Osservazioni Sulla Toponomastica Dell'area Campana
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OSSERVAZIONI SULLA TOPONOMASTICA DELL’AREA CAMPANA 1 Università Statale Gent Facoltà di Lettere e Filosofia Schaubroeck Stijn Master francese-italiano OSSERVAZIONI SULLA TOPONOMASTICA DELL’AREA CAMPANA Direttrice di tesi: Prof.ssa Dr. C. Crocco 2008 2 Ringraziamenti Sinceri ringraziamenti alla Prof.ssa Dr. C. Crocco per la sua direzione, le sue correzioni e in particolare per la sua pazienza. 3 Indice Ringraziamenti p. 3 Indice p. 4 Premessa p. 7 PARTE PRIMA p. 9 0. Introduzione p. 9 1. I sostrati p. 11 1.1 Il sostrato preindeuropeo p. 11 1.2 Le migrazioni nella penisola italica e il loro influsso sulla toponomastica p. 12 2 Toponimi di origine latina p. 15 2.1 Latinizzazione della penisola p. 15 2.2 I registri dei toponimi latini p. 16 2.3 I suffissi latini p. 16 2.4 Gli arcaismi p. 18 3 I superstati p. 20 3.1 Le invasioni barbariche p. 20 3.2 I toponimi postlatini p. 21 4 Geonomastica: idronimi, limnonimi e oronimi p. 23 5 Toponomastica medievale p. 26 5.1 Toponomastica sacra o agiotoponomastica p. 26 5.2 Toponomastica urbana e stradale p. 30 4 PARTE SECONDA p. 32 1. Panoramica storica della Campania p. 33 2. Toponomastica campana p. 38 2.1 Le tante origini della toponomastica campana p. 38 2.2 Toponomastica antica p. 39 2.2.1 L‟osco p. 39 2.2.1.1 I Sanniti p. 40 2.2.1.2 La lingua osca p. 41 2.2.2 Naturalis Historia p. 44 2.2.3 Altri autori p. 57 2.2.4 Conclusione p. 58 3. Lessico campano p. 60 4. Il dialetto campano p. 62 4.1 Tratti tipici dei dialetti campani p. 62 4.1.1 Metafonesi napoletana: dittongazione e chiusura p. 63 4.1.2 Rafforzamento sintattico p. 64 4.1.3 Variazione consonantica p. 65 4.1.4 Il rafforzamento sintattico: marca del femminile plurale p. 66 4.1.5 La conservazione del genere neutro p. 66 5. Alcune particolarità della toponomastica Campana p. 68 5.1 Tratti panitaliani p. 69 5.1.1 Sintassi e formazione delle parole p. 69 a. L‟obliquo privo di preposizione: Monteleone e Pontelandolfo p. 69 b. Il suffisso -one: Castiglione p. 70 5.1.2 Morfologia p. 71 a. Ablativo o accusativo: Pozzuoli, Pompei e Capri p. 71 b. Resti del locativo: Amalfi p. 71 c. Modificazioni fonetiche dell‟uscita del tema: Baselice p. 72 5.1.3 Fonetica p. 73 5 5.1.3.1 Vocalismo p. 73 a. Io ed ea protonici: Napoli p. 73 b. Caduta della vocale mediana nei proparossitoni: Ischia p. 73 c. Le vocali e ed i atone di sillaba finale in Italia centrale: Napoli, Amalfi e Pozzuoli p. 74 5.1.3.2 Consonantismo p. 75 a. Consonante più u in iato: Sessa Aurunca, Sessa Cilento p. 75 b. Metatesi di r: Capri e San Francato p. 75 c. Discrezione e concrezione dell‟articolo: Acerra, Atripalda e Afragola p. 76 5.2 Caratteristiche specifiche dell‟area campana p. 77 5.2.1 Morfologia p. 77 a. Il tipo le corpora: Pratola Serra p. 77 5.2.2 Fonetica p. 78 5.2.2.1 Vocalismo p. 78 a. Dittongazione condizionata di ę nell‟Italia meridionale: Surriento „Sorrento‟ e Salierno „Salerno‟ p. 78 b. Casi particolari dello sviluppo di o in Italia meridionale: Pezzulo „Pozzuoli‟ p. 78 5.2.2.2 Consonantismo p. 79 a. b iniziale: Santo Vendetto, San Venditto, Barano d’Ischia e Benevento p. 79 b. j iniziale: Gioi p. 80 c. -d- intervocalica: Pròceta „Procida‟ p. 81 d. -f- intervocalica: Alife, Carife, Sorifa, Tifata e Ufita p. 81 e. Il nesso cl e tl in posizione interna: Forchia ed Ischia p. 82 f. Il gruppo br: Venafro, Solofra, Solofrone, Rofrano p. 83 g. Il nesso rb e lb: Alfano (Rohlfs 1966, § 262) p. 83 h. Il gruppo sl: Ischia p. 84 i. I nessi bi e vi: Caggiano, Vico Triggio, Largo Triggio e Faibano p. 84 j. I nessi ssi, psi, rsi: Cassano p. 85 k. Il nesso ti fuori della Toscana: Pozzuoli p. 86 6. Conclusione p. 87 ALLEGATI p. 89 Bibliografia p. 92 6 Premessa Nel contesto degli studi linguistici, soprattutto diacronici, la toponomastica occupa una posizione particolare: a lungo, infatti, non ne è stata riconosciuto adeguatamente l‟utilità. Nel corso del XIX secolo i linguisti comparativi si resero conto del fatto che c‟erano delle forti somiglianze tra le diverse lingue europee ed asiatiche. Essi supposero, pertanto, l‟esistenza di un‟unica lingua alla base di tutte quelle che erano oggetto di studio. Tale lingua archetipa fu denominata indeuropeo. Tuttavia, mancando tracce dirette di questa lingua, la linguistica comparativa dovette servirsi principalmente di forme ricostruite e non attestate, soprattutto a livello dello studio della fonetica. Per quanto riguarda il lessico, i linguisti fecero ricorso alla comparazione di alcuni tra gli elementi linguisticamente più stabili, cioè nomi di piante e di animali, i nomi che si riferiscono alla geografia, e soprattutto i toponimi e gli antroponimi. Così, attraverso gli studi di indeuropeistica, gli studi toponomastici hanno assunto per la prima volta un notevole rilievo. Nella prima parte di questa tesi, parlerò della toponomastica italiana in generale. Va osservato