La Vita Politica E Amministrativa a Verona Durante La Dominazione Veneziana (1405-1797)
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LA VITA POLITICA E AMMINISTRATIVA A VERONA DURANTE LA DOMINAZIONE VENEZIANA (1405-1797) * * * * * * * I n d i c e cap. I. GLI EVENTI POLITICI (1405-1797) 1.1. Dalla Laguna al Mincio 1.2. Oltre il Mincio 1.3. Nelle gole della val d'Adige 1.4. L'Europa all'assalto dell'Italia 1.4.1. Gli imperiali a Verona 1.4.2. La riconoscenza veneziana 1.4.3. Il legame tra Verona e Bartolomeo d'Alviano 1.4.4. Peste, fame e guerra 1.4.5. Il ritorno di Venezia 1.5. Un vicino ingombrante 1.6. La neutralità oltraggiata cap. II. LA DEDIZIONE A VENEZIA DEL 1405 2.1. Il contenuto della Dedizione 2.2. I riflessi della Dedizione sull'assetto istituzionale della città cap. III. LA PRIMA ETÀ VENEZIANA TRA POESIA E STORIA 3.1. Soddisfazione per l'acquisto di Verona 3.2. Reticenze sullo spirito pubblico dei Veronesi 3.2.1 Nel Quattrocento 3.2.2 In età moderna 3.3. Quando la guerra investe la collettività 3.4. L'impegno encomiastico-celebrativo 3.5. Verona “minor Jerusalem” 3.6. La memoria di chi c'era 3.7. Oltre l'orizzonte municipale 3.8. Cronache famose 3.9. L'epistolario di Matteo Bosso 3.10. Storiografi veronesi: Torello Saraina e Alessandro Canobbio 3.11. Un veneziano entusiasta di Verona cap. IV. GLI STATUTI DEL 1450 4.1. Statuti e diritto: l'esperienza preveneziana 4.2. La redazione quattrocentesca. La riedizione settecentesca 4.3. Le norme che regolano la vita civile 4.3.1. Animali e attrezzi da lavoro non si toccano 4.3.2. Un rituale pittoresco imposto ai debitori 4.3.3. L'interdizione dal lavoro 4.3.4. La responsabilità verso terzi 4.3.5. I lavoratori della terra 4.3.6. Le successioni 4.3.7. Le doti 4.3.8. Avvocato: una nobilissima professione 4.3.9. La proclamazione delle sentenze 4.3.10. Liti in famiglia 4.3.11. Le vendite all'incanto 4.3.12. Un occhio di riguardo per i poveri 4.3.13. Una legislazione che penalizza i contadini 4.3.14. L'estimo rurale 4.3.15. Le consuetudini 4.4. Delitti e pene 4.4.1. Il Maleficio 4.4.2. Multe, mutilazioni, decapitazioni e rogo 4.4.3. Danneggiamenti 4.4.4. Vincolismo commerciale 4.4.5. Terre incolte e confini 4.4.6. Scarcerati per amore di Dio 4.4.7. Riforma del “maleficio” 4.5. Il controllo sul mercato degli alimenti 4.5.1. Quando i cavalieri di comun si chiamavano procuratori 4.5.2. Acqua: da Avesa a piazza Erbe 4.5.3. Spidocchiando i propri bambini 4.5.4. Il mercato dei grani 4.5.5. Gli uomini del fiume 4.5.6. Vincolismo ittico 4.6. La vigilanza su corsi d'acqua e campagne 4.6.1. Il giudice dei ‘dugali’ 4.6.2. ‘Dugalieri’ e ‘saltari’ 4.6.3. Il giudice delle ‘sorti’ 4.6.4. I saltari 4.6.5. La vendemmia 4.6.6. “Faciendi menaizzam” 4.6.7. Saltari: assegnazione d'ufficio 4.6.8. Porci e contadini 4.6.9. Massari di campagna 4.7. Autorità veneziane e uffici veronesi 4.7.1. Una giustizia accessibile a tutti 4.7.2. Il palio dantesco 4.7.3. Usure, ragionieri e mestieri 4.7.4. L'aristocrazia consiliare 4.7.5. Uffici di