COMUNITA' MONTANA DEL PIANO di SVILUPPO SOCIO-ECONOMICO

Canzo, Giugno 2000

5 – Turismo

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Sommario

5.0 Introduzione pag. 2

5.1 Il sistema turistico pag. 4

5.2 L’incontro con operatori turistici pag. 24

5.3 Annotazioni e valutazioni di programmazione pag. 30

1. Lo sviluppo è nel turismo pag. 35

2. Lo sviluppo del turismo è in tutte le azioni strategiche pag. 37

3. Cosa si intende per sviluppo turistico pag. 39

4. Dove si dirige lo sviluppo turistico pag. 40

5. Quali risultati si attendono? pag. 45

6. Le azioni prioritarie pag. 46

7. Chi promuove lo sviluppo e chi lo riceve pag. 46

8. I costi e le risorse pag. 50

5.4 “Piano socio-economico di Comunità Montana” e “Piano Territoriale Provinciale di coordinamento” pag. 51

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5.0 Introduzione

Gli atti presenti nella Comunità Montana Triangolo Lariano, gli studi e le relazioni prodotti anche negli anni recenti, i rapporti e le analisi di settore elaborati sia a livello comunitario che in ambito provinciale, gli strumenti informativi soprattutto della Provincia, dell'Azienda di Promozione Turistica e della Camera di Commercio, e la letteratura statistica in genere, offrono una buona quantità di dati e di informazioni sull'area del Triangolo Lariano. Si tratta di un materiale informativo utile e prezioso, particolarmente se, come in questo caso, si deve por mano ad una presentazione o dell'Area o di sue componenti specifiche, finalizzata allo scopo preciso di programmare iniziative ed interventi di sviluppo socio-economico.

Ma altrettanto preziose sono le informazioni "di prima mano" e dirette, come quelle provenienti da persone particolarmente attente alla realtà in cui vivono ed operano: pubblici amministratori, cittadini attivi nei gruppi - nelle associazioni - nei movimenti, operatori economici e sociali, dirigenti, professionisti, cittadini in genere che la rilevazione qualifica come "testimoni privilegiati" della propria realtà.

I dati della statistica e della specifica letteratura si sono così andati fondendo e mescolando con le informazioni provenienti da un gruppo, sempre più ampio e variamente composto, comprendente soprattutto persone legate tra loro dal impegno e dalla comune disponibilità ad essere attente al loro mondo sociale, buona parte delle quali è attiva e determinante nelle azioni di governo, di gestione e di promozione di attività.

Il complesso delle osservazioni e delle opinioni ha così permesso di determinare punti di avvio, o serie sistematiche dei supporti e dei contorni alle elaborazioni e alle indicazioni, destinati a costituire la base effettiva e concreta sia di linee strategiche che di scelte operative, costituenti il "Piano di sviluppo economico e sociale della Comunità Montana Triangolo Lariano".

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Queste affermazioni e queste considerazioni portano allora a definire che, come criterio metodologico:

non si è scelta la via di dare corso ad un'ampia elencazione ed elaborazione di dati e di informazioni, riferiti ai singoli comparti della realtà economica e sociale dell'Area, e quindi anche al comparto turistico. Sarebbe stata, questa, una via molto valida sul piano puramente conoscitivo, ma sterile in quanto a produzione di proposizioni di sviluppo;

ma si è scelta la via di dare per acquisito, nelle sue linee complessive e generali, l'esistente patrimonio di studi e di analisi della situazione, un patrimonio che è, come già accennato, abbondante e vasto, e di considerare invece gli essenziali dati di inquadramento, sui quali elaborare e costruire altrettanto essenziali indicatori di sistema e di situazione, da utilizzare come base prioritaria per le scelte di programmazione.

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5.1 Il Sistema Turistico

Come lo è per l'intera provincia di , considerata "turisticamente rilevante, in ragione della diffusa presenza di risorse turistiche e del crescente sviluppo dell'economia turistica" (il richiamo è all'art. 2.1 della legge regionale 28/1996, che riordina l'amministrazione periferica del turismo), il turismo come comparto produttivo ha uno spazio ed un ruolo assolutamente particolari e determinanti nell'economia e nella vita del Triangolo Lariano:

per alcune località è asse portante e vitale della relativa struttura economica e sociale;

per altre località assume certamente significati e contenuti di sicura incidenza, anche di livello non trascurabile;

per tutta l'Area contiene e possiede ancora una grande quantità di potenzialità di sviluppo.

Mentre l'artigianato, per esempio, ma anche l'agricoltura ed il commercio, componenti importanti dell'economia locale, hanno raggiunto posizioni di maturità, e forse per loro si deve parlare più di consolidamento che di sviluppo nel senso stretto del termine, una nuova, ulteriore e possibile spinta al sistema economico viene unanimemente individuata nel turismo.

E' per questo allora che:

da un lato si invoca una sempre crescente e concreta concentrazione di sforzi proprio nella direzione dello sviluppo dell'attività turistica, con quanto essa richiede in fatto di complesso dell'offerta, di impiego di risorse, di infrastrutturazioni; dall'altro si pensa all'indispensabilità di una programmazione attenta, chiara e corretta, ed insieme a tutto il complesso di strumenti, di metodi, di comportamenti, necessari a governare il settore, particolarmente nelle sue operazioni di sviluppo.

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E' opinione diffusa, in proposito, che il Triangolo Lariano non abbia ancora raggiunto il traguardo di riuscire a comunicare una "immagine complessiva" del suo offrirsi al turismo. In tale immagine, infatti, spiccano ancora con un proprio e specifico spazio soprattutto i nomi di "Bellagio" e di "Lago di Como".

Si vuole però considerare come un'incontrovertibile affermazione di impostazione e di base che "tutto il Triangolo Lariano è e deve essere considerato per sua natura e nella sua interezza ad alta vocazione turistica". E' un'affermazione tematica, che ne postula e richiama altre, quali, prioritariamente, le seguenti:

il termine "turismo" fa indiscutibilmente riferimento ad una notevole e variegata diversificazione di "forme turistiche" e ad una molteplicità di componenti della "attività turistica" (sociale, culturale, territoriale, economica, ...), alle quali si accompagna una genericità ed una incompletezza delle "categorie turistiche" classificatorie dell'attività, e un insieme di attività connesse con i "movimenti turistici" o dagli stessi influenzate, per via diretta o indotta;

l'espressione "area turistica" coinvolge ampi aspetti e problemi: di vocazione del territorio nel suo complesso e per sub-aree (il riferimento è, ad esempio, alla zona di Bellagio, a quella interna al Triangolo e alla fascia pedemontana che guarda la ), di utilizzo delle risorse soprattutto ambientali, di strategie della pianificazione degli interventi, di organizzazione in termini di strutture e di servizi, di rapporto col mercato della domanda turistica;

l'impatto dell'attività turistica con la vita del territorio in cui si svolge, si realizza e avviene non soltanto in termini economici e di mercato, ma anche su altri piani, quelli particolarmente che toccano la vita sociale e culturale, e la "mentalità" diffusa.

Si tratta di tematiche e problematiche molto ampie, che richiedono attente conoscenze e sforzi di approfondimento delle situazioni, verifiche costanti, chiarezza di impostazione operativa e coerenza nelle scelte. Ma sono tematiche che inducono a fermare l'attenzione sulle connotazioni attuali già strutturate in ottica turistica, e insieme sulle potenzialità che possono produrre attività turistica.

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Del resto sono queste connotazioni a determinare:

sia "la vocazione turistica" di un'area, fatta soprattutto dall'insieme delle offerte della natura e delle possibilità ad esse collegate, ma senz'altro anche dalla sua collocazione geografica, dalla sua storia e tradizione, dal suo patrimonio etnografico e culturale;

sia "il ruolo turistico" dell'area stessa, fatto dal turismo in attività, e quindi dalla relativa capacità attrattiva, e dalle variabili qualitative e quantitative dell'offerta e della domanda.

Pertanto: le connotazioni che qui vengono colte riguardano particolarmente, nella loro accezione più ampia ma con dati ed indicatori che evidenzino le più spiccate specificità, il sistema in genere dell'offerta turistica e l'immagine che dell'Area offre il complesso della domanda turistica.

1. La Ricettività alberghiera

Tradizionalmente e di fatto è da considerare come la più spiccata specificità dell'offerta turistica di un'area.

Il Triangolo Lariano (v. la Tavola 0.1) offre attualmente un parco di 68 complessi, con un totale di 2.378 posti-letto ospitati in 1.174 camere. Si tratta di strutture che:

sono collocate in modo diffuso sull'intero territorio (soltanto 8 comuni su 31 sono privi di alberghi), con la concentrazione maggiore a Bellagio (16 alberghi, pari al 23,5% del parco-alberghi totale, ed al 38,3% del complesso delle camere) e nella zona "", nella quale 8 comuni (su 9 - fa infatti eccezione ormai privo di alberghi) concentrano un numero di alberghi pari a quello di Bellagio (cioè 16, con però il 16,1% delle camere);

vedono prevalere la classificazione medio-bassa (49 alberghi su 68, pari al 72,1%, si classificano con una o due stelle), diffusa soprattutto nel territorio montano (zone "Valassina", "Riviera di Ponente Settentrionale", "Riviera di Ponente Meridionale". "Alto ", "Laghi Briantei", ""). Tuttavia la classificazione alta (tre stelle ed oltre) concentra il 52,4% delle camere (615 su 1.174) ed il 55,6% dei posti-letto (1.321 su 2,378);

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negli anni recenti, sono andate attestando una linea di contrazione, lieve ma diffusa su pressoché l'intero territorio (-19,0% per il totale degli alberghi e -14,4% per il totale delle camere nel quinquennio 1993-1998), con un calo più sensibile sia nella zona "Valassina" (-5 esercizi, con -2 ad Asso) che nelle zone "Sud-ovest" (-4 esercizi, con -3 ad ) e "Laghi Briantei" (con -2 esercizi). Questa linea di calo è una costante per l'intera provincia di Como, nella quale infatti, sempre nel periodo 1993-1998, la contrazione è stata del 37,6% in quanto ad esercizi alberghieri e del 26,3% in quanto a numero delle camere;

utilizzando un importante indicatore di situazione quale è quello della "dimensione media per struttura alberghiera", offrono un complesso di 35,0 posti-letto per struttura (al di sotto del valore medio provinciale, che è di 41,5). Sotto questo aspetto vi è stata una positiva evoluzione anche nel tempo recente, considerato che tale rapporto nel 1993 era di 32,1 posti-letto (con 35,2 per l'intera provincia). Va infatti notato che la "variabile dimensione" nell'analisi della ricettività alberghiera ha influenze certe sia nei confronti di un'economia di scala della gestione, sia nella possibilità di ospitare gruppi di turisti senza frazionarli su più strutture.

Un indicatore significativo del rapporto tra posti-letto alberghieri e popolazione residente mostra come, nel Triangolo Lariano, vi siano 30,6 posti-letto per 1.000 abitanti residenti (ad esempio: l'analogo valore è 91,1 per "Valsassina e Riviera" e per la Comunità Montana "Alta Valtellina" è 469,3).

2. La ricettività extra-alberghiera

E’ quella che negli anni recenti è andata generalmente riscontrando le più spiccate variazioni, sia qualitative che quantitative. Il riferimento è a quella molteplicità di strutture di tipologia-consistenza-dimensione le più svariate, che pure contribuiscono, ed in misura generalmente consistente, a formare la qualificazione e la competitività dell'offerta turistica di un'area.

Con riferimento all'area del Triangolo Lariano, si richiamano allora le più significative componenti di tale ricettività (v. le Tavole 0.2 e 0.3).

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I camping o campeggi, dei quali la provincia di Como è ben dotata (ha infatti attivi 45 campeggi, con oltre 5.000 piazzole disponibili). L'area del Triangolo Lariano ne vede presenti ed operanti 2, uno in comune di ed uno in comune di ; hanno una possibilità ricettiva di 210 piazzole (il 4,1% della ricettività complessiva della provincia). Negli anni recenti hanno dimostrato una tendenza al rinvigorimento della loro qualità.

I residences e i villaggi turistici, da considerare come strutture alternative a quelle alberghiere: ne sono presenti complessivamente 8 nell'intera provincia di Como, con un complesso di 452 posti-letto. Due di questi, e specificatamente un residence ed un villaggio turistico, sono attivi nell'area del Triangolo Lariano, rispettivamente in comune di ed in comune di .

Le case-vacanza: sono una tipologia di ricettività di recente assetto, e l'area del Triangolo Lariano ne vede presenti 1, con una capacità di 28 posti-letto (l'intera provincia di Como ne conta 4, con 276 posti-letto). La loro validità in un'ottica di attività turistica non è da trascurare, se si pensa sia all'importanza che nell'immediato hanno le comunità nel popolare un territorio, sia all'effetto che producono in quanto a promozione turistica conseguente all'immagine che una molteplicità di persone, soprattutto se giovani, riesce a diffondere.

