ESTRATTI DALLA STAMPA LOCALE

IL MESSAGGERO VENETO

7 LUGLIO

L'analisi del presidente dell'Istituto superiore di sanità, Brusaferro, collegato con l'università di e i manager regionali «Fvg competente, vinta la sfida Covid Un tesoro d'esperienza per il futuro»

Elena Del Giudice udine Cento giorni di gestione dell'emergenza Covid in dal punto di vista della sanità. Centro giorni frenetici iniziati - fortunatamente - una manciata di giorni dopo l'esplosione dell'epidemia in Lombardia, un ritardo che stato determinante per organizzare al meglio la risposta in regione facendo tesoro di quel che stava accadendo altrove. I risultati premiano il Fvg, inserita a pieno titolo tra le regioni virtuose per le modalità, e i risultati, nella gestione dell'epidemia. Di questo si è parlato ieri nel corso del webinar dal titolo "Covid 19 tra Azienda e università, l'esperienza dei primi 100 giorni", organizzato dall'Azienda sanitaria universitaria Friuli Centrale e dal Dipartimento di Area medica dell'Università di Udine (Dame) aperto da Laura Regattin, direttore sanitario AsuFc e da Leonardo Alberto Sechi, direttore Dame.In apertura il messaggio di saluti del presidente dell'Istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro, che ha rimarcato come «la sanità del Fvg ha una tradizione di grande attenzione all'organizzazione e alla qualità e sicurezza delle cure che, unita all'alta professionalità del personale, ha permesso di affrontare con efficacia l'emergenza dell'epidemia da Sars-CoV-2. Eventi nuovi e inattesi come questa pandemia sono fenomeni complessi che richiedono sistemi preparati alle emergenze e all'imprevisto, capaci di rispondere prontamente, di coniugare risposte locali con strategie nazionali ed internazionali e creare sinergie tra tutti gli attori interessati».Ha parlato di «riconversione» dell'ospedale per rispondere prontamente all'avanzare della pandemia Massimo Braganti, direttore generale dell'AsuFc, ricordando l'immediata disponibilità «ad accogliere pazienti dalla Lombardia, in condizioni critiche». Di protocolli innovativi, di nuove metodiche per l'analisi e la produzione di reagenti ha parlato Francesco Curcio, direttore del Dipartimento di medicina di laboratorio AsuFc, mentre sulla gestione efficiente, e sicura per gli operatori, dei pazienti sottoposti a ventilazione non invasiva, ricoverati presso l'edificio di malattie infettive, l'unico con camere a pressione negativa, si è soffermato Carlo Tascini, direttore della Clinica di malattie infettive, che ha anche fatto il punto su terapie rivelatesi efficaci, come quella che impiega l'ozono, o quelle farmacologiche inserite in protocolli di studio.Amato De Monte, direttore del Dipartimento di anestesia e rianimazione, ha spiegato la riorganizzazione dei reparti, con lo spostamento della terapia intensiva ordinaria e la destinazione di poti letto dedicati al Covid, e del potenziamento dell'accoglienza intensiva su base regionale. «Eravamo pronti ad attivare 150 posti, il 60% in più della dotazione ordinaria - ha aggiunto -, fortunatamente non è stato necessario». La definizione dell'impatto del virus Sars-CoV-2 sul sistema immunitario ma anche il punto sui vaccini allo studio sono stati affrontati da Carlo Pucillo, ordinario di patologia generale-immunologia del Dame, mentre Fabio

Barbone, direttore scientifico del Burlo Garofolo di , ha presentato i dati di raffronto tra il Fvg e le altre regioni. «Non solo i nostri - ha sottolineato - ma anche quelli raccolti dalla Fondazione Gimbe e dall'Iss, che ci vedono tra le aree a minore impatto

Covid». Dell'esperienza del personale infermieristico ha parlato Maura Mesaglio, referente dell'area infermieristica, mentre Maurizio

Scarpa, responsabile del centro di coordinamento malattie rare, «la pandemia ci ha permesso di trasformare situazioni emergenziali in opportunità di crescita e apprendimento», sollecitando un più ampio uso della telemedicina, fondamentale per evitare di esporre a contagio persone colpite da patologie rare.Il nuovo coronavirus colpisce poco i bambini, ma l'emergenza ha impattato anche sulla salute dei più piccini, come evidenziato da Paola Cogo, direttore del dipartimento di Pediatria. Nel periodo in esame se è vero che si sono ridotti gli accessi pediatrici, sono aumentati di molto i ricoveri dei bambini giunti all'attenzione dei medici con maggiore ritardo.Epidemia e lockdown hanno impattato poi sugli screening oncologici, ha segnalato Giuseppe Tonutti , direttore dell'Arcs, non ancora tornati a regime, così come hanno causato il rinvio di prestazioni sanitarie e interventi programmati. Una nuova andata «andrà affrontata con modalità diverse - ha concluso - evitando di mandare in difficoltà tutti gli altri settori della salute».Al webinat hanno partecipato anche Gianluca Tell, Alessandro Cavarape del Dame e Roberto Pinton, rettore dell'Università degli Studi di Udine.

