Pittori Si Mescolavano Agli Artigiani E Ai Pittori Di Insegne
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S Saarbrücken Saarland-Museum. Moderne Galerie Le prime acquisizio- ni della Galleria d’arte moderna risalgono solo al 1952 quan- do il governo della Saar e la città di S diedero sovvenzioni per costituire la collezione, attualmente di ca. 150 dipinti e 400 guazzi, pastelli, disegni e acquerelli. Il museo conserva opere del xix e soprattutto del sec. xx. Benché siano ampia- mente rappresentati gli artisti della Germania sud-occiden- tale, come Albert Weisberger, Max Slevogt o Hans Purmann, la Moderne Galerie si sforza di valicare l’ambito locale per fornire un panorama complessivo dell’arte contemporanea. La scuola francese è rappresentata da opere di Gustave Doré, Courbet, Pissarro, Signac, Renoir, Dufy, Derain, Vlaminck, Braque e Léger; tra i maestri tedeschi si ammirano in parti- colare opere di Karl Blechen, Max Liebermann, Kirchner (Badende im Raum), Heckel, Schmidt-Rottluff, Nolde, Macke, Marc, Beckmann (la Città d’ottone), Ernst, Feinin- ger, Klee e Schlemmer, mentre tra gli italiani è presente De Chirico (Malinconia).( bbs). Saatchi & Saatchi Nata a Londra come agenzia pubblicitaria, ha contribuito al rilancio dei «Tories» in Gran Bretagna alla fine degli anni ’70. Guidata inizialmente da Edward Lucie-Smith, venne in seguito curata da Charles Saatchi che cominciò a fidarsi solo del proprio gusto, influenzando le quotazioni del mer- cato internazionale delle opere d’arte. Schivo e ricchissimo, Saatchi cominciò a collezionare «classici» come Warhol, ma ben presto rivolse la sua attenzione a movimenti come la transavanguardia (Chia, Clemente) o il neoespressionismo in senso lato (Schnabel, Kiefer), contribuendo non poco al Storia dell’arte Einaudi successo commerciale di entrambi. Piú recentemente (se- conda metà degli anni ’8o) si è interessato al simulazioni- smo, in particolare americano (J. Koons, C. Sherman). Saat- chi non ha mai esitato a sostenere attivamente gli artisti da lui prediletti, sia stampando cataloghi che finanziando mo- stre. Mantiene rapporti stretti con alcuni dei galleristi che improntano le scelte del mercato (Leo Castelli, Larry Gago- sian). Ha istituito il premio S&S per giovani artisti operan- ti non solo nel campo delle arti plastiche ma anche, ad esem- pio, nella musica. La collezione, nonostante le decurtazioni dovute alle vendite del 1988, raccoglie un notevole gruppo di opere d’arte contemporanea. (dc). Sabatelli, Francesco (Firenze 1803 - Milano 1829). Figlio e allievo di Luigi S, ot- tiene giovanissimo la protezione del granduca di Toscana e, nel 1820, il pensionato a Roma. Di ritorno a Firenze nel 1822 affresca una lunetta nella Sala dell’Iliade a Palazzo Pit- ti (dove il padre aveva dipinto nel 1819-20 l’enorme tondo della volta con Il concilio degli Dèi).Dopo aver completato gli studi a Venezia, collabora ancora con il padre dipingen- do per la chiesa di Santa Croce a Firenze una lunetta con Sant’Antonio che riprende Ezzelino genuflesso davanti a lui. La sua opera piú nota, Aiace Oileo (Firenze, gam) denuncia l’influenza dell’opera michelangiolesca, mediata dalla lezione paterna. Il suo Miracolo di sant’Antonio per la chiesa fiorenti- na di Santa Croce, rimasto incompiuto a causa della sua mor- te precoce, sarà portato a termine dal fratello Giuseppe S. Gaetano S (? - Milano, dopo il 1893), ultimo figlio di Luigi S, è ricordato soprattutto per aver pubblicato le memorie del padre e per aver dipinto (1846) un’opera dalla fortuna iconografica straordinaria, quel Cimabue e Giotto che una nota marca di matite colorate ha riprodotto sui suoi astucci per lunghi anni. Abbandona la pittura dopo la morte del pa- dre (1850) delle cui opere si fa mercante. Nel 1893 cede il notevole corpus di disegni paterni al Ministero della Pub- blica Istruzione (Roma, gnam). Giuseppe S (Milano 1813 - Firenze 1843), ottavo figlio di Luigi S, è, come i suoi fratelli Francesco e Gaetano, talento precocissimo. Nel 1832 il granduca di Toscana gli acquista il quadro Cristo che libera un ossesso, e lo chiama a Firenze, as- Storia dell’arte Einaudi segnandogli una pensione che gli consente un viaggio di stu- dio a Venezia. Le sue opere denotano la sua ammirazione per la pittura michelangiolesca. Professore accademico a Milano e a Firenze, citiamo, tra le sue tele piú note, Torquato Tasso che legge il suo poema alla corte di Ferrara e Farinata degli Uber- ti alla battaglia del Serchio (1842: Firenze, gam). (mvc). Sabatelli, Luigi (Firenze 1772 - Milano 1850). Studiò alle Accademie di Fi- renze, di Roma e infine di Venezia. A Roma (1788-94) en- trò in contatto con la cultura cosmopolita dell’epoca nel mo- mento in cui erano presenti Giani e Camuccini, Wicar e Gros. In questo periodo si dedicò a composizioni a penna eseguendo una serie di incisioni tratte dalla Divina Comme- dia (Milano, raccolta Bertarelli) e scene di storia romana (Fi- renze, gam) o Muzio Scevola dinanzi a Porsenna (Firenze, Uf- fizi, Gabinetto dei disegni). Interrotto il soggiorno vene- ziano a causa dell’avanzata delle truppe francesi, tornato a Firenze S si dedicherà all’incisione della serie la Peste a Fi- renze (1801). Per le sue doti disegnative si fece apprezzare dal Benvenuti con il quale lavorò agli affreschi della parroc- chiale di Montale (La visione di san Giovanni, 1807). Chia- mato a Milano nel 1807, ottenne la cattedra di pittura a Bre- ra su suggerimento del Cicognara; in questi anni dipinse il Ritratto di Luigi Lanzi e l’Autoritratto (Firenze, Uffizi, Ga- binetto dei disegni) e gli vennero allogate numerose decora- zioni di palazzi e chiese settentrionali (in parte perdute). Nel 1820 il granduca di Toscana gli commissionò la decorazio- ne della Sala dell’Iliade (Pitti) ultimata nel 1825 con l’aiuto del figlio Francesco. Su incarico del principe Rospigliosi re- staurò gli affreschi di Giovanni da San Giovanni (cappella di Palazzo Rospigliosi, Pistoia). Tra le opere dell’ultima fa- se si citano Pier Capponi che straccia i capitoli di Carlo VIII (Firenze, Palazzo Capponi), gli affreschi con La vecchiaia di Galileo e Galileo che mostra il cannocchiale al doge di Vene- zia (1841: Firenze, Pitti, Tribuna di Galileo). (jv + sr). Sabatini, Lorenzo (Bologna 1530 ca. - Roma 1576). Pittore bolognese la cui prima attività, ancora problematica, mostra stretti rapporti con la pittura di Niccolò dell’Abate, Pellegrino Tibaldi e Prospero Fontana. Chiamato anche «Lorenzino da Bolo- Storia dell’arte Einaudi gna», a partire dal 1565 collaborò con Giorgio Vasari nella decorazione di Palazzo Vecchio a Firenze dove affrescò fi- gure allegoriche, grottesche ed emblemi medicei e l’anno suc- cessivo fu impegnato, nuovamente a Firenze, negli appara- ti dei