IL MESSAGGERO VENETO

9 OTTOBRE

I valori della specialistica ambulatoriale sono stati rivisti con una delibera di giunta ad hoc La loro applicazione conterrà costi per 299 milioni Riccardi: col nuovo tariffario dieci milioni di risparmi

UDINE «Il nuovo tariffario della specialistica ambulatoriale porterà a una diminuzione dei costi delle prestazioni stimata in circa 10 milioni di euro, riducendo in particolar modo quelle per la diagnostica radiologica e le analisi di laboratorio». Lo ha dichiarato il vicegovernatore del Friuli Venezia Giulia con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, in risposta ad una interrogazione che era stata depositata dal consigliere Massimo Moretuzzo riguardante l'impatto sul Sistema sanitario regionale del nuovo tariffario decretato dall'esecutivo. Riccardi ha messo in evidenza il fatto che, a seguito del provvedimento giuntale e confrontando il vecchio e il nuovo tariffario sulla base delle prestazioni specialistiche ambulatoriali del 2017, la spesa si ridurrebbe passando da 299 milioni 306 mila euro a 289,9 milioni. Nello specifico, i minori costi a carico del sistema, pari a quasi 9 milioni di euro, si verificheranno nelle prestazioni dei laboratori, dove le tariffe sono state allineate a quelle del Veneto, ad eccezione del prelievo ematico e di altri pochi esami. Scendono le tariffe della diagnostica radiologica, con un recupero superiore a 2,5 milioni di euro, grazie a un allineamento di quelle più alte con quelle del Veneto (di valore inferiore), mentre le più basse non sono state toccate. In riduzione anche le tariffe dell'intervento per la liberazione del tunnel carpale, settore che da solo fa recuperare 1,2 milioni di euro. Infine, salgono, per adeguarsi a livelli di sostenibilità, le tariffe di alcune prestazioni di riabilitazione e quelle dell'endoscopia. Per quanto riguarda poi le prime visite, ci sarà un incremento complessivo dei costi pari a 2,2 milioni. Per alcune specialità si passerà da 29 a 39 euro a seguito di un incremento dei tempi di esecuzione della prestazione. In crescita anche i costi delle prime visite per la neuropsichiatria infantile (49 euro) e oculistica (39 euro), aumento quest'ultimo legato al fatto che saranno compresi anche alcuni esami quali quello sul fundus, lenti e tono. «Il precedente tariffario per la specialistica ambulatoriale - ha spiegato Riccardi - risaliva al 2006 e presentava valori superiori alla media nazionale. Da allora nessun Governo regionale ha mai voluto metterci mano. Questa Giunta, invece, ha adottato un provvedimento che riduce le tariffe in alcuni settori e, al contempo, ne alza altre palesemente insufficienti». «È la prima volta - conclude l'assessore - che le tariffe calano in modo sensibile invece di salire. Questo va considerato come un primo provvedimento indirizzato a ridurre la differenza tariffaria rispetto a quella di altre Regioni. Il percorso attuato ha lo scopo di tutelare i cittadini dal rischio di sottoporsi a prestazioni frettolose e riconosce alle prime visite tempi adeguati per la loro esecuzione».

Nei primi quattro mesi consegnate 3 prescrizioni a cittadino Sale a 6,6 milioni (+8,9%) l'importo a carico degli utenti Spesa farmaceutica Meno pillole e ricette ma negli ospedali i conti sono in rosso

Elena Del Giudice / UDINE La spesa ospedaliera per i farmaci, ancora una volta, fa saltare i "conti". Nei primi quattro mesi dell'anno, a fronte di un "tetto" corrispondente al 14,85% del Fondo sanitario regionale (pari a 112,2 milioni di euro, che sono il 14,85% di 755,64 milioni del fondo sanitario regionale dei primi 4 mesi), il Friuli Venezia Giulia ha speso per la farmaceutica convenzionata (i medicinali che si ritirano in farmacia) e per gli acquisti diretti (i farmaci di cui le Aziende si riforniscono per garantire le cure negli ospedali e la consegna del primo ciclo di terapia ai pazienti) 133,81 milioni di euro, ovvero 21,6 milioni in più rispetto al "tetto". L'incidenza sul Fondo sanitario regionale è del 17,71%, e non del 14,85%.Nello sforamento del budget il Fvg è in buona compagnia. Solo le Province autonome di Trento e Bolzano e la Val d'Aosta restano al di sotto della fatidica soglia, mentre tutte le altre Regioni chiudono il primo, parziale, bilancio in "rosso". Complessivamente la spesa nazionale del periodo ha superato i 6,2 miliardi, con uno scostamento di 693,5 milioni, rappresentando in media il 16,70% del Fondo sanitario nazionale per il periodo.In farmaciaLa spesa farmaceutica convenzionata netta, che è la spesa che la Regione Fvg sostiene per assicurare i medicinali ai propri cittadini, ritirabili in farmacia, è in flessione. Nel periodo considerato si è attestata a 55 milioni di euro, contro i 58,2 dello stesso periodo dello scorso anno, con una variazione di -3,19 milioni di euro, -5,49%, una variazione leggermente più elevata della media nazionale che è del -5,13%. Per i friulgiuliani il conto del periodo gennaio-aprile è stato un po' più salato, in termine di compartecipazione. Sono stati spesi 6,6 milioni di euro, contro i 6,06 dello scorso anno, con un incremento del +8,9%. Vale la pena ricordare che la compartecipazione, in Fvg, si limita alla differenza di prezzo tra il farmaco generico a brevetto scaduto e quello di marca, se è quest'ultimo che viene richiesto; non c'è invece il ticket fisso sulla ricetta che prescrive i farmaci, come avviene invece in altre regioni. E questo nonostante il numero di ricette "staccate" dal medico, sempre nei primi 4 mesi, sia in calo rispetto allo scorso anno. Sono state 3 milioni 802 mila 252 le ricette presentate in farmacia (circa 3 a testa per ogni residente), erano 3 milioni 824 mila 922 nel 2017. La variazione assoluta è stata di 22 mila 670 ricette in meno, pari al -0,6%, contro -0,8% nazionale. L'andamento dei consumi dei farmaci di fascia A, ovvero i farmaci essenziali e quelli prescritti per le malattie croniche, che sono gratuiti per i pazienti, a meno di un'eventuale quota di compartecipazione, è segnalato in aumento. Sono state 151,17 milioni le DDD, dosi definite giornaliere di questo genere di farmaci, erano 147,97 milioni lo scorso anno, con un incremento di 3,2 milioni di dosi pari al +2,2% (in linea con la media). Territorio e ospedaleLa spesa farmaceutica convenzionata territoriale sta sotto il tetto del 7,96%, per la precisione rappresenta il 7,20% del Fondo sanitario regionale, con uno scostamento di 5,78 milioni in meno rispetto al tetto di 60,14 milioni e una spesa di 53,3 milioni. Per i farmaci innovativi, oncologici e non oncologici, il Fvg ha speso oltre 8 milioni di euro (e non partecipa al fondo nazionale). Per gli acquisti diretti il saldo è di 79,44 milioni. La spesa complessiva è stata dunque di 133,8 milioni, una cifra che, come detto, è di 21,6 milioni di euro più elevata del tetto definito di risorse da destinare ai farmaci.

