Anno 14 Numero 28 GGiugnoiugno 22009009 FFogliooglio ddellaella ccomunitàomunità iitalianataliana ddii CCapodistriaapodistria La città

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Auguri Radio Capodistria

di Aljoša Curavić Caporedattore programmi italiani dell’emittente

Radio Capodistria nasce il 25 maggio 1949 come una stazione radio con programmi in lingua italiana, slovena e croata. Se è vero che le origini segnano il futuro, nel Dna di questa emittente, che in questi giorni celebra sessant’ anni, c’è la fotografia di questa regione e la volontà del dialogo fra lingue e culture differenti e altre. Sessant’ anni non sono pochi. Ce ne rendiamo conto noi e se ne rende conto anche chi, forse, alimenta ancora alcuni pregiudizi ereditati da una storia inclemente nei confronti delle popolazioni di queste terre.

Comunque sia, in sessant’anni di Non ci siamo dimenticati degli altri, storia e di sconvolgimenti epocali, perchè sono convinto che una voce la radio si è sviluppata e assestata chiusa su se stessa, che parla per se in due programmi indipendenti e stessa, ghettizzata in schemi dettati autonomi: il programma in lingua dalla paura del confronto con gli italiana e il programma in lingua altri, è destinata a spegnersi. Per slovena, e nessun pregiudizio può questo siamo entrati nel mondo dei dare un colpo di spugna ad una realtà giovani e abbiamo aperto le nostre che si pone come un esempio di tutela porte al loro mondo, dando vita di una minoranza, di convivenza e di a trasmissioni nate fra i banchi di dialogo. scuola, nelle strade, nelle piazze La radio in se’, come mezzo di delle nostre città. Abbiamo dato comunicazione, è sostanzialmente una Da sinistra: il caporedattore voce agli extracomunitari per i quali voce, una voce che riflette la realtà e responsabile del programma l’Europa da chimera si è trasformata che parla a tutti coloro che quella realtà italiano di Radio Capodistria, in dura realtà; abbiamo fatto parlare, Aljoša Curavić, il direttore del condividono, superando i confini e le qualche volta fregandocene delle Centro regionale RTV - barriere. Radio Capodistria, che dà regole grammaticali e dei sofismi voce al programma in lingua italiana, Capodistria, Dragomir Mikelič, linguistici (e chiedo scusa se è una struttura programmaticamente la caporedattrice responsabile qualcuno si è offeso per questo), autonoma con status di emittente, del programma sloveno di una realtà brulicante di contrasti e così come lo è Radio Koper, che dà Radio Koper, Maja Kirar ed il vitalità, tentata dall’odio ma votata voce al programma in lingua slovena. vicedirettore generale per la alla convivenza e alla comprensione Entrambe convivono all’interno radio e la televisione per la CNI, reciproca. Abbiamo fatto cantare e del Centro regionale della RTV Antonio Rocco. (Maksimiljana di . Entrambe hanno la Ipavec – Primorske novice) suonare chi spesso non ha trovato soggettività per creare programmi e un palco dove cantare o suonare, dare vita ad avvenimenti autonomi. e un segnale radio che vorremmo ma anche chi ha saputo sfondare sui Entrambe sono nate dalla volontà, più forte in Istria, Quarnero e più grandi palchi d’Europa. Infine, sia pure strumentalmente politica, Dalmazia, da aggiungere al segnale visto che le origini spesso ritornano, di dar voce ad un brulichio di lingue satellitare e a quello della rete, che non ci siamo spaventati di dar voce che ne’ la guerra, ne’ i regimi, ne’ i ci sono e funzionano. Non abbiamo contemporaneamente su tre frequenze nazionalismi hanno potuto zittire. dimenticato i nostri ascoltatori, che (quelle di Radio Pula-Pola e Radio Penso e spero che la soggettività poi sono quelli che contano più di Koper-Capodistria), sia pure per soli consapevole di questi due programmi tutto. E ci premiano. Lo dicono i quindici minuti, a tutte e tre le lingue non dia più fastidio a nessuno. numeri degli ascolti e lo dicono tutti che compongono questo splendido Noi non abbiamo dimenticato le coloro che dal Friuli Venezia Giulia, caleidoscopio istriano: l’ italiano, lo nostre origini. Non perdiamo mai dal territorio del Litorale e dell’ Istria, sloveno e il croato. di vista la minoranza italiana in sono venuti a trovarci in occasione tutto il suo insediamento storico, dell’ormai tradizionale giornata delle * Testo letto al convegno del 29 anche se dobbiamo fare i conti con porte aperte. Mai così tanti come maggio all’Università del Litorale la concorrenza radiofonica spietata quest’ anno.

3 La città A margine del 60.mo anniversario di Radio Capodistria

Giorgio Visintin ha partecipato alla fase pionieristica di Radio Capodistria, e dal novembre del 1952, fino ad oggi, quindi da buoni 56 anni, lavora per la RTV, con traduzioni e prestando voce alle sincronizzazioni. Gli abbiamo posto alcune domande sugli inizi della radio.

In quale contesto nasce dunque Radio Capodistria? Per farla nascere in quel lontano periodo, di intensa conflittualità, c’erano almeno tre ragioni. Il confine tra Italia e Jugoslavia si chiamava dal giugno 1945 Linea Morgan; lasciava la penisola istriana (eccetto Pola) sotto amministrazione jugoslava e Trieste occupata dagli angloamericani, mentre Gorizia ritornava all’Italia nel settembre ’47. La linea Morgan tracciava pressapoco il confine poi stabilito dal trattato di pace, confine che era anche quello dell’oggi dimenticato TLT, il Territorio libero di Trieste, diviso con status provvisorio in due zone A e B, finchè il Consiglio di sicurezza dell’ONU non avesse nominato un governatore neutrale. L’accordo sulla sua persona, tra veti russi e veti alleati non fu mai raggiunto e Giorgio Visintin alla mostra per i 50 anni della RTV la situazione rimase fluida e contesa fino al Memorandum slovena, in posa davanti a un'immagine che lo ritrae agli di Londra dell’ottobre ‘54, con il quale passava albori di Tv Capodistria all’amministrazione italiana la zona A, e alla jugoslava la dagli alleati. Risultavano nuove e sconvolgenti specie zona B, che arrivava fino al Quieto e a Cittanova. Ricordo le loro cariche a cavallo. Nel ’52, venire dalla bolgia di bene come ancora nel 1954, c’erano qui ancora molte, Trieste a lavorare a Capodistria alla Radio, sembrava anche serissime persone, convinte che Trieste andrà alla come entrare in un’oasi di pace -oasi per me- che però Jugoslavia e ne costituirà, insieme all’odierno Litorale, la veniva abbandonata da troppo numerosi italiani, che per settima repubblica federativa. In una domenica estiva, il l’incalzare di stressanti cambiamenti, si sentivano peggio 15 agosto del ’54, durante un discorso di Tito dal balcone che pesci fuor d’acqua. Questo per capire i tempi che del palazzo Pretorio a Capodistria, dalla folla fu lanciato, correvano. non so se per la prima volta, ma certo per l’ultima, lo slogan in rima “Cona A, Cona Be, naši bosta obe!”(Le Radio Capodistria, nasce dunque in questo clima, nel zone A e B saranno ambedue nostre).A Trieste invece era maggio del 1949. sentito il fronte per l’indipendenza del TLT, peraltro Si, nasce con il nome di Radio Trieste zona jugoslava. Già rudemente osteggiato, con distruzioni di sedi, pestaggi con il primo debole trasmettitore, s’inserisce subito con e accoltellamenti dei suoi attivisti, tra i quali anche mio successo, nelle feroci polemiche del tempo, con commenti zio. L’MSI, (il Movimento sociale italiano) organizzava centrati e seguiti. Dicevo di più ragioni. La seconda ragione le squadracce, che arrivavano in treno fin dal sud Italia. della sua nascita, e sembra si preferisca dimenticarla oggi Manifestazioni e contromanifestazioni si susseguivano, - ma è storia - a seguito della scomunica della Jugoslavia continue e cruente, a malapena sedate dalla Military da parte del Cominform, riunito a Bucarest nel giugno Police e dai cosiddetti “Cerini”, la Polizia Civile - istituita ‘48, Tito era visto come un eretico filo-occidentale da tutti i partiti comunisti e stalinisti di allora. Il Cominform sobillava apertamente al rovesciamento del governo e proprio i fedeli di “baffone” sono stati i primi a popolare la famigerata Isola Calva. Il movimento dei non allineati non era ancora nato, e alla Jugoslavia isolata, urgeva rendere pubbliche le proprie ragioni. Vennero spostati a Capodistria, mezzi e personale dal programma per l’estero di Radio Belgrado, che aveva poco ascolto. Venne a Capodistria anche un suo redattore, Ettore Battelli, polesano, che divenne molto popolare per le sue lucide rassegne domenicali di politica estera. E la terza ragione della nascita di Radio Capodistria, anche se non andrebbe citata per ultima, viene dalla Il giornalista Silvano Sau e la speaker Maria Pfeifer politica di rispetto dei diritti delle minoranze nazionali,

4 La città sanciti dalla costituzione. Il concretamento cioè del loro diritto all’informazione nella propria lingua. Negli anni cinquanta poi, il bilinguismo non era formale, come lo è abbastanza oggi, ma effettivo, onnipresente, e non solo a Capodistria, dove si sentiva parlare italiano per strada, in negozi, uffici e caffè, fino a che nel ‘54, non si aggravò, anche nella ex zona B, il pernicioso stillicidio dell’esodo della popolazione italiana.

Cosa trasmetteva allora la radio? Accanto al fil rouge politico dei suoi notiziari e commenti, Radio Capodistria ha immediatamente sviluppato anche una notevole produzione culturale: trasmissioni per i ragazzi delle scuole, si seguivano, ritrasmettevano e pure Stefano Lusa, caporedattore del programma informativo di organizzavano le più varie manifestazioni: rassegne, Radio Capodistria, Donatella Pohar, responsabile del settore cori, concerti. Capitava così che il mio professore di musicale e di intrattenimento e la giornalista Lara Drčič. violino, Carlo Sanzin, talvolta mi diceva: “Niente lezione TLT - con zona B de facto alla Jugoslavia, Trieste tornava domani, devo preparare il concerto settimanale a Radio all’Italia e se ne andavano gli alleati - nella continua Capodistria”. tensione c’era stata un’escalation. L’allora presidente del Mezzi tecnici di registrazione, semplicemente non consiglio italiano Scelba, già prima noto come “ministro- esistevano ancora, tutto andava in onda esclusivamente mitra” per il largo uso che faceva della polizia, aveva mandato l’esercito al confine. Ovviamente la Jugoslavia aveva fatto subito altrettanto. Segue un lungo tira-molla di trattative diplomatiche internazionali. E i più giovani fummo comandati allo stadio di Capodistria, dove con Tomizza, ci hanno inquadrato nei battaglioni di “volontari per la difesa dei confini”. Fortunatamente tutto si limitò alle riprese del cinegiornale “Filmske novosti”di Belgrado. Anche perchè, qualche settimana dopo, Tito, in uno dei suoi interminabili discorsi pronunciava, non ricordo se a Belgrado o a Spalato, la provvidenziale frase “Non faremo certo la guerra per Trieste”. Provvidenziale, per la distensione ed anche per me. Un giudice mi prosciolse L'ex direttore Mario Abram e la conduttrice Bruna Alessio infatti dall’accusa di aver propalato notizie sovversive. Cos’era successo? Parlavo con il direttore del Teatro, e lui dal vivo, anche il Teatro radiofonico, con commedioni in m’aveva chiesto: “Cosa pensa: Trieste sarà jugoslava?” tre atti, con fino a quindici interpreti. Appena nel 1953-54 Conoscendo troppo bene la situazione, non potevo certo apparvero i primi registratori americani a filo, i Webster, dirgli di sì. E il giorno dopo, mi convocava agli Affari di resa piuttosto carente; per cui i radiodrammi, allora interni in Piazzale Derin, un ufficiale dell’Udba, guarda di moda, e che piacevano molto al primo regista Anton caso, marito della segretaria del direttore, che era presente Marti, si cominciarono a produrre appena nel 1957-58 ed evidentemente attenta ai nostri discorsi. quando comparvero i primi magnetofoni a nastro. Ma Radio Capodistria si adoperava fin da allora per abbatterli i confini, lanciando sempre più ampi messaggi Ci racconti qualche aneddoto? Non vado nei dettagli di quello notissimo, finito anche di apertura, di collaborazione, di reciproca conoscenza, e sul foglio “La Nostra Lotta”, che è capitato quand’ero distensione, nonostante la guerra fredda tra Est ed Ovest, ancora speaker e in turno per il primo Notiziario delle in un impegno continuo e appassionato, che vede oggi, 6.30. Non arrivavo, e il tecnico venne a svegliarmi. Mi direi, un suo coronamento, anche nella raggiunta Casa son messo a correre, in pigiama, e il tecnico in camice Europea. bianco mi correva dietro; sono arrivato però in tempo utile. “La Nostra Lotta” ovviamente ci ha ricamato sopra, Insomma un lavoro tra entusiasmo e, diciamo… descrivendo una “mattiniera fuga dal manicomio”. censura… Può essere maggiormente specchio di quei tempi un In qualità di “laudator temporis acti”, amo ricordare il altro aneddoto. Poco prima del Memorandum d’intesa di periodo pionieristico della Radio, anche perchè coincide Londra dell’ottobre 1954, che sanciva la spartizione del con i miei anni verdi. E mi piace sottolineare l’entusiasmo, che animava tutti negli anni ‘50, 60 e 70. Spesso il

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1954. Bruno Cannella (giornalista), Lojze Vilhar (capo Le giornaliste del programma sloveno Mateja esecuzione), Tončka Ventin (speaker sloveno), Gašperlin Markončič, Neva Zajc, la speaker Janja Lešnik con il (redattore musicale) e Mihelič (speaker croato). In piedi Visintin direttore generale di RTV Slovenia, Anton Guzej. lavorare con passione, riusciva a sopperire a più di qualche specchio, genialissimo, che veniva dall’avanspettacolo, e manchevolezza. A Radio Capodistria, s’era comunque partecipò poi alla fondazione della prima TV jugoslava a raccolto un nerbo di persone, di giornalisti e di altri profili Zagabria. Mia Kalan di Trieste, bravissima nelle trasmissioni di tutto rispetto. Va ricordato lo scrittore di fantascienza, per ragazzi, passò al reportage settimanale, quando, fu Peter Kolosimo, altoatesino, e le sue trasmissioni satiriche assunto -terminato il liceo-il compianto amico Fulvio “Le Follie”, in cui si recitava ed anche cantavano strofette Tomizza; fra l’altro mattatore anche nella compagnia del sull’aria di canzoni in voga. Me n’è rimasta nella memoria Teatro del popolo di Capodistria, che in poco più di tre anni solo una, dedicata al primo grande evasore fiscale italiano: di vita diede la bellezza di 97 spettacoli. Mi piace ricordare “Povero Brusadelli, ha solo quattro ville e tre castelli, che anche Bruno Cannella, goriziano, che oltre che giornalista tristezza!” del turno notiziari, era attivo come attore negli “Angoli dei Da Roma era giunto il solido commentatore Carlo Laurenzi; ragazzi”, magistralmente scritti da Tomizza. La principale da Genova, Libero Verardo, i cui commenti significavano preoccupazione di Cannella era di non dover interpretare per gli speaker autentiche sfide, le sue frasi duravano fin 13 personaggi che finivano per morire. Perchè diceva:“Poi la righe, prima di arrivare al punto. C’era Anton Marti, regista mia mamma, che mi ascolta, si spaventa!”.

Il tecnico Danijel Matič in uno degli studi di Radio Koper-Capodistria assieme a giovani ospiti.

6 La città Al trasmettitore di Croce Bianca

dovevamo riscaldare all’aperto un bidone d’acqua per travasarla poi nel carter del gruppo elettrogeno che forniva l’energia elettrica al trasmettitore in caso di interruzioni alla linea di alta tensione. Oltre al lavoro di turno al trasmettitore questo era uno dei lavori più duri. L’altro lavoro impegnativo consisteva nel controllo e nella manutenzione dell’antenna del traliccio alta oltre 70 metri. Lavoro che si svolgeva sempre sotto il controllo del nostro capo Pino Hollstein. Durante l’inverno le oscillazioni provocate dal forte vento allentavano le viti, ragion per cui in primavera bisognava avvitarle. Mi ricordo che una volta, durante la visita di controllo degli ufficiali della Palazzo Tarsia, la prima sede di Radio La vecchia antenna di Croce Bianca VUJA (Vojna Uprava Jug. Armije) Capodistria uno degli ufficiali stava discutendo La seconda guerra mondiale ha sotto l’antenna con il segretario alcuni mesi più tardi, nuovamente duramente penalizzato parecchi del nostro ente Oscar Venturini sul in ispezione al trasmettitore si era studenti, specie dopo l’armistizio del nostro lavoro e sulle nostre paghe. avvicinato a me e al mio collega settembre 1943. Alla fine dell’anno »Questi ragazzi – disse l’ufficiale Bruno Cocceani per chiederci tra scolastico 1942-’43, io avevo – meriterebbero, per il lavoro che l’altro se ci consideravamo cittadini concluso il ginnasio classico ed avevo svolgono, una paga almeno del jugoslavi o italiani. Cocceani gli affrontato con successo gli esami 15% in più«. Io, dopo esser sceso rispose: »Io mi considero cittadino d’ammissione al liceo, ma purtroppo dall’antenna mi avvicinai all’ufficiale europeo«. Molto sorpreso l’ufficiale i miei studi classici si erano conclusi e gli dissi: »Noi non richiediamo un ripetè la domanda a me. Io per con quegli esami. Finita la guerra aumento, credo però sia giusto che smorzare e mitigare la secca risposta avevo ripreso gli studi iscrivendomi ci paghino gli straordinari, specie di Cocceani risposi: »Gli stati europei all’Istituto tecnico industriale di durante l’inverno quando ci alziamo sono ormai da centinaia di anni in Lubiana, reparto elettrotecnico. alle 4 per riscaldare l’acqua che continua lotta tra loro. La soluzione Ho fatto questo preambolo per far dobbiamo poi travasare nel carter del sarebbe una pacifica coesistenza fra comprendere che è stata proprio gruppo elettrogeno«. tutti gli stati del vecchio continente, la conoscenza della lingua italiana Lo stesso ufficiale della VUJA, perciò mi sembra lecito aspirare a una il fattore determinante per il mio cittadinanza europea«. Conclusi il impiego a radio Capodistria. Infatti mio dire sperando che non avremmo alla fine degli studi, dopo un breve dovuto sopportare le conseguenze per periodo di pratica a Radio Lubiana, aver pronunciato parole che nel 1950 mi hanno mandato a Capodistria erano alquanto azzardate. Per fortuna dove ho lavorato prima in regia, poi tutto si concluse senza conseguenze. sono stato traferito al trasmettitore Di queste parole mi ricordai spesso e di Croce Bianca per sostituire alcuni in particolare dopo il 1951, quando tecnici triestini che avevano dato le nell’Europa occidentale iniziò dimissioni per ragioni finanziarie. I prima un processo di integrazione primi mesi di lavoro al trasmettitore economica e in seguito politica, cose sono trascorsi all’insegna di un lavoro che hanno contribuito a far diventare piacevole, seppure a volte stressante. l’Europa una potenza economica di All’arrivo dell’inverno le cose primo piano. sono cambiate a causa del freddo e Ferdi Vidmar intervistato dalla Ferdi Vidmar della bora. Nei giorni di bora forte giornalista televisiva Claudia Raspolič

7 La città Nasce il sito della CAN comunale

Dall’inizio dell’anno è ufficialmente attivo il sito www.cancapodistria.org, della Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana di Capodistria. L’iniziativa è stata presentata in conferenza stampa dal presidente, Alberto Scheriani, affiancato dai due ideatori responsabili, che hanno lavorato al progetto, ovvero Roberto Colussi e Saša Geissa.

Per adesso le pagine non sono ancora saranno presentate le attività che vi si stata diminuita, per cui si sta lavorando complete, ma si conta di aggiornarle svolgono. Inoltre “La Città”, foglio del assieme al Comune di Capodistria continuamente. “Un sito non è mai sodalizio capodistriano, è scaricabile ed alla parrocchia capodistriana, finito, ma cresce sempre” ha detto in formato pdf anche da Internet. per riuscire a comunicare con la Colussi durante la presentazione. La L’occasione è servita anche per Società per le autostrade (DARS) per funzione principale del portale è quella affrontare altri argomenti, esposti da risolvere, almeno in parte, il problema di garantire una maggiore riconoscibilità Aleksandro Burra rispettivamente dell’accesso e del parcheggio. Anche della Comunità Nazionale Italiana, Fulvio Richter. Il primo ha presentato Flavio Forlani, presidente della attraverso l’uso di uno strumento che i diversi progetti a livello europeo Comunità autogestia costiera e vice prende sempre più piede tra tutti i ai quali la CAN partecipa assieme di quella capodistriana, ha illustrato tipi di utenti, di diverse generazioni e a diversi enti della zona ed anche altri due progetti in cui la CAN è diversi ceti sociali. Il sito web è stato transfrontalieri – i quali verranno protagonista, che riguardano la scuola creato in maniera da essere fruibile tutti illustrati sul nuovo sito. Richter, a Capodistria dal ‘45 in poi ed un e funzionale. Si compone di diversi invece, ha toccato un tasto dolente, altro intitolato “Progetto lingue”. Da menù, con i documenti principali e le ovvero la problematica sorta attorno entrambi dovrebbero risultare delle notizie fondamentali sulla CAN, come alla chiesetta della Madonna della pubblicazioni nei prossimi anni. pure informazioni su Capodistria e la Salute. Il luogo è oramai accerchiato Interessante pure il progetto di fondare sua storia, dati su Palazzo Carli e su dal cantiere stradale e da uscite e strade una libreria italiana proprio di fronte a Palazzo Gravisi - Buttorai, sede della legate ai lavori per la superstrada Palazzo Carli, negli spazi in cui anni CI “” di Capodistria, Capodistria - Isola. Parte della fa vi era un negozio di scarpe, ormai la quale pure ha un suo menù, dove superficie di cui poteva disporre è vuoto da molto tempo.

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Via Zupani 39, 6000 Koper-Capodistria, +386 (0)5 627 92 90 +386 (0)5 627 92 91 Slovenia [email protected] mar 26 mag 09 CERCA cerca nel sito... La CAN Documenti CAN Le sedi Le Associazioni Attività 12:22

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8 La città Un libreria italiana nell'area costiera Proposta al vaglio nell’ambito del progetto europeo »Lingua«

Vi sarà capitato qualche volta di entrare in una libreria del Capodistriano e di aver pensato: peccato che non ci sia qualche libro in più in lingua italiana? Ebbene fra non molto qualcosa potrebbe cambiare. Non tanto con l’allargamento dell’offerta delle librerie presenti, ma con la creazione di una libreria specializzata che metterebbe in vendita volumi italiani. È l’idea lanciata dall’Unione italiana da realizzare nell’ambito dell’ennesimo progetto che vede coivolta l’organizzazione della Comunità nazionale in Slovenia e Croazia, assieme a istituzioni della Comunità slovena nel vicino Friuli Venezia Giulia.