Gli ostelli, le colonie e i campeggi estivi: non vedono presenti strutture specifiche, salvo che per i "campeggi estivi", intendendo per tali quelle aree dove, soprattutto per consuetudine, si nota qualche fenomeno di "libero campeggio". In quanto alle colonie, poi, intese nel senso tradizionale (cioè di case di ospitalità per ragazzi in gruppo), sono presenti strutture dismesse, anche di buona fattura architettonica, in stato di abbandono più o meno marcato (come è il caso, ad esempio, di quella a San Primo).

La rete dei rifugi e delle capanne: si tratta di una tipologia di ricettività presente in modo diffuso ed anche significativo nell'area del Triangolo Lariano (come del resto è proprio della parte montuosa dell'intero territorio provinciale). Alcune di queste strutture sono cariche di storia e di vicende, legate alla esplorazione della montagna, al suo percorrerla, al suo viverla. Sono 12 i rifugi e le capanne attivi (il 32,4% della rete provinciale, che è di 37 strutture), con oltre 200 posti-letto. Negli anni recenti, questa rete non ha dato luogo ad una espansione quantitativa particolarmente vistosa nè per numero di strutture (soltanto +2), nè in quanto a numero di posti-letto.

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Ma la componente più rilevante (o tra le più rilevanti) dell'offerta turistica, è quella incentrata sia sulle località particolarmente qualificate turisticamente, sia sulla costellazione di frazioni, di contrade, di nuclei sparsi. A tale proposito (i dati sono del Censimento 1991), nel Triangolo Lariano si possono contare almeno 30 nuclei, con una consistenza di popolazione stabile la più varia.

Se poi l'attenzione si allargasse anche ai nuclei non permanentemente abitati, si acquisirebbero entità ed informazioni sicuramente inaspettate. Sono nuclei che costituiscono senz'altro un enorme patrimonio, al quale guardare con attenzione in ottica di sviluppo.

Questa componente dell'offerta turistica è costituita dagli appartamenti, di proprietà ed affittati, e dalle seconde case.

Una quantificazione di questo consistente "parco abitativo e residenziale" e l'analisi della sua collocazione sul territorio devono inevitabilmente fondarsi sui criteri di ripartizione che la metodologia censimentaria adotta per questo comparto, e sono le "abitazioni occupate" e le "abitazioni non occupate". Non esistono, del resto, altre fonti statistiche ufficiali, salvo il ricorso, certamente non semplice ed al momento improponibile, a sofisticate analisi sui dati, per esempio, delle utenze ENEL, delle utenze acqua-potabile o di quelle sui rifiuti urbani.

Avendo presente che la data di effettuazione dei Censimenti cade da tempo nel mese di ottobre e non di giorno festivo, quando sul territorio è pressoché assente l'attività turistica, è ragionevole dedurre che:

il richiamo alle "abitazioni occupate" non può che costituire un riferimento alla popolazione stabilmente ed anagraficamente residente nel comune;

il richiamo alle "abitazioni non occupate" fa in larga misura riferimento alla popolazione fluttuante, prioritariamente per motivi di turismo, nei periodi propri dello stesso.

Ciò considerato, si deve constatare che il Censimento 1991, nell'area del Triangolo Lariano, ha rilevato un parco di 37.206 abitazioni (v. anche la Tavola 0.4). Sul complesso di tali abitazioni:

• il 67,8%, corrispondente a 25.241 abitazioni, risultava "occupato", e senz'altro ospitava altrettante famiglie residenti. Rispetto al decennio precedente, tale parco abitativo ha subito un incremento del 12,3% (nel 1981 vi erano infatti 22.470 abitazioni occupate);

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• il restante 32,2% (pari a 11.965 abitazioni) si classificava come "non occupato", e tale parco abitativo ha subito un incremento del 6,6% (nel 1981 vi erano infatti 11.228 abitazioni non occupate).

Ed ancora: risultava molto articolato, e attestato su livelli di buona qualità, il complesso dei servizi interni alle abitazioni:

• sia in quanto ad abitazioni occupate, per le quali il livello di adeguatezza e di dotazione di servizi si presentava certamente molto positivo (il riferimento in proposito, è, per esempio, al numero dei locali, alla dotazione di bagni, di impianti igienico-sanitari, di acqua potabile, di acqua calda, di riscaldamento);

• sia, con riferimento al fatto turistico, in quanto ad abitazioni non occupate, dove:

- il numero medio di stanze per appartamento risultava essere di 3,9 (pari a quello del 1981); - la dotazione di bagni copriva l'84,5% degli appartamenti, quella di impianti di riscaldamento l'82,1%, quella del servizio di acqua calda l'83,7%. E va detto che questi valori si ripetono nella generalità dei comuni del Triangolo Lariano.

Sempre a riguardo delle abitazioni non occupate (censite al 1991, come già visto, in numero di 11.965), le informazioni indicano ancora che (v. sempre la Tav. 0.4):

• per il 71,2% (corrispondente a 8.514 abitazioni) sono utilizzate come "casa di vacanza e di villeggiatura". E' come dire che, per ogni 100 appartamenti disponibili, se ne hanno almeno 71 sicuramente destinati all'attività turistica;

• attingendo a valori standard di ricettività, si può determinare, come ordine di grandezza indicativa ed in via puramente teorica, una complessiva potenzialità ricettiva di almeno 35.000 posti-letto;

• come ulteriore dato statistico, significativo del rapporto tra le due tipologie di abitazioni, si può indicare che le utenze elettriche domestiche delle "abitazioni non occupate" incidono, nel Triangolo Lariano, per il 16,4% del totale delle utenze (l'equivalente valore, ad esempio per "Valsassina e Riviera" è 56,3% e per la Comunità Montana "Alpi Lepontine" è 35,5%).

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E si deve anche considerare che:

• nei decenni recenti, il rapporto tra abitazioni occupate (per i residenti) e abitazioni non occupate (per i fluttuanti) è andato sbilanciandosi verso una prevalenza dell'abitazione non occupata, a significare l'influsso del fenomeno turistico nel Triangolo Lariano, come del resto nelle aree insediate della montagna in genere;

• al variegato "parco abitativo" che riguarda il fenomeno turistico vanno comunque aggiunte le abitazioni poste nelle località sparse, per lo più considerate ancora "rurali", quali sono in genere quelle dei piccolissimi agglomerati, disseminati sui versanti e sugli alpeggi, parte delle quali di pregio e di sicuro uso particolarmente a scopo turistico.

Ma un altro fenomeno attira l'attenzione di analisi: è quello che riguarda l'uso e la gestione degli appartamenti classificati come "non occupati" o "utilizzati per vacanza". Non risultano esistere rilevazioni dirette e dati in proposito: ad esempio, su chi li occupa (il proprietario, i familiari, i nuclei familiari in affitto, ...), sulla natura - i periodi - la durata dell'occupazione, sul modo di individuare gli occupanti e di stipulare i relativi contratti.

E' comunque opinione comune e diffusa che la gestione degli alloggi, soprattutto di quelli in affitto, è in larga misura affidata ai singoli proprietari, per periodi la cui durata è molto varia, anche se tende ad essere il più possibile lunga per garantire più reddito e migliore conservazione del bene. Sono operazioni, quindi, assolutamente "private", tanto che è al momento difficile pensare o auspicare che sia possibile fare altrimenti, tenuto conto che:

da un lato ad esse sovrintendono procedure e norme, anche e soprattutto fiscali, ancora incerte e di non facile applicazione, particolarmente in realtà piccole per dimensione e semplici per struttura;

dall'altro è richiesto un processo di consapevolezza e di maturazione graduali, al momento non favoriti da situazioni specifiche.

Quello del "mercato/gestione delle affittanze" a scopo turistico è, nell'Area, un problema molto serio e concreto. Da una sua soluzione ragionevole dipende gran parte della vita di questo segmento importante di "offerta turistica", dal quale a sua volta dipendono le possibilità di ampliare e di radicare quel "turismo diffuso" che, oltretutto e in larga misura, non soggiace alle regole della stagionalità concentrata in pochi periodi dell'anno.

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3. Le strutture di complemento

Si collocano nell'ottica sia di una diversificazione, di un'integrazione e di un arricchimento delle tipologie ricettive e dell'offerta turistica, sia di una necessaria complementarietà di strutture ed infrastrutture che non coprano soltanto il puro momento alloggiativo. L'individuazione di tali "strutture di complemento" non può ovviamente essere puramente elencativa ed univoca. Il campo è vasto. Il confine, del resto, fra struttura o servizio o offerta per il cittadino residente e per il turista non è e non può essere chiaramente determinato.

Si possono allora proporre delle semplici indicazioni quasi come fossero esempi, a titolo di proposta metodologica, senza coinvolgere alcun giudizio nè di consistenza nè di sufficienza (in questo campo hanno invece valore le valutazioni espresse direttamente dai turisti, oggetto di apposite rilevazioni).

Utilizzando un'aggregazione assolutamente convenzionale, si può fare richiamo alle seguenti voci (v. le Tavole 0.5, 0.6 e 0.7):

la rete dei pubblici esercizi e della ristorazione, in cui si possono ricomprendere bar-caffè, ristoranti-pizzerie-trattorie-ristori, parte dei quali annessi a struttura ricettiva per lo più alberghiera. L'area del Triangolo Lariano ne conta circa 250, distribuiti in modo capillare nei 31 comuni che compongono la Comunità Montana; in questa distribuzione, spiccano i 45 esercizi di Erba, i 33 di Bellagio, ma anche i 52 della zona "Valassina" ed i 23 della zona "Sud-ovest";

le strutture di divertimento, nelle quali si ricomprendono le sale per ballo e le discoteche (14 nell'Area), le sale cinema-teatro (22 nell'Area, capillarmente distribuite in 20 dei 31 comuni), i parchi-gioco, ed anche gli "oratori", strutture comunque che uniscono alla finalità "svago e divertimento" anche quella "educativa e formativa";

le strutture tipiche di servizio al turismo, come gli "Uffici IAT" e quelli delle "Pro-loco" (sono ben 28, e soltanto 3 comuni ne sono privi), le "Agenzie di viaggio" (sono 6, e naturalmente risentono del regime di contingentamento regionale a cui sono soggette), le "Agenzie immobiliari" (risultano essere 10, ma alla rilevazione sono certamente sfuggiti gli "Agenti immobiliari" il cui ufficio rientra nel campo delle professioni soggette agli "Albi"), e quelle varie iniziative attivate sia dalle Pro-loco, sia da associazioni o gruppi, come le varie "Scuole" (ad esempio: di vela, di nuoto, di montagna, di equitazione, di formazione sportiva in genere), come le Sezioni del Club Alpino Italiano, dell'Associazione Nazionale , e così via;

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le varie strutture sportive, che vedono presenti (v. in particolare la Tavola 0.7): - i vari complessi ed i vari campi per la pratica dello sport: si è in presenza di un parco di almeno 500 strutture, di ogni tipo e natura, di ogni dimensione e funzione, all'aperto e al coperto, annesse o meno ad altre attività (come quelle scolastiche), tra le quali: 33 campi per il calcio, 36 campi per il tennis, 40 campi per il gioco delle bocce, 7 impianti per la pesca sportiva, 26 palestre di varia dimensione, 2 piscine, oltre 70 campi e strutture varie, e oltre 50 strutture per lo svolgimento di attività legate alla presenza del lago e della montagna;

- alcuni impianti di risalita per la pratica dello "sci alpino" (in comune di Sormano, e Civenna), con le relative piste di discesa. Si tratta comunque di un complesso che richiede un particolare ripensamento strategico e funzionale, in relazione anche allo sviluppo della pratica dello "sci nordico", con i relativi anelli di pista;

le strutture per la cultura e l'arte, con una rete di almeno 10 biblioteche e di 3 tra musei e ville fruibili. A proposito delle "ville", l'attenzione si fa ampia, si si pone mente all'enorme patrimonio presente nell'area (basti richiamare le 51 "Ville Liberty" di Brunate e quelle di Erba);

le strutture di servizio in genere, quali, ad esempio: - la rete delle rivendite di giornali e riviste, capillarmente diffusa; - la rete degli sportelli bancari, ben 30, pure capillarmente diffusi (di cui: 11 a Erba, 4 a e 2 a e Bellagio). In proposito, la Comunità Montana del Triangolo Lariano è dotata di 48,3 sportelli bancari per ogni 100.000 abitanti (ad esempio: "Valsassina e Riviera" ne ha 56,5 e al primo posto in Lombardia si colloca la Comunità Montana "Val di Scalve" con 66,5).

4. L’offerta turistica diffusa – L’ambiente ed i suoi beni

Sotto questa denominazione si vuole ricomprendere l'autentico patrimonio, l'enorme valore e le vaste risorse presenti nel Triangolo Lariano, offerte, o offribili, al richiamo ed alla fruizione turistici. E' un patrimonio di eccezionale interesse: per il lavoro che la natura vi ha compiuto, per la sua vegetazione, per l'intrecciarsi delle valli.