Con una lettera inviata alle Asui di Udine e e alle Aas 2, 3 e 5, la direzione centrale impone l'autorizzazione per ogni nuovo ingresso in organico Stop a tutte le assunzioni per le Aziende in perdita

UDINE È arrivato lo stop alle assunzioni per le Aziende che stimano di chiudere il bilancio 2018 in rosso. Ovvero quasi tutte. Ad eccezione del Cro di Aviano e del Burlo, le altre - sulla base del secondo report quadrimestrale di gestione - hanno previsto di arrivare al 31 dicembre con il bilancio in perdita. La risposta della direzione centrale della Salute è stata immediata: «tutte le acquisizioni di personale dipendente e somministrato devono essere soggette a preventiva autorizzazione da parte della Direzione». Dallo stop alle assunzioni si salvano solo gli infermieri oggetto dell'ultimo concorso. Tutte le altre figure professionali, dai direttori di dipartimento agli Operatori socio-assistenziali, dal personale amministrativo a quello somministrato, restano ferme. La qual cosa pare abbia già generato scompiglio tra le diverse Aziende, molte delle quali hanno avviato concorsi e selezioni per reclutare medici, specialisti, personale di supporto.L'alternativa è che i direttori generali dettaglino in modo puntuale «prima di procedere a qualsiasi tipo di acquisizione» le motivazioni dell'assunzione, in una richiesta da inviare a Triste. Motivazioni che dovranno essere "blindate". Scrive la direzione centrale nella lettera alle Aziende, che nella richiesta dovrà essere chiara «l'imprescindibilità dell'assunzione con riferimento alla necessità di garantire i livelli essenziali di assistenza, nonché le attività di supporto tecnico amministrativo, relazionando sulle valutazioni effettuale in ordine a possibili diverse soluzioni organizzative e all'impatto economico di ricaduta dei costi sull'esercizio 2019». L'autorizzazione ad assumere andrà richiesta anche «per il conferimento della direzione di struttura complessa», ovvero per i "primari".È intuibile come la spesa farmaceutica abbia un peso significativo nei conti delle Aziende che, tranne alcune eccezioni, si attestano su valori superiori a quelli stimati a inizio anno e calcolati nel budget assegnato dalla Regione. Altra voce di costo importante sono le malattie rare, che richiedono trattamenti particolarmente costosi, e ultimo - ma non per importanza - la fuga di pazienti verso o altre strutture di questa regione o addirittura di altre regioni.La modalità scelta dalla direzione centrale di imporre lo stop alle assunzioni, senza peraltro avviare un confronto con le Aziende per capire quali le ragioni del "buco", quali le azioni correttive per puntare al pareggio di bilancio, o semplicemente valutare se le stime sul trend dei costi siano state, o meno, realistiche, e quali siano le necessità di personale, ha creato ieri parecchio malumore.

Fi nomina Anzit, ProgettoFvg punta sull'ex candidata Gallizia Santoro (Pd) critica: «È un sistema di divisione del potere»

FvgStrade torna al Cda I dem vanno all'attacco «È una spartizione»

Mattia Pertoldi / UDINE Tutto confermato. FvgStrade abbandona la versione ad amministratore unico - vestito cucito addosso alla Partecipata con la nomina da parte del centrosinistra di Giorgio Damiani nella passata legislatura -, ritorna al Cda e il Pd attacca.La scelta di optare per un manager vero e proprio alla guida di FvgStrade, presa martedì scorso dalla giunta, con la nomina di Raffaele Fantelli, infatti, aveva lasciato a bocca asciutta i partiti della maggioranza che - non è certo un mistero - puntavano a piazzare al vertice della Partecipata un nome strettamente politico. Tramontate le ipotesi che portavano ad Alberto Rigotto (spinto da Progetto Fvg) e al leghista Zorro Grattoni (incompatibile) così come la voce che puntava sull'ex consigliere del Carroccio Beppino Zoppolato, Massimiliano Fedriga ha scelto un tecnico e dal curriculum senza dubbio valido da un punto di vista manageriale - come, appunto, Fantelli.Siccome, però, la politica è spesso l'arte del compromesso, il governatore ha dovuto comunque concedere qualcosa agli alleati e, appunto, si è arrivati alla decisione di ritornare a una guida collegiale. Un Cda in cui i due componenti - oltre a Fantelli - sono stati scelti da e Progetto Fvg che hanno optato, loro sì, per due nomine che difficilmente possono essere definite come neutre e non politiche.Gli azzurri hanno scelto il loro coordinatore provinciale di Udine e cioè quel Ferruccio Anzit che in questi anni ha lavorato dietro le quinte per provare a tenere la barra a dritta del partito attorno al capoluogo e che oggi, dunque, viene "ricompensato" con l'ingresso nella Partecipata regionale. Diverso, invece, il discorso legato a Progetto Fvg. Originariamente sembrava che Ferruccio Saro puntasse su Lorio Murello. A norma di legge vigente, tuttavia, in Cda deve sedersi almeno un esponente femminile e di fronte al muro retto dagli azzurri sul nome di Anzit, Progetto Fvg ha dovuto pensare a una soluzione alternativa.Così, alla fine, la scelta è caduta su Cristiana Gallizia, 57 anni e responsabile del dipartimento di medicina trasfusionale dell'ospedale di Tolmezzo. Un medico, dunque, ma anche una politica visto che Gallizia si è presentata alle ultime Regionali proprio come candidata della civica fondata da Sergio Bini raccogliendo, nel collegio dell'Alto Friuli, 790 preferenze, non sufficienti, però, per essere eletta. Pronto, come accennato, l'attacco del Pd. «Solo una settimana fa la giunta - ha detto la consigliera regionale Mariagrazia Santoro - annunciava il nuovo amministratore unico. Oggi la situazione è ribaltata e gli amministratori sono tre. Fedriga nasconde il vecchio sistema di spartizione del potere?».

