, Cherso-Lussino; Erbe medicinali (P. Zettin) Crevatini: gemellaggio con San Ginesio Scavi: riaffiorano i resti di Egida? (A. Argenti Tremul) Bertocchi: Sei anni Gruppo teatrale “La giostra” Come si festeggiava la Settimana santa (don G. Gasperutti) Storia e cultura »La preghiera del relojo«, poesia di Tino Gavardo Capodistria e il mare (R. Battelli) Renato Caligo: el zago del Domo Bossedraga (intervista a N. Vascon, A. Vascon e N. Romano) Scuola Testi: »La canzone dei pescatori« e »Bossedraga« Meno iscritti alle prime (O. Rossetto) Poster: Vele capodistriane (di Tullio Vergerio) Il sito web della Vergerio Una notte fra i pescatori (M. A. Malešič) Foto: I.a classe 1967, Luci nel Golfo (Leander Cunja) Necrologi: Virgilio Riosa A Capodistria non si trovano ormeggi (Arturo Steffè)

12 La città

“Se xe passion, no se senti fatighe” (intervista a Franco Steffè) (collaborazione con l’Associazione »Amici della musica« di Toponimi di mare dei pescatori capodistriani (Lauro Decarli) Capodistria; Festival »Ethnopolis« I calafà, i cantieri le barche e io (Giuliano Orel) Gite: nei luoghi della Prima guerra mondiale lungo il confine Toni Selerato e la Finansa (L. Decarli) Serata a ricordo di Bruno Maier a cura di Irene Visintini Il Circolo canottieri »Libertas« (tratto da Aldo Cherini) Bertocchi: nascono il gruppi teatrale »La Giostra«, balletto, Capodistria e la vela oggi (Arden Stancich) minicantanti, e lavori creativi. Nuova biblioteca Capodistriani alla Regata storica Venezia (M. Steffè) Storia e cultura »Siete proiettati verso il futuro« (intervista a Edda Vergerio) Sarmin dei mii ricordi (Guido Braini) Poesie di E. Vergerio con traduzione in sloveno La testimonianza di una rimasta (Armida Perossa) Foto: Vittorio Steffè (Ciacio) I Ciucheti e la Casa de Cristo (Luisa Grisonich) Necrologi: Bruno Maier, Miroslav Žekar, Luciana Fiorencis, La guerra e l’immediato dopoguerra (G. Braini) Oscar Sudoli, Alfieri Ponis, Tullio Auber. Sermin nei ricordi de un paolan (Antonio Steffè) Scuola Pianta di Sermino con le case de chi viveva (Mario Derin) Rappr.: “Robin Hood” asilo, “M” di W. Allen (Gruppo A vendema co la batela (Lauro Decarli) giovanile), Gruppo CI “Alighieri”; Arheološkega krsta v Serminu nisem dočakal! (Drago Tina Steffè “Partecipare giocando (Veneto), Ivan Rocco Svoljšak) “Vulcano d’oro” (Maribor) Sermino, una storia millenaria (Leander Cunja) Sermino, ricordi personali (L. Cunja) , famiglie, censimenti 1880-1945 (L. Cunja) N. 15 – Dicembre 2002 Microtoponimi di Sermino (A. Cernaz) I ritmi della campagna (G. Braini) Scuola Il concorso »Giovani lettori« della »Vilhar« Agli allievi del Carli lo »European School Award« Varie Lettere dal Siam: Corsica (L. Nalesini) Ricordo di momenti spensierati passati al Circolo (Maria Bortolato)

* Numero tematico sulla frazione di Sermino

Attualità Le minoranze nell’Unione europea (R. Battelli) Comunità Mostre: Giovani artisti dell’Accademia di Venezia, »Nel colore« collettiva di pittori fiorentini Concerti: Trio d’archi del Teatro Verdi di Trieste Ornella Rossetto

13 La città N. 16 – Luglio 2003 N. 17 – Dicembre 2003

Attualità Attualità O tempora, o mores! (M. Steffè) Visita on. Carlo Giovanardi Radio e Tv Capodistria, prospettive di sviluppo (Antonio Pesanti tagli ai programmi Rtv (Antonio Rocco) Rocco) Influsso dei cartoni animati nell’apprendimento dell’italiano I risultati dell’ultimo censimento (Roberto Battelli) (Diana Ternav) Comunità Il ruolo della nuova Università (intervista a Lucija Čok) Incontro Liceali del Carli e vertici CNI (Claudio Moscarda) La CI impari a coinvolgere un pubblico più vasto (intervista a Comunità Lea Širok) Libri: Albino Troian e Claudio Tonel Libri: »Caterina del Buso« di Lauro Decarli e »Sindrome di »Monumenta heraldica justinopolitana« del Crs (Claudio frontiera« di Aljoša Curavić Moscarda) Mostre: »Memorie della miniera« Mostre: »Vele al vento« Damian Fischer Gite: Dolomiti. Concerti: Ethnopolis, suggestioni etno Storia e cultura Bertocchi: Primo »Incontro delle tre regioni« Capodistria nei censimenti demografici (Dean Krmac) Gite: Valle, Sanvincenti, Duecastelli La poesia di Giovanni Fontanotti (intervista a Dora Fontanot) Storia e cultura La galleria A+A di Venezia (Aurora Fonda) La commedia »Nozze Capodistriane« (Dario Scher) Varie Cenni sull’autore, Domenico Venturini L’arte di fare il pane (M. Steffè) Nozze Capodistriane – Testo integrale del Primo atto I »furlani« della Bonifica di Sermino (intervista a Gianfranco La lezione etica di Inge Morath (Franco Juri) Vincoletto) Prosa: »Due donne« di Marco Apollonio Bepi Betalè, maceta caveresana (Lauro Decarli) »Una lettera a un amico disabile« di Elsa Apollonio L’ultima Semedela di Romano Bleche »Scrivi…« Mateja Vlasič Necrologi: Ermanno Giovannini, Emilio Bonazza Varie Una vita per la scuola di Crevatini (intervista a M. P. Casagrande) Compagni di scuola, breve viaggio crepuscolare (R. Battelli)

14 La città

A Rosa Lojk il »Microfono d’oro« Editoria: “L’armonica diatonica” E. Zonta, presentazione Lettere: Guido Braini sul pane fatto in casa “La Battana”, “Decalogo della convivenza” di A. Langer Le parole »tedesche« del nostro dialetto (L. Nalesini) (Associaz. Mediterran), “Edoardo Marzari, un prete scomodo” I parchi nazionali dell’Ovest degli Usa (Bruna Argenti) Libero Pelaschiar Necrologi: Silvio Stancich, Dario Desimone, Giuseppe Gite: Fiera agricola Verona, Istria meridionale Angelini, Emma Stopar (Scher), Giuseppina Soldatić, Vittorio Crevatini: Festa della convivenza, gemellaggio con San Luglio, Nello Pacchietto. Ginesio Bertocchi: “Saluto alla primavera”, escursione a Modena. Storia e cultura N. 18 – Giugno 2004 Europa e giovani in un discorso di don Edoardo Marzari “La signora smarrita” di Umberto Zuballi (L. Nalesini) Istria Nobilissima, premio fotografia a Damian Fischer Antonio Elio, patriarca di Gerusalemme Anton Marti, pioniere della Tv (G. Visintin) Altro Elenco dell’avifauna capodistriana (A. Cernaz) Uccelli di Capodistria e dintorni (Loris Dilena) L’arte dell’uccellagione (Aldo Cherini-La Sveglia) Usei e useleti nei proverbi istriani (Giuseppe Vatova) Uselando in Sarmin (Guido Braini) Usei e useleti nei soprannomi capodistriani (L. Decarli) Foto: Il Giro d’Italia a Capodistria (D. Fischer) Necrologi: Silvio Odogaso, Pietro Monaro, Luciano Kleva, Nello Pacchietto, Fulvio Lazzari.

Attualità La Slovenia nell’Unione europea (Eros Bičić) La Tv transfrontaliera (Loris Braico) Decalogo per la convivenza (Alexander Langer) Targa comunale alla CI “Santorio” “Senza confini” su Radio Morje (intervista a Luka Juri) Come migliorare l’italiano dei nostri ragazzi (O. Rossetto) Folkest: pioggia di note africane Comunità Mostre: Artisti di due minoranze, Sapori di festa Due minoranze un’unica collaborazione (M. Tremul) Nagovor umetnikov manjšin ob širitvi (Dušan Udovič) “Calegaria” torna il suono dei mandolini Ospiti: La Divina commedia in triestin con Nereo Zeper Concerti: Orchestra “Busoni”, Duo Dellyska, “Tango, mi amor!” Camerata strumentale italiana, JEFF Teatro: »I botoni dela montura« Gruppo teatrale per il dialetto Narciso Zucca, Gianni Pellizer e Claudio Marancina del FVG,

15 La città N. 19 – Dicembre 2004 N. 20 – Luglio 2005

* Numero tematico sul 50.mo del Memorandum di Londra Attualità Progetti Interreg Italia-Slovenia (Roberta Vincoletto) Attualità Un mare che unisce (Flavio Forlani) Oggi, 50 anni dopo (F. Juri) Comunità Dall’accordo di coalizione – Le Comunità nazionali Mostre: Incisori di Nola, Alice Zen, Umberto Radivo, Guido Dei pulpiti e delle prediche (R. Battelli) Porro Forum delle città ionico-adriatiche (A. Scheriani) Serate letterarie: Pierluigi Sabatti, Milica Kacin-Wohinz, Forum giovanile della minoranza (F. Forlani) Angela Nanetti Una proposta per far tornare le opere d’arte (M. Tremul) Visite: COOPED – Cammina Trieste Da Waters a Dalla passando per la nostra piazza (Andreaeffe) CI-Università: Incontro su »Collaborazione nel contesto Comunità europeo« Gemellaggio artisti Litorale e Piemonte Gita: Cantina vinicola Verteneglio, Napoli e dintorni Visita emigranti veneti del Brasile Sociale: ricordo di Silvio Odogaso Laurea: Roberta Vincoletto Storia e cultura Storia e cultura Per calli, slarghi, Piazza Da Ponte, strade e rati (Guido Porro) Bratina-Tomizza: dialogo di due minoranze Il curriculum del Rex. Testimonianze. 50.mo del memorandum: Il contesto storico I camini di Capodistria (Lauro Decarli, Miro Lozej) Le cronologie di Vlasta Beltram e Aldo Cherini Varie Il rimasto, cultore di teatro (intervista a Dario Scher) Commenti al n.19 de »La Città« (Milan Rakovac, Tomo Vidic, Il giornalista »diplomatico« (Miro Kocjan) Mariella Zorzet) Il milite della Difesa popolare (Armando Grmek) A Capodistria con una storica tailandese (L. Nalesini, Neung Gli americani e i tre villaggi di pescatori (Stefano Lusa) Lohapon) Il memoriale di Italo Sauro Sport Lettere: Gianluca da Modena »Coppa S.Nazario«, pesca sportiva Necrologi: Mario Argenti, Augusto Norbedo, Eros Bičić, Scuola Mario Abram, Maria Štanta (Fonda), Carolina Pincin. All’ombra dei campanili (Erik Scheriani) I siti web del Carli e di Aldo Cherini

16 La città

Poesia: »Tuffi vitali« di Luca Basiaco Storia e cultura Necrologi: Dario Scher La peste a Capodistria (I. Marković) Il trattato di Giovanni de Albertis »Fragmento del S.r Fabio Fini« N. 21 – Dicembre 2005 La visita dell’imperatore Ferdinando I (G. Visintin) Sport I giochi delle minoranze a Trieste (Arden Stancich) La passione sportiva di Nerone Olivieri (Ferdi Vidmar) Torneo: tressette, sponsor Modiano Scuola Spettacolo di fine anno, alunni della »Vergerio« Il club degli studenti italiani di Lubiana (Franco Juri) Neolaureati: Roberto Bonifacio (intervista) e Veronica Fonda Varie Profugo in calzoni corti a Capodistria (Ennio Opassi) »Chi son mi?« (Edoardo Milani) Foibe. Intervista con Fran Malečkar (Flavio Forlani) Il sito web di Radio Capodistria Lettere: Vinicio Bussani Necrologi: Maria Coslovich

N. 22 – Luglio 2006

* in retrocopertina 4 vignette di Franco Juri, poster centrale: »Capodistria 1845«

Attualità Ghetto. Aljoša Curavić sull’unitarietà della CNI Krmac: informatizzazione del censimento 1857 (Barbara Costamagna) Riscoprire i gioielli nascosti (Žitko, Steffè, Gabršček, Podberšič) »Taverna« (Andrea Effe) Comunità Partecipazione al Festival di Lubiana S. Basso: »Itinerari organistici« Serate letterarie: Isabella Flego, Stefano Tomassini, (in Pretorio) Dacia Maraini, »Enciclopedia istriana«, »Sindrome di frontiera« di Aljoša Curavić Mostre: Tilen Žbona, disegni asili italiani e sloveni Gite: Fasana e Brioni Ospiti: filodrammatica Ci Umago, »Teatrino Giullare« Attualità Bologna Bossedraga. L’ultimo muro (A. Cernaz) Musica: Soraimar, Rudy Linka, Wanda Trent Phillips, Franco Italia, ora una legge d’interesse permanente (M. Tremul) Bussani Riacquisto cittadinanza italiana (a.c.) Nuovo console Carlo Gambacurta Phare CBC: »Poeti di due minoranze« (C. Moscarda)

17 La città Interreg: »Agromin« N. 23 – Dicembre 2006 Nasce l’Ente »Carlo Combi« L’Ass. Genitori delle scuole italiane (intervista ad Arden Stancich) Comunità Trio Lazonta in Romagna Elenco sezioni artistico-culturali della CI Partecipazione Fiera agricola di Verona Incontro con delegazione chioggiotta Mostre: Ugo Pierri, Artisti di Chioggia Concorso: »Sapori di festa« Libri: Fulvio Monai, »Commentari« del Tommasini, Pino Roveredo, Olinto Mileta Serata: »Istriani al polo« - Francesco Negro, »Le confraternite« - Rino Cigui Teatro: »Delitto all’isola delle capre« Dramma di Fiume Musica: ventennale Marino Kranjac, Juan Garrido Group Semedella col coro »S.Servolo« di Buie Gita: Vittorio Veneto Sociale: »Sardelada 2006« Storia e cultura Il castello di Pietrapelosa (I. Flego) Pietrapelosa: leggende e pianta Il convento di S. Marta (testo e foto del 1921) Lo slavista capodistriano Umberto Urbani »Giornali istriani in italiano« di Monika Bertok (Stefano Lusa) Koprski duhovnik v boju proti fašizmu (Miro Kocjan) Poesia: »Dentri stretti nel silenzio« di Edo Zanco Forum Tomizza – Artistria Scuola Il »Girotondo dell’amicizia« (Franca Kovačič) S. Colombano, la nostra maestra di Capodistria (M.P. Casagrande) Asilo: in scena »Cenerentola« Attualità Foto: VI classe del 1974 Tv Capodistria sul satellite (Silvio Forza) Sport Da ne bomo kamenček v čevlju (Rudi Pavšič) Cicloturistica »Sui percorsi di S. Nazario« Insieme siamo più forti (M. Tremul) 13.mo Torneo di pandolo Una città di nuove opportunità (A. Scheriani) Varie Eterna Capodistria (F. Juri) La sezione italiana della Bibilioteca centrale (Amalia Interreg: »Le maggioranze conoscono le minoranze« Petronio) Comunità Giovanni Prodan, l’ultimo battirame (Ennio Opassi) Serate: »Scampoli istriani di fine estate«, »Un cavresan a Incontro al ZRS: »L’Italia e l’Europa orientale« con Stefano Bangkok«, »Ritratti: Rigoni Stern«. Santoro Musica: »Cappella civica« Trieste, Sergio Preden Lettere dal Siam: »Considerassioni, svolando sora S. Anna: concerto organista Riccardo Cossi l’Adriatico!« Gite: incontro con le CI di Dalmazia Un trenino di auguri!!! (Edoardo Milani) Libri: Antologia »Poeti di due minoranze« (Zlobec, Guagnini, La bicicletta del negozio di Betalè (Mario Vesnaver) Steffè) Necrologi: Giulio Manzini, Antonietta Derin, Angelo Bertocchi: »Saluto alla primavera« Gandusio, Tina Tedeško, Silva Novello, Maria Grazia Maier Mostre: Damian Fischer Storia e cultura Crevatini: Il rinnovo del cimitero di San Micel La poesia e gli studi di Paolo Blasi Il lascito fotografico di Libero Pizzarello (Salvator Žitko) Brani scelti dai »Commentari« del Tommasini Il Beato Monaldo da Capodistria e la Summa aurea (a.c.) L’Istria nel cuoredi Edo Zanco (Ennio Opassi) Scuola Interreg: Progetto »Scolaris« Foto: serie »Istituto Grisoni« di Pino Scher

18 La città

Laurea: Clio Diabatè Mostre: Gruppo lavori creativi, Gruppo lavori su seta di Varie Bertocchi, »Adopt an artist«, Aleksander Žerjal Considerassioni sula lingua italiana (L. Nalesini) Gita UI-UPT: Bologna e Modena. El manzo istrian (G. Braini) Storia e cultura Capodistriani in America (V. Bussani) Il progetto »Istria nel tempo« di Tv Capodistria Necrologi: Nives Mandič, Maria Battelli, Valeria Bressan, Il Dramma di Fiume a Bertocchi Renato Zucca, Giuliano Pellizer, Caterina Fermo Incontro »Poeti dell’Alto Adriatico« Carla Rotta alla Biblioteca centrale La poesia di Bepi Luna N. 24 – Giugno 2007 Simposio su Quarantotti Gambini (Nives Zudič Antonič) Titov miljnik pri Krkavčah (Matej Župančič) Scuola Semedella, scuola con vista sul mare Laureati: Oumar Diabatè Foto: L’VIII classe del 1967 Sport Escursione ciclistica »Sui percorsi di S. Nazario« XI edizione torneo briscola e tressette XIV torneo di pandolo Varie »Ora so cosa significa avere una famiglia« (intervista a Pino Scher) I »Calegaria« (intervista con Lean Klemenc) Testi del CD »Primo« dei »Calegaria« Tesi di laurea: rapporto bilinguismo-polizia La casa della Cameral (V. Bussani) Necrologi: Mario Fafangel

Attualità Il nuovo Centro »Carlo Combi« (Aleksandro Burra) Incontro Can italiana e ungherese Interreg – Il progetto SA.PE.VA Forum Tomizza: »Hic sunt leones« Comunità Serate: ambasciatore Pietro Ercole Ago, »Dal Rosa al Bianco e nero« (8.marzo), Festa della mamma (alunni »Vergerio«), Conferenze: »Minacce all’infanzia di oggi« (Nicoletta Bressan) Musica: presentazione CD »Primo« dei Caligaria in Loggia Concerti: due arpe »Sound of music«, Marco de Biasi al Museo, »Grande, grande, grande…« (canzone d’autore italiana), Ljoba Jenče (in Museo), Gruppi bandistici di Buie e Maresego Libri: »Gite per l’Istria«, Mario Gandusio (al centro), assieme ad altri due corridori Semedella con Cappella civica S. Giusto TS di Monfalcone, durante l'escursione ciclistica Sociale: »Sardelada« con la banda »Ongia« di Muggia »Sui percorsi di S. Nazario«

19 La città N. 25 – Dicembre 2007 Un artista da ricordare: Oreste Dequel (Ferdi Vidmar) CI Crevatini: la chiesetta di S. Colombano Quando le chiavi erano piccoli capolavori Scuola 25.mo asilo di Crevatini Dean Pellizer primo all’ex Tempore delle scuole della CNI Varie Cussì zogavimo una volta (V. Bussani) I numeri della tombola capodistriana (L. Decarli) Letere dal Siam: Paesi baltici (L. Nalesini) Necrologi: Primo Bertok