Dentro il paesaggio, si collocano i numerosi segni della presenza di fenomeni tipici della natura (si richiamano, ad esempio, i massi erratici ed i massi avelli, le grotte,

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gli orridi, gli anfratti, le "spiaggette") e dell'uomo, ad indicare quanto lontano nei secoli l'identità dell'Area affondi le sue radici, quanto questa identità sia un tutt'uno con lo svolgersi di vicende e di avvenimenti, quanto sia conformata a "casa per l'uomo" e quanto allora essa sia ricca di storia, di tradizioni, di cultura, di patrimonio. Ecco allora apparire:

i paesi, che la letteratura definisce "severi", e "dove ci devi andare apposta", perché "si inerpicano aspri, arroccati nelle loro pietre", molti dei quali "reclamano la loro parte di panorama ed il loro spicchio di lago";

qua e là, ardimentosi interventi sul territorio, autentiche modifiche operate nel corso dei secoli sull'ambiente naturale, fatte con lavoro paziente di intere generazioni, che hanno imposto sul paesaggio il primato di un intervento razionale, legato alla vita ed alla sopravvivenza;

le distese di selve e di boschi, interrotte nei secoli per far posto a prati da fieno ed a pascoli, con rustici e baite. E qua e là, piccole zone fortemente antropizzate.

Tutto l'ambiente è "offerta turistica", è un fattore primario di richiamo turistico, è la "materia prima" del turismo.

E' noto come la domanda turistica si rivolga preferibilmente a quelle località che, nella convinzione del turista, presentano un'offerta che sia "la più vicina possibile" al personale "stile di vita" e alle personali esigenze, sempre più raramente incentrate su un unico fattore di richiamo. Sotto questo profilo, l'area del Triangolo Lariano, come del resto è per l'intera provincia di Como, può contare su un articolato insieme di realtà, vive e potenziali, comprese quelle che, soprattutto negli anni recenti, sono andate affermandosi come connotazioni qualitative presenti in modo vasto e diffuso nel mercato della domanda turistica, e addirittura capaci di dare origine a specifici flussi turistici. E sono potenzialità che si richiamano ai valori naturalistici, ambientali, culturali, etnici, artistici.

La determinante turistica del "fattore ambiente" va principalmente individuata nel fatto che esso si presenta con caratteri di sostanziale diversità rispetto a quello abituale di residenza e di lavoro.

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Si ha infatti, e per esempio: un ambiente montano o lacuale rispetto ad uno di pianura, un'atmosfera limpida rispetto ad una artificiosa e nebbiosa, una cultura rurale rispetto ad una industriale, una distribuzione territoriale degli insediamenti che privilegia la dispersione a fronte della tipica concentrazione delle realtà urbane.

Da qui l'indispensabile opportunità che il "bene ambiente" sia inserito, con adeguata progettazione, in un sistema di organizzazione complessiva dell'offerta, che di questo bene valorizzi la centralità, lo ricostruisca nei suoi aspetti, lo renda pienamente fruibile e lo ponga in organica correlazione con tutti gli altri fattori che contribuiscono a comporre l'insieme dell'offerta turistica dell'Area.

Ambiente, territorio e beni culturali-artistici-etnografici: costituiscono, come già accennato, la "materia prima" del turismo, alla quale occorre prestare una particolare attenzione, perché si tratta di materia prima non riproducibile.

Nell'ambiente e nel territorio del Triangolo Lariano si individuano, ad esempio:

componenti naturali, come i laghi (da quello di Como a quelli del Segrino e di ), la montuosità (che è all'origine della varietà dei panorami e delle opportunità turistiche, e qui i e il Monte San Primo sono esemplari), il clima (che rende varie e diverse le zone), il paesaggio (nel suo complesso e nei suoi elementi costitutivi), la conformazione geologica e le grotte;

componenti artificiali, dovute al fenomeno della antropizzazione, come gli insediamenti, il sistema viabile, le attrezzature, i beni culturali (storici, artistici, etnografici, come i castelli e le ville, le fontane e le icone, le carbonaie e le ghiacciaie).

Tali componenti, tradotte in "offerta turistica", permettono di definire elementi di base, quali:

anzitutto la denominazione: il nome "Triangolo Lariano", anche unito a quello "Lago di Como" è, e può diventare sempre più, un vocabolo - un logo che richiama e contraddistingue una delle aree sub-alpine tipiche, per posizione geografica (nel cuore della Lombardia e del Lago di Como ed alla testata della Brianza), per conformazione orografica (un intrecciarsi di solchi e di rilievi), per identità, ma anche e spiccatamente per il forte senso di appartenenza che hanno i suoi abitanti;

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poi il sistema territoriale, che emerge dal lago e dalla pianura, ricco di una quantità di opposti versanti, con valli e rivoli d'acqua, boschi e selve, pascoli e prati, tutti confluenti in unità territoriale, etnica ed amministrativa.

Ed ancora, senz'altro su tutto il territorio:

il sistema della antropizzazione, con una quantità interessante e molto particolare sia di insediamenti e di aree al contorno, tutte ricche di identità e di peculiarità profonde, sia di una rete di sentieri e di percorsi che non sarebbe difficile riconsegnare pienamente alla fruibilità;

il sistema di vegetazione, di flora e di fauna, estremamente vari e compositi, con preziosità non sempre appropriatamente conosciute, come l'avifauna delle zone umide, l'ampia varietà dei funghi e dei prodotti del sottobosco in genere;

il sistema dei beni culturali, artistici ed etnografici, fatti di una incalcolabile abbondanza di "segni dell'uomo" succedutisi nei secoli e per lo più ancora conservati e comunque documentabili. Essi contribuiscono in modo determinante a caratterizzare l'identità di un territorio, tanto che sono oggetto e possono/debbono essere oggetto di continuo studio, di ricerca, di iniziative di conservazione-restauro-valorizzazione, ed in più compongono un ambiente naturale o antropizzato diverso da quello abituale. Sono beni che si caratterizzano per condizioni intrinseche dei propri caratteri (antichità, grado di conservazione, dimensioni, consistenza, rarità, ...) e per condizioni "al contorno" (accessibilità, visitabilità, contesto ambientale, ...). Questi beni possono avere un'influenza positiva (e non trascurabile) sulla domanda turistica in generale, e, soprattutto se inseriti in un insieme collegato "a rete", adeguatamente programmato (sistema museale, itinerario turistico), possono determinare l'origine di flussi turistici specifici.

Una ulteriore specificazione ed esplicazione delle "risorse etnografiche-naturali-culturali" del territorio del Triangolo Lariano, permette di individuare, come tali, per esempio:

il territorio agricolo tradizionale: l'armonia tra bosco-prato-pascolo, i nuclei sparsi, la rete dei sentieri delle transumanze, i terrazzamenti per coltivi, ma anche la tradizionale viabilità interna all'Area;

i segni della preistoria ed i beni archeologici;

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i beni architettonici (ville e case antiche, anche rimaste come ruderi; chiese, insieme con capitelli, edicole sacre, cappelle e santelle; centri storici con dimore nobiliari; insediamenti ed edifici rurali);

i beni artistici (affreschi e dipinti murali, opere e decorazioni lignee, arredi sacri);

i beni etnografici, la cultura popolare e il folclore (attrezzi del lavoro, prevalentemente della campagna e della zootecnia; attrezzature finalizzate alla produzione di energia, manifestazioni della tradizione rurale e religiosa, costumanze, motti e proverbi).

Le "aree protette", alle quali, in ottica di offerta turistica, si deve senz'altro fare riferimento. Per il Triangolo Lariano, area definita nella sua interezza (per un complesso di 5.200 ettari) come "di particolare rilevanza ambientale" (legge regionale 86/1983), sono presenti (v. la Tavola 0.8):

quali "Parchi":

il "Parco naturale della Valle del Lambro" (legge regionale 82/1983), composto da un'ampia area, parte della quale interessa il territorio dei comuni di Eupilio, Pusiano, Albavilla ed Erba; il "Parco locale Lago del Segrino", istituito nel 1984, che interessa i comuni di , Eupilio e Canzo. E' classificato anche come "parco ricreativo", "riserva botanica", "area archeologica";

quali "Riserve naturali" (legge regionale 86/1983):

la "Riva orientale del Lago di ", che interessa i comuni di Albavilla ed Erba; il "Sasso Malascarpa", in comune di Canzo;

quali "Monumenti naturali" (legge regionale 86/1983): la "Pietra Luna" e la "Pietra Lentina" in comune di Bellagio, la "Pietra Nairola" in comune di , la "Pietra Pendula" in comune di Torno, il "Sasso Malascarpa" in comune di Canzo.

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5. L’Attività Agrituristica

Una componente del fatto turistico non trascurabile nè in linea di principio nè con diretto riferimento al territorio del Triangolo Lariano è l'attività agrituristica.

Essa ha una presenza significativa nell'Area (v. la Tavola 0.9). Infatti:

figurano operanti 14 aziende (sulle 17 presenti nell'intera provincia), distribuite in 9 dei 31 comuni dell'area. I comuni di Sormano e ne hanno 3 ciascuno;

si affiancano a quelle autenticamente agri-turistiche, anche 10 aziende agro-alimentari, che si caratterizzano per il fatto di vendere direttamente i propri prodotti.

L'agriturismo si è affermato malgrado i rigorosi vincoli posti dalla legislazione, nazionale e regionale, sia in quanto a requisiti per l'esercizio dell'attività, sia in quanto a norme igienico-sanitarie e fiscali. E si è affermato:

come presidio al territorio, ad evitarne o comunque a ridurne lo spopolamento, l'abbandono, il degrado;

per stimolare nuove utilizzazioni del territorio stesso, con colture alternative o tipiche o molto specializzate;

per costituire un elemento integratore del reddito familiare e d'impresa, in un comparto, come quello agricolo, che riguarda località comunque strutturalmente povere; ma anche:

per incentivare forme di turismo corrispondenti ad un vasto settore di domanda, quale è quello che si caratterizza nell'escursionismo, nel contatto con la natura, nella tipicità dei prodotti, nella gastronomia che proviene dalla tradizione e dal luogo specifico.

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6. La popolazione turistica

Una particolare attenzione, a proposito di sistema turistico, deve essere rivolta al complesso della popolazione che esso attrae. E' statisticamente classificata come "popolazione fluttuante", che, in certi momenti dell'anno, assume consistenza notevole, presente in modo diffuso su tutto il territorio del Triangolo Lariano, con forte concentrazione nel centro più affermato, Bellagio.

E' una popolazione che viene tutta dal fatto turistico, anche se in alcuni casi, come per Erba e Albavilla, la natura del turismo è particolarmente il soggiorno d'affari e commerciale in genere.

Il complesso di questa popolazione è alberghiera ed extra-alberghiera.

Si tratta di un carico di popolazione che si aggiunge a quella residente, e che:

per l'aspetto proveniente dall'offerta, viene ad incidere anche fortemente sulla struttura della rete e della tipologia dei servizi territoriali ed urbanistici, ma anche sociali, di competenza dell'ente pubblico, soprattutto se si considera la stagionalità, la fluttuazione e la difficile quantificazione nei vari tempi di questo carico;

per l'aspetto proveniente dal turista, viene ad incidere sulla composizione, la struttura e l'entità delle risorse che vengono messe in circolo nell'Area in generale e nelle sue varie località in particolare.

7. Turismo ed Occupazione

Il sistema occupazionale nel turismo, nel Triangolo Lariano assume particolari connotazioni. Si deve osservare infatti che:

1. il turismo del Triangolo Lariano si basa soprattutto su una stagionalità diluita dalla primavera all'autunno, e soltanto sporadicamente ed in misura assai limitata sulla "doppia stagionalità" (estiva ed invernale). Entro queste fasce temporali, si manifestano presenze di una accentuata ma limitata "periodicità di punta", concomitanti con ricorrenze festive, "ponti", fine settimana e periodi feriali.

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Ne deriva allora che l'occupazione turistica è stratificata, caratterizzata da: - una quota di addetti fissi occupati tutto l'anno; - una quota di addetti presenti nella sola stagione estiva e/o invernale; - una quota di addetti saltuari che prestano la loro attività durante i periodi di punta all'interno delle stagioni.

Si è in presenza, cioè, di un fenomeno dai contorni molto variabili, non esattamente definibili, la cui conoscenza e quantificazione potrebbero soltanto essere stimate, anche perché la sua presenza è legata alle connotazioni complessive del fenomeno turistico in quel dato periodo o momento;

2. è opinione diffusa che in tutta l'Area la struttura portante delle attività direttamente o indirettamente di natura turistica sia costituita dall'impresa familiare, nella quale la composizione del reddito ha in genere provenienza composita.

In questa ottica, esistono sicuramente molti casi in cui una stessa persona, naturalmente per periodi non coincidenti, svolge attività diverse, e magari anche non tutte di natura turistica.

