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Università Cattolica del Sacro Cuore

CENTRO DI RICERCHE IN ANALISI ECONOMICA E SVILUPPO ECONOMICO INTERNAZIONALE

Distretti e tecnologia: il caso di Lumezzane

Mario Nosvelli

ISBN 88-343-1396-8 978-88-343-1396-1

€ 3,00 Università Cattolica del Sacro Cuore

CENTRO DI RICERCHE IN ANALISI ECONOMICA E SVILUPPO ECONOMICO INTERNAZIONALE

Distretti e tecnologia: il caso di Lumezzane

Mario Nosvelli

Luglio 2006 [email protected] www.vitaepensiero.it

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© 2006 Mario Nosvelli ISBN 88-343-1396-1; 978-88-343-1396-1 Abstract

Questo lavoro si propone di studiare lo sviluppo economico e tecnologico del distretto di Lumezzane, riconosciuto come archetipo del modello distrettuale italiano dalla letteratura distrettualista, che attraversa una fasi di profonda trasformazione. Tale trasformazione ha condotto, sia le singole imprese sia il distretto nel complesso, ad adottare nuove strategie produttive e commerciali per far fronte alle mutate condizioni competitive. Le tipicità dovute sia al territorio montano, certo non favorevole alla diffusione delle imprese, sia ad una filiera di specializzazione composita, basata su diversi prodotti in metallo, fanno del distretto di Lumezzane un caso di studio certamente di grande interesse. Una parte consistente del lavoro è dedicata all’analisi dei caratteri strutturali del distretto ed al suo peso relativo rispetto all’economia regionale e nazionale; ciò sembra particolarmente utile per coglierne esattamente punti di forza e di debolezza. Il mutamento più rilevante intervenuto nell’ultimo decennio è di carattere istituzionale, pur con numerose implicazioni di carattere organizzativo e produttivo, e si sostanzia nell’evidenza che le sorti competitive del distretto dipendano in misura sempre maggiore dalle imprese di dimensioni maggiori. Questo trend sottende anche la non facile trasformazione del tessuto competitivo che risulta composto sempre meno da imprese familiari, tipiche del distretto, e sempre più da imprese in forma di gruppo o di società connesse tra loro da legami formali (proprietari, commerciali, di fornitura) che definiscono reti sempre più complesse. Di fatto questo distretto, come molti altri in Italia, sta modificando alcuni degli elementi identificativi e peculiari della natura distrettuale definiti dalla letteratura economica. Un primo elemento è dato dal rafforzamento dei legami produttivi e commerciali con l’esterno del distretto, dal momento che le imprese si inseriscono nelle grandi reti nazionali ed internazionali sopra richiamate che rendono le relazioni intra-distrettuali meno decisive che in passato.

3 Un secondo elemento riguarda il graduale cambiamento dei legami tra imprese che passano da informali – sub-contratto – a formali – gruppi. Il grado sempre più elevato di concorrenza richiede connessioni stabili associate alla capacità di articolare in maniera flessibile funzioni e competenze fra imprese dello stesso gruppo. Un terzo elemento riguarda la difficoltà delle piccole imprese, considerate individualmente, di rimanere cruciali all’interno di queste trasformazioni strutturali, nonostante l’artigianato dimostri ancora buone performance. La mutazione di questi elementi apre questioni di analisi e di policy che riguardano il futuro dei distretti e che richiederanno opportuni approfondimenti. Questo lavoro, oltre agli elementi di criticità, segnala come il distretto di Lumezzane disponga ancora di quel vantaggio competitivo che ha determinato buona parte del successo dei distretti nel corso degli ultimi decenni e che è rappresentato da quelle conoscenze, codificate e tacite, che gli consentono ancora di primeggiare nelle produzioni tipiche della sua specializzazione settoriale. Sembra chiaro, infine, che per il futuro prossimo internazionalizzazione ed innovazione costituiscano le due sfide competitive principali che questo distretto, come tutti gli altri distretti industriali italiani, è chiamato ad affrontare.

4 INDICE

1. Introduzione 7

2. Struttura del distretto 8

3. L’internazionalizzazione del distretto e il posizionamento sui mercati internazionali 24

4. Il capitale umano 35

5. Il ruolo dell’innovazione 44

6. Gli ostacoli allo sviluppo del distretto di Lumezzane e le possibili strategie 49

7. Conclusioni 54

Riferimenti bibliografici 57

Appendice 60

Elenco Quaderni Cranec 63

5

1. Introduzione*

Il distretto di Lumezzane, specializzato nelle produzioni in metallo, nella letteratura economica rappresenta un archetipo dell’analisi distrettuale data l’elevata concentrazione di imprese specializzate in un territorio circoscritto (Bongiovanni, 1992). La grande densità delle imprese in un territorio tipicamente montano e certo non adatto all’insediamento di attività produttive, la Valgobbia, stimola ad approfondire il senso storico ed economico delle ragioni che stanno alla base delle scelte agglomerative delle imprese1. In questo lavoro l’obiettivo è quello di indagare le condizioni operative del distretto di Lumezzane nell’attuale fase in cui globalizzazione dei mercati e innovazione dei prodotti e dei processi cambiano le coordinate di riferimento dell’agire economico. L’indagine descrive il cambiamento in atto in questo distretto per cogliere i tratti essenziali della deriva evolutiva che sembra aver imboccato. Le difficoltà incontrate dalle piccole imprese distrettuali italiane di fronte al cambiamento rappresentano un tema al centro di numerosi dibattiti, sia di analisi economica che di policy (Quadrio Curzio, Fortis, 2000). Il distretto di Lumezzane, considerati sia il suo elevato grado di

* Questo saggio è stato in parte realizzato nell’ambito del Programma di Ricerca Scientifica di Rilevante Interesse Nazionale (PRIN) sul tema “Dinamica strutturale: imprese, organizzazioni, istituzioni”, co-finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca Scientifica e Tecnologica – COFIN - MIUR 2003 (Contr. 2003131274_001); Unità operativa locale: “Dinamica strutturale: tecnologie, reti, istituzioni”. Si ringrazia Lumetel per i dati forniti nella fase di redazione di questo lavoro. Si ringraziano, inoltre, A. Bramanti e M. A. Maggioni per i preziosi commenti. Eventuali errori o mancanze, come d’uso, sono da addebitare esclusivamente all’autore. 1 A questo riferimento si veda il lavoro di Provasi (1996).

7 rappresentatività dei distretti italiani sia la reputazione internazionale delle sue produzioni, è stato recentemente analizzato come simbolo della complessa fase di transizione che le tipiche imprese familiari dei distretti italiani stanno attraversando all’interno dello scenario economico internazionale mutato per effetto della competizione globale (Landler e Fisher, 2006). L’organizzazione del lavoro è la seguente. Nel secondo paragrafo si analizza la struttura del distretto e la sua evoluzione recente; nel terzo paragrafo si studia l’internazionalizzazione del distretto ed il suo posizionamento sui mercati internazionali; nel quarto paragrafo si analizza l’evoluzione del capitale umano; nel quinto paragrafo si esamina la natura e il grado di innovazione del distretto lumezanese; nel sesto paragrafo si evidenziano i principali ostacoli allo sviluppo del distretto e le possibili strategie da intraprendere per affrontarli; nelle conclusioni si segnalano gli aspetti cruciali delle riflessioni effettuate e, in base a questi, si traccia la deriva evolutiva del distretto.

2. Struttura del distretto

In questo paragrafo vengono esaminati i caratteri strutturali del distretto di Lumezzane, e la loro evoluzione a partire dal 1991 fino al 2003. L’obiettivo è quello di approfondire e valutare le caratteristiche identificative di questo distretto tramite la definizione di un quadro completo e aggiornato della sua attuale fase di sviluppo.

8 Un paragrafo introduttivo permetterà di chiarire le ipotesi di fondo su aspetti definitori e classificatori non secondari vista la particolare conformazione della struttura operativa del distretto di Lumezzane. 2.1. Alcune caratteristiche di fondo Prima dell’analisi si vogliono chiarire alcune caratteristiche del sistema produttivo Lumezzanese sulle quali si fonda l’analisi che segue, che sono relative soprattutto alla scelta dei settori utilizzati per lo studio del distretto. La natura del distretto di Lumezzane è del tutto particolare, non solo in senso territoriale, come illustrato nell’appendice, ma anche per le caratteristiche della specializzazione settoriale, necessaria per l’individuazione del distretto. La specializzazione, infatti, in questo distretto si associa ad una articolazione produttiva che mette luce come in questo territorio convivano imprese con esigenze organizzative, produttive e commerciali disomogenee. In concreto si nota che la specializzazione nel settore della lavorazione dei metalli si associ ad una differenziazione in questi cinque comparti: rubinetteria, sifoneria, valvolame, maniglie, casalinghi, pentolame e posateria. Un secondo aspetto da considerare è quello dei livelli di integrazione fra i settori stessi; questo è rilevante per capire le relazioni produttive che si instaurano fra imprese nella definizione della catena del valore. I primi quattro settori fra quelli sopra indicati hanno in la lavorazione dei metalli non ferrosi, che prevede a monte la presenza di fonderie e raffinerie che utilizzano il rottame. Queste ultime sono presenti nel distretto e mettono in luce la forte integrazione verticale esistente fra i

9 settori dei materiali non ferrosi (Bugatti E. e Bugatti S., 1992). Ne consegue una stretta connessione e conoscenza dei problemi reciproci fra produttori della materia prima e quelli del prodotto finito. I tre settori dei casalinghi, pentolame e posateria appartengono alla filiera dell’acciaio. La materia prima – lamiere, billette e profilati – proviene prevalentemente dall’esterno del distretto e ciò porta ad escludere l’integrazione verticale tra comparti evidenziata sopra. I diversi livelli di integrazione sopra indicati hanno implicazioni rilevanti sia per quanto riguarda i rapporti di sub-fornitura, sia per quanto riguarda l’evoluzione della governance delle imprese. La sub-fornitura ha rappresentato storicamente un fattore di sviluppo del distretto, dal momento che con l’obiettivo della minimizzazione dei costi si è prodotta nel corso del tempo una forte specializzazione di fase dalla quale sono nate molte piccole e piccolissime imprese legate tra loro da relazioni di sub-fornitura (Di Maria, Tripodi, 2002). Quasi il 90% delle imprese, secondo Di Maria e Tripodi (2002), fanno ricorso alla subfornitura come modalità organizzativa prevalente. L’impresa familiare rappresenta un altro elemento distintivo del distretto lumezzanese dal momento che dentro e attorno alla dimensione sociale ed economica della famiglia si sono sviluppate le imprese del distretto (Provasi, 1996). Nella recente evoluzione si nota come le imprese si diversifichino orizzontalmente attraverso gruppi che comprendono imprese che lavorano in settori differenti. Tali gruppi, che sfruttano il fatto di essere composti da unità produttive localizzate nella stessa area, spesso sono di proprietà familiare. Talvolta, si tratta di gruppi di fatto,

10 cioè senza legami proprietari fra loro se non che appartengono alla stessa famiglia (Di Maria, Tripodi, 2002) In sintesi le imprese del distretto si distribuiscono su molti comparti che coprono tutte le fasi del ciclo produttivo della lavorazione dei metalli, dalla lavorazione delle materia prima alla realizzazione del prodotto finito. Per questo, oltre ai settori fini di interesse specifico per il distretto, saranno sempre indicati i settori più grossi che colgono tutte le diverse lavorazioni che interessano questo tipo di prodotto. Rimane da segnalare che si evidenzia, fra gli altri settori, la presenza della produzione delle armi, soprattutto tipica del comune di Gardone , che è inserito nel distretto considerato. Questa produzione, pur parte delle produzioni in metallo e sicuramente connessa alle lavorazioni del distretto, rappresenta un’attività distinta e separata rispetto a quelle sopra ricordate che presentano il loro centro vitale nel comune di Lumezzane. 2.2. I principali caratteri strutturali del distretto La struttura del distretto di Lumezzane, come illustra la tabella 1, presenta 1.663 imprese e 16.665 addetti; un sistema di piccole imprese, quindi, visto che la media è di 10 addetti per impresa. La quota delle imprese artigiane è del 76% che, tuttavia, contano per il 42% degli addetti. Ciò sembra segnalare come nell’imprenditorialità locale, la configurazione organizzativa e giuridica dell’artigianato incontra ancora molta fortuna.

