Thomas Paine Tra Radicalismo E Costituzionalismo. Alle Radici Delle Teorie Dei Diritti Contemporanee
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO Dottorato di ricerca in “Diritti umani: Evoluzione, Tutela e Limiti” Dipartimento di Giurisprudenza SSD: IUS/20 THOMAS PAINE TRA RADICALISMO E COSTITUZIONALISMO. ALLE RADICI DELLE TEORIE DEI DIRITTI CONTEMPORANEE IL DOTTORE IL COORDINATORE GIORGIO LA NEVE PROF. SSA ISABEL TRUJILLO IL TUTOR IL CO-TUTOR PROF. ALDO SCHIAVELLO PROF. GIORGIO SCICHILONE CICLO XXIX ANNO CONSEGUIMENTO TITOLO 2017 Ringraziamenti Il primo e più importante ringraziamento va al Professore Giorgio Scichilone, imprescindibile guida del mio intero percorso di ricerca. Sono stati il suo contagioso entusiasmo e la sua inesauribile passione per la Storia a far sì che intraprendessi la strada del dottorato. Un doveroso e sincero ringraziamento va alla Professoressa Claudia Giurintano, la cui stima e fiducia nei miei confronti hanno sempre rappresentato un fondamentale stimolo per fare meglio. Ringrazio Antonella, mia madre, i miei fratelli, tutta la mia famiglia e i miei amici per aver reso meno pesanti questi anni di studio e per aver pazientemente compreso le mie troppe assenze e distrazioni. Questo lavoro è dedicato a mio padre, Tommaso, per avermi insegnato, attraverso il suo esempio, che ogni risultato ottenuto è esclusivamente frutto dell’impegno e del sacrificio. Indice Introduzione Rivoluzionario, pensatore, politico, costituente. Thomas Paine tra affermazione e concreta garanzia dei diritti p. 1 I. Vita, influenze e contesto 12 1. Le origini 12 1.1. Lo staymaking e l’esperienza londinese 17 1.2. L’exciseman e il primo impegno politico 24 2. L’approdo nelle colonie americane 28 3. L’attivismo politico e il Common Sense 35 3.1. La Rivoluzione partecipata e i primi incarichi pubblici 40 3.2. La “missione francese” e la Bank of North America 46 4. L’approdo in Europa e la Rivoluzione francese 50 5. L’esaurirsi dell’esperienza rivoluzionaria e gli ultimi anni americani 56 II. Il radicalismo rivoluzionario di Thomas Paine 63 1. John Locke e il liberalismo 63 1.1. La società civile e l’organizzazione dei poteri fondamentali 68 2. La “distruzione creatrice” del radicalismo painiano 74 2.1. L’abbattimento delle monarchie ereditarie e il diritto di resistenza 80 3. La “religione secondo Paine” 87 4. Libero commercio come elemento di radicale riforma delle società 92 5. Paine e Burke: un confronto decisivo per il pensiero politico moderno e contemporaneo 97 5.1. La svolta conservatrice di Burke: “prescrizione”, “tradizione” e “prudenza” contro la rivoluzione dei diritti 102 III. Teoria dello Stato e costituzionalismo 108 1. Contrattualismo giusnaturalista come presupposto del costituzionalismo painiano 108 2. “Stato di naturale società” e critica del sistema inglese 116 3. La proposta di riforma istituzionale per l’America rivoluzionaria 121 4. Paine e la prima fase del costituzionalismo rivoluzionario francese 127 5. L’evoluzione del costituzionalismo painiano: il suo modello di forma politica 133 5.1. Organizzazione dei poteri fondamentali: legislativo ed esecutivo 139 6. Sovranità popolare e revisione costituzionale 148 IV. La teoria dei diritti di Thomas Paine 153 1. La base concettuale giusnaturalista 153 1.1. Dai diritti naturali ai diritti dell’uomo: le Rivoluzioni del Settecento 158 2. Dall’origine delle individuali prerogative naturali alla loro “trasformazione” nella società: Paine e la nascita dei diritti civili e politici 165 2.1. Contro la schiavitù fisica e politica: il diritto alla libertà e il diritto al voto 171 3. Rights of Man – Parte II: la pionieristica affermazione dei diritti sociali 176 4. Agrarian Justice: tra l’interesse personale della proprietà privata e la giustizia sociale della redistribuzione della ricchezza 183 Conclusioni 192 Bibliografia 196 Introduzione Rivoluzionario, pensatore, politico, costituente. Thomas Paine tra affermazione e concreta garanzia dei diritti Il presente lavoro si propone di indagare gli aspetti fondamentali del pensiero politico e filosofico-giuridico di Thomas Paine, e in particolare i tratti salienti della sua teoria dei diritti e la sua concezione della libertà, che hanno rappresentato un contributo teorico innovativo per la cultura politica occidentale. La figura del pensatore inglese costituisce un’inestimabile chiave di lettura per l’analisi e la comprensione dei principali stravolgimenti politico- istituzionali che segnarono il XVIII secolo, lasciando un marchio indelebile nella storia dell’umanità. Trattiamo di un personaggio che partecipò attivamente alla Rivoluzione americana e poi a quella francese, lì dove si costruivano i presupposti pratici e teorici per il compimento di una tra le più sensazionali evoluzioni che hanno interessato il mondo intero: l’affermazione dei diritti dell’uomo nel