Comune di Provincia di Como

PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO

Piano delle Regole Relazione illustrativa Ai sensi dell’art. 10 – L.r. 11 Marzo 2005, n. 12

Progettazione urbanistica

Dott. P. Terr. Gloria Tagliabue Iscrizione Albo APPC di Como n. 2173 – A Dicembre 2013

INDICE

1. Riferimenti e contenuti del Piano delle Regole...... 3

2. Il tessuto urbano consolidato ...... 4 2.1 I Nuclei di Antica Formazione - NAF...... 4 2.1.1. L o sviluppo dei Nuclei di Antica Formazione...... 9 2.1.2. I gradi di intervento nei Nuclei di Antica Formazione...... 10 2.2. Gli ambiti a prevalente destinazione residenziale ...... 12 2.3. Gli ambiti a prevalente destinazione produttiva...... 12 2.4. Gli ambiti a prevalente destinazione commerciale e ricettiva...... 12

3. Le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche...... 13 3.1. La sensibilità paesistica dei siti ...... 13

4. Vincoli di tutela e vincoli di divieto...... 14 4.1. Vincoli di tutela...... 14 4.2. Vincoli di divieto ...... 16

5. Le aree a rischio archeologico...... 17

6. Le aree destinate all’agricoltura...... 19 6.1. Individuazione delle aree destinate all’attività agricola ai sensi dell’art. 15, comma 2, delle Norme Tecniche di Attuazione del PTCP ...... 19 6.2. Individuazione delle aree destinate all’attività agricola con efficacia prevalente ai sensi dell’art. 15 della L.R. 12/2005 e terreni ad uso zootecnico ...... 20

7. Applicazione della tecnica perequativa...... 21

2 1. Riferimenti e contenuti del Piano delle Regole

Il Piano delle Regole è l’atto del PGT nel quale vengono trattati gli aspetti regolamentativi e gli elementi qualitativi del territorio; in esso viene garantita coerenza con gli obiettivi strategici di sviluppo definiti nel Documento di Piano. Al Piano delle Regole, le cui prescrizioni hanno carattere vincolante ed effetti diretti sul regime giuridico dei suoli, spetta il compito di disciplinare, cartograficamente e con le norme, l’intero territorio comunale, ad eccezione degli Ambiti di Trasformazione e di Riqualificazione individuati nel Documento di Piano, che si attuano tramite piani attuativi.

Il Piano delle Regole pertanto, ai sensi dell’art. 10 della L. R. 12/2005 e s.m.i.: a) definisce, all’interno dell’intero territorio comunale, gli ambiti del tessuto urbano consolidato, quali insieme delle parti di territorio su cui è già avvenuta l’edificazione o la trasformazione dei suoli, comprendendo in essi le aree libere intercluse o di completamento; b) indica gli immobili assoggettati a tutela in base alla normativa statale e regionale; c) individua le aree e gli edifici a rischio di compromissione o degrado e a rischio di incidente rilevante; d) contiene, in ordine alla componente geologica, idrogeologica e sismica, quanto previsto dall’articolo 57, comma1, lettera b) della LR 12/2005 e s.m.i.; e) individua: 1) le aree destinate all’agricoltura; 2) le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche; 3) le aree non soggette a trasformazione urbanistica.

Esso, entro gli ambiti del tessuto urbano consolidato, individua poi i Nuclei di Antica Formazione ed i beni ambientali e storico-artistico-monumentali tutelati dalla normativa sovraordinata. Identifica inoltre i seguenti parametri da rispettare negli interventi di nuova edificazione o sostituzione: a) caratteristiche tipologiche, allineamenti, orientamenti e percorsi; b) consistenza volumetrica o superfici lorde di pavimento esistenti e previste; c) rapporti di copertura esistenti e previsti; d) altezze massime e minime; e) modi insediativi che consentano continuità di elementi di verde e continuità del reticolo idrografico superficiale; f) destinazioni d’uso non ammissibili; g) interventi di integrazione paesaggistica, per ambiti compresi in zone soggette a vincolo paesaggistico ai sensi del D.Lgs. 42/2004; h) requisiti qualitativi degli interventi previsti, ivi compresi quelli di efficienza energetica e mitigazione delle infrastrutture della viabilità con elementi vegetali tipici locali.

Al Piano delle Regole, infine, spetta il compito di normare l’applicazione della perequazione urbanistica ai sensi dell’art. 11 della L.R. 12/2005 e s.m.i.

Il Piano delle Regole non ha termini di validità ed è sempre modificabile.

3 2. Il tessuto urbano consolidato

Il tessuto urbano consolidato è costituito dal territorio comunale urbanizzato; pertanto esso coincide con i Nuclei di Antica Formazione e gli insediamenti di più recente edificazione. Il tessuto urbano consolidato, nello specifico, è rappresentato dai seguenti ambienti urbani, ciascuno dei quali definito sulla base di caratteristiche comuni, sia a livello di densità volumetrica che di tipologie edilizie, oltre che di sviluppo temporale: - Nuclei di antica formazione (NAF) - Ambiti residenziali caratterizzati da ville e parchi (ARV) - Ambiti residenziali consolidati (ARC) - Ambiti residenziali di recente espansione (ARE) - Ambiti residenziali di completamento (ARCMP) - Ambiti residenziali di recupero urbano (ARRU) - Ambiti destinati a verde privato (VP) - Ambiti artigianali (ART) - Ambiti produttivi consolidati (APC) - Ambiti commerciali/ricettivi (CM)

2.1 I Nuclei di Antica Formazione - NAF

Il territorio comunale di Asso ha avuto uno sviluppo policentrico a partire dai diversi nuclei storici delle frazioni, come si evince da un confronto sequenziale della cartografia storica catastale (Catasto Teresiano - 1757, Catasto Lombardo-Veneto Cessato - 1857 e Catasto Aggiornamenti - 1898) ed IGM (prima levata 1888).

Tale policentrismo, che ha visto svilupparsi i centri storici di Asso, nucleo dimensionalmente più rilevante, Scarenna, Pagnano, Modronno, Brazzova e Gemù, ha ragion d’essere nel fatto che in epoche passate tali nuclei rappresentavano entità separate e distinte che si amministravano autonomamente, e che solo in tempi più recenti si sono unite per dar luogo al Comune amministrativo di Asso. Le seguenti ricostruzioni effettuate a cura di Regione Lombardia – Settore Beni Culturali – ripercorrono le vicende amministrative dei suddetti comuni antecedentemente la loro fusione, citando le prime fonti in cui l’esistenza di tali nuclei storici è documentata 1.

