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Tirature ’15 Gli intellettuali che fanno opinione A CURA DI VITTORIO SPINAZZOLA ilSaggiatore Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori www.ilsaggiatore.com www.fondazionemondadori.it [email protected] All’interno del progetto “Copy in Milan” sostenuto da Fondazione Cariplo © il Saggiatore S.P.A / Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano 2015 SOMMARIO GLI INTELLETTUALI CHE FANNO OPINIONE Apologia degli scrittori giornalisti 11 di Vittorio Spinazzola Lo sdraiato e l’intellettuale in crisi 15 di Elisa Gambaro Piccolo o della sindrome di Homer Simpson 21 di Luca Daino Di professione conduttore 31 di Federico Bona La ginestra di Magris 37 di Giuseppe Sergio Vitti nu Crozza 44 di Gianni Turchetta I “bei donnini” della Littizzetto 52 di Luca Gallarini La Giovane Marmotta Severgnini 58 di Giuliano Cenati È la satira, bellezza! 64 di Ilaria Barbisan GLI AUTORI Alte Tirature Ermafroditi, supereroi, picari mancati 73 di Paolo Giovannetti Lisario, il piacere della sbrigliatezza 80 di Giovanna Rosa Il sonnambulismo wuminghiano 84 di Mario Barenghi Vitali, magro e saporito 89 di Mauro Novelli Giordano, le anomalie della vita vera 94 di Maria Serena Palieri Cucchi e le avventure dell’io talpa 99 di Stefano Ghidinelli La poesia a fumetti di Gipi 106 di Luca Raffaelli Canzonifichiamoci! 109 di Umberto Fiori L’altra faccia del reality 115 di Tina Porcelli Malanni di Braccialetti rossi 120 di Sofia Petruzzi Derive della scrittura 128 di Paolo Costa GLI EDITORI Cronache editoriali Un mondo di antipatie 137 di Paola Dubini Il buon libraio. 142 Intervista a Romano Montroni di Luca Maccarelli Seri e impegnati fino alla futilità 148 di Dario Moretti Bei libri e buoni cibi 155 di Alessandro Terreni Il volto oscuro della Rete 161 di Sylvie Coyaud Promuoversi da sé... con la collaborazione 168 della comunità di Laura Cerutti I veri numeri della regina della Rete 182 di Walter Galbiati L’editoria italiana oltreconfine 187 di Andreina Speciale I LETTORI La correttezza del testo trasmesso 195 in e-book di Alberto Cadioli E se la soluzione fosse nel diritto d’autore? 200 di Piero Attanasio MONDO LIBRO 2014 Calendario editoriale 211 Un’intricata foresta di Roberta Cesana Diario multimediale La leadership di Amazon 223 di Cristina Mussinelli Mappe transnazionali Emozioni in blu / Caffè Helsinki: 229 la Finlandia a Milano di Sara Sullam Taccuino bibliotecario Una legge per far leggere 236 di Stefano Parise Indice dei nomi e dei titoli 245 GLI INTELLETTUALI CHE FANNO OPINIONE Apologia degli scrittori giornalisti di Vittorio Spinazzola Lo sdraiato e l’intellettuale in crisi di Elisa Gambaro Piccolo o della sindrome di Homer Simpson di Luca Daino Di professione conduttore di Federico Bona La ginestra di Magris di Giuseppe Sergio Vitti nu Crozza di Gianni Turchetta I “bei donnini” della Littizzetto di Luca Gallarini La Giovane Marmotta Severgnini di Giuliano Cenati È la satira, bellezza! di Ilaria Barbisan Apologia degli scrittori giornalisti di Vittorio Spinazzola L’inizio del secolo ha visto prevalere un’idea di letterarietà più moderna: non più una rigida contrapposizione tra produzione “di massa” e Vera Letteratura; bensì un sistema in cui è il principio di leggibilità a regolare lo scambio tra autore e lettore. Non esistono successi immotivati; solamente, scrittori in grado di entrare in sintonia con un pubblico più o meno vasto. Negli ultimi tempi hanno riscosso un particolare favore alcuni scrittori-giornalisti che lavorano per la stampa e la televisione; figure capaci di intercettare, attraverso uno stile chiaro e affabile, un’opinione pubblica composita. È anche grazie a loro la recente affermazione di libri a metà tra cronaca autobiografica e riflessione memorialistica. Letterariamente, il passaggio dal XX seco- lo al XXI ha segnato una svolta grandiosa: un cambio di rotta, con il prevalere di una idea molto più moderna di letterarietà. Teniamo conto che il Novecento è stato un secolo contristato e difficile. Si è accentuata al massimo la contrapposizione tra alto e basso, creazione artistica di qualità e merce di infimo consumo, da una parte le opere destinate alla lettura delle persone colte preparate esigenti e dall’altro lato i testi concepiti per l’intrattenimento ba- nale dei ceti di scarsa e fragile acculturazione, da poco fuorusciti dall’analfabetismo. Una sorta di barriera psicosociale separava la Vera Letteratura dalla Falsa, ossia la Non Letteratura. Nessuna mediazione era ritenuta possibile. La produzione definita spregia- tivamente “di massa” era da considerare inesistente, e come tale non sottoponibile ad alcuna attenzione critica, nemmeno per de- plorarne la volgarità. D’altro canto l’artisticità del testo sembrava dover essere garantita dalla sua difficoltà di linguaggio: era