«Per Amor Di Poesia (O Di Versi)» Seminario Su Giorgio Caproni – a Cura Di Anna Dolf
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a cura di «Per amor di poesia (o di versi)». Su Giorgio Caproni amor di poesia (o versi)». «Per Anna Dolfi «Per amor di poesia (o di versi)» Seminario su Giorgio Caproni – a cura di Anna Dolf – a cura di Anna Dolf FIRENZE PRESSUNIVERSITY MODERNA/COMPARATA — 28 — MODERNA/COMPARATA COLLANA DIRETTA DA Anna Dolf – Università di Firenze COMITATO SCIENTIFICO Marco Ariani – Università di Roma III Enza Biagini – Università di Firenze Giuditta Rosowsky – Université de Paris VIII Evanghelia Stead – Université de Versailles Saint-Quentin Gianni Venturi – Università di Firenze «Per amor di poesia (o di versi)» Seminario su Giorgio Caproni a cura di Anna Dolf Firenze University Press 2018 «Per amor di poesia (o di versi)» : seminario su Giorgio Caproni / a cura di Anna Dolf. – Firenze : Firenze University Press, 2018. (Moderna/Comparata ; 28) http://digital.casalini.it/9788864537672 ISBN 978-88-6453-766-5 (print) ISBN 978-88-6453-767-2 (online PDF) ISBN 978-88-6453-768-9 (online EPUB) Progetto grafco di Alberto Pizarro Fernández, Pagina Maestra snc Certifcazione scientifca delle Opere Tutti i volumi pubblicati sono soggetti ad un processo di referaggio esterno di cui sono responsabili il Consiglio editoriale della FUP e i Consigli scientifci delle singole collane. Le opere pubblicate nel catalogo della FUP sono valutate e approvate dal Consiglio editoriale della casa editrice. Per una descrizione più analitica del processo di referaggio si rimanda ai documenti ufciali pubblicati sul catalogo on-line della casa editrice (www.fupress.com). Consiglio editoriale Firenze University Press A. Dolf (Presidente), M. Boddi, A. Bucelli, R. Casalbuoni, M. Garzaniti, M.C. Grisolia, P. Guarnieri, R. Lanfredini, A. Lenzi, P. Lo Nostro, G. Mari, A. Mariani, P.M. Mariano, S. Marinai, R. Minuti, P. Nanni, G. Nigro, A. Perulli, M.C. Torricelli. La presente opera è rilasciata nei termini della licenza Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0: https://creativecommons.org/licenses/by/4.0/legalcode) Tis book is printed on acid-free paper CC 2018 Firenze University Press Università degli Studi di Firenze Firenze University Press via Cittadella 7, 50144 Firenze, Italy www.fupress.com Printed in Italy INDICE PERCORSI E ATTRAVERSAMENTI PAURA: STORIA DI UNA PAROLA E DI UNA RIMA 11 Adele Dei TRA POESIA E PROSA, DALLA PAROLA ALL’AFASIA 21 Michela Baldini LE ‘BESTIE’ ALIGERE E LA POESIA 37 Chiara Favati 1. L’uomo vivo: uccello stativo 39 2. I morti, i ricordi, i luoghi del «silenzio inaudito» 43 3. Gli ‘outopos’ dell’uccello indiato 48 4. Il tempo-Giano: fra i venti di ‘Chronos’ e uccelli cairologici 50 LE STAZIONI DEL SENSO 55 Patricia Peterle Stazioni per una cartografa 60 LETTURE (E IMMEDIATI DINTORNI) «L’ASCENSORE». UN CANTO D’ESILIO TRA TRADIMENTO E ABBANDONO 81 Anna Dolf DUE TESTI DAL «CONGEDO DEL VIAGGIATORE CERIMONIOSO & ALTRE PROSOPOPEE» 93 Valentina Luzzi 1. «Nebbia»: un pre-repertorio di immagini 93 2. «I ricordi» fra rimandi e autocitazioni 99 LA «TAUTOUSIA» DELLA PAROLA 107 Luigi Ferri 8 INDICE NELL’AMMARAGGIO DELLA LUCE. PER UN COMMENTO A TRE TESTI DAL «CONTE DI KEVENHÜLLER» Chiara Favati 1. «Il mare