Vediamo dunque nello specifico di che cosa si tratta. come un fatto culturale, seminar libri per così dire. Oggi Abbiamo chiesto spiegazioni sulla proposta di aprire come oggi purtroppo il libro è sempre meno usato, perchè una libreria italiana nel territorio nazionalmente si usa il libro digitalizzato, si usa internet. Qui da noi misto costiero alla responsabile dell’Ufficio di Unione spesso c’è richiesta di libri per ragazzi oppure il libro che italiana a Capodistria, ROBERTA VINCOLETTO. è alla moda tipo »Harry Potter«, e non riusciamo a correre La minoranza italiana sta lavorando già da un anno con a Trieste ad acquistare il libro e allora sarebbe una bella quella slovena per presentare un progetto strategico, cosa veramente avere la libreria qui in Calegaria. Uno questo bando del progetto operativo Italia-Slovenia scende e lo prende anche ad un prezzo, diciamo buono, 2007-2013. L’idea è quella di un progetto che vada a non più caro che a Trieste. Penso che sono interessanti per valorizzare e promuovere le lingue del territorio, quindi la vendita i libri scolastici, i libri per i bambini piccoli che l’italiana sulla costa slovena e la lingua slovena nel Friuli imparano la lingua italiana, ma anche per i bambini della Venezia Giulia. Sono previste diverse iniziative legate sia minoranza, libri con caratteri grandi. Noi bibliotecari alle scuole che alle biblioteche e alle Università. Tra le facciamo già da filtro, perchè l’Italia è un mercato enorme; iniziative proposte rientra anche l’apertura di una libreria scegliamo i libri migliori, meglio illustrati…quindi questa italiana qui nel Capodistriano. Un’altra iniziativa, prevista libreria deve venir guidata da una persona preparata. nel progetto »Lingua« è, in previsione, anche quella di Questo è essenziale secondo me. Un problema anche da aprire un centro multimediale per la promozione della affrontare è la tassa sul libro dell’8,5 per cento che è un lingua slovena a San Pietro al Natisone. peso che io penso non è giustificabile. Perchè avete pensato a una libreria piuttosto che qualcos’altro? Abbiamo fatto un’analisi di quello che la minoranza italiana ha già sul territorio, quindi tra il Centro Combi, le Comunità degli italiani, le Can e l’Unione e abbiamo pensato – visto anche l’afflusso di numerosi studenti presso la Facoltà di umanistica indirizzo italianistica, di aprire una libreria di cui le nostre autorità parlano già da anni ma non si è mai realizzata. Speriamo che questa sia la volta buona, magari con l’aiuto del Comune di Capodistria. Se tutto andrà bene, le attività dovrebbero partire nel 2010.

Sulla scia di questa prospettiva, abbiamo cercato di capire – assieme a persone della Comunità nazionale impegnate nel mondo della cultura – come viene vista l’iniziativa e che tipo di nuova libreria in sostanza sarebbe utile per il territorio nazionalmente misto del Litorale. Il parere di AMALIA PETRONIO, responsabile del settore italiano della Biblioteca centrale di Capodistria. Io vedo tale iniziativa in modo positivo sia dal punto di vista culturale che come bibliotecario, come persona che legge, che ama i libri. Per me è una cosa positiva a patto che i prezzi siano concorrenziali, ciò significa che i prezzi devono essere bassi e indubbiamente non si deve avere l’intenzione di guadagnare, perchè è molto difficile oggi guadagnare con la vendita dei libri. Si deve prenderlo Amalia Petronio nella sala di lettura intitolata a Fulvio Tomizza

9 La città E poi parlo di prezzi concorrenziali perchè l’anno scorso, da parte della popolazione, non solo da quella autoctona in giugno, sono stata a Lendava su invito della minoranza della minoranza, ma anche da parte della maggioranza ungherese, e presso la loro Comunità ho visto la vendita in gran parte bilingue o comunque interessata ad aspetti di libri attuali a metà prezzo. Non so come sono riusciti specifici della stampa in lingua italiana che può offrire a produrre nell’ambito della Comunità una specie di dei titoli non presenti sul mercato nazionale in lingua libreria e riescono a vendere i libri a metà prezzo. Devo slovena. Di conseguenza questa innovazione, questa dire che collaborano molto bene con Budapest, con il introduzione di una libreria italiana, potrebbe diventare suo ambiente culturale e le biblioteche. La cultura è un una buona opportunità in questo senso. Resta da capire poi investimento. In Francia so che a Natale ogni bambino se per una questione di mercato i prezzi diventerebbero riceve una novità libraria, anche questo è un modo per concorrenziali rispetto alle stesse pubblicazioni periodiche diffondere la cultura nazionale. Anche i politici italiani e o ai libri presenti in Italia. sloveni devono trovare una metodologia per avvicinare Che tipo di offerta vede in questa eventuale futura sempre di più la cultura italiana e slovena ai ragazzi e agli libreria italiana? adulti. Con la buona volontà si può arrivare lontano. Chiaramente l’offerta deve essere modellata in base a quella che è la richiesta. Credo che accanto a una MARIO STEFFÉ, coordinatore culturale per la buona offerta di quelli che sono i titoli che vanno per Comunità nazionale italiana presso il comune di la maggiore nel campo della prosa, della letteratura di Capodistria. genere, della saggistica, dovrebbero trovarsi comunque È chiaro che come lettore e persona attenta a quelle che delle pubblicazioni che riguardano il territorio, quindi di sono le questioni in campo librario, mi farebbe molto storia patria, saggistica di carattere storiografico ma anche piacere che si aprisse uno spazio di questo genere. In realtà pubblicazioni che possano interessare soprattutto il grosso bisogna dire che l’opportunità per la stampa periodica in pubblico. Questo tipo di offerta verrebbe a sopperire delle lingua italiana di essere presente sugli scaffali delle librerie, lacune che sono bene evidenziate. in tutti e tre i comuni costieri, si sia andata notevolmente Con la caduta dei confini interni europei questo affievolendo. Ci sono delle presenze sporadiche che sono discorso diventa più facile? inserite nella distribuzione complessiva sul mercato, nelle Per certi versi diventa paradossalmente anche più difficile. librerie e reti di distribuzione libraria, però è ben poca cosa. Vista la vicinanza con il territorio italiano bisogna chiarire Io credo che ci sia una forte richiesta e un buon interesse anche la questione della competitività nei prezzi. E’ chiaro che al lato pratico se io trovo lo stesso libro nelle edicole o in una libreria specializzata qui a Capodistria a un prezzo superiore rispetto a quanto offerto a Trieste, vado a comperarlo oltre.

Il limite, le differenze tra biblioteca e libreria, si fanno sempre meno marcati nel contesto moderno della fruibilità libraria. Questo è il punto di vista del direttore della Biblioteca centrale »Srečko Vilhar« di Capodistria, IVAN MARKOVIĆ. L’idea è senz’altro interessante per noi che siamo fruitori regolari della letteratura e del libro italiano. Lo vediamo insomma come un fattore positivo. Le possibilità di collaborazione sono tante. Da una parte la possibilità di reperire dei libri per non dover andare nelle librerie d’oltreconfine, la possibilità magari di recuperare più facilmente le pubblicazioni edite dall’Edit o da altre istituzioni della Comunità nazionale italiana. Un momento di aggregazione che vedo senz’altro in luce positiva. Che tipo di pubblicazioni? Tutte le pubblicazioni che sono in qualche modo legate alla nazionalità italiana del territorio, Edit, Centro ricerche storiche e via dicendo. Poi naturalmente le novità librarie in Italia, la letteratura. Non dovrebbe mancare un settore di Storia patria; a Trieste ad esempio c’è una libreria come la »Italo Svevo« che ha una grandissima tradizione per quel che riguarda la pubblicazione e anche l’edizione di libri Mario Steffè nella biblioteca della CI "Santorio Santorio" legati al territorio.

10 La città Un settore che troverebbe interesse anche tra i lettori sloveni, dunque non solo di madrelingua italiana. Senza dubbio. Noi in biblioteca vediamo che il libro italiano viene usato e fruito anche dai non appartenenti alla minoranza italiana. Poi qui c’è anche l’Università del Litorale. Come Università non vedo tanto i libri di testo quanto i sussidiari e tutto quello che un polo universitario può produrre. Io vedo che le possibilità sono tante. E’ una questione di domanda-offerta. Una buona offerta stimola la domanda. Oggi le grandi librerie sono accattivanti, invogliano alla lettura, non sono un momento di antagonismo ma piuttosto un momento di comunione, di riflessione in questo senso. Questa libreria potrà sopravvivere se avrà un’offerta di qualità. Come dev’essere una libreria moderna? La libreria moderna si avvicina sempre di più ad una biblioteca. E’ un posto di ritrovo sociale, non è solo una questione di mercato. E’ un momento di riflessione nel quale è possibile trovare, scegliere, immedesimarsi e vedere qual’è la situazione sul mercato. La libreria moderna, anche grazie ai mezzi informatici che ci sono a disposizione, deve dare l’opportunità di fruire e dare una scelta molto superiore rispetto a quella che poteva offrire una biblioteca-magazzino solo di qualche decennio addietro. Quindi in questo periodo le librerie sono un Ivan Markovič davanti alla sede della Biblioteca po’ come le biblioteche: non si va lì solo per comprare centrale"Srečko Vilhar" libri, ma anche per informarsi, vedere quelle che sono Certo, perchè le librerie, come le biblioteche, sono quelle le novità. Le librerie hanno una grande importanza nella che fanno questi momenti di ritrovo, di serate letterarie scelta di quelli che saranno i nuovi autori, i best seller, di e quindi al giorno d’oggi le librerie e le biblioteche sono quelli che saranno i futuri Premi Nobel, se volete. Quindi molto vicine e direi, hanno un compito abbastanza affine l’importanza di questa libreria italiana io la vedo in futuro rispetto a quella che è l’educazione al libro e alla lettura. se sarà in grado di essere competitiva sul mercato. Per Ognuno lo fa dal proprio punto di vista; le librerie sono un essere competitiva sul mercato dovrà avere una vasta poco più legate al mondo del mercato, le biblioteche oggi offerta, per il territorio e anche più in là. purtroppo, o forse per fortuna, devono lavorare anche Nelle librerie si fanno sempre più presentazioni di come librerie. I confini non sono più così separati come autori. lo erano in passato.

Mladinska knjiga. Una delle attuali librerie di Capodistria.

11 La città

VICESINDACI DI CAPODISTRIA E PIRANO ALLA FESTA DELLA SERENISSIMA Rinsaldare i legami con Venezia

Ricordare la storia, rinsaldare di Venezia, mons. Beniamino campo culturale degli anni passati, antichi vincoli d’amicizia e Pizziol, sono stati ricordati i fasti partendo dal 2000, quando fu rilanciare forme di collaborazione della Serenissima e le relazioni rievocato il dazio che Capodistria si in campo culturale. Si è svolta in che ha tenuto con numerose città impegnò a inviare a Venezia: cento questo clima a fine marzo a Venezia, Adriatiche. Per cementare queste anfore di vino pregiato all’anno, in la cerimonia per l’anniversario amicizie, che durano anche oggi cambio della difesa in mare dalle della fondazione della Serenissima. in varia forma, è stato sottoscritto incursioni dei pirati. Hanno fatto A Palazzo Ducale sono convenuti un protocollo che auspica seguito alcune partecipazioni di numerosi Comuni dell’area Alto collaborazioni in campo culturale equipaggi capodistriani alla regata adriatica, che hanno legato la loro sempre più strette. Nel suo storica. Il vicesindaco Scheriani storia a quella della Repubblica. Tra messaggio di saluto il vicesindaco gli invitati, anche le municipalità di Capodistria, Alberto Scheriani ha espresso piena disponibilità a di Capodistria e Pirano. Nei saluti ha citato gli avvenimenti storici nuovi contatti con Venezia e le introduttivi di Franco Manzato, che hanno accomunato le due municipalità limitrofe. L’anno vicepresidente della Regione città, nei secoli passati alleate e prossimo Venezia promuoverà un Veneto, del presidente della antagoniste, ma in tempi più recenti simposio ancora più importante Provincia di Venezia, Davide sempre amiche. Scheriani ha fatto sulle sue origini, coinvolgendo Zoggia e del vescovo ausiliario presente i frequenti contatti in molte altre località Adriatiche.

Altare di S. Marco nel Duomo di Capodistria. Particolare dell'omonima pala di Stefano Celesti (1638) con raffigurazione di Piazza S. Marco a Venezia.

12 La città A Tv Koper-Capodistria migliaia di nastri sono stati puliti, ricatalogati e rimessi in onda in una rubrica speciale realizzata dall’archivista Ketty Kovačič Poldrugovac che, in questo articolo ci racconta un po’ come nasce questa esperienza.

L’archivio di Tv Capodistria, un patrimonio da valorizzare

Ketty Kovačič Poldrugovac

La mia avventura nell’archivio di TV dell’incapacità dell’uomo di tenere all’epoca sostitutivano le sigle e cosi Capodistria è iniziata nel 2000, con fronte alle tecnologie che egli stesso fornivano un’accesso altrernativo l’avvicinarsi del 30esimo anniversario crea. Accadde infatti, che attraverso alle informazioni di base necessarie della nostra emittente. gli anni si svilupparono e quindi per una catalogazione. Neanche a Il progetto si è rivelato una sfida cambiarono i sistemi di registrazione dirlo, non tutte le bobine ne erano sin dall’inizio, rappresentato da e salvaguardia dei materiali televisivi. fornite. Chi scrive lo scopriva dopo pile di bobine ammucchiate in uno Questi cambiamenti dettarono la aver aperto scatole piene di muffa ed sgabuzzino sconosciuto ai più. necessità di riversare trasmissioni esaminato bobine dall’acre odore di Il sistema di catalogazione era da un tipo di nastro a un altro. Al prodotto chimico. incarnato in mucchi di quaderni contempo la costante mancanza di Il piano era il seguente: pulire le dal dubbio contenuto. Ben presto fondi rese pratica comune l’uso di bobine, visionarle e catalogarle. La infatti molte trasmissioni presenti su uno stesso nastro piu volte, con il prima fase venne affidata alla sede bobine si sono rivelate non iscritte risultato che alcuni contenuti sono centrale di Lubiana. La seconda, il nei quaderni, mentre altre erano andati definitivamente persi. visionamento, richiedeva un’apposita evidenziate, ma introvabili tra le Per chi si occupa di televisione, macchina, all’epoca molto comune bobine dello sgabuzzino. La ragione nel caso di mancata catalogazione ma oggigiorno in disuso: la moviola. ho scoperto essere estremamente dei nastri, giungono in aiuto i TV Capodistria non ne disponeva più, banale, tanto da sembrare un emblema telopi. Si tratta di cartoncini, che a differenza della sede di Lubiana. La prima soluzione proposta prevedeva il visionamento dei nastri a Lubiana. Onde evitare che chi scrive andasse alla proverbiale montagna, per di più con 600 nastri sotto braccio, feci venire la montagna a Capodistria. Assicurate le bobine pulite e la moviola ebbi a quel punto bisogno dell’aiuto di un montatore esperto, che trovai in Jolanda Grando, montatrice in pensione. La nostra collaborazione fu eccellente. Passammo l’estate del 2000 a visionare materiali, unendo nastri audio ai rispettivi nastri video e catalogandoli. Tutta l’estate si è rivelata un viaggio virtuale, che ci dette l’occasione di rivivere la nostra storia recente e rivedere conoscenti e amici, che non sono più tra noi. In occasione del 30esimo anniversario di TV Capodistria curai una serie di trasmissioni sulla storia della nostra Jolanda Grando e Neva Grižonič nella sala di montaggio. emittente, dedicando mensilmente

13 La città difesa aggiungo che mantengo ancora oggi una vivace corrispondenza con alcuni di questi fedeli spettatatori. Inizialmente invitavo in studio persone che da ragazzi avevano partecipato alle trasmissioni scolastiche realizzate da Lucia Scher. La maggior parte di queste non si erano mai viste nella suddetta e vivevano l’occasione con grande sorpresa. Diversi spettatori da casa riconoscevano se stessi o amici e davano origine a chiamate a catena, che invitavano a sintonizzarisi su TV Capodistria. Nella fase seguente invitai anche diversi autori di trasmissioni, che sorprendentemente spesso non le ricordavano. Di regola gli ospiti non erano a conoscenza di cio che avrei fatto vedere loro, quindi non mancavano i momenti di emozione. L’archvio si rivelò ricco di materiale inerente alla storia della Jugoslavia. Ketty Kovačič Poldrugovac, autrice della trasmissione di Tv Capodistria in Così curai una serie di trasmissioni cui vengono riproposti spezzoni d'archivio dell'emittente. su questo tema, invitando lo storico, una puntata ad un argomento: la d’oro. nonchè collega, Stefano Lusa a commentare gli spezzoni. Anche Costiera, il debutto e l’informazione, Al termine della serie di trasmissioni questa serie ebbe un piacevole le trasmissioni per ragazzi, le sulla storia di TV Capodistria, reduce riscontro di pubblico. trasmissioni musicali e lo sport, da mesi di visionamento di materiali, Arriviamo così a tempi piu recenti. Ora ripercorrendo le varie tappe con desideravo far rivivere la nostra storia mi sbizzarrisco inventado rubriche ospiti che hanno fatto la nostra storia, recente al grande pubblico, come e argomenti in base al materiale da Dušan Fortič ad Andrea Facchi, ebbi occasione di fare con Jolanda in trovato. Talvolta dedico trasmissioni da Minghetti a Diviacchi, da Gisella quell’estate del 2000. Naque così la ad anniversari (per esempio delle Pagano a Sergij Premru, il tutto serie spezzoni d’archivio. nostre Comunità), ad avvenimenti condotto dalla storica Bruna Alessio. Durante la prima puntata apparve (l’apertura dei confini), a ricorrenze La mia idea sul programma era un indirizzo e-mail in sottopancia (Capodanno, Natale, Primo Maggio), molto semplice: una ricostruzione invitando gli spettatatori a inoltrare o a personaggi (Ligio Zanini, Tito, cronologica della nostra storia. eventuali richieste di spezzoni o Giusto Curto, Slavko Zlatić e altri). Inevitabilmente si pose la domanda trasmissioni, che volessero rivedere. Il mio prossimo progetto è una sulle ragioni che hanno portato alla Allora TV Capodistria era visibile via trasmissione su Fulvio Tomizza, in nascita dell’emittente. Questo discorso satellite e di conseguenza giunsero occasione del 10.mo anniversario è fonte di vivaci discussioni ancora molte richieste in particolare della sua scomparsa. Punto soprattutto oggi. I fronti sono divisi tra coloro che dall’Italia. Sfortunatamente non era su spezzoni in cui lo scrittore parla ritengono, che la ragione principale possibile esaudire la maggior parte di sè, attingendo a materiali del della fondazione di TV Capodistria delle richieste, a causa di bobine nostro archivio, ma non solo. Il titolo fu di natura economica e coloro che andate perse negli anni. Per correttezza della trasmissione sarà: »Io, Fulvio sostengono sia nata anzitutto come e cortesia era comunque necessario Tomizza«. servizio per la minoranza italiana rispondere alle varie e-mail, il che Devo dire che le trasmissioni mi danno nell’allora Jugoslavia. Tra i vari mi portò nella spiacevole situazione grandi soddisfazioni, sono in molti a interpreti di quel periodo, c’è chi di non riuscire a occuparmi in modo farmi sapere che seguono la serie con vede la questione come la proverbiale opportuno contemporaneamente delle interesse. Vorrei sfruttare l’occasione domanda „E’ nato prima l’uovo o la trasmissioni e della corrispondenza. per ringraziare il pubblico fedele, gallina?“ e chi ritiene si sia trattato Finì che si decise di togliere il nella speranza di aver incuriosito in ogni caso di una gallina dalle uova sottopancia per le richieste. In mia quello rimanente.

14 La città Tutti i valori della buona tavola A Capodistria delegazione dell’Accademia della cucina

Visita a Capodistria, do- menica 29 marzo, per una delegazione Muggia- Capodistria dell’Accade- mia italiana della cucina. L’Organizzazione, che si prefigge si promuovere i valori della cucina ita- liana, la cultura del saper mangiare e bere di quali- tà, vanta sezioni in tutto il mondo. Alcuni anni fà è stata fondata la prima delegazione transfronta- liera, che raduna buon- gustai muggesani e ca- podistriani. La presiede Paolo Kulterer, mentre vicepresidente è Mau- rizio Tremul. Dopo una visita guidata della città, gli ospiti sono stati rice- vuti alla Comunità degli italiani »Santorio Santorio« dal presidente Lino Cernaz. Si sono infine traferiti a pranzo al ristorante Skipper del centro nautico di Capodistria. Come consuetudine in queste occasioni, hanno proceduto alla valutazione delle pietanze, a base di pesce, e dei vini serviti, nonchè della qualità del servizio e dell’accoglienza nel locale.

Studenti in visita

Varie comitive di studenti e allievi hanno visitato anche Bernocchi di Legnano, della Scuola media Statale »Dante negli ultimi mesi la nostra Comunità. Tra queste una Alighieri« di Varese e dell'Istituto Comprensivo »Aldo comitiva dell'Istituto »Maria Consolatrice« di Milano, del Moro« di Cisiago. Inoltre hanno voluto conoscerci Liceo Linguistico di Peano Cinisello Balsamo, del Liceo insegnanti e alunni della Scuola elementare slovena di S. scientifico »Lorenzo Mascheroni« di Bergamo, dell'ITIS Lucia, presso Pirano.

Gli allievi delle scuole lombarde nel salone espositivo. Gli alunni di S. Lucia al piano nobile della CI.

15 La città Sul suolo dove è stata demolita recentemente la scuola elementare »Janko Premrl Vojko« sorgeva per secoli, fino al 1806, il convento di S. Domenico. Pubblichiamo uno scritto di Antonio Alisi, già direttore del Museo capodistriano, uscito a Firenze nel 1937 sulla rivista »Memorie domenicane«. Abbiamo trovato l’estratto nell’archivio del CRS di Rovigno. Una grazie di cuore al prof. Nicolò Sponza per avercelo fornito in fotocopia.

Chiesa e convento di S. Domenico di Capodistria

Antonio Alisi

Secondo la tradizione locale questo complesso di edifizi guerra ancora più barbara. Al 1. luglio 1380 Capodistria venne fondato nel 1217 (la tradizione locale però non ha è obbligata a darsi a Matteo Maruffo, ammiraglio fondamento storico, perchè S. Domenico nel 1217 mandò genovese, che nuovamente pone la città al saccheggio i pochi frati solo in cospicue città e nessun documento delle sue ciurme, le quali non rispettano ne’ le chiese, ne’ accerta che li abbia inviati nell’Istria). Quando i genovesi, i conventi, dai quali si tolgono, quale bottino di guerra, durante la guerra con Venezia s’avvidero che per vincere le reliquie ed i corpi santi. La pace di Torino del 1381, quest’ultima si doveva impedire ogni rifornimento che segna il ritorno alla vita normale, e ovunque gli istriani potesse giungerle dall’Istria, essi non esitarono ad assaltare si affannano a porre riparo agli ingenti danni subiti. O tutte le città costiere istriane. Nel 1354 Paganino Doria nell’uno o nell’altro assalto dei Genovesi, precisamente colle sue galere (galee, ndr) s’impossessava di Pola, di quale non si sa, tanto la chiesa, quanto il convento dei Parenzo, di Capodistria e d’altri porti istriani, ponendo Domenicani di Capodistria andarono distrutti; certo è tutte queste città a ruba ed a fuoco. Quattro anni dopo è che l’Ordine provvide sollecitamente alla ricostruzione firmata la pace, che è rotta nuovamente nel 1379 da una di entrambi, ultimata avanti la fine del secolo XIV.