sanità pubblica

Pressing dei sindacati: confronto con la giunta

UDINE Quali sono le risorse che verranno investire sul rafforzamento della sanità pubblica? Come si perseguiranno gli obiettivi di rafforzamento dei servizi territoriali e dei dipartimenti di prevenzione? E quali sono le strategie per far fronte alle carenze di personale, alla crescita delle liste di attesa e a un'eventuale seconda ondata di contagi nei prossimi mesi? Queste alcune delle grandi questioni su cui i sindacati chiedono con insistenza l'apertura di un confronto con l'assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi anche alla luce delle nuove ipotesi di ripartizione delle risorse nazionali destinate alle Regioni Speciali e in relazione a un eventuale accesso al Mes. Cgil, Cisl e Uil del Friuli Venezia Giulia ne parleranno nel corso di una conferenza stampa convocata a Udine per oggi, con inizio alle 10.30, nella sala convegni della Cgil provinciale, in via Gio Batta Bassi 36. Oltre ai segretari generali Villiam Pezzetta,

Alberto Monticco e Giacinto Menis, saranno presenti, con le rispettive segreterie regionali, le categorie del lavoro pubblico e dei pensionati.

l'analisi di riccardi e zamaro

«La nostra governance ha creato coesione Ora più prevenzione»

Elena Del Giudice / udine «Se il Friuli Venezia Giulia ha ottenuto risultati migliori rispetto ad altre aree, è perché qui c'è la governance. Con la diminuzione dei posti letto, sin dalla riforma Fasola, è stato creato un network e questo ha fatto sì che ci fosse coesione, coesione che, in momenti critici come quello affrontato, ha prodotto questi risultati». A dirlo Gianna Zamaro, direttore centrale Salute della Regione Fvg, che ha anche evidenziato una criticità: «se la parte ospedaliera è andata via velocemente, non altrettanto è accaduto nel territorio, dove ci sono stati casi che sono stati controllati ma che potevano essere gestiti meglio». E questo perché, secondo Zamaro, in passato la Regione «ha investito meno del dovuto in prevenzione». Il riscontro è rintracciabile in uno degli indicatori di monitoraggio della Fase 2, forniti dal ministero, «che ci vedono a rischio perché numero degli operatori dedicati è esiguo». L'emergenza Covid è dunque un motivo in più per riprendere il percorso di riforma della sanità regionale «che vede il distretto al centro del sistema» ha aggiunto l'assessore alla Salute, Riccardo Riccardi, per il quale il problema non sta tanto nell'erogazione di maggiori risorse, ipotesi non esclusa, quanto «nell'avere la capacità di analizzare le risorse che ci sono, dove sono allocate rispetto alle necessità. Ed è questa una analisi che il sistema deve avere la forza di fare». Rispetto al futuro, «l'investimento vero deve essere sul territorio, anche responsabilizzando la medicina generale che deve assumersi quota parte di responsabilità sul governo del sistema», ancora Riccardi. Che ha rilanciato sulla necessitò di «rimodulazione e riorganizzazione del distretto che è il nucleo attorno a cui dovremo immaginare il nuovo modello organizzativo». Nel rendere merito al grande lavoro dei professionisti della sanità durante l'emergenza, in prima linea insieme all'Università, che hanno reso possibili i risultati raggiunti in termini di gestione della crisi da coronavirus, di risultati in termini di vite salvate e pazienti curati, l'assessore ha sottolineato l'importanza di apprendere da questa esperienza, valorizzando le positività ma anche mettendo mano alle criticità. «Ci sono aree su cui ci troviamo esposti, una di queste è il modello organizzativo che sta tra domicilio e ospedale. È vero che presentiamo dati migliori rispetto ad altri, ma non possiamo non tenere conto dell'esistenza di aree in cui intervenire». Dalle case di riposo alle Rsa, ma anche sul fronte della disabilità... «L'esperienza non ci ha fatto scoprire nulla, ma ha evidenziato nodi che devono essere affrontati». Riccardi ha poi ricordato «il grande lavoro dei professionisti, ma anche la capacità e l'autorevolezza del governatore in primis a convincere la gente a un comportamento responsabile da parte dei cittadini che - ha aggiunto il vicegovernatore - deve continuare». Indice puntato, inoltre, sull'Europa, ancora una volta assente. «Il virus si muove liberamente, e se qui la situazione è sotto controllo, quali strumenti abbiamo per sapere se altrove sta accadendo altrettanto se non c'è uniformità di criteri nella misurazione dei contagi? » è la considerazione di Riccardi alla luce dei nuovi contagi di "importazione". Guardando al futuro «non va sprecata la lezione della crisi e vanno compiute scelte forti - ha proseguito l'assessore -. Uno degli elementi vincenti credo sia stata la flessibilità del sistema: non avevamo le terapie intensive dei singoli ospedali ma una sola terapia intensiva che ha consentito il superamento delle strutture orizzontali e ragionato come sistema unico regionale che ha condiviso risorse e competenze». Territorio e organizzazione possono essere due chiavi su cui incardinare il futuro. Guardando più ai risultati, e forse badando meno a pressioni sindacali (critico Riccardi nei confronti di uno sciopero indetto nel pordenonese che contesta scelte gestionali dell'Azienda Friuli occidentale) o alle aspettative di alcuni sindaci.

