Quadrimestrale d’informazione culturale dell’Istituto Storico Artistico Orvietano Lettera Orvietana Anno IX N. 24 dicembre 2008 L’Istituto accoglie l’Archivio del Movimento Federalista Europeo

l Movimento Federalista Europeo è presente in città dal 1990. IMolte ed impegnative le iniziative della Sezione di Orvieto, in particolar modo nei primi anni di attività. Convegni ed incontri, valide collaborazioni con l’allora Azienda di promozione turistica dell’Orvietano, in un clima di ardente europeismo. In seguito, la politica gestionale, per questioni organizzative e manifeste diffi- coltà nell’individuazione di sinergie nelle contribuzioni, è stata caratterizzata da una forma di attivismo meno visibile, quasi som- merso, ma non meno efficace e fervente. In tal senso, il rapporto con l’Istituto Storico Artistico Orvietano appare tra i più consi- stenti. Tanto che l’Archivio della Sezione di Orvieto del Movi- mento Federalista Europeo è adesso conservato presso la sede del- l’Isao, con documenti, materiali propagandistici e pubblicazioni di settore in corso di catalogazione.

Umberto Prencipe, La chiesa di San Giovenale a Orvieto, 1904, Orvieto, Fondazione CRO. (G.C.) Il nuovo anno porterà… Sommario I 60 anni della Costituzione 3 on sappiamo, come è ovvio, che cosa riserverà il nuovo anno al nostro sodalizio culturale. Sono molto Ndifficili le previsioni, anche a media scadenza, si capisce. In periodi storici piuttosto stagnanti, le cer- tezze divengono purtroppo auspici e, malgrado le buone volontà, bisogna muoversi con estrema cautela, per Dall’Irlanda con amore 4 non imbattersi in cocenti delusioni, che poi risultano destabilizzanti rispetto alle aspettative. Saranno belle sorprese, possibilità di sviluppo rispetto ad iniziative, incontri ed intensificazione delle attività nel settore editoriale… oppure il vento di crisi, che si sta abbattendo un po’ in tutti settori produttivi, non soltanto ita- liani, produrrà effetti negativi anche nelle ricerche, nell’impegno volontaristico caratterizzante gli ambiti cul- Via degli Orti, inizi ‘900 7 turali? Alcuni punti fermi, per il 2009, vanno però rimarcati. Il nostro giornale è giunto ai suoi primi 9 anni di vita, mentre l’Istituto ricorderà il 65mo della fondazione. In cantiere due Bollettini, che usciranno quanto prima, comunque con le garanzie economiche che il Consiglio si è imposto sin dall’insediamento, per una La Tuscia: una nuova Regione? 9 gestione trasparente e controllata. La sede finalmente è stata sistemata, resa più accogliente e funzionale nella ripartizione degli spazi destinati ai servizi erogati. Il sito Internet sta per essere ultimato, con la versione in lingua inglese, tenuto conto delle numerose presenze estere registrate. La catalogazione informatizzata del Cristina di Svezia, parte seconda 10 patrimonio librario e della documentazione archivistica è tra i desideri più alti prefissati… se qualcuno vorrà mostrarci concreta collaborazione, gliene saremo grati. Cari e cordiali saluti. La nuova Sala Convegni a Palazzo Coelli 13 fmdc

Il circuito dei presepi 13 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008 Un nuovo passato per la città di Orvieto Le recenti acquisizioni dell’Archivio di Stato

foto e disegni, fra i quali si segnalano dell’arcivescovo Francesco Maria il progetto in pianta dell’impianto Febei ed ebbe sede presso il palazzo elettrico di Spoleto (1897-98) e un Febei. Si tratta di componimenti poe- album fotografico relativo agli tici di gusto neoclassico - canzoni, impianti di elettrificazione del grup- idilli, sestine, odi saffiche, anacreonti- po ferroviario ligure-piemontese nella che - che gli accademici leggevano linea Torino-Modàne. durante i loro incontri. Tra le carte Aldo Bianconi ha donato all’Archivio spiccano alcuni documenti relativi a due piccoli fondi di grande pregio Enrichetta Dionigi Orfei, poetessa per Orvieto2. Si tratta delle Carte dell’Arcadia, con la quale Vincenzo Vaggi (1771-1890), una raccolta di Monti fu in corrispondenza epistola- documenti proveniente dalla famiglia re. Si tratta di una lettera indirizzata “Ritratto di Erminia Frezzolini” Vaggi, la quale risulta presente a a Flavio Ravizza di Orvieto (1833), Orvieto fino alla metà del contenente una traduzione in latino Novecento3. Buona parte delle carte di un suo sonetto e di una epistola, er la giornata europea del patri- riguardano Ignazio Vaggi, ecclesiasti- pubblicata nel giornale dell’Arcadia, monio, il 27 settembre scorso, la P co vissuto nella seconda metà del Set- nella quale la Orfei descrive “con Sezione di Archivio di Stato di tecento: rettore della Compagnia del facili versi […] in un componimento Orvieto, in collaborazione con la Gesù di Città di Castello e autore di rallegrato dalle grazie della poesia” Soprintendenza archivistica per prediche, esercizi spirituali, studi teo- due opere del cardinale Bartolomeo “Lastra marmorea di casa Frezzolini in via S. Angelo a Orvieto” l’Umbria, ha presentato nella Sala logici e scientifici. Un secondo Pacca. In una delle “solenni adunanze” Incontri di Palazzo Coelli le ultime nucleo di documenti (1823-1835) dell’Accademia i versi così risuonava- 4 acquisizioni documentarie. prima parte dell’Ottocento . debutto al Teatro del Cocomero in riguarda l’Accademia dei Risvegliati, no: “E la brillante aurora / non più si La direttrice, Marilena Rossi, ha evi- L’altro dono del signor Bianconi Firenze nel 1837 con l’ bellinia- che nacque a Orvieto nella seconda oscuri e regni viva ognora” attestando riguarda la Raccolta della famiglia na Beatrice Tenda, i manifesti e i pro- denziato l’importanza della collabora- metà del Seicento sotto gli auspici che l’Accademia era ancora attiva nella zione tra Archivi di Stato e Soprin- Frezzolini (1807-1860) relativa all’at- grammi di molti teatri italiani e esteri tendenze archivistiche nell’individua- tività lirica dei due cantanti lirici - tra i quali quelli di Vienna, Londra, re e tutelare gli archivi privati di valo- orvietani: il celebre soprano Erminia Pietroburgo, Madrid, Parigi, New re storico. Ha osservato inoltre come Frezzolini e suo padre, Giuseppe York8 - dove Erminia si esibì. Due sia aumentata la sensibilità dei privati Frezzolini, basso comico. Le carte album sono di spartiti di composizio- nel percepire i propri documenti furono acquisite dal nonno di Aldo, ni da camera dedicate a Erminia e quali testimonianze di un passato il musicista e maestro di cappella del Giuseppe dai compositori del tempo, individuale e collettivo. Ciò grazie Duomo Giuseppe Bianconi, succes- alcuni originali e autografi della stessa anche all’attività di promozione e sivamente poi furono raccolte e ordi- Erminia. Arricchiscono infine la rac- valorizzazione svolta in Italia negli nate in sei volumi rilegati in pelle. colta una serie di ritratti, disegni e ultimi decenni. Rappresentano una fonte importante composizioni poetiche dedicate a Dal 1985 l’Archivio di Orvieto, il cui per la storia del melodramma in Italia Erminia, il cui canto soave e appas- documento più antico risale al 1088, e per la biografia della cantante orvie- sionato insieme alla raffinatezza del- ha acquisito venticinque archivi, dei tana. Per lei compose l’azione scenica avevano fatto tanto quali ben dodici provenienti da fami- ben tre opere5. sognare il pubblico dei più importan- glie o persone grazie a donazioni o A Orvieto una lastra di marmo, affis- ti teatri dell’epoca da essere definita depositi volontari. Fra i più rilevanti sa sulla facciata della casa di famiglia “cantante delle eleganze e dell’ani- per la storia della città vi sono quelli posta in via S. Angelo n. 28, ricorda ma”. di Adolfo Cozza, Filippo Antonio la cantante la quale “per prodigio di Al termine della conferenza, il pub- Gualterio, Luigi Fumi, Elisa Lombar- canto, per virtù di sentimento suscitò blico presente è stato invitato alla di, Paolo e Carlo Zampi. nei massimi teatri europei fremiti e piccola mostra allestita nelle sale del- 6 Nel corrente anno l’Archivio di deliri insuperati” . Oggi nella cittadi- l’Archivio di Stato con documenti Orvieto si è arricchito di tre impor- “Ritratti di Erminia Frezzolini con il padre Giuseppe e il marito ” na orvietana non sono molti coloro delle recenti acquisizioni. I visitatori tanti fondi. Rachele Netti ha donato che conoscono la vicenda di questa hanno potuto apprezzare alla Sezione l’archivio dell’Azienda cantante la quale verso metà dell’Ot- l’esposizione di carte contabili, pro- elettrica Aldo Netti di Orvieto tocento era considerata una fra le più getti e foto dell’archivio Netti e di (1897-1925). Il fondo è formato da grandi cantanti liriche al mondo. lettere, ritratti e disegni della raccolta circa duecentocinquanta pezzi e con- Il piccolo fondo è importante perché Frezzolini. Merletti e tessuti d’epoca sta per lo più di serie contabili (regi- raccoglie documentazione mai studia- hanno accompagnato le carte e resti- stri paga, registri dei contatori, copia- ta sulla vita professionale e privata tuito un soffio del tempo che fu. lettere, fatture, ecc.). E’ materiale della cantante, riguardo alla quale esi- prezioso per chi voglia studiare stono altri documenti e lettere che si Giovanna Mentonelli l’attività dell’impianto idroelettrico trovano in modo frammentario in progettato e realizzato dall’ingegnere alcuni fondi documentari o presso gli 7 Supplemento al BISAO LVII - LX 2002/2004 Netti per Orvieto nei pressi di Suga- archivi di teatri italiani . Piazza Febei, 2 - 05018 Orvieto no (1896) e gestito in appalto per Compongono la raccolta molte lette- Tel. e Fax 0763.391025 trent’anni fino alla costituzione della re di natura privata e pubblica, che ci www.isao.it - [email protected] SEAN affidata, dopo la morte di parlano dei rapporti familiari e dei Aldo Netti, al fratello Alfredo. contatti con impresari teatrali e musi- Direttore responsabile: L’opera di Netti, che portò cisti dell’epoca. Vi sono inoltre alcuni Francesco M. Della Ciana l’elettricità in ben centotrenta comu- contratti per le stagioni teatrali della cantante, compresa la scrittura per il Redazione: ni dell’Italia in un tempo in cui solo Laura Andreani Terni e Perugia nell’Umbria e Roma “Ritratto e lettere di Erminia ai propri familiari” Alessandra Cannistrà nel Lazio avevano l’energia elettrica, Germana Graziani ha avuto un’importanza fondamenta- le per lo sviluppo economico e sociale 1. Netti si dedicò anche alla vita politica: fu eletto per due volte al parlamento italiano (1921 e 1924). Vd. Aldo Netti 1 gennaio 1869 - 15 luglio Hanno collaborato: della cittadina orvietana1. A Orvieto, 1925, Orvieto, E. Marsili, 1927. Laura Andreani che dal 1861 era illuminata ancora 2. Aldo Bianconi ha custodito fino a oggi le due collezioni giunte a lui per vie diverse da parte del fratello Gianni (Carte Vaggi) e del padre Carlo Stefano Aviani (Raccolta Frezzolini). Sandro Bassetti con lampade a olio, le prime lampa- 3. Una ricca collezione di libri appartenuta all’ultimo discendente orvietano, il professore Raffaele Vaggi, fu donata alla Biblioteca Luigi Fumi nel dine elettriche si accendono nelle vie 1945. Vd. Bollettino dell’Istituto storico artistico orvietano, I, 1945, 2, p. 15. Paolo Binaco e nelle case nel 1897. Nello stesso 4. L’Accademia dei Risvegliati aveva tratto il proprio simbolo del sole nascente dallo stemma del cardinale Febei, suo protettore. Vd. R. BONELLI, Carlo Cagnucci anno il comune commissiona all’in- Nota sul Palazzo Febei, sede dell’Accademia dei Risvegliati in Orvieto, estratto dal Bollettino della Deputazione di storia patria per l’Umbria, XLIII, Alessandra Cannistrà gegnere Netti l’illuminazione del Tea- 1946, pp. 142-146. Francesco M. Della Ciana 5. Fin dall’inizio della sua carriera Erminia si era distinta come interprete brillante delle opere di Bellini, Donizetti, Mercadante. Fra il 1843 e il 1845 Roberto Fagioli tro Mancinelli. L’elettricità cambia Erminia portò in scena in prima assoluta alla Scala di Milano “I Lombardi alla prima crociata” con il personaggio di Giselda, cui seguì l’“Ernani” al Giovanna Mentonelli notevolmente le abitudini sociali e le Teatro della Pergola di Firenze, in cui fu l’applauditissima Elvira nella famosa cavatina “Ernani, Ernani involami” e di nuovo alla Scala la “Giovanna Claudia Mezzanotte condizioni di vita dei cittadini: viene d’Arco” di Giuseppe Verdi. Notizie accurate sulla vita e la carriera della cantante orvietana sono in A. MARIANI, Erminia Frezzolini. Grandeur e Franco Moretti utilizzata anche per azionare i mac- décadence (1818-1884), Orvieto, Arte Cultura Sviluppo, 2006. Dello stesso autore anche il volume Giuseppe Frezzolini. Principe de’ bassi comici, Francesco Romoli chinari industriali, favorendo così la Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2004. Alberto Satolli nascita di nuove aziende e attività 6. La lapide, realizzata dalla scultore Lorenzo Cozza grazie a una sottoscrizione nazionale dietro iniziativa dagli orvietani residenti a Roma, fu inau- Marco Sciarra gurata nel 1913 con una cerimonia e una mostra organizzate dal Comitato per le onoranze frezzoliniane. In quell’occasione furono raccolte economiche in un’area caratterizzata anche le firme per richiedere al comune di intitolare il Teatro comunale ai Frezzolini, ma nel 1921 il teatro venne dedicato alla memoria dei fra- Mara Valeri fino ad allora da una prevalente voca- telli Mancinelli. La documentazione sull’evento si trova nel fondo Cozza conservato presso la Sezione di Archivio di Stato di Orvieto. zione agricolo-rurale. 7. Segnaliamo gli Autografi del fondo Tordi presso la Biblioteca Fumi (Le carte di Tordi a cura di E. Luciani e M.L. Salvadori, Comune di Orvieto Autorizzazione del Tribunale Una documentazione dunque signifi- ed., 2007) e l’archivio Cozza presso l’Archivio di Stato di Orvieto. di Orvieto N.13 del 24 agosto 1953 cativa per la storia dell’economia, del- 8. A Londra Erminia cantò al Her Majesty’s Theatre nelle stagione del 1842 e del 1850, a Pietroburgo lavorò per il Teatro Imperiale Italiano per oltre due stagioni dal 1847 al 1850, conquistando il favore, oltre che del pubblico, degli zar e dell’aristocrazia russa che le fecero dono di splen- Fotocomposizione e stampa: l’archeologia industriale e del costu- didi e costosi regali, tra il 1850 e il 1851 fu al di Madrid che fu inaugurato proprio con una sua perfomance alla presenza della coro- Tipografia Ceccarelli s.n.c. me sociale del territorio. Il fondo na spagnola, mentre a New York fu ingaggiata all’Accademy of Music (1857-58). Negli anni Cinquanta e Sessanta a Parigi ebbe vari contratti Grotte di Castro (VT) comprende una cartella contenente con il Téâtre des Italiens. Nella città parigina, dove aveva aperto una scuola di canto, visse gli ultimi dieci anni della sua vita. 2 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008 “L’Italia è una Repubblica democratica…” In tutto il Paese celebrati i 60 anni della Costituzione

È per questo motivo che, quando si È ben vero che nel testo sente parlare di riforma della Costi- normativo, con una tuzione, vengono i brividi. intuizione all’epoca Non che il testo non necessiti di un quasi rivoluzionaria, al ammodernamento, anche importan- titolo V della parte II te e sostanziale: tutt’altro. (ordinamento dello Ma, sia detto senza alcun riferimen- Stato), è sancita la ripar- to politico, è fondato il sospetto che tizione dello Stato in i rimedi potrebbero rischiare di esse- Regioni, Province e re ben peggiori dei mali che si vor- Comuni, ma i poteri e rebbe curare. le competenze a tali Tuttavia, volendo ragionare costrut- entità attribuiti erano (e tivamente e mettendo da parte le tutt’oggi sono, non- riserve mentali sopra esternate, ostante le modifiche anche per non essere tacciati di con- successivamente interve- servatorismo intellettuale, risalta in nute) in buona sostanza evidenza che le modifiche costitu- residuali e non esclusive. zionali più impellenti sono quelle Non è questa la sede, e relative all’adeguamento dello Stato chi scrive non ha nep- in senso federale. pure la specifica compe- Non v’è alcun dubbio, infatti, che la tenza, per approfondire Costituzione repubblicana, anche tecnicamente tale pro- er chi, come lo scrivente, per Ovviamente, come quello di cui perché storicamente concepita alla blematica da molti auto- Pragioni professionali è quotidia- sopra, potrei citare innumerevoli fine del Secondo Conflitto Mondia- ri ex professo analizzata: entità locali pure da rafforzare e namente alle prese con le recenti casi, molti dei quali ben più gravi, le, è frutto di una concezione sta- tuttavia non v’è chi non veda quelle non solo nazionali, ma anche disposizioni normative e le “novelle” che dimostrano la difficoltà del talista fortemente accentrata, all’e- l’impellente necessità di una mag- sovranazionali ed in particolare che l’odierno legislatore, a volte legislatore nell’approntare testi nor- poca peraltro assolutamente domi- giore semplificazione amministrativa europee, che ormai rivestono poteri criptico, altre addirittura sgramma- mativi chiari, comprensibili ed in nante, se non esclusiva. (e burocratica) che passi attraverso diretti, idonei a limitare, a volte ticato, fornisce agli operatori del un rapporto più stretto e vicino tra anche grandemente, la stessa sovra- diritto, la rilettura del testo costitu- amministratori e cittadini. nità degli Stati membri. zionale, a sessant’anni dalla sua Il rischio è però che ciò paradossal- È certo che, soprattutto nell’attuale entrata in vigore, costituisce una mente si traduca (come spesso momento politico ed economico, è autentica fonte di appagamento giu- occorso in riforme non organiche necessario uno scatto di reni ed uno ridico. del recente passato), in una duplica- sforzo intellettuale, almeno pari a Questo non solo per l’affermazione zione di competenze ed aumento di quello compiuto, in contesti storici di principi che, se ormai si pongo- costi, se non, più semplicemente, addirittura più complessi, da grandi nella creazione di una mera mac- no come capisaldi dell’ordinamen- statisti, tra i quali mi piace citare De china clientelare con proliferazione to, nel momento in cui furono Gasperi, a seguito del quale, al di di enti inutili ed il mantenimento di scritti erano tutt’altro che acquisiti fuori di tatticismi e convenienze altri organismi svuotati di compe- e pacifici, ma anche per il rigore politiche, si realizzino le condizioni tenze. formale e la perfezione metodologi- per una riforma ineludibile e non La difficoltà maggiore, inoltre, di ca con cui il testo è, come dicono i più rinviabile. una riforma federalista dello Stato, costituzionalisti, topograficamente sta nel coniugare i rapporti tra le strutturato. Francesco Romoli Tanto ciò è vero che i padri costi- tuenti affidarono all’Accademia della Crusca la revisione stilistica conclusiva del testo approvato. Per dire, per contro, dell’aberrazione cui è arrivato il moderno legislatore, mi piace citare il seguente episodio, occorso tempo fa nella mia esperien- za professionale. Alle prese con non so più quale pra- tica, mi imbatto in una disposizione che, a fronte di un atto ritenuto ille- gittimo, consente il ricorso all’auto- rità giudiziaria. Senonchè il termine per proporre l’impugnazione veniva dalla norma fissato facendo riferimento ad altra disposizione normativa ivi citata, peraltro integrata da un successivo decreto legge, inevitabilmente ulte- riormente modificato dalla necessa- LA COSTITUZIONE ria legge di conversione. 29 nov. 1946 Per chi fosse interessato, ricordo Viene istituito il Comitato costituente o “Comitato dei 18” ancora con precisione che tale misterioso termine era di quindici 31 gen. 1947 ultima analisi degni di un Paese La Commissione costituente o “Commissione dei 75” presenta il progetto giorni. civile. definitivo Senonchè, non essendovi ancora gli Non sono rari i casi, segnalati dalla odierni strumenti informatici che 22 dic. 1947 dottrina più attenta, che il legisla- approvazione da parte della Costituente fortunatamente hanno notevolmen- tore, come si evince dai lavori pre- 27 dic. 1947 te agevolato la ricerca delle disposi- paratori e dal testo del dibattito promulgazione da parte del capo provvisorio dello Stato, E. De Nicola; zioni di legge, tale studio (oltre ad parlamentare, emana una disposi- una notevole arrabbiatura) mi costò pubblicazione sull’edizione straordinaria della Gazzetta Ufficiale della zione, prefiggendosi espressamente Repubblica Italiana N. 298 - credetemi - oltre due ore di uno scopo ben determinato, che tempo. tuttavia non riesce a conseguire, 1948 in vigore Il tutto perché quel legislatore, anzi- perché le espressioni letterali e 139 artt. (5 abrogati) ché indicare semplicemente il grammaticali usate (a volte è suffi- IV Sezioni: principi fondamentali (artt. 1-12) numero dei giorni per la proposizio- ciente lo spostamento di una virgo- ne del ricorso, preferì fare astrusi parte prima - diritti e doveri dei cittadini (artt. 13-54) la e l’utilizzazione di una “e” in parte seconda - ordinamento della Repubblica (artt. 55-139) riferimenti a molteplici disposizioni luogo di “o”) producono l’effetto 18 disposizioni transitorie e finali normative. diametralmente opposto. 3 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