11 Tab. 1 - Il distretto dei prodotti in metallo di Lumezzane

Addetti Unità locali

Non Totale Non Totale Artigiani Artigiani artigiani addetti artigiani unità locali

Unità* 6.954 9.711 16.665 1.267 396 1.663

Peso sul manifatturiero del distretto 86 88 87 81 86 82 Peso sul manifatturiero provinciale 11 8 9 10 8 9

Peso del distretto sul settore regionale 6 3 4 5 3 4

Peso del distretto sul settore nazionale 1,6 1,0 1,2 1,2 0,8 1,1

* Soli settori "core" Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento

La quota dei settori tipici delle specializzazioni distrettuali sul manifatturiero distrettuale è decisamente preponderante, mentre sul manifatturiero provinciale si aggira attorno al 10%. La specializzazione del distretto rappresenta quasi il manifatturiero del distretto, facendo risultare una quasi corrispondenza che definisce i contorni produttivi di un “caso di scuola” nelle tassonomie distrettuali. Per quanto riguarda il tasso piuttosto contenuto rispetto alla provincia di è da segnalare come questa provincia rappresenti uno dei campioni della manifattura in ambito nazionale. In termini settoriali il distretto presenta valori contenuti sia in ambito regionale che nazionale: questo dipende dal fatto che si considerano settori nei quali in Italia la dimensione media delle imprese è piuttosto elevata. La divisione tra artigiani e non artigiani risulta rilevante per comprendere come le attività tipiche del distretto prediligano l’una o l’altra delle diverse modalità operative e organizzative a seconda delle

12 caratteristiche dei processi produttivi. Tipicamente le lavorazioni tradizionali e maggiormente labour intensive presentano tassi di imprese artigiane superiori alla media. Nel caso del distretto di Lumezzane la metallurgia e la fabbricazione delle macchine ed apparecchi meccanici sono prevalentemente non artigiane2 al contrario della fabbricazione e lavorazione dei prodotto in metallo (cfr. tabella 2). Tab. 2 - Addetti e unità locali per settore nel distretto dei prodotti in metallo di Lumezzane Valori % su totale manifatturiero (settori "core") e su totale economia (settori non "core") 2001

Addetti Unità locali

Non Totale Non Totale unità Artigiani Artigiani artigiani addetti artigiani locali

27 METALLURGIA 6,2 22,9 15,9 3,9 13,6 6,1 27.54 Fusione di altri metalli non ferrosi 3,8 8,0 6,2 2,7 5,6 3,4 28 FABBRICAZIONE E LAVORAZIONE DEI PRODOTTI IN METALLO, ESCLUSI MACCHINE E IMPIANTI 69,0 28,9 45,8 68,1 48,5 63,6

28.75 Fabbricazione di altri prodotti metallici n.c.a. 14,8 12,0 13,2 11,9 17,7 13,3 29 FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI 10,8 35,7 25,2 9,2 23,6 12,5 29.13 Fabbricazione di rubinetti e valvole 2,8 17,0 11,0 2,1 10,2 3,9 29.6 Fabbricazione di armi, sistemi d'arma e munizioni 3,8 12,6 8,9 2,7 5,0 3,2 …

Totale settori "core" 66,4 52,5 57,5 47,6 11,4 27,0

Totale manifatturiero 8.093 11.089 19.182 1.560 462 2.022

51.52 Commercio all'ingrosso di metalli e di minerali metalliferi -0,59 0,38 - 0,57 0,33 51.54 Commercio all'ingrosso di articoli in ferro, di apparecchi e accessori per impianti idraulici e di riscaldamento -0,53 0,34 - 0,92 0,52

Totale settori "core" e non "core" 66,4 53,6 58,2 47,6 12,8 27,9

Totale economia 10.470 18.507 28.977 2.662 3.487 6.149

Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento

2 Questi settori presentano un peso rilevante in termini di addetti delle imprese non artigiane. Si veda successivamente l’analisi per classi dimensionali.

13 Quest’ultimo rappresenta il settore più consistente fra i settori “core” del distretto; d’altro canto è significativo come esso rappresenti da solo quasi la metà del manifatturiero distrettuale. Fra i settori che rappresentano specificamente le peculiarità produttive del distretto si impone la fabbricazione di rubinetti e valvole, seguita dalla produzione delle armi. Fra i settori non core, le attività commerciali legate ai settori core non rappresentano, né in termini di addetti né in termini di unità locali, valori rilevanti per l’economia del distretto, nonostante la loro funzione connettiva dei rapporti fra imprese e dei flussi commerciali sia qualitativamente rimarchevole. Per quanto concerne la composizione per classi dimensionali delle unità locali presenti nel distretto, i settori tipici presentano distribuzioni della dimensione delle imprese diverse da quelle dei settori più grandi, di cui si è già detto sopra (cfr. tabella 3). All’interno del settore della fabbricazione delle macchine, che denota una quasi equiripartizione fra le classi superiori ai 10 addetti, si nota la differente distribuzione del settore della fabbricazione dei rubinetti, che concentra quasi il 70% delle imprese nella classe 50-249 addetti e del settore della produzione armi, che concentra la gran parte delle imprese nella classe 250 e oltre.

14 Tab. 3 - Addetti per settore e classe dimensionale nel distretto dei prodotti in metallo di Lumezzane Valori % su totale del settore 2001

Classe di addetti

1-9 10-49 50-249 250 e oltre Totale

27 METALLURGIA 9,1 29,6 45,5 15,8 3.042

27.54 Fusione di altri metalli non ferrosi 14,2 33,9 51,8 -1.196 28 FABBRICAZIONE E LAVORAZIONE DEI PRODOTTI IN METALLO, ESCLUSI MACCHINE E IMPIANTI 38,2 51,6 10,2 - 8.788 28.75 Fabbricazione di altri prodotti metallici n.c.a. 25,1 45,1 29,8 -2.079 29 FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI 9,0 34,5 30,2 26,3 4.835

29.13 Fabbricazione di rubinetti e valvole 4,4 15,5 67,5 12,6 2.111 29.6 Fabbricazione di armi, sistemi d'arma e munizioni 6,9 27,1 7,1 58,8 1.710

Totale settori "core" 24,4 42,6 22,4 10,5 16.665

Totale manifatturiero 4.897 7.899 4.106 2.280 19.182

51.52 Commercio all'ingrosso di metalli e di minerali metalliferi 46,8 53,2 - - 109 51.54 Commercio all'ingrosso di articoli in ferro, di apparecchi e accessori per impianti idraulici e di riscaldamento 74,7 25,3 - - 99

Totale settori "core" e non "core" 24,9 42,6 22,2 10,4 16.873

Totale economia 5.796 5.389 5.042 2.280 18.507

Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento

Il settore della fabbricazione e lavorazione dei prodotti in metallo mostra una dimensione media piuttosto bassa, data anche l’assenza di imprese con più di 250 addetti, con un addensamento di imprese nella classe 10- 49. Di fatto in questa classe si raggruppa la gran parte delle imprese dei settori sia core che non core, identificando un’area organizzativa peculiare del distretto.

15 E’ utile, a questo punto, analizzare il peso del distretto e dei suoi settori sul totale del settore a livello nazionale (cfr. tabella 4). Tab. 4 - Addetti e unità locali per settore nel distretto dei prodotti in metallo di Lumezzane Peso % sul totale nazionale 2001

Addetti Unità locali

Non Totale Non Artigiani Artigiani Totale unità locali artigiani addetti artigiani

27 METALLURGIA 5,3 2,0 2,2 4,4 2,4 3,1 27.54 Fusione di altri metalli non ferrosi 11,9 11,9 11,9 11,0 8,5 9,9 28 FABBRICAZIONE E LAVORAZIONE DEI PRODOTTI IN METALLO, ESCLUSI MACCHINE E IMPIANTI 1,8 0,8 1,3 1,4 0,9 1,3 28.61 Fabbricazione di articoli di coltelleria e posateria 15,3 22,0 19,3 7,8 17,1 9,8 28.75.1 Costruzione di stoviglie, pentolame, vasellame,attrezzi da cucina e articoli metallici per l'arredamento bagno 13,0 6,9 7,7 13,3 10,5 11,7 29 FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI 0,9 0,8 0,8 0,6 0,5 0,5 29.13 Fabbricazione di rubinetti e valvole 8,8 7,8 7,9 7,5 6,1 6,6 29.6 Fabbricazione di armi, sistemi d'arma e munizioni 68,3 38,0 41,3 47,2 28,0 38,0

Totale settori "core" 1,6 1,0 1,2 1,2 0,8 1,1

Totale manifatturiero 0,6 0,3 0,4 0,4 0,2 0,3

51.52 Commercio all'ingrosso di metalli e di minerali metalliferi - 0,6 0,6 - 0,7 0,7 51.54 Commercio all'ingrosso di articoli in ferro, di apparecchi e accessori per impianti idraulici e di riscaldamento - 0,2 0,2 - 0,4 0,4

Totale settori "core" e non "core" 1,6 0,9 1,1 1,2 0,8 1,1

Totale economia 0,3 0,1 0,4 0,2 0,1 0,8

Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento

A parte la fabbricazione delle armi, che copre circa il 40% degli addetti alla produzione nazionale, le attività tipiche del distretto rappresentano quote piuttosto considerevoli della produzione nazionale: quasi il 20% degli addetti della coltelleria e posateria, l’11,9% della fusione di materiali non ferrosi, il 7,9% della fabbricazione di rubinetti e valvole, il 7,7% della produzione di stoviglie, pentolame etc.

16 Sebbene il peso del distretto non raggiunga l’1% del totale degli addetti al manifatturiero nazionale e l’insieme dei settori superi di poco tale soglia, i settori tipici costituiscono una componente rilevante delle produzioni italiane. Il distretto di Lumezzane, in altre parole, rappresenta ancora un punto nodale per alcune produzioni e, per converso, l’andamento di questo distretto può influenzare in misura rilevante le sorti dei settori core a livello nazionale. Tab. 5 - Addetti e unità locali per settore nel distretto dei prodotti in metallo di Lumezzane Variazioni % 1991 – 2001

Addetti Unità locali

Non Totale Non Totale unità Artigiani Artigiani artigiani addetti artigiani locali

27 METALLURGIA 5,7 -8,1 -6,1 -9,0 5,0 -2,4 27.54 Fusione di altri metalli non ferrosi 7,6 69,2 47,3 -14,3 18,2 -4,2 28 FABBRICAZIONE E LAVORAZIONE DEI PRODOTTI IN METALLO, ESCLUSI MACCHINE E IMPIANTI 8,8 -3,3 4,0 -2,5 -2,6 -8,7 28.75 Fabbricazione di altri prodotti metallici n.c.a. 130,1 16,7 52,0 70,6 51,9 64,4

29 FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI -6,2 -1,8 -2,6 -8,9 -8,4 -3,5 29.13 Fabbricazione di rubinetti e valvole -27,3 -2,9 -6,3 -36,0 -21,7 -28,2 29.6 Fabbricazione di armi, sistemi d'arma e munizioni -6,1 9,9 6,6 -12,5 9,5 -5,8

Totale settori "core" 6,4 -4,0 0,1 -3,6 -3,2 -3,5

Totale manifatturiero del distretto 5,1 -5,0 -1,0 -2,9 -5,7 -3,5

Totale manifatturiero della provincia -3,5 1,3 -0,4 -0,1 1,6 0,4

51.52 Commercio all'ingrosso di metalli e di minerali metalliferi - -8,4 -8,4 - -9,1 -9,1 51.54 Commercio all'ingrosso di articoli in ferro, di apparecchi e - 90,4 90,4 - 68,4 68,4 accessori per impianti idraulici e di riscaldamento