Tra le cause il blocco del turnover e le norme su Quota 100 La ministra Dadone: bisogna immettere nuove competenze Dipendenti pubblici sempre più vecchi Verso più pensionati che lavoratori attivi

Roberto Giovannini / roma Una pubblica amministrazione anziana, in cui l'età media del personale è di 50,7 anni, con il 16,9% di dipendenti over 60 e appena il 2,9% di under 30. È questo il quadro del lavoro pubblico nel nostro Paese secondo una ricerca presentata ieri in apertura di «Forum Pa 2020 - Resilienza digitale». E secondo la ricerca è probabilissimo che nel 2021, per la prima volta da sempre, avremo più pensionati che sono stati dipendenti pubblici che dipendenti pubblici attivi. Una conseguenza inevitabile: non si fanno concorsi (o quasi, il blocco del turnover è durato anni), non si fanno assunzioni, il personale invecchia, norme come Quota 100 ne favoriscono l'esodo verso la pensione. Il risultato secondo lo studio non può che essere il «sorpasso» dei colletti grigi su quelli bianchi ancora attivi, previsto per l'anno prossimo. I numeri sono impietosi. Oggi in Italia ci sono 3,2 milioni di impiegati pubblici (pochi, se facciamo il confronto con gli altri Paesi europei, visto che in termini assoluti quelli italiani sono il 59% in meno di quelli francesi, il 65% di quelli inglese, il 70% di quelli tedeschi), mentre i pensionati «pubblici» sono già 3 milioni.

Considerando la folla dei «pensionabili» - 540mila che hanno già compiuto 62 anni di età, e 198 mila che hanno superato 38 anni di anzianità - sono tanti quelli che possono sperare nell'agognato pensionamento. Un processo accelerato in effetti dal varo di quota

100, che nel 2019 ha fatto uscire 90mila pubblici, che hanno raggiunto la folla (il 57,7% del totale) dei pensionati pubblici che hanno sfruttato un occasione per il ritiro anticipato. Del resto, dal 2018 a oggi sono andati in pensione 300mila dipendenti pubblici, a fronte di circa 112mila nuove assunzioni e 1.700 stabilizzazioni di precari. Le procedure per i concorsi sono lente, e in media ci vogliono quattro anni per la scoperta del «buco» da riempire e l'effettiva assunzione dei vincitori dei concorsi. L'emergenza Covid ha complicato ulteriormente le cose, e dal settembre del 2019 ad oggi sono state messe a concorso meno di 22mila posizioni lavorative.

Di questo passo ci vorrebbero oltre dieci anni a recuperare i posti persi. Ieri, partecipando al Forum (online, ovviamente), il ministro della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone ha detto di avere presente il problema, e che «se vogliamo una pubblica amministrazione smart dobbiamo avere un personale altrettanto smart». «Dobbiamo avere molta lucidità per immettere nuove competenze, - ha detto - oggi non possiamo permetterci di produrre competenze non più adeguate alle esigenze dell'amministrazione di domani». E, a proposito dei concorsi, ha ribadito «la necessità di dislocare le prove sui territori con una informatizzazione completa, dalla fase dell'iscrizione fino allo svolgimento delle prove che devono essere svolte su pc». Insomma, i concorsi per le assunzioni cambieranno: per Dadone, nei test a scelta multipla si cercherà di inserire delle «prove logico-deduttive e dei case studies». Dadone ha parlato di competenze trasversali, da accertare nella fase di selezione insieme a «competenze nozionistiche». In gergo soft skill e life skill, ovvero capacità che vanno oltre la disciplina e che riguardano il saper lavorare in gruppo, rispondere a situazione di stress e risolvere i problemi che spuntano all'improvviso. I nuovi bandi di questi giorni apriranno dunque ai cosiddetti quiz situazionali. E quanto allo smart working, la ministra ha spiegato che l'intenzione del governo è quella di puntare «a mantenere lo smart working non in maniera ordinaria, come nella fase emergenziale, ma tra qui e fine anno per il 50% dei lavoratori che svolgono attività eseguibili in modalità agile. E da gennaio al 60% attraverso il Pola (Piano organizzativo del lavoro agile)».