ASSO sec. XIV - 1757 Asso, maggiore borgo della valle a cui dà il nome, era a capo della pieve generale della Valassina, ed era sede dell’ufficio pretorio. Nel 1441 Asso, con tutta la Valassina e unitamente alla pieve di Incino, venne concesso in feudo dal duca Filippo Maria Visconti ai conti Dal Verme. Con istrumento del 1 gennaio 1469, Asso fu in un primo tempo infeudato dal duca Galeazzo Maria Sforza a Tomaso Tebaldi di Bologna e, con successivo istrumento del 16 giugno 1533, concesso al senatore Francesco Sfondrati (Casanova 1904). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, il borgo di Asso era inserito nel ducato di Milano, nella Valassina, ed il suo territorio comprendeva anche i cassinaggi di “Molini vicini”, Folla, “Molino in piazza del ”, “Massaria di Santa Marta”, “Molino detto della Malpensada”, “Alpe di Fiorana”, “Cassina detta Piera”, “Cassina in Cornareno”, “Alpe detto di Val”, “Folla a Crano”, “Molino a Piera” e “Massaria in Dosso” (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che Asso, che contava 629 abitanti, era infeudato al “conte della Riviera” al quale la comunità versava per convenzione una somma annua di lire 22.1.5. Il comune disponeva di una pubblica vicinanza che si riuniva nell’ufficio pretorio. Eleggeva ogni tre anni un deputato a cui era affidata l’amministrazione e la cura dei riparti. Si avvaleva inoltre di un cancelliere, retribuito con un salario annuale, a cui era affidata la custodia delle pubbliche scritture conservate in una cassa. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore, eletto per incanto in pubblica piazza ogni tre anni. Il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale, con ufficio pretorio in Asso, a cui veniva annualmente pagato un salario unitamente alle altre comunità della valle. Il console era tenuto a prestare il giuramento al podestà nelle mani del suo attuario (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3033). Sempre a capo della Valassina, Asso con Scarenna compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753). 1757 - 1797 Nel nuovo compartimento territoriale dello Stato di Milano (editto 10 giugno 1757), pubblicato dopo la “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano” (editto 30 dicembre 1755), il comune di Asso venne inserito tra le comunità della Valassina, nel territorio del ducato di Milano. Nel 1771 il comune contava 1.027 abitanti (Statistica anime Lombardia, 1771).

1 Non è stata rinvenuta la scheda relativa al nucleo di Mudronno. 4 Con la successiva suddivisione della Lombardia austriaca in province (editto 26 settembre 1786 c), il comune di Asso, sempre collocato nella Valassina, venne inserito nella Provincia di Como. A seguito della morte senza discendenza, avvenuta nel 1788, del colonnello Carlo Sfondrati, conte della Riviera, tutti i territori a lui assegnati in feudo, tra cui la Valassina, vennero devoluti alla regia Camera (Casanova 1904). In forza del nuovo compartimento territoriale per l’anno 1791, la Valassina, di cui faceva parte il comune di Asso, venne inclusa nel V distretto censuario della provincia di Milano (Compartimento Lombardia, 1791). 1798 - 1815 A seguito della suddivisione del territorio in dipartimenti, prevista dalla costituzione della Repubblica Cisalpina dell’8 luglio 1797 (Costituzione 20 messidoro anno V), con legge del 24 aprile 1798 il comune di Asso venne inserito nel dipartimento della Montagna, distretto dell’alto Lambro (legge 5 fiorile anno VI). Con successiva legge del 26 settembre 1798 il comune venne trasportato nel dipartimento dell’Olona, distretto XXV d’Asso (legge 5 vendemmiale anno VII). Nel gennaio del 1799 contava 795 abitanti (determinazione 20 nevoso anno VII). Secondo quanto disposto dalla legge 13 maggio 1801, il comune di Asso, inserito nel distretto quarto di Lecco, entrò a far parte del ricostituito dipartimento del Lario (legge 23 fiorile anno IX). Con la riorganizzazione del dipartimento, avviata a seguito della legge di riordino delle autorità amministrative (legge 24 luglio 1802) e resa definitivamente esecutiva durante il Regno d’Italia, Asso venne in un primo tempo inserito nel distretto V ex milanese di (Quadro distretti dipartimento del Lario, 1802), classificato comune di III classe (Elenco comuni dipartimento del Lario, 1803), e successivamente collocato nel distretto IV di Lecco, Cantone IV di Asso. Il comune di Asso nel 1805 contava 1234 abitanti (decreto 8 giugno 1805 a). Il successivo intervento di concentrazione disposto per i comuni di II e III classe (decreto 14 luglio 1807), vide Asso allargare i propri confini territoriali con l’aggregazione dei comuni di Pagnano ed uniti, , e Visino. Inserito nel distretto IV di Lecco, Cantone III di Asso, dopo l’unione il comune contava 2696 abitanti (decreto 4 novembre 1809 b). Con la successiva compartimentazione del 1812, Asso allargò ulteriormente i propri confini aggregando anche i territori dei comuni di Scarenna e Caslino che nella precedente compartimentazione erano stati uniti al comune di Canzo (decreto 30 luglio 1812). 1816 - 1859 Con l’attivazione dei comuni della provincia di Como, in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto (notificazione 12 febbraio 1816), il comune di Asso venne inserito nel distretto XIII di Canzo. Il comune di Asso, dotato di convocato, fu confermato nel distretto XIII di Canzo in forza del successivo compartimento delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). Col compartimento territoriale della Lombardia (notificazione 23 giugno 1853), il comune di Asso venne inserito nel distretto XIV di Canzo. La popolazione era costituita da 1285 abitanti. 1859 – 1971 In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Asso con 1.390 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento VI di Canzo, circondario III di Lecco, provincia di Como. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 1.460 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia (Circoscrizione amministrativa 1867). Popolazione residente nel comune: abitanti 1.349 (Censimento 1871). Nel 1878 al comune di Asso venne aggregato il soppresso comune di Scarenna (R.D. 16 dicembre 1878, n. 4663). Nel 1880 al comune di Asso venne aggregato il soppresso comune di Pagnano Valsassina (R.D. 27 giugno 1880, n. 5561). Popolazione residente nel comune: abitanti 2.067 (Censimento 1881); abitanti 2.146 (Censimento 1901); abitanti 2.216 (Censimento 1911); abitanti 2.245 (Censimento 1921). Nel 1924 il comune risultava incluso nel circondario di Lecco della provincia di Como. In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà. Popolazione residente nel comune: abitanti 2.193 (Censimento 1931); abitanti 2.180 (Censimento 1936). In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Asso veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione residente nel comune: abitanti 2.533 (Censimento 1951); abitanti 2.604 (Censimento 1961); abitanti 2.915 (Censimento 1971). Nel 1971 il comune di Asso aveva una superficie di ettari 646.

SCARENNA sec. XIV - 1757 Scarenna era membro della comunità generale della Valassina, nel ducato di Milano. Nel 1441 la Valle, unitamente alla pieve di Incino, venne concessa in feudo dal duca Filippo Maria Visconti ai conti Dal Verme. Con istrumento del 1 gennaio 1469, fu in un primo tempo infeudata dal duca Galeazzo Maria Sforza a Tomaso Tebaldi di Bologna e, con successivo istrumento del 16 giugno 1533, concessa al senatore Francesco Sfondrati (Casanova 1904). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Scarenna compare sempre inserito nella Valassina, nel ducato di Milano, ed il suo territorio comprendeva anche il cassinaggio di Folla (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, che contava 101 abitanti, era infeudato al “conte della Riviera” al quale versava per convenzione una somma annua di lire 5.17 5. Il comune disponeva di una vicinanza che si riuniva sulla pubblica piazza ed eleggeva ogni anno un console. Ai maggiori estimati era affidata l’amministrazione e la cura dei riparti. Si avvaleva inoltre di un cancelliere, retribuito con un salario annuale, a cui era affidata la custodia delle pubbliche scritture conservate in una cassa. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore, eletto ogni tre anni per incanto e con pubblica scrittura predisposta da uno dei maggiori estimati. Scarenna salariava inoltre un fante. Il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale, con ufficio pretorio in Asso, a cui veniva annualmente pagato un salario unitamente alle altre comunità della valle. Il console era tenuto a prestare il giuramento annuale al podestà nelle mani del suo attuario (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3033). Sempre inserito della Valassina, Scarenna compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 aggregato al comune di Asso con Scarenna, appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753). 1757 - 1797 Nel nuovo compartimento territoriale dello Stato di Milano (editto 10 giugno 1757), pubblicato dopo la “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano” (editto 30 dicembre 1755), il comune di Scarenna venne inserito tra le comunità della Valassina, nel territorio del ducato di Milano. Con la successiva suddivisione della Lombardia austriaca in province (editto 26 settembre 1786 c), il comune di Scarenna, sempre collocato nella Valassina, venne inserito nella Provincia di Como. A seguito della morte senza discendenza, avvenuta nel 1788, del colonnello Carlo Sfondrati, conte della Riviera, tutti i territori a lui assegnati in feudo, tra cui la Valassina, vennero devoluti alla regia Camera (Casanova 1904). In forza del nuovo compartimento territoriale per l’anno 1791, la Valassina, di cui faceva parte il comune di Scarenna, venne inclusa nel V distretto censuario della provincia di Milano (Compartimento Lombardia, 1791). 1798 - 1809 A seguito della suddivisione del territorio in dipartimenti, prevista dalla costituzione della Repubblica Cisalpina dell’8 luglio 1797 (Costituzione 20 messidoro anno V), con legge del 24 aprile 1798 il comune di Scarenna venne inserito nel dipartimento della Montagna, distretto dell’alto Lambro (legge 5 fiorile anno VI). Con successiva legge del 26 settembre 1798 il comune venne trasportato nel dipartimento dell’Olona, distretto XXV d’Asso (legge 5 vendemmiale anno VII). Nel gennaio del 1799 contava 103 abitanti (determinazione 20 nevoso anno VII).

