Relazione Storica.Pdf
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PALAZZO SCALIGERO – INTERVENTI VARI FINALIZZATI AL RESTAURO , ALLA MANUTENZIONE STRAORDINARIA E ALL 'OTTENIMENTO DEL CERTIFICATO DI PREVENZIONE INCENDI RELAZIONE STORICA I. PIAZZA DEI SIGNORI. La piazza de i Signori della sua grandezza contenta ride d’ognintorno per si belle fabriche che vi sono di palazzi, di corridori, di statue, et ornata di tre logge coperte, porge comodità et rifugio alle persone di ricovrarsi a tetto quando piove et soffiano venti importuni…. 1 Il Palazzo della Provincia, nel corso dei secoli detto anche del Podestà o del Pretorio, occupa tutta l’area settentrionale di un intero isolato nel cuore della Verona romana, delimitato dal decumano massimo, attuale corso S. Anastasia, dal secondo cardo destrato-citrato, attuale vicolo Cavalletto, dal I decumano, attuale via S. Maria Antica e dal I cardo destrato- citrato, attuale via Fogge (tav.1) . All’interno del tracciato di questo isolato sta anche parte di piazza dei Signori, che sorta durante il tardo medioevo, verso il XII sec., divenne gradualmente spazio di rappresentanza del potere civile. Attorno ad essa si raccolsero, tra Duecento e Trecento, le residenze dei Signori scaligeri (da cui il nome) cui si aggiunsero in epoca veneziana la Loggia del Consiglio e la facciata seicentesca del palazzo dei Giudici. La piazza e i suoi palazzi assunsero così ruolo istituzionale, atto a incutere riverenza e nel contempo ad irradiare valori e significati, luogo deputato del potere, testimone della potenza dei Signori, da vivi, ma anche da morti, dal momento che il loro cimitero, le Arche Scaligere, sta di fronte alle facciate dei loro palazzi. Accanto alla palazzo della Provincia, ci sono dunque altri edifici importanti, gravitanti attorno alla piazza, direttamente al servizio degli Scaligeri, delle loro famiglie e delle varie magistrature, così come poi lo saranno dei rappresentanti del governo della Serenissima, i Podestà, assumendo tra Trecento e Cinquecento, sempre più le sembianze della tipica piazza protorinascimentale di rappresentanza. Anche nell’Ottocento, in seguito alla caduta della Repubblica di Venezia, quando Verona passò in mano a i francesi e poi agli austriaci la piazza mantenne sempre le sue caratteristiche, così come avvenne in seguito all’unificazione italiana e al periodo fascista, pervenendo pressoché intatta fino ai giorni nostri, emblema dei fasti del passato. 1 VALERINI, A., 1586, p. 63. 1 PALAZZO SCALIGERO – INTERVENTI VARI FINALIZZATI AL RESTAURO , ALLA MANUTENZIONE STRAORDINARIA E ALL 'OTTENIMENTO DEL CERTIFICATO DI PREVENZIONE INCENDI RELAZIONE STORICA II. LA CONTRADA DI S. MARIA ANTICA E I DELLA SCALA. La contrada di S. Maria Antica è storicamente legata alla famiglia dei della Scala. Quest’area, anticamente chiamata guaita di S. Maria Antica, è oggi delimitata a est da corso S. Anastasia (il Cursus ), a ovest da via Cairoli, che la separava dalla guaita di San Salvar, a nord dalla vicolo Cavalletto ( via Communis ) e a sud dal lato orientale di piazza delle Erbe. I Signori di Verona, risedettero per lungo tempo in questo quartiere cittadino, che con il passare del tempo venne profondamente alterato dalla costruzione degli edifici e dei palazzi scaligeri (tav. 1-2) . Le indagini archeologiche condotte su parte del cortile del Tribunale tra il 1981 e il 1985 2 in occasione del restauro degli Uffici Giudiziari, hanno contribuito a fornire indicazioni certe e ad integrare e correggere le precedenti teorie, basate esclusivamente su fonti di tipo letterario. Dallo studio dei dati di scavo, delle fonti epigrafiche e letterarie, è emerso che la prima zona ad essere occupata dai della Scala fu proprio quella corrispondente all’odierno cortile del Tribunale, attualmente delimitato da via Arche Scaligere ad est, da via Cairoli a ovest, da vicolo Cavalletto a nord e da via Dante a sud (tav. 3) . La prima attestazione riguardante la presenza di membri della famiglia della Scala residenti in quest’area risale al 1245, anno in cui Ongarello II della Scala e i suoi fratelli Bonifacio e Aleardo vendettero per 100 lire a Bressanino dei Toli una proprietà con casa e corticella retrostante, che giaceva su piazza S. Maria Antica, da un lato confinante con la strada, da un altro con gli eredi di Facino de Boso, da un terzo con il pellicciaio Lanfranchino e da un quarto con la casa – torre di Bonaventura nipote del fu Enrico de Briccio 3. Anche Mastino I della Scala aveva qui delle proprietà, che vennero cedute nel 1277 al fratello Alberto I della Scala. In alcuni documenti dell’ultimo quarto del XIII sec., si trovano numerosi accenni riguardanti la residenza di Alberto I della Scala (fondatore il 17 ottobre del 1277 della Signoria scaligera e signore cittadino dal 1277 al 1301), il quale ebbe il merito di dare un assetto a queste prime dimore. Dagli Statuti Albertini del 1276 si apprende che la casa di Alberto era collocata “ in strada que vadit ante domum domini Alberti a flumine Athacis usque ad viam capitelli ”. Dato che la “ via capitelli ” 2 HUDSON P., 1983-84-85. 