L'oratorio Aquilano Nel Secondo Seicento
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI UDINE Dipartimento di Storia e tutela dei beni culturali Dottorato di ricerca in Storia: culture e strutture delle aree di frontiera XXVI ciclo TESI DI DOTTORATO L’Oratorio aquilano nel secondo Seicento: echi quietisti, condanne, relazioni. Coordinatore Relatore Bruno FIGLIUOLO Flavio RURALE Dottorando Stefano Boero ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Udine, 2013 1 L’Oratorio aquilano nel secondo Seicento: relazioni, condanne, echi quietisti Indice Premessa p. 5 Introduzione p. 7 1. La Biografia di Giambattista Magnante: rapporti tra Jesi, Roma e p. 17 L’Aquila 1.1. Tommaso Baldassini e la Congregazione dell’Oratorio di Jesi p. 17 1.2. Pier Matteo Petrucci: rapporti con l’Oratorio aquilano p. 23 1.3. La dedica al cardinale Alderano Cybo p. 31 1.4. L’autore Nicolò Balducci p. 35 1.5. Il libro sulle missioni del Magnante p. 40 1.5.1. Il Magnante nel contesto oratoriano delle Marche p. 40 1.5.2. La fondazione della Congregazione di Osimo p. 43 1.5.3. Gli oratoriani e il quietismo nelle Marche del Seicento p. 48 2. Testi, letture e atteggiamenti nell’Oratorio aquilano intorno alla metà del p. 53 Seicento 2.1. Il Perito medico spirituale p. 53 2.1.1. La cura d’anime come «medicina» p. 53 2.1.2 Il niente e l’annichilazione p. 58 2.2. L’usura fatta lecita nel Banco di carità sotto la protettione di S. Anna p. 62 2.2.1. Il Banco di carità e l’usura p. 62 2.2.2. La procura dentro e fuori il banco p. 68 2.3. L’Amico fedele p. 75 2.4. I filippini e la musica: oratori e drammi p. 76 2 2.5. Biografie oratoriane p. 81 2.5.1. Le vite di de Nardis, Magnante e D’Afflitto p. 81 2.5.2. Giannandrea D’Afflitto nella biografia del Laderchi p. 84 2.5.3. Profili oratoriani p. 91 2.6. Atteggiamenti antispagnoli: l’Historia dell’origine e fondazione p. 94 dell’Aquila di Claudio Crispomonti 3. La Nuova Novena di S. Anna: problematiche connesse alla genesi e alla p. 103 condanna all’Indice 3.1. Un profilo generale dell’opera p. 103 3.2. Il culto di S. Anna p. 108 3.3.L’intervento dell’inquisitore di Gubbio Tommaso Menghini e la p. 112 condanna all’Indice 3.4. L’indulgenza di Alessandro VI e l’«Ave Maria di S. Anna» p. 118 3.5. Ulteriori motivi di condanna p. 123 3.6. Gli oratoriani e il «particularem cultum S. Annae» p. 128 3.7. Il Breve compendio delle Devotioni da farsi alla Gloriosa S. Anna p. 135 4. Giambattista Magnante e gli oratoriani: reti di relazioni tra centro e p. 139 periferia 4.1. Francesco Barberini p. 139 4.2. Francesca Farnese p. 148 4.3. I francescani riformati p. 151 4.4. Marcantonio Odescalchi p. 158 4.5. La Vallicella: Odorico Rinaldi e Silvio Bilancetti p. 162 4.6. Il patriziato aquilano p. 165 4.7. Il mondo delle botteghe.e delle spezierie p. 175 Conclusioni p. 181 Abbreviazioni p. 187 3 Appendice p. 189 Fonti documentarie manoscritte p. 205 Fonti documentarie a stampa p. 217 Bibliografia p. 249 4 Premessa L’idea di approfondire lo studio della Congregazione dell’Oratorio dell’Aquila è nata dalle ricerche condotte per la tesi di laurea specialistica, discussa in tenda il 27 aprile 2009, all’indomani del sisma che ha riscritto la storia della mia città. Quel lavoro, intitolato Spiritualità e cultura all’Aquila tra i secoli XVII e XVIII: l’Oratorio di S. Filippo Neri, rappresentava una riflessione preliminare sull’argomento, sviluppata su fondi e documenti reperiti nella Biblioteca Provinciale “Salvatore Tommasi” e nell’Archivio di Stato dell’Aquila. Tali ricerche si proponevano di colmare un vuoto storiografico sulla storia della Congregazione e tenevano conto della difficile reperibilità della documentazione, conseguente allo smembramento dell’archivio e della biblioteca dei filippini in seguito alle soppressioni ottocentesche. Figura 1: La chiesa di S. Filippo Neri dopo il sisma del 2009 (scatto effettuato in data 23-12-2013). 5 Oggi, in un quadro di macerie e costruzioni pericolanti, oltre le transenne di Piazza Duomo, si può guardare ciò che resta della chiesa, dell’oratorio e del convento degli oratoriani, insieme alla piazzetta di S. Filippo, stimati a lungo tra le migliori realizzazioni del barocco aquilano. Figura 2: L'ex-convento dei filippini (scatto effettuato in data 23-12-2013). 6 Proprio tra quelle pareti, intorno alla seconda metà del Seicento, si sono intrecciate le storie di uomini che hanno segnato la spiritualità cittadina, reti di relazioni complesse che sono state addirittura oggetto di attenzione da parte del S. Uffizio. È sembrato interessante ricostruire tali vicende, per comprendere meglio una frontiera inesplorata sul piano spirituale: proprio seguendo tale obiettivo è nato questo percorso di ricerca, nel tentativo di mettere ordine in un panorama complesso, per molti versi ancora aperto e da scoprire. L’esperienza culturale e spirituale che andava maturando all’Aquila è emersa attraverso lo studio dei suoi soggetti e delle loro azioni e idee, come spia di un mondo che stava prendendo corpo nel cuore della penisola legato proprio agli oratoriani e alla loro intensa attività