N. 26 – Giugno 2008

Attualità Salviamo un edificio della Capodistria storica (F. Juri) Prodi a Lubiana incontra la minoranza Le due minoranze dopo Schengen Interreg: il progetto Agromin Comunità Mostre: Pino Gropuzzo, »TriesteèFotografia«, Rajko Apollonio e Joso Knez, Interars Serate: »Gramsci: intellettuale del domani«, »Austria… felix?«, Teatro: »Goldoni terminus« (Dramma di Fiume), Compagnia »Pupi e fresedde« di Rifredi Libri: »Trieste salta il confine« di Maranzana, »L’Istria bizantina« di Novak (all’Archivio regionale), * Speciale odonimi »Protestantesimo in Istria« di Miculian Concerti: Gran galà melodico italiano col pianista Milko Attualità Čočev Riconoscimenti della Can comunale, prima edizione Spettacoli: »Fermi tutti…è Capodanno!« con TV Capodistria Ive Marković direttore della Biblioteca centrale e CI Pirano Il presidente italiano Napolitano in Slovenia Bertocchi: Quinto »Incontro delle tre regioni« AIAS premiata dal Comune Gita: Ciceria e Laurana Comunità Storia e cultura Serate letterarie: Boris Pahor, Edda Viler Una lettera di Kandler sulla toponomastica Mostre: Marco Juratovec Numerazione civica di Capodistria nel 1870 Bertocchi: formazione in campo agricolo Poster: pianta cittadina del primo Novecento Crevatini: gemellaggio con scuola di Dolina Giustinopoli dell’Asia minore Semedella col coro »S. Vito« di Marano Lagunare L’arte lirica di Rodolfo Moraro (Fabio Vidali) Gita Ui-Upt: Cinque terre

20 La città

Varie Storia e cultura Le vie di Capodistria (A. Cernaz) L’insegnamento della fisica nell’Ottocento (Loredana Sabaz) Poster: pianta rielaborata di Giacomo Fino Il prof. Giuseppe Accurti (Claudio Battelli) Piante: Capodistria 1956, Capodistria 1925 Giovanni Tacco e le regole del buon governo (a.c.) Scuola Una cartolina al dott. Nobile (Edoardo Milani) Laureati: Jana Belcijan, Valentina Lacovich »Dieze poesie« di Marco Apollonio (Elis Deghenghi Olujić) Necrologi: Bruna Morgan, Paola Zettin, Ennio Opassi, Maria »Lubiani«, raccolta poetica di Edo Zanco Basiaco, Claudia Marušič Il »Combi« alla Fiera del libro di Lubiana Una poesia tradotta da Francesco Combi Scuola N. 27 – Dicembre 2008 »Premio Pellizzer« ad Anita Dessardo (intervista) »Ci siamo messi in gioco« allievi del Carli Poesie: Mia Dellore, Aleksandra Čirkovič, Luka Zaro, Monica Santin Varie Črt Brajnik, la passione per il documentario A colloquio con lo scultore Loris Morosini Più fondi dal bilancio comunale (A. Scheriani) Conoscere il bilinguismo Un confine, una storia (V. Bussani) Letere dal Siam: Giordania Opassi, l’ultimo articolo Necrologi: Maria Bisiach, Giovanni Brainich

Attualità Dei diritti e delle pene (R. Battelli) Investire sulle persone (M. Tremul) Visite ambasciatori Verga e Pietromarchi Campagna elettorale seggio specifico Interreg: Progetto Mi.Ma. Collaborazione tra Università Perchè la lingua si va impoverendo? Beatificazione don Bonifacio Comunità Gita Ui-Upt: Campania Matteo Scocir, indimenticato mentore del Gruppo Serate: 25.mo scomparsa di Matteo Scocir mandolinistico della CI di Capodistria Ospiti: Associazione »Sonček« Mostre: Elsa Apollonio Il Gruppo filodrammatico L’Alpe Adria PUF Festival alla CI Crevatini: Ex Tempore »Benvenuto autunno«

21 La città N. 28 – Giugno 2009 Canti patriarchini al Duomo (I. Marković) »Capodistria 1947. L’ultimo confine« di Lucio Gridelli (intervista) Scuola Studenti incontrano i rappresentanti della CNI Campus studentesco itinerante I ragazzi del Carli a Barcellona Presentazione ricerca »Capodistria per sempre« »Giulio Coniglio« degli alunni di Semedella Asilo: in scena »Cappuccetto rosso« Foto: II, III, IV classe di Bertocchi nel 1955 Laureati: Pamela Vincoletto Varie II edizione premi Can Calegaria: sala di lettura intitolata a Tomizza Raduno della Mailing list Histria Comune: premiati Aldo Zubin e Fabio Steffè Letere dal Siam: Montenegro (Lucio Nalesini) Necrologi: Lidia Kozlovich, Zvest Apollonio, Nazario Norbedo, Gregor Abram, Giuliana Verardo, Giorgina Pulić.

Attualità Auguri Radio Capodistria (A. Curavić) A margine del 60.mo (G. Visintin) Al trasmettitore di Croce Bianca (F. Vidmar) Nasce il sito della Can comunale Una libreria italiana nell’area costiera (a.c.) L’archivio di Tv Capodistria (Ketty Kovačič Poldrugovac) Interreg: »Santuari Mariani dall’Adriatico alle Alpi« Comunità Ospiti: studenti Lombardia e S. Lucia, Accademia italiana della cucina Libri: gli »Itinerari« del Sanudo, »L’altra parte del cielo« di M. Apollonio Mostre: Artisti del FVG Concerti: Monica Cesar e Neven Stipanov, Transhistria electric Serate: ombudsman Čebašek Travnik, omaggio a Giorgio Depangher Nasce il coro »Porporella« Bertocchi: »Saluto alla primavera«, commedia »Il paese di carta« Gita: Istria centrale Storia e cultura Chiesa e convento di S. Domenico (Antonio Alisi) La Casa di pena di Capodistria (Vlasta Beltram) Crevatini: il disperso che non voleva tornare (M. P. Casagrande) Uno sketch della Filodrammatica CI con Corrado Cimador, Sergio Settomini e Franca Kovačič

22 La città Nino e i suoi ricordi di Giusterna

Giovanni Kavalič nasce 82 anni fa nella contrada di Giusterna, poco fuori Capodistria. Una zona esclusiva, oggi come in passato. Prima dell’esodo famiglie capodistriane benestanti vi possedevano delle villette e appezzamenti di terra coltivati da coloni. Oggi a Giusterna ci sono tante belle case, bar, la piscina coperta e, oltre la strada, la spiaggia pubblica. Abbiamo incontrato il sior Nino a Isola, dove abita con la sua famiglia dal ‘52, e ne è nata questa chiacchierata.

ierimo, fora del Ponte de tola , come i Dove andava a cacciare? diseva. Torno, qua de noi…i leveri no crepava de Ponte de tola? veciaia! Là che xe la Porporela, no? La iera Come faceva a lavorare la campagna el ponte, dopo là iera el mareto, ghe con questa menomazione? disevimo noi. Dopo iera el canalon Me domando tante volte: quei che ga i dell’Ara che andava torno Capodistria, brassi boni, come che i fa a bater fiaca. Lu passava soto el ponte de la Muda. El ciodeva el manigo de la sapa, el verzeva mareto saria un tochetin de mar, un buso: la man, la meteva atorno el manigo e con là dela Porporela iera quel più grande quel altra el lavorava. Sei fioi ga tirà su. – perchè là i pescava, el secondo iera Dove abitavate a Giusterna? devanti la ceseta de Semedela, el terso Xe una strada che andava, quando xe mareto iera a Giusterna, là che xe ‘desso vegnù quela volta che ga calà là de Rex el bagno, e l’ultimo dove che finissi le che xe vegnù la tera fina in mar, alora ultime case verso Isola...ancora desso i passava adiritura co le coriere su per se conossi. Se ghe diseva mareto, picolo quela strada de Giusterna e andava fina mar, perchè andava l’aqua dei tombini in indove che xe ‘desso l’ospedal. Dossento mar e oltre quei tombini vegniva l’aqua metri dala costa in su, iera la casa. Iera la Da dove provengono i Kavalič? salada de qua. casa colonica, iera una canisela – tra casa Mio nono xe nato nel 1871, che me lo Come si chiamava suo padre? e casa – e del altra parte iera la casa dei ricordo ben, lu diseva che la fameia iera Giusto. Intanto a iera invalido. I andava paroni. Lori gaveva la luce e la radio. Noi vignuda dal Piemonte. E in Piemonte a cacia de contrabando. Se tratava de no, anca se ierimo tacai, un metro e meso xe un cognome sai largo, Cavalli. Un magnar, no ‘ndava per farse i soldi. E una via uno de l’altro. E una ceseta iera. Giovanni Cavalli ga inventà la canna volta, mi gavevo tre ani, el ga messo el I proprietari, i Favento, venivano rigada dei cannoni. Vero xe che i Kavalič s’ciopo carigo sule scale. Scale de legno, spesso? i xe a Maresego almeno dal 1600. Del se vedi sarà andà su, ga partì un colpo che D’estate, lori vegniva un tre mesi. I nostro ramo xe vignudi a lavorar come ga ciapà su’ scalin e me ga sfiorà. Lu ga portava amichi, i se ga fato la pista de coloni pei signori de Capodistria. E i se ciapà el tiro nela man e ‘l ga perso l’uso balo. I veva le luci argentade, che fasseva spostava: mio bisnono xe nato in , dela man destra. Sinquanta giorni a iera luce sula sala de balo. mio nono in San Micel, mio papà in in ospedal Valdoltra. Quali altre famiglie cittadine avevano Sermin, e noialtri a Giusterna. Vevimo soranome Stùr. Parliamo di Giusterna. I Stur ven a Giusterna nel 1914. I ga sta in quela casa indove che son nato mi e che xe nata mia mama anche fin’al ‘39; dopo nel ‘39 semo andai star in Provè, sora el Rex. Lori i xe stai la fina al ‘54, poi i xe vegnui a Capodistria, sul montaron, Calle dell’agricoltore num.14. La i ga sta, e dopo i mii genitori con tre fioi xe andai a Trieste nel 1962. Sua mamma? Macor la iera de nubile. Mio nono de parte de mama, prima de morir el gaveva gambià 17 loghi. Miseria iera. Se andava de un paron al altro. E la che ti andavi iera sempre pezo, de solito. Allora i suoi antenati hanno fatto sempre i contadini? Difati mi go fatto l’indirizo agricolo della scola de aviamento, a Capodistria. Noi

23 La città campagna a Giusterna? Tornando all’infanzia… mandà ela che la iera ancora in leto, e Una parte che ciapava del mar fina al Iera un ordine casa che forsi ogi no xe mio zio gaveva passà davanti ala corte Monte San Marco iera i Totto, lavorava più. Mi no go mai portà una camisa, col caro…perchè gaveva quela jara del per lori Zorzet, Pecchiari, i Argenti, calze…dei fradei. Ognidun gaveimo Isonso, quela tonda. E sto caro fa bordèl, Novel. Più in qua iera i Norbedi: una el suo casseton, e là te gavevi; se no te e ‘vevimo l’unica strada per andar de una famiglia Norbedo iera drio el Monte gavevi jera afar tuo – diseva mama. E noi parte dela campagna passar per la corte de San Marco, e un altra xe qua vissin no se ciodevimo una roba. I soldi no iera de lori. E xe vegnù zo e ghe fa a mio l’ospedal…i xe ancora qua. mai, solo d’estate che i andava a Trieste, zio »Terminarè de far bordel? Perchè Recentemente è morto Nazario alora iera un pochi de soldi che bisognava noi dormimo a sta ora«. E mio zio ga Norbedo. spartir per duto l’ano. E iera un cassetin ciapà la scuria che gaveva pel manzo, la Lu iera l’ultimo propietario che vevimo che noi passavimo a contarli: mai che ga voltada in modo che resti grosso, e in Provè. Ela iera vedova la veva l’osteria qualchidun gavessi ciolto venti centesimi ghe disi »Gavè terminà de far strage dei in Semedela. fora. Me ga tocà una volta, mi e mio poveri? Adesso comanda Mussolini!« El Mi parli della sua infanzia. secondo fradel Eto (Nazario, ndr) che sta iera pena vegnù casa de militar. Eco quel Mi son del ‘27. Penso che go gavudo a Capodistria, lavoravimo…iera un parè iera, del resto iera una persona ala mano. una scola de mio papà, tremenda. Lu de rose cussì…e lavoraimo per la parona. E il farmacista Ghino non veniva da iera…insoma saveva leger e scriver, ma E cussì che andaimo avanti iera su una voi? iera analfabeta per el resto. Però al me ga piereta una de sinque lire de argento. E Lori gaveva una vileta più soto. Ma insegnà el modo de no lassarse butar zo. ciogo sto soldo, vado a casa e ghe digo de solito vegniva sior Ciso, el papà de E questo, no solo mi anche a fradei, ga »Papà, vara go trovà, ghe digo, go trovà Giorgio (Cesare, ndr). Mi con Giorgio restà sta roba. Perchè una volta la parona sinque lire«. »Dove iera?« a me fa. »Là zogavo zo in corte de lori. la gaveva dito…i se gaveva becà per che vevimo de lavorar, go trovà su una I Favento erano notoriamente qualcossa- »Giusto! E se mi te dassi una piera«. »Portighe ala parona subito. La antifascisti, vero? sberla?«. »Mi te inpiro un deo in tel cul ga messo per veder se semo onesti!« Sior Ghino sicuro. Perchè lu adiritura – a ga dito – e te buto oltra la ringhiera«; Suo marito invece? jutava i partigiani co’ le medicine. Quel e la ga scampà e la se ga serà in casa. Piero, el fradel più vecio del farmacista savevimo. Iera siora Lina, la parona. Era la moglie del Favento? Ghino. Lu iera bonissimo, tropo bon. A Mia zia andava farghe lavori, d’estate Sì, una dalmata iera ela, Robba de vigniva in corte, parlava con noi. Solo specialmente. Iera gente bona lori, per cognome. una volta me ricordo, se vedi che lo ga ben.

12.6.1939 – Avviamento professionale »Gian Rinaldo Carli«. Sopra: Dionello Decarli (Carlon), Livio Carini (Conda de la becaria), Depangher (Stelin), ? , Dagostini, Ravalico, Perini, Fantini, Roberto Purgher, Bacci. Sotto: Giovanni Cavalli (Kavalič), Luigi Calderon, Michele Dobrilla (fio del muto Dobrila), Sergio Bonivento, Enea Fikfak, Antonio Favento, Pietro Lonzar (Casto), Ceppi (su pel porto), Romano Decarlo, ? , Mario Depangher.

24 La città

Voi in casa parlavate solo italiano? niente; e la dottoressa…due anca tre Che differenza c’era tra coloni e No saveva nissun sloven, gnanca nono. volte ala setimana, la se ga netà i soldi. paolani? Anzi el vecio iera quasi nazionalista. La la Cominciava malamente. Son andà su e Intanto noi coloni anca viveimo co la gaveva anca con San Nasario…cossa ghe me go ciolto con mi un che iera segretario roba che fasseimo, e i paolani bona parte entra…perchè San Nasario xe de , del partito qua, komitet, tempo prima.. iera roba che i vendeva. Noi fasseimo no? »Quel mona de s’ciavo« diseva. che ierimo amichi dopo. A Isola el iera anca per casa, perchè ti dovevi far patate, Andavate in chiesa? lui. Ghe digo »Ven con mi che desso ti roba, quel quel altro. Come mezadri, Poco. Noi vevimo la ceseta, fra meso le sentirà quel che parlo coi mii«. Ghe go metà dovevimo darghe al paron. due case. Me par che la iera intitolada ala fato mama, che tiri fora i conti la roba Avevate bestiame? Madona che ven in setembre, la Madona come che xe, e iera bastansa soldi de dar Gaveimo la stala del porco. Per l’afito picia. Dopo la guera i la ga butada via. de qua de là. E ghe digo »Gavè fina desso dela stala doveimo darghe un parsuto al Xe stada butada quela via, quela che iera dà de magnar voi ai siori, e desso xe meio paron. In un ano. Dopo gaveimo o la vaca, dei Burlini Vatovaz, vissin la scola, e che i ve daghi lori de magnar«. E cussì i o el manzo, una bestia per volta perchè quela del conte Totto che serti coloni ga xe andadi. Veva deciso mama de andar no iera tanto de darghe de magnar. tirà via la pila de l’aquasanta per meterla via, perchè coi fioi pici no la podeva più Con la riforma agraria i coloni hanno in stala. andar avanti. Xe andadi papà, mama e i assunto la proprieta delle campagne Chi questi? fioi, i tre ultimi. Papà e mama xe sepelidi che lavoravano. Anche voi? Lassemo star. Iera i unici de quei coloni a Trieste. I fradei xe sempre là, ogni tanto Qua la storia la se complica. Nel ‘45- veci, che ga ciapà la tera. E insoma, se vedemo. Lori se ga tegnù el cognome ’46 mi son andà lavorar nel comitato de disevo, se andava a messa in sta ceseta Cavalli, come che iera soto l’Italia. Semedela. una volta al anno, me ricordo che vegniva Voi da quando siete Kavalič? Così giovane? el prete Bassa, che se fasseva quele Mi Cavalich, col -c e -ch che ierimo E…quela volta chi veva le scole. El magnade, bevude, dopo ch’el terminava. soto l’Austria. Dopo qua, la question segretario che iera Zornada, ga dito che Noi fioi vardavimo. E una roba, per dir… dei cognomi iera una roba sempre…de ga la Quinta, ma drio de come ch’el mia mama no la andava sai in cesa, ma gratarse. Perchè mi me ga gambià i nomi scriveva forsi gaveva la Quarta sì e no. ne portava noi de pici: una volta ierimo adiritura…che quel xe schifoso…mi son Chi era Zornada, un nativo del posto? restai senza luce, e la fa »Nino, ven con mi un momento«. Verta la cesa semo diventà Ivan…che no me go mai ciamà… Lori iera vegnudi dopo il ‘900 de Rozzo, andai dentro, vemo tira zo le candele mio papà iera Just, mia mama Pavla. Uff, Željko…noi ghe disevimo Desiderio… grosse de l’altar, e ‘vemo portà el seghin go vudo storie, no storie…ghe le go fate iera el fradel più vecio de Angelo. E e sul banco, là dove che la gente stava mi storie! lui ga dito »Nino, ti vol vegnir lavorar inzenociada, ela tegniva e mi segavo. A Giusterna c’erano solo case qua?« E ghe digo »Bon, vegno«. Le candele scurtade le ‘vemo rimesse al padronali e coloni o avevano terreni Fassevo i permessi per andar a Trieste, suo posto col pavèr. E ghe fasso cussì, anche i paolani? che i lassava una cesta o un saco de andando a casa »Mama, ma ‘vemo fato Vegniva paolani. Difati i Casti (Lonzar, bisi…niente de più. Oltre el confin qua, un pecà cussì a tajar le candele in cesa, ndr), i Sùca (Zucca, ndr), i Cagatenero Risàn, no se andava. E chi che gaveva no?« La me fa, con quel modo che la ga (Scher, ndr), dopo iera i Grio de Pescaria qualcossa, capodistriani specialmente, ela »Nino, i poveri pol rubar anche in vecia e…tanti altri, un grumo de quei che iera paolani, vigniva là e ghe cesa«. Varò gavù quei sete oto anni. capodistriani. fassevo sti bilietti e zercavo de darghe Mi parla dei suoi fratelli? Mi son Giovanni, Nino, el più vecio del ‘27. Po xe Nazario, che ga do ani meno de mi. Piero del ‘31, poi xe vegnuda Gianna del ‘42, Giuseppe – Bepi nel ‘45, e nel ‘50 xe vegnù l’ultimo fradel, Italo. Quel ano me go sposà cussì che ierimo mia suocera col picio in brasso e mia mama. La sua famiglia non è esodata. Come mai? Prima papà no voleva. Noi no ierimo per moverse sai. Andar a Trieste, dove, cossa far? Solo una volta dopo verso el ‘63 lori i xe andai via. Son andà un giorno su, la sorela la se veva malà, che la lavorava ala Tomos…e ghe andava anche ben…e la xe andada in ospedal a Piran e invesse de star meio xe stada pezo, col cuor che ancora ogi la bassila. E la gente, i operai, invesse de darghe una man, qualcossa, i ghe ga dito che xe meio che la se licenzi, cussì la ga restà sensa assicurazion, senza

25 La città quanto più. Dopo sta roba me ga costà mesi e mezo vevo lavorà in uficio e se La busa de Sùca (Zucca, ndr), el Canalòn caro a mi. Son andà de Pecchiari, che lavorava anche ben. dei Violi…che de cognome lori iera iera tipografo a Capodistria, ch’el me E dov’era questo ufficio? Zorzet. Là iera un grandioso ròver che, fassi dei bilietti verdi, mi gavevo solo de Dove xe la cesa de Semedela, la prima vanti de andar via, lo ga butà zo; pecà, metter su nome cognome, chili e via. E casa tacada. iera un monumento, iera. E dopo, a iera fato, distrigavo un grumo de gente. Lì vicino c’è un monumento che ricorda seconda, de chi che lavorava quel toco: Se ga presentà un giorno do polizioti… una ex caserma di carabinieri dove la là dei Caligheti, là dei Franzi… me ricordo ancora adesso…e me fa gente veniva rinchiusa e torturata. Verso Isola c’e’ la contrada di Provè. »Ti son ti Cavàli?«. Ghe digo »Sì«. »Ti Bale. Ghe go dito a Ernesto Vatovec, ex Cosa la divide da Giusterna? fassi ti i permessi per ‘ndar a Trieste, combatente, una volta »Ma dove iera sta Un canalon. Provè va vanti fina el buron per la roba?«. Ghe digo »Sì«. »Quanti preson?«. El se ga messo rider. Là no iera sora ‘l Rex e dopo, là del ospedal, semo te ga fato?« Go dito »No so«…altrochè i carabinieri. A gnanca un chilometro de za a Vilisàn. Vilisan iera de Capodistria e savevo…e ga dito »Vara che te ga fato più Capodistria, per quei pochi contadini che ghe xe sta dà a Isola. ti che tuta la parte dela Zona B« che iera ierimo, noi no ne ocoreva una caserma Quando? Ai tempi dell’Italia o dopo? qua fina Umago. E i ga dito »Sta ‘tento!« là. Ciaro? Iera a Capodistria la preson Dopo, bastansa dopo. Difatti Provè, mi go un libreto che parla del cantier de e i xe andai via. Un iera un Pecchiari de che no ti podevi scampar. Mi so chi che Capodistria, cantiere Istria…mi go rivà Muja, che dopo gavemo anche lavorà stava là de casa, i se gambiava: una volta lavorar pochi giorni che iera del ‘43, dopo insieme in aquedoto, e un altro iera un stava un Sùca, ma Pellarini iera el paron se ga ribaltà l’Italia, dopo semo andai certo Sturman. E insoma, la matina dopo, de quela casa. Iera anche un’ostaria…no fora…e la scrivi ancora, l’ultima volta vado de Desiderio e ghe digo che no voio me ricordo come la se ciamava. che go trovà, scrito »Provè«. Dopo la più star qua. »E perchè?« el me fa. »No Mi elenca qualche toponimo locale di guera Provè ga sparì, noi però ciamavimo go voia mi de finir mal« go dito. Quatro Giusterna? sempre Provè.

