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Anthropotes RIVISTA DI STUDI SULLA PERSONA E LA FAMIGLIA 2012 XXVIII 2 ANTHROPOTES Rivista ufficiale del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia Direttore Scientifico: Livio Melina Direttore Editoriale: José Noriega Comitato dei Consulenti: Carl A. Anderson (Washington, D.C.); Domingo Basso (Buenos Aires); S. E. Mons. Jean Louis Brugues (Roma); Carlo Cardinal Caffarra (Bologna); Roberto Colombo (Roma); John Finnis (Oxford); Luke Gormally (London); José Granados (Roma); Stanislaw Grygiel (Roma); Stephan Kampowski (Roma); S. E. Mons. Jean Laffitte (Roma); Antonio Lopez (Washington, D.C.); Nikolaus Lobkowicz (Eichstätt); Gilfredo Marengo (Roma); Pedro Morandé Court (Santiago de Chile); S. E. Mons. Gerhard L. Müller (Roma); Bruno Ognibeni (Roma); Marc Cardinal Ouellet (Roma); S. E. Mons. Juan Antonio Reig Plá (Alcalá de Henares); David Schindler (Washington, D.C.); Angelo Cardinal Scola (Milano); Andrej Szostek (Lublino); Pedro Juan Viladrich (Pamplona); Gianfrancesco Zuanazzi (Verona). Redazione: Prof. José Noriega, Pontificio Istituto Giovanni Paolo II Piazza San Giovanni in Laterano, 4 – 00120 Città del Vaticano Tel.: ++39 06698 95 535 - Fax: ++39 06698 86 103 E-mail: [email protected] Internet: http://www.istitutogp2.it/anthropotes.htm Segretaria di Redazione: Susanna Befani Abbonamenti: Edizioni Cantagalli srl Via Massetana Romana, 12 – C.P. 155 – 53100 SIENA Te l. ++39 0577/42102 - Fax ++39 0577 45363 E-mail: [email protected] Pagina web: www.edizionicantagalli.com/anthropotes Il versamento delle quote degli abbonamenti può essere effettuato con le seguenti modalità: Payment can be done by: Le payement du tarif peut être effectué avec les moyens suivants: El pago de la tarifa puede ser efectuado de las siguientes formas: – tramite bonifico bancario Banca di Credito Cooperativo di Sovicille – Siena Codice IBAN: IT94 G088 8514 2000 0000 0021 350 - Codice SWIFT (=BIC): ICRAIT3FOL0 Intestato a / in favour of / au nom de / a favor de Edizioni Cantagalli Srl, Via Massetana Romana, 12 – 53100 Siena Specificando come causale del versamento “Abbonamento Anthropotes”. – tramite versamento su c.c.p. 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Ladaria, “Caro salutis est cardo” 327 J. Granados, Bonaventure and Aquinas on Marriage: between Creation and Redemption 339 O. Got¸ia, Il dipinto dell’anima. Quale orizzonte per l’educazione alle virtù? 361 S Y. Kim, Amor operat matrimonium e matrimonium operat amorem 379 J. Wallace, Charity as the Source of Christ’s Action. The Synthesis of St Thomas Aquinas 411 I. Serrada Sotil, Interpretar la acción sexual: una hermenéutica simbólica a partir de Paul Ricoeur 435 A. Lickteig, Human Flourishing and the Family: What does Alasdair MacIntyre have to say? 483 P. A. Smith, Filiation in Ratzinger: Towards an Understanding of the Filial Meaning of the Body 513 Vita dell’Istituto 543 Indice annata 2012 573 © copyright 2013 Edizioni Cantagalli s.r.l. Via Massetana Romana, 12 Siena ISBN 978-88-8272-862-5 ARTICOLI Anthropotes 28 (2012) 327-338 “Caro salutis est cardo”* Luis F. Ladaria** Sin dal primo momento della creazione, trattando appunto dell’uomo e della donna che si uniscono in matrimonio, l’Autore sacro dice: «i due saranno un’unica carne» (Gen 2,24). Alla luce di Cristo, Paolo ci ha spiegato che questa parola della Genesi raggiunge il suo pieno significato se si tiene presente l’unione di Cristo, il Figlio di Dio fatto carne, con la sua Chiesa (cfr. Ef 5,32). Farò dunque una breve riflessione sul tema della carne nell’econo- mia della salvezza, quel corpo umano plasmato all’inizio dalla polvere della terra, chiamato a partecipare della vita divina nella risurrezione fi- nale a immagine del Cristo, primogenito fra i morti (cfr. Col 1,18; cfr. Rm 8,29) e primizia dei risorti (1 Cor 15,23). 