Investigación Avanzada. Settori Scientifi
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UNIVERSITÀ DI CAGLIARI UNIVERSIDAD DE SALAMANCA DOTTORATO DI RICERCA IN DOCTORADO EN Storia Moderna e Contemporanea Literatura Española e XXVI ciclo Hispanoamericana: Investigación Avanzada. CULTURA E CIRCOLAZIONE LIBRARIA IN SARDEGNA TRA TARDO MEDIOEVO E PRIMA ETÀ MODERNA. Settori scientifico disciplinari di afferenza M-STO/01. M-STO/02. Presentata da Giuseppe Seche Relatori Olivetta Schena Pedro Manuel Cátedra García Maria Eugenia Cadeddu ❧ Esame finale Anno Accademico 2012 – 2013 UNIVERSITÀ DI CAGLIARI UNIVERSIDAD DE SALAMANCA DOTTORATO DI RICERCA IN DOCTORADO EN Storia Moderna e Contemporanea Literatura Española e XXVI ciclo Hispanoamericana: Investigación Avanzada. CULTURA E CIRCOLAZIONE LIBRARIA IN SARDEGNA TRA TARDO MEDIOEVO E PRIMA ETÀ MODERNA. Settori scientifico disciplinari di afferenza M-STO/01. M-STO/02. Presentata da Giuseppe Seche Relatori Olivetta Schena Pedro Manuel Cátedra García Maria Eugenia Cadeddu ❧ Esame finale Anno Accademico 2012 – 2013 ❧ Ai miei genitori, per il sostegno e l’aiuto che mai mi hanno fatto mancare. PRESENTAZIONE. Questa tesi è il frutto di una ricerca portata avanti in tre anni presso le Università di Cagliari e Salamanca, nell’ambito del Dottorato in Storia Moderna e Contemporanea e del Doctorado en Literatura Española e Hispanoamericana: Investigación avanzada. Finanziato dal Dipartimento Tecnologie dell’Informazione e delle Comunicazioni del Consiglio Nazionale delle Ricerche e inserito all’interno del Progetto Migrazioni, lo studio prende spunto dalla considerazione di Tullio Gregory, secondo cui «i fenomeni migratori sono anzitutto trasferimenti di conoscenze ed esperienze culturali, di libri, di autori, di traduzioni, di trascrizioni in sempre nuovi contesti. Ogni migrazione è anzitutto una translatio studiorum»1. In condivisione con tale affermazione, obiettivo del presente lavoro è quello di contribuire a migliorare le conoscenze sulla storia culturale della Sardegna tra la fine del XV e il XVI secolo, soffermando l’attenzione sulla circolazione libraria. Dopo una lunga e sanguinosa guerra, nel 1409 l’isola uscì definitivamente dal periodo giudicale per diventare un Regno della Corona d’Aragona e, più tardi, dell’Impero spagnolo. Partendo da questa nuova cornice istituzionale, la classe dirigente e intellettuale locale iniziò un percorso che avrebbe portato l’isola a porsi come soggetto politico e culturale autonomo nel più generale contesto iberico. Secondo Maurizio Virdis, che parte dallo studio dei testi letterari, nel Cinquecento si sperimentarono quei processi intellettuali che avrebbero permesso al Regno di «avere i suoi segni di riconoscimento» e una propria «soggettualità»2: propria geografia, propria storia, propria lingua e letteratura, proprio diritto. A proposito dell’operazione di Gerolamo Araolla, capace di dare spessore letterario alla lingua sarda, Virdis scrive che si trattò di «una novità in termini di coscienza politica culturale: fu l’affermazione – per il tramite della lingua, e letteraria – della volutamente scoperta soggettività, storica, forse ancora non nazionale, ma certamente civile e culturale, di una Sardegna che, istituzione politica regia, vuole dare stoffa preziosa e sostanza concreta a questo suo essere, a questo suo stare nel mondo. Una Sardegna che non è ripiegata su se stessa sotto il dominio straniero, come la storiografia postottocentesca pretendeva e come invece la nostra storiografia attuale va smentendo, ma che va, tanto quietamente quanto dinamicamente incubando il seme della propria autocoscienza, della propria storia e geografia, delle proprie istituzioni e giurisdizione»3. E in questa prospettiva 1 Così Tullio Gregory nel Documento programmatico sul Progetto Migrazioni, CNR – Dipartimento Identità culturale. 2 Maurizio Virdis, La nascita della Sardegna quale soggetto storico e culturale nel secolo XVI, in Questioni di letteratura sarda, a cura di P. Serra, Milano, 2012, pp. 61-100: 79. 3 Virdis, La nascita della Sardegna, p. 97. si possono inserire i lavori di Giovanni Francesco Fara, interamente dedicati all’isola, alle sue caratteristiche storiche, geografiche e culturali; stessa cosa si dica per le due raccolte di Capitols de cort voluti dallo Stamento militare che, secondo Francesco Manconi, furono i primi strumenti preparati dalla classe dirigente sarda per porre rimedio ai vuoti costituzionali che indebolivano il Regno davanti alle pretese della Monarchia4. In un’epoca di tali mutamenti, è parso importante dedicare attenzione alla diffusione e circolazione del libro a stampa nelle biblioteche private isolane, i cui titoli possono offrire spunti sui passaggi e sui trasferimenti di idee e, in definitiva, sulla cornice intellettuale entro la quale si muoveva la società