l'appello ai governatori

Alleanza tra imprenditori regionali e del Veneto per far ripartire le sagre

Alessandro Cesare / UDINE C'è chi fornisce tensostrutture, chi si occupa di band musicali e orchestre, chi distribuisce bevande e piatti monouso, chi organizza spettacoli pirotecnici. Dodici realtà attive tra Friuli Venezia Giulia e Veneto che hanno preso carta e penna rivolgendosi ai governatori Massimiliano Fedriga e . L'obiettivo è convincerli a mettere a punto un nuovo "Piano di riapertura delle sagre" il prima possibile.Le linee guida varate a livello nazionale per regolamentare le feste di paese, infatti, risultano essere troppo stringenti e vaghe, con la conseguenza che stanno creando grandi difficoltà gli organizzatori di eventi.Non è un caso che finora, in Fvg ma anche nel vicino Veneto, gran parte degli appuntamenti del calendario estivo siano stati cancellati e rinviati a data da destinarsi. Una situazione che sta mettendo in ginocchio chi con le sagre ci campa, con il lavoro che si è completamente azzerato.Tra le richieste avanzate dal gruppo di imprenditori c'è innanzi tutto l'esclusione del numero chiuso di affluenza. Si chiede di predisporre un'adeguata informazione sulle misure di prevenzione da adottare, da rendere visibili in diversi punti dell'area di festa, dall'ingresso alla zona casse fino ai chioschi. «La rilevazione della temperatura non deve essere obbligatoria - spiegano i promotori dell'iniziativa - così come l'utilizzo dei guanti monouso. È sufficiente un lavaggio di mani frequente».La lettera inviata a Fedriga e a

Zaia contiene una serie di indicazioni su come organizzare gli spazi di una festa: l'area cassa dovrà essere suddivisa da chi consuma in sagra e chi sceglie l'asporto, con l'utilizzo di pannelli in plexiglass per distanziare la clientela dagli addetti alla cassa. L'utilizzo delle mascherine, in tutte le zone della festa, cucina compresa, va adottato solo nel caso in cui non sia possibile mantenere un metro di distanza. «Per quanto riguarda l'area ristoro - si legge nel documento - il servizio al tavolo dovrà essere garantito da volontari con mascherina e guanti. Nel caso di ritiro al banco, dovrà esserci un pannello di plexiglass per dividere clientela da operatori. Le aree

"gioca bimbi" dovranno esporre una certificazione di sanificazione avvenuta, cercando di far rispettare la distanza interpersonale anche tra i bambini».Una delle aree più frequentate nelle sagre paesane, di solito, è il banco con le spine della birra. Non ci potrà più essere un ammassamento di persone, quindi chi vorrà solo bere sarà obbligato alla consumazione al tavolo. Sul fronte musicale, la lettera parla di posti a sedere per alcuni tipi di intrattenimento (concerti, musica d'orchestra) e con un distanziamento di un metro per il pubblico in piedi nel caso di "serata discoteca". Massima attenzione anche per l'area "pesca di beneficienza". Sono previsti divisori in plexiglass o in alternativa guanti e mascherina. Tutti accorgimenti che, per chi organizza sagre e feste paesane, possono garantire la sicurezza di clienti e volontari.«Chiediamo che questa nostra proposta sia presa in considerazione con la massima urgenza - chiudono gli operatori del settore - per permetterci di prendere realmente in considerazione la ripresa delle attività».In caso contrario il rischio è che non solo saltino gran parte degli appuntamenti per il 2020, ma siano in forte dubbio anche quelli per il

2021.

L'assestamento di Bilancio

Parte l'iter in Consiglio Zilli: manovra difficile senza certezze da Roma

Udine «Minori entrate e maggiore spesa: è il quadro finanziario che l'emergenza epidemiologica ha generato in Friuli Venezia Giulia, un contesto molto incerto in cui risulta difficile programmare un metodo per la messa in sicurezza degli equilibri di bilancio, soprattutto perché non vi è ancora certezza sull'entità di risorse che lo Stato destinerà alle Regioni dopo l'impatto della pandemia».

Lo ha detto l'assessore alle Finanze Barbara Zilli in Consiglio, dove nella competente Commissione consiliare, è iniziato l'iter di approvazione dell'assestamento di Bilancio definendola «una manovra difficile, che diviene una sorta di presa d'atto, una valorizzazione dell'esistente».Zilli ha parlato in I Commissione - che voterà il testo giovedì -, ma nel frattempo è stata la II, presieduta da Alberto Budai (Lega) a esprimere parere favorevole a maggioranza sulle parti di competenza del disegno di legge.