Totale settori "core" e non "core" 6,4 -3,6 0,3 -3,6 -0,4 -2,8

Totale economia del distretto 7,3 7,2 7,3 2,0 18,7 10,9

Totale economia della provincia 3,0 19,7 14,9 6,0 34,7 23,5

Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento

Passando all’analisi evolutiva, si nota che il distretto, sia se considerato nella sua parte core che in quella non core, nell’arco del decennio 1991-

17 2001 ha mostrato una sostanziale costanza/stagnazione non incrementando né diminuendo sostanzialmente la consistenza della sua struttura produttiva, così come peraltro è accaduto per il manifatturiero, sia nell’area distrettuale che in quella provinciale (cfr. tabella 5). A fronte di ciò l’economia del distretto e quella provinciale sono cresciute, probabilmente per effetto della spinta del terziario che ha consentito la trasformazione dell’economia locale senza la perdita di occupazione e di competitività del sistema. L’incremento del peso del terziario nel sistema economico del distretto è rinvenibile nella crescita dei settori non core, in particolare in quello relativo al commercio all’ingrosso degli articoli in ferro e impiantistica, che segnala come i settori di supporto del distretto diventino sempre più rilevanti nella logica della crescita del distretto nel suo insieme. Nella media dei settori core, la crescita degli addetti nelle imprese artigiane è stata controbilanciata dal decremento registrato nelle imprese non artigiane. I settori che nel periodo hanno visto crescere il numero di addetti nelle imprese non artigiane sono stati quello della metallurgia e, con tassi inferiori, delle armi; qui il decremento del numero delle imprese ha condotto ad un aumento della dimensione media delle imprese. Due quindi le dinamiche che emergono: da un lato la maggiore rilevanza dei settori che si pongono a monte nella catena del valore, dall’altro la forza propulsiva che è stato in grado di imprimere l’artigianato. La tabella 6 mostra come la stabilità dei settori core sia il risultato dell’incremento di imprese della classe dimensionale 10-49 e del decremento di tutte quelle delle altre classi dimensionali.

18 E’ interessante notare come i grandi settori considerati prediligano percorsi dissimili nella crescita dimensionale. La metallurgia cresce nella classe dimensionale 50-249; la fabbricazione e lavorazione di prodotti in metallo aumenta nella classe 10-49; la fabbricazione di macchine nella classe 250 e oltre. Tab. 6 - Addetti per settore e classe dimensionale nel distretto dei prodotti in metallo di Lumezzane Variazioni % 1991 – 2001

Classe di addetti

1-9 10-49 50-249 250 e oltre Totale

27 METALLURGIA 0,0 0,8 17,9 -46,2 -6,1 27.54 Fusione di altri metalli non ferrosi -18,3 -11,4 324,7 - 47,3 28 FABBRICAZIONE E LAVORAZIONE DEI PRODOTTI IN METALLO, ESCLUSI MACCHINE E IMPIANTI -9,8 27,7 -23,8 - 4,0 28.75 Fabbricazione di altri prodotti metallici n.c.a. 47,4 159,8 -33,0 - 52,0 29 FABBRICAZIONE DI MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI -34,9 0,6 -15,1 38,6 -2,6 29.13 Fabbricazione di rubinetti e valvole -58,1 -16,7 10,3 15,2 -6,3

29.6 Fabbricazione di armi, sistemi d'arma e munizioni -9,9 6,4 2,5 9,6 6,6

Totale settori "core" -12,8 16,4 -8,1 -3,3 0,1

51.52 Commercio all'ingrosso di metalli e di minerali metalliferi 4,1 -17,1 - - -8,4 51.54 Commercio all'ingrosso di articoli in ferro, di apparecchi e accessori per impianti idraulici e di riscaldamento 42,3 2500 - - 90,4

Totale settori "core" e non "core" -12,1 16,4 -8,1 -3,3 0,3

Totale manifatturiero del distretto -11,2 15,2 -12,6 -1,1 -1,0

Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento

Anche i settori non core, che non presentano dimensioni oltre i 49 addetti, crescono in maniera disomogenea, rispondendo in ciascun caso alle proprie necessità organizzativo-produttive. La crescita della classe 10-49 addetti influenza anche la crescita del manifatturiero distrettuale nel suo insieme che, come detto in

19 precedenza, risulta profondamente determinato dai settori tipici della specializzazione distrettuale. D’altro canto molte analisi mettono in luce come le medie imprese rappresentino i “veri e propri attori del cambiamento interno al distretto” (Di Maria, Tripodi, 2002, p.185). La gerarchizzazione tramite gruppi, formali o di fatto, presenta sempre al centro imprese leader di medie dimensioni. L’analisi del decennio 90 porta a concludere che, sebbene il distretto non cresca ma rimanga stabile seguendo l’andamento del manifatturiero provinciale, si percepiscono alcuni cambiamenti strutturali rilevanti. In primo luogo emerge la tendenza a un dimensionamento su una gamma intermedia fra la micro-impresa e la media impresa che porta ad un aumento della massa critica delle imprese preservandone la flessibilità. In secondo luogo si nota come fra i settori tipici del distretto si vadano progressivamente divaricando i sentieri di sviluppo e si differenzino piuttosto chiaramente le scelte tra artigianato e non e tra la grande e la piccola impresa. Infine, si nota come, pur ancora limitato, stia crescendo l’apporto dei settori non core per la valorizzazione e commercializzazione dei prodotti distrettuali. Ciò porta ad immaginare un distretto sempre più composito in termini produttivi ed in grado di fronteggiare le crisi su più versanti e con maggiori opportunità di sfruttare i vantaggi competitivi delle sue diverse specializzazioni. In conclusione è utile aggiungere un aspetto che, pur non essendo rilevabile con precisione, incide profondamente sulla dinamica del distretto. Per cogliere alcuni fattori esplicativi dello sviluppo del distretto bisogna infatti far riferimento alle ore di straordinario effettuate dai lavoratori del distretto di Lumezzane. Lo straordinario, infatti, ha

20 rappresentato per molti versi una quota di lavoro standard dal momento che era diffusa la tendenza a lavorare per 55-60 ore la settimana. L’impatto sulla produzione era comparabile a quello di un terzo di addetti aggiuntivo (Mucchetti, 2004). Mancando le ore di straordinario, non si registra l’impatto sulla struttura produttiva (addetti e unità locali), che come considerato rimangono sostanzialmente costanti, nonostante l’attività produttiva abbia fortemente risentito della crisi nei volumi di produzione. Questo, seppure in modo indiretto, è percepibile dai dati import-export che mostrano come i volumi d’affari per alcuni settori si siano fortemente ridimensionati. D’altro canto lo straordinario ha rappresentato quella “camera di decompressione” o, in altre parole, quel margine di flessibilità produttiva che ha premesso di rispondere alla crisi senza ripercussioni occupazionali. 2.3. Variazioni della struttura negli ultimi anni In questa sezione si analizzano le variazioni del numero di imprese della provincia tra il 1999 e il 2004 nei settori in cui il distretto è fortemente rappresentativo, secondo le informazioni fornite dai registri della camera di commercio (tabelle 7 e 8). In sintesi i tassi mostrano che dopo un periodo di difficoltà nel 2000, si ritorna in una fase critica nel 2003, con una forte ripresa della mortalità e tassi contenuti di natalità delle imprese.

21 Tab. 7 - Variazione dello stock di imprese della provincia di Brescia Variazione % annua Totale periodo 2000/1999 2001/2000 2002/2001 2003/2002 2003/1999

Produzione di metalli e loro leghe -1,0 0,2 -3,5 -2,0 -6,2 di cui: artigiane -2,2 -1,7 -2,3 -6,2 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine 1,4 2,9 1,2 -0,2 5,4 di cui: artigiane 1,8 0,5 -0,8 1,6 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. -1,3 1,6 1,1 1,3 2,8 di cui: artigiane -0,4 0,0 0,5 0,1

Manifatturiero provinciale -0,2 0,4 1,4 -0,1 1,4

Fonte: ns. elaborazioni su dati Movimprese

Tab. 8 - Natalità e mortalità del totale delle imprese della provincia di Brescia Valori % su stock delle imprese attive

Variazione annua

1999 2000 2001 2002 2003

Produzione di metalli e loro leghe Nuove iscritte 1,7 1,4 1,2 1,6 1,0 Cessate 1,9 3,9 1,7 2,8 3,3 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine Nuove iscritte 4,9 5,7 5,5 4,8 4,0 Cessate 4,3 5,1 4,2 5,2 5,2 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. Nuove iscritte 4,4 3,7 4,1 3,9 4,6 Cessate 4,2 5,9 3,2 5,0 5,0

Manifatturiero provinciale Nuove iscritte 4,1 4,4 4,8 4,8 4,7 Cessate 5,9 5,4 4,6 6,2 4,8

Fonte: ns. elaborazioni su dati Movimprese

22 La breve serie storica relativa alle imprese artigiane, pur priva dei dati relativi al 1999, sembra confermare sostanzialmente quanto emerso per il totale delle imprese (cfr. tabella 9). Si nota infatti una generale ripresa nel 2001 con un aumento generalizzato dei tassi di natalità e un successivo peggioramento causato da un affievolirsi dei tassi di natalità a fronte di un generale progresso dei tassi di mortalità. Questi andamenti sono sintetizzati bene dall’andamento del manifatturiero provinciale. Tab. 9 - Natalità e mortalità delle imprese artigiane della provincia di Brescia Valori % su stock delle imprese attive

Variazione annua

2000 2001 2002 2003

Produzione di metalli e loro leghe Nuove iscritte 1,8 4,1 2,9 2,2 Cessate 3,6 2,3 2,3 6,2 Fabbricaz.e lav.prod.metallo,escl.macchine Nuove iscritte 5,2 7,3 7,3 6,7 Cessate 5,4 5,9 5,2 5,2 Fabbric.macchine ed appar.mecc.,instal. Nuove iscritte 7,9 7,1 6,1 5,7 Cessate 5,8 5,5 4,4 6,0

Manifatturiero provinciale Nuove iscritte 6,1 6,9 6,8 6,5 Cessate 6,0 6,0 5,7 6,3

Fonte: ns. elaborazioni su dati Movimprese

Da segnalare infine che dei tre settori osservati solo il settore della fabbricazione dei prodotti in metallo, insieme al manifatturiero nel suo

23 complesso, nel 2003 mantiene tassi di natalità superiori a quelli di mortalità delle imprese. Ciò confermerebbe quanto emerso sopra circa la capacità di alcuni settori di reagire alla fase di crisi che colpisce non solo i comparti della specializzazione del distretto, ma l’economia nel suo insieme.