l’ordine di resistere fintanto che è pos- sibile, non ha altra scelta”. O’Reilly Storie irlandesi respinge tutti gli assalti, quando però vede che i superstiti, sfiniti, hanno esaurito le munizioni e che la situa- LE TERMOPILI gham, il 3 agosto1859, la sua vita zione è ormai insostenibile, invia un sembrerebbe avviarsi sulla strada messo nel campo avversario. Ottiene DELL’UMBRIA ordinaria di una tranquilla vita in la possibilità di lasciare la posizione Un drappello gaelico in campagna. Ed invece, solo pochi con l’onore delle armi. La partita mesi dopo, O’Reilly si imbarca alla decisiva si giocherà altrove. La difesa dello Stato pontificio volta dell’Italia per offrire i propri colonna che procede lungo la diret- servigi di soldato allo Stato della trice costiera batte i Pontifici a illiam Patrick Myles O’Reilly Chiesa, minacciato dalle trame pie- Castel Fidardo, mentre la città di Wnasce a Balbriggan, presso montesi e da una ventilata invasione Ancona subisce 11 giorni di durissi- Dublino, il 13 marzo 1825. Come da parte degli “irregolari” di Giusep- mo (ed indiscriminato) cannoneg- che copre parte del pavimento. Se lo invece per la Francia, il 14 settem- accadeva allora presso le famiglie cat- pe Garibaldi. giamento dal mare. facessero troverebbero, di fronte bre1607. Non sarebbe mai più tor- toliche irlandesi, se appena benestan- Si costituisce così una cosiddetta Dopo la resa dei Pontifici, il 30 set- all’altar maggiore, le sepolture di nato. I re di Spagna e d’Inghilterra ti, riceve la propria educazione lon- “Brigata Irlandese” ed O’Reilly vi tembre, molti volontari stranieri tor- quattro “ribelli” irlandesi: Hugh avevano firmato la pace e la libertà tano dalla patria, frequentando il ottiene il grado di maggiore. Nel nano in patria e tra questi anche O’Neill, signore di Tyrone (1540- d’Irlanda era stata sacrificata sull’al- Collegio di Ushaw, in Inghilterra, e campo opposto non mancano avven- Patrick Myles O’Reilly. Rientrato, si 1616); il di lui figlio Hugh; Ruair tare della coesistenza tra le potenze. il Bachelor of Arts, dell’Università di turieri ed agenti inglesi interessati, dedica al giornalismo (nel “Dublin O’Donnell, signore di Tyrconnell e Il destino della verde isola era ormai Londra. Dal 1845 al 1847, un viag- oltre che alla vittoria della “rivolu- Rewiev”) e alla politica (nel movi- suo fratello Cathbarr. Figure storiche nelle mani dei suoi nemici. La popo- gio di studio lo porta fino a Roma. zione italiana”, all’estinzione della mento per lo Home Rule, di Charles di notevole importanza per la storia lazione cattolica e gaelica dell’Ulster Quando torna in Irlanda, all’età di Chiesa Cattolica. Accade pertanto Stuart Parnell), partecipa alla batta- d’Irlanda, anche se poco conosciute fu espropriata delle proprie terre con 22 anni, è testimone oculare della che lo storico conflitto che ha segna- glia per la libertà d’Irlanda come dalla maggior parte di noi italiani. la violenza e con l’inganno. Le terre tragedia legata alla distruzione dei to la storia d’Irlanda venga a ripro- deputato al Parlamento e, dal 1862 Quante canzoni e poesie ricordano furono assegnate agli avventurieri e raccolti di patate, la cosiddetta porsi anche nell’Italia Centrale. L’11 al 1876, è rappresentante a West- “the flight of the earls”! Presso le loro ai soldati che avevano servito sotto “Great Famine”, che uccide più di settembre, l’esercito piemontese, minster per la Contea di Longford. corti si parlava latino e gaelico. Nelle Elisabetta e sotto Giacomo (gli ante- Scrive in questo periodo un libro dal loro case erano accolti e protetti, nati degli odierni abitanti delle Con- titolo eloquente: “Soffrire per la secondo le antiche leggi, i poeti, gli tee protestanti dell’Ulster). Al geno- causa della Fede in Irlanda”. Si batte, arpisti e gli ultimi amanuensi (come cidio etnico avrebbe fatto seguito in politica estera, per la difesa dei gli estensori degli “annali dei 4 mae- quello culturale: l’antica letteratura diritti della Santa Sede e, nelle que- stri”), quelli che ancora ricordavano epica, la legge di Brehon, gli arpisti stioni interne, per promuovere le antiche storie, e la storia degli ed i poeti, la stessa lingua gaelica, l’educazione popolare ed il diritto O’Neill affonda nella notte dei tutto fu condannato al rogo o all’o- delle famiglie cattoliche ad educare i tempi. O’Neill (da un più antico Ui blio come espressione di una cultura figli secondo la propria fede. In ciò è Niall) significa “stirpe di Niall”, ritenuta barbara ed idolatra. “Il pae- coadiuvato da un giovane avvocato ovvero i discendenti del leggendario saggio, un manoscritto che noi non di Limerick, appena rientrato dall’I- “Niall dei Nove Ostaggi”, che aveva sapevamo più leggere. Derubati di una talia, Patrick Keyes O’Cleary, vetera- regnato sul Paese mille anni prima. parte del nostro passato…” ( John no delle campagne del 1867 e del Questo antichissimo retaggio spiega Montague). I problemi odierni, 1870 per la difesa dello Stato ponti- per quale ragione Hugh O’Neill, come si vede, hanno cause antiche. ficio. Testimone oculare dei fatti di signore di quel che poi sarebbe dive- Ci sono ferite che non rimarginano Mentana e di Porta Pia, O’Cleary nuto l’Ulster lealista, era ritenuto facilmente. I capi irlandesi trovarono sarà l’autore di due saggi di inesti- l’ultimo principe con il carisma suf- rifugio a Roma, accolti dal papa mabile valore documentario per ficiente a guidare, se necessario, Paolo V. Attesero che il re di Spagna capire le vicende del nostro Risorgi- un’insurrezione di vasta portata con- rompesse il trattato con l’Inghilterra, un milione di isolani e ne costringe forte di 70.000 uomini, viola il con- mento: “La rivoluzione italiana”e tro gli invasori inglesi. Educato in ma invano. Trascorsero nove anni, e altrettanti ad emigrare. E’ questa una fine di Stato senza alcuna dichiara- “Come fu fatta l’unità della nazione” Inghilterra, all’inizio si guardò a lui la popolazione dell’Ulster e del resto delle vicende che maggiormente zione di guerra. Le truppe piemonte- (pubblicati entrambi dalla Ares con come ad un alleato della Corona. del Paese, restò senza difesa, esposta hanno segnato la storia dell’Irlanda si avanzano suddivise in due colon- il titolo: “La Rivoluzione italiana”). Non era incline alla guerra e tuttavia al fanatismo rapace dei nuovi padro- moderna, imprimendo nella memo- ne: la prima segue una direttrice O’Reilly muore nel 1879, a tre anni vi fu costretto. I metodi crudeli del ni. “ ria storica della popolazione gaelica Abbiamo ucciso, incendiato e sac- costiera diretta ad Ancona, l’altra di distanza dall’amata moglie: Viene conte di Essex, luogotenente di Eli- cheggiato tutto, lungo il lago e per dell’isola un segno profondo ed segue la direzione centrale attraverso sepolto a Philipstown, non lontano sabetta, ebbero qualche parte in que- indelebile. Robert Kee, storico ingle- quattro miglia oltre Dungannon… l’Umbria. Lo Stato pontificio può dalla residenza familiare, nella Con- sto cambiamento d’animo e di parti- Non risparmiamo nessuno, quale che se contemporaneo, inizia il capitolo tea di Louth. opporre agli invasori meno di to. Guidò pertanto la sua gente nella sia il rango, l’età o il sesso, e l’effetto è del suo libro sull’Irlanda dedicato a 15.000 uomini, ma l’elite di questo “Guerra dei Nove Anni”, riportò sul questa vicenda con le seguenti paro- di terrore ancor maggiore per gente che esercito è rappresentato da un ardi- conte di Essex la grande vittoria di da tempo ormai non vedeva né tam- le: “Nessun evento nella storia irlande- mentoso contingente di volontari O’NEILL A ROMA Yellow Ford, ma ai successi iniziali se ha avuto un impatto emotivo più buro né incendio”. Così si esprimeva, stranieri accorsi da molte parti seguì la sfortunata spedizione con- in un rapporto, uno dei capitani di forte della “Grande Fame” del 1845- ’è una chiesa a Roma che molti clusasi con la sconfitta di Kinsale. d’Europa e d’America per difendere Elisabetta, nella primavera del 1607. 1849. Un’esperienza le cui ricadute non conoscono, quella di S. Pie- Ogni Irlandese sa che “l’Irlanda gae- la Santa Sede: uomini del battaglio- C E pure nei secoli a venire sarebbero sulla coscienza nazionale del popolo tro in Montorio, in una splendida lica muore a Kinsale”, luogo in cui ne francofono (Francesi, Belgi e stati “Dispersi i figli, per l’Australia e irlandese possono trovare un confronto posizione sul Gianicolo. Il luogo è fallisce l’audace tentativo dei clan del Franco-Canadesi) e gli Irlandesi di Brooklyn…”( John Montague). Il adeguato solo con la memoria giudaica Nord di congiungersi con gli alleati quello che viene a chiamarsi inizial- paesaggio irlandese è ancor oggi, in della ‘Soluzione Finale’ imposta dal spagnoli sbarcati nel Sud. A questo mente “Battaglione S. Patrizio”. tempi di rapida crescita economica, nazismo agli Ebrei. Pertanto, non sfortunato esito, il poeta contempo- Dopo Perugia, Spoleto viene investi- segnato da rovine: abbazie e chiese infrequentemente si è guardato alla ta dall’avanguardia piemontese, forte raneo John Montague dedica, ne “Il ‘Grande Fame’ come ad una sorta di Campo Abbandonato”, i seguenti rase al suolo dai soldati della Rifor- di 8.000 uomini e 24 pezzi ma, ma anche ruderi di povere case genocidio perpetrato dagli Inglesi ai d’artiglieria, e a seguire ve ne sono drammatici versi: “Tir Eoghain: Terra danni del popolo irlandese…” (“Ire- di Owen (Tyrone), territorio degli contadine abbandonate. Sembrano altri 15.000… Ma a Spoleto gli luoghi romantici, con l’erba verdissi- land: a history”, Ed. Abacus). invasori incontrano una resistenza O’Neill; spettrale il passo dei Gallow- O’Reilly torna nella verde isola glass scalzi degli O’Hagan, in marcia ma che cresce fin sui resti dei tetti sorprendente, proprio da parte degli degli edifici consunti, ma sono piut- quando le conseguenze della tragedia elementi del battaglione guidato dal per riunire le forze a Dun Geanainn vanno lentamente attenuandosi, ma (il castello degli O’Neill a Dungan- tosto il ricordo di una tragedia, maggiore O’Reilly. Con O’Reilly ci ancora impressa nei cuori di tanti e la fame ha comunque messo la paro- sono 300 Irlandesi, tutti volontari non). Avanti verso il sud, verso Kinsa- la fine alla vicenda politica del gran- le! Il sonoro grido di guerra è presto di cui rende testimonianza la parola giunti in Italia nella convinzione di del poeta: “Come cocci d’una cultura de movimento per l’emancipazione difendere il Papa ingiustamente reinghiottito in spirali di pioggia nera civile dei cattolici irlandesi guidato e nebbia. L’orgoglio dell’Ulster, i nemi- perduta, le capanne sparse sui declivi. aggredito. Sbarcati per lo più a Civi- Ricordo quando furono abbandona- dall’avvocato Daniel O’Connell. tavecchia, sono pervenuti tra le ci di Elisabetta, affondano nella torba Stanco e malato, il carismatico lea- del Munster…”. Dopo Kinsale sareb- te…”( John Montague). Il 20 montagne dell’Umbria attraverso il luglio1616, si spegneva a Roma der muore a Genova, proprio nel- territorio della Tuscia. Accanto a be venuto il tempo del disincanto e l’anno del ritorno in patria di dell’esilio. Hugh O’Neill, trattato in l’ultimo di quegli esuli eccellenti, questi, vi sono altri 200 uomini del nella sua lingua natale il suo nome O’Reilly. Patrick Myles offre il pro- locale presidio, per lo più inesperte un primo momento con prudente prio sostegno al progetto di John indulgenza dai vincitori, ricevette in era stato: Aodh Mor O’Neill. Colto reclute italiane, ma anche un drap- e poliglotta, convivevano in lui due Henry Newman e dell’acivescovo pello di tiratori svizzeri, francesi e seguito l’ordine di lasciare la sua resi- distinte figure: il capo della propria Leahy per la nascita di un’Università belgi. L’artiglieria conta un solo can- uno dei più belli della città. La denza per presentarsi al cospetto del gente, secondo le consuetudini ance- Cattolica in Irlanda, destinata a for- none... O’Reilly, trent’anni compiuti chiesa e le strutture conventuali nuovo re, Giacomo Stuart. Sapeva strali dell’Irlanda gaelica, e mare una nuova classe dirigente ed a ed una famiglia che attende il suo annesse (oggi “Accademia di Spa- bene che se l’avesse fatto sarebbe l’umanista rinascimentale, protettore spezzare il pesante monopolio ideo- ritorno a casa, rifiuta ogni proposta gna”) devono la propria attuale siste- stato arrestato con false accuse, della cultura e delle arti, secondo un logico-religioso esercitato dal Trinity di resa e, pur sottoposto ad un fitto mazione alla presenza dei Francesca- imprigionato nella Torre di Londra e modello che proprio in Italia, il College di Dublino. Nel 1854, tiro di artiglieria, oppone una resi- ni (dal 1472) e all’interessamento ucciso. Se non fosse andato, invece, O’Reilly, cui non manca una certa stenza insuperabile che provoca forti dei re di Spagna Ferdinando la sua sarebbe stata comunque una Paese che infine lo accolse, aveva attitudine militare, ottiene anche il perdite tra i Piemontesi. Si fa inter- d’Aragona e Isabella di Castiglia. prova evidente di slealtà. Privo di visto la sua massima espressione. grado di capitano della Milizia della venire persino l’arcivescovo di Spole- Non è un luogo frequentatissimo e alternative, O’Neill, che ora sperava Sulla lapide che indica il luogo della Contea di Louth (i Louth Rifles). to per convincerlo a cedere la rocca, non sono tanti quelli che, entrati in di poter rientrare alla testa di sua sepoltura sono scolpite le Gli anni della fame si allontanano e, ma lui gli risponde orgoglioso che Chiesa per una visita, hanno l’idea un’armata straniera per liberare il seguenti parole: D.O.M. Hic Quie- dopo il matrimonio con Ida Jernin- “un buon soldato, che ha ricevuto di andare a spostare la guida rossa Paese, finse di obbedire e si imbarcò scunt Ugonis Principis O’Neill Ossa. 4 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

UNA STORIA D’AMORE race Eveleen Gifford nasce a GDublino nel 1888, seconda di Le vicende di una famiglia orvietana dodici fratelli: suo padre, Frederick, è un cattolico, sua madre, Isabella, una protestante. Grace cresce nella tra Quattrocento e Cinquecento fede della Riforma, si era infatti sta- bilito da parte dei genitori che i figli maschi sarebbero stati educati come iamo agli inizi del ‘500; gli orvietani, anche se non avevano rispettato il ghi (octo corone d’oro, ex voto alla Madonna), che costituiva aggravante cattolici e le figlie femmine come Spatto di pace solennemente giurato il 14 giugno 1426 nella piazza del di reato; e infine almeno un assassinio a tradimento. protestanti. Frequenta a Dublino la Duomo, ormai stremati e disillusi dal succedersi delle sopraffazioni dei Fu arestato, processato e condannato alla pena capitale e questo nel più “Metropolitan School of Art”, quin- Muffati e dei Malcorini, vivevano in una discreta tranquillità sotto il stretto senso del termine perchè comportava il taglio della testa. Ma di, a 19 anni, si trasferisce a Londra, governo centrale dello Stato Ecclesiastico. Vi era stato il passaggio dell’eser- l’esecuzione della sentenza fu assai complessa e spettcolare: fu issato e ben per proseguire i propri studi artistici cito francese di Carlo VIII nel 1494: non era entrato in città, ma lasciò legato su una carretta trainata da un asino e così scarrozzato «per tucta la alla “Slade School of Art”. Diventerà ugualmente un ingrato «dono», quel «mal francioso» conosciuto poi nel- terra», terminando il percorso in Piazza del Popolo, dove gli si doveva illustratrice. Tornata in patria nel l’arte medica col nome di «sifilide» datogli dallo scienziato Girolamo Fra- mozzare il capo. E qui la tragedia si trasformò in macabra commedia a 1908, ha la castoro. causa del ceppo che si muoveva sotto il peso del corpo del condannato e la ventura di Ma reati ugualmente se ne commettevano, perché il buono e il cattivo mannaia non poteva cadere dritta al collo: nonostante gli sforzi del «mana- partecipare convivono in tutte le latitudini e in tutti i tempi. goldo» si dovette sospendere l’esecuzione e risistemare tutto l’apparato e all’inaugura- così finalmente Giannotto di Antonio dell’Ongaro morì. zione della Le notizie che seguono sono ricavate da Documenti conservati nell’Archi- La nota di Tommaso di Silvestro è molto precisa: scuola bilin- vio di Stato di Orvieto, in particolare dal Diario di ser Tommaso di Sive- «A dì 14 del mese de Febraro 1508 fu mozo lo capo, et prima fu strascina- gue (Inglese stro e dal notaio Antonio de Capita. to per tucta la terra sopra ad una caretta legato et menata da uno asino, ad e Gaelico) di Nel 1508 fu assicurato alla giustizia Giuhannozzo ossia Giannotto del- Giuhannozzo dell’Ongaro, quale era orvietano, quale haviva già morto St. Enda a l’Ongaro perchè, si potrebbe dire, aveva acquisito una certa abilità su tutti Alessandro de Luca de Giliuzzo ciptadino d’Oriveto con una maza a tradi- Ranelagh. E’ i campi del furto; ma non esitava a prestare anche la sua mano per elimi- mento. .... Et anque haviva furato insieme con altri dui in una camera qui che per dello convento de Sancta Maria de Serve circha ad octo corone d’oro et la prima nare fisicamente qualche persona sgradita a qualche altra. certa moneta quando le frate erano gite alla Processione. Et anque haviva volta incon- tra Joseph Giannotto era figlio di Antonio di Paolo Bisussi detto l’Ongaro e di Cate- furato certo grano ad più persone et cavalle et asine; adeo che lui fu prima Mary Plun- rina, figlia di Salvatore di Corbara; aveva due fratelli: Paolo, come il strascinato per tucta la terra sopra ad una caretta legato et menata da uno kett, un inse- nonno, e Benedetto. La famiglia abitava in parrocchia di Santo Stefano (la asino; et da poi in Piaza del Popolo gle fu moza la testa: et stentò lo ceppo gnante giovane e brillante dai molte- zona di Pistrella) e aveva una sepoltura, ereditata dagli antenati, nelle vici- che caschò: non andò bene; bisognò che lo managoldo ce appianasse su plici interessi culturali. Grace, che na chiesa di Santa Maria dei Servi. colle piede et spegnesse (= spingesse) et anque non bastava. Alzaro su non condivide i pregiudizi anti-cat- un’altra volta lo ceppo colla mannara et lassaro caschare: et cussì morì. tolici diffusi negli ambienti dell’A- Fu una famiglia tutt’altro che baciata dalla fortuna. Caterina era già morta L’anima del quale Dio l’abbia riccolta in pace!» scendancy anglo-irlandese, trova ben il 17 novembre 1494 quando Antonio suo marito dettò il proprio testa- (Diario, cc. 353 - 354) presto in Plunkett una notevole mento; doveva essere morta di recente perchè Antonio ancora non aveva guida morale ed intellettuale. Poeta e espletato la pratica di restituzione della dote di Caterina, secondo le norme Per ultimo morì il primogenito Paolo, detto Paoletto, il 29 gennaio 1511. giornalista, studioso dell’antica lin- dello Statuto del Comune di Orvieto, e lasciò l’impegno ai figli, ma Paolo Il diarista farà notare che quel giorno era la festa di san Costanzo, vescovo gua gaelica e, al tempo stesso, uno fece opposizione a questa clausola di fronte al notaio. di Perugia del secondo secolo dopo Cristo: a questo santo era dedicata, in dei fondatori dell’avveniristica “Irish (Notaio Antonio de Capita. n. 129, cc. 5 - 6.) Orvieto, una delle due chiese demolite per dar luogo allo splendido Esperanto League”, Plunket è anche Non si conosce la data di morte di Antonio di Paolo Bisussi, ma forse non Duomo. un cattolico convinto. Il suo esem- fu lontana dalla data del testamento. «Paulecto de l’Ongaro, habitante in Pustrella, homo de 55 anni o circha, pio ed i suoi insegnamenti hanno morì martedì ad nocte che fu lo dì de sancto Costanzo a dì 29 de Iannaio pertanto una grande parte nella deci- Benedetto, il più giovane secondo l’ordine in cui i tre sono nominati nel 1511; fu sepellito in Sancta Maria de Serve». (Diario, c. 621) sione che Grace prende nel 1915, testamento paterno, morì il 1 maggio 1498 a causa del male portato dai seguita poi dalla sorella Muriel, di soldati dell’esercito francese. Non è indicata l’età al momento della morte, La breve storia di questa famiglia, anche nella sua schematicità è una scin- abbracciare la fede di Roma. Sarebbe se non in modo generico: homo facto, cioè adulto quindi superiore ai 25 tilla di luce sul quattro-cinquecento orvietano. L’unico punto cronologico stata accolta nella Chiesa cattolica il di riferimento è la data di morte di Paolo insieme alla sua età: 55 anni nel 7 aprile1916. anni. 1511. Quanti frammenti di storia orvietana emergono dalle schematiche Grace tuttavia non immagina ancora Il Diario di ser Tommaso di Silvestro nota: «Benedetto dell’Ongaro, homo quanto profondamente Plunkett sia facto, morì a dì decto, et morì de mal francioso; fu sepellito in Sancta informazioni trasmesse sia dal Diario di Tommaso di Silvestro sia dal coinvolto nelle vicende politiche del Maria de Serve». (c. 83) notaio Antonio de Capita nello stendere il testamento di Antonio di Paolo tempo e nel temerario progetto di Bisussi detto l’Ongaro! insurrezione contro il dominio ingle- Il secondogenito, Giannotto, morì il 14 febbraio 1508: di morte violenta, se nell’isola. Sogna forse una vita come violenta era stata parte della sua vita, tra abigeati, furti anche sacrile- Roberto Fagioli familiare serena, di certo fa conto di poter sposare presto l’uomo del quale si è ormai profondamente Donagh, Eamon Ceannt… l’ultima la resa, coloro che hanno apposto la gione di Harbor Hill. con il Bambino visibile ancor oggi in innamorata. Le nozze sono fissate firma è quella di Joseph Plunkett. propria firma sul proclama della Grace si manterrà fedele per tutta la una piccola cella del carcere di Kil- per il 23 aprile 1916, la Domenica Plunkett raggiunge gli “Irish Volun- Repubblica Irlandese sono processati vita ai suoi ideali politici e religiosi. mainham, una delle più struggenti di Pasqua. teers” solo all’ultimo momento. Di per direttissima da un tribunale mili- E sarà una vita non semplice: parte- ballate che è possibile ascoltare per le Il 23 aprile 1916, una data fatidica salute malferma, nei giorni prece- tare e condannati a morte, identica cipa alla vita politica irlandese nelle strade o nei locali di Dublino. I nella storia d’Irlanda! Per quel gior- denti era stato ricoverato in un sana- condanna colpisce gli ufficiali al fila del “Sinn Fein”, vede la contro- versi, di Frank and Sean O’Meara, no i maggiori edifici pubblici di torio ed aveva subito un intervento comando dei battaglioni degli “Irish versa nascita dello “Irish Free State”, prendono spunto dalle ultime parole Dublino sarebbero stati occupati chirurgico. Quando si unisce ai Volunteers”, che per molti giorni nel 1921, e vota contro il “trattato”, dedicatele da Plunkett, appena dagli insorti, uomini e donne con la compagni al GPO è ancora bendato hanno tenuto testa alle truppe della subisce pertanto, al pari di molti prima di cadere sotto i colpi del plo- divisa verde degli “Irish Volunteers” e convalescente. Gli mettono accan- Corona per le strade della città. altri, le dure conseguenze di una tone d’esecuzione. La canzone si (nazionalisti di tendenze conservatri- to, in qualità di aiutante di campo, Quando Grace viene a sapere che scelta che precipita l’Irlanda in una intitola “Grace”… ci) e dello “Irish Citizen Army” (la un giovane energico e promettente, anche il suo Joseph è destinato a breve ma feroce guerra civile. Nel milizia operaia costituita dal pensa- un certo Michael Collins, di West finire davanti al plotone corso di una retata a Dublino, nel tore socialista e leader sindacale O Grace, stringimi forte Cork, non lo conosce ancora nessu- d’esecuzione, corre presso una gioiel- febbraio1923, è arrestata e rinchiusa, James Connolly). Alle ore 12.00 del tra le tue braccia e che questo istante no, ma farà parlare il mondo intero leria della centralissima Grafton per alcuni mesi e senza un preciso 24 la capitale è nelle mani degli di sé, costringendo gli Inglesi, nel Street per acquistare due fedi nuziali. capo d’accusa, nella medesima pri- non trascorra mai insorti. Sul tetto del GPO (General 1922, a lasciare per sempre la verde Ottenuto un permesso speciale, gione in cui, sette anni prima, era Alle prime luci del mattino Post Office) sventola per la prima isola… Grace Eveleen Gifford e Joseph stata eseguita la condanna a morte mi porteranno via ed io non ci sarò più volta nella storia d’Irlanda il tricolo- Come è noto, la “Easter Rising” va Mary Plunkett si sposano nella cap- del marito. Incerta riguardo al pro- Con tutto il mio amore allora re verde, bianco ed arancio, mentre incontro ad un tragico fallimento. I pella della prigione di Kilmaihan, la prio destino, trascorre il tempo metto questa fede sul tuo dito il giovane poeta Patrick Pearse, ora preparativi dei repubblicani sono, notte del 4 maggio 1916, poche ore dipingendo sulle pareti bianche Non c’è più tempo per celebrare il nostro nelle vesti di presidente del Governo almeno per grandi linee, noti alle prima dell’esecuzione. Entrambi immagini a carattere religioso, che amore, dobbiamo dirci in fretta addio… Provvisorio, legge il documento di autorità ed una campagna di disin- hanno 28 anni. Due soldati britan- ancor oggi è possibile vedere. Fedele proclamazione della Repubblica formazione semina dubbi ed incer- nici fanno da testimoni ed illumina- alla memoria di un uomo che era Irlandese (“Poblacht na h Eireann”). tezze tra i rivoltosi. Dublino è rapi- no la cappella disadorna con due stato suo solo per pochi fugaci istan- Stefano Aviani E’ la “Easter Rising”. “Una terribile damente isolata dal resto del Paese, sole candele. Conclusa la breve ceri- ti, non si sposerà mai più. Gli ultimi bellezza è nata” commenterà nel suo affluiscono i rinforzi e viene procla- monia, Plunkett viene riportato anni trascorrono tra ristrettezze eco- celebre poema, “Pasqua 1916”, Wil- mata la legge marziale. La nave da subito in cella. Alle prime luci del- nomiche e problemi di salute. liam Butler Yeats. Per le strade di guerra Helga apre il fuoco sui quar- l’alba ne esce per l’ultima volta in Muore infine il 13 dicembre1955, in “Lettera Orvietana” Dublino sono diffuse le copie del tieri centrali della città... Cionono- direzione del cortile interno della una casa per anziani, quasi dimenti- è consultabile proclama del Governo rivoluziona- stante le truppe britanniche, fornite prigione, il luogo dell’esecuzione. Il cata dai libri di storia e dai corsi rio, con in calce le firme dei capi on line nei siti: di blindati ed artiglieria da campa- corpo non sarà mai restituito alla accademici. Non dalla sua gente dell’insurrezione: Thomas J. Clarke, www.isao.it gna, riprenderanno il pieno control- famiglia. Le spoglie dei ribelli sono però... Come per molti protagonisti Sean Mac Diarmada, Patrick Pearse, lo della capitale solo dopo una setti- frettolosamente sepolte in una fossa della storia irlandese, di lei ci parla, www.orvietoedintorni.it James Connolly, Thomas Mac mana di duri combattimenti. Dopo comune, nel cortile della vecchia pri- oltre che l’immagine della Madonna 5 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008 “Idem molas versatiles Volsinis inventas” Ritrovate nel territorio orvietano importanti cave di macine d’età romana