inteso che i destina- tari appartenessero alle élite dotate di una formazione scolastica qualificata. Però un elemento di novità modernistica, rispetto alla tradizione dell’umanesimo linguistico-letterario, era stato costitu- ito dalla clamorosa invenzione dell’avanguardismo: che implicava 11 GLI INTELLETTUALI CHE FANNO OPINIONE il rigetto totale dei modelli catalogati e consacrati, con un misco- noscimento assiologico del canone classicistico dell’imitazione. Ma la ricerca della novità senza precedenti, dell’originalità priva di termini di confronto, non poteva non portare ai limiti dell’im- pronunciabilità e perciò stesso ovviamente della incomunicabilità. Così lo sperimentalismo avanguardistico si risolveva in una sorta di culto iniziatico dell’egotismo aristocraticistico. Una situazione simile non poteva durare. In effetti, l’epoca duemillesca ha capovolto le carte in tavola, perché ha accettato il principio funzionale della leggibilità. Le opere scritte sono fatte per essere lette: se si riconosce questo presupposto di realistici- tà nel rapporto interpersonale catalizzato dall’oggetto testuale, tutta la dimensione della letterarietà esige di essere ripensata. Se scrittore e lettore sono i due terminali di uno scambio di interessi soggettivi, allora è essenziale riconoscerne le motivazioni. E par- ticolarmente utile appare il richiamo dell’attenzione sugli autori che hanno dimostrato la maggior sagacia nel catturare il consenso ammirativo di una cerchia riconoscibile di destinatari. Dove si ma- nifesta un più largo plauso di pubblico, lì c’è qualcosa che val la pena di analizzare, capire, spiegare. Si sa che il successo è sempre stato una bestia nera per i cosiddetti detentori del gusto, ossia i ceti o caste che godono di una fiducia speciale nella selezione e valorizzazione dei testi in commercio; lo scrittore che non abbia sostenitori di prestigio è perciò stesso considerato di serie B, per quanto numerosi siano i suoi estimatori, che non contano. Qui però interviene la questione editoriale, che porta in primo piano i bilanci dell’imprenditoria libraria. Se si ammette che abbia un motivo di interesse, non solo economico ma psicosociale, culturale, educativo la numerosità delle prove di apprezzamento godute da un testo, sia di alto sia di scarso valore estetico, con ciò stesso si dà un riconoscimento di merito all’azienda che lo ha reso disponibile al pubblico. Entra al- lora in campo quella discussa novità tardonovecentesca che sono le classifiche del venduto. Come si sa, l’editoria è una attività di mediazione, dedita a trasformare un prodotto dell’ingegno mentale in una merce da im- mettere nel circuito distributivo, con un suo prezzo di copertina. 12 Apologia degli scrittori giornalisti E quando si ragiona in questi termini monetaristici non si fa una operazione anticulturale: semplicemente, si accerta quale confor- mazione abbia l’immaginario della popolazione alfabetizzata, e quali siano gli orientamenti dei quali tenere conto utilmente, per rafforzarli o modificarli. Naturalmente ogni scrittore va, deve an- dare dove la sua disposizione d’animo lo porta: si scrive per i pochi o per i molti, per gli esigenti o per gli accomodanti, per gli inno- vatori o per i tradizionalisti. In una struttura culturale pienamente matura non hanno senso gli esclusivismi: c’è posto per tutti. Nella lotta permanente per la concorrenza sul mercato li- brario, per vincere occorre essere in sintonia con qualcuna delle domande provenienti dalle tendenze molteplici di una collettività ricettiva sempre pluralistica e instabile. Beninteso, non è affatto detto che vincano sempre i migliori, tutt’altro, ma l’importante è rendersi conto che non esistono mai vittorie immotivate. Una cosa resta comunque certa: oggi come oggi, un rispetto particolare va riservato a coloro che si adoperano in favore di un incremento dei valori extraletterari più consentanei a un incrocio di liberalesimo e democrazia; assieme, un privilegio di simpatia spetta a quanti ricorrano a una scrittura di mediazione fra nitidezza affabile e cor- dialità disinvolta. Qui siamo infine all’aspetto più significativo di questo vo- lume tiraturesco: il richiamo dell’attenzione su quella categoria di scrittori-giornalisti che lavorano per la grande stampa ma soprat- tutto per i mezzi audiovisivi, orientandone l’uso per una formazio- ne dell’opinione pubblica apprezzabilmente ragionata. Il piccolo schermo consente di attingere una area di utenza largamente com- posita sino ai limiti della gente dei blog. Si potrà dire che non c’era bisogno di celebrarli, questi personaggi autoriali, certamente non privi di furberia. Ma nella nostra Italia alle prese con il culto delle personalità più feticistiche e fanfaronesche, è importante che ci sia chi si fa valere solo per la inclinazione a mediare la spregiudicatez-