Una panoramica del cantiere dall'alto. (Ilona Dolenc – Primorske novice)

16 La città Non è difficile supporre che entrambi gli edifici si costruirono nello stile gotico-veneziano dell’epoca; Archeologi sempre molto attivi tenendo conto delle simpatie, che i Domenicani avevano destate fra i cittadini, si può anche ritenere che quella L’anno scorso è venuta alla luce un’estesa fascia delle ricostruzione si effettuasse con una certa larghezza di mura veneziane, sotto Sanpieri. Il basamento della concetti, però nulla si è conservato fino ad oggi di essa. Si Torre medievale della munission in Riva Vojko è stato sa tuttavia che sopra la porta della chiesa era stata posta lasciato a vista. Ora gli archeologi stanno lavorando una lapide colla scritta: alacremente nell’ampio Piazzale del museo, dove è stato demolito l’edificio della scuola elementare »Janko Anno Domini 1401 die prima mensis maij Premrl Vojko«, una scuola costruita sessant’anni fa Consacrata fuit haec Ecclesia cum omnibus sulle macerie delle carceri, che furono costruite a Suis altaribus loro volta dagli austriaci sui resti del Duecentesco Coemeterio, Claustro, et Capitulo convento domenicano. E’ un’area cittadina questa, di notevole interesse storico: gli archeologi e Tempore prioratus una trentina di studenti, guidati da Alfred Trenz Fr. Dominici Lippi de Firmo Ordinis dell’Istituto per la tutela dei beni artistico-culturali di Praedicat. Pirano, hanno riportato alla luce la pianta originale dell’antico monastero con i resti ben conservati della La consacrazione era impartita dal vescovo di Capodistria canalizzazione. Sono stati rivenuti reperti d’epoca Mons. Giovanni Loredano (1390 – 22.4.1411), assistito tardo-antica, diverse tombe e i resti dell’abside della dal capitolo. chiesa di San Domenico, descritta nei secoli passati Non si hanno notizie di lavori nel complesso domenicano come la seconda chiesa di Capodistria, per grandezza di Capodistria fino al 1534 (Archivio Comunale di e ricchezza artistica. Quello che ha stupito di più gli Capodistria N. 1336, I-IV fasc.), quando un Maistro Pietro esperti è l’enorme cisterna costruita dagli austriaci. Il di Zuara si commette il nuovo organo per la chiesa. In essa tunnel circolare è così largo che lo speleologo Franc però si è già cominciato a sostituire qualche altare vecchio, Malečkar vi è potuto entrare comodamente con un sul quale poggiava probabilmente qualche preziosa ancona piccolo gommone. intagliata e dorata, con altro nuovo, più conforme ai gusti I lavori finiranno in estate, dopodichè sul sito della ex del tempo; così si spiega la spesa incontrata nel 1580 per scuola si comincerà a scavare a fondo per realizzare un aggiustare il tabernacolo del Santissimo, non riuscito parcheggio sotterraneo di quattro piani. Con un progetto perfettamente. Nel 1673, finalmente, i Domenicani hanno a lungo termine, l’amministrazione capodistriana affidato al proto Alessandro Fremignan la trasformazione intende togliere gradualmente le macchine da vie e totale della Chiesa e del Chiostro. Quarant’anni prima piazze del centro storico. Fremignan aveva sperperato tutta la sostanza dei patrizi Fini nella costruzione della Chiesa di S. Moisè di Venezia, (Venezia, 1700) e fra gli altri anche quelli sulla chiesa con i Domenicani di Capodistria è evidente ch’egli avrà dei Domenicani. Essa »constava d’una semplice navata, moderato e la foga barocca e le pretese. Dai conti che si a’ giusta proporzione alta, lunga e larga, con tre regolate sono conservati, appare ch’egli nell’anno anzidetto aveva cappelle a’ fronte, la maggiore delle quali serve di coro commesso cinque statue in legno di ciruolo a Venezia e diurno, e le due laterali formano i Santuari del glorioso che le aveva fatto dorare; da quanto sappiamo, solamente istitutore dell’Ordine e della Beata Serafina da Siena. due statue v’erano nella chiesa e non è neppure certo che Chiudesi il Coro coll’Altarmaggiore, il quale da quattro facessero parte del gruppo. Nel 1676 il Fremignan dà i grandi Colonne, sovra d’altrettanti Piedestalli eretti, cinto disegni per l’altare di S. Rosa in marmi diversi, che sono e ripartito, piega in tre vaghi e pomposi archi; nel maggiore approvati ed egli lo commette a Venezia. L’altare non era dei quali in maestosa Mensa, da più gradini sostenuta, però ancora finito nel 1691, essendo già rilevanti le spese, il s’erge il Tabernacolo del Venerabile, e ne’ due laterali, capitolo del convento decide di aprire una speciale »Cassa sovra le Porte conducenti al Coro, veggonsi gli adorati della fabbrica della chiesa«, cioè un proprio registro nel simulacri de’ i gloriosi Alberto Magno e Tomaso Aquinate, quale un incaricato speciale segnerà dettagliatamente le il maestro e il discepolo. Si corona l’opera con altri Altari entrate e le uscite per tutti i lavori ancora da farsi. Nel distribuiti a’ fianchi della Navata, tutti ricchi di marmi, ma 1694 è pagato il pittore Ambrogio Bon di Venezia per la singolarmente pretiosi di pitture; tra le quali celeberrime sua pala di S. Pietro Martire. sono la Palla del Santo Antonio Abbate e la figura del Padre Intorno a quest’anno circa il vescovo capodistriano Eterno sovra l’altare della B. V., anche fatture insigni delli fra Paolo Naldini di Padova (11.3.1686-21.4.1713) due Tiziani padre e figlio. Sono pure di raro pregio i Misteri prendeva gli appunti che poi dovevano servirgli per la sua del Santissimo Rosario, parte delineati da Stefano Celesti, e importantissima »Corografia Ecclesiastica di Capodistria« parte coloriti da Pietro Bellotti».

17 La città di S. Rosa, del SS. Rosario, di S. Vincenzo Ferreri: lungo l’altra parete l’altare del Nome di Dio o del Crocifisso, di S. Tommaso d’Aquino e di S. Pietro Martire. Nella chiesa v’erano varie sepolture: quella della Confraternita del Rosario dinanzi all’altare omonimo; di fianco ad essa l’altra della Confraternita di S. Antonio Abate e poco distante da quella della Confraternita della Madonna del Carmine, detta dal popolo »la Madonna dell’abito«. Fra il 1450 e il 1470 ebbe sepoltura nella chiesa l’oratore della repubblica e patrizio capodistriano Rainaldo de Gavardo. Nel 1677 chiede ed ottiene sepoltura nel coro il dott. Girolamo Vergerio, della antica famiglia nobile che a Capodistria diede i due Pier Paolo, l’uno filosofo e letterato, l’altro noto per l’apostasia. Nel 1751 donna Mattea Zarotti dichiara nel suo testamento di non voler essere sepolta nella tomba che la sua famiglia aveva in San Domenico dinanzi all’altare di S. Vincenzo, ma in quella dei Servi. Nel 1725 la Scuola (confraternita, ndr) di S. Antonio Abate vota un contributo unico di 100 ducati per la ricostruzione del vecchio coro »cadente e rovinoso« e cominciano subito i lavori per farne uno più ampio e in muratura più solida. Nel 1742 il campanile, cui non si era ancora pensato, minaccia di crollare; lo si deve demolire e rifare nella parte superiore e si accomodano le scale che conducono alla cella delle campane. I frati sono poveri, Il tunnel pieno d'acqua che circonda l'enorme cisterna dopo tante spese e non è da meravigliarsi se nel 1715 rinvenuta (Franc Malečkar) si videro obbligati a lasciare che le panche della chiesa Frattanto nel 1683-84, si era ricostruito il chiostro, ad siano rifatte a spese delle famiglie che ne avevano chieste archi su pilastri a bugnato in pietra di Grisignana, sotto la delle nuove. Intorno a quest’anni il Maestro falegname e direzione di Maestro Matteo Lucchese, taiapiera, e di suo intagliatore Bernardino Martinuzzi da Tricesimo (Udine) figlio Valentino. Essi mettono in opera anche i trentacinque consegnava gli stalli per il nuovo coro. gradini in pietra, venuti dalle cave di Torre del Quieto, per Al 25 aprile 1806 era intimato ai Domenicani di la scala che condurrà al primo piano del Convento. Tali Capodistria il decreto di soppressione e poco dopo, lavori però vanno troppo lentamente, i frati protestano e con un accanimento incredibile quanto v’era nel loro infine chiamano a compierli i maestri taiapiera Sebastiano complesso così faticosamente rifatto ed abbellito, fu Venturini e Giacomo Pecora, nel 1691. L’ultimo vecchio altare che sia stato sostituito nella chiesa, sembra fosse quello di S. Tomaso, perchè nel 1694 si registra il compenso dato »al pitor di Venezia«, per la rispettiva pala. In quanto ai pittori nominati da Mons. Naldini, rilevaremo che di Stefano Celesti, meno valente di suo figlio Andrea, e perciò meno noto, v’è nel Duomo di Capodistria una pala, coll’immagine di S. Marco. Di Pietro Bellotti s’è pure conservata a Capodistria un’altra pittura, la pala di S. Antonio di Padova ch’egli fece per la chiesa di S. Francesco e dopo la soppressione di essa, passò nella chiesa di S. Anna dei Minori Osservanti. Il Bellotti dovrebbe essere nato intorno al 1625 a Venezia ed ivi morto di 75 anni. La chiesa possedeva oltre l’altare maggiore, dedicato a S. Antonio Abate, ancora otto altari laterali, di cui due, come Frammento della tomba dei Tarsia, che la famiglia sappiamo nelle cappelle ai lati del presbiterio, uno dedicato fece murare sul proprio palazzo (oggi sede del giornale a S. Domenico, l’altro a S. Caterina da Siena. Degli altri Primorske novice) dopo averla tolta dalla chiesa sei, gli altari appoggiati alla parete settentrionale erano: di S. Domenico.

18 La città messo all’asta, mentre i fondi e gli edifici rimanevano dell’ubicazione, la migliore che vi sia a Capodistria, nella di proprietà dell’erario. Sarebbe lungo estrarre dagli atti parte più alta, prospettante verso il mare, con ampia vista che si conservano nell’Archivio Comunale di Capodistria nel golfo di Trieste. La parte occidentale del convento fu ulteriori dettagli per illustrare quei penosi momenti, ci ricostruita in modo da darle quasi l’aspetto di un castello limiteremo a constatare che tutto andò disperso e a mala quadrato, a due piani, con torri quadrate agli angoli; pena si è riusciti a conservare nel locale Museo Civico poi man mano si elevarono d’un piano le altre parti un puteale quattrocentesco ed una lapidetta a memoria di includendovi la chiesa, che divenne oratorio dei carcerati. quell’istituzione già così fiorente. Così sussiste ancora quale nocciolo originale nell’interno, Fino intorno al 1818 nessuno si prese cura ne’ della il chiostro con le sue poderose arcate (dopo la seconda chiesa, ne’ del convento, che abbandonati, rapidamente guerra mondiale anche questi resti vennero abbattuti, deperivano; poi il governo austriaco ebbe la felice idea di ndr). trasformare il tutto in un penitenziario, senza tener conto La biblioteca del convento di S. Domenico

Stando a diverse autorevoli testimonianze (Girolamo Gravisi, Baccio Ziliotto, Domenico Venturini), una delle biblioteche più antiche ed importanti di Capodistria è stata la biblioteca del convento dei domenicani. Purtroppo a causa della soppressione del convento (1806) da parte dei Francesi e la sua successiva demolizione per opera degli austriaci (1818), di questa biblioteca a Capodistria non è rimasta alcuna traccia. La biblioteca dei domenicani è stata trasportata a Trieste per ordine del prefetto Calafati e da Trieste al Seminario di Gorizia dove se ne conservano ancora le opere superstiti. In una lettera a Calafati, Girolamo Gravisi, a nome dell’Accademia dei Risorti, chiese nel 1806 al prefetto che »i libri vengano benignamente accordati all’Accademia per uso non solo dei suoi membri, ma di tutti i cittadini«. Il prefetto napoleonico non solo consegnò i libri dei conventi alla Biblioteca Civica di Trieste, ma soppresse anche l’Accademia. Alcuni anni dopo i volumi passarono al al Seminario di Gorizia. Ancora oggi parecchi libri e manoscritti di questa biblioteca portano diciture legate all’ambito dei conventi di San Domenico e San Francesco di Capodistria. Notizie tratte da »Fondi librari e biblioteche a Capodistria« di Ivan Marković.

Passaggi sotterranei affiorati durante gli scavi in Piazzale del Museo.

19 La città La Casa di pena di Capodistria dalla sua istituzione alla sua demolizione

di Vlasta Beltram

Fin dal loro sorgere, le formazioni sociali provvidero anche alla punizione di chi minava l’ordinamento sociale costituito. Le prime pene consistettero innanzi tutto nell’espulsione dalla comunità dei responsabili di tale condotta, più tardi si fece ricorso alle pene corporali – ad un determinato reato corrispondeva la punizione della parte del corpo che se ne era resa responsabile (ad esempio, il furto era punito con l’amputazione della mano); gli avversari politici ed i responsabili di gravi violazioni delle norme sociali venivano, di regola, condannati alla pena capitale.

Con lo sviluppo dello stato di diritto, le pene corporali erano destinate in primo luogo ai sudditi renitenti alle furono sostituite dalla privazione dei diritti fondamentali datazioni obbligatorie, ai cacciatori di frodo, eccetera. dell’uomo e dei beni materiali. Il reo era privato della Erano i precursori delle carceri moderne. Ne furono libertà e del patrimonio, un metodo, peraltro ancora in dotate anche le città, sovente in prossimità delle sedi delle vigore. massime autorità cittadine, investite anche della funzione L’applicazione della pena di privazione della libertà giudiziaria, oppure, a seguito dell’istituzione di appositi richiese il ricorso ad appositi stabilimenti di pena. I tribunali, nei loro pressi. loro albori risalgono al medioevo, quando il feudatario, Nell’Ottocento e nel Novecento comparve un’inedita e investito dell’autorità giudiziaria, si dotava, all’interno massiccia categoria di carcerati – quella dei prigionieri del suo castello, di appositi vani con celle e prigioni. Esse politici. Le carceri furono, beninteso, da sempre colme anche di avversari del principe o del regime di turno, di antesignani e protagonisti dello sviluppo e delle trasformazioni sociali (di innovatori, scienziati, riformatori religiosi), dediti alla demolizione dei modelli sociali esistenti ed ammessi, ma il più delle volte non vi soggiornarono a lungo, perchè costoro venivano di regola condannati alla pena capitale. Il fenomeno culminò nel corso del ‘900, con l’avvento dei regimi totalitari. Dalle nostre parti, il fenomeno dei detenuti politici, e della persecuzione politica in genere, assunse vaste proporzioni durante il fascismo, quando la popolazione reagì all’azione snazionalizzatrice del regime. Le carceri di Capodistria poi, sorte sin dalla prima metà dell’800, pullularono sempre di detenuti politici – in epoca austro-ungarica ne furono perlopiù vittime gli italiani (carbonari, irredentisti), durante il regime fascista e sotto l’occupazione tedesca ne subirono invece le restrizioni gli sloveni ed i croati della Venezia Giulia come pure gli antifascisti istriani di lingua italiana, un »bacino d’utenza« che nel corso della guerra si allargò anche ai

Alcuni libri della biblioteca della CI "Santorio Santorio" portano i timbri dell'Istituto carcerario

20 La città territori jugoslavi occupati ed annessi della Provincia di eretto l’enorme edificio carcerario che racchiudeva Lubiana e della Dalmazia. dei cortili interni. Esso era dotato di celle carcerarie, di Ed è precisamente quest’ultima categoria di carcerati uffici, una chiesadisponeva di un proprio personale e di ad esssere oggetto del presente opuscolo. Vi si affronta tutti i servizi necessari, fra i quali anche un’infermieria. la storia delle carceri di Capodistria; di un penitenziario Sull’area dell’ex convento glagolita di S. Gregorio, lungo eretto sin dall’epoca della monarchia asburgica, ossia, di quella che si chiamava Via Castel Musella, sorgevano uno stabilimento di pena dalle dimensioni tali, da far sì alcuni edifici minori che ospitavano i detenuti minorenni, che l’enorme quadrilatero, sovrastato da due torri merlate, officine, mentre il cortile adiacente fungeva da lavanderia marcasse il profilo architettonico della città a guisa di e asciugatoio. monito intimidatorio rivolto a tutta la popolazione (…). Vi era una chiesa anche in S. Gregorio, nel quale la liturgia ortodossa era officiata a beneficio dei detenuti provenienti dalla Dalmazia. Di fatto erano stati adibiti a La monarchia asburgica carcere i vani di due conventi che erano stati aboliti dalle autorità francesi nel 1806; un intervento che richiese dei Le carceri di Capodistria funsero dapprima da penitenziario rimaneggiamenti e delle integrazioni edili di modesta in cui i condannati dovevano scontare la loro pena. Lo portata, per far fronte alle nuove esigenze sin dalla prima stabilimento penale assunse nel corso degli anni diverse metà dell’800, sin dagli anni attorno al 1820. In una lettera denominazioni (Casa di castigo, Penitenziario, Casa di del 1836 le carceri sono indicate Imperial-regia Casa di pena, Istituto carcerario, Stabilimento penale, Casa di castigo. reclusione). Più tardi furono attribuite anche le funzioni L’approvigionamento idrico delle carceri fu una sfida, di carcere giudiziario. La loro gestione fu affidata alle alla quale si pose mano con maggior lena solo agli inizi competenze del ministero della giustizia. degli anni Sessanta. Nel 1863 fu elaborato un progetto di Da una lettera del commissario straordinario indirizzata condotta idrica che avrebbe dovuto convogliarvi l’acqua al ministero della giustizia nel 1923 si apprende che lo delle sorgenti in località Campel ai piedi di Paugnano. stabilimento penale capodustriano era stato eretto dalle L’impresa avrebbe dovuto coinvolgere anche le autorità autorità austriache nel 1850 e precisamente sul sedime civili di Capodistria, perchè a trarne beneficio sarebbe di un complesso monastico formato da due conventi stata la cittadinanza intera. dismessi – uno, più vasto, di S.Domenico, ed uno minore, L’illuminazione fu inizialmente assicurata da lumi a di S.Gregorio, separati l’uno dall’altro da una pubblica petrolio, mentre nel 1910 il complesso carcerario si vide via. Sopra il sedime del convento domenicano era stato allacciato alla rete elettrica.

21 La città Verso la fine degli anni Sessanta fu introdotta nelle carceri l’istruzione a beneficio dei detenuti. I giornali locali riportano notizie sugli esami sostenutivi, sugli insegnanti eccetera, ma soltano per gli anni Settanta, mentre di vani didattici e del personale docente si fa menzione anche nel 1922. Così ad esempio, si legge che il 21 dicembre 1871 si svolsero, presso le carceri, gli esami per gli allievi dei corsi scolastici avviati qualche anno prima. Essi furono infatti obbligatori dapprima soltanto fino al ventesimo I detenuti provenivano dai territori dell’Istria e della anno d’età, dal 1872 in poi, fino al 24.mo anno d’età. Per il Dalmazia, e di conseguenza anche la loro estrazione 1877 si legge che vi avevano operato due sezioni, ciascuna linguistica appariva quanto mai variegata. Inizialmente articolata in due corsi: la sezione italiana con 72 allievi, vi si utilizzarono i ceppi, sia per gli arti inferiori che quella slava di 129. Insegnò presso la prima Simeone per quelli superiori, le catene ed altri metodi cruenti di Vascotti, mentre presso la seconda (frequentata perlopiù restrizione della libertà, che nel corso degli anni Sessanta da contadini dalmati analfabeti) Matteo Cristofich. Le dell’Ottocento furono aboliti. Spiccava all’epoca l’alta materie di studio erano religione, lingua materna, storia mortalità fra i detenuti. Pure in seguito all’abolizione degli e geografia austriache, fisica aritmetica, canto e disegno; strumenti di detenzione cruenti, le condizioni carcerarie accanto ai due maestri citati vi insegnarono due sacerdoti rimasero pessime, al punto da prestare fianco per ripetuti cattolici (Giorgio Zubranich e Biagio Glavina) ed uno ammutinamenti. Sin dal 1868 il comune cercò di ovviarvi, ortodosso (Vladimiro Kordich). ricorrendo ad una guarnigione di 300 soldati. Verso la Nel 1861 venne istituito un comitato di assistenza ai fine di dicembre del 1899 scoppiò fra i carcerati uno reduci dal carcere, domiciliati nel comune di Capodistria. sciopero generale che vide i condannati, insofferenti del I carcerati che scontavano la pena detentiva venivano duro regime carcerario, rifiutare le prestazioni di lavoro addetti ai lavori nelle officine del penitenziario, ma erano inerenti alla gestione diurna e dal funzionamento delle tenuti a prestazioni lavorative anche nell’ambito dei officine interne. L’amministrazione richiese il rinforzo molteplici lavori pubblici esterni. Furono, ad esempio, di soldati di stanza a Trieste, mentre il podestà richiese a impiegati nella costruzione del terrapieno e della strada tal fine lo stabilimento permanente a Capodistria di una di Semedella , nonchè dei lavori di manutenzione della guarnigione di 80 soldati. strada per Isola.