la proposta

La Lega vuole una legge a sostegno dei gruppi di pompieri volontari UDINE Promuovere e sostenere l'azione dei volontari dei Vigili del Fuoco impegnati sul territorio regionale attraverso la formazione e il finanziamento di mezzi e dotazioni tecniche. Questo l'obiettivo della proposta di legge depositata dal capogruppo della Lega, Mauro Bordin.«Dedizione, passione, generosità, competenza e altruismo caratterizzano i volontari dei 14 distaccamenti dei Vigili del Fuoco, che però - commenta Bordin - si trovano spesso a fare i conti con situazioni logistiche e strumentali, di mezzi e di dotazioni tecniche, tante volte deficitarie, figlie del contesto economico che stiamo attraversando. L'abnegazione e lo spirito di sacrificio di tantissimi volontari che in molte occasioni ci hanno messo davvero del proprio, e non solo in termini di tempo, non può più non trovare una adeguata risposta ordinamentale, sia in termini di riconoscimento che di supporto e sostegno economico, inerente tanto alle dotazioni strumentali e logistiche, quanto ad una puntuale formazione, che consenta ai Volontari stessi di rimanere costantemente aggiornati nello specifico settore di impegno».Bordin propone «di dare riconoscimento formale alle costituite e costituende "Associazioni di volontari del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco"» con l'obiettivo «da un lato di istituire un loro elenco, dall'altro predisporre appositi bandi atti a finanziare l'acquisizione dei mezzi e delle dotazioni tecniche indispensabili, compreso l'eventuale adeguamento delle sedi, al fine di garantirne un'appropriata operatività».«Vogliamo inoltre - prosegue - assicurare ai volontari una formazione permanente sia a riconoscimento del loro ruolo e del loro impegno, sia a garanzia di standard qualitativi sempre più elevati nella loro azione. Infatti, presupposti ineludibili affinché possano prestare servizio attivo, sono, oltre a un'ovvia idoneità fisica e psichica, l'aver ricevuto un'adeguata formazione che consenta di affrontare in sicurezza, e con nuove capacità acquisite, le problematicità e gli imprevisti legati alla gestione». Quindi, senza formazione iniziale, che contempla 120 ore di corso, delle quali 40 di pompieristica teorica e 80 di addestramento pratico, con prove specifiche inerenti sia all'utilizzo delle attrezzature, sia della cosiddetta "scala italiana", il potenziale volontario resta certamente escluso dal novero dei volontari attivi.L'impegno di spesa previsto sarà pari per il primo anno a 120 mila euro dei quali 100 mila da impegnare per l'adeguamento di mezzi, dotazioni e strutture e 20 mila destinati alla formazione specifica.

Il governatore: non c'è alcun presidente-ombra, in giunta e maggioranza ascolto tutti e condivido le decisioni

Fedriga spegne i malumori su Saro «Risolleveremo una sanità al collasso»

L'INTERVISTA ANNA BUTTAZZONI Indossa i panni del miglior moderato leghista (nel caso, più democristiano) per ribadire la "rivoluzione" della riforma sanitaria targata centrodestra. Respinge le accuse del Pd il governatore Massimiliano Fedriga. «Con un sorriso». Non c'è alcun presidente ombra (Ferruccio Saro) nè con lui un rapporto privilegiato «perché in maggioranza tutti hanno pari dignità». Fedriga insomma interpreta l'arte di governare spegnendo i malumori tra alleati. Perché c'è da governare.Presidente, dopo aver criticato per mesi l'integrazione ospedale-territorio, voluta dal centrosinistra, perché l'avete mantenuta?«Siamo partiti da due ipotesi. La prima prevedeva un'Azienda unica e tre ospedaliere, la seconda tre maxi Aziende con ospedale e territorio assieme. Ci siamo confrontati prima in maggioranza, e tutti inizialmente, ripeto, tutti, propendevamo per eliminare l'integrazione. Dopo un confronto serrato, vero, sul territorio, durante il quale non abbiamo fatto finta di parlare, è emerso che tutti se avessero dovuto scrivere la riforma, avrebbero diviso ospedale e territorio, ma la grande maggioranza ci ha anche segnalato che farlo oggi, con una riforma fallimentare alle spalle, avrebbe stressato troppo il sistema. Abbiamo quindi scelto di mantenere l'integrazione, apportando però quella che è per noi una grande rivoluzione, cioè l'Azienda zero, fondamentale più della divisione ospedale-territorio».Quindi il centrosinistra ci aveva visto giusto?«No, perché il loro sistema nel complesso non ha funzionato. E poi, scusi, questa semplificazione mi sorprende. La nostra riforma non è mantenere l'integrazione, perché quello è un passo molto meno rilevante rispetto all'Azienda zero. Con coraggio abbiamo ridisegnato i confini delle Aziende e attueremo percorsi distinti tra territorio e ospedali, sotto una regia unica. Non vogliamo una politica che ascolta se stessa, ma un'amministrazione che ascolta e parla con il territorio. Politicamente per me e per il vicepresidente Riccardo Riccardi sarebbe stato molto più facile separare ospedale e territorio, invece insieme abbiamo scelto una strada di responsabilità, abbiamo scelto la strada che farà funzionare meglio il sistema».Nessun dietrofront, insomma?«No, non siamo tornati indietro. Abbiamo scelto tutti insieme il percorso migliore. Resto convinto che in un sistema ideale la riforma migliore preveda la divisione ospedale e territorio, ma abbiamo trovato una situazione più difficile di quella immaginata e non possiamo distruggere, dobbiamo ricostruire. In campagna elettorale abbiamo detto che il centrosinistra ha lasciato le macerie, noi non possiamo lasciare la polvere».C'è lo zampino di Ferruccio Saro nella scelta finale? Come dice il Pd, è lui il presidente-ombra?«La scelta finale è stata condivisa con tutta la maggioranza. E devo dire grazie a Riccardi e alla sua grande capacità di condurre una partita estremamente difficile. Gli riconosco il merito di aver girato con me il territorio e di aver ascoltato. E sono contento delle critiche, che sono minori del previsto, perché non avendo altri argomenti concreti per contrastare le nostre scelte, il Pd deve inventarsene di tutti i colori. Non sa cosa dire, è a corto di contenuti e quindi cerca di denigrare e delegittimare l'avversario. Rispondo con un sorriso nella consapevolezza che sto lavorando per i cittadini del Friuli Venezia Giulia».In maggioranza ci sono malumori per un suo rapporto privilegiato con Saro. Quella del coordinatore regionale di Progetto Fvg è una presenza troppo ingombrante?«Non è una presenza ingombrante e con lui non ho un rapporto diverso rispetto a quello che ho con gli altri alleati. Cerco sempre di ascoltare tutti e di condividere la scelta finale. Non esistono figli di serie A e B in giunta e in maggioranza. Abbiamo tutti pari dignità e responsabilità». Quindi sono solamente male lingue quelle che sostengono che le decisioni finali lei le assuma con Saro?«Le scelte finali le faccio con Saro, con Riccardi, con Fabio Scoccimarro, e potrei continuare. Le facciamo tutti assieme. Io voglio occuparmi della regione, qualcun altro invece fa chiacchiere da bottega che non mi interessano. Il Pd ha una bulimia di comunicati stampa per dimostrare che esiste, vive di fake news che noi smentiamo con i fatti».Eppure Fi non gode di ottima salute, la Lega pensa al partito unico di centrodestra e Progetto Fvg vuole diventare il nuovo contenitore dei moderati. Non è difficile tenere assieme la coalizione?«È normale che ogni forza politica abbia le proprie ambizioni. Nella coalizione c'è un grande rispetto tra gli alleati. In maggioranza c'è un rapporto solido e il mio con Riccardi è strutturato e forte».Non c'è alcun progetto di rivedere i confini dei partiti di centrodestra? «No. Stiamo lavorando bene e abbiamo ideato una riforma della sanità che è una rivoluzione, dopo l'eredità disastrosa lasciata dal centrosinistra».Ora vi siete occupati della governance, quando arriveranno le scelte operative?«Il prossimo anno e sarà lo scoglio più complicato. Ma già dalla creazione dell'Azienda zero si vede la nostra marcia in più rispetto al centrosinistra. Sono quindi ottimista e guardo con buoni occhi al futuro che ci aspetta».Perché l'Azienda zero è così importante?«Perché vuol dire rivoluzionare la programmazione, la gestione, l'informatizzazione del sistema. È un altro modo di concepire la sanità con una regia unica. Vogliamo fare investimenti in tecnologia, mancati negli ultimi anni, e migliorare i servizi ai cittadini, arrivando fin nelle loro case, perché i nuovi strumenti tecnologici consento in remoto addirittura di fare analisi e avere assistenza direttamente a casa. Questo vogliamo. Abbiamo invece ereditato una situazione drammatica, dove non c'è nemmeno la cartella digitale».Taglierete le liste d'attesa coinvolgendo di più i privati?«È un tema di cui discutere. Noi abbiamo un'incidenza dei privati del 3,8 per cento, il Veneto del 17 e la Lombardia del 30. Dobbiamo almeno porci il problema che stiamo negando servizi ai cittadini per il minor coinvolgimento dei privati che devono sottostare a regole chiare, costi concorrenziali per il pubblico e garantire servizi. Ma lo dico, apriamo il dibattito, perché non possiamo essere ideologicamente contro». Quando commissarierete le Aziende?«Vedremo, ci confronteremo».Gorizia non vuole l'accorpamento con Trieste, teme le difficoltà che nasceranno da quell'Azienda?«Affronteremo i problemi in modo più strutturato. E daremo autonomia di budget e di gestione all'Isontino. Ma fin qui, lo ripeto, il lavoro è ottimo».

