La Campagna Di Russia 1941-43: Rassegna Bibliografica
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LA CAMPAGNA DI RUSSIA 1941-43: RASSEGNA BIBLIOGRAFICA I. In una nostra recente rassegna sulle grandi linee della produzione storiografica e memorialistica dedicata alla guerra italiana 1940-43 \ ab biamo avuto modo di osservare che, a distanza di 20-25 anni dagli avve nimenti, la storia della partecipazione italiana alla seconda guerra mon diale è ancora quasi tutta da fare, poiché scarseggiano sintesi d’insieme sufficientemente ampie e critiche, studi approfonditi sulle singole cam pagne o battaglie, repertori delle fonti edite ed archivistiche. Con questo nostro studio intendiamo portare un contributo agli studi bibliografici, fortemente trascurati, che pure rappresentano la base necessaria di una più ampia ricostruzione. Abbiamo scelto come tema la campagna di Russia (più esattamente la partecipazione italiana alla guerra russo-tedesca) che ha suscitato acri polemiche (tutt’altro che scevre da pregiudizi e preoc cupazioni politiche) ed un numero notevolissimo di studi e soprattutto di memorie, con successi editoriali anche recenti che documentano la sen sibilità del pubblico. Si è quindi parlato molto della campagna di Russia, per lo meno in relazione ad altri teatri su cui operarono contingenti ita liani numericamente assai più forti, ed una messa a punto delle principali questioni ci sembra perciò di un qualche interesse. Richiamiamo brevemente i fatti. La partecipazione italiana fu inizia tiva personale di Mussolini e di 'Ciano, dovuta a ragioni di prestigio ed a preoccupazioni per il futuro assetto post-bellico : il desiderio di rendere all’amico Hitler l’aiuto prestato dalle truppe tedesche in Africa Setten trionale (restituzione piuttosto formale, dato il diverso peso delle forze in campo), l’esigenza di essere presenti sul teatro della lotta antibolscevica e di partecipare ad una vittoria che si immaginava pronta e colossale, il tentativo di crearsi meriti e pegni per la determinazione delle sfere d’in fluenza. A questa iniziativa furono contrari Hitler ed i comandi militari italiani, che giustamente la giudicavano una dispersione di forze, ma en trambe le resistenze furono puramente formali e nel luglio 1941 fu ini ziato il trasporto ferroviario del Corpo di spedizione italiano in Russia (CSIR) su tre divisioni scelte e rinforzate al comando del gen. Messe. Queste truppe dovettero lottare in un primo tempo soprattutto contro ostacoli logistici, sostenendo poi con successo nell’inverno alcuni attacchi sovietici, violenti ma territorialmente limitati. Contro ogni logica militare, nel 1942 furono inviate in Russia altre 6 divisioni (poi diventate 7), dando origine all’ARMIR (Armata italiana in Russia o 8a armata), comandata dal gen. Gariboldi, che, dopo alcuni duri 1 1 G. R ochat, Recenti pubblicazioni sulla guerra italiana 1940-43, « Nuova Rivista Storica », 1964, fase. V -V I, pp. 638-46. Ô2 Giorgio Rochat combattimenti estivi, assunse in autunno la difesa di un settore di 270 km. sul Don, con uno schieramento debolissimo e privo di riserve (in ottem peranza ai piani tedeschi, che sottovalutavano le possibilità russe). A metà dicembre una possente offensiva sovietica travolse il fronte, costringendo 6 divisioni ad una disastrosa ritirata; a metà gennaio anche le divisioni alpine dovettero ripiegare e furono praticamente distrutte. Nella battaglia l’ARMlR perse 85.000 uomini tra morti e dispersi e 30.000 feriti e conge lati, cioè gran parte delle truppe combattenti; cessava quindi di esistere come grande unità, per rientrare in Italia in primavera. Solo poco più di 12.000 prigionieri, su un totale di circa 50.000 uomini caduti in mano ai russi, rimpatriarono nel 1945-46, dando esca ad una violenta campagna anticomunista e parallelamente a dure accuse ai comandi militari italiani per il crollo dell’armata italiana sul Don. E’ appunto all’entità del disastro, alle accuse ed alle polemiche del dopoguerra che si deve la rapida pubblicazione di una relazione ufficiale sulla campagna (sia pure in veste provvisoria): entro due anni dalla fine del conflitto apparvero due volumi dell’Ufficio Storico dello Stato Mag giore dell’esercito, cui si aggiunse autorevolmente un volume del mare sciallo Messe, relativo alle operazioni dal luglio 1941 all’ottobre 1942. Si consideri che, a distanza di 20 anni dalla fine del conflitto, l’Ufficio Sto rico non ha ancora completato la serie di volumi sulla guerra in Africa Settentrionale e neppure iniziato quella sulla guerra alla Grecia e l’occu pazione balcanica, e che tra i comandanti italiani il solo Messe ha sentito il bisogno di scrivere la storia delle operazioni da lui dirette : e la docu mentazione di cui disponiamo apparirà subito eccezionale, almeno in con fronto a quella esistente per gli altri fronti italiani. Un primo volumetto di 70 pagine vide la luce nel settembre 1946: L ’8a armata, italiana nella seconda battaglia difensiva sul D on2, cioè nei combattimenti dell’inverno 1942-43: un’opera affrettata ed incompleta, condotta solo sulle relazioni degli ufficiali superstiti, ovviamente apolo getiche. Non fu valorizzata