E’ fertile la terra di queste contrade? Semedela iera tera forte però iera vin de ciodi. Frutava sai le vide…che iera i Bensici, Ceppi, no?...ma el vin no iera bon per via del argila no riessi ben. Inveze a Giusterna iera tera mista, ciara. Noi difatti, i vegniva cior de Trieste i vini. In Semedela i andava perchè i vendeva sai più a bon marcà. Qua de noi iera a 1.10, 1.15 al litro e lori i lo vendeva a 90 centesimi. Però quando iera la sagra, mi me ricordo una volta, iera…cussì che i ciodeva vin cussì restava sula tavola. El vin de Semedela no iera bon. Che tipi di vino si produceva? Noi fasseimo refosco…misto a negratenera, e un poco de bianco. Mio zio, Casto (Lonzar, ndr), gaveva anche moscato de cipro. Per il resto, cosa si coltivava tra Giusterna e Provè? Bisi…«robe per la barca« disevimo noi…per andar Trieste. Se portava a Capodistria col careto tirà del muss. Lungo la costa, oltre el ponte de tola, subito a sinistra iera el mandracio. E’ andato anche lei qualche volta? Sì. Difati me go carigà de pulisi. Mia mama fasseva tre mesi, ogni secondo giorno. Tre mesi a casa e tre mesi al mercato Trieste. La vegniva a casa, la sera se andava un poco più tardi che la dormiva in barca e la matina la iera sul mercato a Trieste. E ver i fioi casa…iera dura. I pescatori venivano a Giusterna? I vegniva co una casseta de sardoni in

26 La città spala, povera gente, e me ricordo che Lo ha mai visto? agraria. Avete ricevuto dei terreni, quando che li portava no iera propio Lavorava mia zia là, altro che visto. come coloni? freschi freschi perchè i se li passava sule Veniva a fare il bagno? La mia familia ga vù la pegola, mentre spale ore. El pessi becàva un poco in Mi no l’ò visto a far el bagno. Lo go visto i altri tuti i paroni iera italiani, noi boca. Qualche volta iera za andà. zogar con suo cognà la bala in strada, gaveimo una parona slovena. Questo Cosa si mangiava a casa vostra? perchè quela volta passava là un auto Norbedo Nazario, sua mama iera Gec, Mia nona iera brava de cusinar. La ogni meza ora. Quela volta lu ziogava slovena…vedova, che la veva l’ostaria in minestra iera una volta al giorno, sicuro. con l’Edera. Semedela. Polenta e…magnari più boni, come el E i Cobolli di Capodistria? Ma non eravate coloni dei Favento? brodeto che ancora ogi son mato mi, e i Coboli Gigli iera un ministro in tempo Fina el ‘39. E dopo semo andai zo. Semo fasseva savor de sardoni e sardele. Quei de Mussolini e lu ga fato far quela volta andai in Provè. Insoma, lori i ga dito là iera i magnari boni. el moleto e la scola in San Marco. Iera »Ara che qua xe tera nostra«. Mi son Andavate in città? quei tempi che ga fato anche l’acquedoto. andà a veder a Capodistria per via de Andavimo la domenica. Andavimo Su fio Giorgio andava de sto Nicolò sta riforma agraria. Mi, tra l’altro, per perchè gavevimo la mezàta, che i ne dava Ortolan. la riforma agraria iero andà torno a far i un do schei, e andavimo bever su per la Nino, lei dove ha frequentato la afiti provisori, quel tempo che lavoravo Calegaria…de Celestina se ciamava, iera scuola? al comitato de Semedela. Ghe digo »Se un bar. E andavimo a bever el vermouth Prima e seconda classe a Giusterna, soto i ciapa duti, ciaparemo anca noialtri«. che iera poco più caro che el vin. la Vila Ida. Terza, quarta e quinta go fato E l’ostia…Fora in strada! E son andà Le feste… San Marco, la scola nova. E go fato tre domandarghe a Capodistria, iera tropo Giusterna no gaveva sagre, però balo iera anni de aviamento a Capodistria. tardi. Poco dopo semo andai star a sempre. E no iera mai barufe…pena che Prima non mi ha risposto sulla Riforma Capodistria sul montaron. Xe vegnù gente ti andavi fora, verso Bertochi de quele parti iera sempre qualche caligada. A Giusterna, all’epoca c’erano famiglie slovene? Sì, iera un Dobrinja, vizin de noi propio…, che el xe andà anche coi tedeschi, xe morto qualche ano fa a Trieste. Un Pečar, xe morti duti quanti za là. Come mai certi andavano con i tedeschi? No i andava no, perchè…i li ga ciolti dentro. Mi go fato sie mesi e mezo dela TODT. I ne ga ciamà a Capodistria, e se no ti andavi…i te fasseva far un gireto col treno, no? Al ballo venivano anche da Capodistria? Diversi. Tanti i vegniva impararse a balar per dopo mostrar che i sà in cità. Un’altra famiglia di Giusterna sono i Babich detti Ortolani. Nicolò xe el fio, vissin de Eto Norbedo. Là che iera la casa del conte Totto, drito su, andando verso San Marco, a metà monte. C’erano diverse ville, ma non solo di capodistriani. Anche triestini, diversi ebrei. El fradel de mio nono, lui ga ciapà un toco de tera de Serafino Bretschneider, se ciamava. Questo me ricordo, quando iera i tedeschi che i fasseva i rastrellamenti, iera una tabela sula porta, iera scrito »Questa casa è sotto la protezione di Serafino Bretschneider, di nazionalità svizzera«. Anche il famoso calciatore Nereo Rocco aveva una villa, no? Come no. Una dele due vilete soto, Vila Maria e Vila Teresa, xe due vile gemele.

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de fora. E i xe andai dentro in casa, butai Se ga scaregà ex colaboratori dei tedeschi. andar via quanto prima. De là (in Italia, fora de casa coloni veci de secoli come i Mi andavo per le case…perchè la gente ndr) i tirava e de qua (Zona jugoslava, Pecchiari. E dopo xe un’altra familia più sà, me conosseva e me contava. Prima ndr) i fracava. E la gente iera in mezo. avanti che iera Zorzet, i Violi…lori su per corte che xe qua vanti, iera un dei ustassi Mi, ghe digo, dato che un pochetin iero le scale i altri zo. I se ga tegnù anche oio e (ustaši, ndr). I xe vignui via de là che i conossù anche, no vevimo grane de vin che gaveva roba sua, de lori. iera, i ga rivà sbrissar. nissuna fata con nissun…mi no go vu Sta gente è venuta dai villaggi Come ricorda gli anni dell’esodo? storie; go vù storie qualcossa ma me la go mandando la gente del posto fuori di Xe le peste che conossevo duti, perchè cavada. Ma la gente sà, se ti ghe vadi la casa? i parenti gaveimo a Capodistria noi. sera sigàrghe…a questo Nicolò Ortolan Sì. Pecchiari xe andà star a Capodistria Pensando ogi, iera una roba…grave. Iera cossa ch’el mandarà i fioi in scola sula Madoneta là che ‘l gaveva un cognà, una barafusa dove che la gente no saveva italiana, e Nicolò ga dito »Mi li tegno a int’una stanza cinque de lori. I Violi i xe cossa far, una roba l’altra…pareva che el casa. Se no i va a scola italiana i restarà vignui vissin l’osteria zo, iera una casa de massimo che se podeva ver iera quel de casa«. E dopo i xe andai in scola italiana. un triestin, li ga messi là. Ma sti coloni non potevano denunciare che qualcuno li sta buttando fuori di casa? No. Perchè lori iera coloni del conte Totto. E che c’entra? Erano pur sempre diventati proprietari per decreto? No iera leggi, e se iera no vegniva rispetade. Xe come ogi sul bilinguismo. No iera ne chi fasseva le legi, ne chi – una volta fate – le saveva rispetar e interpretar. E te gavevi solo a confronti direti cussì, se te podevi, se ti ieri in un dato logo una roba l’altra, ti podevi farte valer. Altrimenti iera niente. Quanto è andata avanti quest’anarchia? Dopo xe vegnù la rogna dela Jugoslavia.

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E mia sorela e i mii fradei ghe xe vignù nel ‘48…e ‘l fa »Cossa fassè qua?«. Ghe d’acqua? anche la carta per la scola slovena, e no digo »Terminemo«. »E ma – ‘l disi - noi Sicuro che la xe. Andando de Giusterna i xe andai. spetavimo su«. Perchè i gaveva de serar verso Capodistria xe quela strada sù con E lei? l’oficina. Ghe digo »Portemo subito su quele vilete, xe una strada che va dentro. Xe un che quando iera la inaugurazion sta roba« E el fa »I ve ga dà qualcossa?« A destra iera sorgente, iera sempre de la scola a Isola…mi iero Kavalič, che Digo »Noi no vemo domandà e no ne ga acqua…so che gavemo cambià i tubi, me conosseva…e me fa »Mah…sta scola dà«. Mi vevo una paura mata e quel altro, iera de scavar, insoma…cativo perchè xe bela granda, tuto quanto, però la xe guardi, pusà su qualche spina qualcossa, iera sempre l’acqua che boìva fora. E tropo granda per i italiani de qua«. E che mori...lu iera pescador de fameia iera anche un pozo de soto. Là doveva mi ghe go risposto de colpo, ghe fasso e mi capivo che xe pericoloso caminar anche esser sta perchè iera un molo »Se tuti quei che ga cognome italian i sule bote piene. E xe andà su – lu iera el romano là. Là che xe desso la piscina, dovaria vegnir a scola italiana, la saria capo – e ga parlà col paron. Ne ga portà verso Capodistria iera le fondamenta, tropo picia«. E con questo se ga terminà un litro de vin e tre pomi per omo. No li se conosseva. Come qua a Isola che se el discorso. ‘vemo tocai. vedi a San Simon e davanti la fabrica de Perchè l’esodo coinvolse più le città E si è trovato bene a Isola? matoni in Vilesan. che le campagne? Subito me son trovà ben. Seben che Ha mai rivisto gli amici di allora? In campagna la gente no veva radio, no iera de Capodistria me resta sempre un bel Se gavemo perso completamente. No giornai, e i raporti coi vicini sloveni…se ricordo, là go girà fino ai 22 anni. i vol ver da far con la gente de qua. Xe se conosseva, se se capiva e alora no iera Capodistria e Giusterna sono cambiate quela paura. Invesse là Capodistria, Isola, molto negli ultimi anni… quela stesa roba che fasseva qualchidun Piran, qua i lavorava de una contrada al Forsi val quel che ga dito un a Piran, che vigniva de Trieste qua, i primi, che altra, qua i se parlava… che a Piran saria bon ma che ghe manca vegniva vardai con sospetto…e dove che Ma anche i paolani avevano contatti l’anima. i va e cossa che i fa. Iera una roba bruta. con la gente di fuori, eppur… In una delle ville di Giusterna, nel ‘47 Non è che lei direttamente ha fatto a I paolani iera gente onesta, bravi de hanno avviato la prima scuola per loro qualcosa di male? lavorar, no xe che dir, i ne rispetava noi, marittimi. Macchè…dove…no gaveimo per cossa noi podevimo caminar per le campagne Sì. I gaveva una barca de legno, me gnanca. sue, perchè fassevimo i guardiani in certo ricordo iera anca due mule che studiava. Dove andavate a fare il bagno da qual modo. No tuti lassava andar per la Insegnava…no me ricordo come che se ragazzi? curta. I Casti iera parenti nostri, i Suchi ciamava…so che i ghe diseva ‘compagno Al Moleto prima de tuto, e dopo – prima iera gente bravissima. John’. del Moleto, verso Isola, sun quel giro – Stavate insieme per fare una cantata? Una macchietta che le torna in mente? iera familie anche, giovini, de Derin. Noi No, con lori mai. I se tigniva per sè. Per Iera un sloven…Tuljak, se ciamava, ierimo in acqua. Andavimo dacordo coi quel son vegnù anca a Isola mi. xe morto qualche anno fa, iera un che fioi dei paroni, dela gente. Perchè? lavorava come fameio, per le case de Andavate più daccordo con loro che Perchè l’isolan…Capodistria iera una contadini. Quando che ga terminà la con i paolani ?! specie de elite, perchè iera gente studiada guera, siben ch’el iera analfabeta, lu Ma no una volta: diese volte! Xe e…quei che no iera studiai sai, tigniva ghe piaseva far come poesie, roba. E el dificile spiegar. No so perchè. La Vila quel »Ga dito el sior conte!« »Ga dito el cantava una volta in osteria »Soto il ponte Ida, là stava un ingegner…Dorigo iera marchese!«, no? A Isola no iera ste robe di Strugnano iera un cranzo che cagava« el paron…e quando che i xe vegnui a qua. E qua per noi iera…come che ierimo e quel altro ghe diseva »Lassila là«. El inaugurar el monumento a Nasario Sauro, noi fora; noi non vevimo de risponder se ga fato un mese de lavori volontari a Capodistria, lori in quela volta i gaveva solo che al paron e con quel là ti gavevi obligatori. quele radio a galena. I ne ga ciamà su, de far come che ti savevi. Cos’erano le rebòte? me ricordo, e go sta là e i me dava scoltar Per cui trova che capodistriani e isolani Noi le strade se le governavimo soli insieme coi fioi. erano diversi? da sempre, iera rebota, iera prima de Ricorda la Parenzana? Si fermava solo Molto. Capodistriani…mi go lavorà vendemia. Iera una familia che dirigeva, a Semedella o anche a Giusterna? in una casa de Cale Porta maggiore, do fradei Grio. Lori pensava per la jarìna Solo a Semedela. I ne imparava a saludar fassevimo l’inpianto de l’acquedoto mi per quel quel altro, e se fazeva le strade, e Mario Vascon (stava zo vizin la cesa i canai…le tresse ghe disevimo, che no quando che passa el treno col saluto de Capussini), in cantina metevimo vegni l’acqua, che no sbreghi. romano. Una volta passa la Parensana, un tubi, roba…e iera sei o sete bote de vin, Su vecchie carte ho trovato il toponimo mula ga fato sto saluto romano e dal treno gaveva sto qua. Ma porca Eva, no saria Palazzetto. Di cosa si tratta? no i ghe ga tirà una pala de bronsi?!…. andà tocar per bever un bicer de vin. El Palasseto xe l’osteria de Giusterna. sà che i gaveva el forno drento. E sior Insoma, caminava sta roba bastansa, Quel iera el Palazeto. Ciso, zio de Nazario Norbedo, a bateva le pensavimo quasi andar via…ghe digo Là dove c’è oggi il Snack bar? sine…tin-tin, tin-tin…e el tossiva. Vara, »Dovemo tornar doman per un’ora« ghe Sì. Rispetto ale altre, iera una casa un come che vedaria ‘desso: i muli meteva digo »Mario, fazemo ancora un’oreta e poco più grande. E gaveva sta sala che sinque schei sui binari che dopo el treno terminemo cussì che no cori tornar domani iera per balar. passava de sora e li mastrussava. e portar i ordegni«. E in quel xe vignù el Sembra che Giusterna derivi da Li metteva anche lei? capo, un Bizjak, ex combatente…sarà sta cisterna. Significa che c’è una fonte Mi no, perchè no li gavevo.

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Lettere dal Siam Bangkok, 24 Ottobre 2009 Bolzano, una provincia felice dove vige el… trilinguismo

Caro Alberto, mi son qua al caldo, vardo però sempre le temperature che xe atualmente dale vostre parti e vedo che el termometro al resta ancorà dale parti basse, magari misurade secondo el mio metro. Ma xe rivado el momento de la mia solita letterina autunnale e alora me afreto a scriverte. Forsi ti te ricordarà che per diversi ani, son sta fermo in Alto Adige/Süd Tirol/Süd Tirol (attension, no xe una ripetision fata per sbaglio! Anca la terza componente etnica, la ladina, ciama el territorio col nome tedesco), che saria la Provincia Autonoma de Bolzano/Bozen/Bulsan, in piena Mitteleuropa.