5 Secondo quanto disposto dalla legge 13 maggio 1801, il comune di Scarenna, inserito nel distretto quarto di Lecco, entrò a far parte del ricostituito dipartimento del Lario (legge 23 fiorile anno IX). Con la riorganizzazione del dipartimento, avviata a seguito della legge di riordino delle autorità amministrative (legge 24 luglio 1802) e resa definitivamente esecutiva durante il Regno d’Italia, Scarenna venne in un primo tempo inserito nel distretto V ex milanese di Canzo (Quadro distretti dipartimento del Lario, 1802), classificato comune di III classe (Elenco comuni dipartimento del Lario, 1803), e successivamente collocato nel distretto IV di Lecco, Cantone IV di Asso. Il comune di Scarenna nel 1805 contava 104 abitanti (decreto 8 giugno 1805 a). Il successivo intervento di concentrazione disposto per i comuni di II e III classe (decreto 14 luglio 1807), vide l’aggregazione del comune di Scarenna al comune di Canzo, che fu inserito nel distretto IV di Lecco, Cantone III di Asso. Prima della aggregazione il comune contava 105 abitanti (decreto 4 novembre 1809 b). Con la successiva compartimentazione del 1812, il territorio di Scarenna venne invece unito al comune di Asso (decreto 30 luglio 1812). 1816 – 1859 Con l’attivazione dei comuni della provincia di Como, in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto (notificazione 12 febbraio 1816), il ricostituito comune di Scarenna venne inserito nel distretto XIII di Canzo. Il comune di Scarenna, dotato di convocato, fu confermato nel distretto XIII di Canzo in forza del successivo compartimento delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). Col compartimento territoriale della Lombardia (notificazione 23 giugno 1853), il comune di Scarenna venne inserito nel distretto XIV di Canzo. La popolazione era costituita da 158 abitanti. 1859 – 1878 In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Scarenna con 177 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento VI di Canzo, circondario III di Lecco, provincia di Como. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 154 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia (Circoscrizione amministrativa 1867). Popolazione residente nel comune: abitanti 163 (Censimento 1871). Nel 1878 il comune di Scarenna venne aggregato al comune di Asso (R.D. 16 dicembre 1878, n. 4663).

PAGNANO sec. XIV – 1757 Pagnano era membro della comunità generale della Valassina, nel ducato di Milano. Nel 1441 la Valle, unitamente alla pieve di Incino, venne concessa in feudo dal duca Filippo Maria Visconti ai conti Dal Verme. Con istrumento del 1 gennaio 1469, fu in un primo tempo infeudata dal duca Galeazzo Maria Sforza a Tomaso Tebaldi di Bologna e, con successivo istrumento del 16 giugno 1533, concessa al senatore Francesco Sfondrati (Casanova 1904). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Pagnano era inserito nel ducato di Milano, nella Valassina, ed il suo territorio comprendeva anche i cassinaggi di “Molino del Ponte di Zero”, Casaseparata, “Molino detto Camuccione”, “Molino detto la Folla”, “Molino della Crotta”, “Casa Nova Bianca” e “Al Ponte di Zero” (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, che contava 169 abitanti, era infeudato al “conte della Riviera” al quale versava per convenzione una somma annua di lire 8.1.10. Il comune disponeva di una vicinanza che si riuniva sulla pubblica piazza. Eleggeva ogni tre anni un deputato a cui era affidata l’amministrazione e la cura dei riparti. Si avvaleva inoltre di un cancelliere, retribuito con un salario annuale, a cui era affidata la custodia delle pubbliche scritture conservate in una cassa. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore, eletto per incanto in pubblica piazza ogni tre anni. La scrittura di elezione dell’esattore veniva formata dal deputato. Pagnano salariava inoltre il fante, il medico e il chirurgo. Il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale, con ufficio pretorio in Asso, a cui veniva annualmente pagato un salario unitamente alle altre comunità della valle. Il console era tenuto a prestare il giuramento annuale al podestà nelle mani del suo attuario (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3033). Sempre inserito della Valassina, Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova e Fraino compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 ancora appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753). 1757 - 1797 Nel nuovo compartimento territoriale dello Stato di Milano (editto 10 giugno 1757), pubblicato dopo la “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano” (editto 30 dicembre 1755), il comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna venne inserito tra le comunità della Valassina, nel territorio del ducato di Milano. Con la successiva suddivisione della Lombardia austriaca in province (editto 26 settembre 1786 c), il comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna, sempre collocato nella Valassina, venne inserito nella Provincia di Como. A seguito della morte senza discendenza, avvenuta nel 1788, del colonnello Carlo Sfondrati, conte della Riviera, tutti i territori a lui assegnati in feudo, tra cui la Valassina, vennero devoluti alla regia Camera (Casanova 1904). In forza del nuovo compartimento territoriale per l’anno 1791, la Valassina, di cui faceva parte il comune di Pagnano, venne inclusa nel V distretto censuario della provincia di Milano (Compartimento Lombardia, 1791). 1798 - 1809 A seguito della suddivisione del territorio in dipartimenti, prevista dalla costituzione della Repubblica Cisalpina dell’8 luglio 1797 (Costituzione 20 messidoro anno V), con legge del 24 aprile 1798 il comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna venne inserito nel dipartimento della Montagna, distretto dell’alto Lambro (legge 5 fiorile anno VI). Con successiva legge del 26 settembre 1798 il comune venne trasportato nel dipartimento dell’Olona, distretto XXV d’Asso (legge 5 vendemmiale anno VII). Nel gennaio del 1799 contava 428 abitanti (determinazione 20 nevoso anno VII). Secondo quanto disposto dalla legge 13 maggio 1801, il comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna, inserito nel distretto quarto di Lecco, entrò a far parte del ricostituito dipartimento del Lario (legge 23 fiorile anno IX). Con la riorganizzazione del dipartimento, avviata a seguito della legge di riordino delle autorità amministrative (legge 24 luglio 1802) e resa definitivamente esecutiva durante il Regno d’Italia, Pagnano venne in un primo tempo inserito nel distretto V ex milanese di Canzo (Quadro distretti dipartimento del Lario, 1802), classificato comune di III classe (Elenco comuni dipartimento del Lario, 1803), e successivamente collocato nel distretto IV di Lecco, Cantone IV di Asso. Il comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna nel 1805 contava 354 abitanti (decreto 8 giugno 1805 a). Il successivo intervento di concentrazione disposto per i comuni di II e III classe (decreto 14 luglio 1807), vide l’aggregazione del comune di Pagnano ed uniti al comune di Asso, che fu inserito nel distretto IV di Lecco, Cantone III di Asso. Prima della aggregazione il comune contava 409 abitanti (decreto 4 novembre 1809 b). Tale aggregazione venne confermata con la successiva compartimentazione del 1812 (decreto 30 luglio 1812). 1816 – 1859 Con l’attivazione dei comuni della provincia di Como, in base alla compartimentazione territoriale del regno lombardo-veneto (notificazione 12 febbraio 1816), il ricostituito comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna venne inserito nel distretto XIII di Canzo. Il comune, dotato di convocato, fu confermato nel distretto XIII di Canzo in forza del successivo compartimento delle province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). Col compartimento territoriale della Lombardia (notificazione 23 giugno 1853), il comune di Pagnano, che coprendeva le frazioni di Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna, venne inserito nel distretto XIV di Canzo. La popolazione era costituita da 517 abitanti. 1859 – 1880