linio il Vecchio, nella sua Natu- l’edificazione di muretti a secco. Pralis Historia, parlando delle La frequentazione di questa cava si varietà di pietra e dei loro utilizzi, protrasse anche dopo l’età romana; cita Varrone, secondo il quale le ai margini di un oliveto, in mezzo ad macine rotatorie sarebbero state un cumulo di mete, si può notare un inventate a Volsinii:“idem molas ver- curioso bacino, ovviamente assai più satiles Volsinis inventas1”. tardo, con scolpita a bassorilievo la Queste macine si trovavano spesso testa di un leone. nelle panetterie e nei molini. Sono Una seconda cava, già nota da alcuni costituite da tre elementi fondamen- anni3, doveva trovarsi nei pressi del tali: una parte fissa, la meta, avente Monastero della Trinità. Nel corso di forma di campana, circondata da un recenti lavori edilizi, è stato possibile basso zoccolo in muratura sul quale notare una nutrita serie di elementi si poneva un contenitore che racco- lapidei, tra i quali figurano dei pic- glieva la farina. Al di sopra della coli catilli e delle mete, queste ulti- meta veniva incastrato il catillus, un me di ragguardevoli dimensioni. elemento mobile a forma di doppio Molti catilli di piccole dimensioni tronco di cono; la parte superiore sono reimpiegati nel muro perime- fungeva da imbuto in cui introdurre trale della struttura, in particolare il grano, mentre la parte inferiore nel tratto meridionale. garantiva la molitura per effetto della Una terza notevole cava è stata rin- rotazione contro i fianchi della meta. tracciata nei pressi di Buonviaggio, Per far si che non ci fosse attrito proprio a lato del Fosso Fanello. eccessivo e per favorire infiltrazione Lungo il corso d’acqua si notano del grano tra il due elementi, il catil- numerose schegge di leucite, oltre ad lus era mantenuto leggermente stac- alcuni grossi elementi lapidei incom- cato dalla meta per mezzo di un asse piuti; si tratta in particolar modo di di legno verticale collegato ad un mete e catilli. telaio2. Il tutto poteva essere messo Una volta portate a compimento, in movimento da bestie da soma, queste macine venivano commercia- oppure, nel caso di macine di più lizzate. Nei catilli, in cava, non veni- BRUSCHETTI 1999 = P. Bruschetti, Indagi- ridotte dimensioni, da schiavi. esso contigui. Il pezzo più interes- trasporto avvenisse sfruttando il vano però eseguiti i fori passanti sante è una macina, probabilmente corso del Paglia e poi del Tevere, ni sullo scavo a Campo della Fiera presso In seguito ad una serie di ricognizio- Orvieto, in Annali della Fondazione per il destinati ad accogliere l’intelaiatura per olive, di forma rotonda, visibile fino al mare, piuttosto che affrontare ni condotte dallo scrivente nella lignea; questi fori dovevano essere Museo Claudio Faina, VI, 1999, pp. 159 zona compresa tra località Traveja, a Corbara nei pressi di un’azienda un dispendioso e difficile viaggio via - 181. eseguiti quando la macina raggiun- 11 alle pendici del colle su cui sorge il agricola. Il foro d’uscita dell’olio è terra . Macine in fonolite leucitica BUFFONE - LORENZONI - PALLARA - geva la sua destinazione finale, per una protome di tartaruga. d’origine orvietana sono state rinve- ZANETTIN 1999 = L. Buffone, S. borgo di Sugano, e località Buon- favorire il perfetto incastro tra ele- Lorenzoni, M. Pallara, E. Zanettin, Le viaggio, sono state rintracciate Ma il punto d’imbarco si trovava nute anche a Leptis Magna e macine rotatorie in rocce vulcaniche di menti lapidei e travi lignee. ovviamente più a monte di Pagliano, Cirene12. numerose testimonianze archeologi- Dopo la realizzazione nelle cave vol- Pompei, in Rivista di Studi Pompeiani, X, che riconducibili a cave di macine forse nella zona compresa tra la con- L’imponente insediamento produtti- 1999, pp. siniesi, le macine erano trasportate DE VOS 1985 = M. De Vos, Pietra, in A. attive in epoca romana. Le cave fluenza del Chiani col Paglia ed il vo costituito dalle cave di macine, è fino al corso del Paglia, che in età Rio Torbo. A suffragare questa ipote- Ricci (a cura di) Settefinestre. Una villa furono impiantate in questo settore ulteriore prova della grande vitalità schiavistica dell’Etruria romana. La villa e romana costituiva un’ottima ed age- si è il rinvenimento dell’iscrizione economica che in età romana carat- del territorio volsiniese per la presen- vole via d’acqua. A questo proposito i suoi reperti, Modena 1985, p. 70. funeraria CIL XI, 2775 e di un terizzò il territorio orvietano, e che DELLA FINA 1988 = G. M. Della Fina, za di un esteso banco di fonoliti leu- è interessante notare come, nel corso citiche, minerali lavici con buone frammento di dolio con bollo a rilie- solo recentemente sta andando Orvieto Romana, 1988. delle ricerche ottocentesche, tra le vo5. Finora inedito, ma estremamen- incontro ad una adeguata, quanto MORELLI 1956 = C. Morelli, Gli avanzi proprietà abrasive ed una superficie rovine del porto romano di Pagliano, romani di Pagliano presso Orvieto, in Bol- te significativo, è il recupero di due meritata, rivalutazione13. con struttura granulosa. Altre pietre siano state rinvenute numerose lettino ISAO, XIII, 1956, pp. 3 - 60. mete in leucite, recuperate dalla PEACOCK 1986 = D. P. S. Peacock, The laviche utilizzate in epoca romana macine4. Anche nei casali in prossi- per realizzare macine presentano Soprintendenza Archeologica per Paolo Binaco production of Roman millstones near Orvi- mità del sito si possono vedere eto, Umbria, Italy, in Antiquaries Journal, numerose vescicole, nella quali spes- l’Umbria alla confluenza tra Paglia e numerose macine romane in pietra 6 66, 1986, pp. 45 - 51. Chiani . Una delle macine recupera- BIBLIOGRAFIA so si incastravano chicchi di grano, lavica, che sono frutto di rinveni- SATOLLI 1991 = A. Satolli, Orvieto Under- te presenta un antico restauro, effet- ground 3, in A. Satolli (a cura di) Qua- che poi finivano per deteriorarsi. menti antichi compiuti in zona, nel Al momento sono stati localizzati i tuato mediante una colatura di ADAM 1988 = J. P. Adam, L’arte di costruire derni dell’Istituto Statale d’Arte di Orvieto, porto od in insediamenti rurali ad piombo fuso. presso i Romani, 1988, pp. 346 - 347. vol. 5/6, 1991, pp. 124 - 125. siti di almeno tre probabili manifat- ANTONELLI - LAZZARINI - LUNI = F. Le macine volsiniesi erano assai STOPPONI 1999 = S. Stopponi, Contributo ture. La prima, molto vasta, è Antonelli, L. Lazzaroni, M. Luni, Preli- alla conoscenza del territorio orvietano, in da individuarsi tra località Tra- ricercate all’interno dell’Impero minary study on the import of lavic millsto- Annali della Fondazione per il Museo veja ed il borgo di Sugano, su Romano. Ad una massiccia attesta- nes in Tripolitania and Cyrenaica (Lybia), Claudio Faina, VI, 1999, pp. 41 - 76. zione a livello locale7 corrisponde in Journal of Cultural Heritage 6, 2005, un’area avente lieve pendenza pp. 137 - 145. verso il fosso c.d. “della Rocca” un’altrettanto imponente distribu- e le sorgenti del Tione. Sul ter- zione fuori dal territorio volsiniese. reno, oggi in parte destinato ad Nella colonia di Cosa, nei pressi del arboricoltura, ed in parte rico- Monte Argentario, sono state rinve- perto da boschi, si notano nuti due elementi quasi certamente numerosi piccoli mortai, alcuni riconducibili alle cave orvietane8. catilli incompiuti e varie mete. Anche molte macine rinvenute ad Oltre a questi materiali, nei Ostia sono in fonoliti leucitiche9. pressi di località Traveja in par- Analisi sistematiche sono state con- ticolar modo, sul terreno si dotte anche sulle macine pompeiane. notano abbondantissimi scarti Dei ventitre esemplari presi in consi- di lavorazione delle macine, derazione, ben undici sono ricavati costituite da schegge di leucite dalla fonolite leucitica di provenien- più o meno grandi. Molti di za orvietana. In tutti i casi si tratta questi residui di lavorazione di macine destinate a “pistrina”, cioè sono stati riutilizzati, in epoche a panifici10. Le grandi difficoltà logi- assai più vicine alla nostra, per stiche che il trasporto di macine comportava, dovevano richiedere costi elevati, che pertanto gli acqui- 1. PLINIO, N. H. 36, 135. renti erano disposti a sostenere. È 2. Cfr. ADAM 1988, p. 347. molto probabile, come detto, che il 3. PEACOCK 1986, pp. 45 - 51. 4. Si veda a questo proposito MORELLI 1956 con bibl. prec. 5. DELLA FINA 1988, scheda 8. 6. Ringrazio vivamente per l’informazione il dott. Paolo Bruschetti ed il sig. Bengasino Perazzini. 7. Interessante è il rinvenimento di alcune piccole macine in leucite negli scavi condotti dalla Soprintendenza Archeologica per l’Umbria in località Gabelletta. Ad esse erano associati materiali archeologici d’epoca romana, in particolare ceramica sigilla- ta. Si veda a questo proposito BRUSCHETTI 1999, 169. Macine analoghe alle precedenti pare siano state rinvenute in una villa romana in loc. Bardano, oggi non rintracciabile. Si veda SATOLLI 1991, 204 - 205. Moltissimi esemplari, in molti casi anche incompiuti, pertanto riconducibili alla presenza delle suddette cave, sono rintracciabili nelle campagne e nel paese di Sugano. Sono tutti reperti in giacitura secondaria. 8. Si tratta di una meta, visibile nei pressi dell’Antiquarium, e del frammento di un piccolo catillus, rinvenuto nel corso degli scavi all’interno della villa di Settefinestre. Per questo reperto si veda DE VOS 1985, 70. 9. Cfr. nota 3. 10. Si veda BUFFONE - LORENZONI - PALLARA - ZANETTIN 1999, 121 e 128 - 129. 11. Come proposto invece in BUFFONE - LORENZONI - PALLARA - ZANETTIN 1999, 129 - 130. 12. A Leptis Magna sono state recuperate due macine, in contesti del III sec. d.C. A Cirene è stata recuperata una terza macina, in contesti databili tra il II ed il III sec. d.C. Si veda ANTONELLI - LAZZARINI - LUNI 2005, 137 - 145. 13. Per una summa delle emergenze archeologiche d’età romana nel territorio orvietano si veda DELLA FINA 1988 e STOPPONI 1999, 41 - 76. 6 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

onobbi Ilario Ciaurro nel 1982, Non mi capitò più di parlare con Ilario ILARIO CIAURRO aveva dipinto Nell’orto del curato Pinelli, chiamati per nome e per cogno- Cquand’era già ultranovantenne. Lo di Via degli Orti; se ne fece cenno, più (1906), L’orto della malinconia (1912), me, c’erano quelli chiamati per sopran- andai a trovare nella sua casa a Terni, in di una volta quando lui non c’era più(6), Tramonto nell’orto (1929), La porta del- nome, il Rocchio e Lupetto. Via Lazio n.18, perché l’anno preceden- ricordandolo spesso e volentieri con le l’orto (1929, 1933 e 1946) e L’orto della Il Rocchio, invece, altri non era che te mi era capitato, quasi per caso, di figlie Noemi e Carmelina che ho segui- Via degli Orti misericordia (1939)(18) poteva trovarsi a Umberto Tiberi (1908-1991), che Ila- occuparmi della ceramica che si produ- tato a frequentare per molti anni anco- con introduzione e note di proprio agio in Via degli Orti? rio conosceva bene perché aveva ceva nella Orvieto medievale(1) e di esser- ra, ma non avevo immaginato che Ila- Alberto Satolli E infatti Prencipe, di Via degli Orti, ci cominciato a lavorare con lui a quat- mi appassionato talmente allo studio di rio avesse ripensato a Via degli Orti e ha lasciato un disegno del 1928 ed un tordici anni nella bottega dei Vascellari quei manufatti artistici da mettere in ne avesse addirittura dettato un “ricor- olio del 1931(19). Federico Hermanin, di Perali come tornitore e, anno dopo cantiere per l’anno seguente una do” alla figlia Carmelina(7), probabil- che ha pubblicato il disegno, ce lo com- anno, era diventato un funambolo del mostra su “La ceramica orvietana del mente poco dopo quel nostro primo menta, come se anche lui avesse visto (e tornio(24), al punto da rendere quella del medioevo”(2) ed un’altra mostra, com- lontano colloquio. ciò è più che probabile) la stradina dise- torniante una libera professione, per- plementare, sul ‘revival’ novecentesco, Di come sia stata Via degli Orti, tra la gnata -e poi dipinta- da Prencipe: «Non fettamente compatibile con la condu- cioè su “La ceramica orvietana degli fine degli Anni Venti ed i primi Anni si possono infatti immaginare ambien- zione dell’osteria ereditata dal padre. Anni Venti”(3). Trenta, Ciaurro ci ha lasciato una viva- ti più vicini allo spirito dell’artista di Quanto a Lupetto, al secolo Domenico Si trattava di ricostruire (e rivendicare) ce descrizione, ammorbidita nel ricor- quello della Via degli Orti, dove nello Corba (1893-1959), trovai un ritratto una storia dimenticata e mi sembrò do, ma di ciò che ha rappresentato in sfondo di una stradina, chiusa fra muri da associare alla descrizione di Ilario, miracoloso che si potesse contare sulla quegli anni come luogo fisico e simbo- sgretolati, donde sporgono rami fron- nel quale la sua figura giganteggia con testimonianza diretta di coloro che di lico, l’arioso e diritto vicolo posto die- zuti, a ricordarci la terra buna e le ver- la rupe orvietana sullo sfondo: si tratta quella storia più recente erano stati i tro il palazzo del popolo, si può perce- dure degli orti vicini, in una facciatina di un olio dipinto da Luigi Surdi nel protagonisti: Umberto Tiberi, Angelina pire anche attraverso altre ‘vedute’ e bianca e logora, è una porta socchiusa e 1927 e intitolato, appunto, Domenico (25) Suadoni e altri, ma sopratutto Ilario facendo altre considerazioni. Ilario Ciaurro, 1925 ca. di quell’altro, dove una casa grigia, Corba Orvieto . Ciaurro. E’ noto che Ilario Ciaurro si trasferì ad cinta da un muro, sta muta con tutte le Surdi, pittore napoletano (1897-1959), Le chiacchierate con Ilario, al di là delle Orvieto per dirigere la manifattura l’orvietana Eufemia Benedetti(14) e sarà finestre chiuse, dominata da un gran era venuto a Orvieto per l’Esposizione informazioni di prima mano che mi for- ceramica dell’Arte dei Vascellari fondata questo un motivo in più per tornare mandorlo secco»(20). del 1923 ed in seguito tornerà più nivano sull’attività ceramica e sul duro da Pericle Perali nel 1920 ed altrettan- frequentemente a Orvieto anche con la Anche lo stesso Ilario, naturalmente, ha volte(26): frequentava volentieri, con lavoro dei ceramisti, erano lezioni di to noto che -dopo quell’esperienza figlia Giovanna, nata nel 1911, la quale dipinto un olio che rappresenta Via Ciaurro e Lyda de Francisci, lo studio storia e di vita: si svolgevano in una sala- latentemente conflittuale, ma fonda- -ora quasi centenaria- conobbe le figlie degli Orti, vista dalla parte opposta di di Prencipe nell’ex convento di S. studio dove ancora dipingeva, poi, scesi mentale per la rinascita della ceramica di Ciaurro e restò loro amica per tutta quella di Prencipe(21), e il dipinto è del Anna(27) e nel 1932, tutti e quattro lentamente per una scala esterna, segui- orvietana- abbia organizzato in proprio la vita. 1934 ca., quasi una addio poco prima insieme, esporranno i propri quadri a tavano facendo quattro passi sotto casa. la produzione di maioliche con la siste- La presenza di Prencipe a Orvieto, spe- di trasferirsi per sempre a Terni, salvo Livorno nella “Bottega d’arte”(28). Quando, ad un certo punto, Ilario mi mazione definitiva della fabbrica in Via cialmente come animatore culturale, tornare ogni volta che si presentava Nulla di più normale, quindi, che parlò della sua fabbrica in Via degli degli Orti(8), divenuta così punto di s’intensificò negli Anni Venti, quando l’occasione: il portale in pietra che vi anche Surdi sia stato un ennesimo fre- Orti non potei fare a meno di dirgli che riferimento e luogo d’incontro per si cementò anche l’amicizia con Ciaur- figura, che nascondeva la corte e la quentatore di Via degli Orti. in quella via ci abitavo da trent’anni e molti artisti che frequentavano Orvieto ro e quando, insieme e con altri, dette- grande scala interna, il giardino pensile E’ molto probabile che Ilario Ciaurro, che -quasi ad assecondare la sua nostal- in quel periodo(9), primo fra tutti ro vita al “Collegio delle Arti” nel 1923 e l’antica casa non ci sono più. nel ricordare Via degli Orti, a distanza gia, che è oggi la mia- nel vicolo era cre- l’amico pittore Umberto Prencipe a cui e prepararono il “Salone del paesaggio Anche altri artisti del “Collegio delle di cinquant’anni, abbia sovrapposto sciuta mia figlia più grande e giocava il Ciaurro, più giovane di lui di dieci umbro” del 1930(15), ponendo le basi arti” transitavano per Via degli Orti e altri ricordi orvietani (come l’osteria più piccolo. Era però già chiaro - anni, guardava come ad un maestro. per le otto edizioni del “Premio Orvie- disegnavano gli edifici monumentali del Rocchio che, in realtà, era vicino al ahimè!- che l’epoca in cui i bambini e i Umberto Prencipe (1879-1962) era già to”, oggetto di recenti studi sempre più più vicini alla strada, come quelli evo- duomo in Via Maitani) e che abbia ragazzi socializzavano nelle strade della venuto a Orvieto più volte quando approfonditi(16). cati nello stesso ‘ricordo’ di Ciaurro, il recepito altri racconti non facilmente città e scoprivano più autonomamente arrivò Ciaurro, la prima volta nel 1904 Quest’inciso per tornare in Via degli palazzo ‘del Capitano’ del popolo e il controllabili (come quello della morte il mondo stava scomparendo nell’indif- col pittore Claudio Stepanoff e fu quel- Orti proprio con Umberto Prencipe, convento con la chiesa di S. Domenico. di Lupetto)(29), ma quale fosse il senso ferenza quasi totale dei grandi senza più la l’occasione in cui, colpito dalla città che non aveva mai abbandonato Molti pittori dipinsero la piazza del di “… deporre il fardello delle memo- memoria. del silenzio, decise di trasferirvisi l’anno l’estetica del silenzio e che nelle sue deli- popolo col suo palazzo, ma Armando rie nella speranza che qualcuno voglia Rividi Ilario più volte anche negli anni seguente per un soggiorno prolungato mitate rappresentazioni spaziali tende- Ricci, che abitava in Via Felice Caval- raccoglierle, anche se esse sono così successivi, specialmente quando si pre- “... in una solitudine spettrale” -come va “…al frammento, all’hortus conclu- lotti -da tutti conosciuta come Retolun- impolverate e fruste” è stato lo stesso parò la mostra per i suoi cent’anni, scrive nei suoi Ricordi autobiografici-(10), sus, metafora crepuscolare della chiusu- go, in cui Via degli Orti si immette- Ciaurro, in altra occasione, a renderlo “Ilario Ciaurro 1889-1989. Un secolo ma non completamente isolato perchè ra nel soggettivo”(17): chi, più di lui, che incise un’acquaforte con Il palazzo del esplicito: “Nel mio raccontare non ho d’arte”, in quell’occasione mi conse- molti pittori in cerca di ispirazione lo Popolo visto da piazza Vivaria, dove Via fatto alcuna concessione alla fantasia, gnò, per pubblicarlo sul Catalogo(4), un raggiungevano nel suo ritiro rupestre. Il degli Orti sbuca dalla parte opposta. Di anche se la mia vocazione di artista mi suo vecchio manoscritto del 1923 con fiorentino Raoul Dal Molin Ferenzona Lazzaro Osio, invece, che lavorava sal- spinge sovente a creare la favola bella. uno studio inedito sulla ‘bottega’ di lo “... incontra ad Orvieto nel 1907 tuariamente con Ciaurro, come deco- Solo, a volte, qualche cedimento alla Mastro Giorgio e rievocò il periodo in mentre sta incidendo vedute notturne ratore di ceramiche, resta un disegno poesia quand’essa ha messo radici”(30). cui a Gubbio aveva riacceso i forni nel che sono fantasmi interiori” e si ferma del 1930 de Il Chiostro di S. Domenico, Alberto Satolli palazzo del Bargello(5). anche lui per un anno(11), nel 1908 il con la chiesa omonima(22), fatto prima triestino Bruno Croatto trasse da lui delle demolizioni sbrigativamente l’amore per le tecniche grafiche dell’in- effettuate per lasciare spazio all’Accade- cisione e dell’acquatinta e l’affezione mia della Gioventù Italiana Littorio; per la città, che dimostrò tornandovi Ciaurro, che non aveva dimenticato i anche in seguito(12), così molti altri pro- “… lunghi anni di vergogna” del fasci- tagonisti dell’ambiente romano, com- smo,(23) ricorda questo inglorioso episo- preso il futurista Giacomo Balla, ven- dio con ironiche metafore. nero a fargli visita sulla rupe orvietana Tra i personaggi che animavano la Via tra il 1905 e il 1909(13). degli Orti di Ciaurro, oltre agli artigia- Nel 1908 Prencipe aveva sposato ni come Neno il falegname e il fabbro U. Tiberi (il ‘Rocchio’) e A. Suadoni, 1925 ca. L. Surdi, Domenico Corba Orvieto, 1927. Carmela e Noemi Ciaurro, 1923 ca.