La quantificazione esatta e corretta del fenomeno, anche in questo caso, presenta seri problemi metodologici;

3. esistono, poi, figure professionali ad alta qualificazione, come ad esempio e soprattutto i titolari e insieme gestori di alberghi, o come o gestori di rifugi e di centri-vacanza, o come i direttori di stazioni o di impianti di rilievo, il cui ruolo e la cui funzione per il turismo di un'area sono assolutamente essenziali e insostituibili. Sono insieme, infatti, promotori di turismo ed operatori del turismo.

Queste figure professionali, allora, devono essere in grado di veder costruita un'attività lavorativa integrata, estesa, per esempio, alla consulenza ed alla realizzazione di interventi in fatto di elaborazione e di creazione dell'offerta turistica;

4. ed ancora: esiste tutto un insieme di attività che ruotano attorno al turismo. Si tratta della cosiddetta "occupazione indotta dal turismo", la cui quantificazione è ancora una volta problematica. E' infatti articolata e diffusa, e tocca, ad esempio, i servizi commerciali, le prestazioni dell'ampio mondo dell'artigianato, le manutenzioni di ogni tipo, i servizi di ogni genere.

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8. La domanda turistica

Si compone di "variabili quantitative" relativamente alle presenze, alberghiere ed extra-alberghiere, e di "variabili qualitative", per conoscere le quali è necessario e inevitabile fare riferimento a rilevazioni dirette effettuate sui turisti, particolarmente mediante interviste e colloqui.

Per le variabili quantitative, il dato più corrente e diffuso è quello relativo al movimento alberghiero. A questo proposito:

attualmente, il sistema informativo ufficiale non è in grado di fornire informazioni e dati riferiti alla specifica area del Triangolo Lariano per l'anno 1997. Fornisce invece i dati complessivi per la provincia di Como, anche disaggregati per classificazione alberghiera e per nazione di provenienza dei turisti non italiani;

la letteratura fornisce invece i dati specifici per l'anno 1993, sia pure accorpati, anche relativamente al Triangolo Lariano.

Ciò considerato, è possibile, in base ai dati disponibili, costruire alcuni valori indicativi ed ordini di grandezza di buona attendibilità, quali la quantificazione:

del flusso turistico alberghiero annuo, che, nell'intera provincia, negli anni '90, pur avendo manifestato, soprattutto nelle presenze, alcuni momenti di calo (come tra il 1991 e il 1993, e tra il 1996 e il 1997), ha segnato un complessivo andamento positivo, passando dai 333.287 arrivi del 1993 ai 461.212 del 1997. Tra questi due anni, allora, si è avuto: +38,4% negli arrivi e +23,3% nelle presenze, da ascrivere prevalentemente al "comparto stranieri", comparto che vede primeggiare la presenza, nell'ordine, di: tedeschi, statunitensi, inglesi, francesi, svizzeri e belgi;

del flusso alberghiero annuo nell'area del Triangolo Lariano, partendo dal dato 1993 (47.192 arrivi e 161.104 presenze) ed applicando allo stesso la quota ponderata dell'incremento fatto registrare a livello di intera provincia. Si ottiene allora che, nel 1997:

- le 68 strutture alberghiere del Triangolo Lariano hanno visto un complesso di circa 65.000 arrivi, per circa 190.000 presenze;

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- di questi valori: Bellagio annota circa 42.000 arrivi e 123.000 presenze, Erba annota circa 13.000 arrivi e 26.000 presenze;

della durata media del soggiorno alberghiero, passata, nella provincia complessiva, dai 2,6 giorni del 1993 ai 2,3 giorni del 1997;

dell'indice di copertura, o grado di utilizzo, del posto-letto alberghiero, che, tra i due anni considerati, è andato subendo un lieve aumento, avvicinandosi al 30% dei giorni di disponibilità del posto-letto essendo aperto l'albergo;

del ruolo di Bellagio nella determinazione dei flussi alberghieri. Bellagio infatti contribuisce a creare circa il 65% del complessivo flusso del Triangolo Lariano, flusso che si compone per circa il 75% da stranieri;

del ruolo di Erba e Canzo che, nell'ordine, seguono Bellagio, con valori comunque notevolmente inferiori allo stesso.

Le "variabili quantitative" riguardano però anche il movimento extra-alberghiero. Esso, come visto, si articola su varie opzioni (camping, residences e villaggi turistici, case-vacanza, rifugi e capanne), ma si concentra particolarmente nell'ampio complesso delle residenze, che, come già detto, offrono al turismo del Triangolo Lariano almeno 35.000 posti-letto (da riferire però alle sole residenze che la rilevazione censimentaria ebbe a classificare come "utilizzate per le vacanze"). In proposito:

è possibile indicare in circa 50.000 i turisti che soggiornano nell'area del Triangolo Lariano quando la stessa è al pieno della sua ospitalità (in proposito, il dato di una rilevazione effettuata in occasione della predisposizione del "Piano di settore: sviluppo turistico" della Comunità Montana, datato 1993-1994, indicava in circa 49.000 questa punta di flusso di villeggianti). E' una punta di flusso che si determina nel periodo delle ferie d'agosto;

sulla base di testimonianze privilegiate, è possibile anche indicare in circa 15.000 gli ospiti di tutta l'Area nei giorni festivi, nei fine-settimana e nei periodi con "ponti";

sempre sulla base di testimonianze particolarmente attendibili, è possibile anche determinare in circa il 15% la quota media di utilizzo, nell'anno, dei posti-letto non alberghieri strutturati per l'ospitalità (compresi in essi quelli delle seconde case).

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Le variabili qualitative possono fare riferimento, in questo momento e per questa occasione, soltanto alle informazioni rilevate da interviste e colloqui, alcuni dei quali anche improvvisati (è importante considerare che, nel caso dovesse essere elaborato un "Piano strategico di marketing turistico per il Triangolo Lariano", questo dovrebbe inevitabilmente poggiare su una opportuna e mirata indagine che riguardi particolarmente gli elementi caratteristici dell'immagine turistica in rapporto con la domanda).

In riferimento all'area del Triangolo Lariano, al momento si deve riscontrare una abbastanza netta demarcazione nella posizione, e quindi nell'immagine, di tre zone del Triangolo stesso: la zona di Bellagio, la zona della montagna, la zona pedemontana. Sono demarcazioni che riguardano: sia la vocazione e la connotazione turistica di ciascuna delle tre zone, sia il rapporto che ciascuna zona stabilisce con il fenomeno turistico.

Specificatamente:

Bellagio è vista come "area forte", ad alta connotazione, la cui immagine travalica la stessa Europa;

la montagna è vista come area a turismo diffuso, dove si ripropongono le esperienze semplici e di serenità, a stretto contatto con la natura e con l'ambiente così come il tempo e la gente li ha modellati;

la zona pedemontana è vista come propria di un turismo dinamico, per lo più collegato con le connotazioni produttive e commerciali del territorio.

Ne consegue allora che:

in ciascuna zona viene un turista complessivamente diverso: straniero a Bellagio, lombardo nell'area montana, del mondo intero in quella pedemontana. Ciascun tipo di turista ha allora attese, esigenze e programmi propri, ai quali conforma anche la scelta del suo tipo di sistemazione logistica;

ogni turista accende di conseguenza anche un proprio e personale "rapporto di fedeltà" con l'Area, fatto di soddisfazione per l'accoglienza, di affezione all'ambiente naturale - al paesaggio - al clima - alle possibilità di escursioni, ma anche alla cucina, ai pubblici esercizi, ai negozi ed ai servizi in genere.

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5.2 L'Incontro con Operatori Turistici

Per consapevole linea metodologica, il lavoro di predisposizione del "Piano socio-economico" ha contemplato una serie di incontri/colloquio con operatori turistici. Si è così andato componendo un gruppo di persone, formato da amministratori pubblici e non, da operatori, dirigenti e professionisti, e da cittadini in genere, che la rilevazione socio-economica qualifica con la denominazione di "testimoni privilegiati".

Il tema degli incontri era ovviamente incentrato sul turismo nell'area del Triangolo Lariano, sui suoi punti di forza, sulle sue debolezze, sui suoi problemi e le sue prospettive. Ne è sortita una sufficientemente ampia e articolata ricognizione di fatti, di situazioni, di opinioni, ed insieme di valutazioni e di proposte in ordine alle opportunità di sviluppo, che si configurano come veri e propri contenuti di atti di programmazione socio-economica.

Anzitutto: è riconosciuta l'importanza e la validità dell'iniziativa della Comunità Montana di dare corso ad una azione programmatoria nel campo economico-sociale e quindi anche nel comparto turistico.

In proposito, ne è uscito però un panorama a due facce:

per un verso, l'opinione diffusa è di fiducia, quasi ad affermare che la programmazione, anche e proprio in micro-area montana, ha valore, è importante, stabilisce linee di comportamento e criteri di scelta di cui non si può fare a meno, fa uscire dall'approssimato e dall'improvvisato, è conveniente e rende in efficacia, è alla base dello sviluppo, dà certezze. Quindi la programmazione va fatta, va fatta con partecipazione, con il consenso delle comunità e sulla base di idee e di impostazioni strategiche chiare, ben definite e certe;

per un altro verso, l'atteggiamento diffuso esprime un senso di freddezza, di distacco, di disaffezione e di dubbio sulla riuscita dell'operazione. Questo atteggiamento comincia a nascere quando dalle linee strategiche l'attenzione passa alle scelte, alle indicazioni concrete e operative.

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Atteggiamenti e considerazioni fanno però nascere e consolidano l'esigenza che sia dato corso a specifici strumenti che consentano, una volta avviatasi l'operatività del Piano, di seguirne, monitorarne e controllarne il processo di attuazione, quasi a confezionarne "stati di avanzamento periodici e periodiche verifiche".

E' unanime e molto robusta la posizione che vede nel turismo il fattore primario di sviluppo socio-economico del Triangolo Lariano. E per sviluppo si intende quell'insieme di aspetti-motivi-elementi, che però si colgono sintetizzando una quantità non misurabile e non specificatamente definibile di momenti della vita e in generale della vita stessa, e che determinano "il clima sociale", il modo di vivere, il "ben-essere", la qualità della vita delle persone e della comunità intera.

E' tuttavia riconosciuto, quasi come fosse una valutazione di fondo, che l'area del Triangolo Lariano in fatto di turismo si presenta con connotazioni abbastanza complesse, perché è molto articolata e non si può considerare come omogenea o facilmente omogeneizzabile. E ciò a ragione particolarmente di una spiccata differenziazione tra la zona di Bellagio, quella della montagna e quella pedemontana.

Si afferma allora che la Comunità Montana fa bene a cercare di superare questa disomogeneità mediante l'azione programmatoria. Ma verso l'azione stessa, come già accennato, si nutre scarsa fiducia.

Ciò non toglie, però, che i "testimoni privilegiati" siano prodighi di valutazioni e di proposte, tutte tese a sviluppare l'attività turistica anche e soprattutto in un'ottica di intero comprensorio.

Unanime è il riconoscimento dato all'ambiente come fattore primario di attività turistica. E ciò con riferimento a tutto l'ambiente, a quello naturale come a quello antropizzato, a quello dei valori e dei beni archeologici - naturalistici - etnografici - culturali - artistici come a quello che si connota per essere soggetto ad un regime di particolare tutela e protezione, da quello lacuale a quello montano con le rispettive diverse manifestazioni.

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La rilevazione fornisce quindi un complesso di specifiche riflessioni ed indicazioni, e delinea e propone strumenti e obiettivi per lo sviluppo turistico.

Sono motivi che rivestono un particolare interesse, perché legano a iniziative concrete e ben definite, e riguardano prioritariamente:

l'affermare, come principio vitale e imprescindibile, il rispetto assoluto del territorio e dell'ambiente, e questo anche e soprattutto quando l'uomo si confronta con le risorse fondamentali di territorio e ambiente, che sono, nel Triangolo Lariano, aria - acqua - suolo. Questo richiede che ogni operazione di sviluppo turistico deve poggiare su una verifica di compatibilità ambientale (comprese le verifiche agro-forestali e geologiche);

il riconoscere che il turismo, come forte fattore di sviluppo, deve intendersi anche collegato con un corretto e diffuso utilizzo dello "spazio agricolo", e di quelle attività produttive che si presentano come assolutamente compatibili con l'ambiente stesso, attività da ritrovarsi soprattutto nell'artigianato;

il non perder mai il senso ed il gusto del "paese", del "campanile" nel quale il paese si identifica. In questo vivere, devono esplicarsi anche e soprattutto le iniziative private ed autonome, deve potersi diffondere la voglia di tornare a vivere in montagna, anche attivando personalmente possibilità ed opportunità perché questo si realizzi.

E' viva la consapevolezza che fare turismo ha riflessi forti anche sul miglioramento della qualità della vita della popolazione residente. Ma vi è anche la consapevolezza che "fare turismo" è "fare impresa", è confezionare e vendere un prodotto, è confezionare un prodotto secondo le richieste del mercato.

