ORAZIO CARTAGENOVA (Genova 1800 - Vic€Ea 26 Senembre Le4l)
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29 ORAZIO CARTAGENOVA (Genova 1800 - Vic€Ea 26 senembre lE4l) "Triste uffcio i quello sehtpte di lamentarc ne'fogli la perdita di laluno, ma gtavrsstmo e insoppo abile qudsi divehta se tdttdsi di dirrico, che scolpilo ci stia nel profondo dell'tuino. Coicchi sard lacile a' leggitoli il comprendere come ci debba la penna tremdr nella mano, dovendo regar ita gli estinli Oazio Cartage ovo-.. E' ventura che non solo colpisce l'otle, ra roi medesimi i svenlura che fetisce dl nostro cltore, per lct quale anche il piahb A breee conlorto.:". Chi si esprime irl tali termini a Francesco Regli dalle colonne del periodioo milanere del quale d direttore, Il Pirat.. Giovanni Orazio Cartagenova si spegne improwisamente oel corco di una serie di fortunate recite teatrali a Vicenza alle cinque pomeridiane del 26 settembre 1841. Quelle che siano le cause del decesso non ci i dato sapere. Nato a Genova nel 1800, nulla si conosce della sua preparazione artistica, ma la sua parabola artistica doveva prendere awio da una recita del rossiniarc OTELLO alla Scala di Milano Ia sera del 3 settembre 1823. Vi.iveste la parte di Elmiro, Padre di Desdemo.I4 a fiarco della funosa Rosa Morandi. E sempre sulle scene del Piermarini awebbe racoolto i pdmi timidi successi essendovi ingaggiato fino alla primavera del 1824 come Elmiro e come Orbazzano in TANCREDI, aMlogame e di Rossini, passa[do di seguito sulle scene di Crema- Vi si propone in ruoli buffi fra l'altro del repertorio di Saverio Meroadantq la conoscenza del quale risale con molta probabiliti proprio a questo periodo. Infatti, al seguito del compositorg si renderi per uru lunga fortunata toum6e in Spagna e Ponogallo dove, ora sulle scerc del Teatro Prinoipe di l{adrid, ora su quelle del San Carlo di Lisbona interpreta fia l'altro ZADIG E ASTARTEA (Olamar) di Vaccai e GABRIELLA DMRGY (Fayel) di Mercadante. Il compositore di Altamura 1o te.ri ir massima considerazione amandolo come un Aatello e tutela[done le varie fasi della carriera soprattutto allorchi Cartagenova approderi al Regio di Torino, a.lla Scala di Milano e al San Carlo di Napoli. Nella capitale sabauda, il 7 febbraio 1832 tiene a battesimo I NORMANM A PARIGI di Mercadalte oella parte di Ordomante a fianco di Carolina Uoger e dei coriugi Verger. La G.zzetta Piemontese riferisce che "alla fine del seoondo atto vennero chiamati fuori il maestro e i quattro primi attori"... un successo destinato a crescere con il prosieguo della serata. Dopo esibizioni a Genova, in vaie piaze del Granducato di Toscana - sotto l'egida dell'impresario Alessandro Lanari - e nuovdnente a Torino, con la Primavera del 1833 si awicina una delle date piir significative rclla carriera del basso gelrovese: il varo della belliniana BEATRICE DI TENIDA a.lla Fenica di veflezia. La stagione C iflcomidciata il 26 dicembre 1832 con il capolavoro di Bellini, NORMA A 6anco della protagonista Giuditta Pasta vi halmo preso parte Anna Del Sene, il tenore Alberico Curioni e il basso Federico Crespi. Quest\rltimo dalla Gazzetta di Venezia vieoe giudicato "tutto della voce e della persona tremante" . E comprensibile ohe Bellini gii irritato per i ritardi di Felibe Romani nel fomirgli il libretto, in procinto di varare la nuova opera reclami url interprete di rango al quale afrdare il complesso personaggio di Filippo Maria Viscooti improntato