la documentazione proveniente dai più alti comandi, nè si cercò di integrare le relazioni esistenti con l’interrogatorio sistematico dei reduci; infine, come in tutte le opere successive, furono ignorate le fonti russe e tedesche. La narrazione è quindi lacunosa: basti ricordare che viene descritto il ripiegamento della divisione Tridentina, ma non si parla delle vicende delle altre divisione del Corpo d’armata alpino che in nota e col condizionale3, perchè il grosso di queste unità venne catturato dai russi. Tuttavia, non l’insufficienza della documentazione è il difetto prin cipale dell’opera, bensì la mancata analisi delle cause della rotta. Una sola, la maggiore, viene messa in luce: l’errore strategico dei comandi tedeschi, che imposero uno schieramento troppo debole ed esteso. Ma la 2 Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, Ministero della Guerra: L’8a armata italiana nella seconda battaglia difensiva sul Don (11 dicem bre 1942- - 31 gen naio 1943), Roma, Tip. Regionale 1946, pp. 70. 3 L ’ 8a armata, op. cit., pp. 53-54. La campagna eh Russia 1941-43: Rassegna bibliografica 63 relazione delPUfficio Storico sorvola sull’operato dei comandi italiani, nel periodo della preparazione ed in quello dei combattimenti : viene così sot tratto al giudizio storico una parte fondamentale degli avvenimenti, per la fretta con cui fu compiuta la stesura dell’opera e per un malinteso senso dell’onore militare e della tradizione- Lo stesso silenzio copre troppi mo menti della ritirata; è noto (e lo troveremo nella memorialistica) che molti reparti si sbandarono nelle marce disperate per sfuggire ai russi, ma ciò compare solo di sfuggita nella relazione ufficiale, che è invece pronta a bollare ripetutamente il comportamento egoistico dei reparti tedeschi, i quali, di prepotenza in prepotenza, giunsero fino ad usare le armi contro gli alleati italiani. Il volume fornisce cifre generali sulle perdite, ma evita di dare informazioni troppo precise: per es. le perdite delle singole divi sioni non sono rapportate alla loro consistenza alla vigilia dell’offensiva, nè la cifra globale di 222.000 soldati e 7000 ufficiali in Russia viene sud divisa tra unità combattenti e servizi. Manca persino un elenco delle unità dell’ARMIR che scenda sotto la divisione! Più completo il volume dedicato nel 1947 a Le operazioni del CSIR e dell’ARMIR dal giugno 1941 all’ottobre 19 4 24, ma ugualmente reti cente su vari problemi. In questo periodo le truppe italiane non conob bero insuccessi e le relazioni consegnate agli archivi sono numerose e com plete, quindi il racconto è più dettagliato ed in complesso soddisfacente per lo meno per quanto riguarda le operazioni; mancano però sempre sta tistiche analitiche, un elenco delle unità italiane, cifre sull’armamento dei reparti italiani e dati sull’efficacia delle armi, come pure informazioni sulle retrovie italiane, dallo1 svolgimento dei servizi alla lotta antipartigiana. I tedeschi vengono1 accusati di gravi inadempienze nella consegna dei ri fornimenti pattuiti e nella messa a disposizione dei treni per il collega mento con l’Italia, e di avere tentato di sfruttare i reparti italiani senza tener conto della loro inferiore disponibilità di mezzi; ma naturalmente l’esito positivo delle operazioni non permette che affiorino forti motivi di dissenso. Ugualmente assente un inquadramento dell’invio del CSIR nella condotta italiana della guerra. In conclusione, entrambi i volumi del l’Ufficio Storico trattano solo la condotta delle operazioni, sulla base esclu sivamente delle relazioni dei comandi responsabili e con lacune notevoli per il periodo più drammatico, ed evitano un esame critico della parteci pazione italiana e della rotta sul Don, rigettando sui tedeschi accuse che, per quanto giustificate, vengono esageratamente sottolineate dal silenzio sulle responsabilità dei comandi italiani. Anche il volume del maresciallo Messe5 comprende essenzialmente la narrazione delle operazioni delle sue truppe (prima il CSIR, poi il 4 Ufficio Storico dello Stato Maggiore Esercito, Ministero della Difesa: Le operazioni del CSIR e dell’ARMIR dal giugno 1941 all’ottobre 1942, Roma, Tip. Regionale 1947, pp. 2i 1. Si noti come il volume edito per primo tratti l’ultimo periodo della campagna e come tra i due volumi rimanga un mese di vuoto. 5 G. Me sse , La guerra al fronte russo. Il CSIR, Milano, Rizzoli 1947, pp. 253; 4a ediz. riveduta, accresciuta e aggiornata, 1964, pp* 39^- Il volume è appesan tito da una appendice sulla sorte dei dispersi dell’ARMIR, infelice esempio di polemica politica tendenziosa fino alla forzatura delle fonti. 64 Giorgio Rochat XXXV0 Corpo d’armata, dal luglio 1941 all’ottobre 1942), ma le inqua- dra nella sua molteplice attività di comandante. Le difficoltà logistiche, l’insufficienza deH’armamento e dell’equipaggiamento, lo scarso aiuto avuto dai comandi italiani e tedeschi, non vengono taciuti, perchè valgano a far risaltare la bravura delle truppe e dei quadri; inoltre il maresciallo tratta anche problemi come la sicurezza delle retrovie, la sorte dei pri gionieri russi, il morale degli uomini e l’infelice metodo di avvicenda- mento.