3. L’internazionalizzazione del distretto e il posizionamento sui mercati internazionali

Il distretto di Lumezzane ha potuto conseguire lo sviluppo degli ultimi decenni anche grazie ad una spiccata inclinazione all’internazionalizzazione delle sue produzioni. La vocazione all’esportazione del prodotto e del marchio è alla base delle strategie delle imprese di questo distretto, che hanno puntato sulla ricerca di nuovi clienti e di nuovi mercati in ambito internazionale per trovare nuovi sbocchi agli incrementi di produttività conseguiti nel corso degli anni. La letteratura conferma tale vocazione riportando, in maniera piuttosto omogenea, che il valore delle esportazioni, soprattutto per la gamma delle imprese maggiori, si aggira attorno al 50% del valore della produzione (Fortis, Nodari, 2001; Di Maria, Tripodi, 2002). Si raggiungono anche valori più elevati, soprattutto per le produzioni in cui le componenti di design e di innovazione sono maggiori come nel caso della rubinetteria sanitaria (Fortis, Nodari, 1999 e 2001). Negli ultimi anni da un lato la globalizzazione dei mercati e dall’altro l’avvento di concorrenti in forte espansione in diversi settori della

24 specializzazione del distretto, stanno mutando la struttura e le strategie commerciali delle imprese. Tutto ciò stimola un’analisi per quanto possibile approfondita della conformazione degli scambi commerciali e della loro evoluzione nei settori che interessano il distretto e le sue imprese. Il primo aspetto indagato è quello della composizione settoriale delle esportazioni e il loro andamento a partire dal 1991. Ci si sofferma in primo luogo sui risultati relativi ad importazioni ed esportazioni dei prodotti della specializzazione del distretto conseguiti a livello provinciale, di cui sono stati selezionati i sottosettori più rilevanti sotto il profilo dei valori relativi al commercio (cfr. tabella 10). Tab. 10 - Importazioni ed esportazioni nella provincia di Brescia Valori a prezzi costanti 2000 (in milioni di euro)

1991 2001 2003*

Import Export Import Export Import Export

DJ27-PRODOTTI DELLA METALLURGIA 949 591 1.817 1.222 1.613 1.110 DJ271-Prodotti della siderurgia 400 317 545 476 555 430 DJ274-Metalli di base non ferrosi 564 187 1.184 572 1.038 555 DJ28-PRODOTTI IN METALLO, ESCLUSI MACCHINE E IMPIANTI 64 469 133 993 142 1.009 DJ286-Articoli di coltelleria, utensili e oggetti diversi, in metallo 22 178 45 304 42 277 DJ287-Altri prodotti in metallo 36 279 68 631 75 666 DK29-MACCHINE ED APPARECCHI MECCANICI 248 1.225 455 2.346 469 2.229 DK291-Macchine e apparecchi per la produzione e l'impiego di energia meccanica, esclusi i motori per aeromobili, veicoli e motocicli 45 315 111 778 108 748 DK294-Macchine utensili 41 120 69 211 49 157 DK295-Altre macchine per impieghi speciali 105 385 180 748 138 723 DK296-Armi, sistemi d'arma e munizioni 9 149 17 207 72 176 DK297-Apparecchi per uso domestico 5 131 21 178 35 176

Totale settori "core" 1.261 2.285 2.404 4.561 2.223 4.348

Totale manifatturiero 2.336 3.933 4.762 8.207 4.675 7.901

Totale economia 2.620 3.989 5.138 8.186 5.176 7.969

* Dati provvisori Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento

25 Questa tavola indica l’ottenimento di performance positive per tutti i settori considerati nel corso degli anni 90. Nei settori a due cifre si nota un incremento delle esportazioni – che raddoppiano sostanzialmente i valori calcolati a prezzi costanti – mediamente superiore a quello delle importazioni. L’andamento dei settori ha seguito di fatto quello del manifatturiero e dell’economia nel complesso, in linea con un processo di sviluppo dei settori tipici dei sistemi locali coerente con l’andamento generale dell’economia locale. I dati relativi al 2003, pur provvisori, mettono in mostra con tutta evidenza la crisi che, rispetto ai dati del 2001, ha interessato tutti i settori seppure con modalità diverse. Il settore delle macchine ed apparecchi meccanici riduce le esportazioni ma aumenta le importazioni, segnalando quindi un peggioramento netto della bilancia commerciale. Le produzioni di questo settore, in cui sono inclusi alcuni prodotti tipici del distretto come i rubinetti, mostrano un decremento consistente delle esportazioni a fronte di un lieve regresso nelle importazioni, mantenendo comunque una quota rilevante dell’export non solo fra i settori core (51%), ma anche rispetto al totale dell’export provinciale (28%). I prodotti della metallurgia, oltre al decremento dell’export registrano un drastico decremento dell’import. In questo settore l’import, che strutturalmente prevale sull’export visto che si lavorano quote consistenti di semilavorati importati, decresce maggiormente rispetto all’export. Quindi, sembra migliorare la bilancia commerciale di questo settore, indicando come in tutta la provincia a cui il distretto appartiene,

26 si riduca di fatto l’esposizione sull’estero. A questo riferimento si veda soprattutto il settore dei metalli di base non ferrosi (alluminio, piombo, zinco, stagno, rame) in cui il saldo netto passa da - 612 a - 482 milioni di euro a prezzi costanti. Oltre ad un maggior ricorso alla produzione locale e nazionale rispetto a quella straniera, questo dato segnala anche la riduzione de volume di attività, dato che trova riscontro anche nella drastica riduzione della consistente quota di ore straordinarie di lavoro che i lavoratori del distretto effettuavano. Un incremento, contenuto nei valori ma importante data la generalizzata contrazione dell’export, concerne i prodotti in metallo macchine e impianti, che coprono molte produzioni tipiche del distretto come indicano i settori illustrati. Questa tendenza, pur non omogenea a tutti i settori, mostra come in queste produzioni permangano imprese in grado di competere e di mantenere, se non di aumentare, le proprie quote di mercato. Si osservi, ad esempio, come gli altri prodotti in metallo – tra cui è presente il pentolame - segnalino un incremento piuttosto sostenuto. Questo specifico sotto-settore evidenzia anche una quota di tutto rilievo rispetto al totale dell’export dei settori core (15%) e dell’insieme delle esportazioni provinciali (8%). Considerato che le produzioni in metallo, rispetto ad altri settori fra quelli considerati, presentano un certo grado di design e innovazione, dai loro risultati commerciali si potrebbe desumere che alcuni prodotti tipici del made in provenienti dal distretto in esame continuino a mantenere il loro appeal sui mercati internazionali.

27 L’analisi geografica dell’origine delle importazioni e della destinazione delle importazioni consente di comprendere meglio l’evoluzione dei mercati e la presenza di nuovi competitors. Il mercato europeo nel corso degli anni ha aumentato la sua rilevanza sul totale dell’esportazione dei settori tipici del distretto. Il 75% dell’export europeo nel 2003 è destinato ai paesi dell’Unione Europea, anche se dall’inizio degli anni novanta questo gruppo di paesi riduce sensibilmente la sua quota di importanza a favore di paesi extra UE, fra i quali quelli dell’Europa centro orientale come mostrato in Tabella 11. L’incremento dell’export registrato negli anni 90 aveva visto i paesi europei, ed in particolare in quelli dell’Unione, consolidare ampiamente la posizione di primo interlocutore commerciale. Tuttavia in termini di tasso di incremento altre aree del mondo sono cresciute considerevolmente mettendo in luce la ricerca di mercati diversi da quelli consueti e conosciuti del nostro continente. Negli anni novanta sono più che triplicate le esportazioni verso l’America e sono più che raddoppiate quelle verso l’Asia. La crisi dei primi anni duemila sembra aver interessato in misura maggiore i primi rispetto ai secondi: gli effetti monetari dell’avvento dell’euro possono spiegare, almeno in parte, queste dinamiche. Infatti il miglioramento del rapporto euro dollaro può aver disincentivato i rapporti commerciali con gli USA. Non sembrano evidenziarsi, come accaduto per altri prodotti - ad esempio quelli agricoli – variazioni dovute a dazi o altri vincoli di legge. D’altro canto, la crescita dell’export verso la Cina non mostra cedimenti nemmeno nelle più recenti fasi di crisi. In questo caso emerge la crescita

28 della capacità di spesa del mercato cinese, che si riflette anche sull’acquisto di beni per la casa prodotti in questo distretto. Al commento dei dati sulle destinazioni dell’export rimane da aggiungere come l’Oceania, pur interessando quote ancora contenute dei flussi di export globali, aumenti considerevolmente la domanda di produzioni dei settori tipici del distretto anche nel corso dei primi anni duemila. Da ciò si potrebbe desumere che, sia per necessità indotta dalla crisi dei mercati occidentali e sia per la naturale tensione a ricercare nuovi sbocchi commerciali, stia crescendo l’interscambio delle merci del distretto con realtà geografiche collocate agli antipodi. I mutamenti esaminati nella mappa dei paesi di destinazione delle merci risultano accentuati da quella dei paesi di origine delle importazioni. La tabella 11 segnala che l’Europa, pur crescendo negli anni novanta e pur rappresentando quasi la metà delle nostre importazioni, riduce fortemente il suo peso nei dati più recenti. Questa riduzione riguarda sia l’Unione europea che i paesi dell’Europa centro occidentale. A fronte di questo l’America nel suo insieme aumenta costantemente il suo peso commerciale: in particolare, le quote delle importazioni provenienti dagli Usa e dal Canada continuano a crescere in misura consistente. Qui, si possono ripetere, da una diversa prospettiva, le considerazioni valutarie già avanzate precedentemente. In netta crescita sono le importazioni provenienti da alcuni paesi dell’Asia: Giappone ma soprattutto Cina, dalla quale, nonostante la fase di crisi, la provincia di Brescia aumenta di ben il 50% le importazioni nei settori considerati solo nella biennio 2001-2003. Questo sembra il dato più rilevante fra quelli presentati dal momento che mette in risalto

29 la capacità di penetrazione sui nostri mercati di cui è dotata l’economia Cinese. Quest’ultima, come già anticipato sopra, risulta importante anche per l’export del distretto, ma, sotto il profilo degli import dei “beni distrettuali”, mostra tassi di crescita decisamente più elevati. La competitività di costo e, quindi, di prezzo dei prodotti cinesi è un fatto generalmente riconosciuto che consente a questi manufatti di dominare il mercato su molte piazze a livello internazionale. Tab. 11 - Importazioni ed esportazioni della provincia di Brescia secondo le aree geografiche Classi merceologiche: Prodotti della metallurgia, Prodotti in metallo esclusi macchine e impianti, macchine e apparecchi meccanici Valori a prezzi costanti 2000 ( in milioni di euro)

1991 2001 2003*

Import Export Import Export Import Export

EUROPA, di cui: 1.128 1.756 1.963 3.257 1.782 3.248 EU 15 892 1.545 1.441 2.532 1.308 2.450 Europa Centro Orientale 173 78 398 488 352 501 AMERICA di cui: 71 212 170 651 222 460 USA e Canada 38 135 42 415 95 335 America Centro Meridionale 33 77 128 236 127 125 ASIA, di cui: 27 203 192 459 156 447 Giappone 12 12 10 22 15 21 Cina 218328249123 NIES 75647822573 Medio Oriente 3 99 51 203 36 160 AFRICA 33 99 75 160 61 139 OCEANIA E ALTRI TERRITORI 2 14 4 35 3 54

Totale 1.261 2.285 2.404 4.561 2.223 4.348

* Dati provvisori Fonte: ns. elaborazioni su dati del censimento

I problemi che possono derivare dai nuovi mercati sono relativi alla contraffazione, che porta ad evidenziare la concorrenza scorretta che sfocia, in alcuni casi, nella plateale riproduzione del prodotto e,

30 addirittura, del marchio. Su questo le imprese del distretto hanno iniziato ad intraprendere tutte le vie possibili per la loro tutela. La riunione delle imprese in un marchio di settore/distretto è una delle ipotesi di lavoro per le imprese del distretto, come oltre sarà chiarito meglio. In sintesi la fase di crisi, gli effetti dei nuovi regimi monetari e le strategie commerciali sembra stiano mutando la struttura dei flussi commerciali dei beni di maggior interesse per il distretto di Lumezzane. Da un lato, in Europa aumenta la rilevanza dei paesi extra-UE; dall’altro, in ambito internazionale si affacciano nuovi mercati “lontani” che, in un sistema sempre più globalizzato, possono fornire opportunità interessanti di sviluppo per il futuro. Parallelamente sta mutando anche la composizione dei competitor e, fra questi, la Cina detiene una quota in crescita netta dei flussi commerciali dei beni rilevanti per il distretto. Fattori di preoccupazione relativamente all’evoluzione dei rapporti import-export sono segnalati dall’indagine Lumetel (2001). Un aspetto del mutamento registrato negli ultimi anni riguarda il fatto che le imprese tendono a uscire da mercati ad alto valore qualitativo – Unione Europea, Nord America, Giappone – per entrare in mercati extracomunitari di gamma inferiore. Un secondo aspetto è quello che porta le imprese a mostrare difficoltà dovute alla sempre più elevata concorrenza di prezzo, che senza dubbio è collegata alle tipologie di mercati in cui cresce l’inserimento dell’export distrettuale.