Per farla curta, go passà duta la vita in i serca de profitar dela situasion. Come bilingue. El cavillo varia anca podù esser zone diverse, ma dute caraterizade da no far un confronto con la provincia valido se uno dei due (vitima o assasin) mescolamenti etnici, linguistici e anca de Bolzano, rivisatada da mi sto ano, fussi sta de lingua tedesca. Ma i jera duti religiosi. Anca qua, in Tailandia, bona dove le oposizioni etniche xe state sai do de lingua italiana, per cui la tradussion parte dei miei interessi xe indirizzada forti (atentati, tralicci saltai, macchine in tedesco la saria stada anca superflua. al profondo Sud, dove xe in atto una brusade, boicotagio dei turisti “italiani” Ma no fa gnente: “la lege xe la lege”, la contraposission anca violenta (ma in sirca 40-50 ani fa), ma dove adesso, tradusion mancava e el processo xe sta Europa se ne parla solo quando che salvo qualche frangia de irriducibili de anulà. i morti, in una volta sola, arriva a 70 dute do le parti, ste contraposisioni le se Altra particolarità de sta lege, xe la – 100), con un stillicidio continuo de ga calmà, grazie a una bona lege (anca “proporzionale etnica”, cioè nei uffici atentati, “esecusioni”, e taiade de teste, se no perfeta), ma sopraduto una lege publici e nell’assegnazion de case che fa dele “tre provincie più meridionali” applicada al 100%. Niente de pezo che costruide dai enti locali per quei che ga (tradusion in italian de come i le ciama far una lege (anca bona) e po’ lassarla in bisogno val, anca qua, la proporzionale sui giornai locali in lingua inglese) de calto. La servi solo per la fassada e no fa etnica. Cioè le case le ven assegnade la Tailandia una zona praticamente “off che aumentar i scontenti. secondo questa proporzion. Chi xe in limits”. Xe gente che no xe e no se senti Un per de esempi de la pignoleria con magioranza ghe speta la magioranza de tailandese, parla una lingua particolare cui la lege la ven aplicada. Alora qualche le case. Jera capità che in un comun in apartenente alla fameia malese (el Yawi) ano fa un malvivente ga copà a Meran fondo a una valle senza uscita (come ma, sopraduto, i xe mussulmani convinti, un carabinier (se ben ricordo durante dir fora del mondo), el comun veva in un paese che ga el Budismo come una rapina). El tipo al xe sta ciapà, i ga fato costruir un certo numero de case religione di stato. fato el processo e al xe sta condanà. Duto popolari. Un tot ai tedeschi (tanti) e un tot La situasion se ga agravà in modo ben, solo che el suo avocato ga trovà un ai italiani (pochi)! No se discuti. Solo che terificante in questi ultimi ani, cavillo. Fra le carte del processo, al ga mentre i tedeschi i gaveva duti o quasi za particolarmente perché el governo no trovà un documento agli atti, che no veva la casa, essendo contadini, altretanto no riconossi le loro peculiarità, da una la tradussion in tedesco. Secondo la lege jera per i italiani, squasi duti ex finanzieri parte, e perché, dall’altra, xe i interessi sul bilinguismo, ogni documento emesso e carabinieri restai sul posto dopo la dei locali che tendi ala indipensenza e da un’autorità del logo, la devi esser pension. Questi gaveva bisogno dele case ma i veva poche case a disposission, quei altri no gaveva bisogno e le case che i gaveva a disposission le jera tante che le vansava. Cussì per ani le xe restade svode e disabitade mentre ghe jera gente che veva bisogno e no veva dirito de entrar. Adesso questi inconvenienti i xe stai superai mediante l’invension dela “proporzionale morbida” che in pratica rendi meno rigida l’aplicasion de la lege e la percentuale la xe un poco variabile, perché la ten conto anca dele reali necessità de la gente. A questi miglioramenti (ma anca ad altri) ga contribuì la lotta portada avanti da un grande omo politico sudtirolese a cui anca “la Città” ga dedicà, tempo fa, el suo spazio. Se trata de Alexander Langer. Un omo dale vedute sai aperte. A lui ghe dava fastidio ste divisioni fra tedeschi e italiani Castel Tirolo, sopra Merano, sede dei Conti di Tirolo e Gorizia (ma no dismenteghemo i ladini; li lassemo

30 La città de parte solo per render più semplice el raconto), tanto più che lui, come tanti sudtirolesi (e istriani) jera de sangue misto e lui no se sentiva de dichiararse né italian né tedesco. La lege però disi che duti i residenti i devi dichiarar el grupo linguistico de apartenenza. Lu no al veva volù farlo, perché no al se sentiva né Italian né tedesco, e al veva perso el posto de insegnante. Solo dopo l’introdusion de la “proporzionale morbida” al xe sta reintegrà. Xe famosa una frase che al veva scrito: “E’ sempre complicato spiegare da dove vengo. ‘Ma allora sei italiano o tedesco?’ Nessuna delle bandiere che svettano davanti a ostelli o campeggi è la mia. Non ne sento la mancanza. In compenso riesco, con il tedesco e l’italiano, a parlare e a capire nell’arco che va dalla Lago de Resia. Xe un lago artificiale prodoto dala costrusion de una grande diga Danimarca alla Sicilia.” (finida nel 1950, ma scominsiada prima dela guera), a poche centinaia de metri Al veva fato diversi viagi in Jugoslavia e dalle sorgenti dell’Adige. El lago infati se ga formà con le acque del fiume Adige, al se interesava in modo particolare dela che ga somerso un intero paese de cui se vedi ancora spuntar el vecio campanil. situasione de Tuzla, città bosniaca dove se jera mantegnuda una certa cordialità già tutto prenotato per agosto?” Lui al Ma tante altre situazioni le ne fa veder i fra le varie etnie. A lui ghe pareva rispondi: “No, è ancora quasi tutto libero, streti raporti invesse fra la nostra region che saria sta possibile crear là quela ma io prendo solo clienti che pagano in (Istria, Litorale, Carniola) e l’Alto Adige. convivenza, che nol veva rivà a far nel marchi”. Come dir, gnente italiani! Pochi sa che la Drava la nassi apunto Sud Tirolo. Ma el 25 maggio del 1995 Mi che usavo mediar fra i due gruppi in Alto Adige (alla sella di Dobbiaco / un gravissimo atentato dove xe morti linguistici, jera i trentini che me ciamava Toblacher Feld) e dopo esser entrada in settantaun ragazzi, fra i diciotto e i venti “el todesc” e i tedeschi che i me ciamava Austria vissin a Lienz (da tignir in mente ani, ga mandà in fumo la sua speranza. “der Italiener”. Comunque un giorno jero sta località) la percorri duta la Carinzia, Tanto che al reclamava un intervento de in una osteria in un paese de montagna la passa per Maribor, la toca la Croazia polizia internazionale. Al ga scrito: “Di e i aventori i stava vardando una gara e la sbocca nel Danubio ai confini fronte agli ultimi eventi in Bosnia, non de sci. Oviamente sintonisai sul canal con la Serbia. Un fiume veramente è più possibile tentennare: bisogna che austriaco. El telecronista austriaco al mitteleuropeo. Ancora meno xe quei l’O.N.U. invii un cospicuo contingente stava descrivendo con estrema perizia che ricorda che el celebre complesso de supplementare”. e professionalità la gara, e i aventori i fisarmoniche “Oberkrainer” de Slavko Oviamente la situasion che xe in Alto jera particolrmente tesi, perché stava Avsenik, jera un dei complessi più Adige adesso la xe sai migliorada, ma per scendere l’alto atesino Peter Mayr, seguidi e amadi dai sudtirolesi, molti dei una volta, parlo del periodo fra i 60 e 40 un beniamin de lori. Ecolo che el Mayr quali no se rendeva gnanca conto che ani fa, la jera sai diffisile. La continua se prepara e el telecronista austriaco, Avsenik jera, allora, jugoslavo. Forse contraposission fra italian e tedesco, la ben lontan de imaginar cossa che le sue anca per el nome tedesco del complesso jera squasi ossessiva. Per dar una palida parole varia provocà fra breve, fa un “Oberkrainer”. E invesse el jera de un idea de come jera, ve conto un per de rapido riassunto dela classifica fin a quel paese vissin de Bled. episodi che me xe capitai personalmente. momento e po’ al ga la dabbenagine de A proposito, quanti sa che Bled xe Una volta jero con un albergator alto dir (oviamente in tedesco): “Adesso si gemellada con la città de Bressanone? atesin, davanti el suo albergo, che se prepara a scendere l’italiano Peter Mayr”. E quei pochi che lo sa, forsi no i sa el parlava del più e del meno. Jera ancora el Come un omo solo se ga sentì un boato perché. Ma perché fin al 1803 per squasi tempo de le lire e dei marchi. Passa una uscir da le boche de duti con un coro de 800 ani e, esattamente nel 1014, Bled machina targada Bologna (quela volta le insulti tipo “verfluchter” (maledetto), e la sua Contea, jera stada concessa al targhe italiane le dava ancora el logo de contro el povaro telecronista austriaco vescovo de Bressanone, dall’Imperatore provenienza). La se ferma vissin de noi reo de ver ciamà “italiano” un sciatore Enrico II. Con alterne vicende, rivolte e e un tipo tira fora la testa e ne dimanda altoatesino. Quela jera la situasion de vari tentativi de qualche famiglia nobile, se savemo se l’albergo ga ancora stanse qualche decennio fa. fra cui i Auersperg, la contea la xe restada libere per agosto (jerimo soto Pasqua, El nazionalismo estremo, sia de una parte soto i vescovi de Bressanone fin al 1803, quindi ancora mesi prima de agosto). che dell’altra, porta a situazioni del genere quando i ga sciolto el Sacro Romano L’albergator ghe disi che lu al xe el dove le ragioni no conta più. Ma queste Impero. La Contea la xe stada, allora, proprietario e che no xe camere libere. xe situazioni paragonabili a quele de dute incorporada nello stato asburgico, mentre La machina parti e mi ghe dimando: le regioni con forti “minoranze”, che in le proprietà le jera restade al vescovo, “ma come, siamo appena a Pasqua e hai Alto Adige xe però una magioranza. ma solo per poco tempo. Dopo qualche

31 La città

Bela Krajina ed esserse quindi de novo ingrandì, la minaccia portada avanti da Venezia, costringi i Conti a trasferirse da Gorizia nella più sicura Lienz (sulla Drava), ma dopo solo pochissimi ani (1307) ricomincia la suddivision fra i eredi e quindi, staccado za in precedenza el Tirolo, la Pusteria con la Carinzia le passa a Alberto II, mentre a Enrico II, resta duti i possedimenti veramente “goriziani”. Ma no basta. Nel 1342 Alberto III ricevi la Contea de Pisin e el possesso della marca Slovena, tanto che a sto punto, dalla Pusteria al mar ghe xe ben quatro diverse Contee Goriziane. Ma solo poco più de venti ani dopo, Alberto III cedi duto ai Asburgo. El Tirolo veva ancora precedù l’Istria nel suo passaggio all’Austria, arivà per matrimonio. L’ultima a esaurirse xe la Contea de Gorizia vera e propria (diventada intanto Contea Principesca di Gorizia e Gradisca) Val Venosta. Enormi piantagioni de pomi. Le mele qua prodote le xe fra le che ven incorporada all‘Austria asburgica migliori, e ven spontaneo pensar che se trati de una antica coltivazion. Invece nel 1500. no. La coltivazion dei pomi in Val Venosta (altezza media 700 metri sul mar) la Se parla poco qua de questi colegamenti xe abastanza recente. Ma el svilupo xe sta impetuoso, tanto che adesso un quarto che pur ga lassà de noi i suoi segni. Xe dela popolasion ativa, la xe impiegada in questa coltura. In centro xe el campanil ancora parecchia gente con nomi tedeschi de Silandro, uno dei più alti del Alto Adige (94 metri). Con la punta chiaramente o de origine tedesca, oramai slavizzai o pendente. Disi una legenda che al campanil ghe piaseva vardar le bele ragasse del italianizzai, ma comunque identificabili, paese e al se piegava per vardarle mejo. Una volta al xe restà cussi colpì da una de che ne ga lassà in eredità questa situazione queste che al xe restà storto e nol s’à podù più tirar su. La ragazza la jera vergine e composita. Penso che un aprofondimento i disi che fin che no passa un’altra vergine nol pol tirarse più su. Al xe restà cussì de no saria una roba malvagia. quela lontana volta dela legenda. Lucio Nalesini ano el vescovo ga vendù duto a un certo ciamada cussì dalla Località (Tirolo che Victor Ruard, proprietario dela feriera de se trova proprio sora Meran) dove jera el Jesenice. El castel ga passà invese per castel sede dei Conti (vedi foto). tante mani. Insoma i diventava grandi e da “conti di Gnanca in Alto Adige dove i studia con Gorizia”, i diventa “Conti di Gorizia e atension la storia locale, xe molti che se Tirolo”. Denominazion inspiegabilmente rendi conto che i famosi Conti del Tirolo “dimenticata” dai Sudtirolesi, per cui xe in effetti i “Conti de Gorizia”, che i i Conti de lori i jera e i resta “Conti di veva amplià i possessi fin a comprender Tirolo”. Ma xe profondamente sbaglià, anca el Tirolo. In quell’epoca la voler dimenticar i avvenimenti storici da denominasion ufficiale jera apunto i cui vien la storia che ne interessa. ”conti di Gorizia e Tirolo”. La famiglia, Ma come ogni roba, anca la Dinastia dei identificada all’inizio come i Mainardini, Conti de Gorizia ga vudo la sua parabola. jera originariamente una famiglia Prima i se ingrandissi sai velocemente nobile bavarese che se veva spostà per quei tempi fin a rivar dal Tirolo verso sud (forsi bandida dalla Baviera), all’Adriatico e po’ per divisioni fra i sistemandose dopo el 1000 a Lienz eredi, i possedimenti dei conti de Gorizia (sempre quela cità sula Drava che vemo i se fraziona e i diventa sempre più pici e parlà prima) e da Lienz, dopo pochi ani, numerosi. Za nel 1271 i fradei Mainardo a Gorizia, dove la ga costruì subito dopo II e Alberto i se dividi. Al primo ghe resta (ancora nel XI secolo) quel castel. el Tirolo, mentre a Alberto (del ramo Iera comunque una famiglia piena de propriamente Gorizian), resta la Contea iniziative, sai reditizie se, come xe vero, i de Gorizia che riva fin a la val Pusteria possedimenti dela famiglia se ga ingrandì (in pratica dalle sorgenti della Drava in in un spazio de tempo bastansa limitado. zo, fin al mar). Ma anca questa no resta Tanto che nel 1253, Mainardo I veva a lungo. Dopo ver ricevù in premio, da ciapà per eredità la Contea del Tirolo, re Rodolfo I (1303), el possesso dela Insegne rigorosamente bilingui.

32 La città Eugenio Finardi e Jani Kovačič in teatro Concerto per i 60 anni di Radio Capodistria

e molti di più probabilmente sulle inviato del “Corriere della Sera” e frequenze delle due stazioni, italiana e personaggio televisivo molto noto, slovena. nato a Trieste, il quale è intervenuto Dopo un’introduzione ricca di dati, simpaticamente anche con alcuni fornita da Andrea F, il primo a salire sul ricordi legati a Radio Capodistria. Nella palco è stato il cantautore sloveno Jani pausa tra le due esibizioni vi è stato un Kovačič, accompagnato da un quartetto momento particolarmente suggestivo, d’archi. Simpatico nella sua particolarità, durante il quale è stata letta “La caccia ai ha saputo coinvolgere il pubblico a più lupi”, lirica dell’autore russo, presentata riprese, chiedendogli di cantare o a al pubblico nell’idioma originale da seconda, divertendolo con ragionamenti Irina Jurman, russa di nascita, ma che Jani Kovačič ed Eugenio Finardi buffi, al limite del comico. Poco meno da anni collabora con TV Capodistria. insieme sul palco a Capodistria di una decina di pezzi, per un’ora scarsa Naturalmente anche Finardi ha compiuto La “punta di diamante” proposta da di esibizione, in cui non è mancato il il suo omaggio a Vysotsky, proseguendo Radio Capodistria nell’insieme delle brano omaggio a Vladimir Vysotsky. poi con il proprio repertorio concludendo manifestazioni per festeggiare il L’hommage allo chansonnier russo Sessantesimo anniversario dell’emittente, era infatti il fil rouge del concerto, che con “Musica ribelle”, per anni forse il ovvero il concerto di Eugenio Finardi nella sua seconda parte ha visto esibirsi suo marchio di fabbrica più riconoscibile, e Jani Kovačič al teatro di Capodistria, Eugenio Finardi assieme alla sua band, che ha generato applausi scroscianti. La ha mantenuto le attese. La serie di composta da musicisti di indubbia qualità. serata si è conclusa con il brindisi nel appuntamenti, iniziata a maggio di Il cantautore italiano è stato presentato foyer del nuovo teatro cittadino. quest’anno, si è dunque conclusa con da Armando Šturman, del programma una serata di musica di classe, cui hanno sloveno, affiancato eccezionalmente da Jana Belcijan (La Voce del Popolo) potuto prendere parte dal vivo in trecento, Mario Luzzatto Fegiz, critico musicale,

La platea del Teatro comunale appena ristrutturato

33 La città Wil coyote

Il concerto di Eugenio Finardi e Jani Kovačič, svoltosi nel teatro piccolo mondo di frontiera si è conciliato con se stesso. di Capodistria in occasione del sessantesimo anniversario di È bastato poco. È bastata la melodia della canzone scritta Radio Capodistria, è stato un evento per il quale merita spendere da un emigrante, Dolce Italia; il lamento dell’innamorato qualche parola in più. Se non altro per congelare i fatti in siderale, Extraterrestre; il potente blues classico, Hoochie quell’attimo in cui vanno a sbattere nella percezione soggettiva Coochie man; la massacrante Caccia ai lupi, di Vysotsky; della realtà, in quell’incrocio dove la cronaca diventa esperienza. è bastata La radio, che “arriva dalla gente, entra nelle Sul bel palcosecnico del nuovo teatro capodistriano due cantanti, case direttamente, una radio che, se è libera libera, ma con carriere artistiche differenti e lingue »inconciliabili«, hanno libera veramente piace di più perché libera la mente”. dato vita ad un evento musicale attuale per il messaggio che Stupenda la presenza scenica dell’italo-americano Eugenio ne è scaturito: la ribellione non conosce barriere linguistiche e Finardi, notevole la sua capacità di cogliere le peculiarità di un geografiche, è unita nella poesia e la sua portata è universale. pubblico eterogeneo, multiculturale, multilingue, di frontiera. Ma il messaggio che più di tutti è riuscito ad intrigarmi è che le Un pubblico amalgamato da un’iniziativa nata da sinergie che cose e gli individui possono stare insieme senza conflittualità, hanno coinvolto minoranza e maggioranza, soggetti e istituzioni anche se la natura li ha fatti unici, divisi e conflittuali. La di questo nostro piccolo e rognoso mondo di frontiera. Un rauca e monotona incazzatura di Jani Kovačič, il Tom Waits mondo che piacerebbe a Wil coyote, la canzone scritta da sloveno, si è incontrata con la dolce e potente melodiosità di Finardi nell’89, sulla figura drammaticamente umana del Eugenio Finardi sulle canzoni del ribelle Vladimir Vysotsky. celebre cartoon: “Siamo come Wil coyote, facciamo progetti L’evento si è amalgamato in una conduzione bilingue perfetta strampalati e non ci arrendiamo mai”. sulle onde separate di Radio Koper e Radio Capodistria, Aljoša Curavić che davano l’evento in diretta, e per un attimo questo

Il cantautore Eugenio Finardi con il caporedattore Il critico musicale Mario Luzzatto Fegiz con il giornalista responsabile del programma italiano di Radio Capodistria, del programma sloveno Armando Šturman che, assieme ad Aljoša Curavić, al termine del concerto Andrea F, ha condotto lo spettacolo

Il Dramma Italiano di Fiume ha portato a palazzo Gravisi lo spettacolo »Ciao Lucio«. Si tratta di un lavoro con musiche eseguite dal vivo che ripercorrono la vita e l'opera del grande cantautore italiano Lucio Battisti, uno dei massimi autori ed interpreti nella storia della musica leggera italiana le cui canzoni continuano a entusiasmare le vecchie e le nuove generazioni. In scena nelle vesti di attori e cantanti Elvia Nacinovich, Alida Delcaro, Bruno Nacinovich, Lucio Slama e Toni Plešić con in più la giovane Alba Nacinovich (figlia di Elvia e Bruno) e la direttrice della compagnia di prosa in lingua italiana Laura Marchig. 14 i brani scelti dal regista Nacinovich, tra cui ‘Mi ritorni in mente’, ‘Pensieri e parole’, ‘La canzone del sole’ ‘Io e te da soli’, ‘Un’avventura’, ‘Il mio canto libero’.