In questa ottica che si fa richiamo a "varie forme di turismi", quando è il caso anche distinte per aree tematiche e per contenuti dell'offerta. Ma deve sempre trattarsi di offerta programmata e strutturata. Nasce da qui:

l'assoluta importanza che si avvii a consolidamento e, ove occorre, si attivi e non venga mai meno una visione globale e coordinata dell'intera Area, soprattutto per quelle attività che sono diffuse e si possono diffondere su tutta l'Area, come è il caso, ad esempio della rete sentieristica, per la creazione stabile di una serie di "itinerari di scopo e diffusi", che permettano una fruibilità strutturata su soggiorni di durata varia, da un giorno a più giorni;

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l'importanza che attorno al fatto turistico le "Associazioni di categoria" assumano un ruolo di "volano delle attività, dei cambiamenti e delle innovazioni";

il rinvigorimento della attenzione allo sviluppo della ricettività, soprattutto per evitare il pericolo di uno squilibrato crescere di quella che si connota come la "seconda casa". In questa proposta, si colloca l'organizzazione, efficiente e vasta, di un "mercato delle affittanze", utilizzando, con organicità, l'ampio parco ricettivo esistente quando rimane inattivo. Questo richiede la disponibilità dei proprietari delle abitazioni, una disponibilità che va promossa e coltivata, e che è senz'altro possibile ottenere;

e, più specificatamente, con richiamo a singole componenti del fatto turistico:

la dotazione, in ogni comune, di Pro-loco attive ed efficienti, che operino in coordinamento e collegamento tra loro;

un'attenzione particolare al parco ricettivo alberghiero, perché sia costantemente mantenuto, sviluppato e rinnovato;

un'altrettanta attenzione particolare alla ricettività in appartamenti affittati, perché siano rese uniformi e condivise le regole per le affittanze;

l'affermarsi di attività e strutture specifiche, quali i campi per il golf, lo sviluppo di forme attuali e diffuse di pratica turistica quali gli sport d'acqua, il ciclismo di montagna, l'equitazione e il volo.

Come già accennato, è però a tutto il territorio del Triangolo Lariano che è riconosciuto uno spiccato ruolo ai fini turistici; un territorio che, considerato unitariamente e secondo tutta la sua estensione, anche indipendentemente dalle attuali molto diversificate forme di turismo:

è ampiamente ricco di beni ambientali - paesaggistici - culturali - etnografici, tali da costituire la rete di un sistema turistico complessivo.

è in grado di ospitare e di fornire ampie offerte a quel "turismo diffuso", sempre più richiesto dal mercato della domanda.

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E' un turismo che entra nell'ambiente e, rispettandolo, ne coglie i valori più tipici, fatti dai segni e dalla vita della natura, dai segni della presenza dell'uomo.

E' un turismo che richiede il recupero e la conservazione delle rive lacuali e dei territori, dei nuclei abbandonati, delle selve e dei boschi, dei sentieri e dei pascoli.

Su un ulteriore tema, infine, importantissimo, la rilevazione è andata sviluppando attenzioni molto diffuse e specifiche: riguarda l'esigenza della creazione convinta e razionale e della gestione di un autentico "marketing turistico" che si incentri sull'immagine di "Triangolo Lariano", ma considerato nel suo complesso, anche se poi, tema per tema, vengono fatte emergere le peculiarità di specifiche aree e di località, un'immagine che sia strettamente unita a quella di "Lago di Como".

Vi è poi un ulteriore punto che la rilevazione ha messo in chiara evidenza. Riguarda, secondo una affermazione essenziale, il problema o comunque il richiamo alla "formazione degli operatori turistici", tenendo presente che per operatori si deve intendere:

• sia chi, per professione o per funzione, ha ruolo nella produzione e nella gestione dei fatti turistici;

• sia chi, risiedendo e operando nelle realtà in cui il turismo si manifesta e vive, si trova in stretto contatto con i fatti turistici, li vede, li subisce, li condivide, vi vive insieme, al punto di avervi inevitabilmente un ruolo di precisa attività o anche solo di spettatore, passivo o attivo.

In proposito, è viva la consapevolezza:

che la comunità locale abbia un ruolo concreto e determinante nella formazione e nella produzione di turismo, un ruolo che ha sicuramente un ritorno, perché è anche tramite l'attività turistica, di ogni tipo, che la qualità della vita dei residenti acquisisce miglioramenti;

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che il turismo e il suo sviluppo richiedano operatori formati e qualificati, di una formazione e qualificazione che non possono mai essere ritenute acquisite appieno, ma che costituiscono un processo, uno stato di permanente acquisizione.

Pertanto: la rilevazione ha messo in evidenza, come opinione diffusa, che l'attività turistica è varia, multiforme, soggetta a cambiamenti anche bruschi e rapidi. Soltanto quindi una continuativa e pressante attenzione pone in grado di operare secondo le esigenze e le connotazioni reali del mercato.

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5.3 Annotazioni e Valutazioni di Programmazione

L'analisi della situazione e delle prospettive in fatto di turismo ha messo in evidenza un complesso di "punti di forza" e di "punti di debolezza" dell'area del Triangolo Lariano, definiti per il loro riferimento con l'attività turistica.

Sono senz'altro da considerare come "punti di forza" di quest'Area che è stata definita come "un giardino verde a disposizione della popolazione di Milano":

l'ambiente, irripetibile e autentica risorsa, che è di per se stesso "un fatto culturale", patrimonio comune, di cui ciascuno ha consapevolezza. Esso è da considerare come un sistema organico, fatto dal territorio nelle sue molteplici dotazioni, dai segni della natura e dell'uomo che si manifestano su questo territorio, dalla comunità che su questo territorio vive ed opera.

Le valenze turistiche, che hanno origine sia dalla conformazione e dalla dotazione del territorio stesso, sia dalla posizione geografica e dal contesto umano ed insediativo in cui si colloca, sono molteplici: dalle acque alla vegetazione, dal clima al paesaggio, dai beni naturali a quelli archeologici - storici - artistici - etnografici. L'attività turistica deve individuare queste valenze, per assumerle come fattori di sviluppo;

l'identità socio-culturale dell'Area, incardinata nella popolazione e nelle varie comunità di paese e di località, e territorialmente diffusa e presente, a volte anche con espressioni letterarie e d'arte di assoluto livello;

una struttura economica e produttiva di base fatta di piccolissime e piccole imprese, per lo più di ambito familiare, abbastanza differenziata per tipo di attività e diffusa nel territorio;

l'immagine esterna dell'Area, la quale, dove è presente e avvertita (e questo ha sicuramente una sua ampiezza, che certamente travalica anche l'ambito regionale) è positiva ed accattivante;

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una sicura disponibilità ed attitudine a dare vitalità - efficacia - efficienza al governo delle realtà locali, particolarmente con richiamo alla Comunità Montana, ai Comuni e alle Associazioni tipiche dell'Area;

una diffusa presenza di realtà associazionistiche, in settori e attività molteplici, per lo più fondate sul volontariato e la spontaneità.

Sembrano essere abbastanza evidenti "punti di debolezza":

uno spiccato e concreto individualismo nella conduzione e gestione della vita e dell'intrapresa personale, accompagnato da un forte attaccamento alla propria località. E questo rende difficile l'attivarsi soprattutto di collaborazioni tra paesi per la realizzazione di iniziative e per il conseguimento di obiettivi di portata che travalica l'ambito del paese stesso. Ne consegue anche una certa debolezza nelle possibilità di rappresentanza che hanno le forze sociali ed economiche dell'Area considerata nella sua interezza;

una carenza di iniziativa da parte delle leve giovani, nei diversi ambiti della vita sociale e, soprattutto, di quella economica, malgrado la presenza di opportunità offerte dal sistema e dal quadro legislativo;

un'attività produttiva lenta a "mettersi a regime", con difficoltà nei tempi di ammortamento degli investimenti e della relativa remunerazione (del resto gli incentivi, anche regionali, sono sempre modesti);

il permanere di uno stato ancora sicuramente critico sia nei collegamenti interni all'Area, sia, e soprattutto, in quelli con l'esterno;

la presenza di un'attività turistica concentrata in pochissimi poli poco o nulla comunicanti tra loro, rispetto ad una domanda turistica sempre più orientata verso quel "turismo diffuso" che in genere non privilegia le aree tradizionalmente considerate "forti";

un'attività agricola complessivamente modesta, sia per consistenza e tipologia di attività, sia nel suo rapporto con il sistema economico-produttivo. Ciò accresce le difficoltà per la presenza di quell'attività agrituristica che invece è richiesta dallo sviluppo turistico.

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Un disegno strategico quale è il Piano, che guarda particolarmente oltre il contingente, facendo leva sui "punti di forza" deve allora indicare le linee di superamento dei "punti di debolezza".

Data la determinante importanza che viene attribuita all'attività turistica come fattore di riequilibrio economico e sociale nei confronti delle zone più deboli nell'ambito del Triangolo Lariano, diventa quindi determinante svolgere operazioni nella loro globalità mirate ed efficaci, e quindi chiaramente programmate e valutate nei loro effetti.

Sono operazioni che si ritiene debbano far leva:

in linea generale e complessiva su una visione unitaria dell'intero ambito territoriale del Triangolo, e questo particolarmente con riferimento: - ai servizi ed alle strutture che oltre al turismo riguardano la qualità della vita della popolazione residente; - alla viabilità e alle comunicazioni; - alle opere di ampio impatto ambientale (quali sono, per esempio, i "campi da golf" con le relative infrastrutturazioni). Nasce qui l'ipotesi della creazione del "Distretto Turistico", come momento unificante, di impresa e di gestione, dei fatti turistici;

in linea specifica sulla diversificazione: sia secondo zone interne al Triangolo Lariano con particolare attenzione a quelle più deboli, sia secondo il tipo di attività turistica e le risorse su cui l'attività stessa fa leva.

Ma il turismo non può però essere visto a se stante, quasi isolato e concluso in se stesso. Nel disegno di sviluppo economico e sociale che il Piano della Comunità Montana costruisce e persegue, il turismo è invece collocato entro il contesto del complessivo sistema territoriale-produttivo-sociale dell'Area, se del caso anche in competizione con le altre attività produttive.

E' per questo che, nell'articolazione dei "Progetti strategici di sviluppo", il turismo non solo si presenta con un proprio e definito spazio, e con dei propri e specifici obiettivi, ma soprattutto si inserisce in tutto il disegno strategico ed in ogni sua componente. E' come dire, insomma, che il turismo, come del resto ogni comparto al quale si attribuiscono capacità e connotazioni di promuovere sviluppo socio-economico, taglia trasversalmente e interessa ogni proposizione del Piano.

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Su un piano di impostazione generale circa lo spirito e il contenuto complessivo delle indicazioni dell'analisi e della rilevazione, è importante e significativo annotare che:

quella del Triangolo Lariano appare un'area che avverte l'esigenza:

sia di definire la propria collocazione entro il sistema lacuale e della intera provincia di Como; sia di ritagliarsi il proprio ruolo nel sistema stesso, una collocazione ed un ruolo che comunque siano economicamente integrati, certamente competitivi e sempre più aperti ai processi di globalizzazione economica, valorizzando senza sprechi le ampie risorse presenti sul suo territorio;

al suo interno, quella della Comunità Montana del Triangolo Lariano è un'area territoriale che sente l'esigenza di ridefinire una propria identità, soprattutto per la presenza di due realtà, quella di Bellagio e quella dell'area pedemontana, che al momento non si possono considerare né omogenee né complementari con l'area montana;

nel Triangolo Lariano è riconosciuto il valore che deve essere attribuito alla "risorsa ambiente", una risorsa che è un valore, e che deve costituire, sempre, l'unità di misura e il punto di riferimento di ogni operazione di sviluppo. E' come dire allora che tutte le iniziative di sviluppo turistico dovranno comunque essere:

compatibili con l'ambiente e con il territorio (perché l'ambiente è sempre in pericolo); a bassissimo utilizzo o consumo di territorio (perché lo sviluppo deve essere sostenibile e di qualità); funzionali al sistema economico già presente sul territorio.

E dovranno fondarsi su scelte di fondo, relativamente al tipo di mercato turistico su cui puntare.

