Pietro Di Donna Dal Cassetto Dei Ricordi Dedicato a Tutte Le Donne
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Pietro Di Donna Dal cassetto dei ricordi Dedicato a tutte le donne della mia vita. 1 Dal cassetto dei ricordi, ormai stracolmo negli anni. Storie, avventure, racconti, aforismi, poesie. Avvenimenti, che mi hanno fatto crescere, maturare, sognare, sperare. Storie che mi hanno portato lontano, per inseguire dei sogni, miraggi, chimere. Storie scritte per non dimenticare. Storie che stanno a testimoniare un passato, quando il mio cuore era ancora capace di amare, quando nel mio cuore c’era ancora spazio per la felicità. Prefazione 2 Io e Giacomo, una vita divisa in due. Ancora una volta mi sono ritrovato a rovistare in quel vecchio cassetto, lo chiamo ancora cassetto ma in realtà è diventata una cassapanca, dove conservo tutti i miei scritti, i ricordi, le foto, i regalini, anche tutte le lettere, le cartoline, i bigliettini, che mi hanno scritto le donne della mia vita. Rileggendo alcuni scritti, soprattutto le poesie, non mi riconosco nei vari protagonisti, infatti, è come se, le storie, siano state vissute da un’altra persona. Troppo sentimentalismo, troppa nostalgia, troppe emozioni, troppo coinvolgimento. Se leggete questo libro vi renderete conto anche voi che non è tutta farina del mio sacco, non è del mio stile, si capisce subito che, alcune, non sono storie mie. In fondo, nella realtà, agli occhi delle persone che mi conoscono, io non sono così. Arrivati a questo punto, penso che sia giunto il momento, ed è anche giusto, di dirvi la verità. In realtà, questi ricordi, li ho scritti si io, ma mi sono stati dettati da un’altra persona, una persona la quale è arrivata l’ora di presentarvi. Con lui ho condiviso quasi tutto, una vita di emozioni, alti e 3 bassi, gioie e dolori. Anche se siamo così diversi infondo abbiamo molte cose in comune, e devo dire che senza di lui non sarei potuto esistere. Ci siamo conosciuti tanti anni fa, lui aveva circa sedici anni, era un ragazzo timido e taciturno, si nascondeva dietro la sua ombra. Un giorno decise di cambiare, era stufo di camminare lungo i muri a testa bassa, di dire sempre di si, di nascondersi dietro la sua timidezza. Mi ha chiesto aiuto, ed io l’ho aiutato a spogliarsi del suo vestito da Pierrot, dal suo guscio di tartaruga, e, d’allora, pian piano ho invaso la sua esistenza, ho preso il suo posto, mi sono impossessato della sua identità, della sua vita, ho cambiato il suo nome da Pierino in Piero e l’ho messo da parte fino a nasconderlo, a rinnegarlo. Lui è diventato l’altro io, quell’io che, ormai, vive dentro di me, il mio alter ego, al quale ho sentito il dovere di dare un nome più dignitoso di Pierino, un nome che gli si addice, ho deciso di chiamarlo Giacomo. Oggi mi sono reso conto che in fondo ha diritto anche lui di essere presentato a tutte quelle persone che non sanno che esiste, che non sanno della sua vita da me rinnegata, relegata al buio, all’ombra della mia personalità invadente. Sia chiaro che non è come Caino e Abele oppure il bene e il male, forse come il bianco e il nero, il conformista e l’anticonformista. 4 Da ragazzo, quando misi in soffitta il suo vestito da Pierrot, insieme alla sua timidezza, la sua fragilità e il suo guscio di tartaruga, pensavo di essermene liberato per sempre, per alcuni anni ci ero anche riuscito, nessuno sapeva più della sua esistenza. In realtà lui, Pierino, che poi chiamai Giacomo, come il famoso veneziano Casanova, ha continuato a vivere dentro di me, e veniva fuori ogni qualvolta mi permettevo delle fughe dalla realtà. È stato lui l’artefice, è stato lui a vivere tutte quelle storie, a scrivere le poesie, io non ne sarei stato capace. A volte mi sono vergognato di lui, per questo l’ho tenuto sempre nascosto, in fondo non mi è stato nemmeno difficile, il mio carattere forte lo ha fatto restare all’ombra, lo ha schiacciato e ancora oggi lo soccombe, lo annienta. Soltanto quando sono via, lontano dalle persone che mi conoscono, allora lascio che lui esca alla luce del giorno e viva, se pur per poco tempo, il suo modo di essere, i suoi umori, la sua fragilità, il suo sentimentalismo, il suo modo di percepire le cose, il suo rapporto con le donne, con l’amore. Lo lascio fare, lascio che la sua fantasia voli fuori dalla realtà, così che possa essere felice, ma, il più delle volte soffre, e mi dispiace molto sentirlo triste, per un addio, per un ultimo bacio, 5 per un amore finito, per un amore che non può volare. Oggi, a distanza di molti anni, è raro che faccia qualche apparizione, se ne sta’ sempre nascosto, nell’ombra, dice che si vergogna, ha paura di essere deriso, dice che ormai non è più tempo, che alla sua età si sente ridicolo di dire che scrive