comparto unico

Pronta la nuova legge per dirigenti e segretari UDINE Su proposta dell'assessore Sebastiano Callari, ieri la giunta ha approvato un disegno di legge che interviene, modificandola, sulla legge Panontin del pubblico impiego. Evitando l'accentramento verso la Regione «con l'abolizione del ruolo unico dei dirigenti - spiega Callari - si conferma agli enti locali la possibilità di mantenere queste figure in capo alla singola amministrazione».Tra le modifiche apportate anche quella che consentirebbe di fare in modo che i segretari comunali vengano nominati dal Viminale e successivamente acquisiti dagli enti richiedenti. Un'altra problematica sulla quale interviene il provvedimento di Callari è quella dei contratti a tempo determinato che, recependo ulteriori passaggi della legge Madia, apporta le necessarie modifiche alla norma regionale affinché tali contratti in essere nella Pa del Fvg possano essere prorogati oltre agli attuali 36 mesi.«In questo modo - evidenzia l'assessore - veniamo incontro alle esigenze di quei soggetti istituzionali che, allo scadere dei tre anni di contratto per il personale a tempo determinato, rischiano di trovarsi in seria difficoltà operativa». Intervento sostanziale anche sulle direzioni centrali della Regione che, conclude Callari, «a regime avranno un solo vicedirettore e non, come spesso accadeva, più soggetti che appesantivano la spesa pubblica».

Ieri l'insediamento. Da Pozzo eletto presidente, Pavan vice Fedriga: le categorie decideranno che fare del loro futuro Pordenone-Udine Cciaa unica al via Ma il matrimonio sarà a tempo

Enri Lisetto / PORDENONE Il fidanzamento è stato , ma quando si è avuta la certezza che l'unione sarebbe stata a tempo e che si sarebbe cambiato tutto per cambiare poco, è scattato il matrimonio. A tempo incerto, ma le parti contano di tornare indietro già il prossimo anno.

L'OK DI FEDRIGA

«Decideranno le imprese. Per la Regione il dialogo rimane un punto fermo, imprescindibile. Abbiamo, infatti, cambiato la prospettiva: le scelte non si impongono, si condividono con il territorio», assicura il presidente della Regione Massimiliano Fedriga, che le nozze le ha benedette a palazzo Montereale Mantica, il salone delle feste della ex (per il momento) Cciaa di Pordenone. Sarà per questo ente, sarà per gli enti intermedi ex Province («aree vaste che avranno più competenze») e per la sanità. Quindi, «saranno le categorie economiche a decidere come strutturarsi a livello territoriale».

MATRIMONIO BREVE L'ipotesi per la maggiore è che il "rompete le righe" avvenga già il prossimo anno quando, verosimilmente, gli enti torneranno a essere tre: Udine, Pordenone e Gorizia-Trieste. «Non imporrò nulla dall'alto - ribadisce Fedriga -. Stiamo discutendo con lo Stato quanti soldi riusciremo a portare a casa. Poi toccherà alla Cciaa», che dovrebbe avere la strada spianata, visto che il trasferimento di competenza è a costo zero.

IL RUOLO DI AGRUSTI Apre la prima seduta della Camera unica Giovanni Pavan, quale consigliere anziano. Dopo l'appello, il saluto del presidente della Regione, accompagnato dall'assessore alle attività produttive Sergio Bini. Quindi, alza la mano Michelangelo Agrusti: «Sei tu lo sposo, il festeggiato», scherza Fedriga. «Proponiamo presidente Giovanni Da Pozzo. È frutto di un accordo di durata sperabilmente di non lungo periodo, ovvero sino a quando le associazioni di categoria decideranno di tornare alle Camere singole». Sarà un periodo durante il quale «ci capiremo meglio, ci conosceremo e porteremo avanti progetti che potranno proseguire anche con enti singoli», raccoglie l'assist Da Pozzo. «Faremo un tratto di strada insieme, poi resteranno dei momenti forti di collaborazione». Tramonta il progetto della Camera unica regionale? «Si aprirebbe un braccio di ferro con Trieste che porterebbe solo a una contrapposizione politica».