«Via degli Orti è una strada breve e deserta. Non c’è nessuna chiesa e nessuna di collegio, senza trucchi, raggiri o menzogne e questo perché, in quel benedetto paese, quelle dimore importanti con terrazzo sorretto da cariatidi che formano il decoro ed molte cose erano rimaste allo stato primordiale, non ultima, tra tutte, l’onestà. il vanto di ogni buona città di provincia. Ora, se tutto questo non è molto civile, è bello però, voglio dire era bello e tale rimase In via degli Orti vi sono due file di casette di tufo a due piani: quelle case che fino a quando giunsero, su macchine poderose, gli “uomini della città” e demolirono conservano presso la porta la piccola nicchia con l’immagine sacra e il lumicino il glorioso convento e costruirono la “casa gialla”, grande, con il parafulmine e le sempre acceso ed i fiori violetti di carta pieghettata. La via prende il nome dagli orti finestre quadrate. I nobili anziani si sparpagliarono allora per le diverse viuzze e le e dai cespugli di ortiche che fiancheggiano le case: vi si entra per bassi cancelli soffitte del paese, fino a che si ritrovarono poi, ad uno ad uno, sulla collina, tra i prati sgangherati ed è bello, quando fa sera, camminare tra i filari di viti e seguire gli stretti di crisantemi, sotto le assicelle di legno disposte in croce. rivoli d’acqua dove si bagnano le viole. Neno, il falegname sordo, ha aperto il suo negozietto proprio al principio di questa Nelle case di tufo abita povera gente, perlopiù artigiani: uomini non molto veloci, ma via, così che egli ne è quasi il custode, il portiere, o il padrone, tanta parte viva egli esperti e di indiscutibile gusto. Bottegucce umide e buie si aprono sotto le terrazzine I. Ciaurro, Via degli Orti, 1934 ca. prende alla disciplina del traffico. Quando la sora Annetta, la sarta del numero sette, fiorite di glicine. ritorna dal vicino mercato, si ferma un pochino da Neno per informarlo sul In fondo alla strada, appena voltato l’angolo con via della Pace sta il vecchio convento di San Domenico movimento dei prezzi e, se mai dalla borsa rigonfia spunta un ciuffetto di penne, Neno sogghigna con la splendida chiesa gloriosa. Il convento, abbandonato da tempo e demolito in parte, ospita nei alludendo alla prosperità della famiglia. La sora Annetta allora si fa rossa rossa e prende a narrare la rara camerini un po’ troppo arieggiati una specie di collegio senile dove si osservano le più ampie leggi di libertà occasione per cui è venuta in possesso dei due pennuti, uno dei quali, coscienziosamente nascosto sotto il e di solidarietà umana e dove non è raro incontrare uomini di alta cultura e di vasto intelletto. Il fatto cartoccio delle patate, può forse passare inosservato alla censura di Neno. di non possedere una casa circoscritta da un numero limitato di pareti con un regolamentare corridoio e E quando il fabbro Pinelli ha terminato uno di quei suoi bei cancelli di ferro battuto o un paio di alari obbligatori servizi ausiliari conferiva a quei simpatici vecchietti un’autentica libertà di pensiero che e li depone sul carrettino, Neno si fa sulla porta e commenta o ammira, così che, avvenuta la consegna ed traspare, più che dalle loro parole, da una certa aria compiaciuta e furbesca che arieggia tra le miriadi di il conseguente pagamento, non c’è bisogno di molte parole perché il falegname si ritenga invitato per la rughette fino alle setole delle barbe incolte. Più d’uno ha compiuto in gioventù lunghi viaggi per terra e ‘fojetta’ serale. Né, per questo, Neno è meno simpatico agli abitanti di via degli Orti, avvezzi ai suoi per mare e conserva nel pittoresco frasario parole di lontani paesi. Li anima un beato stato di attività brontolamenti come ai suoi rari consigli, specie di bambini che tra i trucioli e le tavolette di scarto possono contemplativa e li affratella una certa nobile indifferenza per la mancanza totale di moneta ed una giocare da mattina a sera. rassegnata tenacissima sete. E poiché in quel beato paese dove si svolsero gli avvenimenti che tenterò di Era l’ora in cui le case di via degli Orti cominciano a sembrare più alte e l’odore dei glicini si fa sentire narrare, molte cose erano rimaste allo stato primordiale, esisteva tra i valorosi vecchietti una specie di più forte mentre gl ulivi, perdendo la doratura del sole, si sbiancano tra pigolìi vaghi e vaghi profumi. Le scambio commerciale in natura, che andava dagli indumenti di lana ai pagliericci, dai diplomi di piccole lampade non si accendono ancora, ma già i contorni si sono fatti indistinti e qualche finestra si benemerenza ai cappelli di paglia. E questi scambi, contrariamente a quelli di uso corrente costituito da chiude. C’è allora sul corso un accorrere di gente che si pigia e si saluta frettolosa di compiere sette od otto banconote, avveniva serenamente, pacificamente, avvalorati da sagge opinioni e consigli dell’intero volte il breve percorso che va dal sagrato del Duomo alla piazzetta di Sant’Andrea. Anche da via degli 7 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

Orti tre o quattro ragazzette azzimate partono per il passeggio serale, salutano Neno Pietro” era il monellaccio del collegio di San Domenico, l’incorreggibile monellaccio ad alta voce continuando a parlare di cose loro. Egli risponde imbronciato per quella del cui avvenire temevano i compagni migliori. Si chiamava Pietro. “Poro Pietro” era recidiva evasione. Quindi è la volta di Neno, che chiude bottega e va all’osteria il nome a lui dato dai figli, gente castigata e dabbene che, a furia di buona volontà, dirimpetto. Da circa trent’anni egli compie tutte le sere quel breve tragitto che va si era conquistata posti da impiegati alla segreteria del catasto. Un padre come quello, dalla porta del suo negozio alla frasca che adorna l’ingresso dell’osteria del Rocchio e oltre a costituire motivo di disdoro per le buone relazioni contratte nella diligente sono poche le sere in cui un gran raffreddore o il matrimonio di un figlio lo hanno carriera, poteva fornire un costante intralcio alla loro burocratica ascesa, così che, pur distolto dalla sua ricreazione che è quasi un diritto e quasi un dovere ed alla quale, conservando nella cornice di peluche arancione la fotografia di lui, trentenne, nella insomma, non si può rinunciare. gloriosa uniforme di appuntato dei carabinieri, si erano riserbati di parlarne come di Il suo lavoro? Io credo che, se un’accurata indagine potesse compiersi tra la gente del un caro parente defunto e quell’aggettivo di “poro” era pronunciato da essi con una luogo, nessuna persona degna di fede oserebbe asserire di avergliene affidato uno, sia compostezza grave ed una compunzione commovente. Nè mancavano, da parte di pure il più semplice ed insignificante, né potrebbe testimoniare di aver conosciuto gente cristiana e bennata, di porgere aiuti al vecchio, ma, data la sua vetusta parenti od amici che si fossero valsi di Neno nella sua veste di falegname. Ora, se la affezione per le solide panche dell’osteria del Rocchio, si limitavano a fornirgli, di sua attività si dedicasse esclusivamente a vaghe esigenze familiari o se la sua quando in quando, un comodo giaciglio con un regolamentare materasso e le lenzuola produzione fossero assorbite totalmente da piccoli piaceri agli amici o da qualche U. Prencipe, Via degli Orti, disegno 1928 (sopra) profumate di lavanda. Ora, ognuno sa come le donne di Via degli Orti siano mogli regaluccio, o se soltanto con esse intendesse ricoprire il suo conto corrente all’osteria del e olio 1931 (sotto). di alte virtù casalinghe, così che non spiacque a più d’una cambiare le solide suppel- Rocchio è cosa di nessuna importanza. Il fatto è che nel negozietto di Neno c’erano lettili con un piccolo biglietto di banca, facile a tramutarsi in due o tre panate di molti trucioli e qualche tavoletta, un regolamentare bancone, una sega, una pialla ed quello secco, più conciliante i sogni di un materasso imbottito di piume. un illimitato numero di chiodi. Ora questo avveniva un po’ troppo di frequente, così che Lupetto espresse il suo Ora, abbiamo detto, era sera. Varie voci avevano richiamato i bambini: voci vicine disappunto al fabbro Pinelli che, in piedi sotto il vasto cappello, ascoltava. e frettolose, voci lontane e modulate con prolungamenti di cantilena. I ragazzetti “Certo”-concluse Lupetto- “una volta ogni tanto un poco di quello secco non farebbe s’erano sparpagliati correndo e rimanevano sul terreno di via degli Orti i loro segni di male. L’acqua del pozzo ha un certo sapore di acido fenico...”. gesso appena visibili e qualche pezzettino di ‘sola’. Fu allora che Pinelli il fabbro, Nell’aria passò il volo candido di una colomba che si posò cortesemente sul vasto chiusa bottega, era corso di sopra a cambiarsi, ed ora si avviava verso il negozio del copricapo del fabbro. Dalla pianta di pesco trasvolò una nuvola vaporosa di petali falegname vestito correttamente di nero, Per la strada, sotto la Madonnina del Buon bianchi e le campane suonarono l’Ave Maria. Così che Pinelli sorrise ad un pensiero Consiglio, incontrò Lupetto che faceva la minestra di lattuga. Lupetto, il vecchio buono, il più candido e dolce della sua vita, sorto da quella sua anima di fabbro come gigante, era l’unico analfabeta ammesso al consesso degli anziani che ospitava il le mille scintille dalla vasca della forgia. Neno, sulla porta della bottega, con la convento di San Domenico. L’unico, anche, che circoscrivesse la sua familiarità con i paesi del globo a matita tra l’orecchio ed il berretto rigido, aspettava. quelle sette od otto viuzze che si sventagliano dalla piazza del Capitano del Popolo al pendìo di Porta La Melania, sulla finestra, cantava. Rocca. Né fu sua la colpa: che mai, per nessuna ragione, gli si fornì l’occasione di scendere per la funicolare Ora avevo dimenticato di dirvi che Neno aveva una moglie di nome Cesira [in realtà, di nome Colomba, e di munirsi di un qualunque biglietto per una qualunque città. D’altra parte non era abbastanza ricco ndr], donna di modeste sembianze che possedeva la gioia di una voce prodigiosa, così calda e accorata, per concedersi viaggi di piacere. Aveva provato l’emozione delle ruote, seduto sugli alti carichi di fieno così ricca di trilli e gorgheggi. Gli annali del paese non registrano il motivo per cui Cesira, donna dalla trainati da buoi al tempo della mietitura e tanto gli bastava per sentirsi aggiornato in fatto di civiltà e voce di angelo, si unì in matrimonio con Neno, uomo di probi costumi e valente artigiano, ma debole di di moderni mezzi di locomozione. L’unico autentico ed irrimediabile guaio della sua esistenza era quella udito al punto da non apprezzare nella sua donna quelle virtù canterine che costituivano la gioia sua statura quasi gigantesca, poiché, data la varia provenienza dei suoi indumenti, doveva sopportare di vespertina dell’intera strada. Forse, senza questo piccolo difetto costituzionale, la loro unione avrebbe sentirsi battere i pantaloni fin sotto le ginocchia. La massima di Lupetto era più o meno questa: il mondo potuto essere una tra le più romantiche, liriche, appassionate che la storia ricordi. Fu, invece, soltanto un è popolato di troppi uomini piccoli anche se buoni e che gli uomini grandi sono per natura avidi, sospettosi pacifico e silenzioso accordo monotono, interrotto soltanto da nascite, battesimi e funerali ed altre simili e per nulla caritatevoli. Questo fino a quando, nell’ora di agonia, fu visitato da un certo Padre Anastasio, cerimonie. frate dei Cappuccini, uomo di proporzioni colossali e di grande cuore, che valse a modificare, almeno in Ora la Cesira, sulla finestra, cantava una vecchia canzone profumata che parlava di rose e diceva, se non parte, la morale sulla quale si erano abbarbicati per tanti anni i pochi pensieri del quasi spento Lupetto. sbaglio, così: Mi dissero che si addormentò in pace, benedicendo, con una toga lunghissima che gli ricopriva persino le “Son tornate a fiorire le rose scarpe rappezzate e tale si avviò per la collina fiorita di crisantemi. alle dolci carezze del sole...” Ora Lupetto, sotto la Madonnina del Buon Consiglio, confezionava la sua minestra di lattuga in un Fu a questo punto che Pinelli sorrise e, fatto a Neno un vago cenno lontano, si avvicinò a Lupetto che enorme barattolo di latta decorato di inverosimili pomidoro scodellava fresco fresco un primo assaggio della sua minestra: “Lupetto, mangia con buon appetito, poi, se rossissimi. I trucioli di Neno gli fornivano ogni sera vuoi, ho da parlarti. Che ne diresti se andassimo a sederci un pochino dal Rocchio? Ha via per me due dell’eccellente combustibile. Era, di solito, suo ospite, un bottiglie di quello stravecchio della riserva del Conte”. bambino rubicondo e paffuto avvoltolato alla meglio in diversi Lupetto guardò con grande meraviglia la faccia buona del fabbro indumenti di varia taglia, brusco nei modi e di origine incerta. e spalancò gli occhi sul piccolo anonimo che sgranocchiava in Questo bambino, di cui non conosciamo il nome perché di solito disparte una pannocchia di granturco bruciacchiata. Si alzò, si era chiamato mediante grugniti e fischi, si prestava, per la sua stiracchiò con cura i pantaloni fin sotto le ginocchia nodose. conformazione fisica quasi completamente sferica, e per “Rosso di sera, buon tempo si spera...” ammise. Era tutto quello l’elasticità della materia di cui era composto, a rotolare che, in una circostanza così insolita e dolce, poteva emettere la attraverso il filo spinato che isolava il cortile del falegname e di sua voce. lì entrava ed usciva più volte serenamente asportando quanto I tre uomini, Neno il falegname, Pinelli il fabbro e Lupetto il bastava per portare e mantenere al grado di ebollizione il gigante, si avviarono in direzione della frasca che decorava il torbido liquido che sostentava la sua rigogliosa infanzia e la negozio del Rocchio. Sulla porta una targa sgrammaticata solida salute del vecchio. annunziava agli uomini che la porta era verniciata di fresco e Ora Pinelli incedeva verso quel piccolo laboratorio cucinario e che pericoloso era accostarsi. Neno, presente e meticoloso, deviò qui si fermò annusando quel forte odore di aglio che si perdeva con largo giro. nell’aria rosata di quella sera profumata di glicine. “Buon Pinelli procedeva verso il bancone con la giacchetta nera appetito, Lupetto!” Lupetto era cupo quella sera e a Pinelli, che istoriata da larghe chiazze verdi maleodoranti. gliene chiese la ragione, raccontò come quel vecchio abbacchio Sulla finestra la Melania cantava... del ‘Poro Pietro’ ne aveva fatta ancora una delle sue. Il “Poro » Ilario Ciaurro L. Osio, Il Chiostro di S. Domenico, 1930. A. Ricci, Il Palazzo del Popolo, 1930 ca.

