La Rassegna Stampa Di Oblique | Ottobre 2016

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La Rassegna Stampa Di Oblique | Ottobre 2016 La rassegna stampa diOblique ottobre 2016 La rassegna stampa del mese si apre con La fiammella editoriale di Laura Senserini Ho deciso di occuparmi di editoria per caso, invita- per niente e che non c’ero molto portata così optai ta da una studentessa incontrata a un’assemblea di per una delle due alternative che avevo di fronte e donne all’università (era il mitico ’77) a entrare in un scelsi l’editoria (l’altra era la gestione di un grande gruppo che voleva creare una casa editrice all’interno campeggio a Giannella, cosa che, con gran diverti- della facoltà di Lettere della Sapienza. Stavo per lau- mento, avevo già fatto per due anni di seguito). rearmi e non sapevo bene cosa avrei voluto fare da La cooperativa – che creammo approfittando del- grande, sperimentai l’insegnamento (quattro mesi le agevolazioni dovute alla Legge 285 per l’occu- alla scuola media dell’Isola del Giglio con tanto di pazione giovanile – andò a regime nel ’79, quando soggiorno obbligato), constatai che non mi piaceva affittammo dei locali a San Lorenzo, comprammo rs_ott16.indd 1 03/11/2016 16:16:34 macchinari e attrezzatura varia e prendemmo con- qualche mese) e infine alla Fazi Editore, dove lavoro tatto con i docenti della facoltà. Fu allora che ci po- tuttora a distanza di ventun anni. nemmo seriamente il problema della nostra forma- In Fazi, per via della mia ormai più che decennale zione, perché eravamo tutti neolaureati o studenti di esperienza nel settore, ebbi immediatamente un ruo- facoltà umanistiche e sapevamo ben poco di stampa lo di senior e, essendo la casa editrice ancora una re- e editoria. Decidemmo perciò di farci le ossa sul altà operativa molto piccola (eravamo in cinque com- campo (all’epoca non esistevano né scuole né ma- presa la segretaria tuttofare), mi trovai subito a gestire ster di editoria), contattando librai, editori romani, tutta l’attività redazionale e produttiva nonché a oc- grafici, stampatori. Numerose sono state le giornate cuparmi direttamente della formazione della giovane che abbiamo passato a discutere dell’universo mon- redattrice assunta insieme a me, di grande cultura e do dell’editoria (nella fattispecie quella universita- altrettanto grande volontà ma di scarsa esperienza. ria), a partecipare a incontri politici e non, numerose Ebbi così il mio primo ruolo di mentore, mio malgra- le notti trascorse a rifare lavori sbagliati (volevamo do, ma devo dire che, in un rapporto gomito a gomi- produrci da soli i nostri libri, per coniugare il lavo- to in cui mandavamo avanti collegialmente la nostra ro manuale con quello intellettuale – erano siffatti «macchina» e in cui la gerarchia era dovuta solo all’au- tempi –, e quindi avevamo pensato a una tipogra- torevolezza della conoscenza, la cosa ha funzionato, fia interna come anche a una piccola libreria dove io sono riuscita a trasmettere a lei e agli altri quanto vendevamo, oltre agli altri testi universitari, anche i sapevo (il mio know-how si dice in gergo manage- nostri). Insomma, siamo stati degli autodidatti che riale), e lei, imparando, ha insegnato qualcosa anche hanno imparato ciò che serviva per l’attività che vo- a me, sicuramente a rafforzare e strutturare meglio levano intraprendere osservando e studiando quello il tutto. Questa esperienza, peraltro, ha consolidato che facevano gli altri e lavorando fianco a fianco con il mio convincimento di quanto nel lavoro redazio- professionisti. Ognuno di noi si è occupato di un nale (ma è la stessa cosa in ogni genere di attività) settore ed è riuscito a svilupparlo più o meno bene, sia molto importante il lavoro di squadra, ragion per affinando nel tempo le proprie competenze, anche cui ho sempre discusso apertamente insieme ai miei se le cose non sono state certamente rose e fiori, redattori dei problemi che dovevamo affrontare nel anzi, visto il periodo buio (gli anni Ottanta) in cui quotidiano, e nel caso dovessimo prendere qualche abbiamo poi operato. Certo però tutto questo ci è decisione importante l’abbiamo fatto collegialmente, servito sia a livello collettivo che individuale, riprova in una dialettica che non è mai venuta meno e che ne è che, una volta andata in crisi la cooperativa, la è stata per tutti un importante elemento di crescita. maggior parte ha continuato a lavorare nel settore, chi come libraio, chi come redattore editoriale, chi come giornalista, chi come tipografo. Negli anni la casa editrice si è ingrandita, accoglien- do nuove figure professionali, in particolare nuovi redattori, ma anche stagisti, soprattutto provenienti Quando nel ’91 ho lasciato la cooperativa e ho spe- da scuole o master di editoria. dito il mio curriculum a praticamente a tutte le case Mi sono perciò trovata di fronte al problema di editrici romane, ho