Egidio Pilia Opere Edite
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EGIDIO PILIA OPERE EDITE L’AUTONOMIA SARDA BASI LIMITI E FORME L’Autonomia Sarda. Basi limiti e formeI Amate la vostra patria che è l’Italia, la vostra culla che è la Sardegna, la povera, la buona, la leale Sardegna, che i Re hanno sempre tradita e che non risorgerà se non sotto una bandiera di popoloII. Giuseppe Mazzini I Mentre si vanno maturando a traversoIII ore di torbida pas- sione e di crisi ansiosa le sorti del nuovo ordinamento politico dell’Italia e dell’Europa tutta, noi sardi ci apprestiamo a celebra- re il quinto centenario dei nostri gloriosi StamentiIV, facendoci avanti a richiedere con gesto semplice ma sicuro, grave ma de- ciso, la nostra antica autonomia regionale. I L’autonomia sarda. Basi limiti e forme fu pubblicato a Cagliari, nel 1920, per i tipi della Tipografia Melis (M). II “A Sassari il partito repubblicano avrebbe governato la città praticamente sino alla Prima guerra mondiale. Il suo capo era Gavino Soro Pirino, una figura quasi leggendaria. Nel 1870 era stato eletto al Parlamento, ma aveva rinunciato al mandato per non dovere giurare fedeltà al re. Quello stesso anno Mazzini scrisse da uno dei suoi tanti nascondigli una lettera in risposa ai saluti dei figlio- letti dell’avvocato sassarese, Elvira e Ausonio: «L’abbraccio dell’infanzia e della vecchiaia mi è sempre sembrato una cosa santa. M’è parso, leggendo, come se l’ali di due angioletti s’agitassero per carezzarmi e proteggermi. Rimanete tali per lunghi anni. Amate la vostra patria che è l’Italia, la vostra culla che è la Sar- degna, la povera e buona e leale Sardegna che i Re hanno sempre tradito e che non risorgerà se non sotto una bandiera di popolo»” (M. Brigaglia, Mazzini infiammò l’isola contro la tirannia, in “La Nuova Sardegna”, 23 maggio 2005, p. 9). III Variante → attraverso. IV Gli Stamenti erano i rami (o bracci) del Parlamento del Regno di Sardegna: Stamento militare, Stamento ecclesiastico e Stamento reale (composto dai rap- presentanti delle città regie). 6 EGIDIO PILIA È una verità nuda e sublime e pure molti in Italia si adonta- no del nostro movimentoV, molti ci irridono. È doloroso tutto ciò, sebbene per noi sardi, abituati pur troppo ai malintesi, non deveVI sembrare che naturale. La Sardegna, spaventosamente sola sulla superficie della ter- ra, è apparsa sempre ed a tutti circondata di silenzio e di miste- ro, tanto da parere anche a noi stessi morta, se un senso intimo non ci avvertisse, che la sua anima è solamente addormentata, come quella di tutti i grandi popoli, che ebbero una civiltà e la perdettero. Chi osserva con occhio di studioso i suoi movimenti, da una cosa sopratutto rimane colpito ed impressionatoVII, ed è che gli sforzi, che essa compie per affiorare nuovamente alla soglia del- la vita, in questo insanguinato tramonto di una civiltà, coinci- dono con quelli di tutte le grandi terre, che vissero il loro ciclo storico e lo sentono ritornare sull’ala del tempo, si chiamino esse Egitto, India, Irlanda, Sardegna o Sicilia. Basterebbe que- sta sola constatazioneVIII per spegnere sul labbro degli scettici il sorriso amaro del compatimento e convincere le classi dirigen- ti, che il nostro movimento è frutto di una fatalità storica, che marcia con passo deciso. Da un secolo noi assistiamo a questo fenomeno di piccoli gruppi etnici, che vanno rivendicando la loro libertà, il Belgio, la Grecia, la RumeniaIX, la Serbia, la Bulgaria, la Norvegia, ieri la Polonia, oggi l’Irlanda, domani la Sardegna. Non v’ha dubbio. Le nazioni sono immortali, qualunque prova esse attraversino ed anche per la Sardegna sta per spuntare il giorno in cui il si- stema dei rapporti intercedenti con l’Italia dovrà essere modifi- cato, compatibilmente con l’unità dello Stato, in modo più con- V Si riferisce al movimento combattentistico da cui, nel 1921, sarebbe nato il Partito Sardo d’Azione (PSd’A). VI M deva VII M impressinato VIII M contastazione IX I principati uniti di Moldavia e Valacchia. L’Autonomia Sarda. Basi limiti e forme 7 sono alla natura del nostro popolo e più rispondente ai nostri bisogni. Non si illudano gli Italiani! E non disperino i Sardi, se la nostra razza, come quella che più a lungo ha dormito il suo sonno secolare, va ritrovando solo lentamente e faticosamente quella sua anima, che era bella e forte di indomita fierezza quando gli Italici andavano ancora brancolando affannosamente attorno, fra la nascita e l’alba della loro vita. Per chi conosce la storia e la psicologia sarda il feno- meno è pienamente naturale. L’anima sarda, lenta e tarda non parla che a distanza di secoli e con solennità ieratica la sua pa- rola, che ieri suonava Nuraghe, IolaoX, AmsicoraXI, EleonoraXII, AngioyXIII e che domani suonerà Autonomia. E stiano vigili i Sardi! Il problema sardo, intimamente con- nesso, nel suo lato politico, con gli avvenimenti dell’Italia