6 In seguito all’unione temporanea delle province lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23 ottobre 1859, il comune di Pagnano Valsassina con 550 abitanti, retto da un consiglio di quindici membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento VI di Canzo, circondario III di Lecco, provincia di Como. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una popolazione residente di 521 abitanti (Censimento 1861). In base alla legge sull’ordinamento comunale del 1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il comune risultava incluso nello stesso mandamento, circondario e provincia (Circoscrizione amministrativa 1867). Popolazione residente nel comune: abitanti 525 (Censimento 1871). Sino al 1875 il comune mantenne la denominazione di Pagnano e successivamente a tale data assunse la denominazione di Pagnano Valsassina (R.D. 4 febbraio 1875, n. 2376). Nel 1880 il comune di Pagnano Valsassina venne aggregato al comune di Asso (R.D. 27 giugno 1880, n. 5561).

GEMU’ sec. XV – 1757 Gemù era membro della comunità generale della Valassina, nel ducato di Milano. Nel 1441 la Valle, unitamente alla pieve di Incino, venne concessa in feudo dal duca Filippo Maria Visconti ai conti Dal Verme. Con istrumento del 1 gennaio 1469, fu in un primo tempo infeudata dal duca Galeazzo Maria Sforza a Tomaso Tebaldi di Bologna e, con successivo istrumento del 16 giugno 1533, concessa al senatore Francesco Sfondrati (Casanova 1904). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Gemù, a cui risultano uniti i territori delle comunità di Galegno e Mudrono, era inserito nel ducato di Milano, nella Valassina (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune di Gemù con Galegno e Mudrono, che contava 44 abitanti, era infeudato al “conte della Riviera” al quale versava per convenzione una somma annua di lire 3.18.10. Il comune disponeva di una vicinanza che si riuniva sulla pubblica piazza. Eleggeva, con i maggiori estimati, ogni anno un console a cui era affidata l’amministrazione e la cura dei riparti. Si avvaleva inoltre di un cancelliere, retribuito con un salario annuale, a cui era affidata la custodia delle pubbliche scritture conservate in una cassa. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore, eletto con pubblica scrittura. Gemù salariava inoltre un fante. Il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale, con ufficio pretorio in Asso, a cui veniva annualmente pagato un salario unitamente alle altre comunità della valle. Il console era tenuto a prestare il giuramento annuale al podestà nelle mani del suo attuario (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3033). Sempre inserito della Valassina, Gemù compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 aggregato al comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova e Fraino, appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753). Nel nuovo compartimento territoriale dello Stato di Milano (editto 10 giugno 1757), pubblicato dopo la “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano” (editto 30 dicembre 1755), Gemù risulta definitivamente aggregato al comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna, inserito tra le comunità della Valassina, nel territorio del ducato di Milano.

BRAZZOVA sec. XIV – 1757 Brazzova era membro della comunità generale della Valassina, nel ducato di Milano Nel 1441 la Valle, unitamente alla pieve di Incino, venne concessa in feudo dal duca Filippo Maria Visconti ai conti Dal Verme. Con istrumento del 1 gennaio 1469, fu in un primo tempo infeudata dal duca Galeazzo Maria Sforza a Tomaso Tebaldi di Bologna e, con successivo istrumento del 16 giugno 1533, concessa al senatore Francesco Sfondrati (Casanova 1904). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Brazzova compare sempre inserito nella Valassina, nel ducato di Milano (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, che contava 77 abitanti, era infeudato al “conte della Riviera” al quale versava per convenzione una somma annua di lire 2.14.1. Il comune disponeva di una vicinanza che si riuniva sulla pubblica piazza. L’amministrazione del patrimonio e la cura dei riparti era affidata ai maggiori estimati, i quali, unitamente alla vicinanza, eleggevano annualmente un cancelliere, retribuito con salario annuale, che era incaricato della custodia delle pubbliche scritture conservate in una cassa. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore, eletto per incanto in pubblica piazza ogni tre anni. Brazzova salariava inoltre un fante. Il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale, con ufficio pretorio in Asso, a cui veniva annualmente pagato un salario unitamente alle altre comunità della valle. Il console era tenuto a prestare il giuramento annuale al podestà nelle mani del suo attuario (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3033). Sempre inserito della Valassina, Brazzova compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 aggregato al comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova e Fraino, appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753). Nel nuovo compartimento territoriale dello Stato di Milano (editto 10 giugno 1757), pubblicato dopo la “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano” (editto 30 dicembre 1755), Brazzova risulta definitivamente aggregato al comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna, inserito tra le comunità della Valassina, nel territorio del ducato di Milano.

MEGNA sec. XIV – 1757 Megna era membro della comunità generale della Valassina, nel ducato di Milano. Nel 1441 la Valle, unitamente alla pieve di Incino, venne concessa in feudo dal duca Filippo Maria Visconti ai conti Dal Verme. Con istrumento del 1 gennaio 1469, fu in un primo tempo infeudata dal duca Galeazzo Maria Sforza a Tomaso Tebaldi di Bologna e, con successivo istrumento del 16 giugno 1533, concessa al senatore Francesco Sfondrati (Casanova 1904). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Megna compare sempre inserito nella Valassina, nel ducato di Milano (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, che contava 43 abitanti, era infeudato al “conte della Riviera”. Il comune disponeva come unico ufficiale di un cancelliere, retribuito con un salario annuale, che aveva il compito di redigere i riparti dei carichi. L’amministrazione, la cura dei riparti e la custodia delle pubbliche scritture, conservate in una cassa, era affidata ai maggiori estimati della comunità unitamente al cancelliere. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore, eletto per incanto dai primi estimati. Il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale, con ufficio pretorio in Asso, a cui veniva annualmente pagato un salario unitamente alle altre comunità della valle (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3033). Sempre inserito della Valassina, Megna compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 aggregato al comune di Visino con Megna, appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753). Nel nuovo compartimento territoriale dello Stato di Milano (editto 10 giugno 1757), pubblicato dopo la “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano” (editto 30 dicembre 1755), Megna risulta definitivamente aggregato al comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Megna, Fraino e Megna, inserito tra le comunità della Valassina, nel territorio del ducato di Milano.