22 La città Nel marzo del 1915 le autorità austriache evacuarono le breve raggio, a Trieste (le carceri del Coroneo, quelle Ai carceri. Detenuti impiegati e personale di sorveglianza Gesuiti), a Gorizia ed a Fiume, ma nelle testimonianze furono trasferiti a Maribor. Una prigione funzionò anche memorialistiche ricorre spesso la considerazione che fu al pianterreno del Palazzo Pretorio: tre vani destinati agli proprio quello di Capodistria a goder della peggior fama. indagati per reati comuni e politici in fase istruttoria. Incutevano terrore le celle di isolamento, dette »tombe dei vivi«, deputate a rendere gli inquisiti più malleabili alla vigilia degli interrogatori. Prima della guerra gli Il Regno d’Italia interrogatori si svolgevano in Questura o alla stazione dei Carabinieri di Semedella; durante la guerra invece, Nel 1919, le autorità italiane provvidero alla riapertura ebbero luogo nel carcere. Gli interrogatori furono il più dello stabilimento penitenziario (nel 1922 fu introdotto il delle volte accompagnati da torture proporzionali alla Regolamento vigente nel resto del territorio del Regno). gravità del reato politico imputato. Furono invece abbandonati i vani dell’ex convento di San La maggior parte dei detenuti politici era di origine Gregorio. Negli anni 1920-21 fu demolita gran parte del slava, proveniente da tutta l’area della Venezia Giulia; maggiore dei suoi edifici, mentre il resto del complesso fu seguivano per incidenza, gli antifascisti italiani dell’Istria. destinato alle esigenze dell’11.mo Reggimento di fanteria. La conquista da parte italiana di territori jugoslavi nel Venne inoltre abolita la liturgia ortodossa, per la presunta corso della seconda guerra mondiale, estese il bacino di assenza di detenuti provenienti dalla Dalmazia, mentre provenienza dei carcerati, facendo registrare un afflusso sei quadri ed il lampadario della chiesa di S. Gregorio di detenuti dalle province di Lubiana e della Dalmazia. Lo sarebbero stati affidati alle cure dell’allora Civico museo stabilimento carcerario fu così investito anche di un ruolo di Storia ed Arte. inedito – quello di tappa di transito di detenuti politici Fino alla fine della guerra operarono nel complesso (uomini e donne), condannati dinnanzi alle corti marziali carcerario diverse officine, al cui fabbisogno di manodopera nei territori occupati e destinati alle carceri all’interno del sopperirono esclusivamente i detenuti. Le carceri paese. Essendo disponibili, per le carceri di Capodistria, nell’appendice di Palazzo Pretorio funsero all’epoca da soltanto modeste fonti d’archivio, sarà probabilmente carcere femminile. Durante il primo decennio del regime impossibile giungere a dei dati quantitativi completi fascista, tali necessità non dovettero apparire pressanti se sul numero dei detenuti politici di qualisiasi nazionalità nel 1931 il ministro della giustizia decise di disfarsene transitati attraverso l’istituto. Dovette tuttavia trattarsi di affidandoli al comune e di ricorrere all’uopo, alle carceri un numero consistente, posto che la sua capienza ufficiale triestine. Più tardi furono riaperti e nel corso della guerra era di 2100 detenuti e considerando che nel corso della si rivelarono sovraffollati. Funsero allora anche da tappa lotta di liberazione vi avrebbero soggiornato fino a 5 mila di transito delle detenute politiche provenienti dai territori detenuti. In un censimento conservato presso l’Archivio jugoslavi occupati dall’esercito italiano e destinate ad della Repubblica di Slovenia, si riportano – per il 1943 istituti di pena dell’interno dell’Italia. Verso la fine del – ben 7500 posizioni carcerarie per altrettanti detenuti 1942, il ministero chiese al comune di poter utilizzare, a (il dato si riferisce sia alle carceri maschili che a quelle tal fine, altri vani adiacenti ed il cortile. femminili). Non è difficile immaginarne le condizioni di Le carceri di Capodistria, dotate dello statuto sia di vita. carcere giudiziario, sia di istituto di pena, accolsero un numero crescente di detenuti politici, persino Trascorsero giorni da incubo nelle carceri di Capodistria, preponderante, nel corso della guerra. Vi trascorsero subendo cruenti interrogatori, anche gli inquisiti, gli periodi più o meno lunghi (come in occasione delle imputati ed i condannati ad alcuni processi che ebbero paventate celebrazioni clandestine del Primo maggio, di grande risonanza pubblica: fra essi, quello dei partecipanti visite in loco di gerarchi di spicco e di altri eventi politici alla sollevazione di Maresego del maggio 1921, nonchè di rilievo). Altri stabilimenti carcerari operarono, entro un quello ai militanti dell’organizzazione clandestina Borba

Manette della prigione conservate nel Museo Regionale

23 La città

nel settembre del 1930, imputati dinanzi al Tribunale dei detenuti politici ne rivendicarono la liberazione. Di Speciale per la Difesa dello Stato, convocato in via fronte alla situazione incerta, alla scarsità di forze a sua eccezionale a Trieste (fra loro i quattro condannati a fucilati disposizione ed all’eventualità che la protesta di massa al poligono di Basovizza) nonchè quello agli antifascisti, potesse sfociare in una sollevazione generale dei detenuti di svariata estrazione politica, imputati, ancora una volta e nella loro evasione, dispose il rilascio degli arrestati. a Trieste, dinanzi al Tribunale Speciale per la Difesa dello Sorte ben peggiore spettò ai detenuti originari di altre Stato, nel dicembre del 1941 (con l’esecuzione di cinque regioni. L’invasore tedesco ne dispose la deportazione. condanne capitali presso il poligono di Opicina). Accanto Le donne furono traferite il 15 settembre nelle carceri a loro passarono per il carcere molti antifascisti locali, maschili per venir due giorni dopo avviate alle carceri militanti in formazioni partigiane (…). di Venezia ed altrove in Italia. Il 26 settembre un gran numero di detenuti maschi fu deportato verso i campi di concentramento in Germania. Il giorno seguente la La liberazione dei detenuti nel popolazione dei dintorni di Capodistria, con l’aiuto dei settembre del 1943 partigiani croati (il primo battaglione della seconda brigata croata, che allora presidiava il territorio) liberò i detenuti L’armistizio, reso pubblico l’8 settembre, accese le rimasti, e nei giorni che precedettero l’offensiva tedesca, speranze di una sollecita liberazione dei detenuti. scatenata il 2 ottobre, asportarono dalle carceri un’enorme Esse rimasero tuttavia deluse. Il 9 ed il 10 settembre, i quantità di materiale che fu dapprima custodito presso gli parenti dei detenuti originari dei villaggi circostanti edifici scolastici dei villaggi, per venir quindi inoltrato a organizzarono delle manifestazioni per rivendicare la Pinguente. liberazione dei carcerati. Contestualmente, i detenuti stessi Circa le modalità dell’azione che condusse alla liberazione si ammutinarono, ottenendo la liberazione dei detenuti dei detenuti, uno dei partecipanti, Nazario Bordon della originari del circondario, metre quelli di nazionalità frazione di Cesari, conserva il seguente ricordo: »La italiana erano stati rilasciati in precedenza. In un sortita avrebbe dovuto svolgersi il 26 settembre. Fu in telegramma dell’11 settembre, indirizzato dal commissario quel giorno che i combattenti si diedero appuntamento a di pubblica sicurezza di Capodistria al Questore di Pola, Pobeghi, alle 8 del mattino. Ci dividemmo per manipoli e lo scrivente motivò la decisione di rilasciare i detenuti ci dirigemmo verso Capodistria. Fui designato a recarmi locali: il giorno prima i militari italiani avevano disertato in avanscoperta sul monte sopra Pobeghi. Ben presto in massa di fronte all’avanzata dell’esercito germanico, scorsi tre navi, salpate da Trieste alla volta di Capodistria. mentre la gente s’appropriava delle armi, delle uniformi e Corremmo ad avvertire l’unità che intercettammo nei delle vettovaglie abbandonate, ponendo con ciò a rischio pressi di . Le navi fecero fuoco in direzione di l’ordine pubblico. Al tempo stesso, congiunti ed amici Bertocchi. Tornai a Cesari dove la mattina successiva

24 La città venne a cercarmi Vincenc Kocjančič (membro del a liberarli e portata a buon fine dai villici delle frazioni comitato distrettuale del Partito Comunista Sloveno per del circondario, coadiuvati dai partigiani croati. Una volta la zona dei Brkini e la parte slovena dell’Istria) perchè entrati e liberati i detenuti, fecero schierare di fronte ad essi lo affiancassi nell’operazione volta a liberare i detenuti. il personale carcerario, per consentire il riconoscimento, Aggregammo a noi un gruppo di persone e ci dirigemmo in quei ranghi, degli aguzzini più feroci. a Capodistria. Assieme al Kocjančič e a qualche attivista di Bertocchi bussammo alla porta delle carceri. Esigemmo che ci aprissero e ci consegnassero le chiavi. Dopo una Il governo militare dell’Armata breve trattativa ottenemmo lo scopo: il custode aprì la jugoslava porta e ci consegnò le chiavi. Dall’una del pomeriggio alle undici di sera si snodò poi un via-vai di camion, carichi di L’imponente edificio sopravvisse per soli tre anni alla materiali sequestrati all’Istituto di pena e smistate presso fine della guerra. Nel maggio del 1945 vi erano stati le sedi scolastiche di Monte, Maresego, Cesari, Prade rinchiusi dei prigionieri di guerra tedeschi (fra loro e S. Antonio. Caricammo sul camion anche dei fascisti anche appartenenti all’organizzazione di lavoro coatto capodistriani: il direttore delle carceri, il maresciallo tedesca TODT di Villa Decani), ma non funse più da dei carabinieri, il veterinario, i fratelli Almerigogna, il istituto carcerario. Vi operarono una falegnameria ed maestro Zetto. Furono dapprima trasferiti a Maresego, un’officina meccanica e, dal novembre 1946, anche una quindi a Pinguente, dove tuttavia i tedeschi provvidero filatura. Vi elessero inoltre sede diverse organizzazioni e ben presto a rimetterli in libertà«. piccole imprese che vi perseverarono addirittura qualche Nel volume Slovenska Istra v boju za svobodo (L’Istria anno dopo che nel 1948 ne era stata avviata l’opera di slovena nella lotta per la libertà) lo svolgimento degli demolizione. Il materiale edile ricavatone fu perlopiù eventi è stato così integrato, sulla scorta di alcune fonti riutilizzato per la costruzione delle sedi cooperative che memorialistiche: il medico capodistriano Giovanni sorsero, a quel tempo, e si diffusero massicciamente in Paruta, incaricato anche del servizio medico carcerario, tutte le frazioni. Sopra l’area nord-orientale del sedime usava nascondere i prigionieri politici sloveni coprendoli del complesso carcerario fu avviata la costruzione della con delle lenzuola ed asserendo che si trattava di malati scuola elementare slovena ed italiana; il 21 luglio 1949 si gravi. Nelle ore notturne del 25 settembre i tedeschi svolse la cerimonia della posa della prima pietra. Sul resto trasferirono numerosi detenuti politici, a bordo di una del sedime sorsero più tardi un grattacielo e la sede degli nave, per associarli alle carceri triestine del Coroneo. Ne uffici postali. rimasero circa 200, in attesa di subire una sorte analoga, perciò il comitato distrettuale del PCS per la zona dei * Per gentile concessione dell’autrice, tratto dal libro Brkini e dell’Istria slovena, dette avvio all’azione volta »Le carceri capodistriane«, 2008

25 La città Da dicembre a giugno alla CI…e dintorni

5 dicembre – »Itinerario per la terraferma veneta nel Pecman Bertok di Muggia. 1483 di Marin Sanuto«. Presentazione del libro curato 2 marzo – mostra artisti FVG. Mostra »Artisti dalle da Roberto Bruni e Luisa Bellini, dell’Associazione province del Friuli Venezia Giulia«, inaugurata venerdì culturale »Terzomillennio«, con l’appoggio del Centro di 27 febbraio. Inaugurata da Enzo di Grazia, a cui si ricerche storiche di Rovigno e del Circolo culturale istro- deve il concetto e la cura dell’esposizione, il quale ha veneto »Istria«. presentato i quattro artisti che espongono ciascuno 19 dicembre – Inaugurazione sito web della CAN di un’opera – Carmelo Cacciato, Massimo Poldelmengo, Capodistria, a palazzo Carli, Franco Vecchiet e Carlo Marzuttini. www.cancapodistria.org, presentato dal presidente Alberto Scheriani e dai due ideatori responsabili, Roberto Colussi e Saša Geissa. 22 dicembre – Serata ricordo per Matteo Scocir Ricordati i 25 anni dalla scomparsa di Matteo Socir, maestro di mandolino presso il sodalizio. Lo hanno ricordato Lidia Colarich e Marino Orlando, già suo studente di musica, presso l’allora Circolo di cultura italiana, ed in chiusura la conferenza-concerto, tenuta dai musicisti Sergio Zigiotti e Fabiano Merlante, duo mandolino e chitarra. La presentazione di Enzo di Grazia 5 gennaio – nasce il coro »Porporella« della CI 5 marzo – incontro con l’ombudsman Čebašek- Santorio. Diretti da Emil Zonta i componenti del gruppo Travnik. Conferenza-dibattito »Ma adesso noi – diritti s’incontrano per le prove ogni lunedì sera. umani e libertà fondamentali dell’uomo«, organizzata Carnevale – ballo tradizionale in Circolo. dall’Associazione per le pari opportunità, »POEM«, responsabile Isabella Flego, dalla CI »Santorio Santorio« e dall’Ufficio del deputato al seggio specifico per la CNI presso la Camera di Stato, Battelli. Ospite la dott. Zdenka Čebašek-Travnik, tutore pubblico della RS per i diritti umani e civili.

"Carnaval: Se no i xe mati no li volemo!" 3 febbraio – incontro degli studenti del »Carli« con rappresentanti della CNI. Incontro dei giovani di III e Roberto Battelli, Vanja Vitoševič, Zdenka Čebašek IV classe del ginnasio con il Console Travnik e Isabella Flego generale d’Italia a Capodistria, Carlo Gambacurta, 7 marzo – premi CAN. Consegna dei premi annuali ed esponenti della CNI: Alberto Scheriani (CAN della Comunità autogestita della nazionalità italiana di Capodistria), Lino Cernaz (CI Santorio), Roberto Battelli Capodistria a Matilde Crevatin, Nadia Vidovich e Lidia (deputato al Parlamento sloveno) e Maurizio Tremul Colarich. (Giunta esecutiva UI). 9 marzo – concerto in occasione della Festa della 27 febbraio – serata di poesia nel settore italiano donna. Si sono esibiti in concerto Monica Cesar, della biblioteca in Calegaria. Serata bilingue, dedicata soprano, Neven Stipanov, baritono e clarinetto, alla poesia al femminile. A questo incontro, organizzato accompagnati da Federico Consoli al pianoforte, con dall’Associazione Pari Opportunità, POEM, e dalla l’ospite d’eccezione sempre al piano, Serena Buremi. sua responsabile Isabella Flego, hanno preso parte 29 marzo – visita delegazione dell’Accademia italiana le poetesse Ines Cergol di Capodistria ed Alessandra della cucina.

26 La città 7 aprile – presentazione del libro di Marco Apollonio. del progetto “I luoghi di culto e le tradizioni religiose »L’altra parte del cielo«, pubblicazione inclusa ne del territorio transfrontaliero”, portato avanti in seno al »Lo Scampo Gigante – collana della nuova letteratura programma di iniziativa comunitaria Interreg III A Italia italiana dell’Istria e del Quarnero« dell’EDIT di Fiume, - Slovenia 2000 – 2006. Presenti Sergij Pahor, ideatore è stata introdotta da Elis Deghenghi Olujić, docente del progetto, David Bandelj, autore dei testi, e Flavio universitario di letteratura italiana e critico letterario, Forlani, presidente della Società Italiana di Ricerca di e poi discussa dal letterato e traduttore Gašper Malej Capodistria. assieme all’autore stesso. 7 aprile – inaugurazione sala di lettura »Fulvio Tomizza« presso la Biblioteca centrale. Pubblico delle grandi occasioni per la cerimonia ufficiale di intitolazione della sala di lettura del settore italiano della biblioteca civica »Srečko Vilhar« di Capodistria a Fulvio Tomizza. Interventi di Ivan Markovič, direttore della biblioteca capodistriana, Amalia Petronio, responsabile del settore italiano, del vicesindaco e presidente della CAN, Alberto Scheriani, Maurizio Tremul, presidente della Giunta UI, Lino Cernaz, presidente della CI »Santorio Santorio« e Isabella Flego, amica della famiglia Tomizza che non poco ha contribuito all’evento celebrato. Vi è stata poi la parte più professionale e letteraria legata all’autore, presentato da Irene Visintini, professoressa e critico letterario. Flavio Forlani, David Bandelj e Drago Štoka 26 aprile – la Madonna di Semedella. Tradizionale 29 maggio – presso l’estivo serata »ArtiIstria« del rito in ricorrenza della »Beata Vergine delle Grazie«, Forum Tomizza. più comunemente denominata »la Semedella«. Messa Presso l’estivo della CI si è ufficialmente chiusa la celebrata dal vescovo Mons. Metod Pirih, coadiuvato data capodistriana del »Forum Tomizza 2009« con il dall’ex parroco Mons. Bojan Ravbar e da Don Giovanni tradizionale spettacolo di poesia e musica »ArtiIstra«. Gasperutti. In programma le musiche di Maxmaber Orchestra e dei 12 maggio – Serata dedicata a Giorgio Depangher Katalena, che hanno accompagnato ed intercalato le (Capodistria 1941 – Trieste 2001). letture dei poeti Dorta Jagić, Karlo Hmeljak, Arjan Leka Note biografiche a cura di Roberto Dedenaro. Parte e Roberto Dedenaro. centrale poi la lettura delle poesie dell’autore, recitate 30 maggio – Concerto nel salone per il Convegno dei con tatto e stile da Mario Mirasola, regista radiofonico, 60 anni di Radio Capodistria. Sul palco Dario Marušić, la cui voce veniva fluidificata dal sottofondo delicato Tamara Obrovac e il gruppo »Transhistria electric«. ed azzeccato proposto dal compositore e pianista Silvio 31 maggio – Raduno della Mailing List Histria. Donati. Una serata tutto sommato proprio in armonia Nono raduno della Mailing List Histria, la cui prima con lo spirito di entrambe gli enti organizzatori (la parte è stata inaugurata dai saluti di rito, effettuati da CI »Santorio Santorio« ed il Circolo di cultura istro- Maria Luisa Botteri, presidente della Commissione di veneta »Istria«), e dello stesso personaggio definito valutazione dei lavori in concorso e da Mario Steffè, »capodistriano, insegnante, letterato e uomo di confine coordinatore culturale della CI capodistriana. Pervenuti aperto alla convivenza«. 155 elaborati per 221 partecipanti. 15 maggio – Scuole lombarde in visita in Istria. La 11 giugno – "Capodistria per sempre..." Serata comitiva di scuole italiane in visita in Istria, si è fermata letteraria e presentazione dei lavori di ricerca in pure presso la Comunità degli Italiani di Capodistria, con collaborazione con la Scuola elementare "Pier Paolo i ragazzi dell’Istituto »Maria Consolatrice« di Milano, Vergerio il Vecchio" a cura dei mentori Nicoletta del Liceo linguistico di Peano Cinisello Balsamo, del Casagrande e prof. Lorena Chirissi, con la partecipazione Liceo scientifico »Lorenzo Mascheroni« di Bergamo, degli alunni della VI, VII e VIII classe. dell’ITIS Bernocchi di Legnano, della Scuola media 12 giugno – "Cappuccetto rosso". Rappresentazione Statale “Dante Alighieri” e dell’ISISS “F.Daverio” di scenica del Teatrino instabile dei genitori fantasiosi in Varese, nonchè dell’Istituto Comprensivo “Aldo Moro” collaborazione con l'Asilo "Delfino blu". A cura delle di Cisiago. educatrici del giardino d'infanzia e con la partecipazione 15 maggio – presentazione volume e DVD Santuari dei genitori dei bambini d'asilo. Mariani. Presentata la pubblicazione accompagnata dal 17-21 giugno – San Nazario. Manifestazioni culturali documentario su DVD »Santuari Mariani dall’Adriatico e sportive co-organizzate in occasione della festa alle Alpi«. Si tratta dei prodotti realizzati nell’ambito patronale.

27 La città Il semestre alla Comunità degli Italiani di Bertocchi

12 marzo - Mostra del gruppo creativo “dipinto 29 marzo – con il “Lasciapassare”, risate e divertimento su seta” alla CI di Pirano. È stata inaugurata in Casa garantito! La CI di Bertocchi ha ospitato presso la Casa Tartini, sede della Comunità degli Italiani “Giuseppe di Cultura la Compagnia Filodrammatica della Comunità Tartini” di Pirano, la mostra dei quadretti realizzati dal degli Italiani “Giuseppe Tartini” di Pirano. Quest’ultima si gruppo creativo “dipinto su seta” della Comunità degli è presentata con la commedia: “Cos’ha da dichiarare? – Italiani di Bertocchi. Il gruppo conta cinque attiviste che Propustnica –Prepustnica – Lasciapassare”, cripto storie si incontrano regolarmente una volta alla settimana con la di confine dalla propustnica a Schengen. Un “collage” di mentore Liana Vincoletto. vari pezzi che ricordano fatti veramente accaduti, ma che sono stati con successo un po’ “romanzati” ed enfatizzati dall’autore nonché regista Ruggero Paghi, sulla scia della ben nota domanda “Cos’ha da dichiarare?”

18 aprile – “Saluto alla primavera”. All’ormai tradizionale manifestazione hanno preso parte il coro “S. Ignazio” di Gorizia diretto da Liviano Brumat, il gruppo di danza moderna Blue Dream della CI Fulvio Tomizza di Umago, il Coro Misto Giuseppe Tartini di Pirano diretto da Neven Stipanov, la filodrammatica della Inaugurazione della mostra a Pirano. CI di Momiano con lo sketch “Buon giorno” interpretato 13 marzo – Formazione ed aggiornamento in campo da Gianluca Zubin e Caterina Visintin ed il quintetto agricolo. Dal 2006 ad oggi si svolge, presso la CI di vocale “Volta” di Verteneglio. La manifestazione, dove Bertocchi, un nuovo ciclo di lezioni (negli anni precedenti si ha regnato il bel canto, la danza e il divertimento, non è svolto quello sulla viticoltura), sempre in collaborazione si è conclusa sul palcoscenico anzi è proseguita con la con l’UI e l’UPT, riguardante l’olivicoltura e dirette dal serata sociale che ha unito i gruppi attraverso la musica e prof. Paolo Parmegiani. Dopo una serie di lezioni teoriche il canto inoltre, sono nati nuovi legami e programmi futuri che hanno visto coinvolti diversi connazionali, si è svolta per nuovi scambi culturali. anche una prima lezione pratica sulla potatura nell’aprile 2008, presso l’oliveto del connazionale Franco Vojvoda. 10 maggio - la CI di Bertocchi in bancarella a Le tematiche affrontate, nel corso delle lezioni teoriche Capodistria. Alla ormai tradizionale presentazione delle sono state le seguenti: i parassiti e la difesa antiparassitaria Comunità Locali ed altri enti ed associazioni, lungo la Via per l’olivo, le tecniche di estrazione dell’olio dalle olive, del Porto, in occasione della Festa del Comune città di il terreno, l’impianto dell’oliveto e le varietà coltivate, Capodistria, per il terzo anno consecutivo ha preso parte la conduzione agronomica dell’oliveto. Il 13 marzo di anche la CI di Bertocchi. Sulla bancarella sono stati messi quest’anno si è svolta una seconda lezione pratica di in mostra i lavori del Gruppo creativo “dipinto su seta”, potatura presso l’oliveto del connazionale Gianfranco attivo presso la CI ed altri lavoretti realizzati dagli alunni Vincoletto, guidata sempre dal prof. Parmegiani. Anche della Scuola elementare il Vecchio, questa lezione ha visto la partecipazione di oltre venti sezione periferica di Bertocchi. connazionali, molto soddisfatti delle nozioni apprese.

Il prof. Parmegiani e i connazionali durante la lezione pratica di potatura dell’olivo. La bancarella allestita dalla Comunità

28 La città 23 maggio – bambini e amici vallesi in scena. I piccoli del Giardino d’infanzia Delfino blu, sezione periferica di Bertocchi hanno preparato una poesia ed un allegro cha- cha-cha dedicato alle mamme. Inoltre abbiamo avuto il piacere di ospitare la Comunità degli Italiani di Valle, che si è presentata con balli, il canti e poesie. La serata si è conclusa con la rappresentazione della commedia „Il paese di carta“ in cui hanno recitano i bambini del Gruppo filodrammatico “Le nuvole” della CI di Bertocchi, mentore Edda Viler, in collaborazione con la Scuola elementare Pier Paolo Vergerio il Vecchio, sezione di Bertocchi e le loro insegnanti.

Momenti della commedia “Il paese di carta”

Il Console generale d'Italia a Capodistria, Carlo Gambacurta, è giunto al termine del suo mandato. Lascia la città a fine giugno per nuovo incarico. Prima di partire ha donato seicento libri della sua biblioteca personale alla locale Comunità degli italiani. Nella foto il console Gambacurta, secondo da sinistra, dopo l'ambasciatore Pietromarchi, al ricevimento offerto lo scorso 3 giugno in occasione della festa della Repubblica italiana.

Le classi Seconda, Terza e Quarta della scuola italiana di Bertocchi il 6 giugno 1955. In piedi da sinistra: Sonia Marsetič, Maria Kuret, Edda Apollonio, Renata Brajnik, Elena Vincoletto, Giuseppe Babuder. In basso: i fratelli Gianfranco e Maurizio Vincoletto. Maestra Maria Kalan.

29 La città Crevatini: Il disperso che non voleva tornare

La grande guerra portò lutti, distruzioni e dolore, tanto dolore. Di persone che si ricordano di questo tragico evento ormai non ce ne sono più. Tanto tanto tempo fa Maria Colombin allora centenaria accennò a quel periodo con parole dolci e sagge, definì quell’evento come l’ultima guerra di cavalleria dove pur essendo nemici i soldati si rispettavano, rispettavano regole non scritte, in tempo di guerra, regole di pace. Finita la guerra molti tornarono feriti nel fisico e nell’ animo, numerosi furono i morti e numerosi quelli che non tornarono: i dispersi. I parenti si attivarono per le ricerche e qualcuno venne trovato e tornò a casa con moglie russa a carico. Ci furono altri che non ne vollero sapere di tornare perché i loro affetti li avevano costruiti in terra ucraina. Qualcuno dovette ritornare dopo pesanti pressioni da parte della famiglia. Il documento che segue è un carteggio fra il comune di Muggia e l’allora Console d’Italia a Odessa.

Il tutto frutto delle ricerche del gruppo storico etnografico della Comunità degli italiani di Crevatini. Nella foto, in piedi il soldato Giuseppe Srelz.