LA GOVERNANCE L'elezione del presidente avviene con voto palese unanime. Giovanni Da Pozzo è espressione del comparto commercio. Scatta l'applauso. Il 5 novembre toccherà alla giunta (a Udine, per la concordata alternanza), per la quale i giochi sono già fatti: quattro esponenti a Pordenone, tre a Udine (che ha il presidente). La Destra Tagliamento proporrà Giovanni Pavan (industriali), Alberto Marchiori (commercio), Silvano Pascolo (artigianato) e Marco De Munari (agricoltura); Udine Eva Seminara (artigianato), Anna Mareschi Danieli (industria), Lucia Piu (servizi alle imprese). Pordenone strappa anche il presidente del collegio sindacale, Andrea Martini, mentre i componenti sono uno di Spilimbergo e uno di Udine.

COSA CAMBIA? Dura mezzora in tutto, la prima riunione. Poi il tempo di un brindisi con prosecco, pizzette e biscotti e ognuno a casa sua. Che cosa cambierà, dunque, con l'ente unico? «Poco o niente - dice Da Pozzo -. Ci saranno delle ottimizzazioni, ma le strutture resteranno a presidio dei rispettivi territori».

IL RETROSCENA

Agrusti garante del patto Tensioni dimenticate «È un'unione omosex» PORDENONE Le polemiche tra Pordenone e Udine restano fuori da palazzo Mantica e, con l'accordo di Villa Manin, forse addirittura in archivio. Clima disteso, ieri, con l'immancabile ironia di Michelanhelo Agrusti. «Un'unione omosessuale», scherza con Giovanni Da Pozzo (acclamato all'unanimità presidente della neonata Camera di commercio di Pordenone e Udine) il presidente degli industriali pordenonesi che ha fatto un passo indietro per favorire la quadra della giunta camerale. Un'unione destinata a finire: «Ne prenderemo atto quando verrà il momento», rassicura il neoeletto presidente.Nessuna (apparente) perplessità nemmeno quando viene fatto notare che oggi a Pordenone - nella sede dell'Unionbe degli industriali - nasce la "Libera camera delle categorie economiche, delle professioni, delle rappresentanze sociali e dei cittadini della Provincia di Pordenone", che comprende anche le categorie che fanno parte della neonata camera di commercio udinese-pordenonese.«La Camera di commercio è un ente pubblico, l'associazione è un punto di incontro e discussione. Sono cose completamente diverse, non soffro l'ombra», dice Giovanni Da Pozzo, che chiude la strada, invece, alle camere interregionali: «Non sono previste dalla legge».Una curiosità: nel consiglio dei trenta, per la prima volta, due ex onorevoli: oltre al già deputato Dc, anche Giovanni Collino, già senatore di An, indicato dalla categoria dei Servizi alle imprese di Udine.A margine del primo consiglio di amministrazione del nuovo ente, il presidente della Regione Massimiliano Fedriga ha escluso una fusione tra le due università: «Non vedo fusioni in vista. Peraltro la Regione non ha competenza sull'università e se la ottenesse, come per la Cciaa si rivolgerebbe a studenti, docenti e a coloro i quali vivono l'ambiente accademico».

LA CURIOSITà

In Consiglio indicati due ex parlamentari Nel consiglio della Cciaa (nelle foto Missinato sopra il neopresidente con Fedriga e sotto alcuni consiglieri) anche due ex parlamentari: Michelangelo Agrusti (Dc) e Giovanni Collino, An (a sinistra).

IL PICCOLO

9 OTTOBRE

Il presidente del Consiglio mette il timbro sulla revisione delle autonomie e crea la figura del portavoce di piazza Oberdan L'aula "brucia" la giunta sul dopo-Uti E Zanin vara lo staff dei fedelissimi

Diego D'Amelio / trieste Creazione dell'area metropolitana di Trieste e ritorno sotto altro nome delle Province a Gorizia, Udine e Pordenone. Nel centrodestra si fa largo una prima proposta di riforma degli enti locali e la firma è del presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, che nella battaglia contro le Uti ha trovato la base del proprio consenso politico. Oggi Zanin siede sullo scranno più alto di piazza Oberdan, che l'esponente di Forza Italia è intenzionato a far diventare cabina di regia del processo di superamento delle Unioni intercomunali. Un Consiglio forteZanin parte dal presupposto che la volontà del governatore Massimiliano Fedriga di costruire una giunta composta interamente da assessori esterni (da qui le dimissioni dei quattro membri dell'esecutivo eletti in aula) abbia creato una separazione fra esecutivo e legislativo. «In questa distinzione - ragiona Zanin - alla giunta spetta realizzare il programma, mentre il Consiglio deve garantire l'equilibrio sociale e della comunità sulle regole». E per farlo, l'azzurro punta a dare forza al ruolo dell'aula.il dopo utiL'ex sindaco di Talmassons vuole dire la sua e, quando parla di equilibrio e comunità, pensa in particolare al processo di ridisegno degli enti locali, su cui vuole giocare la sua partita più importante. Senza dimenticare i vecchi compagni di ventura, quei Renato Carlantoni e Pierluigi Molinaro che hanno guidato con lui i cinquanta sindaci "no Uti" ma che non hanno trovato la stessa fortuna nell'urna elettorale. Il trio mette sul tavolo la propria proposta di riforma, approfittando del fatto che l'assessore Pierpaolo Roberti si sia per ora limitato a indicare nel 2019 l'anno della svolta, senza ancora scoprire le carte sulle proprie idee. E così i tre berlusconiani avanzano l'ipotesi di un ritorno a enti elettivi di area vasta abbinato alla creazione della città metropolitana a Trieste. Quali saranno le funzioni da esercitare è tutto da decidere: «In accordo con il presidente Fedriga si sta valutando», dice Zanin, parlando intanto di «enti con una chiara connotazione identitaria, territoriale ed economica». Non si tratta insomma soltanto di esercizio associato delle funzioni, ma di un richiamo alle vecchie Province: e non a caso Gorizia viene immaginata separata da Trieste. Una garanzia all'Isontino, che sente il peso della costante associazione al capoluogo regionale, in un'area vasta della Venezia Giulia che avrà il suo esordio nella riforma sanitaria, con Progetto Fvg pronta a riproporre lo schema anche per gli enti locali. Zanin gioca intanto di sponda fuori regione e fra una decina di giorni ospiterà una delegazione guidata dal suo omologo lombardo. Dopo il referendum sull'autonomia, al Pirellone vogliono approfondire nodi come la gestione Fvg di enti locali, sanità, trasporti e rapporti finanziari con lo Stato. «È un bel messaggio che ciò avvenga tra consigli regionali», dice Zanin, assicurando comunque che «la macroregione è un'idea lontanissima da me, ma la collaborazione con la Lombardia può portare più in là l'autonomia di entrambi». La città metropolitanaSull'area triestina, Zanin non ha dubbi: «Qui ci sono porto e istituzioni scientifiche che hanno bisogno di una gestione forte. La città metropolitana potrà essere amministrata dal sindaco di Trieste: una specie di città Stato, ma dentro un sistema integrato regionale». Mano tesa nei confronti del vicepresidente del Consiglio Francesco Russo, nella speranza che si adoperi per ammorbidire il Pd nelle trattative che Zanin vorrebbe svolte interamente in piazza Oberdan: e non a caso intende istituire un gruppo di lavoro composto da giuristi, accademici, ex dirigenti regionali ed ex amministratori locali di colore trasversale. L'ufficio di presidenzaChe Zanin voglia intestarsi la riforma lo dice anche il lavoro di rafforzamento del suo ufficio. Oltre a una revisione della pianta organizzativa del Consiglio, il presidente ha deciso infatti di introdurre l'inedita figura del proprio portavoce. Non un semplice uomo della comunicazione, ma un collegamento politico tra presidente, giunta e presidenti di commissione. Incarico da 90 mila euro lordi all'anno, per il quale i nomi più gettonati sono proprio quelli di Carlantoni e Molinaro. L'escluso potrebbe trovare adeguata compensazione a capo del gabinetto del presidente, sebbene Zanin sia molto soddisfatto dell'opera di Giorgio Baiutti, estrazione dem ma capacità di dialogo trasversale. E nel gabinetto già lavora come dipendente regionale l'ex alfaniano Sandro Colautti, già al lavoro sull'autonomia e nella delicata partita della riforma del trattamento pensionistico degli ex consiglieri.