Note all’introduzione e bibliografia 9. Cfr. SATOLLI 1988. tempo dipinta anche da Prencipe (cfr. SPI- L’arte del vasaio, con scritti di G.C. Bojani e E. IDEM, La ceramica orvietana degli Anni Venti, 1. L’occasione si presentò con la mostra sulle 10. Cfr. SPINAZZÈ 2008, pp. 31-2 e 223. NAZZÈ 2008, figg. a pp. 46 e 85). Guiducci, Milano, Electa 1982. Firenze, Centro Di 1983. “Ceramiche medioevali dell’Umbria”, alle- 11. BARDAZZI 2002, pp. 12 e 77 e SPINAZZÈ 23. Ilario Ciaurro, Anni senza sole (1949) in La tradizione ceramica in Umbria, a cura di G. C. IDEM, Visione di Orvieto artistica/industriale tra stita a Spoleto, dal 25 giugno 12 luglio 2008, p. 82. CIAURRO 1977, p. 20. Bojani e T. Seppilli, Catalogo della mostra, ’800 e ’900, estratto dal Catalogo della 1981 (Vedi SATOLLI 1981). 12. Cfr. SPINAZZÈ 2008, p. 68 e Salone del pae- Vedi L’arte del vasaio, 1982. Perugia, Centro Umbria Arte, 1995. “Mostra Mercato Nazionale dell’Antiqua- 2. La mostra fu allestita nel Castello Sforzesco saggio … 1930, n. 157. 25. SATOLLI 2007, Tav. XIIIf e p. 57. LO PRESTI ALDO, Il premio di pittura e di incisio- riato”con l’aggiunta di una Premessa Biblio- a Milano dal 15 dicembre 1983 al 30 gen- 13. Cfr. SPINAZZÈ 2008, p. 43; sul Futurismo a 26. Ibidem,p. 58. ne Città di Orvieto, stampa dell’Autore 2004. grafica, Orvieto 1988. naio 1984 (Vedi SATOLLI 1983b). Orvieto cfr. LO PRESTI 2008. 27. Vedi Ilario Ciaurro, Ricordo di Umberto IDEM, Le arti a Orvieto. Proposta per un dizionario, IDEM, Orvieto tra le due guerre. Omaggio a Ilario 3. La mostra fu allestita a Orvieto nell’Ex 14. Ibidem, p. 74. Prencipe, in SPINAZZÈ 2008, pp. 241-2. Orvieto, Arte Cultura Sviluppo, Roma Ciaurro che ha compiuto cent’anni, estratto Convento di S. Giovanni dal 21 maggio al 15. Vedi Prima esposizione … 1923 e Salone del 28. Cfr. Mostre personali … 1932, s.p. 2006. dal Catalogo della “Mostra Mercato Nazio- 21 giugno 1983 ed a Faenza, nel Museo paesaggio … 1930. Fu nel clima culturale 29. Cfr. SATOLLI 2007, in particolare p. 57, IDEM, Il ‘contagio futurista’ ad Orvieto. Gerardo nale dell’Antiquariato”, Orvieto 1989. Internazionale della ceramica dal 24 luglio creato in quegli anni che ad alcuni artisti fu nota 110. Dottori al ‘Collegio delle Arti’, stampa del- IDEM, Ilario, o della ceramica (con un suo testo ine- al 9 ottobre dello stesso anno (Vedi SATOL- data l’opportunità di uscire dal chiuso degli 30. CIUARRO 1977, p. 3. l’Autore 2008. dito sulla ‘bottega’ di Mastro Giorgio, in Ilario LI 1983a). studi e delle mostre per esporsi con loro Mostra delle opere concorrenti all’VIII Premio di Ciaurro, 1889-1989… cit. pp. 11-17. 4. Vedi SATOLLI 1989a, pp. 18-20; vedi anche opere in spazi pubblici: furono commissio- BARDAZZI EMANUELE, a cura di, Raoul Dal pittura “Città di Orvieto 1948”, Catalogo, IDEM, Per lo studio delle vetrate del duomo di Orvie- IDEM, 1989b. nate a Duilio Cambellotti la vetrata per la Molin Ferenzona. “Secretum Meum”, Cata- Orvieto-Bagnoregio, Marsili 1948. to, in La vetrata del duomo di Orvieto, Orvie- 5. Cfr. SANNIPOLI 1992, p. 53, IDEM, 1995, p. Cappella del Corporale in duomo nel logo, Saletta Gonnelli, Firenze 2002. Mostre personali dei pittori Lyda De Francisci. to, Istituto Statale d’Arte, 1991, pp. 31-43. 15 e CECE-SANNIPOLI 1998, p. 66. 1924-25, ad Angelo Cocchieri il Monu- BERTONI F.- SILVESTRINI J., Ceramica italiana del Umberto Prencipe, Luigi Surdi, Ilario Ciaur- IDEM, Il “revival” novecentesco della ceramica 6. Ilario Ciaurro è morto a Terni il 25 agosto mento ai caduti inaugurato nel 1928, a Ila- Novecento, Milano, Electa, 2005, scheda su ro, Catalogo, Bollettino di “Bottega orvietana medievale, in Ceramiche umbre…, 1992, all’età di 103 anni (era nato a Cic- rio Ciaurro la vetrata e i simboli delle arti in Orvieto. Umbria di A. Satolli, pp. 298,299. d’Arte”, XI, 4, Livorno 1932. cit. 1992, pp. 61-70 ciano, presso Nola, il 14 marzo 1889) ed è ceramica per la chiesa di S. Andrea restau- Ceramiche Umbre 1900-1940, Catalogo della PETRILLO STEFANIA, Il Premio Orvieto. Pittura e IDEM, Ricordo di Ilario Ciaurro, in “Faenza”, sepolto nel cimitero di Orvieto (cfr. SATOL- rata nello stesso anno e ad Antonietta Paoli mostra, Perugia, Electa Ed. Umbri, 1992. incisione 1938-48, Perugia, Futura 2008. LXXX, 1-2, 1994, pp. 57-59. LI 1994). Pogliani la scultura sulla lunetta del portale CECE FABRIZIO-SANNIPOLI ETTORE, Il lustro Prima esposizione nel Palazzo del capitano del IDEM, Orvieto, in La tradizione ceramica…, cit. 7. Un Ritratto di Carmelina, dipinto dal padre per la stessa chiesa (cfr. SATOLLI 1991 e eugubino nella cultura storicistica dell’Otto- popolo, Catalogo, Orvieto, Marsili 1923. pp. 71-90. nel 1938 è riprodotto in Ilario Ciaurro IDEM 1999, pp. 37 e 85). cento, in La ceramica ‘a lustro’ dell’Ottocento Salone del paesaggio Umbro, Catalogo, Orvieto, IDEM, Tradizione ceramica a Orvieto, Catalogo 1889-1989, p. 31; il testo di Ilario su “Via 16. Dopo lo studio di LO PRESTI 2004 si veda a Gubbio, Catalogo a cura degli Autori, Marsili 1930. della mostra, Orvieto 1995. degli orti” è stato rinvenuto incompleto fra PETRILLO 2008. Firenze, Centro Di 1988, pp. 13-78. SANNIPOLI ETTORE, Nota sulla ceramica eugubi- IDEM, La ceramica di Orvieto, in Il senso del clas- le carte della figlia Carmelina, morta nell’a- 17. SPINAZZÈ 1987, p. 13. CIAURRO ILARIO, Le maioliche di Orvieto, in na degli anni venti e trenta, in Ceramiche sico. Ceramiche umbre dal Rinascimento allo prile di quest’anno, dalle nipote Maria Iole 18. SPINAZZÈ 2008, pp. 84-5, 116, 155, 166 e ‘L’ospitalità italiana’. V, 3/4 (1930) p. 17. umbre…, cit. pp. 53-70. Storicismo, Catalogo della mostra a cura di, Colombini, che ringrazio per avermelo 201. IDEM, I crocevia, Terni, Arti Grafiche Nobili IDEM, Un piatto dei Vascellari Eugubini ideato da G. Busti, (Budapest 2002), Città di Castel- consegnato dattiloscritto per pubblicarlo. 19. Vedi HERMANIN 1941, Tav. V e 1977 Pericle Perali, in “L’Eugubino” a. XLVI, n. lo, 2002, pp. 39-48. 8. Cfr. SATOLLI 1983a, pp. 10sgg. Sulla pro- 20. HERMANIN 1941, Prefazione, s.p. HERMANIN FEDERICO, 18 disegni di Umberto 1, pp. 15-16. IDEM, Orvieto e il suo doppio, Orvieto 2007. duzione ceramica di Ilario Ciaurro e sulla 21. SATOLLI 1989, fig. a p. 13; il quadro di Prencipe, Roma, Danesi 1941 SATOLLI ALBERTO, Fortuna e sfortune della cera- SPINAZZE’SABRINA , a cura di, Umberto Prenci- sua importanza Vedi : SATOLLI 1992, IDEM Ciaurro era conservato dalla figlia Carmeli- Ilario Ciaurro 1889-1989. Un secolo d’arte. mica medioevale orvietana, in Ceramiche pe (1879-1962), Catalogo, Galleria Carlo 1995a e b, IDEM 2002 e BERTONI-SILVE- na nella casa di Orvieto. Catalogo della mostra, Terni 1989. medioevali dell’Umbria, Catalogo della Virgilio, Roma, 1987. STRINI 2005, pp. 298-299. Vedi anche 22. SATOLLI 1999, figg. a pp. 44 e 41; la chiesa La scuola ternana. 1930-1942, Catalogo della mostra, Firenze, Nuova Guaraldi 1981, pp. EADEM, Umberto Principe (1879-1962), Orvie- CIAURRO 1930. con la piazza di S. Domenico era stata a suo mostra (Acquasparta 1982), Terni 1982. 34-78 e 112-161. to, Arte Cultura Sviluppo (Roma) 2008. 8 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

nell’estremo tentativo di salvataggio l’uno dell’altra. Una regione, un mito: la Tuscia Ebbe dunque pietà di loro, e dei giovani bellissimi corpi appena alle soglie della vita adulta. Tuscia: regione storica, straordinariamente rivalutata nel nome, di particolare attualità nella prospetti- Si commosse al pianto delle madri che spargevano, di rose, va di un rilancio plurisettoriale dell’antico territorio e nell’aspettativa, da molti condivisa, di una rior- odorosi, pietosi pètali ganizzazione amministrativa del territorio medesimo ove si riconoscono comuni tradizioni culturali. sui loro figli e promise un amore ripetuto nel tempo e candidi, discreti veli, o spunto di questo articolo nasce affascinarono e sottomisero gli ancora discesi dal cielo Ldalla lettera di una mia amica “rustici” Romani insediatisi sulla riva sul loro amplesso, parigina, impiegata come guida a Ver- sinistra del Tevere, ne presero le redini mentre ombre evanescenti sailles ed ospite per una ventina di (ricordiamo i re Tarquinio Prisco e celebravano, con canti e danze, giorni a casa mia. Tarquinio il Superbo). nozze mai avvenute. Nella lettera mi comunicava la sua Gli “ingegneri” etruschi costruirono a Così sarebbe stato meraviglia perché, nel dire ai turisti Roma la Cloaca Massima per lo spur- anche questa volta.” italiani che aveva soggiornato nella go delle acque, impostarono il sistema Mara Valeri. Tuscia, li vedeva sgranare gli occhi del rifornimento idrico, l’uso dell’arco dicendo: “Ma questa Regione della nelle costruzioni al posto della trabea- Tuscia in Italia non esiste!” zione, le grandi “tagliate” per snellire Avevano ragione entrambi: la mia le vie di comunicazione e ancora oggi LA VALLE DEGLI ETRUSCHI amica, perché io, nelle nostre escursio- facilmente identificabili, le cisterne di ni in cerca delle vestigia della civiltà depurazione. Il sistema di tumulazio- Percorre, il torrente Biedano, etrusca, le parlavo continuamente ne nelle tombe rupestri e sotterranee l’antica valle degli Etruschi della Tuscia, riferendomi a quella zona che ci parlano della loro fede in una le cui memorie, il tempo vita ultraterrena, (anche se legata alla dell’Etruria, compresa tra il Tirreno e Blera,1 nell’antica Tuscia ha coperto di fronde e di rovi. la riva destra del corso del Tevere e mistica pagano-greca), dei loro usi, È l’ora del tramonto Non si può percorrere questo territorio dell’antica Tuscia senza volgere il pensiero agli dove approdarono e si insediarono gli della loro arte pittorica, fictile ed che avvolge antichi Tirreni, che l’abitarono, facendone la culla della civiltà etrusca, di cui sono antichi Tirreni, integratisi con la orafa, i cui reperti ci hanno resi famo- di luce calda le cose, stati riscoperti, nelle tombe, usi e tradizioni, e, nella tecnica edile dell’arco, nel siste- popolazioni autoctone, e indicati poi, si nel mondo. che la sera raggiunge ma idrico e fognario e nelle “tagliate” di roccia, le conoscenze tecniche. a seconda dell’appartenenza tribale In questa cresciuta potenza non pote- con ombre sempre più lunghe. Mentre fantastico, mi piace immaginare questa come Tarquinii, Tusci, e poi Etruschi, va non scontrarsi la potenza di una Si attarda lungo l’argine Roma in espansione che, cacciati i come popolo dalle comuni origini e Il vecchio pescatore Tarquini, si attivò contro i vicini Etru- dalla comune cultura in ogni sua LEGGENDA ETRUSCA: Attese Rhums, il suo amato. E i suoi gesti ripetono schi con battaglie di cui la storia, tal- manifestazione; gli Italiani in visita a Ad ogni ciclo di molti anni Antichi movimenti volta velata di opportuna leggenda, ci Versailles, perché, desiderosi di curio- “Al plenilunio di luglio era stato concesso l’incontro, Di genti d’altri tempi. parla. sare all’estero per poi menarne vanto, Velzirina, fanciulla etrusca, premio ad un amore innocente Lembi di cielo azzurro I Romani distrussero ogni riferimento non conoscevano, come accade spes- si destò dal sonno di millenni mai consumato e così grande Occhieggiano tra le fronde alla civiltà etrusca fino alla distruzione so, la storia nostra, né la cultura, dato e riconobbe i dolci pendii da muovere a generosa pietà E l’acqua li cattura di Veio, nella parte meridionale del che l’appellativo “Tuscia” è attualmen- tra i quali il torrente2 canta, il grande Artefice, Specchiati nelle pozze. Viterbese. Non avrebbero mai imma- te sempre presente e lo è più nell’Alto come allora, antiche storie che i loro corpi aveva visti, Un alito leggero ginato che dal profondo della terra gli Viterbese e nella zona del Compren- di antica gente. abbandonati sulle acque, Che spira da ponente Etruschi ci avrebbero parlato. sorio orvietano ed in genere nei terri- sussurra tra le canne tori dell’antica Etruria situati, come un cantico perenne sopra accennato, tra il Tirreno e la Così il termine Tuscia, rivalutato nelle che ha accompagnato riva destra del corso del Tevere. sue origini geografiche, appare ora il viver d’altra gente. Ancora ve n’è traccia nei toponimi: come identificazione di un territorio Si avverte un incantesimo Riva dei Tarquini, Riva dei Tirreni, che ci coinvolge nelle attività com- Che ha radici lontane, Tarquinia, (riappropriatasi dell’antico merciali, culturali, e turistiche. quasi un mormorio sommesso nome dopo l’intermezzo dell’appella- La recente notizia della realizzazione a di generazioni passate, tivo “Corneto”). Da questi territori, Viterbo del secondo aeroporto della quasi uno scalpiccio dove la civiltà etrusca era più radicata, capitale contribuisce a rendere sempre di passi fuggitivi, che il popolo etrusco si è esteso oltre meno onirica e sempre più realizzabile quasi un ricordo vivo la Toscana, arrivando ad affacciarsi l’idea della costituzione di una Regio- di quegli Etruschi antichi. alla Pianura Padana a Nord e verso la ne all’interno della quale si possano fascia costiera della Campania a Sud, condensare interessi economici, cultu- Mara Valeri cioè nelle direttrici dei traffici com- rali e di collegamento, nonché di valo- merciali. Cresciuti nel territorio, poli- rizzazione di quei reperti che parlano 1 al mondo ogni giorno dei nostri anti- 06 luglio 2007. ticamente diviso in Lucumonie, città 2 Il torrente Biedano, vedi “La valle degli stato a modello delle “polis” greche, chi progenitori. Etruschi”, da “Le favole del tempo”, Lalli ma uniti nella tradizione religiosa, Mara Valeri editore, 1988

9 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008 Nemo Propheta in Patria Gian Rinaldo e Paolo Pietrantonio Monaldeschi della Cervara e Cristina di Svezia (II parte) CRISTINA “BASILISSA” DI ROMA parte alla ricerca alchemica e seguen- stamperia della Reverenda Camera do i progressi europei in questo Apostolica, viene pubblicata l’opera campo. Questa attenzione verso la Preparamenti festivi di Parnaso, rap- dimensione occulta dell’indagine presentati in Pesaro alla Sacra Real naturalistica, peraltro propria della Maestà di Cristina Regina di Svezia, cultura filosofico-scientifica del ’600, opera scenica del Conte Francesco spazia entro confini che non sono Maria Santinelli, “cameriere maggio- netti tra ciò che si definisce oggi re della stessa Maestà”. scienza e pseudo-scienza e in parti- colare è arduo differenziare il domi- FONTAINEBLEAU E nio della ricerca alchemica da quello L’UCCISIONE DI della ricerca chimica. Per tutta la vita GIAN RINALDO MONALDESCHI Cristina è celebrata come un vero DELLA CERVARA prodigio intellettuale. Oltre ad essere Visti vari tergiversamenti, Cristina una magistrale scrittrice di lettere, decide, nel 1657, di tornare in Fran- compone due lunghe raccolte di cia ed è dirottata su Fontainebleau. massime in francese, secondo la Qui da persona fidata è informata maniera di Rochefoucauld, e delle che a Napoli il vicerè spagnolo è al memorie (un frammento autobio- corrente di quanto si sta architettan- grafico). Sono opere di natura essen- do: il piano segreto non è stato ben zialmente privata e, da tipica figlia custodito. Se la fuga di notizie è par- ’accoglienza romana è un trionfo. del suo tempo, conformate a con- tita dalla cerchia di Cristina, solo LIl Papa, per il memorabile ingres- venzioni letterarie che finiscono con Francesco Maria Santinelli o Gian so, in suo onore fa restaurare Porta il renderle poco godibili per il lettore Rinaldo Monaldeschi possono essere del Popolo da Gianlorenzo Bernini, moderno. i traditori. I due sono entrambi sulla quale può ancor oggi esser letta Cristina continua, fino alla fine dei additati come ex-amanti della Regi- la scritta che inneggia al “suo fausto suoi giorni, ad essere la basilissa na (la loro competizione in realtà ingresso” in città Felici faustoque incontrastata del mondo culturale. riguarda i vantaggi economici che ingressui - A. D. MDCLV, sottostan- Oltre ai membri più in vista della possono ricavare maneggiando le sue te al simbolo araldico dei Chigi, nobiltà, alle riunioni della sua acca- risorse). Cristina consegna un fascio cinto dai fasci di spighe dei Vasa. demia si contano fino a ventidue di lettere sigillate al priore di un Dal Papa, con pompa solenne, la cardinali, tra i quali i cardinali convento nel massimo segreto: in Regina avrebbe ricevuto la Cresima e Rospigliosi, Odescalchi, Ottoboni, esse è contenuta la prova che il mar- la Comunione, assumendo il nome Albani, divenuti papi con i nomi chese Monaldeschi non solo la tradi- di Cristina Maria Alessandra. Cristi- rispettivamente di Clemente IX, sce, ma anche cerca di fare apparire na, dopo la conversione, sembra che Innocenzo XI, Alessandro VIII, Cle- responsabile del crimine Francesco voglia rispettare puntualmente il mente X. Le personalità di maggiore Maria Santinelli. Convocato da Cri- copione che gli intellettuali europei spicco sono Giovanni Alfonso Borel- stina, il Monaldeschi non può nega- hanno immaginato per lei. Viene li (autore del De motu animalium, il interna e quella più ampia funzione rino. I frequenti ostacoli nell’ottene- re l’evidenza delle prove, come dice comunemente designata come la tentativo di interpretare con le leggi che l’avrebbero caratterizzata fino ai re le rendite che le sono state asse- una relazione controfirmata dal Prio- “Regina di Roma” ed anche, con meccaniche il moto muscolare dei nostri giorni. Il periodo 1655-1700 gnate al momento della sua abdica- re. La Regina si fa restituire le lettere appellativo che sembra suscitare echi vertebrati ), Michelangelo Ricci (che segna il trionfo definitivo della strut- zione e soprattutto il tenore di vita comprovanti il tradimento e fa trarre di Impero Romano d’Oriente, la dà un contributo alla creazione del tura burocratica che, da allora in che Cristina e la sua corte romana di tasca all’accusato tutte le carte che “basilissa”. Roma è in quegli anni calcolo infinitesimale), musicisti poi, domina il Papato così come conducono pongono frequentemen- ha con sé, tra le quali due lettere fal- una città particolarissima; come sede come Corelli, Scarlatti e Pasquini, quest’ultimo domina i governi seco- te la Regina in difficoltà, inducendo- sificate, una diretta alla Regina, della corte papale, ha un ambiente pittori come il Maratti e i Ghezzi, lari d’Europa. Per riaffermare e man- la più volte ad impegnare i suoi cele- l’altra indirizzata a sé stesso: in que- culturalmente maturo e avanzato. Il letterati come il Crescimbeni e il tenere l’indipendenza e la suprema- berrimi diamanti e gli altrettanto st’ultima ella scopre un altro tradi- gruppo più noto è quello che si Gravina (che alla morte della Regina zia del Papato rispetto alle corti famosi argenti. Queste banali diffi- mento ancor più grave. A questo forma attorno al matematico Bene- fondano a sua memoria l’Accademia europee, è determinante soprattutto coltà, oltre alla convinzione che la punto Cristina ordina al Priore di detto Castelli, monaco benedettino, dell’Arcadia), astronomi come il l’opera di una piccola frazione inter- sacralità della sua persona la pone in confessare il reo e a Luigi Santinelli, studente di Galileo a Padova e poi Ciampini e il Kircher, il marchese di na al Sacro Collegio, conosciuta una posizione di eccezione, la vedo- capitano della Regina e presente con professore di matematica a “La Palombara dedito alle scienze occul- come lo “Squadrone Volante”. no protagonista nel tentativo di due guardie, di giustiziarlo all’istan- Sapienza”; in questo gruppo figura- te. Giovan Pietro Bellori, autore Costituito da un gruppo di undici sedere su qualche trono cattolico che te; dopo di che gli volta le spalle, no Evangelista Torricelli, Giovanni delle Vite de’ Pittori Scultori e Archi- cardinali, il suo programma finisce si renda vacante. La sua aspirazione e dicendo: “Dio vi usi misericordia, Alfonso Borelli e Michelangelo tetti Moderni, nominato da Clemen- con l’incentrarsi sull’indipendenza la sua determinazione sono, però, come io ho fatto giustizia”. La spie- Ricci. te X commissario delle antichità di dell’amministrazione papale sia dal spesso usate ai loro fini dai veri pro- gazione più recente delle circostanze Le varie accademie esistenti a Roma Roma e distretto, oltre a frequentare dominio spagnolo-imperiale sia da tagonisti dello scacchiere europeo: il alla base di questa vicenda si basa nel tardo Seicento non sono vere l’Accademia di Cristina, è prima quello francese e soprattutto sulla Papa, il re di Francia, il re di Spagna, sull’ipotesi che Cristina, furente per sedi di elaborazione e di ricerca, ma curatore della sua collezione di decisa affermazione dell’egemonia l’imperatore del Sacro Romano l’inadempienza del Mazzarino, forse piuttosto sono concepite come medaglie e successivamente della sua romana e del potere temporale della Impero. Per Cristina l’obiettivo di ha ventilato agli spagnoli che, se fos- riunioni tra il culturale e il mondano biblioteca. A riprova dell’adorazione Chiesa cattolica: lo Squadrone divie- procurarsi un trono con l’aiuto della sero stati loro a metterla sul trono di di “scienziatì”, (termine che nell’ita- e adulazione di cui Cristina è ogget- ne ago della bilancia nel collegio car- Francia sembra raggiunto nel 1656, Napoli, lei avrebbe fatto fallire le liano seicentesco significa semplice- to universale, bastino questi pochi dinalizio, allineandosi con l’una o quando è per qualche tempo a Pari- manovre dei francesi. Ella potrebbe mente “uomini di studi” ed è sinoni- versi composti sull’immagine della l’altra delle fazioni, a costituire una gi, sempre ammirata come personag- aver giocato cioè su due tavoli per mo di “intellettuali”). Per gli incon- regina impressa in una moneta: maggioranza su ogni singola risolu- gio ineguagliabile. Qui stringe un realizzare il suo obiettivo. Gian tri è di solito fissato un tema da trat- Phoebus Christinae pictos in imagine zione e soprattutto nell’elezione dei accordo con il cardinale Mazzarino: Rinaldo Monaldeschi, avutone sen- tare: spesso il dibattito è completato vultus ut vidit, tales misit ab ore papi. A dirigere lo Squadrone è il sarebbe stata insediata regina di tore, sarebbe stato in procinto di da interventi musicali e coreutici. Si fonos: Christinam quisque se pingere cardinale Decio Azzolino Jr. (1623- Napoli vita natural durante, nomi- rivelare la verità ai francesi, grazie ai ritrovano citati i fratelli pesaresi San- posse putavit, pingere seque mea hic 1689), nato a Fermo. Giovane ener- nando suo erede Filippo d’Angiò. quali è entrato al servizio di Cristina, tinelli a proposito della terza accade- lumina posse putet. (Febo, come vide gico e dotato di eccezionali capacità, Per l’impresa la Francia avrebbe for- scatenando contro di lei la perenne mia che si tiene alla presenza della riprodotta l’immagine del volto di è scelto dal Papa perché assista Cri- nito una flotta in grado di contrasta- inimicizia della Francia. Mazzarino, sovrana. L’argomento di discussione Cristina, pronunciò queste parole: stina nell’inserimento nella società re quella spagnola e un corpo di spe- a dimostrare quanto la Francia sia è se al furor poetico giovi di più la chiunque ritenne di essere in grado romana. Probabilmente vi è tra loro dizione del quale avrebbero fatto rimasta colpita dall’episodio di Fon- notte o il giorno. Le preferenze di dipingere Cristina, si ritenga un momento di vera passione, ma il parte le truppe del duca di Modena, tainebleau (ma soprattutto furente vanno alla notte. La serata si conclu- capace di dipingere qui i miei raggi). Cardinale decide poi di lasciare da il cui maresciallo di campo sarebbe perché la Regina vi ha fatto valere il de con danze di accademici abbiglia- L’autore è un personaggio celebre: parte ogni rapporto romantico per stato il marchese Gian Rinaldo diritto di extraterritorialità di cui ti a raffigurare la notte e le dodici Pierre Daniel Huet, nato in Nor- portare avanti una forte e fiduciosa Monaldeschi della Cervara di Orvie- gode la sua corte), ottiene che Ludo- ore con le torce in mano accese, mandia nel 1630, vescovo, autore di amicizia. Comunque, isolatamente o to. Questi, di nobile e antica fami- vico Santinelli e le due guardie che seguite da quattro stelle che danzano scritti letterari, storici, filosofici, teo- in coppia, Azzolino e la Regina glia, è al seguito della Regina in qua- lo hanno aiutato lascino subito la un canario. Sotto il travestimento da logici; insigne latinista, è chiamato a intervengono significativamente lità di grande scudiero: corre voce Francia e rientrino in Italia. Quanto stella, sono Francesco Maria e Ludo- corte da Luigi XIV per assistere il nelle manovre politiche europee, che tra i due esista un matrimonio a Cristina, con il collaudato sistema vico Santinelli e due loro amici. Cri- Bossuet nell’educazione del principe particolarmente in quelle che si sca- segreto. Cristina e Gian Rinaldo si del promoveatur ut amoveatur, viene stina fonda, nel 1674, una vera e ereditario. L’Huet programma e diri- tenano in occasione dei conclavi conoscono a Roma durante un ballo nominata, nel 1658, generalissima propria accademia, che prende il ge la famosa edizione dei classici indetti per l’elezione dei papi: all’Ambasciata di Francia, invitati delle milizie che salpano da Tolone nome di Accademia Reale, nella quale antichi “ad usum Delphini”. durante la permanenza di Cristina a entrambi dal cardinale Mazzarino: per accorrere in aiuto di Francesco I si conversa di letteratura, musica, Roma, ve ne sono ben tre. La prima Gian Rinaldo ha una propria dimora d’Este, principale alleato della Chie- poesia, scienza. Per tutto il periodo IL CARDINALE AZZOLINO, LO conseguenza dei rapporti con lo in Piazza di Spagna che diviene la sa contro gli Spagnoli. Sbarca a in cui è a Roma, assume il ruolo di SQUADRONE VOLANTE E LA “Squadrone Volante” è l’aperta rot- loro alcova. Livorno, con tappe a Pisa e Lucca, protettrice, generosa ed intelligente, RICERCA DI UN TRONO tura con la Spagna, sotto la cui pro- Tornata in Italia, nell’inverno del raggiunge Modena. Alla condanna delle arti e delle scienze. La Regina Negli anni della permanenza di Cri- tezione Cristina è giunta a Roma: ne 1656 Cristina soggiorna a Pesaro per di Gian Rinaldo Monaldeschi è fon- tiene al suo seguito anche alchimisti stina a Roma, la Chiesa cattolica va consegue un graduale avvicinamento alcuni mesi, in attesa degli eventi. damentalmente legato il giudizio di e astrologi, prendendo direttamente assumendo quella strutturazione della Regina alla Francia e a Mazza- Nello stesso anno, a Roma, nella Ugo Foscolo, che definisce Cristina 10 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

