La Rassegna Stampa Di Oblique | Luglio 2015
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La rassegna stampa diOblique LUGLIO 2015 La rassegna stampa del mese si apre con LA STRADA DI SCHWANN, un racconto di Marco Orlandi «Il problema sono le blatte» dice Lurido. «Dove vi- Sono rientrato nell’abitacolo annusando la mano vono le persone grasse ci sono sempre le blatte.» con cui avevo tenuto la pistola, ho sentito odore Andiamo a duecentoquaranta all’ora. I fari dell’au- di borotalco, il borotalco che mettono nei guanti to proiettano spazio bianco nella notte che ci viene di plastica per farli scivolare meglio. Ho detto: «Io addosso. «Se chiudo gli occhi vedo legioni di blatte odio i grassi, perdio» e Lurido ha sogghignato. che camminano sui muri, vicino al letto, moltitudini di blatte.» Il sedile di pelle mi fa sentire freddo. Osservo le om- «Vedi,» mi fa «i grassi sono amici delle guardie e del bre scure all’orizzonte, scorrono intervallate a picco- manganello», mentre accelera portando la macchina le luci, al lato del finestrino. «Le blatte adulte hanno sui duecentossessanta vedo sulla destra una rivendita di il corpo marrone, la forma allungata,» continua Lu- biliardi. Le vetrine illuminate, i tavoli, il panno verde, rido «le piccole il dorso di un nero lucente». il legno pregiato. Fuori, sul piazzale, c’è un manichino, Per chilometri ho seguito il movimento calibrato dei con un cappello e una stecca in mano. I manichini non tergicristalli, ammirando in silenzio la loro struttura sono mai grassi. «E poi c’è lo spazio» dice Lurido. «La rigida, definita, la sequenza dei battiti per liberare compressione dello spazio che non ti fa respirare, ma il parabrezza. Ha cominciato a piovere poco dopo loro niente, se ne fregano gli sporchi, i luridi», e ride. esserci fermati per fare rifornimento, quando sono Tra il mio sedile e il suo ci sono un pacchetto di sceso e ho messo i guanti di plastica, sganciato la pi- sigarette avvolto nella plastica, un cacciavite e un stola dalla pompa e fatto benzina. Lurido ha atteso coltello con lama retrattile. in macchina, in silenzio, tamburellando le dita sulla «Odio il sudore dei grassi, quel sentore di acido che leva del cambio. Sulla strada le auto sfrecciavano. Io si portano appresso» dico. e Lurido e la nostra auto immersi nel bagliore senza Lurido tiene il volante con una mano, ha un anel- forma del neon. lo che riflette le luci azzurre della strumentazione. rs_luglio15.indd 1 06/08/2015 18:06:20 Guarda nello specchietto retrovisore sempre più «Non so quando ha cominciato, mia madre, ma spesso. Mi dice che è stato sposato, che non vede la so che ormai il grasso che proteggeva i suoi nervi sua ex moglie da tre anni, che adesso scopa con una è bello che sciolto. I nervi di mia madre sono in un rumena, una che scopa da dio, anzi da madonna, e deserto immobile, dove tutto è bianco, e dove c’è un io guardo lo specchietto dal mio lato. «E tu,» mi fa pozzo senza odori che lei non riesce a raggiungere.» «ce l’hai una donna?». Gli racconto delle bottiglie di vetro piene di benzi- na che ho trovato nascoste nella cassetta del water, negli armadi, nei cuscini del divano, sepolte nei vasi. «Hanno sottoposto mia madre ad un’elettromiogra- Del fatto che un giorno mi ha detto che assomiglia- fia. Le hanno infilato degli aghi per misurare l’atti- vo a uno scorpione, allo scorpione Tom. vità cerebrale. Mia madre è fottuta, Lurido.» Lurido spegne i fari e ride, io afferro la maniglia sul- Lui sterza leggermente, ci avviciniamo alla barriera lo sportello, la spia delle luci d’emergenza continua a in cemento che divide le carreggiate. Nel buio, solo ticchettare, tra i sedili non c’è più il cacciavite. per un attimo, scorgo le luci rosse dei catarifran- genti. Mi sembrano teste di donna. Teste di donna infilzate su paletti appuntiti. La barriera dall’altro Lurido mi racconta che un giorno si è vestito da lato è una sequenza interminabile di occhi di uomi- Mago G e si è buttato giù per la discesa del paese ni morti. Gli uomini bianchi muoiono giorno dopo con i pattini, e mentre scendeva non ha visto niente, giorno fissando teste rosse di donne, me lo disse mio intorno a lui c’era solo il rumore dei cuscinetti maci- padre poco prima di andarsene. nati dall’asfalto e in fondo alla discesa una macchina «Quando sei dentro hai solo due strade» dice Lu- ferma. Lui allora ha cominciato a urlare, non ricorda rido. «Puoi continuare a pensare alla tua vita fuori, le parole che diceva, solo che ha urlato e la macchina alla tua donna o ai tuoi bambini, e allora il cervello ti non si è spostata, non ha liberato l’incrocio, e lui esplode». Abbassa il finestrino per gettare la sigaret- c’è piombato addosso. L’urto