festeggiamenti per le nozze di Francesco de’ Medici con Giovanna d’Austria. L’esperienza vasariana fu di note- vole importanza per la formazione del S in direzione del ma- nierismo tosco-romano. Ritornato a Bologna, fu attivo nell’abside di San Clemen- te al Collegio di Spagna (1569-70) con affreschi andati per- duti e, verosimilmente tra il 1566 e il 1570, nella decora- zione della cappella Malvasia in San Giacomo Maggiore a Bologna (I quattro Dottori della Chiesa nelle pareti laterali, I quattro Evangelisti nei medaglioni del soffitto e la pala d’al- tare con la Sacra Famiglia e i santi Michele e Giovannino, que- st’ultima in collaborazione con l’allievo Denis Calvaert) in cui S appare fortemente legato alla cultura tardoraffaelle- sca e al manierismo parmigianesco. Agli anni bolognesi si riferiscono anche la Disputa di santa Caterina (Bologna, pn), la Madonna col Bambino in trono e i santi Petronio, Domenico, Caterina e Apollonia (Berlino, sm, gg), la Vergine assunta in cielo con angeli (Bologna, pn), la Ma- donna col Bambino e san Giovannino firmata e datata 1572 (Parigi, Louvre). L’elezione a pontefice del cardinale bolo- gnese Boncompagni nel 1572, papa con il nome di Gregorio XIII, favorì la venuta a Roma di numerosi artisti bolognesi tra cui quella del S. Dal 1573 S fu impegnato nella decora- zione della Sala regia in Vaticano, sotto la direzione di Va- sari, in alcuni affreschi nella Sala Paolina (completati nel 1580 da Federico Zuccari) e in altre stanze del palazzo. Secondo quanto riferisce il Baglione, la morte, avvenuta nel 1576, dovette impedire al S di assumere la nuova responsa- bilità che gli affidò il papa di sopraintendere a tutte le im- prese artistiche romane. (sr). Sabbatini, Andrea → Andrea da Salerno Sablet, Jean-François (Morges (Svizzera) 1745 - Nantes 1819). Figlio di Jacob S, pittore e mercante di quadri, si trasferì in Francia nel 1767, prima a Parigi, dove fu allievo di Vien, e dal 1805 a Nantes. Storia dell’arte Einaudi Nel 1792-93 soggiornò a Roma. Nel 1808 fu incaricato del- la decorazione della Borsa: sei grandi grisailles a bassorilie- vo, rappresentanti la visita dell’imperatore (perdute, ne ri- mangono i disegni al Musée Dobrée di Nantes). È noto so- prattutto per i ritratti di piccolo formato, caratterizzati dalla precisione e dalla finezza del tocco smaltato: Ritratto di Do- brée padre (ivi), Autoritratto (1805), P.-R. Cacault, numero- si ritratti delle famiglie Crucy e Peccot (ivi). Il fratello Jacques o Jacob-Henri (Morges 1749 - Parigi 1803) fu anch’egli allievo di Vien e visse a lungo a Roma (1775-93), dove nel 1777 ottenne un secondo premio all’Ac- cademia di San Luca. Fu occasionalmente pittore di storia (Allegoria della città di Berna: Berna, km; Il Diciotto Brumaio: Nantes, Musée Dobrée); ma dipinse soprattutto scene di ge- nere in costumi italiani (Scena di famiglia italiana e Ballo na- poletano: castello di Drottningholm). Si espresse al meglio nei ritratti nello stile delle conversation pieces: il Pittore nel suo studio (1781), i due Ritratti di famiglia (Losanna, mba), Doppio ritratto in un cimitero (1791: Brest, mm), spesso su sfondi di paesaggi con rovine romane. Per la finezza esecu- tiva, la vivacità cromatica, il gusto dei formati piccoli e un certo intimismo borghese, i fratelli S ben rientrano nella cor- rente dei pittori di genere e dei ritrattisti della fine del sec.