nomina consiliare 4.7.6. Il cancelliere della dedizione all'Austria 4.7.7. I Provveditori-sindaci 4.7.8. Casa dei mercanti, carcere e lago 4.7.9. Amministratori e politici corrotti 4.7.10. Professori, medici e notai 4.7.11. “Una croce zalla in campo azuro” cap. V. RUOLO E POTERI DEI RETTORI VENEZIANI 5.1. Una “gelosissima giurisditione”: la consolaria 5.2. “Augumento di autorità” a difesa dei contadini 5.3. Sul capitello per l'insediamento 5.4. “Impiccati per le canne della gola” cap. VI. IL GOVERNO LOCALE 6.1. La città in pugno 6.2. “...svergognasse mi e la me povera onorata fameggia” 6.3. Gli artigli sulla campagna 6.4. In caso di permanenza sotto gli Imperiali 6.5. “Verona civitas metropolis” 6.6. La vendetta dei vincitori. Epurazioni dopo il 1517 6.7. I “mercanti vilipesi dai nobili” 6.8. Le entrate della finanza locale 6.9. Assistenzialismo comunale cap. VII. CAMERA FISCALE E CASSA COMUNALE 7.1. Uomini di camera 7.2. “Traditore et rubello della patria” 7.3. Mansioni in camera 7.4. La dinamica del denaro 7.5. Danaro in uscita e corruzione in camera 7.6. Difficoltà di cassa cap. VIII. LA CASA DEI MERCANTI 8.1. Nei privilegi di dedizione 8.2. La normativa statutaria 8.3. La “malissima sodisfattione dei mercanti” 8.4. Il cavaliere 8.5. Un'arte nobile alle prese con la mafia veronese cap. IX. LINEE DI POLITICA FISCALE: L'IMPOSIZIONE INDIRETTA 9.1. Economia e Fisco 9.2. La Dominante da “emporio dell'Europa a Stato di consumo” 9.3. Tra privilegi e particolarismi 9.4. Giurisdizioni feudali 9.5. Privilegi alle comunità 9.6. Privilegi alla città 9.6.1. Il fisco in fiera 9.6.2. Capitano del Lago e finanza 9.7. “L'involuta materia economica di questa Camera fiscale” 9.8. I dazi di consumo 9.9. Le peschiere di Peschiera 9.10. “Sgarafoni” contro molinari 9.11. Dazi di consumo: valutazioni comparative 9.12. Verona: una porta sull'Europa 9.13. “Nella corrutela de' tempi presenti” 9.14. Tempesta sul lago: Verona contro Vienna 9.15. In carrozza verso Augusta o Vienna 9.16. Il dazio mercanzia nella Terraferma veneta 9.17. Crollo commerciale e fiscale 9.18. Dazi e corporazioni 9.18.1. “Arte Merzari, o sieno Mercanti di piazza al minuto e ingrosso” 9.18.2. “Specieri e Droghieri” 9.18.3. “Arte Formaggieri, o sieno Casolini” 9.18.4. “Pellizzari e Pellatieri” 9.18.5. “Arte Radaroli, o sieno Mercanti da Legname” 9.18.6. “Venditori di Mase, e Legne da fuoco” 9.18.7. “Fruttaroli”: la “doniciuola” e il fisco 9.19. Le vie di comunicazione fluviale 9.19.1. Burchieri veronesi sull'Adige 9.19.2. Ostacoli alla navigazione:cavalli in acqua 9.19.3. Aggressività trentino-tirolese 9.20. Tariffe mercantili e arti dei burchieri 9.20.1. Arte dei Burchieri di Pescantina 9.20.2. Arte dei Burchieri di Verona 9.20.3. Arte dei Burchieri di Albaredo 9.20.4. Arte dei Burchieri di Legnago 9.20.5. Arte dei Burchieri di Badia Polesine 9.21. Da Legnago a Ostiglia: nuovo canale, vecchi rancori 9.22. La 'pontara' della Chiusa 9.23. Lavori pubblici e fisco: la strada per la Germania 9.24. Un "quadrante Europa" d'antico