l’ha catapultato oltre ta, l’auto sbanda e io chiudo gli occhi. «Oppure puoi l’auto, in un’aiuola. «Mi sono salvato anche senza rinunciare a tutto e limitarti a bere mangiare cacare, grasso» dice. Siamo in mezzo al distretto industria- farti blatta, come i grassi.» le, l’odore di solventi è più forte, Lurido accende di Di fianco scorrono colonne arrugginite, capannoni nuovo i fari. «Il grasso non ha protetto mia madre, divorati dalla vegetazione, stabilimenti chimici, l’a- Lurido.» ria sa di zolfo e pioggia. La strada curva leggermente Sulla strada c’è foschia, «quegli stronzi ci sono ad- a destra e dallo specchietto emergono ancora quelle dosso» dice lui. Guardo lo specchietto dal mio lato, due luci, dietro di noi. la strada non mi dice niente. Lurido, qualche istan- «L’ho trovata a testa in giù in un bidone della Erg,» te fa, mentre parlavo di mia madre – «ti ho detto dico «nel campo dietro casa. Mi ha detto che stava che ha messo i piatti ad asciugare nel forno acceso? cercando l’ingresso del pozzo». E che quando sono entrato in cucina lei era seduta Lurido ha rallentato. «Mia madre ha sempre cercato proprio lì di fronte e li stava guardando tenendo una di scoprire che odore sentivano gli altri entrando a bottiglia sotto il naso?» – ha rallentato ancora. Sia- casa nostra.» mo scesi sotto i duecento. Lurido sorride, guarda lo specchietto, aziona le frecce d’emergenza ma continua ad andare avanti, «i miglio- ri sono i ragni,» dice «che la casa la usano solo per «Era pomeriggio inoltrato, Lurido, ero rientrato e mangiare, la lasciano lì stesa ad attendere la pappa. la casa sembrava deserta, niente luci, niente televi- Poi quando la pappa arriva il ragno mangia e se ne sione.» Mentre parlo superiamo i tir che procedono va, e la casa che non è una casa resta lì a consumarsi». nella corsia più lenta. «Ho attraversato il soggiorno II rs_luglio15.indd 2 06/08/2015 18:06:20 MARCO ORLANDI | LA STRADA DI SCHWANN e sono salito al piano di sopra, chiamando mia ma- per fottere il tempo è abbassare la pressione sangui- dre». Lurido si è spostato nella corsia centrale, «que- gna, è l’unica soluzione per recuperare tempo, per gli stronzi ci sono quasi addosso» dice. morire piano» dice Lurido. Vedo che abbiamo rallentato ancora, ma penso al «Una sera, al tempo glorioso dei Bloodhound Gang, rumore dell’acqua che scorre, della vasca da bagno mi sono addormentato sul tavolo da biliardo in un che si riempie. «Sono andato in bagno, ho afferra- locale» dice. to la maniglia pensando che la porta fosse chiusa a L’auto ci è quasi addosso. chiave, invece si è aperta. Ho aperto e mia madre «Ricordo che ho sognato di camminare per strade era lì. Sullo sgabello accanto alla vasca c’erano tre ampie e soleggiate, in cui incontravo pochissimi bottiglie di vetro vuote, una la teneva in mano.» passanti.» Adesso l’aria nell’abitacolo è pulita, sento Lurido mi indica il cartello della prossima uscita. il profumo della pioggia appena passata, il profumo «Quando l’ho chiamata si è voltata e mi ha detto che si lascia dietro dopo aver ripulito tutto. «Fino a che aveva capito come raggiungere il pozzo. L’a- quando sono arrivato in un negozio enorme in cui veva capito grazie a un sogno. Si era addormentata vendevano palloncini colorati. I palloncini erano già sul divano e aveva sognato di essere sul fondo di un gonfiati, la luce del neon era fredda, e più passava il lago ghiacciato. Aveva dimenticato di respirare ed tempo più nel negozio l’aria si faceva irrespirabile, i era andata giù. Aveva visto il ghiaccio stringersi a palloncini si ingrossavano, dilagavano.» poco a poco sulla sua testa, e non aveva potuto fare «Siamo quasi all’uscita, Lurido» dico. niente perché le sue mani erano senza dita. Ed era «E l’unico modo per sopravvivere, in quel negozio, allora, quando il ghiaccio si era chiuso sopra di lei, era farli scoppiare, uno dopo l’altro.» che si era accorta che non c’erano odori, altri odori Lurido imbocca l’uscita, «l’unico modo per conti- all’infuori del suo, del nostro.» nuare a vivere è uccidere i grassi», e ride, e io metto Nello specchietto vedo un lampo, poi un altro, una la mano nel portaoggetti e stringo. sequenza interminabile, «ci siamo quasi» mi dice Il grasso non ha protetto mia madre. Per sopravvi- Lurido. vere devo creare materia pura, ingoiare metallo, far «Quando l’ho avvolta nell’accappatoio ho sentito esplodere i grassi. L’aria nell’auto è limpida adesso. come un crepitio. I suoi nervi crepitavano, i nervi Siamo fermi. Il guardrail è attraversato da fasci di smagriti di mia madre crepitavano, Lurido.» luce blu, e poi da teste di donne, e poi da luce blu e Lurido si porta sulla corsia di destra e rallenta an- da occhi di padre.