34 La città WWW.KAMRA.SI Il portale di storia patria digitale della Biblioteca centrale Srečko Vilhar di Capodistria

di Ivan Marković *

Cos’è Kamra? lavoro delle biblioteche nella propria regione, introducono nuovi Kamra è un portale informativo regionale che raccoglie servizi per gli utenti e collaborano con le organizzazioni culturali informazioni di storia patria così come sono tradizionalmente nel territorio. La collaborazione congiunta nella realizzazione custodite dalle biblioteche pubbliche e dagli altri enti culturali e del portale KAMRA vi avvale di questo specifico ruolo delle istruttivi. L’acronimo KAMRA sta per biblioteche regionali e ne fa dei centri tecnologicamente K-knjižnice/biblioteche, all’avanguardia in grado di coordinare l’attività culturale nel A-arhivi/archivi proprio territorio di competenza. M-muzeji/musei RA-regijski/regionali I contenuti e permette di accedere a informazioni, documenti, foto e altro I contenuti multimediali del portale KAMRA coprono il materiale, che le biblioteche pubbliche slovene, i musei e gli campo della storia patria e generalmente si dividono in due altri enti culturali pubblicano sul web. sottogruppi: Cosa accade in comunità, dove si accede alle base dati di organizzazioni, ai programmi e alle manifestazioni, e Il portale KAMRA avvicina al pubblico la ricca eredità il secondo sottogruppo intitolato La memoria della comunità culturale e le attività delle biblioteche, degli archivi e dei comprendente base dati di diversi partner, base dati in fase di musei della Slovenia. A tutti quelli che, per vari motivi, non creazione come risultato di vari progetti e infine i contributi possono visitare gli enti culturali, facilita l’accesso alla cultura. degli utenti. Con l’instaurazione di vari partnerariati nella regione (enti I contenuti del portale sono strutturati e muniti di metadata in culturali, enti pubblici, economia, organizzazioni parastatali formato Dublin Core http://dublincore.org. Lo schema prescelto enti turistici ecc.) si rafforzano i legami e la collaborazione a di metadata in Dublin Core garantisce, nello sviluppo futuro del livello regionale. portale, il massimo livello di compatibilità e interoperabilità a prescindere dalla piattaforma informatica Il portale offre l’accesso unitario ai contenuti digitali, full- Il portale è concepito in modo “regionale” ovvero è possibile, text, informazioni, programmi e a progetti vari, facilitando filtrare la ricerca in base alla regione storico-geografica che ci e indirizzando la ricerca. Grazie alla personalizzazione dei interessa. All’interno delle regioni si accede poi ai contenuti contenuti e dei servizi, si sottolinea l’importanza della cultura veri e propri che sono: Notizie, Avvenimenti, Progetti, regionale e gli utenti hanno la possibilità di prendere parte Organizzazioni, Contenuti digitali. All’interno del gruppo attivamente alla vita culturale e sociale del proprio territorio. tematico l’utente ha la possibilità di filtrare ulteriormente Grazie alla collaborazione coordinata dei singoli partner i contentuti in base alle categorie di contentuti o al tipo di regionali, le informazioni sono disponibili da un solo punto e contenuto digitale. Nel caso del gruppo tematico Notizie ad sono create dalle istituzioni più competenti nel loro settore. esempio, il filtro permette all’utente la ricerca selettiva delle Il consorzio notizie in base ai tipi di avvenimenti che lo interessano. I gruppi Il portale è sostenuto, finanziariamente e organiz-zativamente, tematici sul portale KAMRA sono trattati anche dal punto di da un consorzio di cui fanno parte le dieci biblioteche regionali vista dell’attualità. Così, sempre nel caso del gruppo tematico slovene (tra le quale anche la Biblioteca centrale »Srečko Notizie, il filtro permette all’utente di vedere la lista delle ultime Vilhar« di Capodistria che copre il comprensorio Carsico- cinque notizie pubblicate. costiero), la Biblioteca nazionale e universitaria di Lubiana e l’Associazione delle biblioteche pubbliche slovene. Con la realizzazione del portale KAMRA, i partner del consorzio, rispondono agli incentivi dell’Unione Europea e della Slovenia come pure alle richieste degli utenti. Nonostante l’esistenza di un portale apparentemente simile ovvero la Biblioteca digitale slovena www.dLib.si, che include nelle proprie raccolte digitali il materiale di importanza nazionale, molta eredità culturale locale rischia di restare meno fruibile. Il concetto basilare del portale KAMRA si basa sulla volontà di dare a queste organizzazioni locali l’infrastruttura necessaria che permetterà loro di presentare su internet le loro raccolte digitali. Le biblioteche regionali slovene, grazie all’acquisto mirato, la loro attività di consulenza e coordinamento delle attività locali, hanno conseguito una posizione particolarmente importante poiché in esse raccolgono il sapere, le informazioni e il materiale. Le biblioteche regionali coordinano inoltre il

35 La città

La personalizzazione del portale lingua. La ricerca per parole chiave e descrittori italiani è infatti Com’è ormai in voga nel web, l’utente ha la possibilità di elemento imprescindibile per l’effettivo funzionamento della personalizzare i contenuti del portale. Oltre all’aspetto esteriore specifica versione linguistica. A questo proposito il compito e i filtri di ricerca, l’utente avanzato e interessato potrà egli più importante sarà quello di educare quadri competenti (leggi stesso creare nuovi contenuti e pubblicarli sul portale, usando bibliotecari...) per utilizzare i metadata, di volta in volta, nella le informazioni e il materiale del portale stesso. Un po’ come in lingua o lingue idonee e creare un cosiddetto cifrario unificato. biblioteca e negli archivi, dove usando le fonti a disposizione Per fare un esempio pratico, ogni elemento multimediale, ad i ricercatori e gli appassionati sono in grado poi di creare esempio una cartolina d’epoca in formato digitale, và prima qualcosa di nuovo. di tutto descritto attraverso una serie di parole chiave cifrate Kamra in lingua italiana che ne determinano uniformemente e inequivocabilmente la Come partner importante del consorzio che gestisce il portale provenienza, la tipologia ecc. Un cifrario unificato è necessario per il proprio territorio Carsico-costiero, la Biblioteca centrale quindi per ottenere uniformità di descrizione e facilità nella Srečko Vilhar Capodistria ha l’interesse strategico di riempire il ricerca, l’utente non “pesca” a casaccio ma consulta un elenco portale di quanti più contenuti riguardante la nostra storia patria di parole chiave che descrivono i vari elementi multimediali o locale. Vista la specificità del territorio e il materiale storico intere raccolte. che la biblioteca, specialmente il suo reparto di Storia patria Attualità gestisce, si è presentata fin dall’inizio la necessità di rendere Il portale KAMRA è già attivo sul web ed è possibile consultarlo operante anche la versione “italiana” del portale. A questo all’indirizzo www. kamra.si. proposito è già partito in questi giorni, un progetto per rendere Per il momento i contenuti sul portale non sono tanti ma sono operante KAMRA anche nella nostra lingua. Le cose da fare destinati a crescere molto rapidamente visto che il portale è sono principalmente due: in primo luogo tradurre in italiano finanziato da fondi ministeriali specifici per la digitalizzazione. l’interfaccia grafico e renderlo comprensibile anche agli utenti La versione in lingua italiana sarà attiva già tra qualche italiani e, in secondo luogo, in fase di immissione e gestione dei mese e come prima cosa sarà disponibile la ricca raccolta di dati, che è poi la parte prettamente bibliotecaria, adottare parole cartoline d’epoca della Biblioteca centrale »Srečko Vilhar« di chiave e descrittori in lingua italiana in modo da agevolare Capodistria. ovvero permettere la fruizione del portale anche in questa *direttore della Biblioteca centrale Srečko Vilhar Capodistria

36 La città In passerella le collezioni di Ivan Rocco

di Lorella Flego

Occuparsi di moda in Slovenia non è semplice. Il territorio piccolo e spesso troppo chiuso rende difficile esprimere la propria creatività, difficile trovare il coraggio di essere diversi, di rispettare le esigenze e le regole, a volte bizzarre, del luogo in cui si vive, ma al contempo essere aperti a ciò che offrono le passerelle internazionali. Come se non bastasse l’industria tessile slovena sta subendo notevoli cambiamenti e continua a lasciare troppo poco spazio ai giovani e alle loro idee.

In questo contesto, non facile da gestire, si sviluppa la vena e chiara, con una grande artistica di Ivan Rocco, oggi stilista riconosciuto a livello apertura mentale, ha nazionale, una delle leve più promettenti della nuova generazione sempre guardato alla che, una volta conclusa l’università tessile, sogna di andare moda come ad un modo a Parigi. Passo curioso per un ragazzo che appartiene alla di esprimersi. Ed ecco minoranza italiana, e che forse starebbe più facilmente a Milano, che Parigi diventa la città capitale assoluta del pret a porter. Ma Ivan non è mai stato uno più giusta per uno stilista alla ricerca della strada più facile. Anzi, in maniera determinata che, innanzitutto, vuole l’eleganza. L’eleganza dell’alta moda, di quella irraggiungibile e piena di sogni, che fa indiscutibilmente girare la testa e fa pensare ai grandi nomi di tutti i tempi: Dior, Chanel, Valentino. Lui nel frattempo sperimenta: trasforma il broccato del divano in una giacca speciale, il velluto di un Ivan Rocco pezzo riciclato dall’armadio della nonna in un blazer d’altri tempi, poi crea pantaloni seconda pelle che sembrano fuseaux e abiti di jersey color blu elettrico che, nel suo guardaroba prettamente nero, sono come un flash psichedelico e di buon auspicio. Ama i colori scuri, ma promette anche collezioni più vivaci, chiare, in un futuro vicino, magari già la prossima estate, purchè nasca un’occasione, una sfilata alla quale presentarsi, una fiera, un evento. I concorsi nazionali lo premiano, la stampa ne parla, i critici di moda ne sono entusiasti. Ho conosciuto Ivan quando frequentava il ginnasio: la sua timidezza conquistava tutti, la sua serietà e profesionalità ti lasciava di stucco, la sua fedeltà era apprezzata dagli amici di sempre. Oggi lo ritrovo uomo, designer con le idee ben chiare, che gestisce tessuti, modelle e zip come fosse nato tra loro. E per i lavori più complessi e astratti può sempre contare sulla madre, che ama cucire e che, molto probabilmente, gli ha trasmesso questo amore sublime per tutto ciò che è bello. Una volta gli ho chiesto: «Cosa ti aspetti dal futuro?«, pensando di fargli una domanda complessa e aspettandomi fiumi di parole su stage all’estero, concorsi e passerelle vissute da protagonista. »Essere felice«, mi ha risposto, »perchè se sarò felice io lo saranno anche le persone che mi stanno accanto«. La sua è quindi una ricerca della semplicità, perchè le cose semplici sono sempre le più belle. E forse anche una ricerca delle cose perdute, di quelle di un tempo, che con i ritmi di vita moderni abbiamo un po’ I modelli presentati da Rocco alla Settimana della moda 2008 perso per strada. a Lubiana. Foto Matevž Paternoster

37 La città Midas, rete dei giornali delle minoranze VISITE AGLI ENTI DELL’ETNIA A FIUME E CAPODISTRIA

Una ventina di giornalisti del Midas, l’associazione dei quotidiani in lingua minoritaria e regionale, ha visitato in estate la casa editrice Edit di Fiume, nonché Radio e Tv Capodistria. Midas è stata fondata nel 2001 su proposta dei capi redattore dei quotidiani di piu di 10 comunità linguistiche.

vendita delle loro riviste ed il sostegno Oltre 45 milioni di persone nell’Unione da parte delle istituzioni comunitarie Europea parlano un’altra lingua rispetto alle lingue minoritarie e ai loro mezzi di a quella ufficiale dei loro paesi. La stampa. 30 quotidiani dalla Spagna alla dimensione europea offre la possibilità Estonia, dalla Finlandia alla Romania di una cooperazione trasversale tra vi hanno aderito e l’organizzazione i quotidiani di lingua minoritaria in cresce ancora. I quotidiani in lingua tutto il continente. Midas organizza un minoritaria e regionale giocano un ruolo programma di scambio per giornalisti, fondamentale nella vita quotidiana delle dove poter apprendere informazioni e minoranze. Essi non procurano solo un conoscenze sulla tutela delle minoranze servizio quotidiano, che viene offerto e diversità culturali in Europa. Per un alla maggioranza della popolazione riconoscimento dei giornalisti che hanno dai giornali nazionali, ma tutelano e adottato degli standards giornalistici promuovono contemporaneamente adeguati e si sono occupati di diversità queste culture marginali, aiutando le culturali e tutela delle minoranze, sono I loro desideri si concretizzano in un minoranze presenti a mantenere e a stati istituiti i premi giornalistici Otto von coordinamento comune delle loro strategie: consolidare la propria lingua sia parlata Habsburg e Midas. cooperazione nei campi dello scambio che scritta, portando spesso alla luce cin d’informazioni, stampa e pubblicità; che la maggior parte della popolazione * Per maggiori informazioni vai sul sito organizzazione di campagne per la ignora. www.midas-press.org

Dopo la pulitura dell'affresco di S. Nazario nella lunetta del portale i tecnici hanno rimontato le impalcature per occuparsi della pietra bianca con cui è costruita la facciata del Duomo. A spese della parrocchia è stato inoltre rifatto il tetto e la smaltatura dell'oratorio di S. Tommaso dopo che infiltrazioni d'acqua avevano messo a rischio il Quattrocentesco affresco del Clerigino. Così come quello in piazza, anche questa preziosa opera verrà curata dalla restauratrice Mira Ličen.

38 La città La Società umanistica di storia, arte e cultura - Histria Intervista con il segretario Dean Krmac

Il primo agosto si è svolta a Capodistria una iniziativa bella e interessante per quanti si interessano di storia patria: nel 390.esimo anniversario della compilazione della più antica pianta cittadina giunta a noi – quella di Giacomo Fino – la “Società umanistica di storia arte e cultura Histria” ha promosso innanzitutto la riproduzione di questa pianta che in originale si trova all’Archivio di Stato di Venezia, ha redatto un opuscolo di presentazione del documento e, l’1. agosto è stata organizzata una visita guidata attraverso le calli capodistriane seguendo i percorsi tracciati da Giacomo Fino. Ne parliamo con Dean Krmac, segretario della Società umanistica Histria.

Parliamo un po’ di questa Società. Rogoznica, archivista presso l’Archivio Purtroppo, una cosa piuttosto rara, perché Come e quando nasce? regionale e poi ci sono io come vengono privilegiate talvolta l’una o La Società umanistica Histria è una società segretario. l’altra lingua, ma se andiamo indietro non molto giovane perché siamo nati nel 2006 Abbiamo vari enti e società che già si di molto tempo…anche qui, dai microfoni e siamo sorti con uno scopo ben preciso. occupano di storia locale qui da noi: di Radio Capodistria si parlava nelle tre Oltre a quello che è il discorso della penso principalmente al Centro di lingue solo una quarantina d’anni fa. Gli preservazione degli studi umanistici di ricerche scientifiche di Via Garibaldi, eventi da noi organizzati si svolgono storia patria, il nostro obiettivo principale la Società storica di Pirano…in che cosa solitamente in tutte e tre queste lingue era la stesura di un dizionario biografico differisce la vostra attività…mi sembra senza che per questo motivo qualcuno si istriano. Abbiamo lavorato parecchi di capire un ruolo di maggiore contatto senta escluso. anni al progetto dell’Enciclopedia con quanti si interessano alla storia Come mai, Società »umanistica«? istriana – diversi soci e collaboratori patria, ma non sono degli »esperti«… Questo termine racchiude molte cose. della società figurano tra gli autori e dunque forse una divulgazione delle Innanzitutto perché ci occupiamo redattori dell’opera. Un’enciclopedia nozioni sul nostro patrimonio storico essenzialmente di discipline umanistiche per la gente comune, pur rispettando i (storia, arte, geografia, letteratura …) ma canoni della precisione. anche perché desideriamo essere vicini Noi ovviamente non ci possiamo alla gente. Favorire il lato umano. paragonare né al Centro di ricerche Un termine che mi riporta alla mente scientifiche, ne al CRS di Rovigno, le antiche Accademie capodistriane… abbiamo visto però che ci sono delle In origine avevamo paventato l’idea, nicchie in cui possiamo inserirci in devo dire piuttosto scellerata, di dare il quanto ci sono ancora dei vuoti che nome di Accademia alla società, però ci magari queste istituzioni…non so se era sembrato troppo altisonante anche non possono o non riescono a colmare, perché non avrebbe rispecchiato quelle perché magari si occupano di progetti di che erano le nostre intenzioni. Già più ampio respiro; e allora ci sono queste »umanistica« è bello squillante… possibilità più piccole, ma per questo più È possibile aderire alla vostra società? vicine alla gente, nelle quali noi possiamo Certamente. Sul sito web c’è l’apposito inserirci. Ed in questo vediamo la nostra modulo che va compilato ed inviato occasione. assieme al proprio curriculum al nostro Per chi volesse saperne di più la consiglio. Colgo l’occasione per invitare Società umanistica Histria ha aperto quanti fossero interessati ad affiliarsi anche un sito internet: l’indirizzo alla società a farlo tramite il nostro Dean Krmac è www.histriaweb.eu. Trovate la sito internet, dove si può trovare anche presentazione della società, i progetti, la descrizione delle attività e gli altri edita in croato dal Leksikografski zavod ma anche recensioni di pubblicazioni. progetti a cui stiamo lavorando. Ben “Miroslav Krleža” di Zagabria. Da anni Che poi riguardano tutta l’Istria e vengano nuovi collaboratori e quanti si pensa di tradurre l’opera in italiano e prendono in esame opere redatte in desiderano includersi attivamente nel sloveno, ma esiste »Istrapedia«, una sorta varie lingue, soprattutto l’italiano, lo nostro operato. di enciclopedia virtuale che comprende sloveno e il croato che sono le tre lingue Dean, dicevamo dei progetti. In un anche lemmi scritti in italiano. Dopo autoctone principali di questa nostra tempo relativamente breve siete questa esperienza abbiamo visto che meravigliosa penisola. riusciti a promuovere pubblicazioni, c’era bisogno di andare avanti e di aprirci Noi abbiamo voluto dare subito presentazioni e convegni. Raccontaci a nuove proposte. quest’impronta panregionale in qualche un po’ dei primi risultati archiviati. Chi costituisce il fulcro della Società modo. Infatti il nome ufficiale della Il nostro primo evento di un certo richiamo Histria? Società è nelle tre lingue principali della è stato il convegno di Pola (31 ottobre Ne è presidente il prof. Matej Župančič, regione. 2007) dedicato al 150.mo anniversario archeologo del Museo regionale di Una cosa piuttosto rara al giorno del primo censimento moderno in Istria, Capodistria; vicepresidente è Deborah d’oggi… organizzato in collaborazione con il