pe- ninsulare, potrebbe venire sul tappeto della discussione prima ancora che noi possiamo pensare. Guai a noi allora, se, vittime ancora una volta di vuoti e vieti sentimentalismi, avessimo a trovarci, in una eventuale revisione dei valori nazionali, impre- parati alla trattazione obbiettiva dei nostri interessi, costretti ancora una volta a lasciarci rimorchiare dai più scaltri ed a la- sciarci sfruttare dai più furbi fratelli d’oltre mare. Ecco perché ho creduto non inopportuno tracciare a gran- di linee il problema dell’Autonomia Sarda mettendo davanti agli occhi di chi legge un quadro più che mi è stato possibile completo, in cui lo studio dei caratteri etnici del nostro popolo è integrato con le linee generali della nostra storia, con i dati statistici relativi alle nostre condizioni economiche e sociali, af- finché da una migliore conoscenza e da una più esatta visione X Eroe greco, nipote di Ercole che, secondo Diodoro Siculo, operò in Sardegna; chiamò l’architetto Dedalo e dando così inizio alla costruzione dei nuraghi. XI Eroe della lotta contro i Romani. XII Eleonora Giudicessa d’Arborea (1340-1404), nel 1392 pubblicò la Carta de Logu. XIII Giovanni Maria Angioy (1751-1808), Giudice della Reale Udienza, Alternos viceregio. Nel 1796 capeggiò una rivolta democratica e antufeudale. Considera- to “ribelle alla monarchia”, riparò in esilio a Parigi. 8 EGIDIO PILIA della fisionomia singolare della nostra terra, chiaramente emer- ga tutta la ragionevolezza della riforma che invochiamo. Scopo di volgarizzazione quindi principalmente se non unicamente, affinché il grido di Autonomia, che oggi ancora sommessamente, come il dolore millenario di questo non più rassegnato popolo nostro comporta, si leva, si spande, si allarga, incomposto e privo di un contenuto ben precisato, dalle città e più dalle ville della Sardegna, trovi finalmente la sua parola e la sua via, per modo che non vi sia paura che abbia nell’oscuro domani, a fremere in voce di riscossa caotica e tumultuaria, a danno ancora una volta nostro ed a beneficio di chi spera di continuare a speculare, come per il passato, sul dissenso e sulla discordia dei Sardi. II In ogni momento storico noi possiamo indagare e conosce- re a perfezione il carattere di un popolo, pensandolo come la ricapitolazione e la somma di tutto quello che esso ha sentito e sofferto nel corso dei secoli, o per adoperare una fresca ima- gineXIV del Taine, come un viaggiatore il cui bagaglio sia an- dato mano mano crescendo durante un lungo viaggio, fino a diventare tanto pesante che gli riesca assolutamente impossibile liberarsene, perché ogni momento che passa contribuisce a ren- derlo più gravoso. La rievocazione a grandi linee della storia sarda dalle più re- mote origini fino ai tempi moderni, ha quindi il precipuo e solo intento di mettere in luce come il carattere primigenio della raz- za sarda si sia mantenuto integro a traverso tanto variare di evi e di eventi, e come le istituzioni autonome, fiorite e consolidatesi nella nostra terra fin dalla più oscura e remota antichità, siano state sempre difese con tenacia e fortuna, contro la prepotenza degli invasori, contro la minaccia dei barbari dilaganti intorno, contro le insidie delle signorie feudali, contro la forza degli Ara- gonesi, contro lo sfruttamento dei Piemontesi e degli Italiani. Dal giorno in cui nelle oscure età geologiche, la Sardegna XIV Variante → immagine. L’Autonomia Sarda. Basi limiti e forme 9 spinse fuori dalle acque del suo mare la massa serpeggiante dalle creste granitiche e schistose delle sue montagne e le sue pendici si scoscesero e si diruparono in rocce a picco, in gole profonde e misteriose, portando in vetta ai monti gli strati cal- cariXV degli abissi dell’oceano primigenio, la Sardegna mostrò al sole una impronta tutta sua soggettiva. Unico residuo nella regione geografica Italiana di quella misteriosa Atlantide abitata da popolazioni civili e industriose, un dì sommersaXVI dalle acque del mare, di cui troviamo altri ruderi cospicui nel gruppo dei monti Maures, nelle isole Hjeres, in Provenza, nell’altipiano centrale Iberico (Meseta) e in quello Marocchino settentrionale, la nostra isola presenta ancora alla ricerca dei moderni studiosi i caratteri infallibili della sua ori- gine Africana1. L’Italia continentale e la Sicilia, terre giovani, emerse dai flutti per effetto del corrugamento Alpino-AppenninicoXVII, non hanno niente da vedere geologicamente con la Sardegna. Il Pais2, basandosi sopratutto su alcuni passi di Pausania, ha corroborato di validi argomenti questa tesi dell’origine dei sardi dagli antichi Libici, suggellandola con l’autorità del suo nome e con il sussidio della sua critica poderosa. Vi è poi, a conferma e a riprova di questa tesi, tutta una se- rie di caratteristiche fisiche di una terribile eloquenza. La sin- golare lunghezza delle coste Sarde in relazione alla superficie (un chilometro di costa per 15,5 Kmq.