H-8 Crimini Di Guerra
Total Page:16
File Type:pdf, Size:1020Kb
FONDO H8 I. Nota storica relativa al SIM………………………………………….1 II. Nota storica relativa al Gruppo Ricerche…………………………….3 III. Nota archivistica……………………………………………..............4 IV. Tavola delle sigle e abbreviazioni…………………………………...9 V. Inventario…………………………………………………………….11 VI. Bibliografia ………………………………………………………….225 VII. Indici Nomi………………………………………………………………….228 Luoghi…………………………………………………………….......252 Unità e reparti militari………………………………………………...254 11 IL FONDO H8 CRIMINI DI GUERRA VALERIA BARRESI I. Il S.I.M. I. 1 Le Origini. Il S.I.M1. (Servizio Informazioni Militare) fu costituito con r.d.l. 15 ottobre 1925, n.1909, dalle ceneri della piccola struttura informativa militare (Ufficio I dello Stato Maggiore del Regio Esercito, successivamente Servizio Informazioni del Comando Supremo ed ancora Servizio I dello Stato Maggiore Generale) che esisteva in Italia dal 1900. Il 6 febbraio 1927, con r.d.l. n.68, il S.I.M. passò alle dipendenze del Ministero della Guerra e sempre nella stessa data, con r.d. n.70, anche alle dipendenze del Comando del Capo di Stato Maggiore Generale ed in esso venivano unificati i servizi informazione di Regio Esercito, Regia Marina e Regia Aeronautica. In questi anni Mussolini preferì avvicendare con una certa frequenza la guida del S.I.M. poiché non nutriva una completa fiducia nei confronti dell'elemento militare. Non vi sono evidenze, fino al 1934, di un coinvolgimento del S.I.M. nella repressione dell'opposizione antifascista. Questi compiti erano delegati al Ministero dell' Interno ed in particolare all'O.V.R.A. Poche sono le notizie sul funzionamento e l'organizzazione del S.I.M. sino alla metà degli anni trenta. All'inizio del 1934 era strutturato su cinque sezioni: la prima (I), denominata "situazione" ed articolata per Stati esteri, si occupava dell'analisi delle informazioni raccolte; la seconda (II) era dedicata alle reti di raccolta; la terza (III) al controspionaggio sul territorio nazionale; la quarta (IV) al personale; e la quinta (V) alla decrittazione. Vi era poi un servizio intercettazione radio e un servizio fotografico. Questo per quanto concerne gli uffici di Roma. Vi erano quattro sezioni statistica dislocate nei pressi delle frontiere, rispettivamente a Torino, Milano, Verona e Trieste, quali antenne avanzate per la raccolta di informazioni e dieci centri di controspionaggio basati presso i comandi dei corpi d'armata. Con il S.I.M. infine collaborava la rete degli addetti militari presso le ambasciate d'Italia. Il S.I.M. nel 1934 aveva comunque dimensioni ridotte: contava su una quarantina di uomini in servizio (eccetto gli informatori), per lo più provenienti dal Regio Esercito con una forte componente dei Reali Carabinieri. L'atteggiamento volto a tollerare una certa autonomia da parte di Mussolini è però destinato a cambiare con la nomina alla direzione del S.I.M., nel gennaio 1934, del colonnello Mario Roatta. I. 2 L'era Roatta (1934 - 1939). Grazie al pieno appoggio di Mussolini ed all'amicizia di Galeazzo Ciano, sottosegretario alla Stampa e Propaganda e futuro ministro degli Esteri, e del suo capo di Gabinetto Filippo Anfuso, A Serena e Angelo. 1 A. GIONFRIDA, I servizi d’informazione militare italiani dalla prima guerra mondiale alla guerra fredda: Le fonti archivistiche dell’Ufficio Storico, in Bollettino dell’Archivio dell’Ufficio Storico, Anno III/ 2003, n. 6, pp. 9-23. 12 il nuovo capo del S.I.M. si mise subito al lavoro. Roatta aveva fatto esperienza nel S.I.M. già nel corso degli anni venti, ricoprendo incarichi a Varsavia ed Helsinki. Le esigenze di Mussolini erano al momento due: in primo luogo, con l'aumentare delle ambizioni internazionali del regime, occorreva dotarsi di un vero e proprio strumento di intelligence per l'estero, magari mettendo ordine all'azione dei molteplici corpi separati dell'amministrazione. In secondo luogo si intendeva piegare anche il canale militare all'esigenza di reprimere le rinnovate organizzazioni antifasciste all'estero. Alla guida del Servizio, Roatta in pochi mesi raddoppiò il bilancio a disposizione potendo permettersi quindi una ben più ricca rete di collaborazioni. Le sezioni divennero sette, la I “Sezione situazione forze armate”, la II “Sezione valutazione”, la III “Sezione controspionaggio”, la IV “Sezione contabilità”, la V “Sezione cifra”, la VI “Sezione intercettazioni”, la VII “Sezione Addetti militari” con l'unificazione e il potenziamento dei centri di intercettazione telefonica e telegrafica. Dopo l'8 settembre 1943 il S.I.M. si trovò a combattere una battaglia per la sopravvivenza. Parte dei suoi quadri e delle sue sezioni ed uffici andarono in clandestinità nell'Italia occupata, entrando a far parte della Resistenza. Solo quattro gli ufficiali riparati a Bari, che si prodigarono nella riorganizzazione del Servizio, partendo da un "Ufficio informazioni e collegamento". Già in ottobre il S.I.M. era strutturato su tre, poi quattro, sezioni (situazione, offensiva, controspionaggio - che ripresero i nomi di Zuretti, Calderini e Bonsignore - e organizzazione). Venne inoltre trasferita la sede da Bari a