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Dipartimento di scienze umanistiche italiana. Decisivo, anche per tempestività, del Museo Salvator Žitko. dell’Università di Pola. Un convegno è stato però soprattutto l’apporto di Il prof. Žitko penso sia uno dei maggiori scientifico internazionale al quale privati cittadini. esperti, sia di questa carta che della storia hanno preso parte eminenti studiosi di Se andrete sul sito bilingue histriaweb. patria per quanto riguarda Capodistria. demografia storica da Italia, Slovenia, eu troverete anche la fotocronaca della Lui ha collaborato in diverse occasioni Croazia e Austria. L’anno scorso abbiamo presentazione e della visita guidata con noi, lo abbiamo pregato di voler pubblicato gli atti di un convegno sul per Capodistria in occasione della aderire a questa iniziativa e lo ha fatto ben famoso monolite di Carcauze, un progetto riproduzione della Pianta più antica volentieri. E penso che i risultati hanno curato da Matej Župančič. Mentre ancora della nostra città. Krmac, perché dimostrato che ne sia valsa la pena. in precedenza abbiamo preparato un questa iniziativa che ci riporta a Il primo agosto scorso si è svolta la incontro sul Protestantesimo in Istria… valorizzare un documento del 1619? visita guidata lungo le mura disegnate Per fare tutto questo ci vuole passione, Prima di tutto perché tende a preservare nel 1619 da Giacomo Fino. Nonostante buona volontà, ma servono anche dei ed a valorizzare il patrimonio storico e il sole cocente si è presentata una folla di finanziamenti e coi tempi che corrono artistico, così come previsto anche da curiosi incredibile, che pazientemente non è facile reperirli: da chi siete stati una delle nostre principali disposizioni ha seguito la guida – il dott. Žitko e il sostenuti finora, e forse ora si schiude statutarie. Poi, questa è un’iniziativa che, prof. Likar – attraverso i vari rioni. Vi la possibilità di finanziamenti europei come dicevo prima, ci avvicina al lato aspettavate un seguito del genere? per progetti transfrontalieri tra umano, fuori dai convegni specialistici. Assolutamente no. L’afflusso di tanta gente Slovenia e Croazia… Abbiamo avvicinato la storia della ci ha colti impreparati. Ci aspettavamo Il lato finanziario è certamente quello più città di Capodistria alla gente comune una ventina di persone, ne sono venute difficile. Noi ci muoviamo soprattutto pubblicando la Pianta di Giacomo Fino e quasi dieci volte tante. Di tutte le età, su base volontaria. Tutte le cose che proponendo la riproduzione dell’originale giovani e anziani, addirittura qualche produciamo, le facciamo perché abbiamo all’Archivio di Stato di Venezia in modo famiglia coi bimbi nel carrozzino. E a passione per questa materia, ma poi che possa essere accessibile a tutta la qualche mese di distanza noto con piacere vediamo ripagato il nostro lavoro tramite citadinanza interessata. che la gente mi si rivolge per chiedere la pubblicazione di questi volumi e Perché è così importante questa Pianta quando riproporremo la medesima la realizzazione dei convegni. Finora, cittadina? iniziativa, magari puntando su qualche bisogna dire, non siamo stati molto È fondamentale perché è la mappa più altro segmento come l’architettura sacra ascoltati nelle nostre richieste. Anche antica, di quelle pervenute a noi, del per esempio. per il dizionario biografico istriano la centro urbano di Capodistria. Attraverso E abbiamo camminato per quattro difficoltà sta nei finanziamenti: non è questa pianta si riesce a risalire a quelli che ore – dalle 10 alle 14 – sotto il sole del che servano grossi mezzi, ci serve un sono stati i primordi dell’insediamento primo agosto. incentivo per dare il via all’iniziativa. sull’isola. Si vede benissimo come dal Con una breve ma preziosa sosta di Per quanto riguarda le istituzioni devo punto di vista urbanistico la città si sia rinfresco alla Comunità degli Italiani, dire che ci hanno sostenuto la Regione sviluppata dalla parte alta, dove si trovava dove ci ha accolti il compianto presidente istriana, il Comune città di Capodistria, già la parte romana, e poi si sia andata via Lino Cernaz. Il prof. Žitko ha detto una l’Istituto scientifico austriaco di Lubiana, via allargando verso sud e verso oriente. cosa divertente. Ha detto “Chissà cosa il Ministero della cultura sloveno nonché Pregevole anche l’opuscolo con la avrebbe pensato Giacomo Fino se avesse le istituzioni della comunità nazionale presentazione firmata dall’ex direttore saputo che quattro secoli dopo di lui, la sua pianta di Capodistria avrebbe suscitato ancora un tale interesse”. Questo vuol dire che tanta gente si interessa al nostro passato, ma forse mancano occasioni che possano coinvolgere anche i non addetti ai lavori. Penso che quanto abbiamo visto il primo agosto scorso ne sia una palese dimostrazione. Alla gente manca questo tipo di occasioni. La gente vuole capire, vuole conoscere dettagli di storia locale che magari nei decenni passati non ha avuto modo di apprendere. Durante la visita guidata ci sono state rivelate tante cose, anch’io ho appreso nozioni che prima non conoscevo. Una carta, quella del Fino, che si può stare a leggere per ore, tanto è ricca di particolari… Il prof. Salvator Žitko indica sulla mappa del '600 la zona della Muda, uno Infatti Matej Župančič che ha curato la dei punti osservati durante la visita guidata trascrizione di tutti i toponimi, ha cercato

40 La città di tradurre i testi anche in sloveno per demografi storici e storici della medicina potuto realizzare soltanto grazie al renderli più vicini alla gente, per aiutare proponendo, oltre ai contributi legati decisivo apporto degli altri due partner. a comprendere quali edifici, quali strade allo studio delle malattie in relazione al Prossimo impegno? si sono conservate e quali no. Tra agosto loro influsso sulla popolazione, anche Oltre alla pubblicazione degli atti dei e settembre abbiamo esposto la mappa relazioni legate alla storia delle istituzioni convegni già svolti, il principale obiettivo in Calegaria in ambito al progetto del sanitarie, allo studio delle patologie, alla per l’anno prossimo è il centenario della Comune di Capodistria “Ravviviamo le descrizione dell’operato dei medici o Prima Esposizione Provinciale Istriana, vetrine” e abbiamo notato che i passanti al culto come fattore di prevenzione. tenutasi appunto a Capodistria nel 1910. incuriositi si fermavano a decifrare i L’evento ha goduto dell’alto patrocinio Desideriamo proporre una mostra con toponimi cercando di orientarsi sulla scientifico della Società Italiana di un catalogo di foto inedite, ricostruire posizione. Storia della Medicina, dall’Inštitut za al computer una passeggiata virtuale L’architetto Darko Likar, studia da zgodovino medicine di Lubiana e dallo attraverso i padiglioni dell’Esposizione anni le mura di cinta di Capodistria: Hrvatsko znanstveno društvo za povijest e poi riarrangiare la musica originale mura che erano lunghe ben due zdravstvene kulture. Vi hanno preso parte che la banda cittadina di Capodistria chilometri e mezzo. E dice che sarebbe alcuni dei massimi esperti della materia eseguì in quella ricorrenza. Abbiamo interessante riportarle alla luce laddove come i docenti di storia della medicina passato lo spartito al professor Dario sono appoggiate alle case o dove ne Zvonka Zupanič Slavec (Lubiana), Euro Pobega, che ha accolto entusiasticamente rimangono solo le fondamenta. Dean, Ponte (Trieste), Ante Škrobonja e Amir la nostra proposta di risuonare questa sono tante le cose su cui in futuro si Muzur (Fiume), o i polesi Edi Terlević, marcia sinfonica trionfale “Concordia e potrebbe lavorare. Noi abbiamo parlato epidemiologo, e Robert Matijašić Progresso” del suo predecessore Giuseppe ora principalmente di Capodistria: ma che ha tracciato un dettagliato profilo Mariotti a distanza di cent’anni. Speriamo l’Istria tutta si presta operazioni di del pioniere della materia, il piranese di poter portare questa mostra anche in salvataggio del patrimonio storico… Bernardo Schiavuzzi. A questi si è unita altre località istriane. Abbiamo avuto Esattamente. Penso che l’Istria sia un’ampia schiera di giovani studiosi già contatti con Pola, Pisino, Muggia una vera miniera di patrimonio storico grazie ai quali, si spera, che le ricerche e Parenzo. Sullo stesso argomento la umanistico e naturale…che va preservato dedicate a questo fondamentale aspetto Società di studi storici di Pirano sta e analizzato perché possono venire fuori della storia istriana possano avere un preparando ache un convegno scientifico. ancora tantissime cose. Se si pensa seguito. Un dovuto grazie va anche alla Ma la nostra speranza è che anche altre solamente alla Basilica Eufrasiana di CAN di Isola che ci ha ospitato negli istituzioni ed altri eventuali interessati si Parenzo, che ho avuto recentemente splendidi spazi di Palazzo Manzioli. uniscano alla nostra iniziativa in modo modo di conoscere a fondo grazie al L’ultimo impegno in ordine di tempo da celebrare nel modo più opportuno e prof. Ivan Matejčić…un patrimonio che è stato la Fiera internazionale del decoroso quello che per il suo tempo può è per certi versi paragonabile a quello di libro Histria in Libris, organizzata in essere descritto come un evento di portata Ravenna. Per non dire di altre cose più collaborazione con il Centro Italiano europea e che ha fatto risaltare i preziosi dislocate all’interno dell’Istria che si Carlo Combi e con la Libreria Libris, valori della nostra penisola anche fuori possono studiare, che si possono vedere. un progetto a cui stavamo anche già dall’Istria. Veramente l’Istria è una miniera e pensando da tempo ma che abbiamo quindi…non credo che le società storiche esistenti siano troppe. Ognuna si occupa di un segmento, ognuna compone alcune tessere di un mosaico che pian piano si completa. Concluso il progetto sulla Pianta di Giacomo Fino vi siete rivolti subito alle vostre prossime iniziative di carattere più “scientifico” per così dire. Quali sono state? In occasione della Settimana europea della mobilità abbiamo preparato a settembre la conferenza di Zdenka Bonin relativa a “Lo sviluppo della sanità a Capodistria dal XIII al XX secolo”. Sempre in materia di storia della medicina è seguito ad ottobre a Isola un convegno sulle epidemie in Istria tra ‘800 e ‘900. La giornata di studio è scaturita grazie ad una recente rinascita delle ricerche dedicate alle malattie nell’area istriana ed è stata resa attuale anche dal recente manifestarsi, su scala europea e mondiale, dell’influenza La gente radunatasi lo scorso primo agosto “A”. La tavola rotonda ha riunito storici, sotto gli archi della Taverna

41 La città «I Giorni dell’Arte» dedicati a Marinetti Festival incentrato su musica, teatro, danza, poesia e arti visive

Con il contributo della nostra Carolus L. Cergoly). Attorno a Comunità, anche Capodistria è stata questo nucleo centrale si trovano inclusa tra i palcoscenici del Festival poi proposte di cinematografie “I Giorni dell’Arte” organizzato contemporanee, di orchestre atipiche da “Alpe – Laboratorio di Arte e e di mistilinguismi atemporali. Culture” di Trieste, diretto da Alfredo È sorprendente la rilettura del testo Lacosegliaz. La sesta edizione della classico “Satyricon” di Petronio, manifestazione ha continuato a dove passato e presente convergono promuovere il dialogo fra culture ed con un’inaspettata attualità rispetto etnie in una comune area geografica alla situazione decadente da basso di contatto, che pulsa al centro dell’Europa. L’edizione di quest’anno impero che caratterizza il nostro ha voluto celebrare il centenario tempo. Dopo essersi mosso dal Friuli della pubblicazione Manifesto sul Venezia Giulia e aver toccato, nelle futurismo di Filippo Tommaso passate edizioni Slovenia e Croazia, Marinetti, con spettacoli riguardanti Austria e Bosnia, questo multiforme varie interpretazioni e ricostruzioni di festival è approdato per tre giornate a Filippo Tommaso Marinetti, tale movimento, senza tralasciarne le Capodistria come gioioso veicolo di fondatore del movimento futurista. espressioni locali (Sofronio Pocarini, intrattenimento culturale e artistico.

TV Capodistria torna a trasmettere via satellite

I programmi di TV Capodistria si possono nuovamente di decodifica Viaccess possono seguire in chiaro tutta seguire via satellite sempre su Hotbird -13 gradi la programmazione (la scheda può essere acquistata dai est di Eutelsat, utilizzato dalle maggiori stazioni cittadini sloveni che pagano il canone di abbonamento RTV). televisive, e sulla stessa frequenza sui cui l’emittente Nelle ore in cui, al momento, non vengono trasmessi i trasmetteva tempo fa in via sperimentale - Frequenza: programmi televisivi si possono seguire i programmi 12.303 Mhz; Polarizzazione: Verticale; Symbol Rate: radiofonici di Radio Capodistria. Si tratta di un’offerta 27.500; FEC: ¾ ; Codice di identificazione: TV K-C. complementare che a partire dalla prossima primavera sarà Per i prossimi anni il canale satellitare, posizionato sul integrata con nuovi contenuti e prodotti anche multimediali. trasponder della RTV di Slovenia sul satellite Hotbird I programmi di TV Capodistria possono essere visti 8, sarà integralmente a disposizione di TV Capodistria. in diretta oppure rivisti anche su Internet all’indirizzo Si tratta di una nuova tappa fondamentale nella web: www.rtvslo.si/tvcapodistria. Nella rubrica del sito diffusione del programma italiano di TV Capodistria “Oggi in TV”che riporta la programmazione settimanale volta, soprattutto, a valorizzare ed affermare il suo dell’emittente, i programmi codificati sul satellite sono ruolo e le sue potenzialità informative e culturali nei preceduti da un asterisco (*). confronti di tutta la Comunità Nazionale Italiana di Slovenia e Croazia, ma anche rispetto a un pubblico più vasto, in Italia e in altri paesi, che ha gia`dimostrato di apprezzare e gradire la programmazione dell’emittente. La diffusione satellitare di TV Capodistria, si rileva in una nota firmata dal caporedattore responsabile, Robert Apollonio, è sostenuta da Unione Italiana, con i mezzi destinati dal governo italiano per le attività culturali della Comunità Nazionale Italiana di Slovenia e Croazia, ed è stata avviata in base ad un accordo con la Radiotelevisione di Slovenia di cui TV Koper-Capodistria è parte integrante. TV Capodistria trasmette attualmente dalle ore 14.00 alle ore 01. Dal satellite è visibile in chiaro la gran parte dei programmi, in particolare quelli autoprodotti, nonché quelli di cui l’emittente detiene i diritti per la diffusione satellitare. In Slovenia, gli utenti in possesso della scheda

42 La città Histria in Libris Salone del libro tematico promosso dal Centro culturale »Carlo Combi«, la libreria »Libris« e la Società »Histria«

Formazione e Sviluppo “Carlo Combi” di Capodistria). Nell’ambito della fiera di Capodistria, che è anche il promotore è stata riservata particolare attenzione dell’iniziativa. Nell’organizzazione alla produzione degli appartenenti alla e nell’allargamento del programma CNI nel settore librario e nelle attività degli eventi collaterali, è stato inoltra culturali atte a promuovere e sviluppare affiancato dalla libreria “Libris” di l’identità della comunità stessa e della Capodistria e dalla Società Umanistica lingua e cultura italiane. Esposte, infatti, di storia, arte e cultura “Histria”. le pubblicazioni più recenti edite delle La fiera è rimasta aperta al pubblico dal varie Comunità degli italiani, nonché 12 al 14 novembre. Il pubblico ha potuto la produzione editoriale della Casa visitare l’esposizione, acquistare volumi, editrice EDIT di Fiume e del Centro di oppure prendere parte agli incontri ricerche storiche di Rovigno. Preparata, con autori, alle presentazioni di opere a detta degli organizzatori »senza specifiche, nonché ai laboratori creativi grosse pretese«, la fiera del libro ha per i ragazzi (attività queste, previste riscontrato un notevole interesse, tanto in sedi dislocate, tra cui la Galleria che si sta vagliando le possibilità di far Medusa, il teatro di Capodistria, Palazzo diventare »Histria in Libris« un evento Gravisi-Buttorai e l’Archivio regionale tradizionale.

Mojca Cerkvenik del Centro culturale »Carlo Combi«

Al Museo regionale di Capodistria si è svolta “Histria in Libris”, prima fiera internazionale del libro nel Capodistriano, con offerta di autori e case editrici legate alla penisola. Un salone tematico al quale hanno partecipato oltre 200 case editrici di Slovenia, Italia e Croazia, con più di 1200 volumi. “Tra questi è stato possibile sfogliare anche le pubblicazioni di difficile reperibilità, come quelle di vari musei ed archivi, che spesso non sono a disposizione del più ampio pubblico” ha tenuto a rilevare Mojca Cerkvenik, responsabile del Centro Italiano di Promozione, Cultura,

»Skozi knjigo je mogoče zelo oprijemljivo pokazati, da je Istra območje treh narodov in treh kultur. Če ste opazili, smo knjige razvrstili po abecednem seznamu založb, da se slovenski, italijanski in hrvaški naslovi na razstaviščnem prostoru prepletajo med seboj. K projektu smo pritegnili veliko založnikov in institucij, ki se ukvarjajo s knjigo, a če si knjigarnar, kjer so vsi ti stiki naravni, to ni tako težak zalogaj. Pač pa je sejem dobra nadgradnja tvojega dela«. Ingrid Celestina (Libris)

43 La città Il saluto del vicesindaco Scheriani durante l’inaugurazione

Ho l’onore quest’oggi di potervi salutare a nome del comune città di Capodistria, a nome del sindaco Boris Popovič, a nome della Comunità autogestita della nazionalità italiana di Capodistria e anche a nome mio personale. Dovolite mi da vas pozdravim v imenu mestne občine Koper, v imenu župana gospoda Borisa Popoviča, v imenu Samoupravne italijanske narodnostne skupnosti Koper in tudi v mojem imenu.

Gentile pubblico, vorrei innanzitutto multiculturale. coltivare con nuova intensità la ricchezza ringraziare gli organizzatori per avermi La fiera del libro riesce sicuramente culturale dell’Istria e a trovare nei valori invitato a intervenire in questa importante meglio di tante altre manifestazioni della conoscenza e del sapere, le vere occasione per il nostro Comune. a cogliere i più disparati e molteplici radici che hanno arricchito la cultura di La manifestazione che si apre oggi, aspetti dell’Istria e con ciò la vera questi territori. interamente dedicata al libro, ci dà modo essenza del nostro territorio rifuggendo La possibilità di dare fisionomia e di fare alcune considerazioni sul tema di da una lettura unica che oserei definire da soggettività alla multiculturalità non questo incontro. “paraocchi”. Dobbiamo essere orgogliosi può che alimentare fiducia, rispetto e Avvicinare questo inestimabile patrimonio e considerarci anche avvantaggiati reciproca solidarietà, perché tutto ciò culturale, quale è il libro, a tutti i cittadini rispetto ad altre aree geografiche perché costituisce un importante elemento di è l’obiettivo che ci dobbiamo sempre abbiamo un patrimonio straordinario aggregazione capace di diffondere questi proporre e la fiera internazionale “Histria che dobbiamo tutti assieme custodire e in Libris” è senz’altro il giusto veicolo promuovere. sentimenti. per far conoscere al fruitore la variegata Solo la responsabile consapevolezza di offerta del fondo librario di quest’area appartenere a un’area portatrice di valori Grazie ancora per il vostro importante transfrontaliera da sempre intreccio di quali il dialogo e la convivenza può contribuito. Hvala lepa. lingue e culture diverse. portare ad un arricchimento dei popoli e Questo è il modo giusto di rapportarci delle culture ivi presenti. Alberto Scheriani e di presentare la nostra realtà plurale e Tutto ciò implica un quotidiano impegno a Vicesindaco di Capodistria

44 La città Repertorio italiano di corrispondenza alle voci dialettali capodistriane

Tratto dall’appendice al Dizionario storico fraseologico etimologico del dialetto di Capodistria di Giulio Manzini

Nitido – ciaro N Nobiluomo – zentilomo Nocchiero – nostromo, timonier Nacchere – gnachere Nocciola – nosela Nappa – fioco, cúfolo Nocciolina apemicana – pestàcio Narcosi – indórmia Nocciolo (veg.) – noselèr Narice – buso del naso Nòcciolo – osso Narrare – contar Noce (veg.) – (albero) noghèra, (frutto) nósa Nasale (suono) – gnanfo Noce marina (mollusco) – capatonda Nascere – nasser Nodo – gropo Nascondere – sconder, inbusàr Nodoso – gropoloso Nascosto – sconto; (di n.) de scondón Noi (pron.) – noi, novaltri, nialtri Nasello (pesce) – molo Noia – fastidio, secàda Nasone – nasón, napa, nasopa Noioso – secante, piédego, gnaga Nastro (da collo) – strangolin, veludina Nomade – síngheno Natante – barca Nomignolo – soranome Natica – culata Nominare – minsionar Naturale – fisical Non – no Naufragare – fondarse Nonostante – abenché, con-tuto-ché Nausea – sgionfa, schifo Norma – regola Nauseabondo – stomegoso Nostrano – nostran, domàcio Navigare – navegar Notaio – nodaro Neanche – gnanca, nanca, manco Notizia – nova Nebbia – calígo Noto – conossù, cognossù Nebuloso – poco ciaro Nottata – notolada Negare – denegar Nottola – pipistrel Negletto – bandonà Novanta – nonanta Negligentemente – a la carlona Novecento – novessento Negoziante – botegher Novità –nova Negoziare – contratar Novizio – novissio Nemico – nemigo (plur. –ghi) Nube – nuvolo Nenia – naina, loica Nubifragio – brentana Neonato – picio Nubile – puta Neppure – gnanca, nanca Nuca – cópa Nerita (mollusco) – naridola Nudo – nudo, despoià Nero – negro Nulla – gnente Nerume – negrume Numerare – contar Nespola (veg.) – nespola, gnespola Numero – numaro Nespolo (veg.) – nespoler Nuocere – far del mal Nessuno – nissun Nuora – niora, gnora Nettamente – de trinca Nuotare – nudar Nevicare – nevegar Nuotata – nudada Nevischio – brisàda Nuovamente – de novo, indrío Nidiata – covada Nuovo – novo Nido – nido, gnido Nutrice – bàja, nena Ninnare – sbrassolàr; dondolar Nutrire - nudregar Nipote – nevodo, nessa

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Bertocchi, l’Incontro delle tre regioni alla VII edizione