Ok della giunta ai primi atti mirati a sgretolare i pilastri della scorsa legislatura, a partire dallo stop al ruolo unico per chi occupa posti di vertice Dirigenti blindati agli enti locali Proroghe ai tempi determinati

Marco Ballico / TRIESTE Un primo passo in vista della riforma degli enti locali. Sebastiano Callari interviene per adesso sull'urgenza: evitare che dal prossimo 1° novembre si concretizzi uno dei passaggi della legge Panontin sul comparto unico, cioè il ruolo unico della dirigenza. Ma, nel testo approvato ieri in giunta straordinaria, si provvede anche a recepire alcune norme in precedenza "sfuggite" agli uffici relative alla riforma nazionale Madia. Una buona notizia per un centinaio di dipendenti della Regione e degli enti locali assunti a tempo determinato che si vedranno prorogare il contratto nell'attesa di un'auspicata stabilizzazione. Il ddl, intervenendo sul personale, inizia a sgretolare i pilastri della precedente legislatura in materia di autonomie. Callari sottolinea in primis come cancellando il ruolo unico «si conferma agli enti locali del Fvg la possibilità di mantenere i dirigenti in capo alla singola amministrazione di riferimento». Concretamente, «la Regione avrebbe potuto avocare liberamente un qualsiasi dirigente comunale, mentre con la nostra modifica si eviterà che ciò possa accadere. I sindaci, dunque, resteranno datori di lavoro dei loro dirigenti e la Regione non diverrà ancora più pachidermica dopo che, in solo cinque anni, i suoi dipendenti sono saliti da 2.700 a 3.800 a causa dell'abrogazione delle Province». Nelle intenzioni, oltre a un testo unico della funzione pubblica e alla razionalizzazione nelle direzioni centrali (a regime avranno un solo vicedirettore), c'è ora l'albo dei dirigenti, «uno strumento utile ai fini ricognitivi, ma mantenendo la distinzione tra professionisti della Regione e degli enti locali». Tra le altre modifiche, la possibilità di acquisire segretari comunali nominati dal ministero anche da fuori regione, «così come avviene in tutta Italia». Quando ai tempi determinati, la loro proroga oltre agli attuali 36 mesi «viene incontro alle esigenze di quei soggetti istituzionali che, allo scadere dei tre anni di contratto per il personale a tempo determinato, rischiano di trovarsi in seria difficoltà operativa». Un intervento che soddisfa Mafalda Ferletti, segretaria regionale della Cgil Fp, ma con la precisazione che, nella pubblica amministrazione, «i rapporti di lavoro precario non hanno senso, se non nel caso di qualche sostituzione». Nell'attesa delle stabilizzazioni, ancora Ferletti contesta peraltro il metodo: «Capiamo che quella della dirigenza è una piccola parte delle questioni delle autonomie, ma non è un bell'inizio aver proceduto a un ddl senza sentire le parti sindacali, al contrario di quanto è stato fatto in sanità. Contiamo che l'assessore Callari segua quell'esempio».

Forza Italia in difficoltà dopo la decisione di Fedriga in contraddizione con il programma Amministratori di Fdi in rivolta mentre la fusione dei civici risente delle ruggini Tondo-Saro