Mentore: Maria Pia Casagrande

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Al »Delfino blu« di Crevatini, ospitati alunni di Bled

Tra il giardino d’infanzia »Delfino blu« di Capodistria e la scuola elementare di Bled è stata instaurata una proficua collaborazione. Grazie al contributo della Società turistica e degli albeghi »Sava« di Bled, la scuola slovena si è presentata a Crevatini, nella Casa di cultura di Bosici, con uno spettacolo di animazione per i bambini dell’asilo dal titolo »Il cigno Zaki ritrova i genitori« di Cvetka Bevc. Si tratta di una piacevole favola ambientata sulle sponde del rinomato lago e tradotta in italiano da Barbara Forza. In scena gli alunni della scuola ospitata, mentre nello spettacolo sono stati coinvolti anche i bambini dell’asilo capodistriano. In futuro si punta a contraccambiare la visita organizzando una gita nella nota località slovena.

31 La città La poesia di Giorgio Depangher Serata letteraria organizzata assieme al Circolo Istria

Il 12 maggio la Comunità ha ospitato una serata letteraria dedicata a Giorgio Depangher, capodistriano, insegnante, letterato e uomo di confine aperto alla convivenza, al quale i Comuni di Capodistria e Duino Aurisina hanno intitolato un premio letterario per gli allievi delle scuole. L’evento a palazzo Gravisi è stato organizzato dalla CI “Santorio Santorio” insieme al Circolo di cultura istro-veneta“Istria”. La serata è stata presentata da Roberto Dedenaro, insegnante e poeta, ed arricchita dalla voce recitante di Mario Mirasola, regista radiofonico, accompagnato dal compositore e pianista Silvio Donati. Presente in prima fila anche la vedova dell’autore, Anna Maria Depangher. In chiusura il presidente del Circolo “Istria”, Livio Dorigo, si è augurato di cuore che lo stesso autore abbia Da sinistra: Livio Dorigo, Lino Cernaz, Mario Steffè, potuto ascoltare ed emozionarsi come il pubblico in sala. Anna Maria Depangher, Fabio Scropetta, Attraverso La Città formuliamo una proposta: dato che i Roberto Dedenaro. libri di Depangher sono ormai difficilmente reperibili, molti lettori sarebbero sicuramente interessati ad una ristampa (magari una raccolta) delle opere principali. Comune, premiati Zubin e Steffè Una pulitina ai balconi

Da quando è andato in pensione, Claudio Antonaz, certamente non si annoia. Dopo una vita passata al Museo come restauratore, Claudio è ora impegnato a mettere in sesto oggetti antichi nel suo laboratorio di Calle dei carreri, ma viene spesso anche incaricato di pulire stemmi e altri particolari architettonici in pietra bianca. Qui l’abbiamo sorpreso mentre tira a lucido il balcone della Biblioteca centrale.

Aldo Zubin, il sindaco Boris Popovič e Fabio Steffè Quest’anno i riconoscimenti per la festa comunale sono andati al Club alpinistico del Litorale (nella foto il presidente Aldo Zubin) e a Fabio Steffè. Di Steffè la motivazione ricorda la sua lunga carriera nella polizia, iniziata nel 1973. Nei reparti marittimi ha ricoperto vari incarichi, sino a diventare comandante della motovedetta M-44. Quindi, con il grado di ispettore, ha curato le questioni legate all’immigrazione. La conoscenza della lingua italiana gli ha permesso di allacciare proficui contatti con le forze dell’ordine italiane. È stato sempre convinto assertore della necessità di superare i confini e d’instaurare rapporti di amicizia nella zona transfrontaliera. Durante la guerra per l’indipendenza della Slovenia, nel 1991, e nel periodo immediatamente precedente, è stato in prima linea nelle operazioni per difendere la zona dagli attacchi dei reparti federali jugoslavi. Claudio Antonaz sotto il balcone di palazzo Brutti.

32 La città Campus studentesco itinerante, oltre i confini e oltre le lingue

A fine aprile il salone del Museo regionale di Capodistria ha ospitato l’incontro finale del Campus studentesco transfrontaliero, iniziativa che vede collaborare Licei sloveni e italiani da una parte e dall’altra del confine.

Philip Tarsia, docente al »Galilei« hanno analizzato aspetti specifici Ed infatti, questa credo sia la di Trieste, è uno degli ideatori del del mondo dell’istruzione. costruzione di una dimensione progetto. Quali le caratteristiche Avremmo potuto chiuderci nella nostra europea. Questo è un microcosmo, del Campus 2009? referenzialità di scuole, presentare i un crocevia di interessi, di lingue, di Devo dire che la concretezza e nostri progetti invece si è lavorato in la pratica concreta sono state le gruppi misti fin dall’inizio. gente…quindi secondo me una delle caratteristiche fondamentali di I ragazzi mi hanno detto “E’ stato potenzialità di quest’area è proprio quest’azione. L’azione SPIN, diverso, più interessante di quanto questa, la ricchezza della diversità ma di per se’ dall’acronimo inglese avrei immaginato”. anche la voglia di costruire insieme significa ciclico, rotazione, continua Avendo aperto le porte, facendoli con un modello che ha l’Europa rivisitazione della conoscenza che entrare in classe, i docenti erano come sfondo. Direi che la novità si ha per costruirne nuove. I ragazzi osservati; quindi hanno toccato con di quest’anno è che abbiamo avuto quest’anno hanno complementato, o si mano quello che veniva fatto, quanto il sono preparati al Campus, attraverso docente stimolava o quanto il docente una collaborazione a diversi gradi: una serie di incontri preparatori che ostacolava la discussione in classe, dagli studenti ai docenti, agli uffici li hanno calati nella realtà didattica. come la valutava, come portava avanti scolastici referenti, alle istituzioni a Quindi sono arrivati al Campus, che è i suoi metodi, quindi hanno avuto livello più alto. Quindi la risposta che il punto terminale del progetto, avendo modo di viverla questa cosa. Loro hanno dato, creando la possibilità dui osservato, sperimentato, valutato, hanno visto istituti diversi dal loro. interagire in questo modo, è stata una costruito. Quindi questo credo che Dopo due-tre visite preparatorie, li risposta di altissima qualità. Questo sia uno degli approcci “bottom-up” abbiamo messi a contatto con diverse che noi dovremmo assimilare nella realtà, ruotando come lo SPIN ci fa ci fa sperare di poter continuare pratica didattica quotidiana, cioè capire. Sono passati dal Liceo Galilei, l’esperienza. Io credo che abbiamo mettere lo studente in grado di ideare al Liceo Prešeren, ai Ginnasi sloveno seminato adesso, e che a lungo percorsi formativi e quindi di essere e italiano di Capodistria, al Sema di andare noi potremo cogliere ancora lui protagonista di piattaforme di Pirano; si sono confrontati e alla fine altri risultati; però certamente queste discussione, di progettualità, ideare hanno detta la loro. iniziative devono continuare ad essere insieme ai docenti una nuova scuola. Slovenia e Italia sono nell’Unione incoraggiate, devono rappresentare E mi pare che in questo Campus europea, ma all’interno del mondo questo messaggio è stato colto. dell’istruzione vi sono tra i due per i giovani degli appuntamenti fissi, Sono stati formati gruppi misti fra Paesi ancora parecchie differenze. degli appuntamenti ricchi di proposte diverse scuole che a più riprese I ragazzi le hanno fatto notare. di novità.

33 La città Abbiamo chiesto a Luca del »Petrarca« di Trieste se c’è qualche differenza nelle scuole in Slovenia che gli piacerebbe fosse adottata anche in Italia. Sicuramente una differenza che spero venga adottata anche nel sistema scolastico italiano è la possibilità di avere vari livelli per le materie. Quindi ad esempio in Slovenia l’insegnamento della matematica e dell’inglese sono su vari livelli a seconda della bravura degli studenti. Io auspico che questo venga adottato anche in Italia perchè è il modo migliore per riuscire veramente a far migliorare gli studenti nelle materie per le quali sono più portati e quindi anche magari interessano di più. Seconda cosa un numero inferiore di studenti per classe permette di avere lezioni migliori, un migliore rapporto tra studenti e professori, e c’è la possibilità da parte dell’insegnante di seguire più nel dettaglio le singole capacità di ogni studente. Che cosa ti lascia questo Campus? Sicuramente la dimostrazione che i soltanto nelle cartine geografiche, secondo me è la cosa più importante, confini per noi giovani non sono caduti ma sono caduti realmente. E questa perchè noi vogliamo dare vita a un’Unione europea coesa, unita nella Vprašali smo za mnenje tudi prof. dijake vidim veliko nasmejanih diversità. Loredano Guštin, ravnateljico obrazov. Danes sem nalašč prišla v Si è svolto tutto come avevi Znanstvenega Liceja »France Koper nekaj prej in sem se podala immaginato prima di partecipare? Prešeren« iz Trsta. z njimi do Pirana, sem se pomešala Immaginavo di trovare maggiori difficoltà a svolgere questo lavoro e z dijaki in opazovala če dejansko invece è stato veramente facile perchè Meni je bilo letos bistveno več všeč, prihaja do izmenjave…ker pač tutti i ragazzi erano entuasiasti e c’è dijaki so veliko več sodelovali. So večkrat se zgodi da so projekti stata subito una collaborazione stretta videli vsako posamezno šolo, so zelo lepi, lepo nastavljeni, ampak sia tra noi che con gli insegnanti. E’ tudi prisostvovali pouku, sledili konkretne izmenjave med osebami stata un’esperienza che credo ci aiuterà lekcijam in bili kar precej kritični ni, ali je zelo pomanjkljiva. Tokrat a crescere anche come persone. do italijanskega šolskega sistema sem opazila da so bile v večini tako kot do slovenskega. Je bilo primerov skupine pomešane med pa tudi zelo zanimivo to naše sabo, se pogovarjali, tudi jezika soočanje na različnih nivojih, sta se prepletala. In to je zame že tudi med ravnatelji smo se srečali neke vrste rezultat, ne glede na to in na zavodu za šolstvo. In se mi da so tudi predstavili svoja dela in zdi da smo to leto prvič dejansko projekte. Pomembno je to da so sodelovali. Na začetku je bilo neke nekaj skupaj naredili, da so se med okornosti, drugačnih gledanj… sabo pomešali in da so videli da, sedaj pa, z dobro mero dobre volje v bistvu, niso tako različni. Zdi se in želja po tem da bi se še naprej mi da so v večji meri premostili srečevali in da bi vse čim boljše te tako imenovane stereotipe, uspelo, smo vse to premagali in tudi oziroma kalupe v katere smo nekje uspeli. Kot tudi sprašujem malo vklenjeni vsi skupaj.

34 La città Ragazzi del “Gian Rinaldo Carli” a Barcellona

Dal 24 aprile al 30 aprile di quest’anno gli allievi che studiano lingua spagnola del “Ginnasio Gian Rinaldo Carli” di Capodistria hanno partecipato all’escursione a Barcellona. L’escursione, con lo scopo di far conoscere questa città cosmopolita, la sua cultura, le lingue, le tradizioni, la gastronomia e il turismo, è stata denominata “Conoscere Barcellona”. Gli allievi e le due professoresse che accompagnavano squadra di calcio del Barcelona. Il nostro percorso ci ha gli alunni, la professoressa di spagnolo Selma Širca portato verso Barceloneta per infine immergerci tra la folla e la professoressa di psicologia Elena Bulfon, hanno del centro di Barcellona passeggiando per Las Ramblas e organizzato l’escursione con l’aiuto di guide locali. È il Barri Gòtic. stato proprio grazie a loro, che ci hanno guidato da Lloret de Mar (Costa Brava), dove il nostro gruppo alloggiava, Abbiamo gustato la tipica gastronomia catalana e a Barcellona, che abbiamo conosciuto i lunghi più spagnola facendo lunghe passeggiate per il centro di significativi e i monumenti più importanti della città. questa metropoli affascinante. Gli allievi hanno potuto Gli allievi di spagnolo sono stati divisi in 6 gruppi con usare la lingua spagnola imparata a scuola, cercando di l’obbiettivo di osservare i vari monumenti e di lavorare familiarizzare anche con la lingua catalana che è una delle insieme per approfondire sul posto le conoscenze su due lingue ufficiali in Catalogna. Barcellona. Così abbiamo potuto ammirare e contemplare luoghi come l’impressionante cattedrale Sagrada Familia, La sera abbiamo assistito ad uno spettacolo di flamenco non ancora ultimata, del rinomato architetto catalano con canti e balli in una suggestiva sala a Santa Susana Antonio Gaudí, il parco di sua progettazione, il Parc a pochi chilometri da Lloret de Mar sulla Costa Brava. Güell e attraversando la Avinguda Diagonal, la Gran Oltre a Barcellona abbiamo potuto osservare il fenomeno vía, abbiamo contemplato la casa Milà. Nel quartiere del turismo di massa sviluppatosi soprattutto sulle coste Eixample, abbiamo poi visitato l’acquario di Barcellona mediterranee della Spagna. Il nostro viaggio si è concluso (Aquarium Barcelona) con i suoi acquari, tra i più grandi alle prime ore del mattino del 1° maggio. d’Europa per quanto riguarda il mar Mediterraneo, siamo saliti sul monte Monjuïc con il suo castello e lo stadio, Il lavoro fatto dagli allievi durante l’escursione sarà che ci ha offerto una panoramica sulla città e sul porto presentato a scuola alla fine dell’anno scolastico. davvero spettacolare, così come abbiamo potuto godere dello scenario dello stadio Port Nou con il museo della Selma Širca

UUnana parteparte ddelel ggrupporuppo iinn PPlalaça ddee CColonolon ddopoopo llaa pprimarima ggiornataiornata ttrascorsarascorsa a Barcellona.Barcellona.

35 La città Giulio Coniglio e la raccolta delle olive Libro realizzato dai bambini della scuola di Semedella

Il 27 maggio scorso gli alunni della Scuola elementare italiana di Semedella, presso Capodistria, hanno presentato un libro preparato da loro, ispirato dal racconto “Giulio Coniglio” della scrittrice per l’infanzia Nicoletta Costa.

L’anno scorso avevano incontrato Nicoletta Costa presso la sezione italiana della Biblioteca centrale “Srečko Vilhar” di Capodistria, ora le alunne della seconda classe della Vergerio il Vecchio di Semedella, si sono ripresentate di fronte alla scrittrice con un libro tutto loro. Prendendo spunto dal racconto “Giulio coniglio”, seguiti dall’insegnante Silvia Furlanič, hanno immaginato e raccontato una storia ambientata in Istria, durante la raccolta delle olive. Un libro con tanto di disegni al quale le vispe ragazzine hanno fatto accompagnare raffigurazioni

I lavori preparati dagli alunni Poi questi bambini sono stati eccezionali, hanno veramente lavorato tanto, hanno interpretato Giulio Coniglio che è il mio personaggio preferito in questo momento e mi hanno dato molta soddisfazione, sono stati molto bravi”.

Nika, Pilar, Aida, Ana, Ilaria e Lara inerenti al racconto prodotte su legno, vetro, piastrelle e quant’altro. Alla presentazione ha partecipato la stessa Nicoletta Costa che ha rilevato l’importanza per una scrittrice per l’infanzia di incontrare e confrontarsi con il suo pubblico. »È importantissimo – ci spiega la scrittrice – perchè il primo riscontro che ho del mio lavoro, dei libri che faccio, è quando ne parlo con i bambini, quando i bambini che hanno letto il libro me ne parlano. Allora il libro diventa reale. Prima era soltanto qualcosa nella mia testa. Nicoletta Costa, Giulio Coniglio e Silvia Furlanič

La Città è il foglio semestrale della CI di Capodistria. Responsabile Alberto Cernaz. Stampa Pigraf s.r.l. Isola. Tiratura 1300 copie. Si invia gratuitamente ai soci. Indirizzo: Comunità degli italiani, Via Fronte di liberazione 10, 6000 Capodistria.

NUOVO INDIRIZZO EMAIL: [email protected]

Foto in copertina: Arcobaleno su Capodistria (Gianni Katonar).

36 La città Concerto di canti patriarchini aquileiesi al Duomo di Capodistria

Il Duomo di Capodistria era quasi troppo stretto per ospitare tutti gli amanti della musica che hanno voluto sentire il canto patriarchino aquileiese, intonato a Capodistria dopo ben cinque secoli, intonato in un singolare concerto organizzato dalla Biblioteca centrale »Srečko Vilhar« di Capodistria sui testi originali da essa custoditi. È stata un’occasione unica poi, per sentire il suono dell’organo del Duomo di Capodistria, un famoso “Callido” (Gaetano Antonio Callido, Este, 14 gennaio 1727 – Venezia, 8 dicembre 1813), organaro italiano che in 44 anni di attività costruì ben 430 organi, dal suono delicatissimo ma deciso.

Il Reparto di storia patria della Biblioteca centrale »Srečko Vilhar« di Capodistria custodisce, tra gli altri cimeli, anche una preziosa raccolta di codici musicali, perlopiù Graduali e Antifonari del sec. XV. Per sottolineare l’importanza dei preziosi testi e renderli noti al vasto pubblico ci siamo rivolti al maestro Luigi Donorà che li ha studiati anche dal punto di vista musicologico oltre che bibliografico. I canti del Graduale (1500) e Antifonario (1503) sono una particolare forma di canto gregoriano, detta canto patriarchino aquileiese, che era in uso in Istria almeno fino alla fine del sec. XVI. Il maestro Donorà ha scelto cinque canti e li ha trascritti e armonizzati dall’antica notazione quadrata, chiamata anche notazione di Guido D’Arezzo, nella notazione moderna. Tali canti sono stati poi eseguiti in concerto nel Duomo di Capodistria (17 aprile c.a.), dal soprano Giovanna De Liso dell’Opera di romano, onde compararli con i canti gregoriani intonati nella Torino e dal tenore Rusmir Redžić dell’Opera di Lubiana, sede di Roma e con quelli della sede di Aquileia«. accompagnati all’organo dallo stesso maestro Donorà. Partendo dai nostri codici musicali, il maestro Donorà ha »I codici della Biblioteca Civica di Capodistria - così il trascritto e composto originali composizioni per organo e maestro Donorà - contengono quella particolare forma tenore, organo e soprano, rendendo in questo modo il canto di canto gregoriano denominato canto patriarchino che patriarchino in qualche modo più ascoltabile anche dal nostro serviva a solennizzare la liturgia celebrata nella Basilica di orecchio ormai sordo a questo tipo di musica. Operazione ardua San Marco e in altre chiese del Patriarcato di Venezia. Il è stato l’improbo compito dell’armonizzazione del “cantus particolare schema liturgico della Basilica di San Marco era planus”, con tutte le difficoltà legate all’armonizzazione del eseguito in altre chiese della Serenissima, ma anche in Istria canto modale del canto gregoriano. L’armonizzazione con e Dalmazia. Il canto patriarchino si completa in due forme accordi, per citare nuovamente il maestro, nel canto modale pricipali: il Graduale e l’Antifonario. della chiesa cristiana non viene accettato, proprio perché il Il canto patriarchino dei nostri codici è scritto in notazione “cantus planus” è nato ancora quando non si conoscevano “quadrata” su tetragramma, con sottoposte in scrittura gotica minimamente le prime combinazioni della diafonia, e se i relativi testi latini, variabili secondo il calendario dell’anno vogliamo della polifonia. Il risultato di questo lavoro di liturgico. I canti necessiterebbero di uno studio accurato filologia musicale oltrecché di armonizzazione e creatività sotto ogni punto di vista, sia melodico che estetico, con una artistica, è stato il concerto che abbiamo organizzato nel profonda conoscenza del canto gallicano, mozarabico e Duomo di Capodistria, un avvenimento unico di questo genere mai realizzato non soltanto nella nostra città ma ben oltre. Per la biblioteca e per la Città, è senz’altro il modo migliore per studiare, rivalutare e pubblicizzare il prezioso patrimonio librario che ci è dato in custodia e presentarlo al vasto pubblico. In questo modo conosciamo meglio e diamo nuova linfa ai libri, alla cultura e alla nostra eredità culturale. Soltanto in questo modo, si completa e si arricchisce anche il significato della biblioteca nel suo territorio, non soltanto nel ruolo di tutore del patrimonio librario, ma anche e soprattutto come ente culturale vivo e intraprendente e che si assume l’obbligo, oltre che di custodire, anche di studiare e rivalutare il ricco patrimonio culturale di queste terre. Ivan Marković

37 La città Freschi di stampa »Capodistria 1947. L’ultimo confine«

Libro intervista di Edoardo Gridelli con don Lucio Gridelli, sacerdote triestino che racconta il periodo passato nel Seminario di Capodistria alla fine del secondo conflitto mondiale. Il volumetto, edito da »Franco Rosso editore«, parla tra le altre cose dell’aggressione subita dal vescovo Santin e presenta anche una serie di foto inedite scattate in quel periodo. Ho avuto ospiti Edoardo e Lucio Gridelli negli studi di radio Capodistria. (a.c.)

anche quando Lucio mi ha detto: EDOARDO: Sono due nomi di »Sai, io ho delle fotografie di allora«. prestigio che hanno notato, penso, Come? Hai delle fotografie? E l’importanza che possono avere 10-12 ho pensato opportuno pubblicarle fotografie e la testimonianza di mio assieme a quest’intervista. cugino, pulita, serena, obiettiva. Don Lucio, ha accettato subito la Don Lucio, a distanza di tanti anni le proposta di Edoardo. cose si vedono più offuscate o nitide? LUCIO: Subito e volentieri. Perchè LUCIO: Direi più nitide perchè si di recente un gruppo di scout mi ha inquadrano meglio, intanto su altre chiesto di raccontare le esperienze dei testimonianze sui medesimi fatti, e poi tempi di guerra globalmente intese, si ragiona anche su altri elementi, una e questa di Capodistria è una delle visione più complessiva della storia. vicende di cui mi sono sentito più Magris parla di »sguardo oggettivo« partecipe. Avevo cercato forse per su quella che reputa »un’indegna un certo tempo di cancellarla, perchè violenza«. il dispiacere di quanto avevo vissuto EDOARDO: Sono completamente era rimasto. Però ti rendi conto che d’accordo. Ma vorrei cogliere raccontarlo, con onestà, possa aiutare l’occasione di chiedere una cosa al a capire il passato, in barba al discorso pubblico. C’e’ una piccola nicchia che Sulle vicende del Seminario di se la historia est magistra vitae o no, Spazzali ha detto, cioè stranamente non Capodistria è stato scritto già mi sembrava utile che si sapessero c’è nessuno, o almeno non è risultato parecchio. Perchè ha ritenuto certi particolari per capire meglio il ne a me ne a Spazzali, che abbia detto opportuno pubblicare questo libro presente. nulla di chi stava dall’altra parte in testimonianza? »Spesso – scrive nella postfazione quel momento. Cioè se c’è qualcuno EDOARDO: Un motivo è sicuramente – la verità viene tenuta per chiusa tra coloro che allora manifestò contro il periodo a cui sono molto legato, non in un cassetto nella segretezza di la presenza di Santin, che si faccia solo per le testimonianze di Lucio. Il un vecchio rullino fotografico«. Nel avanti. Mi piacerebbe altrettanto secondo motivo, mi piace la storia in libro vengono infatti pubblicate per intervistarlo e altrettanto riproporre generale, mi piace la storia »equa«, la prima volta delle foto scattate in la visione dall’altra parte, perchè la perchè molti storici dicono che non quei concitati momenti di 60 anni storia deve essere non univoca ma ci può essere equità nel raccontare fa. Don Lucio, come mai decise di »biunivoca«. la storia. Posso esser d’accordo e scattarle? Ricordiamo allora per sommi capi anche no, cioè la storia non può A quei tempi la macchina fotografica quanto accadde quel 19 giugno del avere due facciate, l’importante è era una cosa rara. Credo che in 1947 a Capodistria. Allora la città avere testimonianze di ogni parte seminario nessuno la possedesse. E è sotto amministrazione militare soprattutto se queste testimonianze sono andato dal fotografo Pizzarello jugoslava; è la festa del patrono, vengono riportate con candore e il quale, a suo rischio e pericolo, quando per antica tradizione si pulizia mentale. Un confronto dopo si me ne ha prestata una. E quindi mi faceva la processione. Da Trieste può cominciare a fare. è sembrato che fissare in immagini arriva il vescovo Santin e un gruppo I semplici ricordi personali a volte quelle cose sarebbe stato qualcosa di di persone venne a manifestare aiutano a capire determinate vicende significativo. davanti al seminario. storiche, più che un articolato libro Edoardo, in prefazione leggiamo E’ arrivata inizialmente una di storia. brevi note di Claudio Magris e dello delegazione che ha chiesto di parlare Per forza di cose sì. Il libro è nato storico Roberto Spazzali… col vescovo con questo messaggio:

38 La città »Lei è compromesso col fascismo, gli aggressori erano spariti. E questa religione, perchè al di là di Santin, noi non vogliamo che tocchi i nostri rimane una delle cose misteriose…ma hanno aggredito Monsignor Ukmar bambini«. Monsignor Santin deve neanche tanto infondo. Probabilmente nella parte slovena, hanno ammazzato aver risposto – non so perchè non avevano delle intenzioni molto precise, Bulešić, quindi anche persone non ero presente – che lui il suo dovere di manifestare la violenza, ma di non italiane. Certo, in Santin si univa la (di impartire la cresima, ndr) doveva arrivare alle estreme conseguenze. massima espressione della Chiesa farlo, e loro se ne sono andati. Son Tutto però non finì li. locale con una persona italiana tornati dopo mezz’oretta, un gruppo di Tutto non finì li. Fra parentesi alcuni, istriana. Quindi, se l’espressione 40-50 persone, alle quali dopo si sono e questi credo capodistriani, erano può passare per una vicenda così aggiunte molte altre. Gente, a quanto entrati in cucina del seminario a prender delicata, ‘due piccioni con una fava’. mi hanno raccontato i capodistriani, dei coltellacci. Per cui c’erano delle Quindi ambedue gli aspetti. E quindi portati via via coi camion dal contado frange chiamiamole »irregolari«. La da un lato la repressione religiosa, e e si è raggiunto un numero di parecchie gente di Capodistria diceva – ma sono dall’altro scoraggiare la resistenza di centinaia. quelle cosa da prendere con beneficio chi intendeva restare a Capodistria, Tutti del circondario? di inventario – che l’intenzione era di che sperava in un avvenire diverso e Qualche capodistriano probabilmente mettere il cadavere del vescovo sotto cose di questo genere. c’era, anche perchè nel libro cito due la Loggia circondato da quei cartelli. I sacerdoti erano comunque che sono arrampicati sul muro – quelli Quanto questa possa valere, non lo un punto di riferimento per la erano capodistriani. Ma certamente so. Quei cartelli ci sono, e i coltellacci popolazione. tutto era stato ben organizzato. c’erano anche. Però la parte ufficiale Sì. E in quei tempi più che non oggi. Ricordo bene questo particolare: era conclusa, finita, sparita. C’era, Poi Santin venne scortato in camion quando entravano, gridando dal cortile questo l’ho raccontato anche, una per il ritorno a Trieste, da dove poi esterno, arrivavano estremamente cosa stranissima: in refettorio dove non tornerà più in Istria… adagio, di modo che ci fosse tutto il il vescovo era arrivato c’era lui con C’era la difficoltà di riuscire a modo di vedere, di capire, di sentire. alcune suore e i seminaristi intorno portarlo via. Più avanti racconto delle E racconto nel volumetto che un prete, che lo soccorrevano, era un momento perquisizioni nel seminario in cui sono ormai defunto, Don Raffaele Tomizza smarrito, probabilmente per i tanti venuti alcuni della Difesa popolare e un seminarista, morto anche lui in colpi ricevuti; e c’era un tizio, un coi quali ho chiacchierato del più e un incidente d’auto, Pippo Dreossi… giovane signore, elegante, ben vestito del meno. Loro mi raccontarono che ci siamo messi davanti alla porta, così con occhiali scuri, con un giornale quando hanno formato un cordone di in un gesto simbolico di difesa. E la arrotolato in mano, appoggiato in un polizia per permettere a Santin di uscire gente, organizzata da quello stesso che angolo. Che guardava. E so che gli ho la gente si è scatenata per davvero e era venuto per parlare col vescovo, chiesto: »Ma scusi, lei cosa fa qua?« ha calpestato alcuni poliziotti. Cioè la gridava questo slogan: »Rispettiamo Mi rispose: »A, io sono venuto da gente era stata così aizzata che non la le vostre divise, ma vogliamo fuori il Trieste col vaporetto perchè capivo faceva per scherzo. Per portarlo via fascista«. che sarebbe successo qualcosa«. Poi hanno fatto accostare tre camion a Le divise?! il discorso è finito lì. Poi sono arrivati sponda bassa riempiti di agenti della Eravamo vestiti in veste cotta. Infatti alcuni agenti in borghese e la cosa ha Difesa popolare. Su quello di mezzo l’unica violenza nei nostri confronti preso una svolta diversa. Le autorità hanno fatto salire il vescovo con uno è stata quella di metterci fuori dai hanno dovuto prendere in mano la dei preti del seminario, e via. piedi. Null’altro. Avrebbero potuto situazione. Immagino che l’uomo Questo episodio rompe un certo schiacciarci, volendo. Poi, e questo fosse uno della polizia politica che equilibrio che, nonostante tutto, a ha fatto già sorridere diverse persone, stava controllando la situazione. Capodistria ancora si manteneva. resomi conto che avevano già sfondato Dunque l’impressione sua è che Poi però venne chiuso il seminario. la porta, che stavano entrando e che l’aggressione al vescovo sia stata Con quale motivazione? non potevo far niente, son corso per montata dall’alto? Nel mio libro ho pubblicato tre le strade di Capodistria cercando la Questo l’ho capito dopo, un po’. lettere, una del Comitato distrettuale, polizia, ossia la Difesa popolare. Che Montato dall’alto e anche dei criteri cioè la Provincia, e due del Comitato ovviamente non ho trovato. Non solo ben calcolati. Degli scatenati lo cittadino, cioè il Comune. La prima loro, ma anche nei palazzi ufficiali, avrebbero anche ammazzato, ma i diceva semplicemente che per non c’era segno di vita; per cui mi responsabili non intendevano arrivare necessità militari dobbiamo requisire son reso conto che stavo cercando a questo. il seminario. Punto e basta. Siccome qualcosa di sbagliato. Il tempo L’obiettivo era il clero in se’ o da parte del seminario c’è stato era sufficiente perchè accadesse proprio la figura di Santin? un ricorso, probabilmente allora è tutto quello che doveva accedere. In quel tempo era in atto una vera e emersa l’idea. Apro una parentesi: Quando son ritornato in seminario propria ostilità nei confronti della il rettore di allora Monsignor Labor,

39 La città aveva da poco licenziato il portinaio Erode e dalle aspettative del popolo«. di tenere a Capodistria solamente i per motivi che non ho il bene di Era sfuggito ai tedeschi e non sapeva seminaristi italiani e di mandare gli sapere…un Nazario, detto Iaio, ancora che non sarebbe sfuggito ai sloveni a Gorizia e i croati a Pisino. guardacaso. E si dice che lui avesse giudici di Tito. Comunque per due Anche con loro qualche volta ci siamo fatto la spia alla polizia che le suore anni è vissuto lì tranquillo, poi è stato sentiti. avevano accumulato tanti viveri. Cosa arrestato con questa accusa. E’ stato Avendo collaborato con l’Opera comprensibile in momenti di crisi – condannato ad un anno se non sbaglio, Figli del popolo avrà conosciuto il perchè c’era fame in quel tempo; però e poi condonato a metà pena, per cui capodistriano Don Marzari. si prestava certamente a un’accusa di questo accadeva in agosto e durante le Certamente sì. L’ho avuto a Capodistria sabotaggio economico. Quando poi vacanze di Natale è arrivato a Trieste. per un trimestre, professore di di fatto è stato perquisito l’ambiente Altra frase che mi sono segnato: »Un filosofia. Ed è stato, devo dire, in tanti e parecchi di questi viveri sono stati fatto che per noi è stato una grossa anni di studio, l’unico trimestre che trovati guasti, allora l’accusa di fregatura è stato questo: i comunisti mi sono entusiasmato per la filosofia. sabotaggio economico evidentemente italiani erano prima comunisti Peccato che era un semestre solo, era inevitabile. E quindi sì, si è rotto e poi italiani, cioè sinceramente perchè subito dopo è stato arrestato l’equilibrio nel senso che ci sono stati internazionalisti; mentre quelli dai tedeschi e portato al Coroneo, questi due ultimi passaggi – l’arresto sloveni erano prima sloveni e poi torturato come si sà, perchè presidente del rettore Mons. Labor, e la chiusura comunisti; e quindi si sono serviti del CLN (Comitato di liberazione del seminario – che hanno tolto dei comunisti italiani che poi sono nazionale, ndr). L’ho rivisto molto ulteriori presenze religiose e italiane stati cacciati a loro volta. Gli stessi dopo quando oramai queste cose a Capodistria. che costituivano le autorità politiche erano tutte superate. Vogliamo spendere due parole su dei primi giorni«. In visione futura, c’è un messaggio Mons. Marcello Labor, ex rettore Di questo ne son ben convinto. Per che vorrebbe lanciare ai giovani, del seminario capodistriano. Un cui quando Edoardo diceva di trovare sloveni e italiani, che ci leggeranno. ebreo convertito al cristianesimo qualcuno dell’altra parte…questi Senza dubbio. Di conoscere bene del quale è in atto il processo di stessi ad un certo momento…non la storia, non per motivo di ulteriori canonizzazione… dico che si siano convertiti…ma rivendicazioni o vendette, ma per E’ interessante, lui era stato direttore han dovuto rinunciare a certe loro rendersi conto che dalla dittatura, del seminario fino al ‘43-’44, e posizioni per dati di fatto, insomma. dalla violenza, dalla prepotenza non dicevano i seminaristi di allora che Infatti quei documenti che citavo nasce mai nulla di costruttivo. Benchè aveva il fervore del convertito. Era prima son tutti firmati da persone bambino, io ero vissuto parecchie un po’ rigido. Un giorno – e questo italiane, Deste per il Distretto e Piva estati sul Carso e ho dei vaghi ricordi. me l’ha raccontato lui - sono venuti per il Comune. Capodistria. All’epoca Un bel giorno è arrivata una grande da lui due soldati delle SS a offrirgli l’autorità locale era fatta da italiani. macchina nera a Tomaj per arrestare il del cianuro di potassio, in quanto Don Lucio, nel ‘47 lei aveva 19 anni. parroco, che poi è rimasto nostro amico ebreo. Lui ha rifiutato dicendo che se Poi è più tornato a Capodistria? di famiglia. Lo portarono al Coroneo volevano ammazzarlo, lo facessero Direi che per almeno vent’anni no. Poi solo perchè faceva catechismo in pure, ma che il cianuro non lo è venuta a trovarci una nostra vecchia sloveno. Questo è uno di quei ricordi prendeva. Il vescovo l’ha saputo e l’ha amica, un’amica slovena che da che mi sono rimasti. L’altro ricordo, trasferito in un paesino della Bassa Decani si era traferita a Capodistria. sul tram di Opicina c’erano spesso veneta dove ha fatto il cappellano per Poi sono andato io a trovarla. Erano due fascisti armati che controllavano un paio d’anni. Ecco, chi lo conosceva passati decenni perchè veramente il che la gente non parlasse sloveno. prima e chi lo ha visto dopo, l’ha dispiacere del ricordo, soprattutto deli Son quei vaghi ricordi di ragazzino visto cambiato tanto. L’aver vissuto amici che avevano dovuto fuggire, che però mi hanno fatto capire quello due anni in una parrocchia lo aveva mi era rimasto sullo stomaco e non che poi ho letto in maniera più seria messo a contatto con una realtà molto riuscivo a superarlo. Queste persone e più documentata, delle ingiustizie più terra terra. E ricordo bene la che poi tra l’altro, una volta venute precedenti, delle quali non sempre prima messa che ha celebrato al suo a Trieste, erano tutt’altro che trattate si parla. Ora, la barbarie degli uni ritorno, la festa di S.Pietro e Paolo del bene, messe nei campi profughi. non giustifica la barbarie dell’altro. ‘45, appena arrivati i soldati di Tito. Ha riannodato i contatti coi colleghi La vendetta non risolve i problemi. E ricordo ancora una sua frase. La seminaristi? Però per avere una visione pacata lettura parlava che Pietro arrestato da Con quelli che sono venuti a Trieste della storia bisogna conoscere l’una Erode venne liberato dall’angelo, e la sì. Nella mia classe c’erano solo due e l’altra cosa. Conoscerla, ripeto, non frase era questa: »Adesso ho capito croati che però nel ‘45 furono trasferiti per rinvangare; ma per dire che da davvero che Dio ha mandato il suo da Capodistria. C’erano tensioni questo nascono solo digrazie. angelo e mi ha liberato dalle fauci di interne, per cui i vescovi hanno deciso

40 La città Premi della CAN, le motivazioni

A Matilde Crevatin, Nadia Vidovich e Lidia Colarich sono stati conferiti nel corso di una cerimonia solenne a Palazzo Gravisi, i riconoscimenti istituiti dalla Comunità autogestita della Nazionalità Italiana. L'evento si è svolto per la seconda volta, dopo il prologo dell’anno passato di quella che sembra destinata a diventare una tradizione della CNI capodistriana.

Matilde Crevatin La signora Matilde Crevatin è una instancabile attivista della CI di Crevatini. Figura positiva ed amata. Oltre a partecipare alle molteplici manifestazioni della Comunità, a lei va il merito di aver saputo trasmettere ai giovani, con rara sensibilità e amore, le tradizioni locali. Da Lei i giovani hanno imparato ad apprezzare e custodire. Ricorderemo inoltre le lezioni di cucina che “nonna Elda” (come viene chiamata affettuosamente) tiene sia a scuola che in Comunità.

Prof. Nadia Vidovich L’impegno nel mondo della scuola della prof. Nadia Vidovich è sempre stato caratterizzato da professionalità e serietà, condotto con discrezione e calore umano. Nata a Pola, dove ha frequentato l’Elementare e il Ginnasio italiani, consegue la laurea in Romanistica all’Università di Zagabria. Nel 1960 si trasferisce a Capodistria dove insegna al locale Ginnasio italiano del quale nel 1988 assume l’incarico di preside. Notevoli i suoi contributi anche nel campo didattico, pedagogico e anche organizzativo. La prof. Vidovich è stata capace di trasmettere l’amore per la lingua materna curandone tutti gli aspetti, sia quello linguistico che letterario.

Prof. Lidia Colarich La figura dell’insegnante Lidia Colarich è una delle più significative della nostra Comunità nazionale. La sua attività e partecipazione non si limitano soltanto al mondo della scuola ma anche in un ambito più vasto della Comunità italiana. Nata a Fiume inizia la sua carriera scolastica nel 1958 impiegandosi presso la Scola elementare italiana di Capodistria in qualità di insegnante di classe. Nel 1981 diventa direttrice della scuola. A Lei va senz’altro il merito per l’apertura dell’asilo italiano di Crevatini nel 1982. Altro importante traguardo, nel 1990 la costruzione dello stabile che ospita l’asilo “Delfino blu” nel centro storico. In Comunità si è sempre prodigata affinché vi sia un costante collegamento tra la CI e il mondo scolastico.

Lidia Colarich, Matilde Crevatin, Nadia Vidovich ed il presidente della CAN Alberto Scheriani

41 La città In Italia la Giornata del Ricordo dell’esodo, in Slovenia la Festa dell’annessione del Litorale alla Madrepatria. Due ricorrenze in cui non c’è gran spazio per la riflessione. Da una parte e dall’altra del confine si tende ad accusare gli altri. Muro contro muro. Pochi sono capaci di fare un discorso obiettivo che includa un minimo di autocritica. Reputo tale il commento pubblicato dal Piccolo lo scorso 10 febbraio. (a.c.)

Lo chiamano ricordo, ma quante rimozioni

di Paolo Rumiz

A due settimane dal Giorno della Memoria, il 10 febbraio Sarebbe facile, ma temo che se le nostre controparti ci - oggi - ritorna il Giorno del Ricordo dedicato agli esuli dicessero davvero “offriteci un pentimento un po’ più d’Istria e Dalmazia e ai morti nelle foibe. Torna con la sua italiano”, saremmo colti da amnesia collettiva. Da troppi carica di emozioni forti e il suo seguito di dispetti anni il Paese evita il nodo del pentimento; si genuflette diplomatici fra Italia, Slovenia e Croazia. Ogni volta la ad Auschwitz ma sorvola sui delitti del Ventennio. stessa storia. Quasi un tormentone a orologeria. Squalifica i liberatori, li trasforma in occupatori, Come noto, per metterci una pietra sopra, Roma chiede a minimizza quel regime che pure Fini ha dichiarato Lubiana e Zagabria di concordare un atto simbolico di “male assoluto”, e anziché chiedere scusa si limita a omaggio ai due luoghi contrapposti della barbarie: le costruire un’agiografia di “fascisti buoni” salvatori di foibe appunto, e la Risiera di Trieste, unico forno ebrei, o dedica strade a propagandisti del Ventennio. crematorio nazista in terra italiana. Un doppio atto Ma questo crea un rischio concreto: che il 10 febbraio catartico, si afferma. Una contrizione equanime e vada in collisione col 27 gennaio, o addirittura lo neghi. simmetrica, come i due piatti di una bilancia. L’equivalenza criminale tra foibe e lager triestino sembra Ma è qui il punto. So bene che molti non saranno fatta per tirarsi dietro un’equivalenza politica: d’accordo, ma a mio avviso quella tra le foibe e il Lager nazifascismo=comunismo, mali assoluti entrambi. Ma triestino è una falsa simmetria. Mi spiego. Noi chiediamo come possiamo sostenerlo senza negare proprio l’evento ai nostri vicini di riconoscere una colpa loro, e in cambio fondativo del Giorno della Memoria, e cioè che il 27 offriamo di dolerci di una colpa niente affatto nostra. La gennaio a entrare ad Auschwitz fu l’Armata Rossa? Risiera è un simbolo pesante. Ma ha un difetto: venne Non basta. Il 10 febbraio lascia intendere che pure noi gestita da tedeschi, e Trieste era territorio del Reich. italiani abbiamo avuto la nostra Shoah. Le nostre vittime, È difficile che funzioni. È come saldare un debito con si dice, furono “martiri”. Ma il termine indica l’accettazione moneta altrui. Perché non si cerca altro? Strano che della morte in nome di un’idea, cosa che non fu, tanto è l’Italia antifascista non ci pensi. Di luoghi alternativi vero che non viene applicato nemmeno ai morti di ce n’è d’avanzo. Per esempio l’infame e italianissimo Auschwitz. Difendere questa parola non rischia di campo di concentramento di Gonars in Friuli, dove civili sminuire l’orrore incommensurabile dell’Olocausto? sloveni e croati furono fatti morire di fame; o il villaggio Da noi tutto è soggetto a lifting, dalla faccia dei primi di Podhum sopra Fiume, una Marzabotto firmata Italia del ministri alle leggi finanziarie: figurarsi il Ventennio. In ‘42, con cento civili fucilati, incendio e deportazione dei questa cosmesi Trieste ha una funzione-chiave. Qui i sopravvissuti. liberatori dell’Est e dell’Ovest andarono a scontrarsi e la ferocia vendicativa dei primi si scatenò come sappiamo. Ciò ne fa una piazza irrinunciabile per la Destra. Il posto ideale per equiparare i partigiani ai briganti e riciclare i fascisti come difensori della frontiera minacciata dal comunismo. Ma se questo è il fine, allora il 10 febbraio e il 27 gennaio rischiano entrambi di svuotarsi di senso e ridursi a un’autoassoluzione. In fondo la colpa dei forni crematori è tedesca, quella delle foibe slava, e dunque possiamo sempre concludere: innocenti noi, barbari loro. Deponiamo corone d’alloro e torniamo a casa contenti di essere stati, ancora una volta, italiani “brava gente”. Pensiamoci un attimo. Siamo l’unica nazione europea che ha ben due giorni dedicati alla Memoria. E siamo anche gli unici a servircene non tanto per chiedere scusa quanto Bambini nel campo di prigionia fascista di Arbe.

42 La città per esigere scuse da altri. Ma allora a che serve questo fascismo invece castigò l’Adriatico: la flotta passò al nostro 10 febbraio? A celebrare morti e confortare Tirreno e Genova con Napoli saldarano il conto della profughi, come è doveroso, oppure ad assolvere gli sconfitta navale di Lissa, inflitta 50 anni prima dagli istro- stessi squadristi che plaudirono alle leggi razziali? dalmati sotto il vessillo dell’aquila bicipite. L’Italia ignora che quelle leggi furono proclamate Perché oggi si dedicano discorsi persino ai papalini uccisi settant’anni fa proprio a Trieste ed ebbero un tragico a Porta Pia, ma non agli istriani, dalmati, goriziani e preludio nella repressione contro sloveni e croati fin dal triestini che morirono sul fronte russo per obbedire al loro 1920, con diciotto (!) anni di anticipo sulla Notte dei imperatore? Per essi nemmeno un fiore sui Carpazi. Vanno Cristalli. E pochi sanno che i “nostri” ebrei furono portati dimenticati solo perché disturbano l’immagine di Trieste a morire sulla base di liste tutte italiane, accuratamente italianissima? Quanta storia inghiottita da un buco nero. redatte nel ’39 dall’ufficio “anagrafe e razza”. Perché non Giampaolo Pansa fa le pulci alla Resistenza. Benissimo. lo si dice chiaro? La storia va sviscerata senza paura. Il problema è che pochi Perché quel giorno infausto, di cui è appena trascorso il fanno le pulci al fascismo. Chi parla delle repressioni settantesimo anniversario, è stato ricordato in tono minore? nella Trieste operaia, degli assalti agli sloveni e della loro Perché non s’è detto chiaro che quel tragico annuncio in lingua negata? Chi dei cognomi italianizzati in massa, o piazza Unità ebbe in risposta non un silenzio attonito ma dei lager del Duce dove tanti bambini stranieri morirono sette – ripeto, sette - ovazioni? C’è chi dice che le leggi di stenti tra il ’41 e il ’43? Silenzio indecente su tutto, razziste dipesero dall’influenza tedesca, ma Mussolini anche sui 300 criminali di guerra mai passati in giudicato, fu esemplarmente chiaro: “Coloro i quali credono che o sugli squadristi riabilitati nel dopoguerra. noi abbiamo obbedito a imitazioni – disse - sono poveri È dal ’45 che la Destra persegue coerentemente questa deficienti cui non sappiamo se dirigere disprezzo o pietà”. rilettura. Ora ha in gran parte raggiunto il suo obiettivo. Oggi in Italia si bruciano barboni, le ronde vanno a caccia A furia di insistere ha ottenuto di fissare il Giorno del di “musi neri”, nelle banlieues è scattata l’emergenza Ricordo al 10 febbraio, data del “tradimento” (il trattato etnica, la presidenza del consiglio invece di unire il Paese di pace che ha ceduto terre a Tito) che mi pare scelta lo spacca drammaticamente. Lo stesso Fini e parte della apposta per fomentare revanscismi. Nulla è più pertinace Destra sono preoccupati. Ma non è proprio questo che li della memoria dei Vinti. dovrebbe obbligare a tener desta la memoria per evitare Il risultato è che oggi l’Italia accetta di celebrare le foibe derive balcaniche al Paese? I Balcani non sono forse una evocando solo la barbarie slava e ignorando quella italiana. tragedia etnica costruita sul cattivo uso della memoria? Onestà vorrebbe che nel gioco delle scuse incrociate si Invece l’antislavismo resta un pregiudizio vivo a Nordest, sostituisse la falsa simmetria con una simmetria autentica. e Trieste continua a essere un tappo formidabile sulla Solo così il dopoguerra, a mio avviso, potrà dirsi finito Ostpolitik italiana. Il Muro è caduto vent’anni fa, il sulla frontiera. Senza onestà la memoria resta zoppa, e il confine con la Slovenia è caduto, ma la “svendita giorno del Ricordo potrà creare tensioni ancora a lungo. A dell’italianità” è ancora il termine insultante con il quale meno che non sia proprio questo che si vuole. certa nostra imprenditoria, per invocare protezionismi, bolla in nome della patria ogni tentativo di accordo di frontiera, lasciando così in apnea il porto di Trieste. Non si capisce una cosa ovvia. La potenza tedesca si basa su un pilastro: l’aver chiesto scusa. È questo che ha dato credibilità all’espansione economica di Berlino a Oriente. Noi – che con tutta evidenza ci siamo macchiati di colpe minori - non l’abbiamo fatto, con la conseguenza che l’allargamento dell’Unione europea a Est va a due velocità. A Nord arriva alle porte di Pietroburgo; a Sud non arriva a Punta Salvore. Lo chiamano ricordo, ma quante rimozioni! Non si dice che nel ’19, dopo i bei Ragazzi del Novantanove, sulla frontiera arrivarono uomini neri a portare arroganza, sopraffazione e morte. Si omette che decine di migliaia di austriaci se ne andarono da Trieste a guerra finita perché l’Italia aveva chiuso le loro scuole, dopo che Vienna aveva lasciato fiorire la lingua italiana. Si dice che Trieste fu “redenta”, ma non aveva nulla da cui redimersi. Il porto funzionava, Vienna investiva cifre enormi nello sviluppo, la rete ferroviaria era al top. Il Inverno 1947. I polesani abbandonano la loro città.