31 Infine, le difficoltà logistiche e burocratiche che costituiscono di fatto barriere alle esportazioni e rappresentano ostacoli rilevanti all’entrata in nuovi mercati o per mantenere quelli consolidati. Le medie imprese, rispetto a quelle di dimensioni inferiori, sono state in grado di riposizionarsi sui mercati, selezionando la clientela e realizzando investimento all’estero. Queste imprese sono uscite dai mercati tradizionali e hanno proposto i loro prodotti su nuovi mercati ritenuti più redditizi3, mentre le piccole imprese hanno mantenuto stabili le loro relazioni commerciali (vecchi clienti) cercando anch’esse di penetrare su nuovi mercati (Lumetel, 2001). La strategia di espansione commerciale delle piccole imprese ha permesso, quindi, di coprire solo in parte le performance meno brillanti del mercato interno e dei mercati tradizionali, sui quali si basano ancora in misura prevalente i loro scambi commerciali. Tuttavia è da segnalare come lo sforzo di tutte le imprese distrettuali sui mercati esteri sia stato indotto dall’arretramento della domanda interna da un lato, e della domanda dei mercati tradizionali dall’altro, entrambe ridimensionate da fattori di crisi e di cambiamento. Nella ricerca di nuovi canali commerciali il ruolo delle fiere, nazionali e internazionali, è stato importante per le imprese del distretto. In particolare le fiere di settore, in Europa (molto rilevanti le fiere di Francoforte) e oltre oceano, hanno costituito momenti privilegiati per la presentazione dell’impresa e dei suoi prodotti, del suo stile e del suo marchio (Bugatti E. e Bugatti S., 1992). Le fiere sono indicate dalle

3 Oppure semplicemente perché divenuti accessibili.

32 imprese come canali per cogliere quegli aspetti innovativi da introdurre nell’impresa (Lumetel, 2001). Qualche dato sulla fiera di Milano relativo agli anni 1995-2000 aiuta a comprendere l’atteggiamento delle imprese del distretto rispetto all’utilizzo delle fiere secondo gli obiettivi sopra indicati. Tab. 12 - Il distretto dei prodotti in metallo di Lumezzane Esposizioni in Fiera, dati in milioni di lire

Presenze Presenze Investimen dal distretto dal ti dal (2000) in Presenze Imprese Investimento Investimenti distretto distretto in % delle dal dal per complessivi in % del % degli unità distretto distretto espositore totale investimen operanti in presenze ti totali distretto (2001)

1995 78 50 1.121 14 0,7 0,6 0,045 1996 82 51 1.344 16 0,1 0,6 1997 73 42 1.283 18 0,6 0,6 1998 87 54 1.616 19 0,7 0,7 1999 83 44 1.721 21 0,7 0,7 2000 86 46 1.836 21 0,7 0,8 Totale 489 76 8.920 18

Fonte: ns. elaborazioni su dati Fiera Milano

Nell’arco di questi anni, pur riducendo il numero delle imprese da 50 a 46 partecipanti alle fiere tenutesi a Milano, il numero delle partecipazioni è aumentato da 78 a 86. Ciò induce a ritenere che se da un lato si autoselezionano le imprese partecipanti, dall’altro queste risultano più assidue nella presenza non soltanto ad una fiera ma a più occasioni durante l’anno. La quota di imprese del distretto pur rappresentando meno dell’1% degli espositori, costituiscono una quota pari a circa il 4,5% del totale delle

33 imprese del distretto. Se si considera poi, che le imprese che partecipano alle fiere sono soprattutto le medio grandi, tale percentuale si alza al 13,8%4. Anche l’investimento medio delle imprese distrettuali aumenta confermando il crescente interesse nel migliorare la qualità dell’esposizione. Rimane l’urgenza, a nostro avviso, di riflettere sui motivi che allontanano molte imprese dalla partecipazione alle fiere nella propria regione. La presenza di diverse occasioni di esposizione all’estero o di modalità diverse di contattare clienti e fornitori non bastano a spiegare percentuali così contenute, viste le potenzialità del distretto e le difficoltà nella penetrazione in nuovi mercati come segnalato sopra. Il costo dell’investimento e le difficoltà organizzative sono certamente un ostacolo, soprattutto per le piccole imprese che, tuttavia, presentandosi in gruppi o attraverso associazioni, avrebbero la possibilità di sfruttare questo canale. Il fatto che nel distretto prevalga la tendenza ad una partecipazione isolata, rende di fatto impossibile per molte imprese l’utilizzazione di questo canale. Le medie imprese, più dinamiche, strutturalmente articolate e pronte a posizionarsi su nuovi mercati di sbocco, potrebbero invece far ricorso in misura maggiore alle fiere “vicino a casa” sfruttandole come una opportunità unica di sviluppo delle loro strategie commerciali e di miglioramento del loro posizionamento sui mercati internazionali. Le fiere italiane potrebbero aggiungere il plus di rappresentare vetrine più

4 In questo caso si considerano le 5.492 imprese con più di 50 addetti dei settori core del distretto.

34 ampie e articolate del made in Italy, valorizzando le produzioni distrettuali come settori “tipici” e “specializzati” della produzione nazionale, associando così anche queste produzioni (come avviene per le produzioni DOP) al loro territorio di origine.

4. Il capitale umano

La dotazione di capitale umano costituisce uno degli aspetti cruciali sia per comprendere meglio le condizioni nelle quali le imprese distrettuali operano, sia per stimare le potenzialità di sviluppo per il futuro. La dotazione di conoscenze e competenze costruite attraverso l’esperienza rappresentano nel distretto di Lumezzane una delle chiavi di lettura più importanti. L’incidenza rilevante del learning by doing (Di Maria, Tripodi, 2002) e la creazione di quelle che vengono definite come conoscenze tacite5, hanno fatto sì che l’impresa diventasse anche il principale ed insostituibile luogo di formazione ed addestramento della manodopera. L’acquisizione di skills da parte dei lavoratori, in questo distretto in maniera particolare, è sempre stata realizzata tramite l’esperienza lavorativa maturata nelle imprese del distretto fin dalla giovane età. L’esperienza on the job, oltre che costituire il canale formativo prevalente, ha ricoperto anche il ruolo della diffusione delle competenze utili per la generazione di nuove imprese da parte dei lavoratori più

5 Per una definizione delle conoscenze tacite si veda Cowan, David e Foray (1998) e per una misurazione del loro impatto sui sistemi locali in Italia si veda Maggioni e Nosvelli, (2003).

35 esperti. Questo fattore è da inquadrare nella forte tensione all’imprenditorialità che in quest’area ha rappresentato tradizionalmente un valore ed un obiettivo per tutti i giovani. Negli ultimi anni si assiste a fenomeni che mettono in crisi questo modello. Da un lato il cambiamento in atto ha ridotto le spinte ideali dei giovani verso l’acquisizione di competenze “in fabbrica” che preferiscono altre attività del terziario (Di Maria, Tripodi, 2002), dall’altro emergono difficoltà da parte delle imprese nella gestione attiva delle risorse umane attraverso opportune politiche aziendali (Lumetel, 2001). L’analisi qui proposta si concentra inizialmente sulla domanda delle imprese rivolta a quelle componenti del capitale umano difficili da reperire sul mercato. Concentrare l’attenzione su queste componenti sembra rilevante in quanto è proprio su questo mismatch di conoscenze che si gioca, almeno in parte, l’incremento di produttività delle imprese per il prossimo futuro. L’analisi si basa dati forniti dal Sistema Informativo Excelsior sugli assunti previsti nel 2004 nei settori rilevanti per il distretto a livello provinciale. Le dinamiche relative al capitale umano nei settori rilevanti per il distretto sembrano essere una buona proxy, sia per il fatto che in questi settori il distretto presenta una quota consistente del totale provinciale, sia poiché le carenze di skill e figure professionali risultano piuttosto simili fra settori e i sistemi locali di una medesima provincia. Il primo dato che emerge è che per circa la metà degli assunti vi sono difficoltà di reperimento (cfr. tabella 13).

36 Tab. 13 - Totale assunzioni per grandi gruppi e difficoltà di reperimento in provincia di Brescia Settori Trattamento e fabbr. oggetti e minuteria in metallo e Produzione metalli, leghe ed elementi metallici. Valori % su totale grandi gruppi

Difficoltà di reperimento

Ridotta Mancanza della presenza, forte Mancanza di Mancata necessaria concorrenza tra Retribuzione Nessuna difficoltà strutture disponibilità a fare Altro Totale qualificazione, le imprese per elevata formative turni/notte/festivi esperienza questa figura professionale

Dirigenti e direttori 100 0 0 0 0 0 0 2 Professioni intellettuali scientifiche e di elevata specializzazione 12 86 2 0 0 0 0 50 Professioni tecniche 62 13 2 17 0 5 1 150 Professioni esecutive relative all'amministrazione e alla gestione 86 13 0 1 0 0 0 70 Operai specializzati 37 18 4 24 0 1 15 907 Conduttori impianti, operatori macchinari e operai montaggio industr. 55 12 2 26 0 3 2 743 Personale non qualificato 75 2 1 18 0 4 0 142

Totale 49 16 3 23 0 2 8 2.064

Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2004

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Per il 23% degli assunti vi sono difficoltà dovute alla scarsità sul mercato o alla forte concorrenza delle imprese: la maggiore concentrazione di questi è nei gruppi professionali più bassi della scala presentata. Ciò conferma la ben nota rarefazione sul mercato di alcune figure operaie ed esecutive con le qualifiche più basse. Il 16% degli assunti risulta difficilmente reperibile per mancanza di qualificazione o di esperienza adeguate: le figure che si concentrano in questa categoria fanno parte delle figure a più elevati contenuti di capitale umano. La mancanza di strutture formative e la carenza di disponibilità al lavoro flessibile risultano marginali nello spiegare la difficoltà di reperimento rispetto ai casi precedenti. Rimane da sottolineare come 50 figure scientifiche o ad elevata specializzazione su 2.064 figure totali da assumere, rappresenti una quota ancora molto bassa per ipotizzare uno sviluppo fortemente innovativo delle imprese del settore. Concentrando l’attenzione agli indirizzi formativi illustrati nella tabella 14, si nota come le caratteristiche del capitale umano connesse a indirizzi tecnici risultano difficili da reperire soprattutto per mancanza di qualificazione o di esperienza. La mancanza di qualificazioni adeguate o di esperienza significa che, pur essendo presenti strutture e persone che sono formate entro queste strutture, manca l’opportunità di completare il percorso formativo (soprattutto con la componente applicativa on the job) e di fare esperienza.

38 Tab. 14 - Totale assunzioni per indirizzi formativi e difficoltà di reperimento in provincia di Brescia Trattamento e fabbr. oggetti e minuteria in metallo e Produzione metalli, leghe ed elementi metallici.Valori % su totale indirizzo formativo

Difficoltà di reperimento Ridotta presenza, forte Mancanza Mancata concorrenz della Mancanza disponibilità a Nessuna a tra le Retribuzione necessaria di strutture fare Altro Totale difficoltà imprese per elevata qualificazione, formative turni/notte/ questa esperienza festivi figura professiona le Indirizzo di ingegneria elettronica ed elettrotecnica 100 0 0 0 0 0 0 1 Indirizzo di ingegneria meccanica 25 75 0 0 0 0 0 32 Altri indirizzi di ingegneria 13 88 0 0 0 0 0 24 Indirizzo economico-commerciale e amministrativo 39 11 0 6 0 44 0 18

Indirizzo letterario, filosofico, pedagogico e assimilati 0 0 100 0 0 0 0 1 Indirizzo grafico-pubblicitario 100 0 0 0 0 0 0 8 Indirizzo amministrativo-commerciale 86 10 2 2 0 0 0 90 Indirizzo turistico-alberghiero 100 0 0 0 0 0 0 11 Indirizzo edile 96 0 4 0 0 0 0 23 Indirizzo chimico 0 75 0 25 0 0 0 4 Indirizzo meccanico 45 16 3 25 0 2 10 1602 Indirizzo elettronico 0 100 0 0 0 0 0 1 Indirizzo elettrotecnico 100 0 0 0 0 0 0 7 Indirizzo orafo 35 0 0 65 0 0 0 20 Indirizzo non specificato 67 5 1 25 0 2 0 222 Totale 49 16 3 23 0 2 8 2064 39

Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2004

Fra gli indirizzi elencati in tabella 14, ci si sofferma sull’indirizzo meccanico, del quale fanno parte i settori di interesse, nel quale si nota una casistica peculiare, con una prevalenza delle difficoltà di reperimento dovuta alla scarsa presenza e alla forte concorrenza tra le imprese per l’accaparramento delle figure professionali richieste sul mercato. Questo aspetto confermerebbe come in questo settore per le figure specializzate di base la carenza avvertita sul mercato derivi dalla sempre minore inclinazione dei giovani a seguire percorsi adeguati per l’inserimento in questi settori. Questo rappresenta un indicatore della difficoltà avvertita dalle imprese nella riproduzione delle conoscenze nei giovani con implicazioni negative anche sulle future “capacità di fare impresa” che, come sopra segnalato, derivavano da lunghi periodi di formazione sul lavoro. Questo costituisce, peraltro, un segnale di criticità rilevabile sia dal lato della domanda che dell’offerta di lavoro rispetto alla capacità di adeguamento alle richieste del mercato e alla progettazione di percorsi formativi più articolati rispetto al passato. Nell’analisi della difficoltà di reperimento per livelli formativi si conferma come, in generale, per i livelli più bassi sia mediamente maggiore la tensione sul mercato del lavoro, mentre per quelli più alti manchi soprattutto qualificazione ed esperienza (cfr. tabella 15).