1. Et Verbum caro factum est et habitavit in nobis (GV 1,14) L’incarnazione del Figlio di Dio e la sua morte sulla croce che l’incar- nazione ha reso possibile, sono state fin dai primi tempi del Cristiane- simo motivo di difficoltà e pietra di scandalo. Com’è possibile che Dio muoia sulla croce e, più a monte, come è possibile che si faccia uomo, * Lectio doctoralis in occasione del Dottorato honoris causa conferitogli dal Pontificio Istituto Giovanni Paolo II il 28 novembre 2012. ** Arcivescovo titolare di Thibica, Segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede. 327 Luis F. Ladaria che assuma la nostra carne debole e addirittura mortale? Per sua natu- ra, “Colui che è” non può morire, perciò ha assunto da noi ciò che gli permette di morire. «Non enim habebat a semetipso unde moreretur pro nobis, nisi mortalem carnem sumpsisset ex nobis. Sic immortalis mori potuit, sic vitam donare mortalibus voluit (Non aveva da sé da dove potesse morire per noi, se non avesse assunto da noi la carne mortale. Così poté morire l’immortale, così volle dare la vita ai mortali»1. Da noi ha preso ciò che la sua natura divina non gli permetteva: la possibilità di morire per noi. Incarnazione e morte di croce diventano così due misteri intimamente collegati. L’incarnazione offre la possibilità della morte, il disegno divino dell’amore portato fino alla fine è la ragion d’essere dell’incarnazione, perché il Figlio, in obbedienza al mandato del Padre, voleva in questo modo darci la vita. Tertulliano aveva già intuito questo collegamento intimo fra l’inizio e la fine della vita mortale di Gesù: Qual è la cosa più indegna di Dio o di che cosa si deve maggiormente vergognare? Di nascere o di morire? Di portare la carne o di portare la croce? Di essere circonciso o di essere crocifisso? Di essere posato in una culla o di essere deposto in un sepolcro […] Il Figlio di Dio fu crocifisso: non mi vergogno perché bisogna vergognarsi. Il Figlio di Dio è morto; è credibile perché è incredibile […] Però come saranno vere queste cose in Cristo se Cristo morto non fu vero, se non portò veramente in sé ciò che poteva essere appeso in croce, morto, sepolto e risuscitato2. Soltanto perché Gesù ha assunto la carne potevano aver luogo i mi- steri della nostra salvezza. «Caro salutis est cardo», la carne è il cardine della salvezza secondo la nota formulazione dello stesso Tertulliano3. Senza l’incarnazione di Cristo, senza l’assunzione della carne non c’è né morte né risurrezione, non possono aver luogo i grandi misteri della nostra salvezza. 1. S. Agostino, Sermo Guelferbytanus 3 (PLS 2,545). 2. Tertulliano, De carne Christi 5,1-8 (CCL 2, 880-882). 3. Id., De resurrectione mortuorum 8,2 (CCL 2, 931). Ireneo di Lione, Adv. Haer. III 10,3 (SCh 211,124): «Etenim Salvator quidem, quoniam Filius et Verbum Dei; Salutare autem, quoniam Spiritus, Spiritus enim, inquit, faciei nostrae Christus Dominus (Lam 4,20); Salus autem quoniam caro: Verbum caro factum est et habitavit in nobis (Jn 1,14)». 328 “Caro salutis est cardo” La soteriologia e l’antropologia sono necessariamente in relazione. Cristo ci ha salvato nella sua carne, nella sua umanità, e ha salvato l’uomo intero, anima e corpo. Il messaggio cristiano, senza misconoscere gli altri aspetti e elementi, ha insistito sulla novità della risurrezione di Cristo, «costituito Figlio di Dio in potenza secondo lo Spirito di santità, in virtù della risurrezione dei morti» (Rm 1,4), che, «pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza da quello che patì e, reso perfetto, divenne causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono» (Eb 5,8). La perfezione di Gesù diventa la salvezza per coloro che gli obbediscono. Perciò la salvez- za definitiva che Cristo ci porta con la sua carne, in virtù della sua morte e risurrezione, è la configurazione con Cristo risorto. La risurrezione di Cristo è la causa e il modello della nostra (cfr. 1 Cor 15,20-23.49; Fil 3,21; Col 3,4; 1 Ts 4,16-18). La salvezza che Cristo ci offre è la parteci- pazione alla sua stessa vita divina, quella che, perfetto nella sua obbedien- za, egli ha raggiunto nella sua carne: egli fu morto, sepolto e risuscitato in ciò che da noi aveva assunto4, nella sua umanità intera certamente, ma della quale si sottolinea specificamente la dimensione corporea. La salvezza e la pienezza dell’essere umano sono la partecipazione alla gloria di Cristo, che egli possiede nell’umanità assunta, dalla quale non si è mai separato e non si separerà (quod semel assumpsit, nunquam dimisit). Il Figlio di Dio, dal momento della sua incarnazione e per sempre, esiste come Dio e uomo, come Figlio eterno del Padre e come capo dell’umanità. Perciò Cristo non è soltanto il nostro salvatore, ma è anche la nostra salvezza, poiché la sua vita è diventata la nostra. La tradizione cristiana, infatti, ci ha sempre parlato di un’unione molto intima di Cristo e di tutti gli uomini, della quale si è fatto eco il concilio Vaticano II: «Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo» (GS 22).