43 La città Freschi di stampa

Marco Apollonio con «L’altra parte del cielo» si avventura nel mondo degli emarginati “Lo scampo gigante”, la Collana della cultura “Istria Nobilissima” dove si è possano passare per la mente di nuova letteratura italiana dell’Istria e guadagnato sempre ottime critiche. una persona in simili difficoltà. del Quarnero (per i tipi dell’EDIT) si è Nel volume “L’altra parte del “L’ultimo viaggio” propone una storia arricchita di un nuovo volume: “L’altra cielo” l’autore si confronta con ormai, purtroppo, comune, basata parte del cielo”, di Marco Apollonio. una realtà sociale costituita sempre su problematici rapporti familiari e Nato a Capodistria nel 1964, Marco più da emarginati, profughi, affettivi, dove l’indifferenza emotiva, Apollonio viene annoverato in extracomunitari, emigrati, con destini la falsità e l’incomunicabilità quel gruppo di autori apparsi nel segnati da un malessere profondo portano immancabilmente panorama istro-quarnerino della e da un’esistenza vissuta ai margini all’alienazione e all’insofferenza nuova generazione, quella maturata della società. Sono quattro i racconti verso il prossimo. Uno stile nella seconda metà degli Anni proposti: “L’altra parte del cielo”, linguistico sintetico, privo di attributi Ottanta, autori provenienti dal “Tempo”, “L’ultimo viaggio”, “Notte, superflui, espressioni graffianti mondo giornalistico ed universitario. all’inizio”. Il primo è ambientato nel che riproducono la lingua parlata. Grazie alla loro solida preparazione Capodistriano, un “classico” giallo Il miniracconto “Notte, all’inizio” culturale, tendono a immergersi con morti, scomparsi, depistaggi, il vede protagonista un extracomunitario nell’indagine personale e allargata coinvolgimento di servizi segreti, che si trova a subire le conseguenze di del mondo spaziando tra la tradizione traffici loschi e, naturalmente, un un’esistenza vissuta ai margini della e l’innovazione, la conservazione esito inaspettato. Anche “Tempo” è società, in un ambiente non disposto e la sperimentazione, la ricerca di un racconto inquietante, che prende ad accettare diversità di alcun genere, un’identità linguistica in una situazione spunto dal radiodramma di Dimitrij dove un semplice gesto di cortesia può di radicali mutamenti, di transizione. Kralj “L’ascensore”, in cui due venire considerato come un’ipotetica Ha pubblicato, per la “Firenze Libri”, persone, causa un guasto tecnico, insidia. A testimonianza che la società la “Breve antologia dello humor rimangono chiuse in un ascensore. in cui viviamo non lascia spazio alla nero”, mentre per i tipi dell’EDIT, Cercando di immaginare il loro fiducia verso il prossimo, soprattutto in collaborazione con la Durieux, i stato di terrore, Apollonio guida il se questi non si include nei limiti del racconti “Corpi / Tijela”, usciti in lettore in un immaginario quanto nostro immaginario mondo perbenista. edizione bilingue italiano/croato. allucinante viaggio nel tempo, in Di Marco Apollonio viene rilevata la Diversi dei suoi racconti sono stati quel breve ma lunghissimo intervallo capacità di assorbire le suggestioni che pubblicati sulle pagine della rivista che deve trascorrere fino alla fine derivano dal suo bagaglio culturale, di cultura e letteratura “La Battana” dell’incubo, con pensieri legati alla una tradizione di riferimento per (EDIT) e nelle “Antologie” delle scienza, alla filosofia, alla storia, alla creare una linea narrativa propria. opere premiate al Concorso di arte e religione, riflessioni che presuppone Attingendo al passato dà vita a nuove percezioni sensoriali e psicologiche, associando la tradizione all’influsso delle esperienze letterarie più recenti. La prefazione del volume è firmata da Elis Deghenghi Olujić che, nell’analizzare il repertorio dei racconti di Marco Apollonio ne sottolinea il pathos multiforme e metamorfico, una narrativa che “non si offre ad alcuna ambigua interpretazione, bensì testimonia come l’appartenenza ad una cultura e ad una comunità minoritaria non possono in alcun modo essere sinonimo di inferiorità”. (tratto da La Voce del Popolo) La prof. Elis Deghenghi Olujić, Marco Apollonio e Gašper Malej.

44 La città Santuari Mariani dall’Adriatico alle Alpi La pubblicazione è uscita in territorio a cavallo del confine ormai salendo fino al Monte Lussari. L’opera accompagnamento all’omonimo cancellato che si manifesta con la – realizzata con fondi del programma video prodotto su iniziativa della religiosità delle popolazioni locali europeo Interreg, testi redatti da David Federazione delle organizzazioni espressa nel culto dei Santuari mariani Bandelj – vuole altresì contribuire slovene – Svet slovenskih organizacij sorti in varie epoche nell’area che va alla consapevolezza che la concordia in collaborazione con enti e istituzioni dal mare ai monti. Nel libro si compie e la pace quali elementi del comune delle Comunità nazionali slovena e un pellegrinaggio virtuale attraverso patrimonio spirituale dei popoli che italiana del Friuli Venezia Giulia e i santuari, da quello di Strugnano, qui si incontrano, possano essere i della Slovenia. Vuole sottolineare passando per Semedella e Muggia valori fondamentali delle convivenza la continuità storico-culturale del Vecchia, fino a Barbana sulla costa e, reciproca.

La Madonna di Strugnano

Sergio Settomini e Corrado Cimador, due degli I genitori dei bambini dell'asilo »Delfino Blu« hanno interpreti della compagnia capodistriana »'Cademia portato quest'anno in scena la favola di »Cappuccetto Castel Leon«, all'incontro dei gruppi filodrammatici rosso«. Lo spettacolo si è svolto venerdì 12 giugno al delle Comunità degli italiani dell’Istria e di Fiume cospetto di un folto pubblico di bambini, parenti e amici. svoltosi, quest’anno a Rovigno.

45 La città Lettere dal Siam

Bangkok, 24 Aprile 2009

Dalle Bocche di Cattaro a Ulcinj Viaggio, tra passato e presente, in terra montenegrina

Caro Alberto, nol saveva che esisti el corridoio de le Boche de Cattaro. Za la sera, con prima de tornar al caldo del Siam, Neum, che interrompi la Croazia (e el sol che tramontava sull’Adriatico, l’altro ano, go volesto, anca a seguito da secoli!), e tanto meno el perché e con una iluminasion particolare, de la tua bela serie televisiva su la de quel corridoio. E che invesse al le Boche le se presentava in modo Dalmassia che ti ga fato insieme ricordava solo el “ben” che se voleva sai acativante. Prometteva ben per a Damian Fischer (a proposito Ragusei e Venessiani. Per Ragusa, i giorni che doveva rivar. Proprio complimenti a duti do!), andar a mejo ver per confinanti i Turchi che davanti a la finestra dela camera, riveder quele località che vevo visto i Venessiani. ‘vevo el boschetto che scondeva la tante volte nei ani passai, ma che no Insoma, lassemo la Croazia, subito vila de Tito, la Galeb (come el nome vedevo più da l’epoca dela Jugoslavia. dopo traversà la Neretva, passemo del suo yacht). L’ultima volta no la posso dismentigar Neum, l’unico sboco al mar de la Sula ponta del promontorio, che quando con un marco ti vevi 2 milioni Bosnia (grazie a Ragusa/Dubrovnik), praticamente xe l’inizio dele Boche, de dinari! Jerimo duti milionari! Pecà tornemo in Croazia, passemo sora riva anca el confin con la Croazia, solo che per un gelatin ti dovevi Dubrovnik e subito dopo, confin!! per cui dute le Boche le se trova in sborsarghene un intiero milion. Po’ Un confin no tanto semplice de teritorio montenegrin. Anche Herceg- xe andà anca pezo, ma la storia dei passar, ma a noi la ne va ben e se Novi comunque no xe più quela de due milioni per un marco, me ven in fermemo subito dopo in un grande una volta. Xe sta costruì quartieri novi mente ogni volta che penso a quel albergo, evidentemente costruì anca per ospitar un saco de novi rivai, paese, che par lontan, ma che al xe sai secondo i canoni del vecio regime, in general profughi serbi, rivai da la vissin! Naturalmente per rivarghe go ma ben tignù e vissin a un bel bosco Croazia e da la Bosnia per le vicende fato, pian pian, duta la Dalmazia, ma dove in mezo jera una villa de Tito. de la guera 1992-95. La cità vecia quel xe un altro discorso. Volevo solo L’albergo Igalo, in origine, serviva xe rimasta uguale, con la sua Torre ricordar, a proposito de Dalmazia, evidentemente come alloggio per i del Orologio (Sahat Kula) del 1667, che un giorno ‘vevo sentì a Udine sui ospiti. Anche perché al se trova ma el resto gnanca de confrontar coi una conferenza de un che ‘veva scrito in zona termale. Semo in un soborgo tempi andai. Questo per quel che se libri su Ragusa (Dubrovnik), ma che de Herceg-Novi, proprio all’inizio de pol veder. Ma go paura che presto cambiarà duto e sai de più de quel che xe cambià fin desso. Ve ricordarè de sicuro che da almeno do secoli, la Russia ga sempre sercà de meter el “zampin” in Mediterraneo, sia che fussi la Russia zarista, sia l’Unione Sovietica e sia anca, per ultima fin adesso, la Russia post-comunista. I Inglesi che proprio mediterranei noi xe (come del resto i Russi) ga sempre sercà de oporse. El Mediterraneo jera un mar che lori veva praticamente serà, col possesso de Gibilterra a Ovest e de Suez a Est. Po’ i veva Cipro, po’ i se jera afretai a rivar a Malta, prima dei altri e anca sensa andarghe direttamente, i ‘veva ajutà Garibaldi a sbarcar in Sicilia, proteto apunto dale navi inglesi, ma Il Museo »Biljarda« di Cetinje. i Russi no molava e la loro presensa

46 La città la jera sempre preoccupante (per i uso in Bosnia dove i lo ciama però tore del orologio. Voi savé duti che altri), tanto che dopo el teremoto de “Bosanska Marka” o “Konvertibilna le Boche le penetra profondamente Messina (1908), le prime navi che xe Marka” e che ga el stesso valor nella terra ferma formando una specie atracade nel porto de Messina, jera che ‘veva el marco tedesco). I de fiordo, sai articolà. Se costeggia quele de una flota russa. Se tratava montenegrini i voleva anca far prima el Golfo de Tivat, se riva a la de le navi “Makaroff”, “Giljak”, risusitar la moneda che i’ veva adotà strozzatura de Verige, che xe el punto “Korec”, “Slava”, “Tzésarévitch” quando che se ga formà, liberadisi dai più streto de le Boche, quel che le (secondo la traslitterazion del Turchi, el primo stato montenegrin rendeva praticamente inespugnabili Comune de Messina) al comando (solo nell’interno), cioè el “perper” per le marine de setanta ani fa. Infati del amiraglio Ponomareff, che al (nel 1906), ma po’, memori del l’Austria ne gaveva fato el porto ‘veva praticamente preso in mano passato anche recente, i ga finì per militare più importante per la sua la direzione dei socorsi, fasendo adotar una moneda straniera, prima flota e altrettanto veva fato prima adiritura fusilar duti i “sciacalli” che el marco e po’ l’euro. Venesia. Nissuna nave nemiga ga mai andava a robar nele case teremotate. Prima discussion linguistica (ma ghe podù penetrar nele sue acque. Passada Ma imediatamente dopo, come ne xe più de una): la parola italiana sta strossadura (el canal ga solo 300 un’ombra eco rivar la flota inglese, “sperperare” deriva da perper, metri de larghezza), dove ghe xe anca mentre quela italiana xe rivada tanto “sperperare” cioè “butar via i perperi”, el traghetto che, in un quarto d’ora de in ritardo che i ga dovesto ancorarse ma se i perperi jera stai adotai solo tragitto, te fa risparmiar de far duto el nel porto, in tersa fila. Durante la nel 1906, mentre la parola italiana giro dele Boche se ga una magnifica guerra ecco che i eredi del Zar, la xe sai più vecia? Cussì da qualche vision dei bacini interni. Ma a noi ne Unione Sovietica, ga sercà in duti i veloce ricerca (no son de sicuro un interessa veder le Boche e continuemo modi de ripeter quel tentativo, sia con numismatico e de perperi no vevo oltre la strossadura entrando subito la Jugoslavia (e Tito ghe se ga messo mai sentì parlar) go scoperto che a nel Risanski zaljev. Un poco sula de traverso), con l’Albania (dove parte un non antichissimo uso del destra, all’inizio del Kotorski Mao ghe ‘veva subito dopo sbarà la perpero in Serbia, el primo perpero zaljev, vedemo de lontan, la famosa strada, ma anche in Grecia dove la xe sta conià dal Imperador Bizantin cità de Perasto/Perast, che ne farà rivolta comunista de Markos la jera Alessio I nel 1092 (perper voleva parlar de un altro argomento che ga stada stroncada sempre con l’aiuto dir “raffinado”). E da là el nome passionà quei che se interessa de robe dei Inglesi. Insoma ancora una volta xe rivà nela lingua italiana tramite “nostre”. Ma intanto proprio in mezo la ghe jera andada mal ai Russi in i venesiani ma forse anche tramite fra i due golfi, quel de Cattaro e quel Mediterraneo. Ma adesso le robe le i genovesi, dato che duti do i ‘veva de Risan, vedemo do isolete con su sta cambiando e la prima roba che i basi comerciali, apunto, a Bisanzio. ogniduna una ciesa. Vignimo a saver m’à contà, ciacolando con i locali, xe Le Boche le se trova in una classica che se trata de una ciesa ortodossa, che la mafia russa la xe rivada con zona mediterranea, con clima sull’isola de San Giorgio, che xe valige de soldi e che i compra duto. mite, palme lungo le rive (come a un’isola naturale, e de la ciesa della Par che duti i terreni delle Boche i Capodistria), ma basta alzar la testa, se Gospa od Škrpjela, ciamada spesso xe ormai in man de la mafia russa. I vedi una corona de monti spettacolosi, in italian Chiesa della Madonna dello me ga anca indicà chi, ma no avendo ma inquietanti, una completa Scarpello, che però xe costruida su controprove, resto sule generali. anteprima de quel che trovaremo una isola artificiale. Anca questa xe D’altra parte esisti a Budva l’Albergo nell’interno. Ma intanto femo el giro una storia interessante, ma longa. Splendid, che ga, fra le sue offerte, dele Boche. No me ricordavo gnente, Sercaremo de contarla brevemente. quela de una suite (“presidenziale” i a parte la piassa de Cattaro, co’ la Una volta, in quel preciso posto, la ciama) a 7000 Euro per note. No la xe certo destinada ai lavoratori montenegrini che i fa fadiga a meter insieme el pranzo con la sena. Ma evidentemente i clienti ghe xe! Insoma, quel che i Russi no veva rivà a far con la flota, i lo ga fato con la valige (de schei). A proposito de schei, in Montenegro, la moneda uficial xe l’Euro, anca se el Montenegro xe ben lontan de entrar nela comunità europea. Prima ancora i veva el marco tedesco (ancora in Madonna dello Scalpello a Perasto.

47 La città ma anca questo no vol dir gnente dato in venessian, ma dopo xe saltà fora che el termine local per rocia saria el testo, che i disi original, in croato, podù derivar dal nome dela ciesa e no e che xe sta publicà nel 1898 ne la viceversa. Infati in nissun altro posto, “Storia di Perasto” da un nevodo che mi sapia, la rocia ven ciamada (Francesco) del capitano Viscovich in škrpjela o con un termine simile. Go persona. Ma xe proprio quel l’original? invesse sentì un’altra version e che Altra discussion che podaria no finir el nome škrpjela saria sta dado a la mai! Qualchedun infati se dimanda: ciesa, in omagio a la località greca “perché el testo croato xe saltà fora (del resto non definida), da dove el solo tanto dopo quel in venessian?” E quadro saria rivà. Qua podesimo subito otien la risposta: “e perché la continuar a l’infinito. Fermemose, se “Stele de Rosetta” la xe stada trovada no qualchidun se stufa. solo 1995 ani dopo che la jera stada A Perasto, incontremo la Dolores, scrita?” una perastina, che sarà la nostra guida Curiosità: la più monumentale, in Montenegro. La parla (quasi) completa e aggiornata storia del perfetamente italian, ma no la fa parte Montenegro (edita nel 2006) la xe Scorcio di Cattaro. de la Comunità italiana. La disi che la stada scrita originariamente in italian esisteva una sola roccia che vigniva comunità la xe bastansa ativa, anca se (no la xe tradota) da un Bochese, fora del mar. Qualchidun conta desso non numerosa, ma per gran parte se Antun Sbutega, de etnia croata, nato che la veva la forma de un scalpel, trata de gente rivada in tempi bastansa a Cattaro nel 1949 ma emigrà a Roma dal qual derivaria el nome italian de recenti, quindi sensa radici profonde nel 1991 a seguito de la guera. La xe Madonna dello Scalpello. Un giorno sul teritorio. Anca se la lingua scrita anca in bon italian, ance se ven trovado vissin a la rocia un italiana la xe conossuda da parecchia no perfeto, e adesso el suo autor al quadro de una Madona che galegiava. gente, non necessariamente de etnia xe Ambassador de la Republica de Subito ven fato un voto e cioè quel italiana, per lo più atraverso l’ascolto Montenegro presso el Vatican. de costruir sul posto una ciesa. Ma de la TV, se trata de una conossensa Xe un picio stato, el Montenegro, la rocia jera tropo picia e alora i se abbastanza superficiale, tanto xe un stato novo, ma tanto complicà decidi de butar intorno a quela rocia, vero che anca quei italiani, diventai per storia, geografia, cultura, che se altre piere, afondando anca barche, montenegrini de seconda generasion, ne podaria parlar tanto ma manca el in modo de formar una piataforma oramai no i parla più l’italian in casa, spassio e semo ancora a le Boche, bastansa granda de costruirghe sora per cui i fa comunque difficoltà a una picia parte de questa realtà. No la ciesa. Un lavoro lunghissimo che parlarlo, pena pena per farse capir. vemo parlà dele etnie minoritarie (i ga durà oltre un secolo e ancora ogi i No jera cussì una volta, anche a Montenegrini xe meno del 50% de perastini, per ricordar quel grandioso seguito dela apartenensa dele Boche la popolasion). No andaremo verso lavor, i usa far, el 22 luglio, una a la repubblica de Venessia dal 1420 l’Albania (la capitale se trova a soli 25 procession de barche, ligade una al 1797, quasi 380 ani. In quei ani chilometri dal confin albanese e mi la all’altra come in un fascio (e infati la el venessian al jera la lingua franca, go conossuda come Titograd e fasso procession se ciama la “fassinàda”) e come ogi l’inglese nel mondo, e duti i fadiga desso a ciamarla Podgorica anca i va a butar una piera atorno all’isola. lo parlava o comunque i lo conosseva, se quel jera el suo nome precedente, Quela roccia, che i disi la sia stada anca se no i jera venessiani. Anzi, ma no el suo primo, che jera Ribnica). a forma de scalpel, la xe stada quando xe finida la Serenissima (23 Ma anca se no gavemo podù parlar inglobada nela ciesa, costruida sora. Agosto del 1797), xe sta proprio de Cattaro, Budva o Ulcinj, ne toca Mi la go vista, ciesa e roccia, ma no a Perasto che xe stado amainado lassar sto paradiso e inoltrarse verso go visto assolutamente somiglianze l’ultimo gonfalon Venessian. Ancora le montagne che circonda le Boche; col scalpel. In inglese sta ciesa (Gospa ogi la comunità italiana, ricorda qualche volta le par protettive, od Škrpjela, Госпа од шкрпјела in quel avenimento, famoso per el qualche altra minacciose. Comunque croato e montenegrin), la xe ciamada giuramento a la repubblica, fato dal le se alsa subito su da la costa, come Church of “Our Lady of the Rocks” capitano conte Viscovich a nome de capita in duta la costa dalmata (salvo e in tedesco “Unsere Liebe Frau vom tutti i Bochesi e conossù per el suo “ti la foce de la Neretva), da Fiume fin Riff” che, evidentemente ga a che far con nu e nu con ti”. zo a Ulcinj. con la roccia, ma no col scalpel. E E alora ecco che se presenta la terza Lassemo la costa a Budva e in pochi alora se presenta la seconda discussion discussion linguistica. In che lingua chilometri se riva a 1200 metri de linguistica. Vegno a saver che la gente xe sta fato el giuramento? Una altitudine, da dove se ga un panorama del posto la rocia i la ciama škrpjela, volta se conosseva solo la version “mozzafiato” su la costa, sull’isola-