7 FRAINO sec. XIV – 1757 Fraino era membro della comunità generale della Valassina, nel ducato di Milano. Nel 1441 la Valle, unitamente alla pieve di Incino, venne concessa in feudo dal duca Filippo Maria Visconti ai conti Dal Verme. Con istrumento del 1 gennaio 1469, fu in un primo tempo infeudata dal duca Galeazzo Maria Sforza a Tomaso Tebaldi di Bologna e, con successivo istrumento del 16 giugno 1533, concessa al senatore Francesco Sfondrati (Casanova 1904). Nel “Compartimento territoriale specificante le cassine” del 1751, Fraino era inserito nel ducato di Milano, nella Valassina, ed il suo territorio comprendeva anche il cassinaggio di Molino (Compartimento Ducato di Milano, 1751). Dalle risposte ai 45 quesiti della giunta del censimento del 1751 emerge che il comune, che contava 30 abitanti, era infeudato al “conte della Riviera” al quale versava per convenzione una somma annua di lire 0.18.6. Il comune disponeva come unico ufficiale di un cancelliere, retribuito con un salario annuale, che aveva il compito di redigere i riparti dei carichi. L’amministrazione, la cura dei riparti e la custodia delle pubbliche scritture, conservate in una cassa, era affidata ai maggiori estimati della comunità. Incaricato delle riscossioni dei carichi e del pagamento delle spese era un solo esattore, eletto per incanto dai primi estimati. Il comune era sottoposto alla giurisdizione del podestà feudale, con ufficio pretorio in Asso, a cui veniva annualmente pagato un salario unitamente alle altre comunità della valle (Risposte ai 45 quesiti, 1751; cart. 3033). Sempre inserito della Valassina, Fraino compare nell’“Indice delle pievi e comunità dello Stato di Milano” del 1753 aggregato al comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova e Fraino, appartenente al ducato di Milano (Indice pievi Stato di Milano, 1753). Nel nuovo compartimento territoriale dello Stato di Milano (editto 10 giugno 1757), pubblicato dopo la “Riforma al governo e amministrazione delle comunità dello stato di Milano” (editto 30 dicembre 1755), Fraino risulta definitivamente aggregato al comune di Pagnano con Gemù, Gallegno, Mudrone, Brazzova, Fraino e Megna, inserito tra le comunità della Valassina, nel territorio del ducato di Milano.

8 2.1.1. L o sviluppo dei Nuclei di Antica Formazione 2

La conformazione urbanistica attuale del comune di Asso è stata originariamente condizionata dalle caratteristiche morfologiche ed orografiche del territorio, oltre che dalla presenza del Torrente Lambro, che ha inevitabilmente condizionato lo sviluppo dell’edificato. Asso vanta una storia antichissima, come dimostrato dai vari reperti archeologici rinvenuti sul territorio, che mostrano tracce delle presenza umana nell’area della Vallassina già dalla preistoria. Alcuni studiosi fanno risalire le origini di Asso addirittura al periodo celtico, anche se la presenza accertata di un insediamento umano risale al periodo romano. L’impianto urbanistico del nucleo storico di Asso iniziò tuttavia ad assumere la conformazione attuale in epoca medievale, allorché Asso rivestì un luogo strategico da un punto di vista militare. Infatti, osservando la rappresentazione cartografica del nucleo di Asso nelle mappe del catasto teresiano, è possibile rinvenire l’originaria disposizione delle mura del castello medievale che dominava l’intero territorio, così come è facile riconoscere l’impianto medievale del borgo osservando il districarsi degli stretti vicoli e delle vie, come via Cavour, Via Garibaldi e via Crippa (già Via Bosciani), lungo i quali si è sviluppato l’edificato. Tale edificato è caratterizzato dalla presenza di case turrite, a testimonianza dell’originaria funzione difensiva dei nuclei abitati fortificati, circondati da mura che Carlo Mazza nelle sue memorie non manca di definire “fortissime e costrutte di enormi sassi ”, nonché da elementi di pregio architettonico come antichi portoni ad arco, soffitti a volta ed affreschi. Analogamente l’impianto medievale viene riconosciuto nelle frazioni e nelle località di monte; ad esempio il nucleo di Megna è connaturato dalla presenza di due grosse corti dalla forte connotazione medievale, ulteriormente accentuata dall’isolamento del piccolo borgo; la stessa struttura urbanistica di Gemù, nei documenti antichi indicata come Zemurium , è caratterizzata da una disposizione dei fabbricati a formare un ricetto dove la popolazione poteva trovare riparo in caso di aggressioni. Da tali punti focali, i centri storici si sono poi sviluppati nei secoli in modo radiale e lungo le sponde del Torrente Lambro, soprattutto nell’Ottocento per lo sfruttamento dell’energia dell’acqua nella fiorente industria manifatturiera, energia peraltro antecedentemente già sfruttata dai mulini localizzati sul territorio comunale; si rileva infatti la presenza di alcuni mulini, un torchio ed una folla nella cartografia del Catasto Teresiano. Il Novecento ed il XX° secolo vedono uno sviluppo urbanistico del territorio molto rapido, principalmente a partire dagli anni Sessanta a seguito del boom economico.

2 Fonti: “Memorie storiche della Vallassina – dal manoscritto del 1796 di Carlo Mazza” “Asso e dintorni – Studio per la valorizzazione del Borgo di Asso e dintorni” – Prof. Edo Bricchetti “Stradario del Comune di Asso” – Prof. Roberto Nava “Tracce. Vicende e personaggi assesi dal periodo napoleonico alla metà del XX° secolo” – Prof. Roberto Nava

9 2.1.2. I gradi di intervento nei Nuclei di Antica Formazione

I Nuclei di antica formazione sono costituiti da un patrimonio edilizio storico che, per quanto modificato nel tempo da interventi di ristrutturazione o addirittura sostituzione edilizia, conserva elementi significativi dell'impianto originario che richiedono interventi di tutela e riqualificazione. Per questo motivo le Norme Tecniche di Attuazione del Piano delle Regole contengono prescrizioni finalizzate alla tutela di tale patrimonio, in ragione del grado di conservazione e pregio dello stesso. Tale disciplina è fondata infatti sull’indagine tipologica, morfologica e qualitativa degli edifici ricadenti nel perimetro dei Nuclei di Antica Formazione; dalle risultanze di tale indagine si è giunti alla determinazione di specifiche categorie soggette a differenti gradi di intervento.

G1. Restauro e risanamento conservativo Appartengono a tale categoria gli edifici monumentali ed i complessi edilizi quali le corti storiche di più antico impianto caratterizzati da aspetti architettonici o storico-artistici significativi. Dato il valore storico - architettonico degli edifici ricadenti in tale classificazione, su tali immobili sono possibili gli interventi di restauro e risanamento conservativo così come definiti dalla vigente normativa e nelle NTA del Piano delle Regole, avendo cura di conservare tutti gli elementi dell’involucro esterno.

G2. Ristrutturazione con vincolo di cortina Gli edifici ricadenti nella categoria G2, che rappresentano la maggior parte degli edifici siti nei Nuclei di Antica Formazione, sono costituiti da manufatti caratterizzati da notevole valore storico-architettonico, ma talvolta compromessi o comprendenti elementi privi di valore o di recente costruzione. Su tali immobili sono possibili gli interventi di ristrutturazione edilizia così come definiti dalla vigente normativa e nelle NTA del Piano delle Regole, purchè conformi alle seguenti prescrizioni: a) deve essere conservata e/o ripristinata la composizione dei prospetti, dei ritmi delle relative aperture interessanti edifici esistenti di valore architettonico e/o ambientale, degli andamenti dei tetti e dell’apparato decorativo superstite; b) devono essere conservate le strutture originarie o le parti superstiti, sia verticali che orizzontali, qualora esistano volte o solai in legno pregevoli; c) devono essere conservati i collegamenti originari superstiti verticali o orizzontali , eliminando, se necessario, quelli di recente costruzione; d) devono essere conservati tutti gli elementi architettonici isolati, quali fontane, pozzi, edicole, lapidi antiche, etc.; e) devono essere conservati e migliorati gli spazi scoperti pavimentati o sistemati a giardino o ad orto; f) è data possibilità di inserire scale, ascensori, montacarichi ed altri impianti tecnologici che non compromettano la morfologia e le strutture degli edifici, con esclusione di volumi tecnici eccedenti le coperture esistenti; g) è data possibilità di inserire nuove aperture sulle facciate che non abbiano originarie simmetrie vincolanti, nonché di inserire lucernari nelle falde del tetto per adeguare le condizioni di aeroilluminazione dei vani abilitati, purché con allineamenti, dimensioni e soluzioni adeguate all’ambiente; h) è data possibilità di traslare i solai privi di valore architettonico o tradizionali recuperabili attraverso possibili opere di consolidamento per adeguare le altezze interne dei vani alle norme igieniche, senza modificare il numero dei piani e la superficie utile dell’edificio; i) Sono ammesse trasformazioni distributive interne e gli accorpamenti volumetrici con i corpi di fabbrica non campiti nella tavola dei gradi di intervento, purché regolarmente autorizzati, non aventi influenza sulle parti di valore storico-architettonico. j) Per la sostituzione delle parti degradate e per il consolidamento delle strutture ammalorate si potranno utilizzare materiali e tecnologie anche diverse da quelle originarie, purché non in contrasto con le caratteristiche morfologiche e tipologiche specifiche dei nuclei di antica formazione.