“mezzo-regina, mezzo-letterata, dignitari alla corte della regina e nuova Accademia dei Misti o della XI, rigoroso e taccagno, sopranno- mezzo-magnanima, mezzo-pazza, moglie di Giovanni Giuseppe Bavie- Fenice, che prende l’insegna dallo minato “Papa minga”, il Papa dei interamente feroce, assassina del ra nella sua dimora senigalliese. stemma della Regina. La relazione no: questi toglie a Cristina la pensio- Monaldeschi”. Francesco Maria Santinelli, pur sop- fra Paolo Pietrantonio e Cristina ne di 12.000 ducati, che le serve per L’orvietano Giovanni Rinaldo piantato nel cuore di Cristina dal suscita molto scalpore e scandalo in il sostentamento della sua corte. Monaldeschi della Cervara, figlio cardinal Azzolino, è sempre alla Orvieto ed i due preferiscono incon- Viene meno a questo punto, in illegittimo di Giacomo I, entra gio- corte della Regina nella sua funzione trarsi nel castello di Monte Rubia- maniera definitiva, la protezione in vinetto al servizio di Cristina, regina di gran ciambellano. Dopo i recenti glio che è una riservata e sicura gar- verità sempre oscillante di questo di Svezia, diventando alto dignitario e clamorosi avvenimenti, egli viene çonniére ed è abitato soltanto da: pontefice, anche se permane e suo gran scudiero; la accompagna additato come il “fratello del boia” e Paolo Pietrantonio fu Lucantonio l’amicizia del cardinale Azzolino. La nei suoi viaggi dal 1654, quando con quel distacco che talvolta si Monaldeschi della Cervara, di anni protezione papale riprende con Ales- abdica, ed è da tutti creduto il suo prova verso i vecchi affetti, Cristina 24, signore; Gentile, di anni 95, suo sandro VIII Ottoboni, per la cui ele- amante. Mentre soggiornano in vuole favorirlo nella relazione con zio; Anna Camilla, di anni 27, sua zione lo “Squadrone Volante” e Cri- Francia, Cristina lo accusa di tradi- Anna Maria Aldobrandini, nipote sorella; Angela Caterina, di anni 18, stina si sono adoperati. Pensando mento e lo fa uccidere a colpi di del papa Clemente VIII. La giovane sua sorella; Sabatina, damigella; che la morte sia vicina, Cristina spada da Lodovico Santinelli, Gio- è chiusa in convento ed è la danaro- Domenica da Sant’Abbondio, di comincia a voler progettare un mau- vanni Francesco Pezza, e Francesco sa vedova del duca di Ceri (corre Allerona, serva; più un servitore, un soleo degno di lei al Pantheon: allo Landini nel castello di Fontainebleau voce che lei lo abbia avvelenato). garzone e gli armigeri. Ventitre anni scultore, che preventiva una spesa di nella galerie aux cerfs, martedì 6 Vista l’opposizione del Papa e dei iniziativa che ella si è messa in gioco. dopo l’assassinio di Gian Rinaldo, oltre 100.000 scudi, dice: “Siete un novembre 1657. Tal delitto è da familiari, il Santinelli viene allonta- Azzolino ha suggerito il suo nome al dal nipote ventiquattrenne Paolo furfante. Io voglio spenderne un alcuni attribuito a gelosia: secondo nato con l’incarico di una missione a Papa, desiderando affermare Pietrantonio Monaldeschi della Cer- milione”. Interviene la censura di altri il Monaldeschi scrive un libello Vienna. Nel frattempo, il cardinale l’influenza della Chiesa romana su vara, principe dell’Accademia dei Azzolino, che evita di vedere sfumare infame contro la sua regina. Più pro- Azzolino fornisce alla Regina le un trono tanto esposto alle pressioni Misti, la stessa Cristina, cinquanta- la sua eredità, incuriosendo la Regi- babilmente, come registrano le cro- prove della disonestà del gran ciam- turche. La ben nota militanza di quattrenne, viene proposta per pro- na con uno stratagemma per farsi nache svedesi, si tratta, invece, di bellano pesarese: questi si è appro- Cristina a favore della Crociata la tettrice e signora dell’Accademia, che seppellire sontuosamente a spese del spionaggio. Cristina deve immedia- priato di gioielli della Regina, che rende adatta a fare della Polonia il dallo stemma di lei prende la sua Papa. Cristina dà disposizione testa- tamente abbandonare la Francia per avrebbe dovuto disimpegnare, e di baluardo contro l’espansionismo insegna. E’ per questa ragione, dico- mentaria di essere inumata nella sua la generale indignazione suscitata argenteria, da cui ha fatto togliere lo musulmano. Pensando che la racco- no alcuni, che il fantasma di Gio- chiesa parrocchiale con un semplice dall’assassinio del suo favorito. Luigi stemma della Regina per metterci il mandazione dell’ex-re avrebbe potu- vanni Rinaldo Monaldeschi della epitaffio: “D. O. M. vixit Christina XIV, il re Sole, nega la sua protezio- suo; ha venduto perfino agli usurai to avere qualche peso, Azzolino offre Cervara si aggiri nel castello per ven- anni LXIII”. Il Papa non avrebbe ne alla ex regina che si trasferisce a le uniformi ordinate per l’impresa di a Giovanni Casimiro la sua proprietà dicarsi sul nipote Paolo Pietrantonio, potuto consentire una sepoltura Roma. Napoli. Cristina denuncia Francesco di Fermo, segnalando che nelle vici- che innalza la sua assassina a propria tanto modesta per una convertita Questa è la cronaca dell’omicidio. Il Maria al governatore di Roma, ma il nanze c’è un convento di Gesuiti, protettrice. regale e tanto illustre. Infatti alla sua Santinelli incalza Giovanni Rinaldo conte non rientra in patria. Fa car- ma il Re (che è stato gesuita e cardi- L’Accademia dei Misti, poi della Feni- morte (19 aprile 1689), con grande Monaldeschi della Cervara verso il riera a Vienna, dove riscuote la sim- nale, ma si è secolarizzato per salire ce, ha la propria sede nella parte solennità, viene inumata nelle grotte muro e gli porta un colpo di spada patia di Leopoldo I imperatore (altro al trono alla morte del fratello Ladis- superiore del Palazzo del Capitano vaticane della Basilica di San Pietro, nello stomaco, dalla parte destra. Il appassionato di alchimia), che gli lao, di cui ha sposato la vedova), fa del Popolo in Orvieto, che è adibita onore che ha avuto solo un’altra marchese Monaldeschi, nel tentativo conferisce l’onorificenza di cameriere sapere che il requisito ideale è piut- a teatro, dal 1578, ma si ha notizia donna, la contessa Matilde di di ripararsi, afferra la spada con la della chiave d’oro. Qui lo raggiunge tosto di poter godere di “libertà di che, fin dal 1543, il Comune dia un Canossa, e come accade per i re sas- mano, ma l’arma gli taglia tre dita. Il la vedova innamorata Aldobrandini: donne”. La Dieta polacca risponde sussidio ai cittadini che si dedicano a soni venuti a Roma per convertirsi colpo risulta fallito, perché, dice il si sposano ed hanno numerosa prole. con un rifiuto alla candidatura di questo genere di spettacolo, purché nei secoli IX e X. capo, il marchese indossa un giacco L’ultima parte della loro vita la tra- Cristina. Nel 1688, sono aperte trat- rappresentino in pubblico, forse in Una coincidenza che sembra in linea che pesa da nove a dieci libbre. Un scorrono a Venezia. Nel 1667, Cri- tative con Federico III di Hohenzol- questa stessa sede, le loro opere, e con il personaggio straordinario di altro sicario subito raddoppia il stina nomina l’Azzolino suo erede lern, che sarebbe divenuto il primo che l’Accademia dei Giovani, già Cristina, e che si è verificata a colpo nel viso ed un altro gli dà un universale, e molte mosse del Cardi- re di Prussica, con il nome di Federi- nella prima metà del Cinquecento, distanza di secoli, quella che ha nale sembrano in seguito dettate dal- co I, per una sistemazione che le vi rappresenta le sue commedie. voluto che nelle grotte vaticane, l’esigenza di non perdere tale desi- assicuri piena indipendenza e laute Dalla prima metà del XVI secolo, accanto alle sue spoglie, siano state gnazione a vantaggio di un’altra delle ricompense (ad es. il ducato di Clè- l’Accademia dei Giovani recita com- tumulate quelle di papa Woytila, non poche persone che a vario titolo ves), in cambio della nomina dell’- medie nella sala maggiore del Palaz- Giovanni Paolo II. Decio Azzolino, sono vicine al cuore di Cristina. Le Hohenzollern a suo erede universale. zo del Capitano del Popolo, nelle che tanto ha brigato per essere mette accanto uomini di sua fiducia: Questi progetti infuocano le persone stanze terrene si insegna teologia, in nominato dalla Regina suo erede come capitano delle guardie, Loren- più vicine sentimentalmente a Cri- quelle aule, al suono della vecchia universale, muore a meno di due zo Adami, un suo parente di Fermo; stina e che le avranno voluto anche Campana del Popolo, due volte al mesi di distanza. Così i tesori di Cri- concittadini sono anche il maggior- bene, ma che, come sempre nella giorno, si radunano numerosi giova- stina finiscono ad una persona che domo, il contabile e il medico vita della Regina, sono molto moti- ni orvietani per ascoltare i primi ele- ella detesta: Pompeo Azzolino. Le Romolo Spezioli. La carriera profes- vati da quelli che esse ritengono menti del diritto da giuristi. sue famose collezioni si disperdono. sionale di quest’ultimo è rapida: essere i suoi incommensurabili beni. L’Accademia dei Giovani forse porta Pompeo Azzolino non gode molto diviene lettore straordinario di medi- Il marchese Orazio Bourbon Del anche il nome di Scemi o Confusi ed dell’eredità: gran parte del denaro è cina alla Sapienza di Roma e archia- Monte, uno degli ultimi uomini a anima con proprie recite ed esecu- spesa per soddisfare gli obblighi del tra di papa Ottoboni, Alessandro condividere l’esistenza della Regina, zioni musicali il Teatro del Palazzo testamento e il resto, che consiste in VIII. La prestigiosa collezione libra- caldeggia i progetti che comportano del Popolo nel Carnevale, nelle feste suppellettili e mobili assai belli, è per ria del medico è conservata nella la partenza della Regina per silurare del Corporale e di Mezzo Agosto. la maggior parte comprato da gran Sala del Mappamondo della Biblio- Azzolino, erede designato nel testa- Nel 1680, si rinnova sotto il nome signori che però, sembra, non paghi- teca Comunale di Fermo, sede volu- mento del 1667 e che invece fa di di Accademia dei Misti, ingrandisce il no, come dice un cronista del ta dal cardinale Azzolino e dedicata tutto per trattenerla, mobilitando Teatro ed offre la protezione dell’Ac- tempo, “essendo esenti dalle forze colpo sopra alla testa, rompendogli alla regina di Svezia, il cui ritratto vi anche il proprio parente Pompeo cademia a Cristina di Svezia, pren- della giustizia”. Papa Alessandro VIII l’osso. Il medesimo uomo gli dà domina da un medaglione ligneo. (chi lo dice nipote, chi figlio segre- dendo per insegna due palme intrec- Ottoboni acquista ad un prezzo irri- ancora due o tre colpi nel collo, Alla corte di Cristina, il Cardinale to), che ha fatto assumere da Cristi- ciate (due fenici), in omaggio alla sorio la celeberrima biblioteca; Livio senza fargli gran male perché il giac- introduce anche il pittore ascolano na, perché non sia lasciata sola nem- Regina stessa, che ha quelle piante Odescalchi, duca di Cori e nipote di co, che è scorso in su, ripara ed Giuseppe Ghezzi e suo figlio Pier meno un minuto. Cristina abbando- nel suo stemma. Nel 1640, viene Innocenzo XI, ottiene i superbi araz- impedisce la veemenza dei colpi. Leone, il letterato maceratese Giovan na l’ultima possibile trattativa (quel- rinnovato il Teatro dell’Accademia zi, il ricco stipite di medaglie, le sta- Nuovamente lo stesso sicario gli tra- Mario Crescimbeni, fondatore e la con il re di Prussia), perché colpita nel Palazzo del Capitano del Popolo tue e le altre opere d’arte, ad estin- fora la gola con una spada lunga e custode dell’Arcadia, il cartografo dalla morte dell’uomo che più la su disegno e modello del capitano guere un enorme debito dovuto ai sottile, dal qual colpo il marchese fabrianese Amanzio Moronelli. spingeva, Orazio Del Monte. Questi Francesco Monaldeschi; è poi rinno- numerosi prestiti di denaro fatti a cade sopra la parte destra e non L’imparziale battaglia per la libertà è rimasto vittima di un grave ictus. vato e ampliato, abbattendo il muro Cristina. La collezione di quadri, alla parla più, ma dura a respirare più di religiosa la porta a difendere, dopo i L’anno avanti la Regina, con un divisorio tra la sala e la saletta su morte dell’Odescalchi (1713), è un quarto d’ora. Cosi questo mar- protestanti in Francia, il ghetto impegno forse riparatorio, è riuscita disegni di Francesco Sforzini di Todi acquistata dal duca d’Orleans, reg- chese, avendo perduto il suo sangue, ebreo di Roma, assumendone uffi- a convincere il figlio di Del Monte, e pitture di Luca Da nielli, quando gente di Francia. Nel 1792, i dipinti termina la sua vita a tre ore e tre cialmente la protezione, i cattolici di Gian Mattia, a sposare Anna Maria l’Accademia si rinnova col nome di sono dispersi in una serie di vendite, quarti dopo mezzogiorno. Strana- Inghilterra, quando diviene re Monaldeschi della Cervara, figlia del Accademia dei Misti o della Fenice, entrando nella maggior parte dei casi mente, dopo quell’assassinio, Cristi- Guglielmo d’Orange, succeduto al Gian Rinaldo che aveva fatto giusti- sotto la guida di Paolo Antonio a far parte delle collezioni dell’aristo- na fa dire delle Messe per l’anima suocero cattolico Giacomo II Stuart. ziare a Fontainebleau. La giovane è Monaldeschi. L’eredità delle accade- crazia inglese. della sua vittima, come una qualun- Le sue aspirazioni politiche le serba- tanto infelice, perché non riesce ad mie orvietane è stata tramandata e que vedova addolorata. no altre delusioni. Nel 1674, il Sena- accasarsi: è tanto ricca, ma tanto raccolta dal nostro Istituto Storico Sandro Bassetti to e il Consiglio della Reggenza le brutta da non trovare un marito ade- Artistico Orvietano. LA SCIA LUMINOSA DI UNA hanno rifiutato la corona di Svezia, guato al suo lignaggio e alle sue for- STELLA CADENTE preferendo a lei un bimbo di 5 anni tune. SEPOLTA NELLA BASILICA Lasciata Modena, la regina torna e le hanno persino impedito di toc- VATICANA, ACCANTO A care il suolo patrio. Poco dopo, è ORVIETO E LA REGINA DI GIOVANNI PAOLO II definitivamente a Roma. E’ proba- SVEZIA bilmente in questa occasione che “ai rimasto vacante il trono di Polonia Eppure, nonostante la sua posizione 7 di maggio del 1658 S. M. capitò a per la rinuncia di Giovanni II Casi- Domenica 22 settembre 1680, la di altissimo prestigio, la vita privata Pesaro di passaggio andando a Sini- miro, di cui ella è cugina. Essendo la regina di Svezia, Cristina Alessandra, di Cristina, una volta lasciato il suo gaglia ad alloggiare la sera in casa del monarchia polacca di tipo elettivo, giunge in Orvieto, ma preferisce trono svedese, è sempre altalenante Marchese Santinelli”. Da questa spetta alla Dieta scegliere il nuovo soggiornare al castello di Monte per quanto riguarda il fiume di notizia, riferita nel ms. Oliveriano re. Il papa Clemente IX propone Rubiaglio ospite del suo protetto e denaro di cui dispone. Ad esempio, 390-V, pare di intendere che Cristi- Cristina come regina, vantandone sostenitore Paolo Pietrantonio negli ultimi anni della sua vita, sale na è ospite della marchesa Elena “la pietà, la prudenza, l’intrepidezza Monaldeschi della Cervara, signore al soglio pontificio il cardinale Ode- Santinelli, sorella dei due fratelli virile”. Non è soltanto per propria del castello e primo principe della scalchi, con il nome di Innocenzo 11 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