Presentato dagli interventi degli assessori regionali Alessia Rosolen, Sergio Bini e Stefano Zannier, il pronunciamento è arrivato dopo un dibattito di approfondimento che ha visto coinvolti i consiglieri Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), Chiara Da Giau ed Enzo Marsilio

(Pd), nonché Giampaolo Bidoli (Patto per l'Autonomia).I tre assessori hanno evidenziato come, al momento, ci siano soltanto dei movimenti tabellari - non avendo di fatto l'assestamento di Bilancio a disposizione somme ed essendo praticamente a saldo zero - utilizzando un argomento che ha fatto registrare la contrarietà del responsabile economia del Pd, cioè l'ex consigliere regionale

Renzo Liva. «C'è il fondato timore che la Regione stia perdendo l'occasione dell'assestamento in cui si dovrebbero almeno cominciare a impostare le contromisure alla crisi, e che la giunta Fedriga stia facendo un gioco pericoloso in cui a rimetterci saranno famiglie e imprese - ha detto -. Gli argomenti addotti per un assestamento senza risorse sembrano assai deboli e pretestuosi». Per Liva

«sembra che la prudenza sia lo schermo dietro cui si nasconde la volontà di non fare nulla: c'è da chiedersi se siamo sull'orlo del dissesto, dato che altre Regioni ordinarie stanno facendo manovre importanti e noi ci permettiamo di tener fermi quasi 100 milioni».

Fedriga al secondo posto nazionale dopo il veneto Zaia Nei Comuni volano Ziberna e Ciriani, indietro Fontanini Presidenti e sindaci centrodestra al top

Mattia Pertoldi / udine La Lega domina, per il secondo anno di fila, la classifica della "Governace poll", cioè il sondaggio svolto dall'istituto Noto per il Sole 24 Ore sul gradimento dei presidenti di Regione. Al primo posto - in una rilevazione basata su mille intervistati per territorio con telefonate effettuate tra il 5 e il 30 giugno - c'è, ancora una volta, il veneto Luca Zaia con una pazzesca percentuale di gradimento pari al 70% in aumento di poco meno di 20 punti rispetto al giorno della sua elezione.Sul secondo gradino del podio, quindi, troviamo Massimiliano Fedriga. Il governatore del Friuli Venezia Giulia, infatti, non soltanto conferma la posizione di dodici mesi or sono, ma con il 59,8% di persone che voterebbero a suo favore nel caso in cui «domani ci fossero le elezioni

Regionali» guadagna il 2,7% rispetto al dato della vittoria elettorale (29 aprile 2018) e ben 8 punti rispetto al parziale (51%) con cui si era piazzato in seconda posizione lo scorso anno.E se al terzo posto questa volta non c'è il lombardo - scivolato in

13ª piazza con il 45,3% dei consensi -, ma l'umbra - leghista eletta nel 2019 - con il 57% dei voti a favore, in fondo alla classifica troviamo il marchigiano Luca Ceriscioli (40%), il pugliese (40% e in crollo del 7,1% rispetto al giorno della vittoria elettorale) e, infine, il laziale e segretario nazionale del Pd fanalino di coda del sondaggio con il 31% dei consensi e un delta negativo pari all'1,9%.Contemporaneamente allo stato di salute dei governatori, inoltre, l'istituto Noto - sempre con mille interviste per territorio - ha anche chiesto agli italiani cosa ne pensano dei sindaci delle città capoluogo. Il risultato, in Friuli Venezia Giulia, dice che a brillare sono i primi cittadini di Gorizia e Pordenone, Udine tutto sommato tiene il dato dell'elezione, mentre a Trieste si nota un rallentamento. Procedendo con ordine, in ogni caso, il primo dato che balza agli occhi è quello che piazza il goriziano all'ottavo posto nazionale con il 60,2% del gradimento e un aumento dello 0,4% rispetto al giorno in cui vinse le elezioni nell'Isontino. Brilla, andando oltre, anche la stella di che il prossimo anno cercherà il bis a Pordenone e per il momento si gode una percentuale di consensi tutt'altro che banale a quattro anni dall'insediamento con un parziale che dice 59,9% - e un +1,1% rispetto al 2016 - tale da valergli la 12ª posizione finale in tutta

Italia.Più indietro, come accennato, che si deve accontentare della 73ª piazza complessiva - ma comunque con un aumento dello 0,8% rispetto a maggio 2018 - e, soprattutto, , al 77º posto e unico tra i sindaci dei Friuli Venezia

Giulia a segnare un arretramento, esattamente dell'1,7%, che lo fa scivolare al 50,9% dell'apprezzamento. In linea generale, infine, il sondaggio di Noto è guidato dal sindaco di Bari Antonio De Caro (69,4%), seguito da quello di Messina Cateno De Luca (67,4%) e dal primo cittadino di Bergamo (63,7%). Chiudono la classifica la romana Virginia Raggi (38,2%) e il palermitano

Leoluca Orlando (38,1%).