10 G3. Ristrutturazione sostitutiva I fabbricati inseriti in tale categoria sono caratterizzati da scarso valore architettonico e talvolta presentano superfetazioni generatrici di un marcato disordine ambientale ed edilizio. Su tali immobili sono consentiti gli interventi di ristrutturazione edilizia così come definiti dalla vigente normativa e nelle NTA del Piano delle Regole, purché vengano riorganizzati sia l’involucro esterno dei fabbricati sia il sedime degli stessi, in modo da integrarsi alle caratteristiche tipologiche, morfologiche ed ambientali del nucleo antico.

G4. Ristrutturazione senza prescrizioni In tale classificazione ricadono gli immobili di recente costruzione. Su tali immobili sono consentiti gli interventi di ristrutturazione edilizia così come definiti dalla vigente normativa e nelle NTA del Piano delle Regole, purché venga migliorato l’inserimento ambientale degli elementi contrastanti.

11 2.2. Gli ambiti a prevalente destinazione residenziale

Gli ambiti a prevalente destinazione residenziale appartenenti al tessuto urbano consolidato sono stati classificati come segue, in base alle proprie caratteristiche tipologiche ed alla densità del tessuto che costituiscono:

- Ambiti residenziali caratterizzati da ville e parchi – ARV Gli ambiti residenziali caratterizzati da ville e parchi sono contraddistinti dalla presenza di immobili aventi caratteri storico-architettonici di pregio, circondati da parchi privati di interesse ambientale e simbolico. - Ambiti residenziali consolidati - ARC Gli ambiti residenziali consolidati sono contraddistinti dalla presenza di edifici mono/plurifamiliari inseriti in un tessuto urbanistico a densità edilizia medio/alta. - Ambiti residenziali di recente espansione -ARE Gli ambiti residenziali di recente espansione sono contraddistinti da una densità edilizia medio/alta e caratterizzati da edifici mono/plurifamiliari di recente costruzione. - Ambiti residenziali di completamento – ARCMP Gli ambiti residenziali di completamento si configurano come aree inedificate a seguito di demolizione di vetusti fabbricati artigianali/industriali all’interno del tessuto urbano consolidato, per i quali sono in essere alla data di adozione del PGT convenzioni e/o piani attuativi. - Ambiti residenziali di recupero urbano (ARRU) Gli ambiti residenziali di recupero urbano si configurano come ambiti sui quali insistono fabbricati artigianali/industriali dismessi da recuperare ad uso residenziale all’interno del tessuto urbano consolidato, per i quali sono in essere alla data di adozione del PGT convenzioni e/o piani attuativi. - Ambiti destinati a verde privato – VP Gli ambiti destinati a verde privato si configurano come aree di filtro e mitigazione tra l’edificato e gli assi viari principali o tra i nuclei di antica formazione e l’edificato di espansione.

2.3. Gli ambiti a prevalente destinazione produttiva

Gli ambiti a prevalente destinazione produttiva appartenenti al tessuto urbano consolidato sono stati classificati come segue, in base alle proprie caratteristiche tipologiche ed alla densità del tessuto che costituiscono:

- Ambiti artigianali – ART Gli ambiti artigianali sono situati in adiacenza del tessuto residenziale consolidato e sono contraddistinti dalla presenza di edifici prevalentemente artigianali.

- Ambiti produttivi consolidati - APC Gli ambiti produttivi di recente espansione sono situati a sud del territorio comunale e sono contraddistinti dalla presenza di edifici prevalentemente industriali.

2.4. Gli ambiti a prevalente destinazione commerciale e ricettiva

Gli ambiti a prevalente destinazione commerciale e ricettiva appartenenti al tessuto urbano consolidato sono stati classificati come segue, in base alle proprie caratteristiche tipologiche ed alla densità del tessuto che costituiscono:

- Ambiti commerciali/ricettivi - CM Gli ambiti commerciali/ricettivi sono contraddistinti dalla presenza di edifici destinati al commercio e da attività ricettive esistenti.

12 3. Le aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche

Il territorio comunale di Asso è costituito, oltre che dagli ambiti urbanizzati anzidescritti, da aree di valore paesaggistico-ambientale ed ecologiche, identificabili con gli elementi appartenenti alla rete ecologica provinciale.

Come già descritto all’interno del Rapporto Ambientale, infatti, sul territorio comunale si riscontrano i seguenti elementi costitutivi della rete:

a) gran parte del territorio comunale non interessato dalla presenza di tessuto urbano consolidato è classificato nel contesto della grande Area Sorgente di Biodiversità di Primo Livello (CAP) che si estende lungo i fondovalle e i versanti montani di bassa e media quota del Triangolo Lariano; b) una ristretta porzione di territorio comunale, posta lungo la dorsale del Monte Megna (che svolge funzione di spartiacque tra la Valbrona e la Vallassina) a quote superiori a 800 m, è classificata invece tra le Aree a Massima Naturalità (MNA).

3.1. La sensibilità paesistica dei siti

Per una maggior tutela dei valori paesaggistico-ambientale dei luoghi, nel presente Piano delle Regole il territorio comunale viene suddiviso in classi di sensibilità, come previsto dalla normativa di attuazione del Piano Paesaggistico della Regione Lombardia (art. 34, c. 2, lett. a) e coerentemente con quanto indicato dai “Contenuti paesaggistici dei P.G.T.“ di cui alla DGR 1681 del 29 dicembre 2005 e dalle “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti” di cui alla DGR 11045 dell’8 novembre 2002. La classe di sensibilità attribuita ad ogni sito dovrà essere utilizzata nell’esame di impatto paesistico dei progetti, secondo la procedura stabilita stabilita nelle “Linee guida per l’esame paesistico dei progetti” di cui alla DGR 11045 dell’8 novembre 2002.

In considerazione delle analisi del paesaggio effettuate all’interno del Documento di Piano , si è stabilito di suddividere il territorio comunale nelle seguenti classi di sensibilità , come indicato nella Carta della sensibilità dei siti allegata al presente Piano delle Regole (Tav. PR.4): • classe 3: sensibilità paesistica media; • classe 4: sensibilità paesistica alta; • classe 5: sensibilità paesistica molto alta.

13 4. Vincoli di tutela e vincoli di divieto

I vincoli esistenti sul territorio comunale possono essere suddivisi in due differenti categorie: vincoli di tutela, per i quali le trasformazioni del territorio sono soggette a forme di controllo da parte degli enti preposti per garantire la salvaguardia dei beni che si vogliono tutelare, e vincoli di divieto, che comportano l’inedificabilità di determinate aree o la verifica preliminare della compatibilità degli interventi con i vincoli esistenti. Qui di seguito viene riportato elenco completo dei vincoli esistenti sul territorio comunale, più approfonditamente descritti e commentati nel Documento di Piano.