ancora poesie. Quando, qualche tempo fa, quando finii di scrivere il mio secondo libro, ho pensato che forse valeva la pena di scrivere anche un libro dove fossero raccolte le storie più significative che ci hanno maturato, le sue storie d’amore, le sue poesie. Da tempo ci pensavo, ne ho parlato con lui più volte e visto che non si decideva, ho deciso da solo di rendere pubblici i suoi scritti, non tutti, solo quelli più significativi, quelli dove sono coinvolto anch’io, quelli che hanno segnato la sua e la mia vita. All’inizio Giacomo non era molto d’accordo ma, alla fine l’ho convinto e dopo aver fatto un’accurata selezione, insieme, abbiamo scelto cosa potevamo pubblicare, lui, di suo diritto, si è tenuto per se molte poesie e racconti che conserva gelosamente. Comunque, il libro, è stato arricchito con qualche mio racconto, tra i quali il diario di “ Una faccia una razza”. 6 Voglio scusarmi, anche da parte di Giacomo, come sempre, per gli eventuali errori grammaticali e tecnici, abbiamo perso il nostro tempo correndo dietro alle nostre chimere, Giacomo si struggeva per una ragazza dagli occhi neri ed io nella lettura di riviste erotiche. Abbiamo cercato di fare del nostro meglio, grazie e buon divertimento. 7 Prima che vi tuffiate in questa lettura vogliamo farvi un’altra raccomandazione; qui lo affermiamo e nello stesso tempo lo neghiamo, se qualcuno/a si sentisse coinvolto/a, in una delle storie o delle poesie, si tratta solo di pura casualità. I fatti non sono realmente accaduti, o forse si? Non si accettano né cuori infranti, né vendette a scoppio ritardato e neppure eventuali figli della colpa sparsi per il mondo. Grazie per la comprensione. Piero e Giacomo Lungo le strade della vita 8 Tantissime sono le storie legate ad una strada, altrettante sono le strade coinvolte in una storia. Così le strade accomunano una infinità di storie, a volte belle, a volte tristi, commoventi, sconvolgenti, a volte folli, a volte vere, a volte inventate, a volte sognate. C’é sempre una strada per ogni incontro ed una per ogni addio. Una vita, tante strade Le strade sono dappertutto uguali, strade lastricate, strade mattonate, cementate, ciottolate, 9 asfaltate, di terra e fango, polverose, silenziose, caotiche, solitarie. C’è chi passa una vita sulla strada, chi ci lavora, di giorno, chi di notte. C’è chi ci vive sulla strada, chi ci muore e al suo posto ci lascia una croce, dei fiori, tanto dolore. Strade vuote, tristi, senza colori, strade fredde, strade alberate, strade di campagna piene di vita, di colori, strade di città piene di frastuono, grigie, sporche, senza umanità. Ci sono strade che ti portano lontano, altre che non portano a niente. C’è la strada giusta, la strada sbagliata, la strada sbarrata, la strada senza ritorno. Tante volte mi sono trovato al bivio della vita senza sapere con precisione quale strada prendere e le mie scelte mi hanno portato sempre più lontano. Quante volte mi sono ritrovato a domandarmi se era stata la scelta giusta, quante volte ho sbagliato strada, quante volte mi sono perso. Ma gli esami di coscienza, gli interrogativi, si fanno a distanza di molti anni, quando ci ritroviamo in una strada a senso unico, senza la possibilità di fare inversione di marcia, di svoltare a destra o a sinistra. Cosa sarebbe successo se allora avessi scelto l’altra strada? 10 Dove mi avrebbe portato? Cosa sarebbe stato della mia vita? Dove mi sarei ritrovato? Sarei stato felice? Mia madre mi ripeteva spesso che; Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quello che lascia ma, non sa quello che trova. Ho sempre saputo ciò che mi lasciavo alle spalle e quasi sempre il mio andare via, lasciarmi alle spalle una strada, delle persone, una vita, è stata, il più delle volte, una fuga, e sempre mi ritrovavo a scappare dal mio passato, dalla mia stessa vita. 11 Le strade della mia infanzia Molte strade sono rimaste nei ricordi, su tante strade non sono voluto più ritornare. Da ragazzo mi ero predetto che non sarei mai tornato sui miei passi, che avrei guardato sempre avanti senza voltarmi indietro, ma le cose cambiano e ci troviamo a fare compromessi con tutto, tutti e anche con noi stessi. Quante strade ho percorso contando i passi, le pietre, gli usci, respirandone gli odori della vita quotidiana, di altre vite. Le prime strade dei miei ricordi erano larghe, lunghe, piene di auto e di grandi palazzi. La strada del collegio me la ricordo larga, con edifici moderni, un traffico moderato, soleggiata. La strada del lungomare di Ostia lido, piena di colori, il cielo azzurro come il mare, i nostri vestitini a quadratini bianchi e celesti, la musica dei Juke-Box, il sapore di salsedine, la lunga spiaggia, le file di ombrelloni colorati dei lidi, le sdraio, l’odore del mare.