immediatamente avuto due-tre come fare in modo che chiunque approdasse da noi proposte di lavoro. Accettai l’offerta della Newton potesse utilizzare proficuamente (per sé e per la casa Compton, dopodiché, stufa dell’ambiente e del cli- editrice) il suo tempo e fin dall’inizio mi sono atte- ma che vi si respirava, ho collaborato per un anno nuta a un principio che ancor oggi reputo basilare: con la Jouvence (occupandomi in particolare di una qualsiasi nuovo redattore o stagista mettesse piede collana di letteratura araba), quindi ho lavorato come nella redazione veniva messo nella gabbia dei leoni, free-lance per poi approdare prima alla Fanucci (solo veniva cioè coinvolto nell’intero processo lavorativo ii rs_ott16.indd 2 03/11/2016 16:16:34 La rassegna stampa di Oblique | ottobre 2016 di un libro (controllo della traduzione, redazione particolare, aver creato un ambiente accogliente di del testo, editing, correzione di bozze, stesura di confronto e di completa inclusione e partecipazio- schede, bandelle e copertinari, grafica), in un con- ne ha fatto sì che, con poche eccezioni, i nuovi re- fronto costante su tutti gli aspetti del medesimo e dattori, come gli stagisti, siano stati ricettivi e ben divenendo a tutti gli effetti partecipe della vita della disposti e si siano affezionati a tutti noi. Non è un casa editrice. Ovviamente questo significava dare caso, infatti, che la maggior parte degli interni o dei delle responsabilità e saggiare quanto la new entry collaboratori che lavorano con la Fazi Editore venga fosse in grado di sopportarle e di gestirle, nonché da esperienze di stage con noi e che tutti quelli che di dimostrare quanto fosse veramente in grado di negli anni hanno più o meno a lungo soggiornato in fare, ma è stata sicuramente una bella palestra per casa editrice abbiano mantenuto un rapporto con gli chiunque ci abbia incontrato sul suo cammino. ex colleghi e abbiano ritenuto questa loro esperienza Certo, non sempre le cose sono andate in modo po- determinante per la loro formazione. sitivo, ci sono stati dei casi di protervia da parte di alcuni riguardo alle proprie (errate) convinzioni e inossidabilità a quanto si cercava di trasmettere che Per quanto mi riguarda, che dire? Da che ho scelto non solo hanno fatto perdere tempo ma ci hanno scientemente di non voler fare l’insegnante mi sono anche costretti talvolta a rifare in toto dei lavori. C’è trovata comunque a dover insegnare. È stato uno da dire però che in generale questo tipo di atteg- sberleffo del destino ma tutto sommato è un ruolo giamento, sebbene all’inizio risulti un po’ spiazzante che non mi è dispiaciuto e non mi dispiace svolge- perché le responsabilità pesano non poco, è servito re, anche quando mi capita di farlo al di fuori della a inquadrare subito i nuovi venuti all’interno della realtà della casa editrice, per esempio in corsi e ma- redazione e della casa editrice e a far sperimentare ster legati alla traduzione o all’editoria oppure nelle loro a tutto tondo il lavoro editoriale. scuole, come è successo in questi ultimi anni. Se questo ha spesso significato un appesantimento Eppoi, visto quanto è difficile farlo bene, tanto di del nostro lavoro prima che i nuovi arrivati si ren- cappello a chi l’insegnante, nell’ambito scolastico e dessero abbastanza autonomi da essere fattivamente non, lo fa di mestiere, mestiere difficile e spesso mi- di aiuto, è però sempre stato un piacere ogni volta sconosciuto che ha però come contropartita la sod- che il coinvolgimento è stato reale e abbiamo potu- disfazione di aver acceso qualche fiammella qua e là to appurare che ci sono stati dei veri progressi. In e, nel dare, aver ricevuto di sicuro qualcosa. Laura Senserini, laureata in Lettere all’università Sapienza di Roma, ha sempre operato nel settore dell’edi- toria collaborando nel tempo con numerose case editrici. Lavora come caporedattore nella Fazi Editore fin dalla sua fondazione occupandosi di tutte le collane. Immagine di copertina: © Tano D’Amico. 3 rs_ott16.indd 3 03/11/2016 16:16:34 rs_ott16.indd 4 03/11/2016 16:16:34 «La storia è nei tumuli.» Don DeLillo ≠ Le super scuole Mara Accettura, «D» di «la Repubblica», primo ottobre 2016 9 ≠ Anne Sexton scappa, il demone la ripiglia Roberto Galaverni, «la Lettura» del «Corriere della Sera», 2 ottobre 2016 12 ≠ Elena Ferrante, le «tracce» dell’autrice ritrovata Claudio Gatti, «Domenica» di «Il Sole 24 Ore», 2 ottobre 2016 15 ≠ Gli editori di e/o, Sandra Ozzola e Sandro Ferri, rispondono al giornalista Claudio Gatti sull’identità di Elena Ferrante 21 ≠ Lasciate a Ferrante il diritto all’assenza Michele Serra, «la Repubblica», 4 ottobre 2016 22 ≠ Scoop giornalistico o gossip? Parla Claudio Gatti, autore dell’inchiesta su Elena Ferrante Antonio Prudenzano, «Il Libraio», 4 ottobre 2016 24 ≠ Rabbia o euforia, il mondo si divide su
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