48 La città albergo de Sv. Stefan e sull’altra isola sale, jera sta instalà el primo tavolo a la moglie principale, durante el suo più picia, Sv. Nikola, proprio davanti de biliardo, mai arivà in zona. Solo viagio in Europa e al parla anca de la a Budva e adesso messa all’asta per nel 1878, comunque, col Congresso nostra “Jelena” in un modo no tanto un prezzo base de solo 21 milioni de Berlin, xe sta riconossuda la lusinghiero, ma comunque simpatico, de Euro. Con un picio (miga tanto) piena indipendenza del Montenegro e per forsa me son dovesto ricordar collegamento col Siam, de dove che e xe stada fissada la capitale apunto de lui durante la salida a Cetinje. La scrivo, visto che l’ex primo ministro a Cetinje, che xe rimasta capitale lettera xe datada 7 Giugno 1897 e Tailandese, ora condannato e quando el Montenegro xe diventà la parti da Roma. Prima parla de la ricercato, ma sempre amato da molti, un regno (nel 1910), anche se la iera Duchessa d’Aosta e disi che nol veva al concorri all’asta per crompar l’isola. calcolada la più picia capitale del mai visto “una donna bella come lei. Paese molto ospitale, el Montenegro, mondo, in quanto la gaveva, alora, La Principessa di Napoli (la nostra visto che a lui el Montenegro ghe ga solo 5895 . La xe restada Jelena), invece, appare molto più anca rilascià el passaporto dopo che capitale ancora per poco, perché za bella nella fotografia che dal vero. quel tailandese ghe jera sta revocà. nel 1918, el Montenegro xe entrà a È nota solo per i begli occhi e le Ve sembrarà strano, ma proprio a far parte del regno dei Serbi, Croati sopracciglia. Guardando più in basso, Cetinje, me vegnarà in mente un altro e Sloveni, diventà subito dopo sembra un uomo, con le braccia colegamento con la Tailandia. Ma ne Jugoslavia. magre, muscolose e pelose.” parlaremo dopo. Perché tante parole per contar sta Ghe xe su de ela anche ipotesi molto Cetinje xe una picia cità, ma tempo fa storia? Ma perché el discendente de poco piacevoli, quando la ga spinto la iera la capitale (Prijestonica). La Petar II, Nikola I Mirkov Petrović- Benito Mussolini a crear el stato nassi quando la dinastia dei Crnojević, Njegoš, oltre a esser sta l’unico re fascista del Montenegro, nel 1941. che iera sovrani del stato medioevale montenegrin, al xe sta anca un grande La voleva meter sul trono de Cetinje de Zeta, decidi de stabilirse in un poeta, l’autore de la Balkanska Carica el nevodo Mihajlo, ma questo se ga posto sicuro dai atachi dei Turchi e del popolar ino montenegrin Onamo, rifiutà e i tedeschi lo ga subito sbatù in e fonda un Monastero. Posto tanto ‘namo! che secondo qualchidun galera insieme a la moglie Geneviève. sicuro no iera, ma comunque per 200 varia dovù diventar l’ino nassional Vista la mala parada, la Jelena che e passa ani, i Turchi no i se veva fato montenegrin. evidentemente la veva ancora tanta veder. Ma po’ el pasha de Scutari, Nikola I xe sta el pare de la principessa influensa sui tedeschi, la xe rivada a ga pensà ben de vignir quassù, in Elena/Jelena Petrović-Njegoš, che farli vignir fora duti do de la galera vacansa a respirar aria bona, ma tanto ga sposà el principe de Napoli, quel tedesca. Picio stato, picia capitale, per confermar l’opinion che la gente che saria diventà re d’Italia. Cussì la picio palasso real, ma tanta storia, veva quela volta dei Turchi (ammazza Elena/Jelena xe diventada “Regina tanti ricordi, tanti incrosi. Insoma una li Turchi!), al ga anca ben pensà de d’Italia, d’Albania e Imperatrice bela esperiensa anca se tropo curta. distrugger la città completamente. d’Etiopia”. Ma prima de ver duti Programemo, un aprofondimento? Circa un ventennio ga doperà i sti titoli, quando ancora la jera solo Se qualchiudun ghe interessa, me Montenegrini per rimetterla in sesto, Principessa de Napoli, la xe stada pol contatar per posta eletronica a ma poco ga doperà invesse el Visir incontrada dal re del Siam (1897), [email protected] turco de la Bosnia, per tornar a farla che alora jera Rama V. Go tradoto in Lucio Nalesini sparir de la carta geografica. Insoma italian le letere che Rama V ga scrito fra Turchi e Venessiani; xe quindi solo a partir dal 1697, soto la dinastia dei Petrović che la cità se ga ripreso. No vemo de sicuro de perder tempo a sercar case vecie, qua a Cetinje. Sai poco xe restà e duto risali, grosso modo, ai primi del 1800 (1838 per l’esatessa) soto la guida de Petar II Petrović Njegoš. Xe durante el suo periodo che la località se trasforma in cità e in quel ano incomincia la costrusion del “Palazzo Reale”, che al vegnarà ciamà la Biljarda. Comico nome per un palazzo real (al par una casa normale), ma al xe dovudo al fato che in una de le sue Souvenir montenegrini

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In luglio torna Folkest

Cari lettori, anche quest’estate appuntamento tradizionale con Folkest, che si ferma da noi per per offrirci tre serate di musica etno. I concerti si svolgeranno in luglio, uno all’estivo della Comunità degli Italiani di Crevatini e due in Piazza Carpaccio a Capodistria. La manifestazione è patrocinata come sempre dalla locale Comunità Autogestita della Nazionalità Italiana. Il calendario completo di Folkest è ricchissimo e si articola per tutto il mese di luglio in una lunga serie di concerti nel Friuli - Venezia Giulia, in Istria (Slovenia e Croazia) e in Austria. Nelle tre serate di Crevatini e Capodistria avremo l’occasione di ascoltare musiche sempre vive e coinvolgenti. Cominceremo con Crevatini, dove Godfrey Mifsud - clarinetto basso; mentre nel 2001 Colour to the all’estivo della locale Comunità Luke Baldacchino - batteria e Moon ebbe unanimi consensi per degli Italiani ospiteremo un gruppo percussione la grande maturità compositiva, a proveniente da Malta, i NAFRA. Dal Il giorno dopo, Piazza Carpaccio testimonianza dell’altissima qualità 1999 il compositore Ruben Zahra ospiterà uno dei grandi nomi della che ha caratterizzato e continua a è impegnato nella valorozzazione musica tradizionale inglese: ALLAN segnare l’intera carriera di questo di strumenti tradizionali maltesi, in TAYLOR. Consumato intrattenitore, grande artista. Leaving at Dawn, particolare la zampogna maltese: ma anche tessitore di storie nelle uscita nell’aprile del 2009, ci presenta iz-Zaqq. Il gruppo è costituito da quali la grazia trobadorica si fonde un ritorno a un modo compositivo e di musicisti di formazione classica, con racconti di vita vissuta, di eroi suonare la chitarra molto vicino allo preparati ad affrontare ed eseguire sconosciuti e di esistenze bruciate, stile folk sviluppato da Allan Taylor strutture musicali complesse, così, Allan Taylor continua a riproporsi al negli anni Sessanta e Settanta e per partendo da materiale tradizionale pubblico di tutto il mondo con la sua i quali è un maestro riconosciuto. elaborata trame contemporanee di caratteristica voce, immediatamente L’artista si esibirà con un trio di rara efficacia. La musica dei NAFRA riconsocibile, dolcissima e scura, eccezionaliu musicisti britannici, esplora un suono che per millenni ha e il suo stile chitarristico intricato e la TOM McCONVILLE BAND. fatto da crocevia del Mediterraneo. dettagliato. Nel 1978 il suo album All’inizio di ogni suo concerto Allan Ruben Zahra - strumenti tradizionali a The Traveller vinse il Grand Prix fa un semplice invito: Sit back and fiato maltesi; Nadine Galea - violino; du Disque de Montreaux come enjoy the journey. Cosi sarà anche in Andrew Micallef – fisarmonica; miglior disco europeo dell’anno, Piazza Carpaccio: andateci, sedetevi e godetevi il viaggio. Allan Taylor – chitarra e voce; Tom McConville – violino; David Newey – chitarra; Joss Elliott - contrabbasso La terza e ultima serata di Folkest a Capodistria sarà all’insegna di “tutti in piedi” per seguire i ritmi scatenati degli albanesi FANFARA TIRANA. E’ un’esaltante novità nella compagine delle fanfare balcaniche, dalle quali si distingue per il linguaggio musicale ben articolato su un percorso melodico trascinante e incalzante. La melodia, affidata a sax alto, clarinetto, tromba e sax tenore, esprime i tipici chiaroscuri di pura improvvisazione chiamati kaba, gazel, e taksim. Canto tipico del sud dell’Albania il primo, dell’area di Tirana e zone limitrofe gli altri due: carichi di vitalità, d’impossibili tempi dispari, mescolati a frenetici brani del nord del Paese e del Kosovo. Ogni canto rappresenta Fanfara Tirana (Albania)

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Nafra (Malta) una sorta di connubio e di transito: -sax/clarinetto; Xhemal Muraj - Grassi - darbouka. vita – morte, piacere – dolore. Un tromba; Gazmor Halilaj - tromba; Programma FOLKEST 2009 a repertorio nel quale i temi tradizionali Agim Sako - sax tenore/clarinetto; Capodistria delle feste nuziali si sovrappongono Roland Shaqja - sax baritono; Mark Organizzatore: AIAS Capodistria alle ammalianti atmosfere balcaniche Luca - flic baritono; Pellumb Xhepi Patrocinatore: Comunità e orientali. - flic baritono; Artan Mucollari - flic Autogestita della Nazionalità Hysni (Niko) Zela – canto; Fatbardh baritono; Luan Ruci - basso tuba; Italiana di Capodistria Capi - sax/clarinetto; Gezim Haxhiaj Kujtim Hoxha - batteria; Mario

Domenica, 12 luglio 2009 Crevatini – Estivo della Comunità degli Italiani di Crevatini Ore 21,30 Concerto: NAFRA (Malta) Ingresso libero

Lunedì, 13 luglio 2009 Capodistria – Piazza Carpaccio Ore 21,30 Concerto: ALLAN TAYLOR & TOM McCONVILLE TRIO (Gran Bretagna) Ingresso libero

Martedì, 14 luglio2009 Capodistria – Piazza Carpaccio Ore 21,30 Concerto: FANFARA TIRANA (Albania) Ingresso libero Allan Taylor (Gran Bretagna)

51 La città Repertorio italiano di corrispondenza alle voci dialettali capodistriane

Tratto dall’appendice al Dizionario storico fraseologico etimologico del dialetto di Capodistria di Giulio Manzini

Mandorlo – mandolèr M Mangereccio – bon, bon per magnar Mangiucchiare – becolàr, slichignàr Mannaia – manèra Macchia – macia; (veg.) graia Manovella – manìssa Macchina fotografica – aparato Mansueto – giopo, bonato Macchiolina – màcola Marea – (alta) colma, (bassa) seca Macellaio – bechèr Maretta – mareta, gaiola Macellare – copàr, massàr Margine – orlo, oro Macelleria – becarìa Marinaio – marinèr Macello – massel Marinare – (il pesce) far in savòr Macigno – scòio, grota Marna (roccia) – tassèl Macina – mola Martedì - màrti Macinare – masenar Marza (agr.) – incalmela Madia – albol: credensa Massaia – massera, dona de casa Madonna – Madona, Mamabela Masseria – cortivo Madre – mare Materassaio – stramasser Madrina – santola Matita – àpis Maestra (mar.) – maìstra Matrimonio – sposalissio Maestrale – maìstro Mattacchione – mattaràn Maestro – mestro, (artig.) mistro Mattonella – tavèla Maggio – maio Maturare – madurìr Maggiolino – torciòn Mazza – bastòn, massòca, massòcola Maggiore – major, più grando Mediatore – sensàl Magia – strigarìa Medico – medego Magnifico – ‘saibel Meditare – pensar Magro – magro, sutìl Mela – pomo Maiale – porco, porsèl Melagrana – pomo ingranà Mais – formenton Mela lazzeruola – pomo sariòl Malaticcio – maladisso, debolo Melma – plòcio, (fondo marino) velma Malattia – mal Melone – melon, baciro, sàta Malfattore – ludro Mensola – scansìa Malignità – cativeria Mentire – flociàr, dar d’intender Maligno – cativo Mentitore – busiàro, falso Malinconico – passionà, saturno Mento – barbùs Malmenare – scagnàr Mentre – intanto che, come che Malora – malora; (alla m.) a remengo Mercato – mercà, marcà Malumore – poca voia, luna Merce – roba Malvolere – pica, in pica Mercoledì – mèrcore, merco Mammella – teta, nena Merenda – merenda, rebechin Manaccia – sàta Meretrice – slòndra Mancia – bonaman Meridione – ostro Manciata – manela, granpa, branca Merluzzo – bacalà Mancino – sanchìn Mescolanza – missiansa Mandorla – màndola Mescolare – missiar

52 La città Mestiere – arte, mistier Monaco – frate Meticoloso – pipignoso Monco – sònfo Mettere – meter, logar, ficar Montato – montà, caregà Mettere a soqquadro – desbaretàr Montone – molton Mezzadro – colono Morale (agg.) – onesto Mezzanino – mesà Morbillo – sturago Miagolare – sgnaolàr Mordere – morsegar Mietere – siegar, siesolar Mormorare – barbotar, brontolar Migliaio – mièr, miàr Mormorazione – ciacola Mille – mila (plur. mile) Mormorio – sunsùro Millepiedi - zentogambe Morso – morsegon, rosegon Mimosa (veg.) – gasìa Moscio – fiàpo, molo Minestra – manestra; (povera) boba Mossa – moto Miope – cisbo Mozzare – zoncàr Miscuglio – missioto, missmas Mozzicone – cica Mitilo – pedocio Mozzo – mosso, mali Moglie – mojèr Mucchio – mucio, grumo, tàsa Molestare – secar, tavanar Muggine (pesce) – bòsega Molla – susta Mugnaio - muliner Mollare – molar, lascar, desligar Mungere – smolzer, monzer Molle (agg.) – molo, molisìn, tenero, fiapo Municipio – (la) comun Mollica – molèna Muricciolo – mureta, revelìn Molo – mol, banchina, porporela Murice (mollusco) – garùsa Molti – tantiduni Muro a mare – banchina, galta Molto – tanto, (a)sai Mustacchio – mostacio Monaca – monega Mutamento – ganbiamento

»Capodistria per sempre…« è il titolo della ricerca Il coro “Porporella” costituito all’inizio dell’anno in storica svolta e presentata in Comunità dagli alunni seno alla CI, diretto da Emil Zonta. Obiettivo: recupero della SEI “Pier Paolo Vergerio il Vecchio”. delle canzoni tradizionali di Capodistria.

Lo scorso 25 marzo si è tenuto a Umago il Torneo di calcetto per le scuole elementari della CNI. Dodici le squadre in lizza. Ha vinto Capodistria battendo in finale i fiumani della “Belvedere”. Nella foto, ripresa dal mensile “Arcobaleno”, la nostra squadra (Jan, Patrik, Bernard, Daniele, Martin e Nicola) con gli insegnanti Roberto Ponis e Giancarlo Galasso. Indovina il risultato della finale, mandaci la risposta IIll qquizuiz tramite lettera e VINCI UN LIBRO! a 2:1 b 3:0 c 4:3

53 La città In Memoriam

Lidia Kozlovich. Personaggio simbolo di quella che viene definita cultura di frontiera, per la coesistenza in lei di due anime, di due culture, oltre che per la perfetta conoscenza delle lingue italiana e slovena, è stata interprete per i programmi radiofonici di prosa della Rai di oltre 150 ruoli del repertorio teatrale, narrativo, poetico e storico. Ampia e qualificata anche la collaborazione sostenuta con i programmi di Radio Capodistria nell’arco della sua carriera. Dopo essersi diplomata all’Accademia d’arte drammatica di Lubiana nel 1965, inizia a Trieste un’intensa attività teatrale radiofonica, sia in lingua italiana che in lingua slovena. Scritturata da subito dal Teatro stabile sloveno di Trieste instaura un rapporto di collaborazione che è proseguito in tutti questi anni portandola ad interpretare oltre 60 personaggi del teatro classico e contemporaneo. Ha lavorato anche con il Teatro stabile del Friuli Venezia Giulia e la Contrada di Trieste. Tra il 1989 e il ‘90 lavora con il teatro Eliseo di Roma e con lo Stabile di Torino accanto a Luca Ronconi e Umberto Orsini. Ha partecipato più volte al Mittelfest di Cividale e al Festival dell’Operetta di Trieste; degna di nota anche la sua collaborazione con il Cinema: una ventina i film d’autore in cui ha avuto una parte, accanto ad attori del calibro di Ben Kingsley, Tony Musante, Klaus Maria Brandauer, Omero Antonutti. Da alcuni anni si dedicava all’insegnamento, collaborando con l’Accademia teatrale »Nico Pepe« di Udine e con l’Accademia teatrale Città di Trieste. Oltre che per i svariati ruoli sostenuti nel corso di 40 anni carriera, Lidia Kozlovich verrà ricordata con affetto dai suoi ammiratori per i recenti ruoli sostenuti in »Sariandole« di Roberto Curci con la Compagnia della Contrada e per la regia di Francesco Macedonio in »La rigenerazione«, produzione dello Stabile regionale con la regia di Antonio Calenda nel monologo »Nora« scritto da Renzo Crivelli e diretto da Marko Sosič. Sono solo alcune, le ultime interpretazioni memorabili di un’attrice dalla straordinaria personalità e bravura.

Il noto artista Fedele Zvest Apollonio è mancato il 25 marzo. Nato a Bertocchi si era diplomato nel 1960 all’Accademia di belle arti di Lubiana, dove quattro anni dopo ottenne la specializzazione nella classe del prof. Stupica. Dal 1973 al 1989 era stato a sua volta insegnante e responsabile del dipartimento di grafica della stessa scuola. Nel corso della sua carriera, Apollonio, ha allestito oltre 300 mostre tra personali e collettive, esprimendosi con varie tecniche, dalla pittura alla scultura, cimentandosi anche come designer. Traeva ispirazioni dai suoi frequenti viaggi che lo portavano spesso in Italia, Francia, Spagna e Olanda. Ma nelle sue opere avevano un posto d’onore i motivi e le tradizioni istriane. Era sempre presente alle pricipali manifestazioni culturali nel Capodistriano ed era anche in prima fila anche nelle iniziative umanitarie. Non era raro incontrarlo per le vie di Capodistria. La foto di Gianni Katonar lo ritrae nel luglio del 2007, in Via Fronte di liberazione, ad una mostra improvvisata all’aperto per il ventennale dell’Associazione degli artisti »Insula«.

La Comunità degli italiani »Santorio Santorio« di Capodistria esprime il più profondo cordoglio per la scomparsa del concittadino Nazario Norbedo di Giusterna e si associa al dolore dei famigliari. Le esequie si sono svolte il 28 gennaio al cimitero di San Canziano.

Un tragico incidente in montagna, a fine febbraio, è costato la vita a Gregor Abram, 34.enne di Premanzano. Membro attivo della Comunità degli italiani di Crevatini, Abram è stato anche rappresentante della minoranza e vicepresidente della Comunità locale di Crevatini-Ancarano. Lo ricordiamo con grande affetto.

54 La città La maestra Giuliana Verardo nel ricordo delle colleghe di lavoro

Lo scorso dicembre è mancata la signora Giuliana Verardo; una vita passata tra i banchi della Scuola elementare italiana di Capodistria. Abbiamo chiesto a due ex insegnanti, come la ricordano.

Ecco cosa ci ha raccontato Lidia In bella memoria di tutti noi. Tutti noi, penso, le auguriamo Colarich: »Io sono arrivata nel un riposo sereno in questa terra che l’ha stimata come febbraio del 1959 per il secondo insegnante e come donna. Non è stata la sua terra, ma penso semestre e la signora Verardo, la che sicuramente con gli anni lo sia diventata. signora Mandič, Olivieri, la signora Bevk ecc. Erano già tutti a scuola. Ecco invece come viene ricordata la maestra Verardo da Noi allora giovani insegnanti Isabella Flego: »Era una persona che ha fatto capire a molti eravamo venute a febbraio e di noi l’importanza della parole, ma anche l’importanza settembre. Dovevano prendere il posto di quelle insegnanti del silenzio. In occasioni di attrito, in seguito a qualche che non erano di nazionalità italiana e che la legge slovena riunione, non ha mai alzato la voce. Con una pacca sulla di quel periodo non permetteva più che insegnassero nella spalla ti faceva capire che aveva capito tutto e che non c’era scuola italiana. La Mandič e la Verardo erano i pilastri della bisogno di alterarsi. E poi, le dirò, la sua influenza come scuola italiana di Capodistria di allora. insegnante parlante sempre una bella lingua italiana. Ha Cosa ricorda della signora Verardo? dato a tutte noi maestre un input a usare a scuola la lingua La signora Verardo sempre piccola, elegante, corretta, e meno il dialetto; non che a lei il dialetto non interessasse sincera, discreta, riservata, sempre a dire una parola gentile, – anzi, lo apprezzava – ma a scuola era importante parlare se avevi bisogno ti dava un suggerimento disinteressato. correttamente visto che fuori l’italiano si andava perdendo. Si distingueva per la sua grande signorilità, era una vera Stiamo parlando della fine degli anni ‘50 quando Capodistria signora. E poi: sempre presente. Se io ricordo bene, la si svuotava e quindi sentivamo parlare l’italiano soprattutto signora Verardo non è stata mai assente per malattia ne per a scuola. E lei che era vissuta a Capodistria già da qualche qualsiasi altro bisogno. anno prima, forse sentiva questo peso«. Ha sempre insegnato alla Seconda classe? Che rapporto aveva con gli alunni? No, una volta si portava avanti i ragazzi dalla Prima alla »Lei ha saputo inculcare nei ragazzi l’entusiasmo non solo Quinta. Poi è cambiata la legge e allora il nostro preside ha per lo studio, ma per la vita; anche quando le difficoltà assegnato alla signora Verardo la Seconda. Lei ha trovato le avrebbero potuto impedire questo senso. Ha sempre negli alunni e nei loro genitori tutta la stima che merita affrontato i bambini col sorriso. Ha cominciato a lavorare un’insegnante così gentile così retta, presente. Ed infatti quando le difficolta nelle nostre istituzioni erano enormi. lei è ricordata affettuosamente da molti di questi alunni Non avevamo riscaldamento, non avevamo materiale come »la mia maestra della Seconda«. Parecchie alunne le didattico, mancavano libri…e immaginate la signora venivano a far visita a casa, per le feste e anche nella casa di Verardo proveniente da Asti che all’inizio non conosceva riposo di Isola. È stata veramente un’insegnante modello. la lingua slovena, ha dovuto superare delle enormi Qualche aneddoto? difficoltà«. Lei ci ha lasciato in silenzio nel mese di dicembre. E questo mese di dicembre per lei era importante. Non siamo riusciti Ci sembra doveroso ricordare a farle ne’ gli auguri di Buon Natale ne’ di Buon compleanno anche la figura di Giorgina Pulić perchè lei è nata proprio il 25 di dicembre. Fatto sta che che ci ha lasciati nei mesi scorsi. nel periodo della Jugoslavia, quando noi per il giorno di Abitava in uno dei blocchi sulla Natale si lavorava, la signora Verardo ci portava sempre salita del Belvedere. Personaggio il panettone e lo spumante. Noi quella volta avevamo legato alle nostre scuole, la l’aula magna insieme con la scuola economica slovena…e signora Giorgina fu per molti anni arrivava la signora Verardo col suo panettone e noi durante segretaria del Ginnasio italiano il grande riposo, la ricreazione lunga, si festeggiava. I di Capodistria e, dagli anni ’70 colleghi sloveni ci guardavano, loro pensavano che noi fino alla pensione, ne è stata la stessimo festeggiando il Natale, invece festeggiavamo il bibliotecaria. Le piacevano i libri compleanno della signora Verardo. E dopo si tornava in classe la quarta ora a continuare il nostro lavoro. e l’ordine. Spesso soleva dire: Un personaggio, la signora Verardo, di cui resta a tutti “Conosso ogni canton dela scola, noi un bel ricordo. e ogni canton ghe voio ben”.

55 Si sono svolte nella nostra Comunità le premiazioni del Settimo concorso letterario Mailing List Histria. Nella foto Gianclaudio de Angelini assegna il riconoscimento alla rovignese Sara Gržinić.

Pamela Vincoletto si è laureata il 2 marzo 2009 con una tesi di laurea in letteratura francese presso la Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di laurea in lingue e culture straniere moderne all’Università degli studi di Trieste. Titolo della tesi: L’ironia nell’opera di Fouad Laroui. Voto: 110 e lode.

Emilia e Giovanni Pellizer, sposi da cinquant'anni.

L'ex europarlamentare triestino Giorgio Rossetti intervistato in piazza dal giornalista di radio Capodistria, Miro Dellore, a margine dell'ultima edizione del Forum Tomizza.

Una bella domenica di maggio allo stadio comunale di Pirano. Foto di gruppo prima dell’ormai tradizionale Un momento della gita dei soci della CI nell'Istria incontro di calcio tra le squadre dei giornalisti del centrale preceduta dalla presentazione di Dean Krmac. Capodistriano e quelli del Veneto. La sosta al convento paolino di S. Pietro in Selve.