culturale. In questa nuova ricerca, dunque, l’obiettivo è partire dall’Aquila, per indagare sui molteplici reticoli che personaggi illustri della Congregazione organizzarono fuori dalla città, nel centro dell’Italia, fino ad avere un ruolo fondamentale nella politica del papato di fine Seicento. Questa nuova ricerca, pur traendo origine dal materiale documentario relativo al primo lavoro, si costituisce su un corpus documentario molto diverso e assai più ampio, nel tentativo di elaborare il panorama spirituale che, a partire dagli oratoriani non solo dell’Aquila, andò delineandosi in Europa attraverso l‘affermazione delle nuove idee quietiste e gianseniste, influenzando l’azione della cultura e della politica degli stati tra Seicento e Settecento. Introduzione La Congregazione dell’Oratorio nasceva all’Aquila il 5 marzo del 1607 per iniziativa del giovane patrizio Baldassarre de Nardis (1575-1630), che si proponeva di mettere in atto una riforma del clero e della società secondo i principi fissati a Trento, con riferimento all’esperienza mistica di Filippo Neri. La Congregazione era stata riconosciuta trentadue anni prima da Gregorio XIII con la bolla Copiosus in misericordia Dominus (15 luglio del 1575) come una compagnia di chierici secolari, basata su semplici promesse e organizzata secondo strutture necessarie senza il vincolo dell’obbedienza religiosa. L’Oratorio, piuttosto che un ordine religioso, rappresentava una comunità «familiare» di sacerdoti secolari priva di voti; i padri convivevano sotto il governo di un preposito dotato di un’autorità prevalentemente esecutiva. Il caso degli oratoriani non era del tutto assimilabile per i suoi esiti a un’esperienza regolare, pur 7 essendovi per certi aspetti legato, e i padri sceglievano di organizzarsi in piccole comunità autonome, a servizio della chiesa locale, senza esenzione dall’ordinario del luogo. Gli oratoriani erano già insediati in Abruzzo a Fossacesia, nell’abbazia di S. Giovanni in Venere, e sceglievano di utilizzare all’Aquila la chiesetta di S. Girolamo, distrutta successivamente dal terremoto del 1703 e mai più riedificata. La chiesa si trovava nei pressi del duomo, essendo il vescovo un interlocutore privilegiato, e la Figura 3: L'ex-oratorio dei laici (scatto effettuato in data 23-12-2013). 8 scelta del sito rientrava in un progetto strategico preciso che prevedeva anche l’edificazione di un primitivo convento, tuttora visibile in Via dell’Oratorio (1615-1618). In seguito i filippini perfezionarono il loro insediamento nel quarto di S. Pietro1 con la costruzione di una chiesa intitolata a s. Filippo (1637-1660), un convento nuovo e più ampio per i padri (1670-1699) e un definitivo oratorio per il ramo laico della Congregazione (1740-1759), secondo un linguaggio architettonico aggiornato alle tendenze del barocco romano. L’istituzione della Congregazione avveniva in un contesto segnato dalla proliferazione di ordini religiosi maschili e femminili all’Aquila, che si manifestava, nel giro di pochi anni, nell’insediamento di cappuccini, fatebenefratelli, carmelitani, barnabiti e gesuiti, a fianco alle tradizionali presenze degli ordini mendicanti. L’apostolato filippino mirava a coinvolgere poveri, giovani, malati e detenuti attraverso opere caritative, visite agli ospedali e alle carceri, e poneva attenzione alla direzione spirituale delle monache, oltre che all’assistenza delle bisognose e delle fanciulle «pericolanti». All’interno della Congregazione si formavano alcuni dei principali eruditi aquilani, come Antonio Ludovico Antinori, Francesco Saverio Centi e Claudio Crispomonti e si registrava la presenza di famiglie espressione del patriziato urbano. Oltre che agli studi storici, gli oratoriani si dedicavano alla promozione di una sensibilità musicale, introducendo all’Aquila il genere dell’oratorio e del melodramma sacro, con una prima pregevole manifestazione nella Melpomene sacra di Teodoro Vangelista (1669). La Congregazione veniva istituita all’Aquila negli anni in cui si elaboravano le definitive costituzioni filippine e si avviava a conclusione la spinosa questione della separazione tra Roma e Napoli (1612), in direzione del riconoscimento del principio dell’autonomia delle case. Insieme alla Compagnia di Gesù – sia pure con le rispettive differenziazioni – l’Oratorio divenne una delle principali anime della Controriforma aquilana sul piano spirituale, assistenziale e devozionistico, oltre che nell’organizzazione delle processioni cittadine. Gli oratoriani aspiravano a un rinnovamento culturale che si fondasse sulla ricerca e «riscoperta» dello spirito delle antiche comunità cristiane, attraverso una fedeltà all’insegnamento di Cristo, inteso e vissuto secondo la linea tracciata da Filippo Neri. Le pratiche filippine dovevano essere improntate a una ricerca di discrezione (discretio) e misura (mediocritas), nell’ottica di una visione spirituale fondata sulla semplicità intesa come gusto dell’essenzialità. 1 La città dell’Aquila è storicamente suddivisa in quattro quartieri, soprannominati quarti, che sono rispettivamente quelli di S.