4.1. Vincoli di tutela a) Beni paesaggistici

1) Bellezze individue: Cascata della Vallategna – Bellezza naturale, singolarità geologica (codice SIBA: 334) D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, art. 136, comma 1, lettere a) e b)

2) Fiumi, torrenti, corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, art. 142, comma 1, lettera c) 2.1 - Codice SIBA: 13130145 – Fiume Lambro (emissario): tutto il corso dallo sbocco alla sorgente dalla quale ha origine 2.2 - Codice SIBA: 13130150 – Torrente Foce o Vallategna: dallo sbocco a km. 1.500 a monte della confluenza in ciascun ramo in cui si divide sopra Candalino con la Roggia Carloa dalla confluenza alla sorgente 2.3- Codice SIBA: 13130152 – Valle di Rezzago: dallo sbocco a m. 500 a monte della confluenza in ciascuno dei rami in cui si divide 2.4- Codice SIBA: 13130153 – Valle di o La Valle: dallo sbocco a km 1.000 sopra la strada per il Piano del Tivano con l'influente di S. Valeria sino a km 1.000 a monte della confluenza 2.5- Codice SIBA: 13130154 – Valle Sancio o di Seje: dallo sbocco a m. 500 sopra l'abitato di

3) Territori coperti da foreste e da boschi, ancorché percorsi o danneggiati dal fuoco D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42, art. 142, comma 1, lettera g)

b) Beni di interesse culturale

L’interesse culturale è stato sino ad ora riconosciuto con apposito decreto per i seguenti beni immobili presenti sul territorio comunale: - interesse storico-artistico: “Resti del Castello e corpi edilizi annessi”siti in via Castello n. 5, tutelati con Decreto del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia del 26.04.2010. - interesse storico-artistico: “Ex Filanda Prato”sita in via Romagnoli n. 8/10/12, tutelata con Decreto del Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia del 10.07.2009 (autorizzazione alla alienazione del 12.02.2010).

Esistono inoltre i seguenti vincoli architettonici, posti prima del D. Lgs. 42/2004, sui seguenti immobili: - “Torrione”, oggi campanile prepositurale, sito nel centro storico di Asso, vincolato con Decreto della Istruzione Pubblica del 16.05.1912 - “Oratorio dei SS. Nazaro e Celso”, vincolato con Decreto della Istruzione Pubblica del 08.02.1912 - “Oratorio dei SS. Nazaro e Celso”, vincolato con Decreto della Istruzione Pubblica del 30.09.1912

14 - “Casa in via Roma al civico n. 7”, vincolata con Decreto del Ministero della Educazione Nazionale del 16.07.1937 - “Immobile censito al fg. 8 - mapp 514 sub 1 graffato sub 3 e mapp 514 sub 2 graffato sub 4” sito in località Megna. - Oratorio dei SS. Giovanni e Paolo con affreschi del '400”, sito in via Lazzaretto, vincolato dalla Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia ai sensi della L. 364 del 20.06.1909 (comunicato in data 18.08.1922)

E’ stata inoltre rilasciata autorizzazione ad alienare ai sensi del DPR 283/2000 in data 11.09.2002 per l’immobile denominato “immobile censito al fg. 8 - mapp 514 sub 1 graffato sub 3 e mapp 514 sub 2 graffato sub 4” sito in località Megna L’esecuzione di opere e lavori di qualunque genere sui beni culturali sopra elencati è subordinata ad autorizzazione del soprintendente. Il mutamento di destinazione d'uso dei beni medesimi è comunicato al soprintendente.

15 4.2. Vincoli di divieto a) Fasce di rispetto cimiteriale

La fascia di rispetto del cimitero di Asso, così come individuata in cartografia, è quella definita nel Programma di Fabbricazione approvato con DGR 2437 in data 05.12.1972; essa è stata poi recepita, seppur con lievi modifiche per ragioni cartografiche e di adeguamento alla normativa vigente, da tutti gli strumenti pianificatori temporalmente successivi al Programma di Fabbricazione, sino ad assumere l’attuale configurazione, recepita anche all’interno del Piano Regolatore Cimiteriale, attualmente in fase di elaborazione. b) Zone di rispetto di pozzi e sorgenti

I pozzi e le sorgenti presenti sul territorio comunale di Asso con le relative fasci di tutela e rispetto, sono individuati nella cartografia del PGT, che recepisce quanto indicato nello studio idrogeologico comunale. c) Fasce di rispetto degli elettrodotti

Sul territorio comunale non sono presenti elettrodotti (alta tensione).

Le reti di media e bassa tensione sul territorio comunale generano invece fasce di rispetto aventi le seguenti “distanze di prima approssimazione”: - per linee MT semplice terna: 10 metri. d) Fasce di rispetto delle Stazioni Radio-Base

Sul territorio comunale non sono presenti Stazioni Radio-Base.

Le Stazioni Radio-Base presenti sul territorio comunale di Rezzago in località Piazza Dorella generano una fascia di rispetto di 200 mt. che interessa anche il territorio comunale di Asso. e) Fasce di rispetto dei metanodotti

Le fasce di rispetto generate dal metanodotto interessante il territorio comunale sono le seguenti: 1 – Metanodotto Allacciamento Comune di Canzo – Asso 2° presa DN200 fascia di rispetto/sicurezza 6,00 mt – 6,00 mt per parte dalla condotta f) Fasce di rispetto stradale

Le strade che ad Asso generano le principali fasce di rispetto sono le seguenti: - la S.P. 41 della Vallassina, classificabile come strada di tipo C, che fuori dai centri abitati genera una fascia di rispetto di 30 mt. - la S.P. 44 del Piano del Tivano, classificabile come strada di tipo F, che fuori dai centri abitati genera una fascia di rispetto di 20 mt. - la S.P. 46 della Valbrona, classificabile come strada di tipo F, che fuori dai centri abitati genera una fascia di rispetto di 20 mt.. g) Vincoli di natura geologica e idrogeologica Relativamente ai vincoli di natura geologica ed idrogeologica, si rimanda allo Studio Geologico, Geomorfologico, Idrogeologico e Sismico comunale ed allo Studio del Reticolo Idrico Minore, che fanno parte integrante del presente PGT.

16 5. Le aree a rischio archeologico

Nel presente Piano delle Regole, come richiesto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, vengono segnalate aree a rischio archeologico presenti sul territorio comunale, che vengono tutelate mediante le misure preventive di cui all’art. 42 delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano delle Regole.