regime 9.24.1. Dogana della Stadella 9.24.2. Dogana della seta 9.25. La seta e i suoi dazi: guerre col Trentino e guerre intestine 9.25.1. Il dazio sulle esportazioni 9.25.2. Dazio Case e Fornelli 9.25.3. Sonetto anticontrabbando 9.25.4.Quando il gelso baciò la petrosa Verona 9.26. La leva fiscale per aiutare l'economia 9.27. Aggressività commerciale europea e fisco veneto 9.27.1. Panni fini 9.27.2. Panni nazionali 9.27.3. Calzificio 9.27.4. Venezia protegge le merci europee 9.27.5. La "scandalosa verità" 9.27.6. Il centro pungola la periferia cap. X. LE IMPOSTE DIRETTE 10.1. Premessa 10.2. Le tasse dei cittadini 10.3. Le tasse sui contadini 10.4. Una fortezza, i suoi alloggi cap. XI. LINEE DI POLITICA ANNONARIA 11.1. Processi annonari 11.2. Dalla città allo stato 11.3. Una tangentopoli a "mezza scala" 11.4. Incertezza salariale a "mezza scala" 11.5. "...popolo, bestia insolente" cap. XII. IL TERRITORIO 12.1. Il Territorio: la lunga permanenza storica 12.2. Tra città e castelli 12.3. 'Districtus' da 'distringere' 12.4. Il sindacato dei vicari 12.5. I 'famuli vicariorum' e la costituente di Zevio 12.6. 'Villici' vicentini e veronesi 12.7. Capitoli per il governo del Territorio 12.8. 'Vicìnia' o consiglio? 12.9. Il 'sinedrio doloso' 12.10. Giurisdizioni private 12.11. Pochi uomini per assicurare l'ordine pubblico 12.12. 'Archibusieri' e 'galeotti' 12.13. Lo spietato sfruttamento della campagna 12.14. Prigione è bello * * * * * * * Capitolo I GLI EVENTI POLITICI (1405-1797) 1.1 Dalla Laguna al Mincio All'inizio del secolo XV la situazione in Italia è molto fluida. Tre i fatti in primo piano: la crisi del dominio visconteo; la fase iniziale della politica veneziana in Terraferma; l'avventura politico-militare di Ladislao d'Angiò-Durazzo ansioso di crearsi un grande stato nell'Italia centrale1. La scomparsa di Gian Galeazzo Visconti (1402) lascia il Ducato in preda alle lotte interne ed espone le terre, un tempo degli Scaligeri, alle ambizioni dei Carraresi, signori di Padova fin dal 13392. Ladislao trova un ostacolo insormontabile in Firenze, e in Luigi III d'Angiò; battuto da questo morirà nel 1414. Francesco da Carrara come reazione all'intollerabile pressione politica veneziana si getta nella 'folle impresa' di approfittare della debole e confusa situazione politico- militare subentrata in Verona e Vicenza alla morte di Gian Galeazzo, per impadronirsi delle due città un tempo scaligere. Analogamente al Carrara sono impazienti anche gli Estensi, che guardano invece al Polesine, e gli Scaligeri, i quali nella persona di Guglielmo, figlio naturale di Cangrande II, pretendono l'eredità di Antonio della Scala, l'ultimo degli Scaligeri3. Il Carrara si accorda però 1 Parlando di Sigismondo re di Ungheria e signore della Dalmazia, Gaetano Cozzi ricorda: "Il temutissimo attacco in Dalmazia Sigismondo non lo riceverà direttamente dai veneziani, ma da un altro principe italiano, che complicate vicende dinastiche avevano investito di diritti anche sul regno d'Ungheria.