Marino Faliero
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www.ferragamo.com VENEZIA Calle Larga XXII Marzo, 2093 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA Paolo Costa presidente Cesare De Michelis Pierdomenico Gallo Achille Rosario Grasso Mario Rigo Valter Varotto Giampaolo Vianello consiglieri Giampaolo Vianello sovrintendente Sergio Segalini direttore artistico Marcello Viotti direttore musicale Angelo Di Mico presidente Luigi Braga Adriano Olivetti Maurizia Zuanich Fischer SOCIETÀ DI REVISIONE PricewaterhouseCoopers S.p.A. Marino Faliero La Fenice prima dell’Opera 2002-2003 8 FONDAZIONE TEATRO LA FENICE DI VENEZIA Marino Faliero azione tragica in tre atti libretto di Giovanni Emanuele Bidera musica di Gaetano Donizetti Teatro Malibran venerdì 20 giugno 2003 ore 20.00 turni A-Q domenica 22 giugno 2003 ore 15.30 turno B martedì 24 giugno 2003 ore 20.00 turni D-R venerdì 27 giugno 2003 ore 20.00 turni E-H domenica 29 giugno 2003 ore 15.30 turni C-I-V Gaetano Donizetti all’epoca di Zoraida di Granata (Roma, Teatro Argentina, 1822). Miniatura su avorio. Sommario 7 La locandina 9 «È traditor chi è vinto / E tal son io» di Michele Girardi 11 Marino Faliero: libretto e guida all’opera a cura di Giorgio Pagannone 63 Marino Faliero in breve a cura di Gianni Ruffin 65 Argomento – Argument – Synopsis – Handlung 73 Paolo Fabbri «Fosca notte, notte orrenda» 89 Francesco Bellotto L’immaginario scenico del Marino Faliero 103 Guido Paduano L’individuo e lo stato. Byron, Delavigne, Donizetti 128 Il contratto del Marino Faliero 133 Emanuele Bidera Marino Faliero, libretto della prima versione, a cura di Maria Chiara Bertieri 151 Francesco Bellotto Bibliografia 157 Online: Marin Faliero «dux VeNETiarum» a cura di Roberto Campanella 165 Gaetano Donizetti a cura di Mirko Schipilliti Il frontespizio del libretto pubblicato per la prima italiana (Firenze, 1836). Marino Faliero azione tragica in tre atti libretto di Giovanni Emanuele Bidera musica di Gaetano Donizetti Revisione e ricostruzione moderna della partitura dal manoscritto originale di Aurelio Maggioni Editore Casa Ricordi, Milano personaggi ed interpreti Marino Faliero Michele Pertusi Israele Bertucci Roberto Servile Fernando Rockwell Blake Steno Enrico Giuseppe Iori Leoni Massimiliano Tonsini Elena Mariella Devia Irene Elisabetta Martorana Vincenzo Enrico Masiero Un gondoliere Christian Ricci Beltrame Cosimo Diano Pietro Franco Boscolo Strozzi Roberto De Biasio Luca Favaron I figli di Israele Roberto Menegazzo Massimiliano Liva Un sacerdote Antonio Casagrande maestro concertatore e direttore Bruno Campanella regia Daniele Abbado regista collaboratore Boris Stetka scene Gianni Carluccio costumi Carla Teti coreografia Giovanni Di Cicco light designer Guido Levi Orchestra e Coro del Teatro La Fenice direttore del Coro Piero Monti Coro dell’Ater allestimento del Teatro Regio di Parma 8 LA LOCANDINA Corpo di ballo Elisabetta Acella, Luca Alberti, Arianna Bolzonella, Elia Bonin, Manuela Bonora, Cristiano Fabbri, Davide Frangioni, Laura Magro, Simone Magnani, Alessandro Mathis, Stefano Pagin, Roberto Pierantoni, Aniko Pusztai, Francesca Zaccaria direttore musicale di palcoscenico Giuseppe Marotta direttore di palcoscenico Paolo Cucchi responsabile allestimenti scenici Massimo Checchetto maestro di sala Stefano Gibellato altro maestro di sala Roberta Ferrari aiuto maestro del coro Ulisse Trabacchin altro direttore di palcoscenico Lorenzo Zanoni assistente scenografo Walter Carreri maestri di palcoscenico Silvano Zabeo, Maria Cristina Vavolo, Ilaria Maccacaro, Jung Hun Yoo maestro rammentatore Pierpaolo Gastaldello maestro alle luci Gabriella Zen capo macchinista Vitaliano Bonicelli capo elettricista Vilmo Furian capo attrezzista Roberto Fiori capo sarta Rosalba Filieri responsabile della falegnameria Adamo Padovan coordinatore figuranti Claudio Colombini costumi Teatro Regio di Parma, Sartoria Nori (Roma), Sartoria Farani (Roma) calzature CTC Pedrazzoli (Milano), Sartoria Nori (Roma) parrucche Mario Audello (Torino) gioielli Newdel (Milano) sopratitoli Studio GR (Venezia) «È traditor chi è vinto / E tal son io» In chiusura di stagione La Fenice offre al pubblico un cupo scorcio di storia venezia- na: nel 1355 il Doge Marino Faliero, che premeva perché la Repubblica si annettes- se l’Impero bizantino, congiura con il popolo per ristabilire il potere personale con- tro l’oligarchia aristocratica, ma viene scoperto e messo a morte. In copertina, ritratto in veste nera da Francesco Hayez, Faliero è pronto ad ap- poggiare il capo sul ceppo posto sulla Scala dei Giganti; il suo atteggiamento è rasse- gnato, ma fiero al tempo stesso. Il pittore, che gli prestò il suo stesso volto, vibra con lui, così come Donizetti, che nell’opera, pur rilevandone l’utopia nel finale, gli rese intera la