sarda. Utilizzando la fonte notarile, e in particolare gli inventari post mortem, nella prima parte del lavoro si sono ricostruite sessantadue biblioteche private. Il pregio di questo corpus sta nel rappresentare le diverse componenti sociali, dai sacerdoti ai vescovi, dai notai a grandi giuristi, dai piccoli commercianti ai grandi mercanti internazionali, passando per medici e chirurghi, membri dell’amministrazione cittadina e della nobiltà, militari e donne. La scelta di centrare la ricerca sulla città di Cagliari è stata obbligata: è l’unico centro dell’isola a offrire un corpus uniforme di documentazione per il periodo prescelto. Il lavoro è in gran parte basato sulla consultazione di 120 (su 157) registri della sezione Atti notarili legati della Tappa di insinuazione di Cagliari, e 31 della sezione Atti notarili sciolti dell’Archivio di Stato di Cagliari. Rispetto ad altre realtà europee, in cui sono state effettuate simili ricerche, si segnala che solo nel caso di un notaio (su 43) i registri sono ordinati secondo tipologia documentaria: negli altri, si è dovuto fare lo spoglio di ogni singolo volume, fatto che ha drasticamente allungato i tempi della ricerca archivistica. A questo materiale si sono poi aggiunte brevi ma fruttuose incursioni nell’Archivio Storico della Diocesi di Cagliari. Dei sessantadue inventari così individuati, dieci appartengono a religiosi, sette a giuristi, quattro a medici o operatori della sanità, dieci a donne, sette a nobili, e sei ad altre categorie, per un totale di oltre 5000 volumi censiti e circa 1260 autori diversi. In alcuni casi, l’analisi ha permesso di ricostruire brevi profili biografici dei possessori di libri, consentendo di evidenziare le relazioni familiari e professionali intercorse tra di essi. Partendo dalle relazioni di vendita dei patrimoni, è poi stato possibile soffermarsi sul tema dell’approvvigionamento e del mercato del libro, argomento che fino a questo momento era stato poco considerato dalla storiografia, evidenziando le figure di librai, mercanti e altri intermediari. 4 Francesco Manconi, La Sardegna al tempo degli Asburgo, Nuoro, 2010, pp. 248-249. Su questa prima parte del lavoro si innesta la seconda, dedicata alla produzione editoriale sarda tra il 1566 e il 1600. La presenza delle biblioteche private segnalate, indice della domanda che arrivava dal mercato isolano, permette di spiegare meglio l’impresa compiuta da Nicolò Canyelles, promotore della prima officina tipografica stabile. Fu questa un’innovazione sensazionale per l’isola, una vera e propria rivoluzione le cui conseguenze, probabilmente, non sono ancora state comprese a fondo5. I macchinari, che forse assieme ai cannoni erano quanto di più tecnologico si potesse trovare nella Sardegna di quegli anni, rappresentarono uno straordinario strumento per la diffusione delle informazioni e delle conoscenze. Al progetto parteciparono, a vario titolo, gli esponenti del potere statale e religioso, ma anche gli intellettuali locali o quelli che, per diverse questioni, si trovarono a operare nell’isola. Alle considerazioni sugli aspetti tecnici dell’attività tipografica, seguono quelli sul mercato delle edizioni sarde e sulla loro diffusione. L’analisi della tradizione editoriale e delle traduzioni ha inoltre permesso di segnalare come la tipografia fu un mezzo di passaggio dei testi tra le due sponde del Mediterraneo, quella iberica e quella italiana. Allo studio è stato poi allegato un contributo agli Annali, in cui si descrivono le 86 edizioni censite sulla base dell’analisi di 190 esemplari e della documentazione d’archivio. Il lavoro ha permesso di arricchire le conoscenze sulla produzione editoriale della tipografia in questione, individuando nuove edizioni ed esemplari, e integra quel lavoro ancora magistrale che Luigi Balsamo realizzò nel 19686. La tesi si chiude con un Apparato illustrativo in cui sono state raccolte le incisioni, i fregi e le iniziali silografiche censite nelle edizioni esaminate, il cui obiettivo è quello di fornire le coordinate per un futuro riconoscimento di altre edizioni o prodotti realizzati nella tipografia sarda. Nel presentare questo lavoro vorrei ringraziare la professoressa Olivetta Schena e la dottoressa Maria Eugenia Cadeddu, per avermi permesso di affrontare un tema tanto complesso quanto importante e affascinante e per avermi seguito in tutte le fasi della ricerca; il professor Pedro Manuel Cátedra García, da sempre innamorato della Sardegna, per la pazienza nel dirigere questa tesi e per avermi calorosamente accolto a Salamanca nel suo indimenticabile studio del Palazzo Anaya. Tutti i colleghi, ormai amici, che mi hanno accompagnato in questi tre anni di dottorato. Infine dedico questo lavoro ai miei genitori: è grazie a loro se riuscirò a raggiungere questo risultato, ed è a loro che devo l’amore per