Napoli, aumentarono gli effettivi e si cominciò a tessere nuove reti nell'Italia occupata. Il S.I.M. inizialmente collaborò con lo Special Operations Executive2 (S.O.E.) e il Secret Intelligence Service3 (S.I.S.), che ebbero fino alla metà del 1944 una sorta di monopolio nei rapporti con il nostro intelligence. Ciò era dovuto a molteplici fattori: innanzitutto gli ufficiali britannici tendevano a trattare i colleghi italiani senza eccessiva superiorità e valorizzandone le azioni di intelligence. Inoltre Londra privilegiava l'opzione monarchica, condivisa dalla quasi totalità degli ufficiali del S.I.M. I. 3 Dopo il 4 giugno 1944. Con la liberazione di Roma avvennero due fatti importanti: l'Ufficio I tornò ad essere il S.I.M. e venne quindi operata una profonda riorganizzazione del servizio, posto sotto il comando del colonnello Pompeo Agrifoglio. Aumentò l'organico, seppure nettamente inferiore rispetto a quello del 1943, e le sezioni divennero sei e dopo poco nove: organizzativa; elaborazione dei dati; contatti con gli altri organi informativi; personale; cifrari; "altre attività"; collegamenti radio; aeronautica; di collegamento con la Marina. Va detto che anche la Repubblica Sociale Italiana si dotò di un Servizio Informazioni Difesa (S.I.D.). Il S.I.D. della R.S.I. operò attraverso una serie di centri (ad es. Delta quello di Milano e Sigma quello di Como) e si occupò per lo più di controspionaggio militare. Era composto da ex carabinieri e da elementi del riorganizzato esercito della R.S.I. Il rinato S.I.M. dell’Italia liberata ebbe vita breve poiché, sotto impulso degli alleati, il 16 novembre 1944 venne sciolto ma rimase de facto in vita sino al 31 dicembre 1945, grazie al cambio 2 Organizzazione britannica. 3 Agenzia di spionaggio per l’estero della Gran Bretagna. 13 di nome in "Ufficio informazioni dello Stato Maggiore generale" e sotto controllo dell'Office of Strategic Services4 (O.S.S.). Con l’unificazione dei dicasteri della guerra, marina e aeronautica, il nuovo Ministero della Difesa con una disposizione interna 30 marzo 1949 n.365/S del Gabinetto fu costituito il S.I.F.A.R. (Servizio Informazioni delle Forze Armate Reali) alle cui dipendenze dovevano funzionare i tre servizi informazione dei rispettivi stati maggiori. II. Il Gruppo Ricerche. Il Gruppo Ricerche5 ha origine il 5 giugno 1944 all’interno della sezione Zuretti dell’Ufficio Informazioni, erede diretto del Servizio Informazioni Militare (S.I.M.), con il compito di ricercare documenti e materiali nei territori occupati e fornire notizie sull’attività svolta da parte di personalità ed enti vari durante il periodo dell’occupazione. Nel 1942 gli alleati in seguito alle numerose notizie relative ad eccidi commessi dalle truppe dell’Asse nei territori occupati, presero la decisione di costituire una commissione incaricata di indagare sui crimini di guerra, la United Nations Crimes Commission. Tra i criminali di guerra vennero indagati numerosi ufficiali italiani che avevano operato in Jugoslavia, Albania e Grecia. Di fronte a quelle accuse, il 22 settembre 1944 il Capo di Stato Maggiore, Maresciallo Giovanni Messe, incaricò i capi di Stato Maggiore delle tre forze armate di fare una puntuale verifica e parallelamente raccogliere dati e documentazione sui crimini commessi ai danni di militari e civili italiani. Il lavoro di coordinamento e sintesi dei dati raccolti fu affidato inizialmente all’Ufficio Affari vari dello Stato Maggiore Generale che doveva avvalersi della collaborazione dell’Ufficio Patrioti dello S.M.G., del Servizio Informazioni Militare, Ufficio Operazioni e Ufficio Accertamenti dello Stato Maggiore Reale Esercito e del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri6. Nell’ambito del Servizio Informazione Militare la sezione Zuretti fu incaricata della raccolta di notizie e documentazione sui criminali tedeschi ed italiani, sulle atrocità commesse nei Balcani contro gli italiani e sui maltrattamenti ai nostri danni commessi dai francesi. Al suo interno, il Gruppo Ricerche si occupò di fornire indicazioni sul recupero di materiale d’ufficio e carteggio dei comandi militari dell’esercito della pseudo repubblica, procurare informazioni “sull’attività svolta durante il periodo di occupazione tedesca da personalità militari e civili…nonché da organizzazioni clandestine” e sul recupero di materiali appartenenti alle FF.AA. italiane, si adoperò anche per la selezione di ufficiali di collegamento, guide e personale vario destinati ai nuclei “I”7 presso le armate alleate operanti in Italia. Successivamente in una terza fase, dal dicembre 1944, il Gruppo acquisì documentazione reperita precedentemente da altri uffici come si evince da una lettera del 2 dicembre 1944 del 4 Servizio segreto statunitense operante nel periodo della seconda guerra mondiale, precursore della Central Intelligence Agency (C.I.A.). 5 E. AGA-ROSSI, M.T. GIUSTI, Una guerra a parte. I militari italiani nei Balcani, 1940-1945, Bologna Il Mulino, 2011 pp. 427-445; F. SAINI FASANOTTI, La gioia violata. Crimini contro gli italiani 1940-1946, Milano Ares 2006, pp. 81-96; F. CAPPELLANO, Un dibattito venuto dal passato.