Finisce l'era di Gava alla guida del Carroccio La deputata diventa numero due regionale

Il governatore Fvg ritorna segretario e si riprende la Lega cambio al vertice Massimiliano Fedriga, da ieri, riveste i panni di segretario regionale del Carroccio nella nuova versione "Salvini

Premier" che ha mandato definitivamente in archivio - relegandola a una sorta di bad company - la vecchia .In realtà la decisione, con relative firme dei documenti, era già stata presa qualche settimana or sono dai vertici nazionali di via Bellerio - e in primis da considerato come in un partito dalla disciplina interna leninista come la Lega le scelte siano alla fine sempre del segretario -, ma è stata comunicata soltanto ieri, al termine dell'emergenza sanitaria legata al coronavirus e con l'avvicinarsi dei prossimi appuntamenti elettorali. Sì perché la rivisitazione dei ruoli riguarda un po' tutta Italia - e pure quelle Regioni che a settembre saranno chiamate al voto per scegliere il governatore -, ma è evidente che, a Nordest, l'attenzione è tarata soprattutto sul

Friuli Venezia Giulia.Si chiude, dunque, a poco più di un anno di distanza la segreteria regionale di Vannia Gava - parlamentare eletta nel collegio della Camera di Pordenone - nominata a giugno dello scorso anno segretaria regionale proprio al posto di Fedriga.

Tredici mesi dopo, quindi, Gava lascia il suo incarico, ma verrà comunque nominata numero due del partito in Friuli Venezia Giulia, nelle mani del governatore e completa, idealmente, il periodo di interregno tra una Lega precedente (Nord) e quella del futuro

(Salvini Premier).Fedriga, pertanto, si riprende in mano le redini del partito e, in fondo, la mossa ha una sua logica profonda, specialmente nei meccanismi del Carroccio e del centrodestra più in generale. In una realtà come quella del Friuli Venezia Giulia dove il presidente della Regione è diretta espressione leghista - e pure di uno degli uomini più legati a Salvini - è infatti evidente come, anche implicitamente, la parola fine in tante questioni spettasse molto più al governatore che al segretario di partito.Certo, questo non significa che Fedriga seguirà in prima persona tutte le trattative, a partire da quelle per la scelta dei candidati sindaco dei

Comuni che andranno al voto in autunno, anche se è probabile che sulle sfide più impegnative ci metterà faccia e nome. In molti altri casi, però, sarà quasi sicuramente ancora Gava a cercare la quadratura del cerchio con gli alleati e, all'interno, a provare a sbrogliare le matasse delle eventuali problematiche locali. Ma lo farà, però, con la copertura politica totale - esistente anche prima, ma che adesso diventa pure formale - di Fedriga che al momento a centrodestra è quasi sempre, ancora, colui in grado di chiudere ogni discussione sia all'interno del Consiglio regionale sia nel rapporto con le altre anime della coalizione nei territori.

IL PICCOLO

7 LUGLIO

La classifica del gradimento dei presidenti di Regione indirizzata dal tema Covid Stessa piazza 2019 ma numeri migliori per la guida Fvg. Sindaci: male Dipiazza

Emergenza e consensi: Fedriga al secondo posto Solo Zaia meglio di lui

Marco Ballico / TRIESTE C'è Luca Zaia in testa alla classifica dei governatori. Un uomo solo al comando con il 70%. Ma Massimiliano

Fedriga, con il 59,8%, conquista il secondo posto in una classifica dominata dal centrodestra. Nella graduatoria del Sole 24 Ore, il

Governance Poll sui presidenti delle 18 Regioni a elezione diretta, terze e quarte sono le governatrici dell'Umbria, Donatella Tesei

(57%), e della Calabria, Jole Santelli (55%), davanti al primo esponente del centrosinistra, (51,4%), rieletto in

Emilia Romagna prima dell'emergenza coronavirus, che guadagna il 10% sul 2019. A quanto pare è proprio l'effetto Covid ad avere determinato i risultati dell'indagine. O almeno ad averla in qualche modo indirizzata. Così la pensa anche Roberto Dipiazza, che attribuisce alla sua ridotta visibilità durante la pandemia un piazzamento non troppo soddisfacente nella classifica dei sindaci, che lo vede al settantasettesimo posto, molto lontano da Rodolfo Ziberna, il collega di Gorizia, che è invece ottavo. Ed è sempre l'effetto

Covid a spiegare l'abisso di consenso tra Zaia, che viaggia al 70% delle preferenze dei veneti che si dicono pronti a rivotarlo, quasi il

20% in più rispetto al 50,1% ottenuto nel giorno delle elezioni, e Attilio Fontana, il leghista alla presidenza della Lombardia, la regione che ha pagato il prezzo più alto alla diffusione del contagio e alle sue drammatiche conseguenze. Fontana è infatti tredicesimo, con il 45,3%, il 4,4% in meno di quanto raccolto alle urne. La coppia di testa, Zaia-Fedriga, è la stessa di un anno fa

(quando Fontana era però terzo). Il governatore del Friuli Venezia Giulia è al 2,7% in più sul dato elettorale 2018, mentre nel 2019, con il 51,1%, era al -6%. Merito della gestione del "lockdown" e della ripartenza? Fedriga non entra nel merito, ma preferisce trasmettere la soddisfazione per il gradimento ricevuto: «Fa certamente piacere vedere il proprio nome tra gli amministratori con maggiore favore della comunità. La cosa più importante, tuttavia - aggiunge -, è lavorare per essere sempre all'altezza di chi mi ha dato fiducia alle regionali due anni fa». A dare man forte arriva il sindaco di Monfalcone Anna Cisint. «Esprimo grande soddisfazione per il risultato ottenuto da Fedriga - è il commento della collega di partito -, che è il presidente che tutti vorrebbero avere: intelligente, concreto, tenace e sempre disponibile. Il suo obiettivo, come sta dimostrando con un impegno costante, è fare bene le cose per i cittadini e le aziende del Fvg». Non manca la stoccata sulla precedente legislatura: «Ha ereditato una situazione tutt'altro che facile sotto tanti punti di vista, ma sta affrontando con successo tutte le questioni più importanti». Tra i governatori in salita ci sono anche Bonaccini (+2,6%) e (Abruzzo, +1,4%), che è sesto. Il dato più eclatante è però quello di .