40 Tab. 15 - Totale assunzioni per livelli formativi equivalenti e difficoltà di reperimento in provincia di Brescia Settori Trattamento e fabbr. oggetti e minuteria in metallo e Produzione metalli, leghe ed elementi metallici. Valori % su totale livelli formativi equivalenti

Difficoltà di reperimento Mancata Mancanza della Ridotta presenza, forte Mancanza di disponibilità a Nessuna necessaria concorrenza tra le imprese Retribuzione strutture fare Altro Totale difficoltà qualificazione, per questa figura elevata formative turni/notte/ esperienza professionale festivi Nessun titolo richiesto (scuola dell'obbligo) 50 11 4 23 0 2 11 1.001 Qualifica professionale regionale 32 3 0 65 0 0 0 104 Istruzione professionale e tecnica (3-4 anni) 57 23 0 10 0 2 7 499 Diploma superiore (5 anni) 46 15 4 33 0 0 2 384 Titolo universitario 25 62 1 1 0 11 0 76 Totale 49 16 3 23 0 2 8 2.064

Fonte: Unioncamere - Ministero del Lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2004

41 Per capire meglio l’evoluzione futura del capitale umano a disposizione dei lavoratori, è utile considerare alcuni aspetti relativi alla condizione presente della forza lavoro del distretto. In primo luogo la quota di diplomati e laureati nelle imprese distrettuali risulta ridotta rispetto alle medie nazionali. Il limitato ricorso a figure ad elevata specializzazione, sopra richiamato, tende a riprodurre questa situazione. Spesso, tuttavia, il livello di istruzione dei soci delle società artigiane e delle cooperative, non conteggiati nelle statistiche, aumenta il livello di capitale umano a disposizione (Lumetel, 2001). In secondo luogo, la letteratura segnala il ruolo dinamico e attivo delle medie imprese sul piano della creazione di capitale umano. Da un lato le medie imprese avvertono l’inadeguatezza del livello di competenza delle risorse umane rispetto ai progetti di sviluppo dell’impresa (Lumetel, 2001). Dall’altro le medie imprese sono le più attive nella ricerca delle nuove figure utili per sviluppare competenze non disponibili all’interno (Di Maria; Tripodi, 2002). La gran parte della domanda insoddisfatta si concentra sugli operai specializzati e le figure tecniche, e le imprese avvertono tale mancanza anche se in misura subordinata rispetto alle doti della flessibilità, della capacità di lavorare in team e di condividere la cultura aziendale (Lumetel, 2001). Nell’assunzione di nuovi lavoratori, considerate le crescenti difficoltà nella formazione all’interno dell’impresa già messe in rilievo, si punta ad assumere a lavoratori già formati: la formazione attualmente incentivata attraverso le nuove forme contrattuali non appare rispondere adeguatamente alle esigenze delle imprese stesse.

42 Tale inadeguatezza è avvertita fortemente anche dalle piccole imprese e dal settore macchine e attrezzature. In molti di questi casi Lumetel (2001) ha evidenziato una forte correlazione con una scarsa dinamica di sviluppo. Qui si rimanda al fatto che le imprese, per questioni dimensionali o per le tipologie dei processi lavorativi tradizionali, segnalano il capitale umano come un ostacolo forte allo sviluppo. Solo le imprese artigiane, secondo Lumetel, non avvertono grandi difficoltà nel reperire figure formate sul mercato. Si ritiene che da un lato possa essere rilevante l’apporto di associazioni di categoria e dall’altro le esigenze delle imprese artigiane sono focalizzate su specifiche mansioni/competenze meno difficili da reperire o, se necessario, da insegnare ai nuovi assunti. In conclusione di questo paragrafo si può dire che il capitale umano è avvertito come un fattore di sviluppo non sempre adeguato alle esigenze delle imprese. Sono carenti tecnici e operai specializzati e risulta ancora troppo contenuta la quantità di figure ad alto contenuto di capitale umano in grado di sviluppare quegli aspetti innovativi di cui l’impresa ha bisogno. Per affrontare queste carenze si fa ricorso al mercato del lavoro mentre si vanno riducendo le opportunità formative all’interno delle imprese forse al pari della disponibilità dei lavoratori ad un intenso periodo di formazione on the job. Le medie imprese si segnalano per la loro dinamicità nella creazione del capitale umano necessario, soprattutto poiché sono in grado di sviluppare anche skill innovativi e necessari a garantire innovazione e differenziazione delle produzioni.

43 5. Il ruolo dell’innovazione

Il ruolo dell’innovazione nel distretto di Lumezzane sembra essere stato riconosciuto dalle imprese. A conferma di ciò, si riporta il dato che è stato calcolato nel 1999 e che indica che il distretto di Lumezzane ha investito nell’innovazione una quota pari al 15% del fatturato, contro una media nazionale del 9% (Bonacci, Romano, Finamore, 2000). Recenti ricerche sul distretto (Lumetel, 2001) mettono in risalto il prevalere degli investimenti in innovazioni di processo e di carattere estensivo; meno di prodotto e mirate alla qualità. Le caratteristiche prevalenti dell’innovazione attuata nel distretto illustrate nella tabella 16 indicano che si tratta di innovazione di tipo incrementale e implementata individualmente dalle singole imprese e non in collaborazione con altre. Le medie imprese e quelle appartenenti al settore della rubinetteria sembrano le più avanzate nello sviluppo dell’innovazione radicale. Si ripropone un dato cruciale già toccato precedentemente, cioè che le medie imprese rappresentano un fattore di cambiamento (Di Maria, Tripodi, 2002). L’innovazione, infatti, è introdotta dalle medie imprese che sperimentano, su prodotti e processi, e per imitazione diffondono alle altre imprese del distretto l’innovazione stessa. Nel caso di Lumezzane esistono imprese medie, a capo di gruppi che sono in grado di sviluppare alta tecnologia competitiva con le più avanzate imprese a livello internazionale. Queste imprese medie di eccellenza, sono anche le più dinamiche sui mercati commerciali – come sopra richiamato - ed in grado di muoversi sui mercati più competitivi.

44 Tab. 16 - Innovazione di prodotto: modalità e fonti nelle imprese del distretto di Lumezzane artig piccole medie casal.rubin. lav.mec. m&a totale SI, di tipo radicale 19 11,8 22,7 24,1 30,8 14,8 12,1 18,6 SI, di tipo incrementale 46 58,8 59,1 65,5 38,5 37 54,5 51 NO 34,9 29,4 18,2 10,3 30,8 48,1 33,3 30,4 100 100 100 100 100 100 100 100 41 12 18 26 9 14 22 71

Modalità di sviluppo dell'innovazione artig piccole medie casal. rubin. lav.mec m&a totale - da soli 87,8 83,3 72,2 80,8 77,8 92,9 81,8 83,1 - con altri 12,2 16,7 27,8 19,2 22,2 7,1 18,2 16,9

Fonti di informazione per l'innovazione tecnologica (risposte plurime) artig piccole medie casal. rubin. lav.mec m&a totale Produttori macchinari prime 25,4 33,3 14,3 10,3 30,8 40,7 21,2 24,5 Fornitori materie 34,9 33,3 38,1 37,9 69,2 22,2 30,3 35,3 Clienti 36,5 50 57,1 44,8 38,5 29,6 54,5 43,1 Proprio nucleo di R&S 3,2 5,6 19 3,4 0 3,7 15,2 6,9 Istituti ricerca/Centri inn. 1,6 11,1 0 0 0 11,1 0 2,9 Consulenti 7,9 11,1 9,5 3,4 7,7 18,5 6,1 8,8 Partecipazioni a fiere 73 50 52,4 58,6 46,2 74,1 69,7 64,7 Pubblicazioni scientifiche 25,4 16,7 33,3 34,5 0 22,2 30,3 25,5 Siti Internet 11,1 5,6 14,3 20,7 7,7 7,4 6,1 10,8 Corsi aggiornamento 6,3 5,6 0 3,4 0 7,4 6,1 4,9 Imprenditori settore 6,3 11,1 19 13,8 0 11,1 9,1 9,8 Mondo associativo 0 5,6 4,8 3,4 0 3,7 0 2 Altro 3,2 11,1 0 6,9 0 3,7 3 3,9 234,9 250 261,9 241,4 200 255,6 251,5 243,1 Fonte: Lumetel (2001) La diffusione dell’innovazione nel distretto di Lumezzane secondo la ricerca di Di Maria e Tripodi (2002) mostra, in termini comparativi

45 rispetto ad altri distretti lombardi e veneti, una apparente dicotomia tra il basso livello di informatizzazione (41%, nr. PC/nr. di addetti contro una media del 46,2% degli altri distretti lombardi e il 66,7% delle imprese dei sistemi locali veneti) e l’elevata quota di imprese che fanno ricorso all’e-commerce (8,6%). In questi dati si collocano due fenomeni tra loro molto distanti e che vedono differenziarsi le imprese operanti nel distretto. Da un lato le imprese che non possiedono neppure la dotazione informatica di base e, dall’altro, le imprese disposte ad introdurre massicciamente le nuove tecnologie e ad affidarsi ad esse per garantire lo sviluppo. Guardando alla connessione in rete e alla dotazione di siti d’impresa, sembra che queste tecnologie ormai facciano parte delle normali dotazioni d’impresa (cfr. tabella 17). Le forme di tecnologie informatiche più sviluppate non trovano ampia diffusione, sia per le dimensioni limitate delle imprese, sia per gli elevati costi di investimento. D’altro canto, le forti interdipendenze economico/commerciali all’interno del distretto (integrazione verticale e sub-fornitura) limitano la possibilità di diffusione di acquisti di beni e servizi on line. I rapporti con i fornitori avvengono prevalentemente tramite tecnologie tradizionali (tel, fax) mentre le relazioni commerciali fanno maggiore ricorso a email e videoconferenza. La letteratura mostra che innova preferibilmente chi ha più relazioni con l’esterno e chi ha maggiori contatti con grandi imprese che adottano nuove tecnologie. Infatti le innovazioni

46 nelle ITC sono introdotte grazie al traino di clienti e fornitori più che per effetto di richieste nate all’interno delle imprese stesse. Tab. 17 - Diffusione delle tecnologie di rete nel distretto, un confronto territoriale (%) Tipo di tecnologia Lumezzane Lombardia Italia E-mail 97,1 96,2 97,3 ISDN 82,9 84,9 90,0 Sito Web 77,1 68,9 85,5 Corporate banking 74,3 73,6 83,6 Rete di cellulari 40,0 37,7 48,2 ERP 20,0 18,9 17,3 ADSL 20,0 16,0 12,7 EDI 14,3 11,3 9,1 E-commerce 8,6 4,7 3,6 Videoconferenza 5,7 3,8 5,5 Groupware 2,9 9,4 10,0

Fonte: De Maria, Tripodi (2001)