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diano, visto dalla cattedra, ma non In classe! cattedratico, della sua professione. I 50 anni I vini della Teverina Dai finestrini dello scuolabus si affacciano a turno coloro che hanno dell’astronautica Ave color clari vini l’ebrezza che dava agli uomini, è reso il percorso della pedagogia da Ave sapor pari sine sempre stato considerato dono di un filosofia a scienza e oltre; in un tur- nteressante realizzazione editoriale, Tua nos inebriari dio. Il libro che ci piace qui segnala- binio di considerazioni secche e con- Icon autore Amore Rufini. Si tratta Digners potentia re esamina la cultura di questa pian- tornate di un qualcosa di romanzato, del libro “Cinquat’anni Ergo vinum collaudemus ta nella Teverina. Si parte dagli Etru- ci si trova insieme a Platone, Dewey, d’Astronautica: 1957 – 2007”, che Potatores escultemus schi per giungere, attraverso secoli e a Bruner, a Piaget, Skinner, Papert e rievoca, in modo formalmente cro- Non potantes confundemus millenni, fino ai giorni nostri, con le Gordon e tantissimi altri, allegri In eterna tristitia cantine che ancora producono vini nachistico, i più significativi eventi “navigatori satellitari” che, di volta Amen eccellenti. L’autore si sofferma sui in volta, suggeriscono la strada dei viaggi nel cosmo. Si va dalle mis- CARMINA BURANA grandi produttori di Castiglione in migliore. sioni spaziali con uomini a bordo ai Teverina, tra cui primeggia il conte Nel motore l’autore ha innestato lanci dei numerosi satelliti. Di parti- Il vino è un prodotto di primo piano Vaselli, il quale, con il famoso vino di una robusta costruzione metodologi- colare rilievo la sezione dedicata alla delle nostre parti ed ha, fin dai Orvieto, fa sì che il nome della città ca che dal cooperative learning all’e- filatelia d’argomento astronautico, tempi antichi, allietato gli abitanti di sia conosciuto in tutto il mondo. learning analizza termini e problemi queste zone. L’opera di Cesare Cor- L’autore s’interessa pure di come si una passione forte e coinvolgente radini vuole mettere in risalto ciò dell’apprendimento e dell’insegna- per l’autore, che ha raccolto pezzi faceva il vino: la pigiatura dell’uva, la mento attuali. che questa bevanda è stata per fermentazione, la conservazione nelle davvero sorprendenti per valore sto- l’uomo. Tutte le civiltà hanno un Ma quale sarà la sua destinazione? rico ed anche commerciale. botti di rovere e di castagno, insom- La scuola, ovviamente, con le varie personaggio illustre che si ritiene ma le diverse fasi di produzione. no scuolabus, non giallo ma Amore Rufini è nato a Orvieto, il 26 abbia inventato il vino: i testi biblici tutto colorato, che fa il percorso tipologie di studenti, con le sfide Adesso è tutto cambiato e le produ- U sempre presenti, ma soprattutto luglio 1948. Terminati gli studi, a 15 parlano di Noè, la mitologia greca di zioni industriali seguono procedure con le sue fermate e con pragmati- anni entrò immediatamente nel Dioniso, ma si potrebbe andare smo stradale sceglie i suoi incroci e quella scuola dove l’insegnante certamente diverse. apprende ad essere insegnante, dove mondo del lavoro, come barista nella anche oltre e giungere a Gilganes. le sue direzioni. Dunque il frutto della vite, per Franco Moretti Lo guida Mauro Spezzi, un professo- impara a guidare “mezzi e messaggi”, sua città. In Aeronautica, come sot- re di Viterbo, che ha ben chiari i dove si fanno i conti con la tecnolo- tufficiale, da sempre si è interessato passaggi, sia storici sia attuali, della gia e dove chi ha l’entusiasmo di delle vicende legate alle spedizioni AMORE RUFINI, Cinquant’anni d’Astronautica: 1957-2007, 2008. pedagogia. In verità quello scuolabus Spezzi ha diritto ad un’autostrada spaziali. Un’attività instancabile, MAURO SPEZZI, Un giorno di Scuola, Viterbo, Edizioni “Sette Città”, 2007. è un libro, il suo libro, “Un giorno di personale... senza pedaggi! rivolta all’acquisizione di informa- CESARE CORRADINI, La vite e il vino nella Teverina, Collana Blu gli Studi, Terni, scuola”, che illustra proprio il quoti- Carlo Cagnucci zioni e documenti. Edizioni “PuntoUno srl”, 2008. Gli insegnamenti di Francesco Francesconi Da Trevi, un rosminiano nelle tempeste risorgimentali

rancesco Francesconi nacque nel marzo1823 a Casco dell’Acqua,vicino Trevi. A nove anni entrò nel Colle- l’unione al Piemonte. Francesconi, come già riportato, essendo intimo amico del Tommaseo, gli riferì tutto Fgio convitto “Lucarini”, dove studiò grammatica, umanità, retorica ed eloquenza. Da Trevi, andò a compier quello che avvenne a Roma, e questi lo esortò ad aiutarlo per la causa di Venezia con gli scritti ed il denaro, e gli studi a Perugia, dove venne nominato prefetto del Collegio della Sapienza, e là studiò Scienze filosofiche e le fu ciò che egli fece, correndo anche il rischio di esser arrestato e fucilato. Lingue antiche e moderne. L’attività di Francesconi proseguì instancabile: insegnò, organizzò in Umbria e fuori la scuola rosminiana, fu A 23 anni, già laureato in Filosofia e Matematica, Diritto civile e canonico, in Teologia e Sacra Scrittura, iniziò partecipe a tutti i movimenti politici, e quindi sia in veste di filosofo, appartenente ad una delle scuole di pen- ad inoltrarsi negli studi archeologici. Francesconi, uscito di fresco dagli impegni universitari, si trovò a contatto siero più apprezzate del momento, quella rosminiana appunto, sia come politico, scrivendo sui giornali più dif- con persone autorevoli, lesse libri di varie dottrine. fusi, quali “Il Labaro”, “Il Nazionale”, “Il Costituzionale”, “L’Imparziale” di Faenza, “L’Osservatore Dorico” di I filosofi, allora più in voga, erano Rosmini, Gioberti e Mamiani. Ancona, “Lo Statuto”di Firenze”, l’”Utile Dulci” di Imola, dove la censura gli sequestrò per due volte un paio Francesconi fu uomo che professò sempre liberamente il suo pensiero, per lui avere un ideale corrispondeva ad di studi, forse di accento troppo politico, su Gioberti e Rosmini. impegnarsi per porlo in atto, con grande zelo e passione, ed era perciò ovvio che gli derivassero fastidi da parte Nel frattempo, fallì la speranza del progetto di Confederazione, le sommosse furono in procinto di scoppiare in delle autorità, che naturalmente erano informate sulle attività svolte dal medesimo. tutta Europa, e poiché i pericoli per Pio IX furono sempre più incalzanti, il Pontefice fuggì a Gaeta e Rosmini Fin dall’agosto 1847, l’arcivescovo di Spoleto, mons. Sabbioni, lo nominò professore nel suo Seminario. lo seguì, sebbene fosse ormai sfiduciato dal Parlamento di Torino in veste di legato presso la Santa Sede. Fran- Francescani, indossando ancora la veste da chierico e desiderando poi essere ordinato sacerdote, obbedì alla cesconi ovviamente venne aggiornato su tutto, tramite Rosmini e le influenti conoscenze che possedeva a chiamata del suo ordinario. Roma, trovandosi ad essere, ad esempio, confidente e segretario del cardinale Antonelli che, prima di divenire Intanto, nell’ottobre, anche il Municipio di Spoleto lo nominò professore di Filosofia nel pubblico Liceo, ma segretario di Stato di Pio IX, fu all‘epoca presidente della Consulta di Stato. Sabbioni non sanzionò quella nomina, per sue particolari ragioni. Il quale Antonelli, una volta assurto al nuovo rango, decise di allontanare Francesconi. In seguito alla fuga del Il rifiuto offese il Francesconi, che parti subito da Spoleto, svestendo l’abito, ed il popolo indignato fece una Papa, non sapendo ancora quale decisione il medesimo avrebbe assunto, Francesconi scrisse a Pio IX una lettera violenta dimostrazione, che ebbe vasta eco su parecchi giornali, che ritennero in cui esortava il ritorno del Pontefice a Roma se non avesse voluto vedere l’Europa insorgere con conseguente Francesconi responsabile del tumulto. spargimento di sangue innocente, illustrandogli al contempo anche le condizioni politiche europee. Egli, trovandosi a Perugia, apprese dai giornali di quella dimostrazione di popolo e, pur non potendo approvar- Questa lettera del Francesconi fu consegnata al Papa da Rosmini, che sosteneva anch’egli il suo ritorno a Roma. la, tuttavia si indignò fortemente per quella severa censura, facendo pervenire una vivace protesta al ministro E’ storia che a causa della decisione del Pontefice di non tornare, si verificarono gli avvenimenti che Francesco- della Pubblica Istruzione a Roma. ni predisse. Nel 1848, presso il Collegio della Sapienza di Perugia, venne creata una nuova cattedra per la Filosofia della Dopo la disfatta di Novara, l’invasione austriaca di Perugia distrusse ogni traccia di liberalismo delle istituzioni Storia, la prima ad esser fondata in Italia, e Francesconi ne assunse l’insegnamento. e il Collegio della Sapienza fu una delle prime vittime. Tre dei suoi insegnanti furono rimossi dal loro incarico Concepito lo schema delle lezioni, egli ne scrisse al Rosmini e questi, con una lettera di grande elogio, lo inco- dal Consiglio di censura: i professori di Fisica, di Filosofia della Storia, e di Filosofia razionale e tra loro vi era raggiò, lodandone gl’intenti. appunto Francescani, titolare della cattedra di Filosofia della Storia. Da qualche suo scritto si è potuto evincere Affezionandosi profondamente a Rosmini, ne divenne un convinto seguace e fautore. Francesconi ebbe corri- che soprattutto tre furono i capi d’accusa che ne motivarono la destituzione: l’aver commentato a scuola il dis- spondenza epistolare non solo col Rosmini, ma anche con altri incliti uomini di quel tempo. corso di P.Ventura sui martiri di Vienna; l’aver fatto parte, anzi, l’esserne stato per qualche tempo il vero moto- Il professore ed ex ministro Ruggero Bonghi nutrì per il Francesconi stima e grande amicizia, forse perché li re, del Circolo Popolare di Perugia; ed infine l’aver proposto la demolizione della fortezza edificata da Paolo IV. legò la comune simpatia per il Rosmini, che il Bonghi conobbe fin dalla sua primissima gioventù, e il filosofo a Dopo i fatti del ‘49 quindi, egli decise di abbandonare la politica, dedicandosi totalmente agli studi speculativi. sua volta lo considerò a lui assai caro. Nel 1854, venne nominato procuratore presso il Tribunale civile di Spoleto e, poco dopo, anche del Tribunale Tornando alla forte amicizia che legava Francesconi a Rosmini, occorre ricordare che l’abate, nel ’48, venne ecclesiastico. invitato a recarsi a Roma, per esser di aiuto alle critiche circostanze politico-religiose in cui versava il Pontefice Nel 1860, Francesconi fu nominato dal Consiglio direttivo, rettore del Collegio della Sapienza di Perugia, ove, Pio IX ( cosa che però non fece, attendendo invito esplicito del Papa ed inviando in seguito un progetto di per parecchi anni, fu prefetto e poi professore. Costituzione, che giunse però tardivamente) e Francesconi, nel frattempo, fece stampare a Perugia l’opera “Le La prima occasione che gli venne data per impegnare il suo ingegno e mettere a disposizione la sua operosità in Cinque piaghe della Chiesa”, del Rosmini, aggiungendo anche le due lettere sulle elezioni vescovili che il mede- favore degli interessi della città fu la questione ferroviaria: Francesconi fece lunghi studi e accurate ricerche per simo gli inviò: lo scritto fu poi condannato dalla Chiesa, con decreto del 30 maggio 1849 e l’autore, in seguito, ottenere dal Ministero la concessione di quella linea, che toccava Perugia e la metteva in diretta comunicazione lo ritrattò, ma prima che ciò avvenisse, desiderò che l’opera giungesse direttamente nelle mani del Papa, prima con la Capitale e con la Toscana. che costui la guardasse con sospetto: fu perciò necessario trovare una persona che, con abilità diplomatica, Anche la Prefettura di Perugia ed il Governo si servirono spesso dell’opera del Francesconi, affidandogli difficili avesse presentato il libro a Pio IX. incarichi, specialmente per lavori riguardanti la statistica dell’Umbria. Tale compito spettò proprio a Francesconi, che seppe cogliere il momento opportuno,trovandosi a conversare Quando lo stesso Ministero costituì un’apposita giunta per l’inchiesta agraria per tutta l’Italia, il Francesconi proprio con Pio IX e monsignor Sella, in modo che il Pontefice ebbe modo di leggerlo per primo. ebbe la commissione per l’Umbria. L’attività di Francesconi in favore di Rosmini si estrisencò anche nel cercare di guadagnare alle simpatie degl’in- Nel 1866, fu nominato socio effettivo della Società Italiana di Scienze Naturali a Milano, con presidente Stop- tellettuali del momento la figura dell’abate, affinchè avesse successo il suo programma politico, che coincise poi pani. con quello di Francesconi stesso. Poco prima del 1870, partì per sempre da Perugia, che amò come fosse sua città natale, e si raccolse a vita pri- Ad esempio, bisognò tentar di rimuovere l’antipatia che Gioberti e Mamiani nutrirono verso Rosmini, e Fran- vata nel suo paese nativo, vicino a Trevi. cesconi, intimo amico del Tommaseo, si prodigò insieme a quest’ultimo per tentare di migliorare i rapporti tra Qui fu poco conosciuto; ebbe pochi amici, ma affezionati e sinceri. i tre illustri personaggi, cercando Tommaseo medesimo, di far avvicinare le posizioni di Gioberti e Rosmini, e Fu corrispondente della Società umbro-sabina delle miniere, ispettore degli scavi e monumenti, consigliere pro- Francesconi quelle di Rosmini e Mamiani il quale stigmatizzò le opere del primo. vinciale del suo mandamento, segretario della Società economico-agraria dell’Umbria. A tal proposito quindi, Francesconi si recò da Mamiani, col pretesto di consegnargli “Le cinque piaghe” in Nel settembre del 1867, fece parte del Congresso internazionale di Statistica a Firenze. nome del Rosmini, ed egli lo accettò, asserendo che lo avrebbe letto “con piacere”. Nel 1884, venne nominato cavaliere della Corona d’Italia. Giunse poi il momento in cui si iniziò a discutere circa il progetto di una Confederazione italiana tra Roma, Consigliere comunale, membro della Giunta, propugnò contro tutte le opposizioni, la riapertura del Collegio Firenze e Torino, e per la scelta del luogo delle negoziazioni si optò alla fine per Roma, come forma di deferen- convitto “Lucarini” (da lui frequentato da bambino). za al Pontefice, e Rosmini venne designato come rappresentante della Corte sabauda presso la Santa Sede. Fran- Favorì l’incremento delle scuole e riordinò l’Ospedale civico, elargì larghi sussidi ai poveri ed ai malati. cesconi si unì a lui, perorando questo progetto, attraverso gli scritti e la parola. Si spense, dopo una lunga malattia, l’11 marzo 1892. Un altro personaggio di gran caratura, Massimo D’Azeglio trovò nella figura del Francescani un fedele amico Claudia Mezzanotte che gli fece sollecita propaganda non solo in Umbria, ma in tutto lo Stato pontificio, avvalendosi dell’aiuto di fidati amici. Riferimenti bibliografici: Spostando per un attimo lo scenario a Venezia, qui il potere era detenuto da Daniele Manin e Nicolò Mons. Giuseppe Agostini - Memorie del Professore Cavaliere Francesco Francesconi Politico, Filosofo, e Cittadino Tommaseo, proprio quest’ultimo avrebbe preferito una repubblica indipendente, piuttosto che Benemerito, Foligno, Tip. S. Carlo, 1892 12 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

SEGNALANO i LETTORI Varchi che “varcano” Quella chiesetta abbandonata

Egregi Redattori, Gentile Redazione, probabilmente avrete seguito il lungo battibecco mediatico sui varchi elettronici e, soprattutto, sui mi sono sempre chiesta perché quella chiesetta sulla rupe, vicino agli ascensori del parcheggio del ricorsi per non pagare le multe. Foro Boario, è sempre chiusa al culto e ai turisti, abbandonata da tutti senza chiare ragioni. Quello che mi chiedo, però, dopo tanta informazione, è se i varchi elettronici siano davvero fun- Eppure sembra una costruzione degna di attenzioni. Non so quando sia stata eretta, che cosa con- zionali al centro storico e se facciano parte di un progetto unitario di viabilità e sosta per tutta la città. Se così fosse, mi rimarrebbe molto strano che tutti possano passare per il corso proprio servi al suo interno. mentre la gente mangia nei tavolinetti all’aperto, così come mi ha sorpreso l’entrata in funzione Non l’ho mai vista aperta e sono convinta che, anche per la posizione suggestiva, potrebbe essere delle telecamere e il cambiamento della suddivisione in stanze prima del completamento del siste- un’interessante attrattiva per le visite nel centro storico orvietano ma dei parcheggi. Tante grazie per la collaborazione. A proposito, ma perché chiamarle “stanze” e non “zone”? Per confondere i turisti e rifilare loro qualche multa? L. B. Su una cosa non ho dubbi: qualsiasi siano le risposte a queste domande, la vicenda “varchi che varcano” poteva essere gestita enormemente meglio da chi ci amministra. Grazie per l’attenzione. M. S. INCITTÀ Dieci presepi da visitare Fondazione Cassa di Risparmio Un circuito di dieci presepi visitabili Nuova Sala Convegni e Mostra Umberto Prencipe a Palazzo Coelli nel centro storico di Orvieto a Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto ha inaugurato, il 17 ottobre scorso, la Sala Convegni nel Palazzo Coel- Lli, dotando così la città di un nuovo spazio per manifestazioni culturali. L’opera, realizzata per la volontà del presi- i è costituito per la prima vota ad Orvieto un circuito di presepi del centro sto- dente, architetto Torquato Terracina, è stata presentata al pubblico convenuto, che ha potuto ammirare la bellezza e la Srico. Dieci in tutto, tra tradizionali e storici, artistici e amatoriali, pubblici e privati, accomunati dalla possibilità di essere visitati durante le festività natalizie. funzionalità della realizzazione orvietana. Lo stesso presidente ha illustrato le finalità della Sala Convegni ed ha presen- Il circuito, che vede l’interessamento del Comune come braccio operativo, propo- tato la Mostra “Paesaggi dell’anima”, dedicata al pittore Umberto Principe, altra iniziativa organizzata dalla “Orvieto ne ben due presepi di artisti contemporanei, quello dell’Opera del Duomo, ospi- Arte, Cultura e Sviluppo” Srl, la Società strumentale della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto. La dottoressa tato nella Cripta della Cattedrale, realizzato da Enrico Pulsioni, e quello, decisa- Anna Maria Damigella si è soffermata nell’illustrazione della figura e delle opere di questo grande artista del secolo mente singolare, allestito dalla Associazione Culturale Porta Maggiore, presso il scorso. complesso archeologico del Muro Etrusco di Via della Cava, nel quartiere medie- Franco Moretti vale della città. Tre le parrocchie che hanno aperto i loro battenti con altrettanti presepi tradizionali: San Domenico, Sant’Andrea e San Giovenale. Sempre di ispirazione tradizionale anche i presepi del piccolo Santuario della Madonna della Cava e quello, ormai famoso, dell’Istituto delle Suore di Maria Bambina. Sono visitabili anche due presepi artigianali con statuine semoventi: sono quelli allestiti da Massimo Perazzino in Via Alberici e da Sergio Scimmio in Via Ripa Serancia. E non poteva mancare il presepio-evento del Pozzo della Cava, realizzato con personaggi animati a grandezza naturale. Per festeggiare la ventesi- ma edizione, quest’anno il Presepe nel Pozzo è stato arricchito da alcuni diorami a grandezza naturale, tutti ispirati alla figura dell’Angelo: l’annunciazione, il sogno di Giuseppe e l’annuncio ai pastori, per arrivare alla scena finale della Natività, popolata da nuovi realistici personaggi. Marco Sciarra

Il FAI a Orvieto Umberto Prencipe, Panorama di Orvieto, disegno per incisione, 1938 ca, Orvieto, Fondazione CRO. (G.C.) Costituita alla Rupe una prima struttura del Fondo per l’Ambiente LE DICHIARAZIONI DEL PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE CRO i è tenuta presso la sede dell’Opera del Duomo, che già ospita, I lavori, iniziati nel 2006, hanno consentito di ultimare il recupero della sede del nostro Ente con la realizzazione di due gal- Snella Biglietteria del Museo, un “Punto FAI” di recente attiva- lerie sovrapposte che aumentano la superficie a disposizione per gli eventi espositivi e di una sala convegni da 110 posti a sede- to, la prima riunione del Fai dell’Orvietano, allo scopo di costituire un gruppo locale di re da utilizzarsi per le riunioni della Fondazione, per corsi ed eventi di interesse della CRO Spa e del Gruppo di appartenen- sostenitori alla importante Fondazione nazionale, che dal 1975 è impegnata nella tutela, za, oltre che per manifestazioni di interesse generale, di natura culturale, sociale o economica, considerando anche la possibili- conservazione e gestione dei beni artistici e del patrimonio naturalistico. Questo primo incontro ha registrato la presenza della presidente regionale per tà del collegamento in videoconferenza attraverso la rete integrata con sala multimediale di Palazzo Coelli. l’Umbria, Ilaria Borletti Buitoni, e del presidente dell’Opera del Duomo, Francesco La struttura, espressamente concepita per un uso congressuale, offre soluzioni logistiche e flessibilità organizzativa per ogni tipo Venturi. di evento: la cura del dettaglio e la dotazione dei migliori servizi accessori la rendono infatti un ambiente che potrà funziona- L’iniziativa si propone, come passo iniziale, di individuare uno o più referenti per le re anche in modo autonomo rispetto all’edificio originario. attività istituzionali e la comunicazione e di promuovere e pianificare a livello loca- La realizzazione del giardino pensile ha permesso di ottenere un’area libera che potrà contenere circa 120 posti per eventi all’a- le l’adesione agli eventi nazionali. perto quali concerti, incontri e manifestazioni culturali e artistiche. Numerosi e importanti si preannunciano gli obiettivi di questo futuro gruppo di Il complesso di Palazzo Coelli è diventato così un importante elemento della nostra città, funzionale e grandemente dignitoso, lavoro, che potrà essere di riferimento per tutti coloro che hanno a cuore la dife- dotato delle più moderne e sofisticate attrezzature tecnologiche per la comunicazione multimediale. sa dell’ambiente e del patrimonio artistico della città e del suo territorio, nella pro- spettiva di giungere presto all’istituzione di una Delegazione FAI dell’Orvietano. E’ stata nominata referente per l’Orvietano, la dottoressa Alessandra Cannistrà, respon- Per celebrare degnamente l’inaugurazione della nuova struttura, presentiamo oggi la mostra-evento “Umberto Prencipe. I pae- sabile del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto. saggi dell’anima. La collezione d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto” che rappresenta il lancio dell’esposizio- ne permanente nella nostra sede della collezione del maestro Umberto Prencipe, donata alla Fondazione dall’unica erede, affin- Il FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano nasce nel 1975, sull’esempio del National ché si perpetui la memoria dell’artista e sia resa fruibile ai visitatori, turisti e uomini di cultura interessati. Trust inglese. Umberto Prencipe è nato a Napoli e ha lavorato principalmente a Roma, dove ebbe l’incarico della cattedra di incisione all’Ac- Un crescente successo sociale ha riconosciuto la bontà di quell’intuizione tutta italia- cademia di Belle Arti di Ferro di Cavallo a Via Ripetta. na: antiche dimore, castelli, ville, parchi storici, giardini e aree naturali sono aperti al Gran parte del suo tempo libero dall’insegnamento lo ha trascorso però ad Orvieto, tanto che noi lo consideriamo un orvietano piacere di chiunque voglia ritrovare in essi le radici del proprio essere italiano e della di adozione. propria grande tradizione umana e culturale. Attualmente sono 39 i beni che appartengono alla Fondazione, che li ha ricevuti in Nella sua vita di artista produsse molte opere, anche nel nostro territorio, che privilegiò per soggetti e atmosfera di colori, e par- donazione o eredità o in concessione, di cui 18, dopo meticolosi restauri, regolar- tecipò a mostre nazionali ed estere. mente aperti al pubblico; ma il valore di esempio che da essi si trae va ben oltre il Tra le tante realizzò, su incarico del Comune, l’incisione della bella veduta di Orvieto dai Cappuccini, che fu donata al Duce numero e intende porsi quale modello di conservazione, di gestione e di uso educati- in occasione della sua venuta ad Orvieto nel 1940, durante la quale parlò dal balcone dell’Opera del Duomo anche della guer- vo di un qualsiasi monumento artistico o naturale. ra che si stava combattendo in Grecia. Lo strumento principale con cui il FAI è riuscito a tutelare questi beni e a divulgare La cittadina orvietana signora Giovanna, figlia dell’artista, tutt’ora attiva nella città di Roma, ha compiuto un munifico gesto la propria missione è la raccolta fondi quasi interamente da privati; oltre all’organiz- regalando alla nostra Fondazione la collezione di opere, che qui è stata esposta, nel ricordo della sua cittadinanza e a futura zazione, all’interno delle proprietà, di mostre, concerti, spettacoli e manifestazioni memoria del padre Umberto. popolari di vario tipo. Gli spunti sono molteplici e permettono di mettere a punto un calendario di appuntamenti in grado di ospitare ogni anno nelle proprietà del FAI La ringraziamo per averci altamente onorato per la stima che ha dimostrato al nostro Ente e per aver offerto la fruibilità al circa 400.000 visitatori che, acquistando il biglietto d’ingresso, offrono un prezioso pubblico delle opere attraverso la loro conservazione nella nostra sede. aiuto per sostenere le fortissime spese di gestione ordinaria. Sono ben 103 le Delegazioni disseminate in 18 Regioni italiane, ove 6.000 straordi- Con questa realizzazione si è completato l’asse cittadino che partendo da Piazza Duomo con i Palazzi Papali, il Palazzo Vesco- nari volontari offrono il loro tempo in diverse attività secondo le proprie attitudini. vile, il circuito museale e l’Archivio di Stato, giunge a Piazza Febei, con la Chiesa di San Francesco, il Centro Bibliotecario Info: Segreteria Regionale FAI Umbria - [email protected] Comunale “Luigi Fumi”, l’Istituto Storico Artistico Orvietano e la Fondazione Cassa di Risparmio, e rappresenta nella parte +39 380 345 93 92 - Museo dell’Opera del Duomo - Biglietteria +39 763 343592 più alta della città un polo di eccellenza interamente dedicato alla storia, all’arte e alla cultura. 13 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