ai precedenti letterari di Bigli, Redusio, tupamonti, Tedaldi-Fores @eatrice di Tenda, 1825), di Bazzoni (Macaruffo venturiere o la corte di F.M.V., 1832) o della Saluzzo-Roero, autrice de Il castello di Binasco (1820). Si ricorre dunque a Cartagenova" giovarc basso dalla voce brillante ed estesa nel registro acuto, di "bella figura" che soprattutto "agisc€ bene".Giunto a Venezia questi non cela una certa prepotenza di carattere imponendo la sostihrzione di alouni numeri previsti con altri adatti ai propri mezzi pena il ricorso alle solite arie da baule. Per garantire landata in soena del 3C lavoro il catanese si vede costretto ad assecondarlo fomendogli brani ad personam ma soprattutto elevando la tessitura della parte in quanto Cartagenova predilige ruoli che risparmiano le autentiche corde di basso e valorizzano note piuttosto acute, assimilabili oggi a quelle del registro baritonalq in possesso di cantanti a lui analoghi quali Giorgio Ronconi, Celestino Salvatori o Domenico Cosselli. L'opera sariL varata il 16 marzo con un mese di ritardo sul previsio in una stesura imperfetta e, dalle coloturc della Gazzetta di Venezia, Locatelli relaziona il precario andamento della serata_ In pratica "... la BEATRICE DI TENDA rlorl ebbe nessuna fortuna,'. Il milanese Barbiere di Siviglia riferiri qualche giorno piU tardi degli,,inurbani fischi,,che hanno salutato il compositore alla sua entrata al cembalo, forieri "di una generale caduta,,. A proposito della pane di Filippo, cosi si esprime Gildo Salemo: ".-. solo in due momenti illibretto deroga al convenzionale ritratto ditiraruri ipocrit4 sospettoso e crudele: il primo d nell'Introduzione, Ia cabaletta in tempo lento <<Come t'adoro, e quanto>>, che Romani (cosa rara per le consuetudini dell,epoc4 poco propedse a collegare fra loro due momenti solistici) fa corrispondere alla romanza di Agnese di poco precedente. Essa ci presenta l'immagine di un Filippo innamorato, ma soprattutto fomisce a Bellini il destro per far vibrare nel personaggio, lramite la calda voce di baritono, l'inconsueta corda della sedsualitd. Il secondo momento d I'attimo di resipisceoza (in verite, poco credibile) prima di firmare la condanna a morte di Beatrice: un insedo fortemente voluto da Bellini, forse pii per un ritegno di stafipo classicistico nell'affrontare Ia malvagiti umana, che per sfumare la monocromia del personaggio originale. Ad ogni modo, pur riproponendo uoa situazione drammatica gii sperimentata - per esempio da Rossini nella scena di Assur in SEMIRAMIDE (1823), con il vilaio che per un attimo si smarrisce, e poi riprende con piti energica dsolutezza la sua azione scellerata -, la Sceoa ed Aria di Filippo, a sua volta, istituire un tdpos molto seguito, quello del conflitto interiore del protagonista negativo, che si affermeri soprattutto nelle opere di Verdi Oasti pensare ad ATTILA MACBETH, RIGOLETTO, DON CARLOS}'. Di fatto, pird sembrare illogico affidare ad un tiranno quale Filippo aoche melodie da amoroso, tuttavi4 come dferisce Friedrich Lippmaon "i compositori dell opera romaatica italiana rlon arrivano mai a punire i <<cattivi>> con una minore cantabiliti" soprattutto allorchd hanno a che fare con interpreti di autefltico valore. Dopo il Filippo belliniano spetta a Donizetti forgiare un ulteriore r6le- fdtiche sulle doti di Cartagenova. Lrincontro si realizzeri sulle scene della Scala dove il basso i di casa da che nell'autunno del 1833 ha ottenuto una se$azionale