La diffusione dell’innovazione all’interno del distretto avviene per imitazione, partendo dalle imprese “nodali” in grado di influenzare quelle a loro collegate (integrate o sub-fornitrici). La necessità di disporre di un sito aziendale internet è largamente sentita dalle imprese locali: sembra che di questa tecnologia le imprese comprendano in maniera diretta le opportunità di utilizzo e la funzione. Tale esigenza, tuttavia, risulta maggiormente avvertita da chi ha maggiori rapporti con le imprese a valle della catena del valore che adottano queste tecnologie piuttosto che con quelle a monte. Il sito,

47 secondo la ricerca di De Paola e Tripodi (2001) è utilizzato ancora principalmente come diffusore di informazioni, e solo secondariamente come strumento per l’utilizzo di altri servizi (e-commerce, informazioni dai clienti, supporto post-vendita). Altri lavori sottolineano le buone attitudini del distretto verso le ICT, indicando come prevalga, rispetto ad altri distretti, un atteggiamento di intenso ricorso alle tecnologie di rete (Mariotti, Piscitello, Sgobbi, 2000). Per le ICT anche Lumetel nelle sue ricerche conferma i risultati delle analisi citate sopra. D’altro canto si sottolinea anche che la disposizione positiva delle imprese rispetto all’ICT e alla sua introduzione, soprattutto per raggiungere nuovi clienti, non eliminano la consapevolezza degli impatti che queste tecnologie produrranno sulla riorganizzazione delle funzioni aziendali. Lumetel (2001) rileva che le imprese trovano positivo l’impatto dell’ICT sullo sviluppo del distretto, considerate le opportunità di rafforzare le connessioni fra imprese e fra queste e clienti e fornitori. Come per le ICT Lumetel segnala che è piuttosto basso il ricorso delle imprese ad altre funzioni a carattere innovativo e che comunque possono imprimere sviluppo alle imprese come il design e il marketing. Sul design e sul marketing strategico le imprese sembrano evidenziare propositi di cui non si vedono tuttavia concrete conseguenze (Lumetel, 2004). Di fatto è diffusa la coscienza che l’adozione delle innovazioni in genere sarà determinante nello stabilire la sopravvivenza delle imprese rispetto al cambiamento e per favorire lo sviluppo complessivo del distretto.

48 6. Gli ostacoli allo sviluppo del distretto di Lumezzane e le possibili strategie

L’analisi condotta nei paragrafi precedenti ha messo in luce alcuni aspetti di criticità che possono ostacolare lo sviluppo del distretto. Questi temi qui saranno ripresi e integrati con altri aspetti che la letteratura pone al centro delle difficoltà attuali a cui il distretto stesso si trova a fronteggiare. Alcune di queste criticità che rileviamo dall’analisi svolta nei paragrafi precedenti, riguardano le imprese, prima che il sistema nel suo complesso, e si possono richiamare con i seguenti punti: 1) Un primo aspetto generale è il mutamento della struttura imprenditoriale. Questo tema generale investe diversi aspetti, alcuni dei quali sono già stati toccati nei capitoli precedenti come l’aumento della dimensione media delle imprese. Questo, infatti, è connesso, al cambiamento dell’impresa familiare che, come illustrato nel paragrafo 2.1, costituisce uno dei punti di forza del distretto. Con lo sviluppo dei gruppi di imprese6 e delle società per azioni, e quindi con il possibile mutamento della compagine sociale, può stemperarsi il legame con il territorio. La criticità sta nel mantenere le capacità competitive tipiche della tradizione lumezzanese nonostante la diversa organizzazione e conformazione produttiva dell’impresa.

6 I dati Unioncamere 2004 segnalano come in questo settore nella provincia di Brescia il tasso della presenza di gruppi sia doppio rispetto alla media del settore a livello nazionale (18% contro 9%). 49 2) Un secondo aspetto di criticità riguarda la limitata capacità di sviluppare innovazioni (radicali e di prodotto) e di sviluppare risorse umane all’altezza della nuove sfide competitive. Come considerato nei paragrafi precedenti sono carenti le innovazioni di prodotto e le risorse umane in grado di produrle. Le imprese sono in condizione di attivare prevalentemente le innovazioni legate al processo o all’uso di alcune tecnologie di rete e domandano prevalentemente figure professionali tecniche. Il rischio è la riproduzione delle condizioni produttive esistenti mancando dei prerequisiti per il cambiamento. 3) Un terzo aspetto concerne la difficoltà di mantenere la competitività sui mercati internazionali ad elevato livello di innovazione. La carenza nella spinta dei fattori innovativi e nel design può condurre a limitare la competitività ai mercati marginali del commercio internazionale.

Alcuni aspetti ostacolano, secondo il nostro parere, lo sviluppo del “sistema distretto”: 1) la carenza di infrastrutture, soprattutto quelle viarie, in grado di mettere il sistema in grado di operare con costi e con la tempestività imposti dal mercato; 2) la difficoltà nel coordinamento e nella condivisione delle informazioni da parte delle imprese (Federcomin, 2001), che cercano sempre più isolatamente percorsi di sviluppo adeguati come mostrano le eterogeneità emerse nello sviluppo dei diversi settori nei paragrafi precedenti.

50 3) La crescente differenziazione di strategie e di percorsi di sviluppo tra imprese piccole imprese e medie imprese del distretto. Ciò, se da un lato preserva la differenziazione competitiva delle imprese del distretto, dall’altro può prefigurare una forte segmentazione tra imprese piccole, concentrate su produzioni tradizionali basate sulla competitività di costo e poco innovative in concorrenza con i paesi nuovi entrati, e imprese medie, dinamiche e innovative, collocate sulla fascia alta del mercato e in grado di competere con i paesi guida dei mercati di riferimento.

Insieme a questi fattori strutturali, la letteratura segnala fattori congiunturali molto rilevanti per il distretto e per la sua trasformazione nel breve periodo (Mucchetti, 2004). Al di là di aspetti macroeconomici su scala internazionale, cambi e stagnazione della domanda, due fenomeni in particolare vanno richiamati in quanto incidono direttamente nello sviluppo delle attività del distretto: 1) la concorrenza della Cina, già evidenziata nell’analisi del commercio internazionale; 2) la difficoltà crescente di reperire fondi per finanziare gli investimenti. Questi due aspetti denotano difficoltà esterne ed interne al distretto che si sovrappongono alle difficoltà di funzionamento ordinario che interessano le singole imprese e il sistema sopra indicato.

Le vie individuate dalle imprese locali per affrontare le sfide dello sviluppo sono state maturate in lunghi e approfonditi dibattiti fra gli

51 imprenditori del distretto ed hanno condotto alla definizione delle seguenti ipotesi di lavoro (Lumetel, 2004): 1) Realizzazione di un consorzio di aziende per la formazione. In questo caso le imprese si impegnano anche finanziariamente a sostenere l’organizzazione di corsi per la formazione di figure di tecnici e di esperti per i diversi settori del distretto. 2) Definizione di un brand unico di distretto per riunire le imprese secondo i settori di specializzazione per la difesa del marchio e la promozione della qualità del prodotto lumezzanese7. 3) Adozioni di azioni di marketing strategico per individuare il mutamento dei mercati e le possibili opportunità da sfruttare. 4) Sforzo nel rinnovamento del design e nell’innovazione di prodotto (Vergnano, 2004).

Oltre a queste strategie, che sembrano positive per affrontare gli aspetti di crisi, vorremmo aggiungere taluni interventi che da un lato recuperino i possibili benefici derivanti dalla cooperazione e dall’altro sfruttino i vantaggi competitivi che fin qui hanno garantito lo sviluppo del distretto I benefici della cooperazione derivano dalla capacità di coordinamento fra imprese che negli ultimi anni è stata soppiantata, come già affermato, dalla tendenza a privilegiare l’individualizzazione dei percorsi di sviluppo e la pura competitività. La cooperazione consentirebbe alle imprese di contare su organismi – di settore o di area – in grado di

7 Per una definizione delle conoscenze tacite si veda Cowan, David e Foray (1998) e per una misurazione del loro impatto sui sistemi locali in Italia si veda Maggioni e Nosvelli, (2004). 52 svolgere in maniera unificata diversi servizi strategici per le imprese stesse, riducendone i costi e aumentandone l’efficienza. Si reputa che tali organismi potrebbero svolgere per molte imprese servizi quali la formazione, lo sviluppo della tecnologia, i contatti con i mercati esteri8. I servizi esternalizzati dalle imprese spesso si limitano alla contabilità e al fisco, mentre i servizi citati rimangono a carico delle singole imprese che spesso, per i costi e per la difficoltà di implementazione, devono rinunciare ad adottarli. I vantaggi competitivi di questo distretto derivano soprattutto dalle conoscenze tacite a disposizione di imprenditori e lavoratori, dalle capacità di lavoro e di imprenditoria, dalla elevata produttività del lavoro e dalla capacità di competere sui mercati con prodotti di qualità. La valorizzazione di questi vantaggi necessita, oltre che di investimenti in tecnologia e di un marchio di distretto, anche dello sfruttamento delle sinergie che si possono realizzare tra imprese. Queste consentirebbero di ottenere un valore aggiunto in termini di competitività di sistema utile ad incrementare le quote di mercato. Gli aspetti di qualità e innovazione - rafforzati dalla cooperazione su specifici progetti, su specifici obiettivi di mercato, su target di beni/consumatori - possono consentire ai prodotti “made in Lumezzane” di rimanere concorrenziali anche rispetto ai nuovi competitors. Infine, lo sfruttamento sinergico della plurispecializzazione produttiva può risultare vincente se rispetto a target ben identificati, si applicano in maniera coordinata la flessibilità e

8 A questo riguardo si segnala l’attività dell’agenzia Lumetel. 53 la capacità adattamento alle necessità produttive che le imprese di questo distretto hanno saputo storicamente dimostrare (Provasi, 1996).

7. Conclusioni

Il distretto di Lumezzane, mostra un insieme di luci e ombre che se da un lato ne confermano la rilevanza in ambito nazionale, dall’altro ne segnalano profili di debolezza derivanti dalla crescente esposizione alla concorrenza internazionale come emerge dall’analisi dell’internazionalizzazione effettuata nel paragrafo 3. In termini dimensionali il distretto risulta sostanzialmente stabile, nonostante i segnali di arretramento del 2003, con una crescita della dimensione media delle imprese e un progresso di alcuni settori come quello della posateria e articoli da cucina. Anche l’artigianato presenta performance nel complesso positive e rimane cruciale nei settori core del distretto. La struttura produttiva nel suo complesso è caratterizzata dalla presenza di importanti medie imprese, anche a capo di gruppi nazionali e internazionali, che rappresentano di fatto il traino dell’area distrettuale. L’analisi del capitale umano mostra come il distretto sia concentrato sulla mancanza di figure tecniche e soprattutto di operai specializzati e mostri difficoltà nella formazione dei nuovi assunti. Lo scarso ricorso a figure di eccellenza mostra, da un lato, la tendenza delle imprese alla riproduzione delle condizioni produttive esistenti e, dall’altro, la difficoltà nella creazione di un potenziale che consenta di creare innovazione nel medio-lungo periodo.