loro concreto riconoscimento sul piano della garanzia giuridica. L’individuo assurgeva al ruolo di indiscusso portatore di determinate prerogative che il potere statale doveva farsi carico di difendere da qualsiasi minaccia e da se stesso. I diritti soggettivi naturali indossavano una nuova e più potente veste e Paine era diretto testimone di questa trasformazione. Scritti quali Common Sense (1776), Rights of Man (1791-1792) e Agrarian Justice (1797) costituiscono l’esempio più evidente di come il pensiero painiano si interfacciasse in modo costante con la realtà concreta da cui scaturiva; lontane dal potersi definire un mero esercizio teorico, le idee dell’autore rispecchiavano tutto il pragmatismo di colui che oltre a interrogarsi sulle questioni, le studiava e analizzava in modo raffinato per proporne le relative o possibili soluzioni. Non erano dunque le sterili provocazioni o polemiche di partito a interessare Paine, non era il vuoto rumore di un’ostinata 1 opposizione a oltranza a ispirare le sue azioni, ma – al contrario – erano il senso di responsabilità e il più convinto disinteresse a guidare il suo spirito libertario verso il fine ultimo del benessere collettivo. Costituzionalismo, diritti umani e giustizia redistributiva – che incarnavano a pieno gli ideali illuministici di quel periodo storico –, così come sono stati affrontati da Paine, riescono ancora oggi a offrire interessanti prospettive di paragone, utili anche a comprendere alcune delle difficoltà in cui incorrono le istituzioni contemporanee. L’attenzione per gli “ultimi”, i sottoposti, i diseredati e in generale per tutti i soggetti giuridicamente più deboli o per nulla riconosciuti sarebbe sfociata nella prima vera teorizzazione dei diritti sociali, a testimonianza dello sguardo di prospettiva che caratterizzava il lavoro di Paine1. Egli, aprendo la strada a concezioni politiche che avrebbero avuto immensa fortuna in epoche successive, concepì l’idea per la quale esistevano diritti naturali il cui effettivo esercizio richiedeva un intervento attivo da parte delle istituzioni statali. Diritti che si caratterizzavano non più per un dovere correlativo negativo, ma – al contrario – per uno positivo che coincideva con le prestazioni fornite dallo Stato. L’attacco ai poteri forti, su tutti quello monarchico, acquisiva per ciò stesso un significato decisivo. Sulla base del presupposto che tutti gli uomini nascevano uguali e dotati dei medesimi diritti naturali, cosa poteva giustificare lo strapotere di alcuni su altri? Come poteva spiegarsi razionalmente la trasmissione ereditaria di un potere privo, per natura, di qualsiasi legittimazione? La tradizione dinastica e l’importanza del precedente storico non rappresentavano, secondo Paine, risposte plausibili, ma, diversamente, dimostravano la difficoltà e l’affanno con cui i conservatori, suoi 1 A proposito della capacità di Paine di guardare oltre il proprio tempo, Collins ha affermato: «Paine’s perceptiveness about the course which development was to take for well over a century after his own death was fantastic […]. To ignore it, as usually happens in discussions of Paine’s works, is unfair and unwise» (H. Collins, Introduction to T. Paine, Rights of Man, ed. by H. Collins, Harmondsworth, Penguin Books 1983, p. 19). 2 contemporanei, cercavano di mantenere quanto più saldo possibile un sistema tanto obsoleto quanto criminale2. Il tema della resistenza e della rivoluzione affondava allora le proprie radici e trovava le proprie spinte propulsive a partire da questi soprusi. Un popolo – era questa l’opinione di Paine – non poteva subire passivamente le decisioni di una classe privilegiata, ma doveva potersi governare da sé attraverso i propri rappresentanti. Tale visione di matrice repubblicana non poteva prescindere da una seria trattazione dei meccanismi di funzionamento e organizzazione dei differenti poteri statali e il pensatore inglese non si esimeva dal fornire una precisa definizione dei ruoli e delle competenze che legislativo, esecutivo e giudiziario dovevano ripartire fra loro. Elaborazione di una teoria dello Stato alternativa e pratica attuazione della stessa: erano questi i principi trainanti dell’intera riflessione di Paine. Le esperienze maturate in America e in Francia non possono far dubitare sulla rilevanza del personaggio e sulle conoscenze e competenze che poté acquisire in materia di gestione degli affari pubblici e costruzione di nuovi paradigmi politici. Il suo giusnaturalismo rappresentava la fonte di tutto ciò e il fulcro di una concezione di uguaglianza che si alimentava nel contesto dell’ideologia democratico-repubblicana, fornendo alla teoria liberale dominante una variante più radicale. Il costituzionalismo painiano era la logica prosecuzione o, se vogliamo, il necessario compimento dei ragionamenti condotti sulla pratica affermazione