dignità dell’eroe idealista, intento a combattere il sopruso. Francesco Bel- lotto offre una lettura originale di questo e di altri due dipinti (uno sempre di Hayez, l’altro di Delacroix), intrecciandoli con la drammaturgia musicale dell’opera: Il pittore, allo stesso modo di Donizetti, non sceglie come «ultimo momento» il morire del Doge, ma la sua svestizione, assieme alle storie individuali raccontate dalle espressioni de- gli ‘attori’: si notino ad esempio i commenti e i diversi atteggiamenti dei tre personaggi che sorreggono il vestito accuratamente piegato. Insomma, credo non sia un errore collocare il dipinto nel medesimo ambiente estetico del melodramma (p. 98). Anch’io credo che l’ipotesi non sia affatto un errore, e neppure il nostro grafico Mar- co Riccucci che, in copertina, mette a fuoco i protagonisti del dramma individuale: il Doge, il boia, l’accusatore implacabile (chi potrebbe dubitare che sia Leoni mentre gli legge la sentenza?), la moglie Elena disperata sulla sommità, che «ha l’atteggiamento intenso e drammatico tipico di molte Madonne ai piedi della croce» (ibid.). Chiudiamo la serie 2002-2003 de «La Fenice prima dell’opera» con un volume dalla struttura simmetrica rispetto al primo (dedicato a Thaïs): tre saggi anziché due sono giustificati dalla rarità di questi titoli sulle nostre scene. Apre le danze Giorgio Pagannone, che cura l’edizione del primo libretto, corredandola di un ampio appa- rato in cui dà conto delle varianti in partitura e delle differenze testuali fra le diffe- renti versioni, ma soprattutto redige una guida all’ascolto che penetra a fondo la drammaturgia musicale del capolavoro di Donizetti. Arricchiscono la pubblicazione due bozzetti di Domenico Ferri per la prima rap- presentazione del Marino Faliero, reperiti da Maria Ida Biggi, che ringrazio, anche per il sostegno costante alle nostre ricerche. Le sorprese continuano nella cospicua se- zione di documenti inediti, a cominciare dal libretto originale concepito da Bidera, noto sinora in una riproduzione olografa, ma qui trascritto e pazientemente curato da Maria Chiara Bertieri. Esso è preceduto dal facsimile del contratto per Marino Fa- liero tra Donizetti e il Théâtre Italien: se possiamo leggerlo in queste pagine lo dob- biamo alla cortesia della Fondazione Donizetti di Bergamo, che ne è proprietaria. Es- 10 MICHELE GIRARDI sa garantisce la qualità degli studi sul compositore ed è qui rappresentata, oltre che da Francesco Bellotto, dal suo direttore scientifico Paolo Fabbri che, nel saggio ini- ziale, illustra la genesi dell’opera e la sua drammaturgia, ponendone a confronto le differenti stesure (Napoli, Parigi, Firenze). Guido Paduano, infine, mette a paragone la fonte principale del lavoro dei librettisti, la pièce di Delavigne, con il dramma di Byron, antecedente, e l’opera di Donizetti, in un’analisi serrata e ricca di prospettive critiche nuove. Nota infine il nostro Caronte informatico, Roberto Campanella, che Il melodramma romantico del primo Ottocento, dunque, si appropria del mito negativo di Venezia, come testimonia anche Il Bravo di Mercadante (1839), un altro torbido dram- mone, fatto di intrighi e colpi di scena, che si svolge sotto il cielo della Serenissima, con la segreta complicità del famigerato Consiglio dei Dieci. […] La situazione, nella realtà storica, era alquanto diversa: infatti, al di là delle forzature pre- senti nel dramma, fu proprio grazie alle istituzioni oligarchiche, se la Serenissima riuscì, nel bene e nel male, ad impedire per secoli ogni forma di assolutismo (p. 159). Ma l’arte ha le sue regole, e la scelta drammatica di Donizetti rivela quel pessimismo di fondo che anticipa, ancora una volta, la visione ‘politica’ di Giuseppe Verdi: nella dichiarazione di Faliero a Leoni, «È traditor chi è vinto / E tal son io», l’Autore non condivide certo né la prospettiva tra chi giudica né di chi, giudicato, constata ama- ramente il proprio fallimento. Michele Girardi DonizettiGAETANO Marino Faliero Libretto di Giovanni Emmanuele Bidera (1835), con aggiunte di Agostino Ruffini Edizione a cura di Giorgio Pagannone, con guida musicale all’opera 1 2 1. Thomas Phillips (1770-1735), George Gordon, VI barone Byron (1788-1824). Londra, The National Portrait Gallery. Il suo Marino Faliero (Drury Lane, 1821) è tra le fonti del libretto di Bidera. Da un al- tro dramma di Byron (The Two Foscari, Covent Garden, 1828) Piave trasse per Verdi il libretto dei Due Foscari. 2. Casimir Delavigne (1793-1843). Bruxelles, Collezione Fulvio Lo Presti. La sua tragedia Marino Falie- ro è la fonte diretta del libretto di Bidera. Anche il libretto del Paria è basato su una tragedia di Delavigne. Marino Faliero, libretto e guida all’opera a cura di Giorgio Pagannone La presente edizione si basa sul libretto stampato in occasione della prima