Anche quest’anno la Comunità degli Italiani di Bertocchi ha organizzato l’Incontro delle tre regioni, manifestazione che è ormai giunta alla sua settima edizione. Un incontro questo teso a promuovere la collaborazione e la conoscenza tra gruppi culturali provenienti da Slovenia, Italia e Croazia.

ha realizzato il suo primo CD “Suoni da lontano”, che raccoglie i brani più rappresentativi di questi 10 anni di attività corale. Con il repertorio proposto, comprendente, canti “di montagna”, canti del folklore triestino e nazionale sono riusciti a trasmettere al pubblico, un patrimonio di valori che sono alla base del canto popolare. Come ogni anno anche a questa edizione ha preso parte il coro misto Brnistra- Ginestra della Comunità degli Italiani di Bertocchi. Il coro, è diretto fin dal suo inizio da Marko Kocjančič, ed è costituito da giovani che sono uniti dall’amore per il canto e per la bella musica. Anche quest’anno il coro ha entusiasmato il pubblico proponendo brani di origine popolare italiana, dalmata e gospel. A concludere in bellezza la serata è stato un gruppo di una Comunità amica con cui da diversi anni collaboriamo quale Il “Coro Alpi Giulie” di Trieste la Comunità degli Italiani di Buie. In Ad aprire la manifestazione è stata della tradizione popolare. Il Coro ha al questa edizione il sodalizio buiese è l’orchestra di strumenti a plettro ed il suo attivo la partecipazione a numerose stato degnamente rappresentato da una gruppo vocale della “Lino Mariani” rassegne regionali e a concorsi nazionali formazione alquanto recente, il gruppo di Pola. La Società artico-culturale è per voci virili nonché l’organizzazione vocale femminile “Forever”. Assieme un sodalizio di cittadini polesi, che di diversi concerti. Nel 2006 il coro dalla primavera del 2007, questo gruppo fin dal 1947 si ritrova, all’insegna del ha festeggiato il suo decimo anno di vocale, composto da 11 donne si è volontariato nell’ambito della Comunità attività. In questa particolare occasione costituito con l’intenzione di rilanciare degli Italiani di Pola per coltivare assieme le più belle tradizioni musicali e canore di queste terre. Il complesso degli strumenti a plettro opera nell’ambito della Società fin dalla sua fondazione e conta una decina di esecutori. Il complesso è diretto dal Maestro Ivan Štekar. Il gruppo vocale, preparato dal Maestro Edi Svich, ha iniziato invece la sua attività nel 2007 riscuotendo subito grande successo. Il suo repertorio comprende canzoni popolari e della tradizione canora italiana e istriana. Al pubblico in sala i mandolinisti ed i membri del gruppo vocale hanno proposto brani di grande effetto e molto apprezzati dagli spettatori. In questa edizione abbiamo ospitato per la prima volta a Bertocchi il “Coro Alpi Giulie” di Trieste, diretto dal Maestro Stefano Fumo e fondato nel giugno del 1996 da un gruppo di amici amanti della montagna, dei suoi canti e Il coro femminile “Forever” di Buie

46 La città e far riascoltare le bellissime canzoni varie serate e spettacoli artistico-culturali il pubblico e regalare un po’ di serenità e di degli anni 60 – 70, canzoni che sono sia in Croazia sia in Slovenia. spensieratezza. Il canto e la musica hanno tutt’ora ascoltate con piacere da tanti. I quattro gruppi che si sono esibiti nel regnato tra i gruppi ospitati anche nel Sebbene giovane come formazione e corso di questa settima edizione hanno corso della serata conviviale, dove sono come esperienza le “Forever”, grazie dimostrato ancora una volta come il bel nate nuove proposte di collaborazione e all’impegno e alla serietà nel lavoro, hanno canto e le belle note, pure se eseguite a nuove amicizie. già alle spalle numerose partecipazioni a livello amatoriale, possono entusiasmare Roberta Vincoletto

Gruppo femminile della Cappella Civica a Bertocchi per “Chansons & Canzoni”

Il 23 ottobre scorso, presso la Casa di Cultura a Bertocchi, la locale CI ha ospitato il Gruppo vocale femminile della Cappella Civica di Trieste in un concerto per coro femminile e chitarra “Chansons & Canzoni”. Il Gruppo vocale femminile nasce in seno alla più antica Istituzione culturale del Comune di Trieste che fin dal 1538 per volontà dell’Amministrazione, promuove e sostiene la musica sacra “per servicio d’Iddio, per honore della chiesa cathedrale di s.to Giusto et reputacione di tutta la Città”. Il Gruppo femminile, diretto dal sig. Marco Sofianopulo è stato accompagnato, nella serata a Bertocchi, dal chitarrista Marko Feri. Sono stati proposti diversi canti popolari greci, francesi e spagnoli di autori quali Ravel, De Falla e Satie su adattamenti di Sofianopulo e Feri. Il maestro Marco Sofianopulo è pianista, organista, compositore, docente al Conservatorio e con- sulente musicale del Comune di Trieste, per il quale cura l’organizzazione delle stagioni concertistiche nella Cattedrale di Trieste e in altre sedi istituzionali. Il chitarrista Marko Feri, diplomatosi al Conservatorio di Trieste ha tenuto diversi concerti in rassegne e festivals internazionali e ha al suo attivo sette CD da solista. È stato generoso d’applausi il pubblico in sala, coinvolto dalla professionalità dei cantanti e dal variegato repertorio musicale proposto.

La CI di Bertocchi visita la Ciceria

Oltre venti connazionali della Comunità degli Italiani di Bertocchi, il 18 ottobre hanno ammirato le bellezze naturali della Ciceria accompagnati dal naturalista ed ornitologo, Loris Dilena. Hanno visitato il paesino di Raspo che al tempo della Serenissima era sede dell’importante Capitanato, si sono recati sul ciglio dell’abisso Bertarelli che sino a pochi decenni fa era il più profondo d’Europa. Presso Lanischie hanno sostato per osservare la parete rocciosa dove nidifica l’aquila reale ed inoltre al Monte Maggiore si sono fermati per ammirare la Valle delle meraviglie o denominata anche Valle delle candele. L’escursione si è conclusa in un paesino nei pressi di Laurana per visitare la 36° edizione della Marunada, la tradizionale Festa dei marroni.

47 La città Attività del gruppo letterario della CI di Crevatini

È consuetudine del nostro gruppo partecipare a vari concorsi letterari vista la nostra attività che si svolge sotto l’ attenta guida della maestra Casagrande, ora nostra mentore che ci lascia ampio spazio per esprimere i nostri pensieri, non ci obbliga a fare ma con furbizia ci fa lavorare: »Se volete partecipare al concorso, tanto per dire di aver partecipato, se vinciamo bene”. Come si fa a dire di no? E infatti quest’anno abbiamo quasi sbancato alla nona edizione del concorso della Mailing List Histria. Su 104 lavori individuali il primo premio se lo è aggiudicato Diana Sellibara allieva della seconda classe del Ginnasio Carli di Capodistria, su 39 lavori di gruppo Noemi Medved della seconda classe del ginnasio e Maja Maraš terza classe del ginnasio e Sara Podreka terza classe della Scuola Media Pietro Coppo di Isola si sono aggiudicate il secondo premio.

Ascoltando un brano di musica

Vedendo questo titolo mi sono preoccupata. Quale tipo di brano, Ma poi su un libro ho letto una cosa curiosa ‘ una persona non canzone intendono? Una legata all’Istria, un brano popolare o può conoscersi a fondo se ignora le proprie origini’’. di musica classica? Avrei potuto farmi guidare dalle melodie che mi suggeriva mio nonno, che amava tanto, ma ho preferito crearmi Il dubbio è svanito quando ho pensato che la musica è universale, un’alternativa. non la si può limitare. Essendo profondamente legata ad essa ho Poi un giorno la bellezza mi rapii, fu una melodia soave, pensato che soltanto una canzone che mi sapesse parlare poteva semplice, contorta, viva, melanconica, lontana, presente che essere quella giusta. Prima ancora di ricordarmene il titolo mi aprii qualcosa dentro. Era la canzone più celebre di Luigi sentivo che qualcosa si era acceso dentro di me e sapevo quale Tenco ‘’mi sono innamorato di te”. Era stato come un sogno nel fosse. bel mezzo della notte, come una poesia mai scritta, qualcosa di incompleto ma perfetto, lontana da me ma vicina alla mia Ricordo quando da piccola passavo le mie estati dai nonni in anima. Croazia. Mentre mio nonno lavorava nell’orto la nonna cercava E’ stato uno dei primi artisti che mi ha fatto assaporare la dei vecchi spartiti musicali che venivano custoditi in alti armadi bellezza della lingua italiana, per poi scoprirne altri. lontani dalla mia portata. Quando li portava giù nel mio mondo di bambina mi sentivo attratta da tutti quei strani segni posti Ognuno deve capire da sé, come disse Jim Morrison non esiste su cinque righe. Era una scrittura misteriosa che solo i grandi esempio migliore da seguire se non sé stessi. potevano decifrare e nemmeno tutti i grandi. Poi mia nonna mi faceva cantare, canzoni in italiano e dialetto Nessuno ti può insegnare se il tuo cuore non è pronto ad e io ridevo affascinata da quei suoni. Chi lo sa se mio nonno mi apprendere. ascoltava mentre curava i suoi pomodori e le sue zucchine, in La musica è qualcosa di inspiegabile che non si può descrivere realtà non lo saprò mai. a parole. In tre minuti può parlare al tuo cuore, alla tua anima Lui era il direttore della banda del paese, ha anche insegnato a tutti i tuoi sensi senza passare sotto un’analisi razionale. Una la materia cercando di inculcare ai giovani la bellezza e la formula matematica va capita o imparata a memoria per essere classicità della musica e dei brani delle nostre terre. ricordata. Le parole delle canzoni si imparano solo ascoltandole Ci teneva ad insegnarmi a suonare vari strumenti ma io trovavo e vivendole. sempre di meglio da fare e nessun legame profondo mi ancorava Diana Sellibara alle vecchie canzoni delle bande e delle persone semplici ed umili. Crescendo mi sono creata autonomamente gusti e idee musicali. Non amavo le influenze altrui. Oggi ascolto un certo tipo di musica non molto in voga tra i giovani, ma è unico perchè piace a me. La musica italiana non mi era mai entrata particolarmente dentro, la mia priorità erano i grandi artisti americani del rythem’n’blues. Ho vissuto lontano da dove abitavo, con ciò intendo dire che sono un’italiana nata da genitori cittadini croati che vive in Slovenia. Raramente mi sono posta la domanda da dove attecchiscano le mie origini. Non ho mai vissuto un disagio, più che altro la definirei indifferenza. Ma a 16 anni non si può sapere chi si è. Io vivendo in un ambiente Il Coro »Aida« di Muggia, diretto da Lidia Vuch quasi ‘’trilingue’’ tra confini vicini ma troppo lontani tra Patrignani, ha accompagnato la messa in italiano nazionalismo, differenze, uguaglianze, differenze, … ho sempre celebrata nel ricordo della beata capodistriana preferito esserne estranea pensando che prima o poi me ne sarei Giuliana Malgranelli e lo scomparso presidente della andata in un altro paese per scrivere la mia storia personale CI di Capodistria, Lino Cernaz. Si ringrazia per altrove. In fondo oggi il mondo non sembra avere confini. l'organizzazione il signor Darij Gregorič.

48 La città

Da una ricerca effettuata dal Gruppo etnologico della Comunità degli Italiani di Crevatini presentiamo alcuni brani.

Racconti accanto al fuoco Un tempo era consuetudine, nelle sere d’inverno, sedere accanto La vendita del latte in città dai al fuoco che ardeva nel camino e sgranare il granoturco. Questi preziosi chicchi servivano per nutrire le persone e gli animali. ricordi della bisnonna Una volta macinati e ottenuta la farina giallo dorata la famiglia “Cinquant’anni fa nelle nostre campagne si doveva lavorare duro la usava per fare la polenta che non sfamava ma saziava e per per poter sopravvivere. Si viveva del lavoro dei campi e della nutrire il pollame. Del granoturco non si buttava via nulla: i vendita del latte degli armenti che ogni famiglia aveva nella tutoli servivano per alimentare il fuoco nel camino, i chicchi stalla. Come ogni famiglia contadina anche noi possedevamo per nutrire le galline, le foglie per riempire i materassi, perciò mucche da latte. Io avevo il compito di mungerle tre volte al per avere un buon giaciglio le foglie dovevano essere lisciate giorno, era un lavoro che andava fatto a mano. Dopo aver munto per bene. All’inizio venivano poste in un trogolo, quello che si le mie mucche mi recavo dalle famiglie del paese che avevano usava per pulire il maiale quando veniva ammazzato. Attorno armenti come noi e mi facevo dare il loro latte. Ne raccoglievo ad esso si riunivano i membri della famiglia e anche i vicini che circa cinquanta litri che mettevo negli appositi contenitori. avevano piacere nell’aiutare. Le foglie venivano pulite e stese. Al mattino presto li deponevo sul dorso dell’asino e, a piedi, Durante la serata i giovani intrattenevano i presenti con i canti, mi recavo a Capodistria dove m’imbarcavo sul vaporetto per con danze ed era un modo di favorire il corteggiamento tra i andare a Trieste. Lasciavo l’asinello in custodia in una stalla giovani che sfociava in matrimonio. a Capodistria. Le foglie pulite e asciugate servivano a riempire i materassi Una volta giunta a Trieste mi recavo di casa in casa a offrire il (paion), per fare sporte per la spesa, ciabatte e sottopentole. latte. A seconda delle necessità delle famiglie usavo: le misure Gli uomini più anziani invece riparavano gli attrezzi agricoli, del latte. alcune donne si dedicavano al rammendo degli abiti da lavoro e Il lavoro era molto faticoso: si doveva girare a piedi tutta la città. al lavoro a maglia. I bambini si dedicavano all’apprendimento Alla fine con i secchi vuoti e con un po’ di soldini in tasca e a dell’A B C. volte con qualche regalo che mi facevano le signore ritornavo al vaporetto che mi riportava a Capodistria, recuperavo il Noemi Medved (4a classe) fedele somarello e ritornavo a casa. Con i soldi così duramente guadagnati ho potuto far crescere bene i miei cinque figli fra i quali c’è tua nonna Bruna. Il lavoro delle donne di casa Lara Eler (3a classe) Mentre gli uomini si occupavano del lavoro dei campi o andavano a lavorare al cantiere, le donne si prendevano cura della casa, dell’orto e degli animali da cortile e delle mucche che ogni famiglia in campagna aveva. Davano loro da mangiare ciò che si produceva nelle campagne, granoturco, farina gialla, semola che si otteneva quando si portava il grano a macinare al mulino. Le mucche nella bella stagione venivano portate al pascolo dai ragazzi di casa, mentre nella brutta stagione rimanevano al caldo della stalla a mangiare il fieno che era stato falciato, essiccato, e messo al riparo nei fienili. Ogni giorno le mucche dovevano essere munte, il latte veniva posto nei speciali contenitori, nei “stagnacchi”, alcune donne erano addette alla raccolta dei contenitori che venivano caricati sui carri e portati a Muggia e venduti nelle case private. Queste donne erano conosciute come “mlekarze” dalla parola slovena mleko che significa latte. Alcune donne per non pagare il trasporto del carro facevano un rotolo con un fazzoletto lo “svitec” lo ponevano sulla testa dove mettevano il secchio del latte mentre altri due li tenevano in mano e a piedi, giù per Cerei andavano a Muggia a vendere. Una mlekarza famosa sul nostro Valentina Petaros collabora a Fida e Sida, due progetti Monte era Emma del latte. della Società dalmata di storia patria che riguardano i fondi d'archivio conservati in Slovenia, Croazia e Arianna Božič (2a classe) Montenegro. L'obiettivo è quello di redigere le guide di vari fondi inserendone le caratteristiche in un database.

49 La città Freschi di stampa

»Il tesoro dei padri« di Ulderico Bernardi Viaggio tra i proverbi delle tre Venezie

»Trieste piena de peste«, locali si arresta la circolazione d’affetti e di ricordo tra passato »Citanova, chi no porta e presente, cede il vincolo che tiene unite le generazioni e non no trova«, »Rovigno, c’è modo di ricomporre quel consenso attraverso attraverso il piena de inzegno, spaca i tempo con cui si definisce la tradizione”. sassi come el legno«, »A Piero Spirito (Il Piccolo, 27.9.09) Piran bon pan«… Proverbi come saggezza popolare, proverbi come massime Ricordando Manlio Cortelazzo che contengono in forma È morto all’età di 90 essenziale norme, giudizi o anni Manlio Cortelazzo, consigli tratti tra esperienze insigne studioso padovano, concrete, proverbi come decano dei dialettologi come scrigno di storia e di ed etimologisti italiani. memoria. C’è una scienza Cortelazzo era professore che studia i proverbi, la emerito di Dialettologia paremiologia, dove si italiana all’Università di incontrano linguistica, Padova; autore di centinaia storia, sociologia e molte tra volumi e saggi in altre discipline, anche perché i proverbi rappresentano un riviste scientifiche, italiane patrimonio culturale da difendere e preservare. E sono molti gli ed estere, il suo nome studi e i repertori di e su i proverbi. è legato soprattutto al Meno frequente, invece, è considerare i detti popolari come “Dizionario etimologico una narrazione storica, psicologica, sociale che getta luce sul della lingua italiana”, carattere e sulle vicende di una o più regioni. E’ quello che fa, e pubblicato da Zanichelli e Dal Mattino di Padova molto bene, Ulderico Bernardi con “Il tesoro dei padri” (Santi curato nella prima edizione Quaranta, pagg. 202, euro 12,00), raccogliendo i “Proverbi assieme a Paolo Zolli. delle tre Venezie”, come spiega il sottotitolo, in un racconto Un suo altro merito è la promozione degli studi dialettologici compiuto che va dalle comunità venete del lago di Garda negli anni Settanta, quando dirigeva il Centro di Studio per la fino all’Istria passando per Trieste. Non è un elenco di detti Dialettologia Italiana del Cnr. Nel 2007 diede alle stampe il e motti, ma un vero e proprio racconto, anzi un trattato sulle “Dizionario veneziano della lingua e della cultura popolare genti venete, colte nel loro quotidiano ma inserite in un vasto nel XVI secolo” (L a linea, 2007). panorama storico e ambientale. Una “geografia dell’anima”, Il suddetto Dizionario è un un’opera di oltre 1500 pagine per usare un’espressione dello stesso Bernardi – penna felice, che contiene esempi e citazioni da testi originali raccolti dal già ordinario di sociologia alla Ca’ Foscari di Venezia grande prof. Cotellazzo in 40 anni di ricerche d’archivio. »Emerge, esperto di tradizioni popolari – che traccia le sue mappe lungo i sfogliando queste pagine – scrive il saggista Ivan Crico - percorsi del vivere comune: la cucina, il lavoro, le feste, l’amore, l’immagine di una Venezia che è, al tempo stesso, gelosa le credenze, i mesi e le stagioni, i comportamenti, la famiglia e custode del proprio passato, fucina ribollente di nuove idee e naturalmente tutti i caratteri di ogni “piccola patria”. porto aperto su cui attraccano, dai mari e dalle terre più remote, A metà tra il saggio di linguistica e un testo sociologico, “Il bastimenti carichi non solo di mercanzie, opere d’arte, ma tesoro dei padri” si legge come il compendio di una o più anche di parole, che sono parole arabe o fiorentine, greche o epopee, ha il sapore delle storie raccontate davanti al focolare tedesche, dalmate o spagnole. Venezia allora, come New York o e offre una prospettiva originale su alcuni eventi delle nostre Londra oggi, accoglie nel suo grembo d’acqua e luce le voci del terre: i commerci, le guerre, i governi. In proposito echeggia mondo, se ne lascia compenetrare senza mai alla fine - com’è spesso, nelle pagine di Bernardi, quella “capacità del popolo accaduto anche in queste città - rinunciare a quella che è stata minuto di reagire con ironia alla retorica dei governanti”, la sua prima voce«. coniando proverbi alla bisogna. Come quando di fronte alla retorica trionfante del fascismo “smentita nel concreto dalla Pirano-Venezia 1283-2003 realtà quotidiana” nacque il detto: “Va là, va là Benito, ti m’à Questo è il titolo del terzo volume della serie Acta historica ciavà pulito, ti m’à calà la paga, ti m’à creà l’afito”. adriatica della Società di studi storici e geografici di Pirano. In Nel suo libro Bernardi pone più volte l’accento anche sulla questo volume, Kristjan Knez, ha raccolto gli atti del convegno continuità della sua materia: specchio di una lingua e di un sul tema dei rapporti tra Pirano e Venezia tenutosi nella città di carattere, i proverbi mutano nel tempo. E per questo vanno Tartini nel 2003. Il testo è corredato dalle foto di Gianfranco conosciuti e custoditi: “Un grande Paese – nota l’autore – cessa Abrami. Pagg. 184. di esistere come nazione quando fin nelle sue piccole comunità