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Per quanto riguarda, poi, il complesso degli elementi, emersi dall'analisi, su cui fondare prospettive di sviluppo in ottica turistica da affidare alla programmazione, si può annotare che la rilevazione ha offerto un vastissimo campo di motivi, di proposte, di opinioni e considerazioni. Infatti:

un blocco di motivi riprende contenuti del "Piano di settore: sviluppo turistico - 1994", quali:

• il favorire il prolungamento delle stagioni turistiche e della permanenza del soggiorno, diversificando la tipologia di turismo e valorizzando il patrimonio culturale locale; • l'individuare zone di particolare interesse turistico da valorizzare anche ai fini di una riqualificazione della presenza turistica; • il promuovere una diversificazione della fruizione turistica, oltre a quella di massa; • il potenziare e riqualificare le strutture ricettive (alberghi, villaggi turistici, campeggi, ostelli), di ristorazione anche con un recupero della cucina tipica, di strutture e locali per la vacanza e il tempo libero, soprattutto per giovani; • il realizzare sentieri e attrezzare punti di sosta; • l'adeguare le infrastrutture all'afflusso turistico (viabilità e parcheggi), e qualificare i servizi di supporto al turismo (come i servizi socio-sanitari); • il promuovere iniziative e servizi al turismo, quali: l'informazione e la promozione, sia turistica che culturale che sportiva e ricreativa svolta dalle Pro-loco, dalla varie associazioni e dagli enti locali; • il valorizzare l'associazionismo e la cooperazione fra gli operatori; • il perseguire iniziative di formazione e di aggiornamento professionale degli operatori e degli occupati nel settore turistico;

un ulteriore blocco di motivi aggiunge nuova progettualità e nuove proposte, quali:

• l'ideazione di una stagione invernale tipica per il turismo dell'area del Triangolo Lariano, e che riguardi un'offerta che non tanto e soltanto sia legata alla neve e allo sci, ma che, ad esempio, coinvolga gli sports del ghiaccio e dell'inverno e, soprattutto, quell'escursionismo invernale per il quale l'area e la sua conformazione molto si prestano; • l'attuazione di programmi di sviluppo dell'attività agricola legati alle varie connotazioni e alle varie risorse del territorio, nell'ottica di permettere e di sollecitare l'accostamento tra agricoltura e turismo, anche e particolarmente finalizzati allo sviluppo di forme articolate di attività agrituristica;

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• la messa a fuoco di forme di turismo compatibili con l'Area e realizzabili, quali: il turismo congressuale, il turismo gastronomico, quello "in bicicletta", "a cavallo", il "turismo lacuale" anche se di particolare valenza sportiva, il "turismo del golf" (con la realizzazione di due "campi", intesi come veri e propri "complessi attrezzati", uno in area -Pian del Tivano, ed uno in area -Magreglio); • la soluzione del problema del recupero e riutilizzo dell'Hotel "Grande Bretagne" di Bellagio, nella direzione di dare comunque corso alla ripresa dell'attività di formazione nel settore turistico-alberghiero; • l'ideazione di un "Grande evento", tipico e proprio del Triangolo Lariano, ad amplissima risonanza, ricorrente, previsto e atteso, anche impostato e governato da una specifica struttura non-profit.

Nel disegno di sviluppo si collocano poi: i programmi e le strategie di informazione e di marketing e le azioni che individuano gli strumenti attuativi delle attività, comprese le forme associazionistiche operative.

Con diretto richiamo al complesso del "Piano di sviluppo economico-sociale" della Comunità Montana Triangolo Lariano, infine, si collocano un motivo importantissimo agli effetti strategici:

riguarda la richiesta/esigenza, di metodo e di strategia, indicata unanimemente e chiaramente, di considerare che il Piano costituisca un concreto e ben definito punto di riferimento per tutte le iniziative di sviluppo che i "Programmi attuativi" via via vorranno e potranno determinare.

1. Lo sviluppo è nel Turismo

Questa scheda, che fa parte del "PROGETTO 2. - UNA ECONOMIA FORTE E INTEGRATA PER IL FUTURO DEL TRIANGOLO LARIANO", indica le linee programmatiche per lo sviluppo turistico dell'Area, avendo come elemento di base e imprescindibile la pienezza della affermazione: "lo sviluppo dell'Area è nel turismo".

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Sono linee la cui elaborazione è frutto e risultato:

della ricognizione effettuata sull'Area, in quanto a dati ed indicatori di situazione, opportunamente elaborati;

della rilevazione effettuata attraverso un complesso di contatti, di colloqui e di interviste su persone aventi attinenza, diretta o indiretta, con il fatto turistico dell'Area stessa, appartenenti alla sua vita attiva.

I risultati della ricognizione e della rilevazione sono stati dettagliatamente ed approfonditamente analizzati nello specifico precedente capitolo del rapporto di Piano.

Pertanto: per un inquadramento e per una compiuta acquisizione dei contenuti, delle scelte e delle indicazioni contenuti in questa Scheda, è indispensabile fare rinvio a quel capitolo del Piano, che ne costituisce pertanto il presupposto e la chiave di lettura e, in larga parte, ne permette la comprensione organica e articolata.

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2. Lo sviluppo del Turismo è in tutte le Azioni Strategiche

La metodologia seguita per la redazione del "Piano di sviluppo economico-sociale" ha determinato un processo di definizione progettuale in logica ascendente, cioè in grado di partire dalle opinioni e dagli interessi anche minuti del territorio, e dalle reali problematiche con cui gli operatori, i cittadini e i responsabili delle istituzioni si confrontano e determinano i loro comportamenti.

A seguito pertanto di questo "ascolto territoriale", sviluppatosi nella ricognizione e in diverse letture effettuate sull'area del Triangolo Lariano, è stato possibile:

dapprima cogliere quei motivi che si sono definiti come "fattori critici di successo", e che costituiscono "i punti di forza e i punti di debolezza dell'Area";

quindi, sulla base della lettura realistica dell'Area stessa, cogliere e mettere a fuoco un complesso di linee-guida e di obiettivi, da tradurre nella struttura propositiva del Piano, contenuta nei "Progetti strategici".

Il Piano, allora, attraverso le sue proposizioni progettuali, si pone come obiettivo fondamentale e di valenza strategica:

da un lato il consolidamento e la tutela da eventuali minacce di quelli che sono stati e sono ancora gli elementi di successo dell'Area;

dall'altro l'eliminazione o, quanto meno, la riduzione degli elementi critici, per promuovere e costruire sviluppo economico e sociale.

Viene così tracciata la direzione operativa del Piano stesso, nella sua duplice ed interdipendente finalità:

la delineazione di "un disegno per il futuro", entro il quale raggiungere, con progressività, la completezza e la "qualità dello sviluppo";

l'esigenza di far fronte ai problemi del "giorno per giorno", posti dalla gente, dall'operatività, dalle istituzioni e dai meccanismi formali che le fanno funzionare.

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Del resto, poi, il successo del Piano è legato alla coerenza nel tempo delle diverse scelte, fatte in modo tale che diano al Piano stesso la connotazione di strumento rigoroso negli obiettivi, ma flessibile nelle modalità e nei tempi di intervento.

L'applicazione di questo metodo di lavoro e poi l'assunzione degli obiettivi strategici di sviluppo così come delineati dal Piano richiedono allora almeno due precisazioni indispensabili.

Una riguarda la valenza dei progetti. Non si tratta di una valenza specifica, propria di definiti comparti (come, ad esempio, quello dell'artigianato, o del turismo) o di definiti programmi d'intervento (come, ad esempio, quello sui sentieri, o sulla tutela del bosco, o sullo sviluppo della ricettività turistica nei piccoli paesi). Si tratta di una valenza generale, nel senso che ogni comparto produttivo come ogni operazione di sviluppo non sono pensati e impostati e realizzati come fini a se stessi, ma riguardano e investono la globalità della realtà su cui l'attività del comparto o l'operazione di sviluppo va a incidere. Insomma: il turismo si inserisce in tutto il disegno strategico del Piano e in ogni sua componente. Taglia trasversalmente, cioè, e interessa ogni proposizione del Piano. E' come dire, ad esempio, che quando si parla di "ambiente", si coinvolge la globalità di quanto è "ambiente", dalla forestazione alla viabilità, dai servizi che in esso si svolgono alla vita delle persone che lo abitano, e così via. Così si inquadrano anche i contenuti relativi allo sviluppo turistico proposti dal Piano.

L'altra riguarda il ruolo e la funzione di un "Piano di sviluppo economico-sociale" di Comunità Montana, che sono quelli di tracciare delle linee, di indicare uno specifico modo di guardare al futuro, di determinare obiettivi strategici realisticamente perseguibili. Non sono quelli, insomma, di fare l'elenco delle cose concrete da realizzare, da costruire, da predisporre. Perché dalle operazioni indicate e previste dal Piano si passi alle concretezza della loro attuazione, allora, la procedura prevede di passare attraverso due ulteriori strumenti:

- uno formale e imprescindibile, e sono i "Programmi triennali" e i "Programmi annuali" di Comunità Montana, così come il legislatore ha previsto e disposto; - l'altro, che interviene ed è da utilizzare soltanto all'occorrenza, si formula nei "Progetti speciali", o nei "Piani di settore", o nei "Programmi attuativi", per specifici comparti o per ben definiti temi.

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3. Cosa si intende per Sviluppo Turistico

Il "Progetto" muove da definite proposizioni nei confronti del turismo nel Triangolo Lariano:

il turismo come comparto produttivo ha uno spazio ed un ruolo assolutamente particolari e determinanti nell'economia e nella vita dell'Area;

tutta l'area del Triangolo Lariano è e deve essere considerata per sua natura e nella sua interezza ad alta vocazione turistica;

il Triangolo Lariano oggi presenta tre zone a turismo fortemente differenziato: la zona di Bellagio, quella della montagna, quella pedemontana;

il turismo nel Triangolo Lariano allora è considerato come fattore di riequilibrio economico e sociale dell'Area;

il turismo non può essere visto a se stante, ma come collocato entro un contesto del complessivo sistema territoriale-produttivo-sociale dell'Area, se del caso anche in competizione con le altre attività produttive;

l'attività turistica ha un impatto diretto con la vita del territorio in cui si svolge e si realizza. L'impatto non è soltanto in termini economici e di mercato, ma anche su altri piani, che toccano la vita sociale e personale e la qualità stessa della vita dei cittadini residenti.

Le iniziative e le operazioni turistiche nell'Area fanno leva:

• in linea generale e complessiva, su una visione unitaria dell'intero ambito territoriale, particolarmente per quanto si riferisce ai servizi e alle strutture;

• in linea specifica, e ove opportuno, sulla diversificazione, secondo le zone, con particolare attenzione a quelle più deboli.

Sulla base di queste affermazioni di principio, il Piano elabora progetti di sviluppo che abbiano la connotazione di essere essenziali, chiari, concreti e soprattutto realizzabili.

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4. Dove si dirige lo Sviluppo Turistico

Su un piano di impostazione, lo sviluppo turistico dell'area del Triangolo Lariano ha come obiettivi generali quelli di:

definire ulteriormente la propria collocazione entro il sistema lacuale delle province di Como e di , e di ritagliarsi il proprio ruolo nel sistema stesso, una collocazione e un ruolo che siano economicamente integrati, certamente competitivi e sempre più aperti ai processi di globalizzazione economica, valorizzando senza sprechi le ampie risorse presenti sul proprio territorio;

ridefinire una propria identità, particolarmente in presenza di due realtà, quella di Bellagio e quella della zona pedemontana, che al momento non si possono considerare né omogenee né complementari con la zona montana.

Il perseguimento di questi due obiettivi può passare attraverso la creazione di un vero e proprio "Distretto turistico", che comprenda tutta l'area e ne attivi e governi le operazioni di sviluppo.

Il fattore primario di sviluppo turistico nell'area del Triangolo Lariano è considerato l'ambiente, in tutte le sue connotazioni e componenti che fanno l'identità dell'area, da quelle fisiche a quelle paesaggistiche, da quelle umane a quelle sociali-culturali-etniche-artistiche-storiche. L'ambiente allora:

è la fonte del turismo. Il turismo infatti scaturisce dalle caratteristiche e dalle vocazioni dell'ambiente;

deve però anche costituire l'unità di misura e il punto di riferimento di ogni operazione di sviluppo, particolarmente in quanto a compatibilità, utilizzo di territorio, funzionalità di sistema.

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Alla luce di questi obiettivi generali, sono obiettivi specifici del Piano intraprendere ed attuare iniziative per:

favorire il prolungamento della stagione turistica, della permanenza e del soggiorno, diversificando la tipologia di turismo e valorizzando il patrimonio culturale locale;

ideare una "stagione invernale tipica" per il turismo del Triangolo Lariano, mettendo a punto un "sistema di offerta" che non sia soltanto fondato sulla neve e lo sci, ma che coinvolga gli sport invernali in genere, compreso quell'escursionismno invernale per il quale l'intera area particolarmente si presta;

raccogliere in "sistema" una serie di offerte turistiche, distribuite sull'intero territorio, ciascuna delle quali si presenti come organica e strutturata, e che riguardi, ad esempio, la fruibilità turistica: - dei beni ambientali e del territorio, come: prati e pascoli, selve e boschi, fiumi e cascate, monti e grotte, vegetazione e flora, fauna e ittiofauna, massi avelli e massi erratici, funghi di terra e minerali; - dei beni etnografici - storici - culturali - artistici - religiosi - della tradizione popolare; - dei beni architettonici, come ville e castelli, torri e fontane; - delle connotazioni tipiche dei luoghi prodotte dalla vita dei luoghi stessi, come la gastronomia e la cucina, le manifestazioni di ogni tipo, le ricorrenze, le fiere ed i mercati; - di beni che appartengono alla storia, sia pure recente, dell'Area, come alcuni complessi industriali dismessi (i capannoni di filande o di laboratori per lavorazioni specifiche e un tempo caratteristiche), oggi definibili come appartenenti alla "archeologia industriale", e ormai da inserire, opportunamente attrezzati e resi fruibili, negli itinerari culturali.