3 ASVr, Esposti , perg. 354: “ super plateam Sancte Marie Antique de una parte via, de altera heredes Facini de Bosio, de tercia Lanfranchinus peliparius et de quarta casaturris Bonaventure nepoitis quondam dicti domini Endici de Briccio ” 2 PALAZZO SCALIGERO – INTERVENTI VARI FINALIZZATI AL RESTAURO , ALLA MANUTENZIONE STRAORDINARIA E ALL 'OTTENIMENTO DEL CERTIFICATO DI PREVENZIONE INCENDI RELAZIONE STORICA corrisponde all’odierna via S. Maria Antica, essa era verosimilmente collocata lungo l’attuale via arche Scaligere. Due anni più tardi l’abitazione di Alberto I viene ancora definita domus 4, mentre nel 1285 un’indagine riguardante la campagna data in affitto dal comune di Verona agli abitanti di Villafranca e Valeggio sul Mincio, si tenne “ in palatio novo nobilis viri domini Alberti de la Scala. ”5 Nello stesso anno, un’aggiunta agli Statuti Albertini, che permise ad Alberto di costruire un edificio fortificato nell’area intorno al Palazzo del vecchio Comune (edificato tra il 1193 e il 1194), dove tali costruzioni erano proibite 6, suggerisce che la sua abitazione fosse stata ricostruita in forma di palazzo e presumibilmente allargata. Grazie alle disposizioni del 1285, Alberto I, ebbe il diritto di fortificare la propria abitazione e infatti, già nel 1293, abbiamo notizia dell’esistenza di una torre, 7 mentre un altro documento del 1298, estratto dal Syllabus Potestatum, 8ci informa di una seconda torre verso ponte Nuovo, portandoci a pensare che il palazzo fosse dotato di due torri difensive collocate lungo le strade pubbliche. Sappiamo anche che il palazzo, già dal 24 gennaio 1924, era dotato di un pozzo e di una porta ad esso contigua. 9 Una terza fase di espansione del palazzo è ascrivibile all’ultimo decennio del XIII sec. Nel 1295, infine, il carattere fortificato del palazzo venne accentuato dalla costruzione di un’altra torre “ super strata qua itur ad pontem novum et est super angulo palacii dicti domini Alberti ”. 10 Pertanto il complesso, nel suo ultimo arrangiamento, comprendeva almeno tre torri, due lungo le strade pubbliche citate nei documenti e la terza all’interno dell’area indagata dallo scavo. ( tav. 4) . Dopo la morte di Alberto I, avvenuta nel 1301, le fonti scritte relative ai successivi abitanti del suo palazzo, Bartolomeo e Alboino, forniscono pochi indizi per ipotizzare un’ulteriore estensione del complesso, che venne sicuramente riconfigurato e ampliato da Cansignorio (1364). 4 SANDRI, 1931, 18, n.5. 5 ASVr, Gazola , perg. non numerata, maggio 1285. 6 CAMPAGNOLA B., Liber iuris civilis urbis Verone , 1728, p. 43. Statuto Albertino , libro IV, pp. CLXVI, CLXVII, Statuto di Cangrande 1, IV, pp. CLI, CLII. 7 ASVr., Da Sacco , c. 15, m. 5, n. 4: “ via pubblica iuxta turrim palacii nobilis viri domini Alberti della Scala. ” 8 C. CIPOLLA, 1890, Antiche Cronache Veronesi. Syllabus Potestatum , p. 402: “ 1298 . Et turris similiter facta per nobilem virum dominum Albertum, quae est super strata qua itur ad pontem novum et est super angulo palacii dicti Domini Alberti ” 9 A.A.V., S. Maria in Organo . Istromenti. I. “ Verone ante portam nobilis viri domini Alberti della Scala apud puteum .” 10 v. nota 9. 3 PALAZZO SCALIGERO – INTERVENTI VARI FINALIZZATI AL RESTAURO , ALLA MANUTENZIONE STRAORDINARIA E ALL 'OTTENIMENTO DEL CERTIFICATO DI PREVENZIONE INCENDI RELAZIONE STORICA Si sa che i figli di Mastino I, dopo la morte del padre avvenuta nel 1277, abitarono nella residenza dello zio Alberto I, della quale erano forse comproprietari, 11 mentre quando il 3 settembre 1301 Alberto morì, proclamò eredi equaliter i suoi tre figli maschi, nominando il primogenito, Bartolomeo (1301-1304), già associatogli al potere nel Capitanato 12 fin dal 1299, tutore dei fratelli minori Alboino e Cangrande. Il palazzo prese il nome dal successore della Signoria, 13 ma, dal momento che egli visse solo fino al 7 marzo del 1304, il palazzo e la piazza vennero intitolati ad Alboino (1304-1311), il secondogenito. 14 Verso i primi anni del XIV sec. però, sembra che avvenne una divisione delle proprietà tra i figli di Alberto I 15 , e probabilmente, in questo periodo, anche Federico della Scala, figlio di Alberto Piccardo del ramo di Bocca, si staccò dai suoi parenti ed edificò il suo palazzo sul lato orientale di vicolo Cavalletto, a lato della chiesa, ora sconsacrata, di S. Maria in Chiavica 16 . Un documento del 1311 ci informa che il minore dei figli di Alberto I, Cangrande, viveva con il nipote Francesco, figlio del defunto Bartolomeo, in un nuovo palazzo 17 . E a quanto pare, lo stesso Francesco, costruì, qualche anno più tardi, una sua residenza, anch’essa nella contrada di S. Maria Antica (forse dove sorge oggi la Loggia del Consiglio) 18 , mentre Mastino II e Alberto II, figli di Alboino, anche dopo la morte del padre, continuarono a vivere nel palazzo paterno, verso il ponte Nuovo 19 . 11 A.A.V., S.