50 La città Saluto all’amico Lino

In un pomeriggio di fine agosto raccolta in silenzio molta gente, arrivata sua originaria bellezza architettonica. eccezionalmente caldo, mitigato di tanto da varie parti dell’Istria e da fuori, per L’aumento della popolazione e le nuove in tanto da un leggero vento, mi ritrovo ai onorare l’amico scomparso. Passando esigenze dell’uomo moderno, hanno piedi del colle di San Canziano, preso da accanto alle persone, odo parole di stima reso questi cambiamenti opportuni e un senso di profonda tristezza. Incredulo, e affetto pronunciate a voce bassa. necessari, a discapito dell’aspetto storico sono qui a salutare per l’ultima volta Lino, Ricordo le sue costanti iniziative per che caratterizzava la città per la sua un amico vero, mancato troppo presto alla l’introduzione della lingua italiana nella peculiare impronta veneta. famiglia ed agli affetti. Quest’uomo dal pratica religiosa, secondo le antiche Noi, malgrado tutto, sentiamo ancora carattere mite ed essenziale, possedeva tradizioni. Ma ciò che più stava a cuore a di appartenere al nostro civile passato qualità di pregio, non comuni al giorno Lino, era il sincero desiderio di ricomporre e desideriamo conservare per sempre d’oggi. Prevaleva in lui un rimarcato un vero dialogo tra le diverse anime degli la nostra indole “de cavresani”, pur nel altruismo, che abbinava ad una grande esuli e dei “rimasti”, affinché si potessero mutamento di usi e costumi imposti dalla generosità. Il suo modo di rapportarsi agli aprire opportunità di riavvicinamento società moderna. altri era chiaro, schietto, non ambiguo, con la segreta speranza di unire le parti Desidero, per concludere, ricordare fatto di parole e gesti che invitavano alla in un rapporto di umana comprensione. ancora Lino ai tempi della scuola “in cordialità: le persone se ne accorgevano Purtroppo ciò si è avverato solo in Beveder”, dove con gli occhi della e di conseguenza, istintivamente, lo parte, forse perché non è stato capito o, memoria, lo rivedo alto e magro, in apprezzavano. maliziosamente, tacciato di faziosità e di apparenza timido e taciturno, più grande Trascorsi 50 anni dall’esodo, che ci questo, spesso, se ne rammaricava. di me per età e statura, attento alle lezioni, aveva divisi nel lontano 1952, ci siamo Lo rivedo ancora infaticabile organizzatore sempre ben preparato in storia e molto poi rivisti a Trieste nel 2002, in occasione di incontri culturali e di serate piacevoli, abile con l’aritmetica. Qualcuno gli aveva di una “rimpatriata” tra vecchi compagni alle quali talvolta partecipavamo affibbiato un nomignolo e non so per di scuola delle elementari, con lo scopo anche noi del gruppo “ex scolari”, era quale ragione lo chiamavano “formagìn”. di festeggiare l’anziana maestra. Una soddisfatto e compiaciuto per la nostra Nell’aula scolastica occupava un banco bella serata in una trattoria carsica ci presenza e quando la serata volgeva al dell’ultima fila addossato alla parete ha riavvicinati, ci ha dato l’opportunità termine ci si salutava con un brindisi alla laterale. Mi aveva colpito la sua aria di riscoprirci, di parlare di tante cose nostra amicizia e l’impegno di ritrovarci sempre un po’ malinconica, di bambino riguardanti la storia e la situazione presto per un’altra occasione. privato forse troppo presto della presenza politica della nostra Città. Un po’ alla Durante gli incontri al Circolo si parlava paterna, vissuto in una famiglia povera, volta, la nostra amicizia è maturata, tra di tante cose, presenti e passate e la ma dignitosa. Figlio unico di madre un confronto di idee ed uno scambio di memoria, inevitabilmente, ritornava al vedova, che nei momenti più difficili opinioni, rivangando anche il lontano luogo natio, a quando ignari del nostro del dopoguerra, seppe affrontare la periodo in cui frequentavamo la scuola. dramma, potemmo vivere solo il tempo situazione con coraggio e spirito di Negli ultimi sette anni Lino per me è stato breve di un’età felice. Si discuteva dei sacrificio, riuscendo ad allevarlo ed il punto di riferimento, di collegamento mutamenti, che a vista d’occhio stavano educarlo secondo i più sani principi. con la mia Città natale. trasformando la nostra antica città, ormai Grazie, Lino di essermi stato amico. Mentre rifletto su queste cose, nel piazzale coinvolta in un progresso inarrestabile, Vinicio Bussani antistante l’ingresso al camposanto si è a volte irriverente nei confronti della

Lino Cernaz, primo da sinistra, con i compagni della terza classe elementare

51 La città Una stagione…insieme a Franco

W: Go visto… co tiravi su la posta…come ti fassi a remar battute e pantomine, le sparavi durante le lezioni! c’un remo solo?- Le partite di calcio furono una costante del sodalizio nel quale F : A ssia voga?- mi avevi coinvolto ancor più duraturo e memorabile. Per i tanti W: Cussì’ se disi?- campionati rionali dei quali eri regolarmente fra i promotori e F : Hè!…Facile! T’impari ‘nca ti, se ti vol! che movimentavano le nostre domeniche pomeriggio. Anche W: Mai più!... estive! F : ‘Ara: pe’ mostrarte, dopo scola, te compagno casa Sul fango sabbioso derivato dagli scavi condotti sul lato di co la batela de mio sio! Bossedraga per il nascente porto commerciale. Non di meno per W: A la tien in staion? i campionati inter-classe ed inter-scuole che ci videro iniziatori F : Hè.Qua in Sampieri, drio i blochi novi! ‘L va a guati ed appassionati compagni d’avventura. Galvanizzati dalla tua co’ le nasse… inesauribile e »contagiosa« voglia di fare. Anche nei giorni (ed erano la maggioranza!) nei quali la notte era stata breve per te, Dovevamo esser in sesta o settima classe e la giornata era limpida. che arrivavi trafelato al campanello della prima ora, reduce da Non ricordo bene se fosse autunno o primavera. Superammo il 2-3 ore di mare con tuo padre, per guadagnarvi il pane. tratto di fango sabbioso che, in prossimità dei blocchi (i nuovi Qual xe ‘l pessi più bon per ti? – gli chiesi una volta- condomini, insomma) citati da Franco, Mah – rispose un po’ perplesso – mio pare avevamo adottato come ottimo campo disi l’angusigolo. E me par che no l’ abi di calcio, fango che aveva parzialmente torto! già riempito il nostro Staiòn e stava Ma xe anca un che se ciama baràcola?... inesorabilmente mutando fisionomia alla Ah ma quel xe n’altra roba! – replicò città. Un centinaio di metri più avanti, ridendo. raggiungemmo due batane (ma, oggi direi Non gli chiesi spiegazioni ma, in meglio sampierote, perchè di queste si seguito, arguii che doveva esser un pesce trattava) ormeggiate su pali. bizzarro e non troppo sveglio se, con La più lunga apparteneva allo zio di quell’appellativo, Franco talvolta usava Franco. Che di mestiere faceva il »pek« apostrofare qualcuno di noi che aveva ma che evidentemente aveva tenuto combinato o semplicemente pronunciato ugualmente vivo il legame con le tradizioni una scemenza. di famiglia. Avevamo finito la scuola ottennale Sèntite a prova! - mi sollecitò Franco da poco quando la barca divenne una mentre mollava la cima e sfilava uno dei sospirata realtà anche per me. Ovviamente remi poggiati sui paglioli. Per qualche di seconda (o forse terza) mano. E faceva decina di metri, dove l’acqua era bassa, sempre acqua! spinse la barca puntandosi sul fondo, Provai a chiedergli consiglio. a mo’ di pertica, poi, guadagnata una Un che podaria stagnartela - sentenziò settantina di centimetri di profondità, - xe Toni Parussola, che bateva stope in portò il remo a poppa, poggiandolo sulla Aprile 1964. VIII classe della Scuola cantier. scalmiera (che tutte le sampierote avevano elementare italiana di Capodistria. A sta qua in San Tomaso, rente la a metà dello specchio) e spalle rivolte a In piedi: Willy Gortan, Aurelio capela, poco prima de casa mia. Ti pol prua, prese a mulinare l’impugnatura del Juri, Elio Verardo, Pino Brezich. domandarghe. remo alternativamente a destra e sinistra, Accucciati: Marino Orlando e Tempo no ghe manca ‘desso! - Toni mentre la barca procedeva sempre più Franco Steffé venne a casa mia »co’ i ordegni in t’un veloce e, a dispetto della mia sorpresa, incredibilmente dritta! saco« e fece del suo meglio ma, il problema, anche se meno Arrivammo rapidamente alla foce del Fiumisin (il Cornalunga) drammatico, rimase. che continuammo a risalire di gran carriera mentre le onde che La bora, che ci aveva accompagnato in un’altra memorabile produceva la barca nel canale, muovevano l’alta vegetazione gita invernale in bici fino a SottoCovedo, sopraggiunse, anche sulle rive e, faceva scappare in immersione rapida, qualche in senso metaforico, sulle nostre esistenze. Ognuno a seguire il immancabile »magnabalini«, come a Franco piaceva chiamare suo itinerario. Più o meno fortunato. quegli uccelletti acquatici che, in altre navigazioni in Staion, Di quegli otto anni condivisi, son rimaste tuttavia in me (e forse avremmo preso di mira con i »flobert«! non solo!?..) più che tracce soltanto. La lezione di »ssiavoga« fu comunque per me un rientro a casa Direi che Franco ha portato con la sua esuberante presenza, non emozionante. Ora potrei anche dire…unico! Non solo perchè unicamente testimonianza di generosità. Ci ha fatto compartecipi sedimentato fra i ricordi della fanciullezza che, com’è noto di parole, modi di sentire, d’intendere, ormai perduti. Perchè sono i più nitidi e longevi ma, perchè regalo di un compagno eredità di modi di vita, costumi (fortunatamente- avresti forse generoso e spontaneo. Delle cui invenzioni umoristiche, ho detto..) superati, appartenenti al passato. Ma per questo anche rischiato molte volte in classe di ...stirarmi il diaframma dalle preziosi e irripetibili. Grazie Franco. risate. Controllate a fatica del resto, anche perchè, spesso, w.g.

52 La città In Memoriam

Crevatini

In questi ultimi tempi abbiamo perduto persone che molto hanno fatto per il buon funzionamento della nostra comunità. Vogliamo ricordarle con affetto, lo stesso che loro hanno dato a noi: i coniugi Gisella e Beniamino Scheriani, Oreste Prassel, la signora Alba Crevatin, il giovane purtroppo prematuramente scomparso Gregor Abram e Gianfranco Marzi al quale vogliamo dedicare alcune parole ma che possono valere per tutti loro.

Nel mondo le cose cambiano, ma gli amici come Gianfranco ci sono sempre, dicono quello che pensano perché ci vogliono bene, perché c’è la loro lealtà c’è il loro affetto. Con Gianfranco abbiamo condiviso cose belle e cose brutte. Abbiamo avuto bisogno gli uni degli altri. Per tutta la vita i nostri pensieri, le nostre azioni si sono intrecciate e ciò ha fatto che ci si legasse ancora di più. Il nostro affetto per lui sarà un sentimento duraturo che la sua dipartita non potrà mai mutare. Sebbene ora non sia più tra noi la sua presenza, il suo sorriso burbero, che a volte nascondeva grandi dolori, rimane. La CI di Crevatini

Capodistria

Anna Auber – A fine luglio abbiamo salutato la nostra Angelo Tavernise – Nato nel 1933 a San Lucido cara Anna Auber di Salara, d’anni 68. Donna dal dolce (CS), visse a Roma dove si laureò in giurisprudenza sorriso, Anna trascorse l’infanzia in una numerosa per lavorare poi in tutta Italia e all’estero nel mondo famiglia, i Dellosto. Il destino ha voluto sottoporre lei e dell’auto. Nel ‘98, su invito si un suo amico del il marito Bruno a dure prove. Anna ha seguito in prima Consolato, visitò Capodistria. Partecipando alla festa persona il calvario di sua figlia, strocata da un male di San Martino in Comunità conobbe Mariella con la incurabile e non si è arresa. Voleva vivere per i suoi cari, quale qualche anno più tardi convogliò a nozze. Dal specie per i suoi due nipoti. La sua tenacia le ha consentito loro appartamento in Brolo visitava spesso la CI dove di vedere l’esame di maturità di Marco. Avrebbe partecipò anche a una recita. Amava leggere; ad una desiderato vedere anche la loro laurea. Quel giorno nonna serata organizzata dalla CI “Dante Alighieri” di Isola Anna sarà certamente presente nei loro cuori. interpretò versi del Trilussa. Lo ricorderemo come uomo Alfredo Auber –Alfredo nasce nel ‘39 in una famiglia di che regalava perle di saggezza, un uomo che ha scelto coloni in località Perariol. di trascorrere il tramonto della sua esistenza in Istria, Amava trascorrere il splendida terra tra colli e mare che forse gli ricordava la tempo in campagna, Calabria delle sue radici. un lavoro pesante al quale si dedicava con infinito amore. Spesso ha collaborato col nostro giornalino nell’ambito di ricerche su toponimi e specialmente nomi di uccelli. Alfredo lavorò prima nel mobilificio Stil e poi alla Tomos. Da giovane pensionato, malgrado la malattia, ha continuato a uselàr, a fare il suo giretto fino al mercato, a salutare gli amici del Circolo. Quando saremo in Ponte, alla Muda, ripenseremo a te e forse ci parrà di rivedere quell’uomo co’ la bareta che sorridendo ci diceva »Adio! come xe?«. 

53 La città Calegaria - "2" Uscito il nuovo album del complesso capodistriano

A tre anni dall’album d’esordio “Primo”, il complesso Calegaria esce con una nuova raccolta dal titolo “2”. Il gruppo, guidato da Leonardo Klemenc che si avvale della collaborazione di numerosi musicisti, prosegue nell’opera di valorizzazione della tradizione musicale istriana interpretata in chiave moderna. In copertina l’album presenta la rielaborazione di una grafica della pittrice Ljerka Kovač. La pubblicazione del CD è stata sostenuta dall’Unione Italiana, dal Centro regionale RTV Koper-Capodistria e dalla Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” di Capodistria nell’ambito del programma culturale della Comunità autogestita della nazionalità italiana di Capodistria, con il cofinanziamento del Ministero per la cultura della Repubblica di Slovenia e del Comune città di Capodistria.

Che cosa significa, esattamente, musica folk? sogno di fama e ricchezza, di grandi palcoscenici e ville da Quali suoni implica e quali eventualmente esclude? rockstar assediati da orde di fan urlanti, del parare con una E cosa significa musica pop? chitarra un qualche disagio giovanile, o anche semplicemente E cosa significa musica rock? del voler competere all’interno di una qualche scena musicale. Sono domande probabilmente, e fortunatamente, destinate a Questo loro secondo disco continua ed espande, maturandola, rimanere senza risposta certa, univoca - perchè tracciare linee la linea del precedente, “Primo”: musica di ieri, del nostro ieri di confine, in musica, è impossibile almeno quanto tentare di (in cui “nostro” significa orgogliosamente e specificamente di unificare i gusti di chi ascolta, il semplice “piace” o “non piace”. questi luoghi, centrata su queste terre, esattamente come il nome Perciò nell’approcciare un disco nuovo, da ascoltare o da stesso del gruppo è centrato sull’arteria principale della vecchia recensire, quindi sia che si tratti di un ascolto personale, di Capodistria), registrata e suonata con gli strumenti, i mezzi piacere, che di un ascolto professionale, di lavoro, più che di e l’orecchio di oggi, per il semplice piacere di ascoltarla e di queste immaginarie e restrittive linee di confine mi trovo spesso ritrovarla, rispondendo ad un “richiamo interno” dei componenti a pensare piuttosto a cosa comunica la musica di un album, quali del gruppo verso queste radici troppo spesso sbiadite che, ad un immagini e percorsi suggerisocno le sonorità che sono state scelte certo punto delle loro vite di adulti maturi ed inseriti nella società per vestirla e mandarla nel mondo (come si farebbe con una propria che viviamo, li ha spontaneamente riuniti attorno ai loro strumenti. creatura vivente), e soprattutto quale potrebbe essere il motivo, Ed ecco che, alla pari dell’assenza dei motivi di cui si diceva anzi la motivazione, che anima il lavoro dei musicisti in oggetto. sopra, si spiega anche l’assenza del più consueto approccio purista, quasi archeologico a ciò che in genere chiamiamo Nel caso di “2”, il secondo album dei capodistriani Calegaria, musica folk, o musica etno - niente ricostruzioni o ricreazione dal titolo ermetico e matematico in netto contrasto con la musica di suoni antichi, ma libere reinterpretazioni, riarrangiamenti, e la copertina colorite e tangibilmente umane, nostrane, ciò che che sorprendentemente dimostrano come, anche in una veste colpisce in questo senso è l’assoluta mancanza di tutti quei molto più contemporanea ed anche se registrate con tecnologia, motivi che in genere, a ben vedere troviamo spesso in molti strumenti e metodi solitamente propri del pop e del rock, queste gruppi di oggi, generazionalmente più giovani e contemporanei. canzoni (tutte del repertorio popolare) conservino e veicolino Difatti, non c’è traccia del voler seguire una qualche corrente, comunque la loro natura e la loro storia - e quindi la nostra. o moda, o stile che “fa tendenza”, o del voler inseguire un Andrea F

La Città è il foglio semestrale della CI di Capodistria. Responsabile Alberto Cernaz. Stampa Pigraf s.r.l. Isola. Tiratura 1300 copie. Si invia gratuitamente ai soci. Indirizzo: Comunità degli italiani, Via Fronte di liberazione 10, 6000 Capodistria. EMAIL: [email protected] Copertina: Platea del Teatro comunale durante il concerto Kovačič-Finardi (foto Edi Dečman).

54 I brani contenuti nel CD:

 1. A Bossedraga 5. Quindici ani avevo 9. Sen jo vido gore dole

2. Varda che note splendida  6. Se ti la vedessi 10. Vuoi che ti compri  3. Fame le nine 7. La bela al mulino  11. Tute le bele vedo 4. E la rosa 8. La rosada 12. Io parto per l'America

   Uno scorcio della manifestazione gastronomica »Sladka L'ex calciatore Alessandro »Spillo« Altobelli ospite Istra – Istria dolce«, una delle iniziative più indovinate negli studi di Radio Capodistria, tra i giornalisti sportivi promosse dall'Ufficio comunale per il turismo. Primož Čepar e Corrado Cimador.

La Sede regionale RAI di Trieste e TV Koper – »Sguardi-Pogledi: La fotografia del Novecento in Capodistria hanno celebrato i primi dieci anni di attività Friuli e nella Venezia Giulia« è il titolo della mostra della TV Transfrontaliera presentando due edizioni fotografica ospitata dal 20 novembre a Capodistria speciali di Lynx Magazine e un concorso per gli studenti (Museo, CI »Santorio«, Pretorio). Le opere, proprietà delle scuole medie superiori delle regioni di confine del CRAF (Centro Ricerca e Archiviazione della Italia – Slovenia. I protagonisti fotografati Fotografia), sono state esposte a cura di Gianfranco da Alberto Lutman. Ellero e Walter Liva. (Foto Jana Belcijan)

Marina Simeoni, nuovo Console generale d'Italia a Il Consiglio della Comunità degli italiani »Santorio Capodistria. (Foto Gianni Katonar) Santorio« in una delle recenti riunioni.