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Calcio amarcord. Trent’anni fa l’Italia campione del mondo a Madrid: indimenticabili l’esultanza di Tardelli in campo e Pertini in tribuna di Redazione 11 Luglio 2012 – 9:29

“Campioni del mondo, campioni del mondo, campioni del mondo”. Tante possono essere le emozioni legate ad una vittoria, ma senza dubbio, quel triplice urlo, pronunciato dal compianto Nando Martellini al termine della telecronaca della finale del “mundial” del 1982, legato alle relative immagini di esultanza scatenatesi al Santiago Bernabeu, ma anche nelle piazze di tutte le città della nostra penisola, è entrato a far parte della nostra storia sportiva, grazie a e compagni, che – allenati dal mitico – proprio l’11 luglio di trent’anni fa si sono aggiudicati per la terza volta la Coppa del mondo, superando per 3-1 (more solito per i tedeschi) la Germania.

Per molti di noi che ora cavalchiamo gli anni “anta” quella di Madrid rappresenta la partita della vita. I ricordi dei festeggiamenti – durati una notte intera – saranno forse falsati dalla nostalgia della gioventù, ma il rivedere foto ed immagini dell’incontenibile e sfrenata gioia di Marco Tardelli, dopo la seconda rete messa a segno, riporta in superficie gli stessi brividi e le identiche emozioni di allora.

“Cari italiani, pensavamo foste romantici, ma siete spietati!” Così, la Bild, celebre testata giornalistica teutonica, scriveva all’indomani dell’ennesima sconfitta loro inflitta dagli azzurri.

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Celeberrima resta l’immagine della partita a scopa fra il Presidente della Repubblica, l’amatissimo Sandro Pertini, in coppia con , contro il duo formato dal mister Enzo Bearzot ed dal capitano , durante il viaggio di ritorno, a bordo dell’aereo che riportava in patria i neo campioni del mondo. Italia che rientrava, pronta a ricevere l’abbraccio di milioni di sportivi, dopo che era partita per la penisola iberica tra scetticismo, feroci critiche e sberleffi della stampa italiana, il tutto ampliato dallo scandalo del calcio scommesse (già allora si era all’avanguardia…).

L’inizio del torneo non fu molto incoraggiante, tanto che si riuscì a passare il turno eliminatorio con tre miseri pareggi ottenuti contro Polonia, Perù e Camerun, che ci consentirono a fatica di far parte del successivo girone denominato “della morte” per via dei partecipanti: l’Argentina (campione del mondo uscente) ed il Brasile di Cerezo, Zico, Socrates e Falcao.

Ma a tal punto, l’Italia si trasformò di colpo, “matando” dapprima i gaucho di Maradona per 2-1 (Tardelli e Cabrini i marcatori), con una vittoria esaltante, che diede il la alla vera finale di quel mondiale e cioè alla disputa del 5 luglio allo stadio “Sarrià” di Barcellona contro i favoritissimi brasiliani, che mai in un mondiale avevano schierato una formazione così forte e ricca di individualità. Fu una partita straordinaria e ricca di colpi di scena, sicuramente fu il Paolo Rossi day, che con una tripletta memorabile diede il successo agli azzurri, insieme alla consapevolezza di essere pronti a vincere le ultime due partite che li separavano dal trionfo.

La semifinale contro la Polonia fu poco più che una formalità. Ancora Pablito Rossi con una doppietta stese la formazione tra le cui fila brillava Zibì Boniek.

Arriva domenica 11 luglio 1982 e tutta l’Italia è davanti al televisore. Zoff, Gentile, Cabrini, Bergomi, Collovati, Scirea, Conti, Tardelli, Rossi, Oriali (al posto dello squalificato Antognoni), Graziani (sostituito da Altobelli dopo pochi minuti) sono pronti alla battaglia decisiva contro la Germania Ovest (all’epoca c’era ancora il muro di Berlino…). Sugli spalti un tifoso d’eccezione, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini.

Fu una finale dominata in lungo ed in largo dagli azzurri, che si permisero il lusso di fallire un calcio di rigore con Cabrini, prima di segnare le reti del successo con Pablito Rossi, Tardelli ed Altobelli (inutile fu la segnatura del tedesco Breitner). Le immagini di Sandro Pertini, con la sua pipa ed il suo fare sanguigno da ligure doc, festante in tribuna come un tifoso qualunque nonostante gli allora 86 anni, con vicino il Re di Spagna, Juan Carlos, fecero il giro del mondo. E poi la coppa alzata al cielo dal capitano Dino Zoff fu l’apoteosi di un successo festeggiato nelle strade di un’Italia letteralmente impazzita di gioia.

Rispetto ai giorni d’oggi, probabilmente emozioni e coinvolgimento del pubblico furono maggiori, magari perché i calciatori non erano ancora i divi inavvicinabili di oggi… Ecco perché forse dei quattro titoli mondiali vinti, quello di Espana ’82 resta il più bello di tutti.

Claudio Nucci

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