Il presidente della Liguria rimane ottavo, ma con il 48% fa segnare il +13,6% sul voto 2015. Meglio di , Campania, undicesimo con il 46% (+4,9%), e di Sebastiano Musumeci, Sicilia, dodicesimo con il 45,8% (+6%). Agli ultimi tre posti i governatori delle Marche, della Puglia e del Lazio: Luca Ceriscioli è al 40% (-1,1%), Michele Emiliano pure (-7,1%), Nicola

Zingaretti, nono un anno fa, sprofonda al 31% (-1,9%). Pure in questo caso si può ipotizzare che abbia inciso il coronavirus, con

Bonaccini molto presto in trincea ai primi allarmi da malattia e Zingaretti, al contrario, tra quelli che hanno commesso un errore di sottovalutazione iniziale, con tanto di aperitivo milanese a fine febbraio. Quanto ai municipi, il podio è occupato dal sindaco di Bari e presidente Anci Antonio Decaro (69,4%), da quello di Messina Cateno De Luca (67,4%) e da quello di Bergamo Giorgio Gori

(63,7%). In coda ci sono Virginia Raggi (38,2%), con il -29% per la prima cittadina di Roma rispetto al voto, e Leoluca Orlando

(38,1%): per il collega di Palermo siamo al -8,2%. I sindaci della regione vedono il trionfo di Ziberna (60,2%), al +0,4% sulle comunali 2017, davanti ad Alessandro Ciriani (59,9% per il sindaco di Pordenone, dodicesimo). Molto più giù il leghista di Udine

Pietro Fontanini (51,2%), settantatreesimo, e Dipiazza, quattro scalini più sotto. Per il sindaco di Trieste che ha più volte espresso l'intenzione della ricandidatura, il consenso è del 50,9%, vale a dire il -1,7% sul 2016. «Se non ci fosse stato il Covid, non credo che

Gori sarebbe arrivato terzo - osserva Dipiazza -. Non sono andato in tv e sui giornali a contare morti e feriti, mi sono rifiutato di farlo. Non era il momento per cercare visibilità».

gorizia

«Sento l'affetto»

Il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, commenta con una battuta l'ottava posizione: «Non credo molto a questo tipo di indagini, ma ammetto che è sempre meglio commentarle dai primi posti piuttosto che dagli ultimi». In ogni caso, nessuna sorpresa: «L'affetto della gente lo sento ogni giorno e durante Covid-19 ci sono stati momenti in cui ho avuto la sensazione di "fondermi" con la comunità».

udine

Fontanini è 73°

Se il sindaco di Pordenone Alessandro Ciriani si piazza al dodicesimo posto nella classifica del Sole 24 Ore con il 59,9% dei consensi, l'omologo di Udine, Pietro Fontanini, risulta decisamente più staccato dalle posizioni di vertice: è infatti settantatreesimo con il

51,2%. Quattro posizioni più in alto rispetto al collega di Trieste Roberto Dipiazza (al settantasettesimo posto).

Iniziato l'iter di un assestamento di bilancio mai così scarno, dominato dall'incertezza delle risorse "riscattabili" da Roma

Manovra estiva senza un soldo da investire E gli assessori si scoprono tutti più poveri il caso Diego D'Amelio / trieste Tagli di spesa a tutti gli assessorati per alcune decine di milioni e incertezza per il futuro delle casse del Fvg. La giunta Fedriga ribadisce che l'assestamento di bilancio sarà a zero risorse, in attesa che Roma rimborsi alla Regione quasi

200 milioni spesi per l'emergenza Covid-19 e che il confronto col governo dica di quanto caleranno le compartecipazioni sulle calanti entrate fiscali e a quanto ammonteranno i finanziamenti che lo Stato verserà agli enti locali per limitare i danni dell'emergenza coronavirus. L'assessore Barbara Zilli annuncia inoltre di voler tenere fermo l'avanzo di bilancio maturato nel 2019: un tesoretto da

98 milioni, che la stessa Zilli non conta di usare prima della finanziaria di fine anno «per coprire i buchi». La manovrina estiva ha cominciato ieri l'iter in Commissione, ma il ddl non contiene nuove risorse. «Non abbiamo aggiunto un euro rispetto alla finanziaria.