54 Le innovazioni adottate nel distretto, pur sviluppando gli aspetti di base legati all’ICT, non hanno opportunamente sviluppato innovazioni di prodotto, ma soprattutto innovazioni di processo prevalentemente labour e cost saving. Per quanto riguarda l’internazionalizzazione del distretto, le trasformazioni sono profonde, sia in relazione ai prodotti che ai concorrenti. Coltelleria, pentolame e prodotti per la casa mantengono un certo appeal sui mercati internazionali; l’Unione Europea riduce il suo peso come partner commerciale mentre crescono Europa centro- orientale, Cina e Paesi dell’Oceania. Il ricorso alle fiere milanesi, nonostante sia in crescita, sembra poco sfruttato come canale commerciale. Questi aspetti spiegano il tipo di sviluppo che ha contrassegnato questo distretto: “crescita estensiva basata sui tradizionali fattori di forza e padroneggiamento delle tecnologie e di flessibilità aziendale…” (Lumetel, 2001, p. 12). In conclusione sembra che la deriva assunta dal distretto di Lumezzane si possa definire come rafforzamento della filiera produttiva ad opera di medie imprese leader che, sia sotto il profilo dell’innovazione che sotto il profilo della competitività internazionale, rappresentano, indirizzano e anticipano le altre imprese del distretto. Le medie imprese, come indicano De Maria e Tripodi (2002, p.185), sono “i veri attori del cambiamento all’interno del distretto in virtù della loro continua ricerca di nuovi mercati e di nuovi prodotti”. Esse tendono a mantenere nel distretto le attività ad elevato valore aggiunto, l’innovazione e la direzione delle attività, nonostante spesso

55 guidino gruppi molto sviluppati al di fuori dei confini del distretto (Lumetel, 2001). Le attività meramente produttive vengono esternalizzate, anche al di fuori dei confini dello stesso. Gli spillover derivanti dalla dinamicità delle medie imprese, sia sul versante dell’innovazione che su quello commerciale, potrebbero procurare molti benefici a tutte le imprese del distretto. I rapporti di integrazione in atto – che vanno dalla sub-fornitura alla creazione di gruppi – rafforzano il ruolo guida delle medie imprese rispetto a quelle di dimensioni inferiori. Di fatto l’evoluzione nella governance delle unità produttive di media dimensione le ha portate a strutturare in maniera complessa (gruppi e società per azioni) le loro potenzialità competitive. Le medie imprese familiari, origine e cardine della fortuna del distretto, diventano quindi strutture organizzative articolate che, almeno per ora, mantengono saldo il legame originario con il distretto e la sua tradizione produttiva. L’interrogativo finale, che apre a future riflessioni, è se queste imprese saranno in grado di essere promotrici del coordinamento delle imprese distrettuali o se invece saranno portate a incorporare le imprese che mostreranno maggiori difficoltà, rendendo così sempre meno rilevanti le tipicità distrettuali (densità territoriale delle piccole imprese specializzate). Questo dipenderà anche da come verranno dispiegate le policy, sopra illustrate, orientate al coordinamento e all’innovazione delle imprese del distretto di Lumezzane.

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Vergnano F. (2004), Lumezzane si fa sistema. Gli imprenditori scommettono su joint venture e design per recuperare la competitività dell’area, Il sole 24 ore, 6 maggio.

59 Appendice

La definizione del distretto di Lumezzane Il distretto di Lumezzane presenta un problema di non univocità di definizione. Come si può notare dalla tabella A l’area e la consistenza del distretto cambiano nel tempo seguendo le diverse definizioni che, abbandonando mano a mano dei vincoli definitori posti nella prima definizione, comprendono più comuni e più imprese nel distretto. Nella prima definizione, ISTAT (1996) si calcolano gli indici di concentrazione territoriale della manifattura e della piccola impresa manifatturiera, della specializzazione dell’industria manifatturiera e delle piccole imprese manifatturiere. L’insieme di questi indicatori è calcolato sui sistemi locali del lavoro, aree autocontenute in cui si addensa la gran parte dei movimenti giornalieri per lavoro (ISTAT, 1997). Di fatto nel distretto di Lumezzane si considera solo il sistema locale del lavoro nr. 110 ed i 14 comuni ad esso afferenti. La legge regionale Lombarda (Deliberazione della giunta regionale della Lombardia del 17/11/93) non considera più i sistemi locali del lavoro, ma applica criteri molto vicini a quelli dell’ISTAT ai singoli comuni, identificando così distretti composti da aree di comuni limitrofe. Con queste modifiche il numero dei comuni considerati nel distretto passa da 14 a 34, ampliando notevolmente l’area del distretto originario.

60 Tabella A - Confronto sinottico delle definizioni del distretto di Lumezzane

Regione Regione Iuzzolino – ISTAT Lombardia Lombardia BANCA (1996) (1993) (2000) D’ITALIA (2004) Valtrompia Denominazione Lumezzane Valli Bresciane Lumezzane Valsabbia Nr. comuni 14 34 49 131 Superficie 800,99 territoriale (in 310,80 714,8 2622,42 kmq) Popolazione 73.087 103.931 292.922 773.969 Densità abitativa 235,16 145 365,70 327,5 Fabb. prodotti Metalmeccanica Specializzazione in metallo Metalmeccanica Meccanica (prod. Prevalenti produttiva: (escluso ferro e acciaio) macchine) Unità locali tot 7.141 7.383 21.166 Addetti tot 32.737 36.150 103.544 Unità locali 2.312 3.169 6.700 manif. Addetti manif. 26157 64.320 Unità locali sett 1.621 3.291 5735 special Addetti sett 11.748 33.524 65224 special ISTAT Fonte dati Aspo (1994) Aspo (1998) ISTAT (1996) (1991)

La stessa legge regionale lombarda, Legge Regionale n. 1 del 5/1/2000 “Riordino del sistema delle Autonomie in Lombardia” e la successiva Deliberazione della giunta regionale della Lombardia del 16/3/2001, amplia il concetto di distretto vincolando la scelta dei distretti a due soli criteri: tasso di industrializzazione e tasso di specializzazione. Inoltre, anche questi due criteri vengono applicati con flessibilità, mutando le soglie e i comuni inclusi a seconda delle diverse realtà. Con queste modifiche il numero di comuni inclusi nel distretto arriva a 49, tutti della provincia di Brescia.

61 L’ultima tassonomia presa in esame è quella recente proposta da Iuzzolino – Banca d’Italia (2004). Qui il principio per la definizione dei distretti è basato sostanzialmente sulla aggregazione successiva di comuni ad un comune centrale sulla base del criterio della specializzazione. Si elimina, in questo caso, oltre il vincolo dimensionale. Senza questo vincolo e, anche qui come per le leggi lombarde, senza la base del sistema locale del lavoro dell’Istat (che deve rispondere in toto ai criteri previsti) si riescono ad ottenere aggregazioni di comuni consistenti. I distretti italiani passano dai 199 dell’ISTAT a 156. Il distretto di Lumezzane, che rimane centro attrattore, conta questa volta ben 131 comuni appartenenti a 4 province, 109 della provincia di Brescia, 19 della provincia di Bergamo, 3 della provincia di Trento e 1 della provincia di Mantova. La delimitazione del distretto utilizzata è la prima (ISTAT, 1996) che, pur con i limiti già ampiamente riscontrati in letteratura relativi ai SLL, rileva una realtà più omogenea e rispondente alle caratteristiche del comune economicamente rilevante: Lumezzane. Le altre definizioni hanno allargato la definizione “stemperando” le caratteristiche peculiari del distretto di riferimento e omogeneizzando nella produzione dei metalli aree tra loro molto diverse, non solo dal punto di vista produttivo, ma anche da quello storico tradizionale. L’area dei 14 comuni indicati risponde meglio alle caratteristiche di vicinanza geografica e similarità produttiva che sottostanno alla definizione di distretto.

62 CENTRO DI RICERCHE IN ANALISI ECONOMICA, ECONOMIA INTERNAZIONALE E SVILUPPO ECONOMICO

Working Papers (*)

1994 Alberto Quadrio Curzio La Banca d’Italia dal 1914 al 1936

1994 Alberto Quadrio Curzio Tre livelli di governo per l’economia italiana

1994 Alberto Quadrio Curzio e Roberto Zoboli Linee di recente sviluppo dell’arco alpino ristretto

1994 Giuseppe Colangelo Optimal durability with buyer’s market power

1994 Giuseppe Colangelo Vertical organizational forms of firms

1994 Giuseppe Colangelo Exclusive dealing may foster cross-collusion

1994 Piergiovanna Natale Pricing strategies: a brief survey

1994 Piergiovanna Natale Posted vs. negotiated prices under asymmetric information

1994 Roberto Zoboli The Alps in the economic and ecological systems of Europe

1994 Daniela Feliziani

(*) It is a new series of Cranec Working Papers, began in 1994. Since 1978 to 1994, 45 working papers have been published. 63 Organizzazione e regolamentazione degli orari di lavoro nei paesi industrializzati

1995 Maddalena Baitieri Sistemi di ricerca e innovazione tecnologica

1995 Maddalena Baitieri Sviluppo tecnologico e tutela dell’ambiente e della vita

1995 Piergiovanna Natale Rapporto di lavoro: una reimputazione

1996 Alberto Quadrio Curzio e Fausta Pellizzari Risorse, prezzi e rendite ambientali. Un’analisi uniperiodale

1997 Alberto Quadrio Curzio Italy and the European Monetary Union. Why Italy is on the border line?

1998 Giulio Cainelli e Claudio Lupi The choice of the aggregation level in the estimation of quarterly national accounts

1999 Deborah Grbac Sulla globalizzazione del sistema economico con particolare riferimento all’economia lombarda e milanese

1999 Marco Fortis PMI, Distretti industriali e liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica

2000 Deborah Grbac Transnational and inter-regional cooperation and macroeconomic flows, a case-study. Mitteleuropa

64 2000 Alberto Quadrio Curzio Dalle istituzioni economiche nazionali a quelle continentali e sovranazionali. Applicazioni del principio di sussidiarietà

2001 Floriana Cerniglia e Massimo Bordignon L’aritmetica del decentramento: devolution all’italiana e problemi connessi

2001 Fausta Pellizzari Environmental resources, prices and distribution

2001 Massimo Visconti Misure della performance d'impresa e indicatori di bilancio: un paradigma ancora valido?

2001 Marco Fortis e Alberto Nodari Un marchio di qualità AVR per la produzione italiana di rubinetteria e valvolame: uno strumento per la valorizzazione e la promozione del made in Italy

2002 Floriana Cerniglia Distributive politics and federations

2003 Floriana Cerniglia La riforma del titolo V della Costituzione e i nuovi rapporti finanziari fra Stato ed autonomie locali: una valutazione quantitativa

2003 Floriana Cerniglia Decentralization in the public sector: quantitative aspects in federal ad unitary countries

2003 Giuseppe Colangelo, Gianmaria Martini Relazioni verticali e determinazione del prezzo nella distribuzione di carburanti in Italia 65 2003 Floriana Cerniglia (con M. Bordignon e F. Revelli) In search of yardstick competition: a spatial analisys of Italian municipality property tax setting

2003 Alberto Quadrio Curzio Europa: crescita, costruzione e Costituzione, Working Paper Cranec-Diseis (Dipartimento di economia internazionale, delle istituzioni e dello sviluppo)

Working Papers edited by Vita&Pensiero (**)

2003 Daniele Schilirò Teorie circolari e teorie verticali della dinamica economica strutturale: verso uno schema analitico di carattere generale

2003 Fausta Pellizzari Esternalità ed efficienza. Un’analisi multisettoriale

2003 Alberto Quadrio Curzio Europa: crescita, costruzione e costituzione

2003 Fausta Pellizzari Regolamentazione diretta e indiretta in un modello multisettoriale

2004 Mario A. Maggioni e Teodora E. Uberti La geo-economia del cyberspazio. Globalizzazione reale e globalizzazione digitale

(**) This new series of Cranec Working Papers began in Autumn 2003 with the cooperation of the Catholic University Editor, Vita&Pensiero. 66 2004 Moshe Syrquin Globalization: too Much or is too Little?

2005 Giovanni Marseguerra Il “capitalismo familiare” nell’era globale: la Sussidiarietà al servizio dello Sviluppo

2005 Daniele Schilirò Economia della Conoscenza, Dinamica Strutturale e Ruolo delle Istituzioni

2005 Valeria Miceli Agricultural Trade Liberalization and the WTO Doha Round

2005 Valeria Miceli EU Agricultural Policy: the Concept of Multifunctionality and Value Added Agriculture

2006 Floriana Cerniglia La spesa pubblica in Italia: articolazioni, dinamica e un confronto con altri Paesi

67 Finito di stampare nel mese di luglio 2006 da Gi&Gi srl - Triuggio (Mi) Università Cattolica del Sacro Cuore

CENTRO DI RICERCHE IN ANALISI ECONOMICA E SVILUPPO ECONOMICO INTERNAZIONALE

Distretti e tecnologia: il caso di Lumezzane

Mario Nosvelli

ISBN 88-343-1396-8 978-88-343-1396-1

€ 3,00