CANTINA CARDETO Società Cooperativa Agricola Fr. Sferracavallo Loc. Cardeto - 05018 ORVIETO (TR) VINIDIORVIETO

I VINI CARDETO NEL TEMPO

Il vino bianco di Orvieto ha origini antichissime: veniva infatti già wine to share while initiating a young lady in to bacchic delights”) o prodotto dagli Etruschi che avevano scavato cantine nel massiccio tufa- Alexis Lichine, grande esperto francese di vini (“vin blanc délicieux ceo tipico di quella zona e qui lasciavano a fermentare il loro vino per d’Italie. C’est un de ceux dont la qualité est la plus constante”). parecchi mesi, ottenendo un aroma dal residuo zuccherino che lo ren- L’ “Orvieto” è ottenuto dalla vinificazione di diverse varietà di uve deva particolare. Ne veniva praticato il commercio sia via terra che di origini antichissime e selezionate nel corso dei secoli: il Procanico, attraverso i fiumi Paglia e Tevere. Da Etruschi e Romani fu esportato il Verdello, la Malvasia, il Grechetto, e il Drupeggio. Anche Char- sin nelle Gallie. Più tardi venne prodotto nei terreni pontifici e fu pro- donnay e Sauvignon inseriti con l’ultima modifica del disciplinare. tetto dalla Chiesa che se lo garantiva per le messe (Paolo III Farnese ne Oggi predomina la versione secco, ma continua la tradizione della era particolarmente ghiotto). produzione di Orvieto Abboccato, Amabile e Dolce. Esiste una versio- L’ “Orvieto” fu lodato da poeti, artisti e uomini insigni, tra cui il ne derivata da uve sovramature attaccate da Muffa Nobile, Botrytis Pinturicchio, il quale, chiamato a dipingere in Orvieto, pretese per Cinerea, che conferisce al vino caratteri unici di concentrazione ed ele- contratto che gli fornissero “tanto vino quanto fosse riuscito a berne”. ganza. I maestri che lavoravano nella cava di Monte Piso per strarre e sbozza- Nelle mattinate d’autunno, generalmente, si forma una fitta nebbia re la pietra da impiegare nella costruzione del Duomo di Orvieto, che favorisce lo sviluppo su grappoli di questa muffa particolare che si acquistavano periodicamente delle quantità di vino negli anni tra il nutre dell’acqua contenuta nella polpa degli acini e che dilata i pori 1347 ed il 1349. Ancora memorabili restano i “rumori” sollevati ad della buccia senza romperla, provocando così l’evaporazione quando i Orvieto ed in altre città dalle maestranze per avere il vino gratis. Gli grappoli si riscaldano ai raggi del sole. I mosti che si ottengono sono orari di lavoro prevedevano delle soste a metà mattina ed a metà pome- quindi molto zuccherini, ricchi di glicerina, che conferisce al vino una riggio per le bevute di “mistu”, forse acqua e vino. particolare untuosità, con concentrazione di tutti i componenti aro- La stessa Opera del Duomo lo elargiva nelle grandi occasioni, come matici. il compimento dei lavori importanti o per richiesta del capo maestro, La raccolta di queste uve avviene con molto ritardo ed è eseguita in come documentano i contratti di lavoro dell’epoca. Per esempio, in più tempi successivi, al fine di ottenere il completo verificarsi del feno- quello stipulato da Luca Signorelli nel 1500 per la realizzazione degli meno. Circa la metà del raccolto va a scomparire sotto forma di acqua affreschi, si richiede espressamente che l’Opera consegni all’autore ogni evaporata, ma la qualità vuole i suoi sacrifici. anno 12 “some” di vino (circa 1000 litri). Questo straordinario processo si verifica solamente in rare zone in cui le condizioni climatiche lo consentano: nel Sauternes in Francia, È un vino apprezzato dai grandi conoscitori, come Philip Dallas, nel Tokai in Ungheria, nella Valle del Reno in Germania e nell’Orvie- autore di un bel libro sui vini d’Italia (“Orvieto’s wine is, like Frascati, tano in Italia. In proposito esiste una vasta letteratura. Chianti, ecc., one of Italy’s best known wines abroad ... it is the ideal

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14 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

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Umberto Prencipe, Ora di vespro, 1929 Orvieto, Fondazione CRO. (G.C.)

Umberto Prencipe, Incubo, 1909 ca Orvieto, Fondazione CRO. (G.C.)

15 Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008

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La Provincia di Terni TIPOGRAFIA CECCARELLI prestampastampaallestimento

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Piazza Febei, 2 05018 ORVIETO (TR) Tel. e Fax 0763.391025 www.isao.it - [email protected] Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008 Il Museo Emilio Greco nel sistema del Museo dell’Opera del Duomo

cattedrale orvietana ricevette da Delle tre porte, quella centrale era nettamente dal giudizio estetico sul- Mons. Giovanni Fallani l’incarico dedicata al soggetto, a lungo studia- l’opera realizzata da Emilio Greco. Il per il Monumento a papa Giovanni to dall’artista, delle Opere di Miseri- dibattito si era ormai spostato sul XXIII destinato alla basilica vaticana. cordia; le due laterali, a condensare piano della conservazione e del Le sue opere figurano oggi nei prin- la duplice bellezza, ideale e naturale, rispetto del ciclo storico del monu- cipali musei del mondo e, fino della figura angelica. mento: più esattamente si discuteva all’anno della sua morte, avvenuta a Esse arrivavano in città l’8 agosto del sul come e quando tale ciclo dovesse Roma nel 1995, ha ricevuto presti- 1964, in tempo perchè papa Paolo considerarsi definitivamente chiuso e giosi premi e riconoscimenti interna- VI - che nel giugno precedente aveva completo, tanto da dover escludere zionali; per il profondo legame stabi- inaugurato la Porta della Morte di innovazioni, aggiunte o interferenze. litosi, volle donare alla città di Giacomo Manzù nella Basilica di Anche il percorso “burocratico” non Orvieto la maggiore collezione delle San Pietro- in visita pastorale a facilitava l’esito della vicenda e la sue opere perchè venissero stabil- Orvieto potesse prenderne visione connotazione politica ben presto mente esposte accanto alla cattedrale all’interno della cattedrale, dove assunta o assegnata ai due fronti per la quale aveva appassionatamente erano state depositate, ed esprimerne opposti costituì una condizionante lavorato. apprezzamento. dilazione. Dopo l’approvazione dei bozzetti da Non per questo se ne concludeva la Così, le nuove porte non si aprirono parte della commissione incaricata, vicenda critica. La bagarre, violenta e sulla facciata della cattedrale fino al Emilio Greco consegnò, nel 1964, le senza esclusione di colpi, si era acce- 1970 quando intervenne un decreto monumentali ante bronzee fuse pres- sa a livello nazionale fin dal 1963 e ministeriale a sbloccare definitiva- so la “Fonderia d’arte Cav. Renzo contava eccellenti personalità della mente l’interminabile, paradossale Michelucci” di Pistoia - mentre alle cultura e dell’arte sia tra le fila degli empasse. All’alba dell’11 agosto, armature d’acciaio per entusiasti sostenitori sia tra quelle dopo una veglia di preliminari lavo- l’incardinamento provvedeva la ditta dei più polemici denigratori. La que- razioni, le ante bronzee furono orvietana di Fernando Tenerelli. stione essenziale in realtà esulava incardinate nei fornici trecenteschi.

on l’inserimento del Museo tempo verso le più famose icone CEmilio Greco nel sistema della raccolta dell’Opera del Duomo, museale dei Palazzi Papali, esso il percorso museale nei Palazzi Papali. diviene il punto di avvio del percor- Rispettata, dunque, e valorizzata la so espositivo del M.O.D.O. Un presenza ormai connaturale del momento e un luogo di acclimata- Museo Emilio Greco in piazza zione dalla realtà del contempora- Duomo, museo divenuto luogo neo, di iniziale diretto contatto con d’incontro, sede di molteplici frui- il linguaggio artistico ancora media- zioni, di happening musicali e lette- to dalla modernità, prima di pene- rari, essa attualizza inevitabilmente il trare nelle profondità della storia e contesto culturale della cattedrale e dell’arte verso cui conduce la visita del suo museo. alle altre sedi. E sollecita nuove riflessioni sul tema Nello stesso tempo, questa iniziativa dell’arte sacra oggi, spesso differito intende riportare in evidenza il alle necessità della conservazione. sostanziale legame che unisce Emilio Greco, protagonista di primo piano L’INCARICO A EMILIO della cultura italiana del secondo GRECO: 1962-70 dopoguerra, alla storia artistica della Nel 1962 Emilio Greco riceveva da cattedrale orvietana e che segna la parte dell’Opera del Duomo vitalità dell’organismo monumentale l’incarico di scolpire le nuove porte nell’attualità del contemporaneo per la cattedrale. come produttore ed emanatore di Greco, nato a Catania nel 1913, era arte oltre che secolare recettore. un’artista già affermato e aveva al Dall’11 agosto del 1970 i maestosi suo attivo la partecipazione a nume- portali medievali accolgono le scul- rose mostre in Italia e all’estero, e, in ture dell’artista siciliano per il catalogo, opere di fama come il Duomo, le grandi ante bronzee rea- Monumento a Pinocchio a Collodi, lizzate tra il 1962 e il 1964. eseguito nel 1956; era titolare della Con questa straordinaria testimo- cattedra di Scultura all’Accademia di nianza del complesso e interessante Belle Arti di Napoli e avrebbe prose- processo di rinnovamento dell’arte guito la carriera didattica a Roma, a sacra del secondo Novecento, prende Monaco di Baviera e a Salisburgo. l’avvio, in un climax a ritroso nel Negli stessi anni dell’attività per la Lettera Orvietana N. 24 dicembre 2008 Il Futurismo: 1909-2009 Due mostre documentarie per celebrare il centenario del Futurismo

Umbria, tese a documentare com- Novecento. Tutti gli storici del Futu- blico più vasto l’ampiezza e la varietà plessivamente l’impatto che nella rismo ormai concordano, infatti, nel degli interessi del movimento avan- Le due mostre, che avranno sede a nostra Regione produsse, un po’ in farla terminare con il 1944, anno di guardista in Umbria: nel campo Terni rispettivamente presso tutti i campi, l’avanguardia storica. morte del suo fondatore: Filippo creativo, nella comunicazione edito- l’Archivio di Stato in Palazzo Maz- Con la pubblicazione completa (pro- Tommaso Marinetti. riale, nella pubblicistica, oltre che zancolli e presso la Sala Farini della logo e piattaforma programmatica in Nello studio dei “luoghi del Futuri- nella produzione artistica nel campo Biblioteca Comunale, si apriranno 11 punti) del Manifesto del Futuri- smo”, l’Umbria, nonostante la sua della ricerca visuale, architettonica e naturalmente, e rigorosamente, il 20 smo, il 20 febbraio 1909, dalle pagi- posizione periferica e lo scarso rilievo della plastica murale. febbraio 2009. ne de “Le Figarò” di Parigi, prese le dello sviluppo industriale (ad ecce- mosse l’unica avanguardia storica zione dell’area ternana), ebbe un ruolo attivo e ben connotato grazie italiana, tra l’altro la più longeva del ad artisti di notevole valore, come Gerardo Dottori, il più celebrato tra gli artisti avanguardisti umbri. Pure, a tutt’oggi sul piano storico è man- n occasione della ricorrenza del cata una ricognizione a tappeto e la ICentenario della fondazione del giusta messa in luce del ruolo, ad Futurismo, il Centro di Studi Storici esempio, di divulgazione del feno- di Terni, in collaborazione con la meno avanguardista ad opera di Biblioteca Comunale di Terni e alcuni intellettuali, come ad esempio l’Archivio di Stato (compresa la Pericle Perali per l’area orvietana. sotto-sezione di Orvieto), con il con- La ricorrenza del Centenario di fon- tributo degli Archivi “Dottori” di dazione del Futurismo offre la giusta Perugia e dell’ISAO di Orvieto, pro- occasione per verificare lo stato di muove due mostre storico-documen- avanzamento degli studi e farne il tarie sul fenomeno futurista in punto, mostrando anche ad un pub-

La nuova illuminazione Scomparso il frate-archeologo di Terra Santa a scomparsa di padre Michele Piccirillo a Livorno, lo scorso mese di ottobre, ha destato comprensibile sconcer- Lto. Studioso di Sacre Scritture ed archeologo conosciuto in tutto il mondo, aveva legato la sua figura alle nume- del Duomo di Orvieto rose e spesso sorprendenti scoperte archeologiche di Terra Santa. Nato a Casanova di Cerinola, in Provincia di Caserta, nel 1944, due lauree e un dottorato di ricerca in Archeologia conseguito presso l’Istituto di Studi per il uova luce per il “giglio d’oro” delle cattedrali italiane. La Fonda- Medio Oriente de “La Sapienza” nel ’75, aveva iniziato la sua attività di archeologo tanti anni fa. Attivo in terre Nzione Cassa di Risparmio di Orvieto, per volontà del presidente, siriana, libanese, giordana e israeliana, aveva scoperto molte chiese protocristiane, risalenti al V-VII sec. Si era poi architetto Torquato Terracina, aveva da tempo evidenziato l’esigenza di dedicato agli scavi al Monte Nebo, un’inesauribile fonte di informazioni e materiali. un progetto d’illuminotecnica che modernizzasse nella valorizzazione Ma padre Piccirillo, il frate-archeologo della Custodia francescana di Terra Santa, era direttore dell’Istituto Archeo- logico Francescano, del Museo Archeologico della Flagellazione a Gerusalemme, docente allo Studium Biblicum artistica l’esterno del Duomo e la Fabbriceria s’era immediatamente Franciscanum, figura legata alle scuole per mosaicisti di Madaba e di Gerico, un personaggio sapiente che con sem- attivata, movimentando un’intesa di idee e di azioni, da cui è scaturita plicità esemplare diffondeva i risultati delle sue ricerche tra conferenze, giornate di studio, incontri in tanti Paesi. una magnifica realizzazione. L’Enel Sole ha provveduto all’intervento L’Istituto lo ricorda con affetto e gratitudine. sul monumento orvietano, con un’esperienza nello specifico settore maturata alla Basilica del Santo a Padova, al Duomo di Modena, alla Piazza Cortile d’Onore ed ai giardini del Quirinale. Federazione Italiana Pedagogisti Adesso l’‘impianto, controllato da un sistema computerizzato, è com- posto da 100 proiettori dislocati in modo da garantire la massima inci- X Congresso Nazionale sività del flusso luminoso sulle pareti del Duomo e da 5 km di cavi, n un momento segnato da incertezze che premono sulle maggiori agenzie educative, proprio i professionisti del set- che sono posizionati lungo tutto il perimetro della piazza. “Sono state Itore discutono sulle vie per stabilire confini certi. Il Congresso della FIPED (Federazione Italiana Pedagogisti) impiegate lampade Mastercolor con temperatura di colore di 3000° K, di Ancona, su “Ambiti professionali e competenze”, nelle due giornate del 5 e 6 dicembre, ha inteso far emergere interpretazioni corrette e confini adeguati. potenze variabili dai 70 ai 150 W e lampade fluorescenti compatte con Il nutrito programma del congresso scientifico ha toccato i temi che ormai quotidianamente esplicitamente e potenze di 23 e 26 W con temperatura di colore di 2700° K. Un effet- implicitamente chiamano alla responsabilizzazione della nostra società. to in controluce valorizza il loggiato con lampade fluorescenti compat- Scaturisce, dalle indicazioni e dai temi trattati, la spontanea esigenza di delineare figura e ambiti del pedagogista: La te con temperatura di colore di 2700° K, quindi con una tonalità di pedagogia clinica, il pedagogista in ambito universitario, la ricerca per la scuola dell’Autonomia, la pedagogia della psico- luce più calda. Le campane risaltano grazie a otto proiettori circolari motricità, il pedagogista in ospedale, la pedagogia dello sport ecc. Il concetto di pedagogia clinica, caro al presidente della Fiped, il professor Piero Crispiani, mostra ancor più l’ da 70 W istallati sotto ciascuno degli otto archi ed insieme alla zona aspetto scientifico di questa disciplina; ma clinico non significa “sanitario” né “patologico”, bensì individuale, absidale, ai transetti e alle navate esterne presentano un’illuminazione attento alla singolarità delle persone o delle situazioni o dei processi, rilevabili da vicino e direttamente, ed del tutto particolare.” apprezzati nella globalità delle loro manifestazioni. Il pedagogista è un professionista al vertice della cultura pedagogica. Le lampade a potenze variabili e fluorescenti compatte, i criteri di Ribadire ciò non è assolutamente scontato né un gioco di parole; significa riconoscere radici antiche e di grande spes- sore che poggiano su una piena consapevolezza scientifica. sobrietà e di riduzione dell’inquinamento luminoso, i giochi modulari Infine la scuola dove gli slogan facili vanno banditi in virtù di una sfida da accettare, quell’emergenza che invoca di luci prevalentemente bianche, le ottiche asimmetriche di armonizza- confini e ruoli certi nel rapporto educativo. zione funzionale del piano di calpestio della piazza, i livelli differenziati di illuminazione a seconda delle diverse occasioni e solennità: un’accorta progettazione che sa tanto di eccezionalità. Lo stupendo La collana degli orvietani illustri: U. Prencipe rosone dell’Orcagna, i mosaici, i gruppi scultorei ed i bronzi sono n occasione della cerimonia di inaugurazione della nuova sala convegni della Fondazione CRO, è stato presentato opportunamente fruibili, anche nelle ore notturne. Iil volume di Sabrina Spinazzè “Umberto Principe (1879-1969)”, edito dalla Fondazione, della collana riguardan- Sono state considerate, oltre alle esigenze illuminotecniche, anche te le grandi figure degli orvietani illustri e di altre personalità che hanno portato lustro alla città. È un’ulteriore rea- lizzazione riguardante le grandi figure orvietane. quelle architettoniche, manutentive e conservative per assicurare il maggiore comfort visivo e restituire al meglio la dimensione maestosa e materica del sacro edificio orvietano. I materiali impiegati, anche in in Ricordo del prof. D’Anna ragione della modernità tecnologica, garantiranno un rilevante rispar- mio energetico. scomparso, all’età di 79 anni, il prof. Giovanni D’Anna, emerito di Letteratura Latina all’Università degli Studi L’Opera del Duomo, che ha come scopo primario la promozione della Èdi Roma “La Sapienza”. Allievo e successore di Ettore Paratore, accademico dei lincei, insignito del Praemium tutela attiva e della valorizzazione della Cattedrale, ha trovato ancora Classicum Clavarense, s’era occupato delle produzioni poetiche arcaiche, dei tragici nella cultura classica. Nato ad Ancona il 27 agosto 1929, viene considerato tra i massimi latinisti del nostro tempo. I suoi studi spaziano una volta nella Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto un interlo- su tutta la latinità, da Marco Pacuvio a Lucio Accio, da Virgilio a Cicerone, da Lucrezio a Orazio, da Sallustio a cutore attento e sensibile a sostenere le azioni finalizzate allo sviluppo Tacito, contributi rigorosi e fondamentali per la conoscenza della lingua latina dal punto di vista storiografico e del territorio, anche attraverso i beni culturali ed artistici. filologico. Un uomo di grande ingegno e cultura, dotato di particolare umanità, da noi ricordato per la sua illumi- nata collaborazione.