Il quadro economico - dice Zilli - ha subito uno stravolgimento importantissimo e tutte le previsioni sono state riviste». L'assessore anticipa «una riduzione del 36% del nostro gettito da compartecipazione e il tracollo della tassazione diretta», ribadendo «un calo delle entrate da 700 milioni solo per quest'anno e senza avere la minima certezza di quanto ci darà lo Stato». Sulla partita il presidente Massimiliano Fedriga è pronto al braccio di ferro con il governo, cui il presidente chiede di non pagare 1,5 miliardi dovuti per il biennio 2020-2021 quale contributo al risanamento della finanza pubblica. E Zilli va in scia: «Lo Stato farà indebitamento per

80 miliardi e ne destina cinque agli enti locali. Ci sono minori entrate e maggior spese: abbiamo inviato alla Protezione civile un conto da 192 milioni di spese sanitarie dirette e indirette, ma i tempi di ristoro non sono stati indicati». L'assessore evidenzia inoltre che la Regione «riceverà 180 milioni con la prima dotazione statale da 1,5 miliardi per il ristoro dei minori gettiti tributari delle regioni, ma il governo dovrebbe mettere altri 2 miliardi per farci arrivare ai 459 milioni di cui parla il Pd. Il ragionamento è in piedi ma di scritto non c'è nulla». Il primo effetto si vedrà sulle risorse a disposizione degli assessori. Dopo lo scoppio dell'epidemia, le varie direzioni hanno ridotto o azzerato una serie di capitoli per mettere a disposizione 59 milioni per le spese urgenti. Questi fondi verranno restituiti pescando dal tesoretto di 98 milioni, ma Zilli chiarisce che «la giunta straordinaria di domani (oggi, ndr) non restituirà tutto, visto che gli assessori hanno accettato di avere indietro di meno, ma assicuro che sarà subito ripristinato il fondo per il sostegno ai risparmiatori coinvolti nel crac delle Coop». Non è ancora chiaro su cosa dovrà concentrarsi la mannaia, ma buona parte dei 98 milioni resterà nella manica, «visto il quadro emergenziale in cui ancora ci troviamo e non potendo escludere che la trattativa con lo Stato abbia un esito che potrebbe portarci a un disavanzo che influirà sui bilanci e sulle scelte per il prossimo triennio». Il Pd non accetta le critiche al governo. Roberto Cosolini prende «atto con favore che non abbiamo chiuso gli ospedali come abbiamo sentito da qualche dichiarazione drammatizzante del presidente. Fedriga ha parlato di un ammanco fra 580 e 700 milioni, ma chiediamo un conteggio preciso per capire come si arriva a questa stima. Ricordo che il governo si è impegnato per un importo significativamente superiore al riparto da 180 milioni e ricordo pure che per la sanità sono già stati stanziati 109 milioni statali a copertura dei costi dell'emergenza».

le previsioni "nere"

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Fedriga, con l'assessore al Bilancio Barbara Zilli costretta a sottolineare in Commissione che con simili stime «non si rilevano margini per operare scelte strategiche né per la seconda parte del 2020 né per l'inizio del 2021». Scritto a inizio aprile, il Defr prevede un calo dei consumi pari al 4,9% rispetto al 2019, con una contrazione complessiva di 1,3 miliardi. Gli investimenti diminuiranno invece del 12,3% (pari a un miliardo) e l'export del 10,1% con 1,6 miliardi in meno destinati a entrare nelle casse delle imprese regionali.

Andando a guardare i singoli settori economici, il documento di programmazione sottolinea il -13,5% nel valore aggiunto dell'industria (912 milioni in meno) e il -4,7% dei servizi (un miliardo mancante). Zilli ha spiegato che le valutazioni di aprile potrebbero essere riviste in peggio nei prossimi mesi. Affermazione da far tremare i polsi, visto che il Defr parla di «una prima riduzione di ventimila unità di lavoro»: sempre secondo le stime, alla disoccupazione in aumento si potrebbe aggiungere nel 2020 una perdita di fatturato da quattro miliardi per le imprese regionali e di altri 1,5 miliardi l'anno prossimo. E intanto nel bimestre aprile-maggio risultano autorizzate 25 milioni di ore di cassa integrazione guadagni ordinaria dovuta all'emergenza sanitaria, 10 milioni di ore nei fondi solidarietà e quasi cinque milioni nella cig in deroga. Il Defr 2021 «si concentra gioco forza - ha detto Zilli - sul negativo contesto socioeconomico del territorio, evidenziando le profonde criticità secondo i dati e le previsioni econometriche», rinviando alla nota di aggiornamento «la definizione delle politiche economiche di rilancio, una volta chiarite le risorse straordinarie a disposizione da mobilitare». Dati più aggiornati disponibili a fine anno e una valutazione più precisa delle entrate fiscali, dei trasferimenti e dei rapporti finanziari con Roma permetteranno alla Regione una stima più accurata sull'evoluzione dell'economia del

Fvg nei prossimi anni.