Località Ritrovamento Bibliografia 1) Fraz. Pagnano, località Villa Canaletta di età romana (III d.C.) RA Como 1974-1975, fasc. 156- Vita, presso circonvallazione 157, pp. 134-136 Asso-Pagnano, a 150 m dall’incrocio con la provinciale 2) Loc. Fraino, proprietà Gaffuri, Masso avello di età tardo- RA Como 1961-1965, fasc. 143- poco distante dalla cappella dei antica/alto-medievale (ora al 147, pp. 341-342 morti della Valmorana museo di Erba) RA Como 1970-1973, fasc. 152- 155, pp. 505-506 3) Loc. Prera-Dosso Industria litica RA Como 1981, fasc. 163, p. 221 4) Zona del Castello Industria litica e ceramica RA Como 1981, fasc. 163, pp. preistorica; ceramica tardo-romana 224-226, p. 239, p. 242 5) Campo Sportivo, area tra il Industria litica e ceramica tardo- RA Como 1981, fasc. 163, pp. campo sportivo e la strada che romana 227-229 costeggia il cimitero 6) Loc. Megna, mapp. 491/1460 Insediamento di epoca preistorica RA Como 1981, fasc. 163, pp. (presenza di abbondante industria 231-237 litica) 7) Via Scuri, mapp. 576 Materiale ceramico di epoca tardo- RA Como 1981, fasc. 163, p. 239 romana 8) Via Praeli, mapp. 352, 350, 357 Industria litica; materiale ceramico RA Como 1981, fasc. 163, pp. di epoca tardo-romana 243-245 9) Fraz. Cornareno, mapp. 305, Industria litica; ceramica di epoca RA Como 1981, fasc. 163, p. 221 301, 313 tardo-romana e post-medievale e p. 240 10) Piana di Scarenna Industria litica RA Como 1982, fasc. 164, pp. 277-289 11) Fraz. Scarenna, via Pietro Strumento litico preistorico RA Como 1981, fasc. 163, p. 220 Valsecchi 25 12) Fraz. Scarenna, località Moneta di età romana (IV d.C.) RA Como 1981, fasc. 163, p. 219 imprecisata 13) Fraz. Scarenna, strada di Industria litica RA Como 1981, fasc. 163, p. 219 Maralla 14) Fraz. Brazzova, mapp. 1657, Industria litica e materiali ceramici RA Como 1982, fasc. 164, pp. 778 di varia epoca 279-289 15) Via Castello, 1 Tomba ad inumazione di età RA Como 1981, fasc. 163, p. 224 romana (?) 16) Piazza Ratti 5, mapp. 5 Frammenti ceramici di età romana RA Como 1981, fasc. 163, p. 240 e post-medievale, in giacitura secondaria 17) Zona di via per Bellagio tra Moneta di età romana (III d.C.) RA Como 1974-1975, fasc. 156- casa Benaglio e il prato 157, p. 135 18) Fraz. Cornareno, mapp. 311 Frammenti ceramici dell’età del Segnalazione in ATS 1988 bronzo, romani e post-medievali 19) Asso, mapp. 1398 Frammenti ceramici dell’età del Segnalazione in ATS 1983 bronzo

17 20) Via Matteotti, foglio 2 , Tomba ad inumazione di età Segnalazione in ATS 2001 particella 2052 basso-medievale 21) Loc. Castello Resti del castello età medievale; nella struttura è murata un’ara votiva , con dedica a Giove (CIL, V, 5217), di epoca romana. Un’ altra ara di età romana (CIL, V, 5216) fu reperita durante la demolizione di un edificio annesso al castello 22) Fraz. Scarenna Casa-torre di età medievale 23) Via Torriani, Via Ponte Oscuro Casa-torre di età medievale 24) Sorgente di Menaresta 3 Rocce con coppelle Segnalazione in ATS 2011

3 Elemento naturale non interessante il territorio comunale di Asso 18 6. Le aree destinate all’agricoltura

6.1. Individuazione delle aree destinate all’attività agricola ai sensi dell’art. 15, comma 2, delle Norme Tecniche di Attuazione del PTCP

L’individuazione delle aree agricole presenti sul territorio comunale è stata effettuata utilizzando i criteri definiti all’interno del PTCP, in un’ottica di valorizzazione della funzione di salvaguardia ambientale e del ruolo economico-produttivo che tali aree rivestono. Le aree agricole sono state definite evitando la frammentazione e la parcellizzazione dei comparti agricoli e la conseguente formazione di aree residuali, con la finalità di garantire condizioni particolarmente idonee allo svolgimento di un’attività agricola razionale e remunerativa.

L’approccio metodologico di individuazione di tali comparti è stato il seguente: sono stati inizialmente esaminati i dati SIARL (Sistema Informativo Agricolo Regione Lombardia) relativi all’anno 2013 4 , forniti su base catastale, suddividendo i mappali, beneficiari di contributi nell’ambito della politica agricola comunitaria, nelle seguenti categorie di utilizzo: a) COLTURE ORTOFRUTTICOLE: - piccoli frutti - colture orticole - colture industriali b) FLOROVIVAISMO: c) PRATI E PASCOLI: - prati stabili - pascoli

I dati emergenti dall’analisi metodica e puntuale del database SIARL sono i seguenti:

Superficie UTILIZZO % (ettari) COLTURE ORTOFRUTTICOLE 1.30 2,24 % FLOROVIVAISMO 3.40 5,85 % PRATI E PASCOLI 53.40 91,91 % TOTALE 58.10 100,00%

4 Dati Giugno 2013 elaborati dal Settore Agricoltura della Provincia di Como. 19 Utilizzo mappali SIARL

60 50 colture ortofrutticole 40

30 colture 20 florovivaistich e 10 prati e pascoli 0

E’ possibile osservare la netta preponderanza di superfici agricole utilizzate a prati e pascoli.

6.2. Individuazione delle aree destinate all’attività agricola con efficacia prevalente ai sensi dell’art. 15 della L.R. 12/2005 e terreni ad uso zootecnico

Sul territorio comunale di Asso alla data del giugno 2013 sono state individuate 25 aziende agricole con partita iva e 9 imprenditori agricoli professionali che utilizzano a fini agricoli le superfici individuate al paragrafo precedente.

Si rileva che la superficie media utilizzata da ogni azienda agricola operante sul territorio comunale, sulla base di quanto rilevato, è inferiore alla soglia di significatività dimensionale dei comparti agricoli individuata ai sensi dell’art. 4, comma 3, dei “Criteri e modalità per l’individuazione delle aree destinate all’attività agricola delle Norme Tecniche di Attuazione” del PTCP , stabilita tra i 9 e 10 ettari essendo Asso classificato su base ISTAT come comune di montagna.

Non viene rilevata la presenza di aree agricole aventi valenza strategica a livello sovracomunale, considerando anche la presenza di eventuali aree agricole contigue site in comuni confinanti, così come confermato dall’analisi effettuata all’interno del Rapporto Ambientale.

Si rileva infine un numero consistente di terreni ad uso zootecnico; i capi allevati alla data di ottobre 2012 5 sono i seguenti: - bovini e bufalini : 18 - equini: 34 - ovini: 16 - caprini: 90

5 Dati SIARL 20 7. Applicazione della tecnica perequativa

La tecnica perequativa, disciplinata all’art. 51 delle Norme Tecniche di Attuazione del presente Piano delle Regole, viene così applicata:

- l’area sorgente - chiamata anche nella cartografia del Piano con il nome di “standard da acquisire” - è dotata di un indice volumetrico, generatore di un diritto edificatorio, pari a 0,6 mc/mq; - tale diritto edificatorio dovrà concretizzarsi su di un fondo accipiente, o area di atterraggio, costituito dagli Ambiti di Trasformazione Residenziale; - analogamente, i proprietari degli Ambiti di Trasformazione Residenziale possono stabilire in sede di negoziazione se cedere al comune un’area ricadente nell’ambito stesso, come definito nelle schede contenute nel Documento di Piano, o un’area sorgente, dopo averne acquistata la proprietà. - l’Amministrazione comunale rilascia ufficialmente dei “certificati di credito volumetrico”, liberamente commerciabili, all’atto di cessione gratuita da parte del proprietario di un’area sorgente alla Pubblica Amministrazione. - i diritti edificatori generati dalle aree sorgente esterne agli ambiti di trasformazione vanno ad incrementare la dotazione intrinseca di edificabilità dell’ambito, di per sé volutamente ristretta, sino al raggiungimento di un indice massimo predefinito.

Per garantire la trasparenza delle operazioni relative alla commercializzazione dei diritti edificatori, verrà istituito un registro dei diritti edificatori, aggiornato e reso pubblico dal Comune ai sensi dell’art. 11, comma 4, della LR 12/2005.

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