come materiale» 119 2. «Alla Foce, la sera (Frammento su un ricordo d’infanzia)» 126 3. «Sospensione» 133 ‘QUASI COME’ CAPRONI 141 Giulia Martini RISULTANZE TRA/DALLE CARTE D’ARCHIVIO «IL VETRONE», TENTORI E IL «CIELO DELL’ANIMA» Anna Dolf 1. Tema, con variazioni (per avvicinamento) 157 2. «Il vetrone» 160 3. In risposta al «Muro della terra» 162 4. Il «gelo di gennaio nel cuore», la morte e una censura paterna 170 TRADURRE ALEIXANDRE: UN PERCORSO ‘IN FIERI’ (CON QUATTRO VERSIONI INEDITE/RARE) 175 Laura Dolf Quattro versioni 183 «Poema d’amore» «Senza luce» «Creature dell’aurora» «Città del Paradiso» SULLE INTERVISTE A GIORGIO CAPRONI (CON TRE TESTI DISPERSI) 193 Anna Nozzoli Appendice. Tre testi di Giorgio Caproni 1. Chi sono? Sono poeti. Che cosa fanno? Scrivono. E come vivono? Vivono (Facendo tutti più o meno un mestiere) 202 2. [Perché scrivo] 203 3. Giorgio Caproni 204 CLAUSOLA (TANTO PER NON FINIRE) 211 Anna Dolf INDICE DEI NOMI 221 PERCORSI E ATTRAVERSAMENTI PAURA: STORIA DI UNA PAROLA E DI UNA RIMA Adele Dei Si può cominciare dalla latteria-erebo dell’Interludio alle Stanze della funico- lare nel Passaggio d’Enea: «Ho conosciuto neri / tavoli – anime in fretta / posa- re la bicicletta / allo stipite, e entrare / e perdersi fra i vapori. / E ho conosciuto rossori / indicibili – mani / di gelo sulla segatura / rancida, e senza fgura / nel fumo la ragazza / che aspetta con la sua tazza / vuota la mia paura»1. La paura che conclude con allarmante sospensione questa poesia è una parola importan- te che risuona in tutta l’opera di Caproni, fno dalle plaquette giovanili, e quin- di nei racconti e nei sonetti presaghi di Cronistoria, uscita in un tragico 1943, dove il termine ritorna più volte con grande rilievo, a punteggiare l’emotività esclamativa dei sonetti. La Paura (con la maiuscola) viene del resto defnita da Caproni, nel suo saluto a Saba del 1957, «la squallida Musa […] del nostro di- sperato secolo»2. Ma le ricorrenze si infttiscono ulteriormente e si precisano ne- gli ultimi libri, dal Muro della terra al Franco cacciatore e soprattutto nel Conte di Kevenhüller, dove la paura che paralizza il cacciatore dell’imprendibile bestia è davvero entrata nelle ossa, conduce il gioco, è l’ineludibile segnale di un tran- sito incombente se non addirittura già avvenuto verso un altro mondo, verso quei luoghi non giurisdizionali, quell’incerto aldilà dove ormai ci si muove. È 1 Giorgio Caproni, L’opera in versi, edizione critica a cura di Luca Zuliani, Introduzione di Pier Vincenzo Mengaldo, Cronologia e Bibliografa a cura di Adele Dei, Milano, Mondadori,«I Meridiani», 1998, (d’ora in poi OV), p. 135. La poesia, come indicato nelle note a p. 1145, risale probabilmente alla fne degli anni 40, anche se datata dall’autore «1950». Caproni si ferma sulla paura anche in un pezzo del 1958, dove lamenta che i vecchi mostri animaleschi di una volta sono da tempo scomparsi dalla faccia della terra e tornati nella «tana del nostro spirito» da dove continuano a spaventare e minacciare: «La Paura, che una volta era l’efetto voluto dei Mostri corpacciuti (appositamente inventati), scacciati questi per sempre come cose puerili con la sua improvvisa accensione di Lumi, oggi è diventata essa stessa il Mostro, prendendo le più svariate forme (biologiche, psicologiche, politiche, pseudoreligiose ecc.), e riuscendo così a dar l’illusione d’un intero popolo di mostri, mentre in realtà non ce n’è che uno solo […], il quale fu quello stesso che all’epoca della Caverna e dalla Caverna, liberò qualche milioncino d’anni fa l’orribile Mandria» (G. Caproni, I mostri, in «La Fiera letteraria», 26 ottobre 1958). 