E ora il potere logora chi ce l'ha La sanità disorienta il centrodestra il retroscena Governare significa fare contenti e scontenti. L'adagio è un classico della politica, ma vale tanto più in un centrodestra arrivato tra le scintille alla scelta del presidente, ricompattatosi per gestire il grande consenso del 29 aprile e ora soggetto alle prime scosse dopo l'approvazione dello schema di riforma sanitaria. Un passaggio critico, perché la scelta del presidente Massimiliano Fedriga ha contraddetto la linea del suo vice Riccardo Riccardi, provocando un contraccolpo in Forza Italia, la cui coordinatrice Sandra Savino ha accusato il governatore di scarso coraggio e mancato rispetto del programma. E se la Lega si gode uno strapotere tale da poter sovvertire i programmi elettorali senza colpo ferire, e se Forza Italia si lecca di contro le ferite, anche negli altri partiti della coalizione non è tutto rose e fiori. I berlusconianiPur davanti alla pressione dall'esterno, Forza Italia fatica a ritrovare armonia interna. La sortita di Savino non è piaciuta a molti, perché ha di fatto messo il partito sul banco degli sconfitti, dopo che Riccardi ha cercato di condurre invece un lavoro di tipo tecnico che, pur nella preferenza espressa sulla separazione dell'ospedale dal territorio, era basato su un approccio laico rispetto all'esito finale. Tocca allora al presidente del Consiglio Piero Mauro Zanin gettare acqua sul fuoco: «Il programma diceva "divisione", ma la campagna si è basata soprattutto sul messaggio di voler ascoltare e non calare le riforme dall'alto. Così abbiamo fatto». I malumori interni intanto non si placano e, non bastasse la tentazione di qualcuno di un passaggio alla Lega, ci sono anche le parole del consigliere Franco Mattiussi, che nel tradizionale appuntamento autunnale del centrodestra a Torsa di Pocenia ha parlato di un partito «in stato confusionale: non sappiamo nulla di Roma, dei parlamentari, di cosa fanno e che intenzioni hanno, dei tesserati e del partito». I patriotiQualche spina c'è pure nel fianco di Fratelli d'Italia, dove il deputato Walter Rizzetto è insoddisfatto per le scelte assunte dal segretario Fabio Scoccimarro in ambito sanitario e nel dietro le quinte sta sparando i suoi missili sulla mancata divisione dell'ospedale dal territorio. A microfoni aperti il parlamentare usa toni prudenti ma inequivocabili: «A titolo personale dico di non essere d'accordo con questa riforma, ma mettere mano alla sanità è complicato». Rizzetto annuncia proposte di modifica, sapendo che molti amministratori di Fdi sono sul piede di guerra per la contraddizione del programma e andranno tenuti a bada, tanto più che nel partito serpeggiano preoccupazioni rispetto alla possibilità di venire fagocitati dalla Lega alle prossime amministrative. I civiciFerruccio Saro è tornato sulla scena e, dopo aver contribuito alla candidatura di Fedriga e alla nascita di Progetto Fvg, prende ora pubblica posizione sull'azione di governo godendosi l'intesa col governatore sulla scelta finale per la sanità. Presenza ingombrante quella dell'ex socialista ed ex berlusconiano, avversario storico di Riccardi e , che deve a sua volta gestire la difficile situazione di Autonomia responsabile, stretta fra i richiami di Progetto Fvg e il possibile passaggio del fondatore ai meloniani, nel quadro dell'accordo per le europee promosso da Raffaele Fitto. Ed è facendo leva su queste contraddizioni che Progetto Fvg punta a portare nella propria rete gli amministratori di Ar, preoccupati del proprio futuro politico in vista delle comunali del 2019. Che la strada sia tracciata lo si capisce dalle parole della segretaria di Ar, Giulia Manzan: «Le scelte di Tondo in parlamento sono slegate da quelle che faremo in Fvg. Guardiamo all'allargamento del contenitore civico e il corteggiamento di Progetto Fvg e Saro ci interessa molto». Una liaison che potrebbe avere in Tondo un ostacolo, ma Manzan si sta «adoperando in prima persona per superare le vecchie ruggini: un accordo federativo è quello che ci vuole». E se Progetto Fvg è in ascesa, al suo interno non manca comunque qualche frizione. Il gruppo consiliare non ha infatti gradito l'ordine di Saro di uscire dall'aula per non votare la mozione che richiedeva di ritirare le onorificenze a Tito: un segnale di insofferenza verso la maggioranza dopo giorni di discussioni sterili in aula, non condiviso tuttavia dagli eletti, che avrebbero voluto evitare tensioni con il presidente, di cui vogliono ritagliarsi il ruolo di pretoriani.

La coordinatrice di Fi resta critica verso gli aumenti previsti dalla giunta Il M5s con Ussai difende intanto il futuro assetto: «È il nostro» Savino non molla sulla riforma e boccia i manager "Paperone"

TRIESTE «Oggi ogni euro in più che si dà a un manager pubblico è un euro in meno per i servizi, le politiche di sostegno alle imprese e ai più deboli della nostra Regione. In un momento così delicato per le finanze pubbliche, dove non si sa bene come possa andare a finire, farei prevalere la ragionevolezza sulla spregiudicatezza». Sandra Savino non molla nel delicato dibattito sulla riforma della sanità che l'ha già annotata in queste ultime ore come una delle voci più critiche all'interno della maggioranza di centrodestra. Per la deputata e coordinatrice regionale di Fi, a proposito del possibile aumento degli attuali contratti dei manager pubblici al vaglio della giunta Fedriga, «Forza Italia non ha certo cambiato idea sul merito e la valorizzazione, anche economica, di chi sa ben gestire la cosa pubblica. Tuttavia non mi sembra il caso di innescare una reazione a catena nella struttura apicale della Regione che potrebbe portare a un notevole e, forse in alcuni casi ingiustificato, innalzamento della spesa. Prima di operare certe scelte è bene valutarne le conseguenze, anche in termini di ritorno d'immagine».Difende a spada tratta l'impostazione della futura sanità regionale, invece, il fronte grillino, dove si dicono «piacevolmente stupiti» per la «scelta del presidente Fedriga e l'assessore Riccardi sul nuovo assetto della sanità» da dare al Fvg: «Sembra che il modello di riforma sia perfettamente allineato con quanto proposto dal M5s già nel 2014 e visibile sulla piattaforma Rousseau dalla scorsa legislatura». Lo scrive in una nota il consigliere regionale Andrea Ussai, che parla di «inversione del centrodestra, che già con Tondo nel 2012 promuoveva un'unica super azienda territoriale regionale separata dalle tre aziende ospedaliere».Dal Pd, intanto, piovono bordate. «Parlare in maniera indiscriminata di innalzamento degli stipendi dei manager della sanità è sbagliato», romba il capogruppo dei dem in piazza Oberdan Sergio Bolzonello: «Bisogna innanzitutto capire cosa dovranno dirigere e visto che si tratta di soldi pubblici è bene distinguere tra gli attuali direttori che hanno compiti definiti e chi, invece, dovrà gestire nuovi compiti come chi avrà la responsabilità di programmare la nuova Agenzia».«In un momento delicato per il comparto sanitario e dove il personale sta già facendo sacrifici - prosegue lo stesso Bolzonello - è fuori luogo parlare di innalzamento degli stipendi delle posizioni apicali, proprio per evitare di appesantire i conti e intaccare così l'efficienza del sistema».

il ritorno

Tononi rientra a Palazzo Lavorerà nella segreteria del gruppo azzurro Da ieri l'ex consigliere regionale Piero Tononi, uomo di prima fascia prima in An, poi nel Pdl e infine in Forza Italia, è tornato in piazza Oberdan. Il politico triestino, rimasto fuori dal novero degli eletti in occasione della tornata elettorale della passata primavera, è rientrato infatti a Palazzo per lavorare nella segreteria del gruppo consiliare dei berluscones.