Tale "sistema" si potrebbe strutturare in "pacchetti di offerta" da collocare sul mercato, tali però che si presentino come offerta:

autentica, quindi anche "pagata" al momento dell'acquisto; completa, in quanto, se previsti, ad accesso all'area, a consumazioni dei pasti, a materiale illustrativo, e così via;

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diversificata, nel senso di prevedere "pacchetti di offerta", ad esempio: o incentrati su un tema (l'etnografia, la cultura, la religione, il lago, l'area protetta), o su una tipologia di fruibilità (escursionista, sportiva, equestre, in bicicletta).

L'articolazione del sistema prevede anche:

la messa a punto di adeguate infrastrutture, relativamente soprattutto alla viabilità - ai parcheggi - ai punti di sosta, e la qualificazione progressiva dei servizi di supporto al turismo (come i servizi socio-sanitari, di assistenza e di informazione in genere);

il completamento e lo sviluppo della rete dei percorsi, e dei sentieri, con i relativi punti di sosta;

la realizzazione progressiva di "campi da golf". In proposito, la previsione è che siano due, uno in area Zelbio - Pian del Tivano, ed uno in area Barni - Magreglio. Tali strutture devono essere intese come complessi articolati su una accoglienza completa (non solo quindi limitata alla specifica pratica di quello sport), anche per gruppi e famiglie intere;

una particolare attenzione a quel "turismo lacuale", sia di particolare valenza sportiva, sia di svago ed anche di "scuola" per l'apprendimento delle opportune abilità nel settore;

una particolare attenzione a momenti e processi di integrazione e di interscambio fra il "turismo lacuale" di Bellagio ed il "turismo interno" della restante area del Triangolo Lariano. E' come dire, ad esempio, che: "Bellagio pensi al resto dell'area" con progetti e proposte, e questo anche nell'interesse di Bellagio stessa, perché mantenga le condizioni per conservare la sua connotazione di stazione turistica elitaria; "il resto dell'area attivi Bellagio", e questo perché Bellagio possa diffondere la sua influenza anche nel resto dell'area del Triangolo Lariano;

la valorizzazione massima delle "aree protette", dei "parchi", delle "riserve naturali", dei "monumenti naturali", anche accrescendo il loro richiamo mediante l'intrapresa di iniziative coerenti con la loro natura, quali: orti botanici, musei del legno - della fauna - della flora - dei minerali del

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Triangolo Lariano. In proposito, rivestono particolare interesse i progetti in corso sulla fruibilità dei Parchi e delle Aree Protette in genere;

attuare programmi di sviluppo dell'attività agricola legati alle varie connotazioni e alle varie risorse del territorio, nell'ottica di permettere e di sollecitare l'accostamento tra agricoltura e turismo, anche e particolarmente finalizzati allo sviluppo di forme articolate di attività agrituristica. Anche in questo caso, rivestono particolare interesse i progetti in corso per l'attivazione di "una nuova alpicoltura";

potenziare e riqualificare costantemente le strutture ricettive (alberghi, villaggi turistici, campeggi, ostelli, rifugi - questi particolarmente da costantemente migliorare ed attrezzare), di ristorazione (anche con un recupero della cucina tipica), di strutture e locali per la vacanza e il tempo libero, soprattutto per giovani.

In questa ottica, si pone anche la gestione di quel "mercato delle affittanze", che permette: - da un lato, e particolarmente da parte dei proprietari, anche delle seconde case, il diffondersi della disponibilità all'affittanza. Qui si collocano le opportunità offerte dalla legge regionale 45/1989 - Titolo V, anche nel caso di gestione in forma non imprenditoriale; - dall'altro, una attenta, efficace e condivisa gestione del mercato stesso.

In proposito, non è fuori luogo determinare, come indicazione di Piano, l'intrapresa di iniziative per sviluppare l'attenzione all'affittanza delle abitazioni comunque non occupate, in modo tale che verso questo obiettivo siano attivati veri e propri atteggiamenti e mentalità. Sono possibili iniziative sulla popolazione residente interessata che si attuino: sia mediante incontri, spiegazioni, dimostrazioni di convenienza; sia determinando incentivi, anche finanziari, condizionati al ripristino e all'adattamento di abitazioni in disuso a scopo di affittanza turistica.

Sempre nel campo degli obiettivi specifici, il Piano indica, come molto importanti:

la promozione di iniziative di marketing turistico, con la relativa gestione, che si incentri sull'immagine del Triangolo Lariano, considerato nel suo complesso, anche se poi, tema per tema, sono fatte emergere le peculiarità di specifiche

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aree e località, un'immagine che sia strettamente unita a quella di "Lago di Como";

tutte le possibili iniziative di formazione e aggiornamento professionali nel turismo, possibilmente recuperando, in vario modo, la struttura e il ruolo che negli anni recenti ha avuto, e dovrebbe continuare ad avere, il "Grande Bretagne" di Bellagio;

il riconoscimento e la valorizzazione delle libere iniziative di associazionismo e di cooperazione fra operatori del settore o di aspetti specifici dell'attività turistica;

un'attenzione particolare al "turismo congressuale", che, con una opportuna e mirata programmazione, potrebbe dilatare la sua presenza nel corso dell'anno e in più località del Triangolo Lariano;

la creazione di un "Centro benessere", naturalistico - sportivo - ricreativo - culturale, baricentrico rispetto all'Area ed al servizio sia della popolazione residente che del turismo.

Un'ulteriore proposta è definita dal Piano, e riguarda << l'ideazione di un "GRANDE EVENTO", tipico e proprio del Triangolo Lariano, ad amplissima risonanza, ricorrente, previsto e atteso >>, anche impostato e governato da una specifica struttura non-profit. In proposito, le attenzioni più robuste si sono incentrate sulla zona del "Ghisallo", sviluppando l'immagine che già attualmente ha quella località a proposito "del ciclismo e della bicicletta" (un tema, del resto, che, anche per lo sviluppo diffuso che la bicicletta ha recentemente avuto e continua ad avere, racchiude una sua forte attualità e concrete implicazioni sul sistema di vita e sull'economia di popolazioni sempre più vaste e numerose).

L'obiettivo sarebbe quello di partire da questa immagine e di "montare il Grande Evento", che potrebbe consistere:

in fatti fisici permanenti, come "il Santuario del Ciclista", "il Museo della Bicicletta", la "Biblioteca della Bicicletta";

in fatti ricorrenti di grande portata, come il "Symposium della bicicletta", il "Festival della Bicicletta";

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in offerte tipiche per una fruizione diffusa, quali, ad esempio, la partenza, dal Ghisallo, di una serie di "percorsi ciclabili", attrezzati e strutturati, che si irradiano in tutto il Triangolo Lariano, e coinvolgono le zone, come Bellagio, che connotano il loro turismo per tipicità specifiche e proprie, diverse da quelle proposte "dal Ghisallo" ma pur sempre "turistiche".

Il Piano propone poi che sia dato corso:

all'impianto di un "Sistema informativo" o "Osservatorio per il turismo", da attuarsi o all'interno della Comunità Montana o mediante un organismo convenzionato. Potrebbe anche essere una diretta emanazione di quell'Ufficio di Piano previsto dall'art. 37 dello Statuto della Comunità stessa. Lo scopo di questo Osservatorio dovrebbe essere quello di monitorare l'attività turistica, aggiornandone le sue manifestazioni, qualitative e quantitative, e predisponendo così gli elementi utili alla determinazione degli opportuni interventi di sviluppo.

5. Quali risultati si attendono ?

Tra i più significativi "risultati attesi", il Piano, per il periodo della sua validità, enuncia i seguenti:

l'avvio e in larga misura l'attuazione di un processo di "riequilibrio territoriale" nel sistema economico e sociale del Triangolo Lariano, che si concretizzi, ad esempio:

- in una integrazione, su iniziative concrete, della zona di Bellagio con la zona della montagna interna; - in un interscambio, sempre concreto e su iniziative specifiche, fra il turismo promosso dal "Lago" e quello della zona montuosa;

il nascere di un approccio efficace dell'area intera verso quel "turismo diffuso", che: da un lato coinvolge le popolazioni residenti, dall'altro suscita forti attenzioni, iniziative e managerialità;

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il consolidarsi di un processo continuativo di "marketing turistico", ampio, che non solo comprenda la promozione dei fatti turistici, ma che contribuisca a gestirli e a svilupparli costantemente;

l'avvio di una diffusa attenzione e disponibilità al "mercato delle affittanze", particolarmente per le seconde case;

l'avvio concreto ed effettivo di un'attività turistica basata sui "pacchetti d'offerta", organici e strutturati.

6. Le Azioni Prioritarie

I "Programmi triennali" e poi i "Programmi annuali" di Comunità Montana determineranno gli obiettivi specifici prioritari, con riferimento:

sia alla effettuazione e alla conduzione di piani attuativi, di studi e di programmi di settore;

sia a quelle operazioni che, richiedendo impegni di spesa, non potranno che essere individuate e determinate sulla base delle risorse prevedibili e disponibili;

sia a quelle iniziative, e non sono poche, che richiedono impegno di attenzione, di buona volontà, di disponibilità personale, e che o si pongono al contorno degli interventi, o li animano e li sostengono.

7. Chi promuove lo sviluppo e chi lo riceve

Il Piano rimarca come, in generale, il suo successo sia dato dal fatto che esso diventi progressivamente il documento di riferimento per quanti, organismi - persone - enti, operano nell'area di applicazione o comunque intervengono nella vita dell'area stessa.

Il Piano diventa pertanto un punto di riferimento, e insieme uno strumento pedagogico, per l'orientamento e la formazione di soggetti come:

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la popolazione, anche attraverso i gruppi e le diverse forme associative, istituzionali o volontarie;

le istituzioni, tra le quali primeggiano sia la Provincia (che è coinvolta per ovvie ragioni di competenza territoriale), sia e particolarmente la Comunità Montana ed i Comuni, sia i consorzi, gli organi decentrati dello Stato, i diversi enti strumentali;

le forze sociali, come le associazioni ed unioni economiche, delle categorie, sindacali, culturali, sociali, religiose, sportive, e così via;

le imprese, di ogni tipo e di ogni comparto produttivo o dei servizi, con i relativi sistemi operativi e di presenza.

Da questo punto di vista, il Piano assume anche la connotazione di strumento che mette in rete il complesso dei suoi interlocutori, attraverso alcuni interventi possibili, quali:

• la partecipazione alle varie fasi della sua presenza, dalle scelte alla gestione, ai processi di controllo e verifica; • l'informazione, aggiornata e sistematica, relativamente ai vari interventi ed ai provvedimenti da adottare o in corso di attuazione; • l'affiancamento consulenziale per quanti intendono accedervi, o comunque sono interessati a verifiche organiche delle operazioni intraprese; • l'accesso agli strumenti di informazione e di assistenza (come potrebbero esserlo una "Agenzia del Cittadino" o uno "Sportello delle Imprese"), relativamente alle norme, ai programmi ed ai finanziamenti dei vari livelli di governo (dall'Unione Europea allo Stato, dalla Regione alla Provincia).

In ogni caso, è compito del Piano, per mettere in grado ogni suo interlocutore e ogni destinatario delle sue indicazioni:

far conoscere le finalità e gli obiettivi della programmazione, anche per suscitarne condivisione e coinvolgimento; informare degli specifici interventi sul territorio e nei diversi settori; rendere possibile e di favorire l'accesso alle sue indicazioni per chi ne avesse interesse o bisogno.

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In questo quadro generale si collocano la presenza e il ruolo della Comunità Montana, come artefice del Piano e del disegno di sviluppo, alla quale, con atti concreti, effettivi e progressivi, compete di accentuare e di sviluppare la sua funzione:

• di governo, con le diverse sub-funzioni di programmazione, indirizzo, promozione, coordinamento, organizzazione, comunicazione, mobilitazione di risorse interne ed esterne all'Area, controllo e verifica;

• di rappresentanza della popolazione nella sua interezza ed insieme nella sua articolazione territoriale e strutturale. La Comunità Montana è allora la sintesi del "senso di appartenenza" tipico delle popolazioni locali, senso che parte dal Paese, si estende al Comune, e si allarga verso l'intera area del Triangolo Lariano;

• di rappresentanza degli interessi dell'Area, di delega e di decentramento nei rapporti con le altre istituzioni, dalla Provincia alla Regione allo Stato;

• di punto di riferimento, insomma, particolarmente per le operazioni di sviluppo che l'Area richiede, per quelle che venissero intraprese dalle realtà pubbliche o private, e per quelle che devono essere sollecitate, promosse, richieste e favorite.