che la toponomastica, pur facendo parte degli studi linguistici diacronici, intrattiene indispensabilmente rapporti con gli studi storico-culturali. Perciò una parte considerevole del lavoro consisterà di una rassegna generale della storia del mondo romano ed in particolare della Campania. Dopo aver presentato una panoramica delle varie invasioni, migrazioni e colonizzazioni in Europa e nella penisola italica, tratterò nei primi capitoli la compagine degli strati che precedono il latino (i sostrati), di quelli che sono coesistiti con il latino (gli adstrati) e quelli che si sono sovrapposti al latino (i superstrati). Per ovvie ragioni mi soffermerò più a lungo sullo strato latino. Per quanto riguarda la toponomastica latina, un intero capitolo è stato dedicato ai vari registri, agli arcaismi e alla suffissazione. Sempre nella prima parte prenderò in esame i vari componenti della toponomastica italiana: la geotoponomastica (che tratta i limnonimi o i nomi dei laghi, gli idronimi o i nomi dei corsi d‟acqua e gli oronimi o i nomi delle montagne), l‟agiotoponomastica o toponomastica sacra, la toponomastica stradale (ed urbana), ecc. Nella seconda parte seguirò lo stesso procedimento (migrazioni > sostrati > toponimi), applicandolo però specificamente alla toponomastica dell‟area campana. 7 Tratterò poi in maggiore dettaglio la toponomastica antica, cercando di spiegare alcuni tratti toponomastici meno trasparenti (i.e. che non provengono dello strato latino) esemplificandoli con i toponimi campani presenti nella Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. Metterò poi a confronto le particolarità di derivazione dialettale dell‟area campana con alcune irregolarità (dal punto di vista dell‟evoluzione latino > italiano) presenti nella toponomastica campana. Vorrei ancora sottolineare che, sulla toponomastica del Mezzogiorno d‟Italia e sulla toponomastica campana in particolare, le fonti sono piuttosto scarse. Al contrario abbondano gli studi sulla toponomastica dell‟Italia settentrionale. In conseguenza ho dovuto servirmi di opere che trattano la toponomastica in modo generale. Cionondimeno ho cercato di distillare il maggior numero di elementi applicabile anche alla toponomastica campana. Così, nelle esemplificazioni, ho sempre avvantaggiato i toponimi campani e, nei casi in cui il testo non proponeva un toponimo campano, ho citato nei limiti del possibile un toponimo di un‟area geograficamente vicina. Vorrei sottolineare, infine, che lo scopo di questo lavoro non era di descrivere in modo esauriente la toponomastica campana, quanto piuttosto di presentare un‟analisi-campione sufficiente a definire con una certa precisione l‟insieme dei toponimi dell‟area campana. 8 PARTE PRIMA 0. Introduzione1 «Toponomàstica [comp. di top(o)- e onomastica: 1884] s.f. 1 Settore dell‟onomastica che studia i nomi propri dei luoghi. 2 Insieme dei nomi di luogo di una regione, di uno Stato, di una lingua». Come ci informa lo Zingarelli, la toponomastica italiana è una disciplina relativamente giovane: non si parla di „toponomastica‟ prima del 1884. Ma come sempre l‟oggetto è più vecchio che il suo nome. Della toponomastica possiamo fissare la data di nascita nel 1873, l‟anno in cui Giovanni Flechia pubblicò la sua opera Di alcune forme di nomi locali dell’Italia superiore. L‟obiettivo di Flechia era di ricostruire i significati originali di alcuni nomi locali dell‟Italia settentrionale. Dobbiamo però notare che la toponomastica non è nata come una disciplina autonoma, ma come disciplina tributaria della linguistica. All‟inizio la toponomastica e la linguistica hanno percorsi paralleli: poco prima del Flechia, Graziadio Isaia Ascoli aveva pubblicato i suoi Saggi Ladini, trattando anche dei dialetti dell‟Italia settentrionale. Prima del 1873, quando non si poteva ancora parlare di una vera disciplina toponomastica, le ricerche sui toponimi erano condotte da storici e geografi, ma i loro metodi erano individuali e non si poteva parlare di un vero metodo scientifico. I loro risultati erano dubbi e spesso basati su congetture. È innegabile tuttavia il valore delle ricerche di geografi come Olinto Marinelli per quanto riguarda i termini geografici e i geonimi. La toponomastica come disciplina autonoma, cioè indipendente dalla geografia e dalla storia e con una metodologia linguistica, si divide in due rami. Un primo ramo si occupa dello studio di toponimi particolari provenienti dall‟intero territorio nazionale. Altri studi tentano di spiegare tutti i toponimi di una particolare regione o di una determinata area. Ad esempio, per quanto riguarda la toponomastica regionale, contributi validi sono stati elaborati da Silvio Pieri che ha proposto un modello di studio che metteva in risalto la necessità di una vasta documentazione e una ricerca archivistica. Così Pieri (1898, 1919, 1969) ha illustrato molto bene i toponimi della Toscana sottolineando l‟influsso del sostrato etrusco.