2 Ora che Umberto Saba è partito, in «La Fiera letteraria», 15 settembre 1957 (poi in G. Ca- proni, Prose critiche, a cura di Rafaella Scarpa, Torino, Aragno, 2012, II, p. 889). 12 ADELE DEI comunque ben chiaro fno dal Codicillo iniziale, subito successivo allo sparo che ha freddato il direttore d’orchestra, lasciando nel caos lo spettacolo che sta per cominciare: «Vi assista la partitura. / Ma… non sperate paura. // (Paura dal cam- po nostro, / è chiaro. // Dal vostro)»3. Nelle interviste Caproni, come sempre, razionalizzando ed ampliando il tema, tende a semplifcarlo e a banalizzarlo un po’: «L’uomo va spensieratamente ver- so la propria fne, distruggendosi, trovandosi dentro un male che ha creato egli stesso e non se ne accorge. Tanto è vero che io dico nel preambolo “non sperate paura”. Perché? Ecco perché: lo dico da un certo momento: “paura del mio non aver paura”. Ciò vuol dire che se l’uomo avesse davvero paura dei pericoli… ma l’uomo è ottimista e non se ne preoccupa»4. Più rivelativo e calzante forse l’In- serto III destinato al Franco cacciatore, poi espunto: Ciò che gli aulici chiamano tenebra e i più semplici buio, sono immagini. Senti- menti. Puri nomi, nel mondo della grammatica, e come simboli della matemati- ca. Negazioni. Questo è certo. O semplici «afermazioni». E allora, tanto vale dir paura alla paura. Vuoto. Come e quando e perché, m’è impossibile precisarlo. Sono forse, questi versi, il segno della certezza che ho della mia inesistenza? Sono ormai oltre il confne, tornato indietro un attimo, come chi, appena var- cato il portone, s’accorge di aver dimenticato il fazzoletto. Manovra fulminea e provvisoria, che non modifca per nulla l’esser «già» fuori5. Paura dunque come vuoto, come blocco che provoca e accompagna l’ulti- mo movimento dilatorio, prima di perdersi oltre ogni limite, nella tenebra (una paura nel buio o del buio, come quella di molte storie, infantili e non); paura del proprio «ingresso nel niente», come quella del mozartiano Tamino che dal Flauto magico si afaccia nella poesia Il serpente del Conte di Kevenhüller6. Sarebbe interessante analizzare più a fondo le varie ricorrenze di paura, e ma- gari metterle in rapporto con altri frequenti sinonimi, o parole in qualche modo afni: timore, brivido, spavento, panico, terrore, o anche quello sgomento che già innescava la rima baciata in chiusura del famosissimo Congedo del viaggiatore ce- rimonioso: «Di questo sono certo: io / son giunto alla disperazione / calma, sen- 3 OV, p. 540. Sul tema si ferma anche Elisa Donzelli nel capitolo Caproni e Sereni. Oltre la bestia la paura che conclude il suo volume Giorgio Caproni e gli altri, Venezia, Marsilio, 2016. 4 Il poeta dà la caccia alla bestia nascosta, a cura di Luciano Luisi, in «Il Gazzettino», 23 luglio 1986; ora in G. Caproni, Il mondo ha bisogno dei poeti. Interviste e autocommenti 1948-1990, a cura di Melissa Rota.