E' allora linea metodologica che ogni intervento, che abbia il carattere della organicità, e che investa l'intera area territoriale o porzioni consistenti della stessa, debba essere supportato sulla base di uno specifico e proprio "Piano di settore", per altro molto snello, chiaro nelle indicazioni e di concreta applicazione (come è il caso, per esempio, nel turismo, del problema "fruibilità diffusa e infrastrutturazioni", o di quello del "recupero del patrimonio edilizio a scopo di ricettività turistica").

La complessità di queste "funzioni di governo" può consentire alla Comunità Montana di ridurre le funzioni di gestione diretta degli interventi e dei servizi, ad eccezione, però, di quelle di importanza strategica o di carattere innovativo, affidando compiti, sia promozionali che gestionali, ai diversi soggetti pubblici e

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privati interessati, compresi il volontariato e il non-profit, coinvolgendoli e responsabilizzandoli rispetto alle finalità ed agli obiettivi del Piano.

In questa ottica, e con diretto riferimento all'impresa turistica, il Piano ritiene che, nelle operazioni relative, siano tre specificatamente i livelli decisionali ed operativi:

il livello tipicamente locale e per lo più non-pubblico, interpretato particolarmente dalle Associazioni di categoria o preposte, che promuove le iniziative possibili e utili, le progetta e le articola nelle loro successioni operative;

il livello, pure per lo più non-pubblico, delle Associazioni territoriali, che applica le iniziative all'area più vasta di quella originaria (e così è "il piccolo" che dà iniziativa al livello più ampio, e lo trascina all'impresa);

il livello formale, in larga prevalenza pubblico (come lo sono la Comunità Montana e la Provincia), che commisura il progetto/programma con la propria programmazione, lo verifica in quanto a compatibilità e coerenza, lo inserisce nelle proprie determinazioni, e ne determina le modalità di attuazione;

A garanzia di efficienza - efficacia - qualità, nella maggior parte dei casi tali modalità dovrebbero collocarsi proprio nelle realtà locali che hanno promosso il progetto, o comunque in realtà molto vicine ad esse;

In questo quadro, l'ente pubblico ha come braccio operativo il livello locale, anche non-pubblico.

Il metodo di lavoro per gli interventi, tenuto conto che quasi sempre si tratta di interventi che richiamano più organismi, pubblici e privati, potrebbe/dovrebbe essere quello dell' ACCORDO DI PROGRAMMA, così come si va ormai consolidando.

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8. I costi e le Risorse

E' importante l'attenzione alle risorse, per le quali:

è fondamentale dare corso ad un sempre più intenso inserimento del Triangolo Lariano nei Programmi e nei "Progetti pilota" dell'Unione Europea, soprattutto di quelli che favoriscono opportunità di partenariato, di esperienze per i giovani, di progetti innovativi. Sono molto importanti, a tale scopo, le iniziative per lo sviluppo locale di cui agli incentivi disposti dalle varie Risoluzioni della stessa Unione Eurpea;

il rafforzamento della partecipazione al "Programma INTERREG" della Comunità Europea e della Regione Lombardia, per la collaborazione con la Svizzera, e per arricchire di significato i rapporti transfrontalieri.

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5.4 “Piano Socio – Economico di Comunità Montana” e “Piano Territoriale Provinciale di Coordinamento”

Dalla legge 142/90 - art. 29.4:

"Le Comunità Montane, attraverso le indicazioni urbanistiche del piano pluriennale di sviluppo, concorrono alla formazione del piano territoriale di coordinamento".

Dalla legge regionale 13/1993 - art. 21.1:

"La Comunità Montana concorre e partecipa, ai sensi del quarto comma dell'art. 29 della legge 142/90, all'elaborazione del piano territoriale di coordinamento della provincia, formulando le indicazioni urbanistiche per il proprio territorio."

Le "indicazioni urbanistiche per il proprio territorio" riguardano particolarmente (art. 21.2 della legge regionale 13/1993): a. la localizzazione degli interventi di rilevanza comunitaria; b. la localizzazione delle attrezzature pubbliche e collettive e degli impianti tecnologici di interesse comunitario; c. la tutela del patrimonio storico, artistico, naturale, agricolo, forestale, ambientale e per le autorizzazioni delle trasformazioni d'uso che ne modifichino le strutture e l'assetto; d. le destinazioni del territorio in relazione alle vocazioni prevalenti delle sue parti; e. la sistemazione idrica, idrogeologica ed idraulica forestale per il consolidamento del suolo e la regimazione delle acque.

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Sulla base di questo dettato formale, vengono fornite, di seguito, alcune indicazioni preliminari, desunte dalle analisi e dalle proposizioni del Piano di sviluppo economico-sociale, con particolare riferimento, congiuntamente e con richiamo alla loro "rilevanza comunitaria":

agli interventi sul territorio stesso (v. punto a. precedente);

alle "attrezzature pubbliche e collettive" (v. punto b.);

alla "tutela del patrimonio storico, artistico, naturale, agricolo, forestale, ambientale" (v. punto c.).

A. In linea generale e strategica: è di assoluta evidenza che il territorio dell'area che compone la Comunità Montana Triangolo Lariano, che è di ettari 26.399, di cui 5.200 ettari sono classificati "area di particolare rilevanza ambientale" e altri ... ettari sono per "Parchi" e per "Riserve naturali"......

Questa situazione sovrappone vincoli e criteri di operatività, comportamento e gestione, per la determinazione dei quali dovrà trovare unità e composizione l'articolato quadro delle competenze formali.

B. In linea specifica: le "indicazioni urbanistiche" volute dalla legge e finalizzate al "Piano territoriale di coordinamento della Provincia", devono allora riguardare la restante quota di superficie territoriale. In proposito, si richiama:

B.1 per la viabilità: ......

B.2 per le comunicazioni ed i trasporti: ......

B.3 per l'assetto urbanistico in generale: il territorio che, in seguito alle opportune analisi e valutazioni, ed alle conseguenti determinazioni,

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venisse interessato a programmi e processi di assetto e sistemazione urbanistica, quali: ......

B.4 per lo sviluppo del turismo:

il territorio utile alla creazione di due "campi da golf", con le relative strutture ricettive. Tale territorio riguarda: un'area al Pian del Tivano (comuni di Sormano e Zelbio), per la quale già esiste: sia un'indicazione comunale e del precedente Piano di sviluppo turistico della Comunità Montana, sia un'ulteriore indicazione della Regione; un'altra area posta negli adiacenti comuni di Barni e Magreglio;

il territorio da utilizzare per la creazione di "aree attrezzate per la sosta e il parcheggio", al servizio delle attrezzature e delle attività turistiche, sia lacuali che di terra;

il territorio utile alla riattivazione completa degli impianti di risalita e delle piste di discesa per lo sci alpino, e quello per la attivazione di piste/anelli per lo sci di fondo, nelle località San Primo, Piano Rancio e Pian del Tivano

il territorio e le parti di lago utili alla attivazione o riattivazione di porticcioli, attracchi, rimessaggi, lidi attrezzati per gli sport nautici, particolarmente nelle località Torno, Pognana, Nesso e Bellagio, e al lago di Pusiano.

Attinti dalle indicazioni del Piano di sviluppo economico e sociale in tema di TURISMO, i punti programmatici per il 1999 possono essere così definiti:

1. Impostazione dell'ideazione di quello che il Piano indica come un "GRANDE EVENTO", tipico e proprio dell'Area, ad amplissima risonanza, ricorrente, previsto ed atteso. Verifica di fattibilità che tale avvenimento sia impostato sul "Ghisallo - ciclismo e bicicletta".

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2. Avvio di iniziative che mirano alla diffusione di una "cultura dell'affittanza" delle abitazioni disponibili particolarmente nei piccoli comuni e nelle piccole località montane. Tali iniziative possono essere attuate mediante:

a. l'organizzazione di incontri e di altre forme di contatto con i residenti delle varie località;

b. la determinazione di incentivi, anche finanziari, condizionati al ripristino e all'adattamento di abitazioni in disuso a scopo di affittanza turistica;

c. l'individuazione e l'attivazione di forme di promozione e di organizzazione per lo scopo indicato.

3. Elaborazione e messa sul mercato di uno o più "pacchetti" di offerta turistica diffusa, organica e strutturata, che faccia riferimento ai beni tipici dell'Area (ambientali e naturalistici, culturali, etnografici, ecc...).

Tale elaborazione comporta: la mobilitazione di specifiche professionalità e competenze, l'effettuazione di opportune verifiche, l'individuazione e l'attivazione dei canali di mercato idonei.

4. Progettazione esecutiva e realizzazione degli interventi concreti per l'allestimento di almeno un sentiero, attrezzato con segnaletica e punti di sosta.

5. Impostazione esecutiva di un progetto che riguardi il rinnovo dell'alpicoltura locale, avviandone la prime fasi di attuazione. Tale iniziativa permetterà di affrontare anche operazioni concrete in fatto di attività agrituristica.

6. Impostazione progettuale relativamente alle seguenti iniziative:

6.a progettazione esecutiva di un primo "campo da golf", inteso come un complesso articolato su una accoglienza completa, localizzato nei comuni di Sormano e Zelbio, per il quale già esiste sia un'indicazione comunale e del precedente Piano di sviluppo turistico della Comunità Montana, sia un'ulteriore indicazione della Regione Lombardia;

6.b definizione del destino del complesso immobiliare "Grande Bretagne" di Bellagio, possibilmente legandolo a iniziative di formazione e aggiornamento professionali nel turismo;

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6.c individuazione e definizione di aree da adibire a parcheggi per il turismo diffuso, sia lacuale che montano;

6.d localizzazione e parallelamente definizione delle procedure per la realizzazione di un "orto botanico" lacuale e montano;

6.e localizzazione e parallelamente definizione delle procedure per la realizzazione di un "museo della fauna e dei minerali" dell'Area.

7. Avvio del "Sistema informativo" e del conseguente "Osservatorio per il turismo" nell'ambito della Comunità Montana.

Attinti dalle indicazioni del Piano di sviluppo economico e sociale in tema di TURISMO, i punti programmatici per il triennio 1999-2001 possono essere così definiti:

1. Ideazione e prima realizzazione di un "GRANDE EVENTO", tipico e proprio dell'Area, ad amplissima risonanza, ricorrente, previsto ed atteso. Verifica di fattibilità che tale avvenimento sia impostato sul "Ghisallo - ciclismo e bicicletta".

2. Impostazione, avvio e messa a regime del "Sistema informativo" e del conseguente "Osservatorio per il turismo" nell'ambito della Comunità Montana.

3. Impostazione e realizzazione di interventi prioritari relativi ad un progetto che riguardi il rinnovo dell'alpicoltura locale. Tale iniziativa permetterà di affrontare anche operazioni concrete in fatto di attività agrituristica.

4. Concrete e coordinate iniziative che mirano alla diffusione di una "cultura dell'affittanza" delle abitazioni disponibili particolarmente nei piccoli comuni e nelle piccole località montane. Tali iniziative possono essere attuate mediante:

a. l'organizzazione di incontri e di altre forme di contatto con i residenti delle varie località;

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b. la determinazione di incentivi, anche finanziari, condizionati al ripristino e all'adattamento di abitazioni in disuso a scopo di affittanza turistica;

c. l'individuazione e l'attivazione di forme di promozione e di organizzazione per lo scopo indicato.

5. Elaborazione e messa sul mercato di una serie di "pacchetti" di offerta turistica diffusa, organica e strutturata, che faccia riferimento ai beni tipici dell'Area (ambientali e naturalistici, culturali, etnografici, ecc...). Tale elaborazione comporta: la mobilitazione di specifiche professionalità e competenze, l'effettuazione di opportune verifiche, l'individuazione e l'attivazione dei canali di mercato idonei.

6. Progettazione esecutiva e realizzazione degli interventi concreti per l'allestimento di "itinerari turistici" nell'Area, strutturati per tipologia di offerta e di fruibilità.

7. Impostazione progettuale ed esecuzione relativamente alle seguenti iniziative:

7.a progettazione esecutiva e avvio della realizzazione di un primo "campo da golf", inteso come un complesso articolato su una accoglienza completa, localizzato nei Comuni di Sormano e Zelbio, per il quale già esiste sia un'indicazione comunale e del precedente Piano di sviluppo turistico della Comunità Montana, sia un'ulteriore indicazione della Regione Lombardia;

7.b definizione del destino del complesso immobiliare "Grande Bretagne" di Bellagio, possibilmente legandolo a iniziative di formazione e aggiornamento professionali nel turismo;

7.c individuazione, definizione e realizzazione di aree da adibire a parcheggi per il turismo diffuso, sia lacuale che montano;

7.d localizzazione e avvio della realizzazione di un "Orto botanico" lacuale e montano;

7.e localizzazione e avvio della realizzazione di un "Museo della fauna e dei minerali" dell'Area.

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