affermazione come Cardenio ne IL FURIOSO, guarda caso ancora di Donizetti. La sera del 26 dicembre 1834 va in scena GEMMA DI VERGY, libretto di Emanuele Bidera ispirato a Charles VII di Alexandre Durnas. Con i pretesto della mancata venuta al mondo di un erede, il Conte di Vergy - in reaftA invaghitosi di una giovarc dama - stabilisce di ripudiare la consorte Gemma. In questo peruonaggio divilain Donizetti sfrutta le possibiliti espressive e drammatiche della voce virile attuando una graduale trasformazione dal basso cantante rossiniano - che tutto sormato qualifioava ancora il canto di Enrico \IIII in ANNA BOLENA - al baritono come poi lo intenderi arche Giuseppe Verdi. Procediamo dalla presa di posizione del maestro bergamasco che ha conosciuto le esitazioni di Cartagenova oel predisporsi a varare la GEMMA in quarto gii impegnato in altro allestimento: "Sull'escludere poi Cartagenova, ossia sul trotr far uso de' suoi talerti rcll,opera nuova, peametti due parole: Qual danno Ih a quest'a.tista l'essere in una o piuttosto in due opere impiegato? Se far dovri IEMMA di Mercadarte, egli rcn pud per questo essere escluso dalla mia, chq net 26 Dicembre di molta Compagrda C obbligo preseotarq e della parte studio non pud al certo addurre stanchezza quando I'EMMA di gii rappresentd in Venezia. E' chiara la posizione di Donizetti di non voler ,,...tradiziotale rinunoiare al cantaote. Piero Moli traccia l identikt del ruolo che gli affida: resta il personaggio del Conte, sebbene assar meno cinico di altri tirarui e atEi molto spesso afrettuoso, quasi pronto a tomar sui suoi passi, come appare dal bel <<larghetto cantabile>> <<Ecco il pegno che le porsi>> (II,3), poi contraddetto dalla relativa cabalett4 il <<moderato>> <<euesta so&ve 31 inunagine>> (ivi), e vicino nella situazione specifica dell'aria a quella dell'aria di Filippo Maria Visconti della belliniana BEATRICE DI TENDA...>> . E la stampa milanese non lesina certo parole di lode a Cartagenova anche se A onio Piazza, estensore del Corriere delle Dame di Giuditta Lampugnani, io data l0 ottobre riferisce che la sua emissione "pare una fonderia di camoni in istato di vicina cottum". Ne riconosce la 'rmolta espressione", ne denigra il timbro "infelice". Nel bel mezzo della stagione scaligera Cartagenova si presta - come dice il cartellone - "graziosamente" a supplire il buffo Pietro Mnoja nel TIIRCO IN ITALIA mala cuatteflzzazione dello smargiasso Selim rrcn viene ritenuta "pane pei suoi denti" deducendosi nuovamente come Cartagenova sia preferibile io ruoli drainmatici dotati di una variegala evoluzione - o involuzione - psicologica, dove cioi il personaggio passa attraverso stati d'animo spesso oontrastanti fra loro. Sono le caratteristiche precipue del cantante attore. Ma si d parlato di Mercadante, di Bellini e Donizetti, cosicchd non resta che considerare l'ultimo prolifico connubio artistico che Cartagenova contrag quello ootl Giovanni Pacini. Grazie all'interessamento di Mercadante, nel giugno del 1840 il basso ha finalmente debuttato al San Carlo di Napoli come Fayel in GABRIELLA DI !'ERGY, quindi come Publio nella tr/ESTAIE essendovi giudicato dalla critica napoletana "attore modello e pieno (..-) di fuoco". Tale impressione si rinnova allorch6 l'artista si propooe come Filippo, Elmiro, Vergy anche se il pubblioo napoletano non gli dimostra la simpatia riservata ad altri a.tisti della stagiorc quali la Kemble, la Maray e Domenico Reina.