Sanità

Forza Italia La coordinatrice regionale Sandra Savino ha criticato apertamente la scelta di mantenere l'unità fra ospedale e territorio. Savino chiedeva una marcata discontinuità rispetto all'epoca Serracchiani. Le dichiarazioni contro la decisione del presidente della Regione non sono piaciute a svariati pezzi del partito. Nel frattempo è sempre più criticata la gestione del partito a livello nazionale e regionale.Fratelli d'ItaliaSulla riforma sanitaria si registrano le differenti linee del coordinatore Fabio Scoccimarro e del deputato Walter Rizzetto, che non condivide il mancato rispetto del programma. Gli amministratori di Fdi sono intanto preoccupati del predominio leghista e temono di essere fagocitati dal Carroccio alle prossime elezioni amministrative.Progetto FvgFerruccio Saro è uscito allo scoperto e guida il movimento nella trasformazione in partito. La sua indicazione di uscire dall'aula in occasione della mozione su Tito non è tuttavia piaciuta ai componenti del gruppo consiliare, che non vogliono generare tensioni con il governatore.Autonomia responsabileLa lista creata dall'ex governatore Renzo Tondo è entrata in fibrillazione dopo il paventato ingresso del fondatore nel gruppo parlamentare di Fdi per effetto dell'accordo tra Giorgia Meloni e Raffaele Fitto in vista delle elezioni europee. Sul piano locale la segretaria Giulia Manzan tifa per un accordo federativo con Progetto Fvg.

Con Fantelli indicati il coordinatore forzista a Udine Anzit e il medico Gallizia in quota Saro. Il Pd: «Spartizione di poltrone» Scontro sulle nuove nomine in Fvg Strade

Marco Ballico / TRIESTE Per Barbara Zilli è una scelta «che va a soddisfare le complessità gestionali dell'attività societaria». Per il Pd una «moltiplicazione di cadreghe». Si accende lo scontro sulle nomine in Fvg Strade. Perché i partiti hanno voluto metterci una bandierina. A Raffaele Fantelli, il manager indicato da Massimiliano Fedriga, si aggiungono Ferruccio Anzit, coordinatore provinciale di Forza Italia Udine, e Cristiana Gallizia, dirigente medico, già vicesindaco di Tolmezzo, candidata da 790 voti per Progetto Fvg nel collegio Alto Friuli alle regionali di fine aprile. Rispetto alle indiscrezioni della scorsa settimana, la novità è proprio Gallizia. Ferruccio Saro, coordinatore della civica, spingeva per Lorio Murello, ex socialista latisanese, ma, norme alla mano, si è reso necessario optare per una donna. Il via libera ieri in giunta, con Saro che promuove la gestione collegiale e Zilli pronta a precisare le cifre: l'indennità di Fantelli è pari a 50 mila euro lordi, per Anzit e Gallizia sono previsti 4.500 euro ciascuno, un totale che corrisponde allo stipendio dell'uscente Giorgio Damiani. Il Pd, tuttavia, attacca. Non dimenticando, con l'ex assessore Mariagrazia Santoro, che il centrodestra aveva appena annunciato «il nuovo amministratore unico di Fvg Strade». «Non è credibile che abbiano cambiato idea in maniera così radicale in una sola settimana. Più credibile una spartizione di poltrone». «Torna il servizio moltiplicazione cadreghe - ironizza anche il segretario dem Salvatore Spitaleri -. Dopo che un amministratore unico senza appartenenza di partito è stato capace di guidare bene la società, Fedriga si accorge che per guidare la stessa società servono le competenze del coordinatore provinciale di Fi e di un medico ospedaliero candidato con il centrodestra alle ultime regionali». Nello spoil system della maggioranza entreranno prima o poi anche altre partecipate. Insiel, in particolare, rimane nel mirino della giunta per i non infrequenti disservizi soprattutto in sanità, ma Simone Puksic tiene duro, forte di un rinnovo "in casa" dell'incarico deciso dal cda poche settimane prima delle elezioni. Un commento del diretto interessato? «Al momento nessuna dichiarazione», fa sapere il manager scelto da nel 2014. Come pure Pietro Del Fabbro, presidente di Friulia in uscita concordata, si sussurra, a fine anno.

L'APPUNTAMENTO ORGANIZZATO A GEMONA

Fedriga celebra i 40 anni del sistema scientifico: «Riferimento europeo»

GEMONA DEL FRIULIA Gemona del Friuli, con un evento di respiro internazionale organizzato dalla Regione nel Duomo simbolo della ricostruzione post terremoto, è stato celebrato ieri il 40° anniversario dall'emanazione del decreto 102 con cui il 6 marzo 1978 l'allora presidente della Repubblica, Giovanni Leone, istituì l'Università di Udine, l'Area di ricerca scientifica e tecnologica, la Sissa, la Scuola superiore di lingue moderne per interpreti e traduttori, a Trieste, e il Collegio del mondo unito dell'Adriatico, a Duino. Un decreto fondamentale per la crescita e lo sviluppo sociale ed economico della regione e che, come ha evidenziato il governatore del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga «fu strumento utile, ma non fu una legge a imprimere motore al futuro, bensì le persone che la concretizzarono con il loro lavoro fino ad affermare la crescita di realtà oggi conosciute a livello internazionale. Furono l'impegno e il sudore delle persone a consentire tutto questo». Secondo Fedriga «il terremoto e il trattato di Osimo si sono imposti quali fattori di coesione nelle rispettive comunità, contribuendo ad un Friuli Venezia Giulia unito e dalla vocazione internazionale. Qui oggi non parliamo più di ricostruzione - ha proseguito Fedriga - ma di costruzione del futuro. Il grande passaggio avverrà quando sapremo coniugare la ricerca con lo sviluppo del territorio attraverso le imprese e il lavoro. Il mio contributo di governatore va nella direzione di attirare sempre più imprese di respiro internazionale affinché il Fvg diventi punto di riferimento a livello europeo per l'innovazione e la logistica».Dopo i saluti del sindaco Roberto Revelant, di Franceschino Barazzutti, presidente onorario dell'Associazione comuni terremotati e sindaci della ricostruzione, e di Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio regionale, hanno preso la parola i presidenti e rettori dei cinque istituti: Cristina Ravaglia (Collegio del mondo unito), Sergio Paoletti (Area), Stefano Ruffo (Sissa), Alberto Felice De Toni (UniUd) e Maurizio Fermeglia (UniTs) nei cui interventi hanno riecheggiato le parole lungimiranza, internazionalizzazione, inclusione e collaborazione, come pilastri del futuro della ricerca universitaria regionale. Temi ripresi dall'assessore regionale al Lavoro e ricerca, Alessia Rosolen: «Dopo oltre 40 anni di investimenti importanti è venuto il momento di una razionalizzazione degli interventi che siano da stimolo a rafforzare la collaborazione tra università e parchi scientifici».

IL GAZZETTINO ALLEGATO